FF7 Project - Versione Romanzo
● Autore: Cid89, con Ibanez, Viper91, Eldon
NOTA INTRODUTTIVA
Il progetto di scrivere
una sorta di romanzo sulla storia del videogame nasce il 14 Agosto 2006 per
mano mia. Col tempo, dopo aver letto le mie bozze, altri personaggi si sono
uniti, per poter gestire più facilmente e velocemente una materia così
infinitamente vasta. Nell'ordine sono stati Ibanez (20 Agosto), poi Viper91
(25 Settembre), infine Eldon (30 Ottobre); inoltre ho potuto contare più
volte dell'aiuto di un mare di utenti disponibili, a cui ripeto ancora una
volta “grazie" per l'aiuto e l'incoraggiamento...
Ciò che è stato scritto e
che scriveremo è frutto di una quasi totale rielaborazione della storia del
videogame, ci sono omissioni, aggiunte, cambiamenti di fatti. Queste
"infedeltà" non vanno comunque a minare in profondità la trama di base, che
è comunque rispettata; c'è in ogni caso una grandissima libertà da parte
nostra, giusto per non rendere il tutto ad una semplice cronaca.
Cid89
Introduzione - Stelle
Aeris svoltò l'angolo e
si reimmise nella strada principale. Era notte, ma nonostante ciò ella
camminava per la città con una naturalezza che, per una ragazza come lei,
sembrava tanto ingenuità. Camminava lentamente, i lunghi capelli castani
ondeggiavano al ritmo dei suoi passi leggeri.
Alzò lo sguardo al cielo,
e fu inondata dalla luce delle stelle, imponente nonostante l'inquinamento
luminoso tipico delle grandi città. Le stelle illuminavano i suoi occhi, e
li fecero brillare di una luce piena di vita e ottimismo, che aveva ben poco
a che vedere con quella di Midgar, la Città. Era smorta, debole, spettrale:
i lampioni e le insegne luminose in realtà erano fonte di tristezza per gli
abitanti. Aeris ogni volta era felice di rivedere il cielo, lei che viveva
nei nei poveri Slums. Lì la luce del sole non esisteva mai, era il Sole a
non esistere: sopra le strade e le case dei bassifondi, un enorme tetto
sorreggeva il Mondo di Sopra, la città ricca di Midgar. Aeris in cuor suo
malediceva la sorte dei sobborghi, costretti a non poter godere del Sole,
uccisi da un'opprimente penombra, ma nel frattempo continuava a camminare,
stringendo tra le mani il suo inseparabile cesto di coloratissimi fiori.
CAPITOLO
1 – ECOTERRORISMO
Scena 1 – Il treno
In quel momento un treno
arrivò al settore 1. Sembrava deserto, nessun macchinista, nessun
passeggero.
Le due guardie
osservarono stupiti l'inatteso mezzo che frenava e si fermava stridendo con
la locomotiva a pochi metri dalla fine del binario. Dave guardò Kirk, e si
accorse che aveva un'aria perplessa: in effetti tutto era troppo silenzioso.
Solitamente dal treno scendeva una gran folla, indipendentemente
dall'orario, ora invece il silenzio era preoccupante.
Il treno era fermo,
nessuno era sceso, si udiva soltanto il respiro soffocato dei due soldati.
-Chi è là?- Nessuno
rispose.
-Kirk, non mi piace
questa cosa.-
-Nemmeno a me. Se tra
poco non scende nessuno, diamo un'occhiata.-
Si avvicinarono un po'
timorosi alla locomotiva, e Kirk intimò nuovamente di scendere, ma la sua
voce risuonò nel vuoto di quel silenzio tombale.
-Kirk, io chiamo dei
rinforzi, qui mi sa di pericoloso.-
-Mah, non ce ne è
bisogno. Piuttosto è meglio che chiami per far riparare questo treno.-
-Sì, come no, stai a
vedere che il treno è arrivato fin qui da solo!-
Kirk restò muto di fronte
all'evidenza, e Dave continuò:
-Io chiamo una squadra,
punto e basta.-
Prese la trasmittente:
-Qui Dave Hammett dalla stazione del settore 1. Urgente bisogno di uomini, è
appena arrivato un treno non atteso e senza passeggeri o personale...-. Dave
continuò a parlare con la centrale ancora per qualche istante, quando
soddisfatto ripose la trasmittente nel fianco destro della cintura. Si avviò
verso il collega, che nel frattempo si era allontanato per ispezionare la
locomotiva, quando un colpo secco alla nuca, lo fece cadere morto
all'istante. Kirk ebbe appena il tempo di vedere il corpo dell'amico
afflosciarsi a terra, che subito dopo gli si presentò davanti agli occhi
l'uomo più enorme e spaventoso che avesse mai visto in tutta la sua vita. La
pelle nera lo faceva sembrare ancora più imponente, gli occhi risaltavano su
di essa come la luna piena nella notte. Kirk lo fissò sgomento: il gigante
gli puntava contro il braccio destro, che stranamente luccicava alla fioca
luce del lampione. Il soldato mise bene a fuoco nella penombra, e si accorse
con terrore che era un braccio bionico, l'avambraccio era un mitragliatore
gatling fissato al gomito. Ed era puntato minacciosamente verso di lui,
mentre gli occhi del gigante fiammeggiavano di collera. Prima che potesse
alzare le mani o dire niente, qualcuno lo colpì alla nuca, probabilmente con
un manganello, e fu il buio per sempre. Jessie, rimasta sul tetto del treno,
scosse la testa alla vista di tanta violenza, ma sapeva bene che in quella
situazione non potevano certo perdere tempo facendo prigionieri.
Wedge abbassò il
manganello.
-Barret, stavi per
sparargli, meno male che l'ho fatto fuori io! Dobbiamo fare silenzio!-
-Senti Wedge, non darmi
ordini, per Dio! Non gli avrei sparato, non credermi così stupido.-
Volse lo sguardo al corpo
di Kirk, sputò e ringhiò: -Bastardo Shinra! Mi spiace che non ti ho sparato,
ma vedrai che altri tuoi amici riceveranno questo onore! Biggs, avevi
ragione, stare sul tetto è stato un colpo di genio... Cloud, fai meno il
pupazzo e seguimi.-
Cloud era appena saltato
giù dal tetto: aveva assistito al combattimento senza intervenire. Biondo,
con singolari capelli a punta, si guardava intorno, apparentemente senza
preoccuparsi molto dell'azione. Barret odiava questo suo atteggiamento, e
cominciava a chiedersi perché mai l'avesse portato con loro.
Si avviò rapido verso
Biggs e Wedge, per aiutarli a nascondere i due cadaveri, mentre Jessie
sorvegliava la zona fuori dalla stazione per garantire la sicurezza
dell'operazione che avrebbe avuto luogo a momenti. Cloud rimase immobile per
qualche secondo, provocando a Barret un'irritazione vivace, che però tenne
fra sè limitandosi a fissarlo furente negli occhi. Proprio gli occhi del
biondo erano ciò che destavano più perplessità al gigante nero: avevano uno
strano riflesso verde che Barret non aveva mai visto in nessun altro essere
umano. Anche la sua arma era allo stesso tempo affascinante e inquietante:
un enorme spadone che, oltre ad essere lungo un metro e mezzo, aveva anche
una larghezza molto maggiore rispetto a qualunque altra spada: in effetti
Barret nutriva qualche dubbio sulla capacità di Cloud, di media statura e
dalla corporatura non molto massiccia, di poter maneggiare agevolmente
un'arma così grande e pesante. Ma in fondo -è stato un miliziano Shinra, e
nella Milizia ci entrano solo i migliori- pensò Barret, e si rassicurò per
un attimo.
Una volta occultati i
cadaveri come meglio poterono, i terroristi attraversarono strade deserte,
velocemente e nell'assoluto silenzio, badando di non incrociare nessuno
durante il cammino. Dopo pochi minuti si presentò ai loro occhi in
lontananza la vista dell'imponente torre del Reattore numero 1 di Midgar.
Dalla ciminiera che la fiancheggiava usciva copiosa una fumata verde, i
residui dell'energia Mako prodotta nel reattore. “Ma ora li conciamo per le
feste" ringhiò tra sè Barret, ma i pensieri del resto del gruppo non si
scostavano di molto dal suo. Solo a Cloud non importava niente: l'importante
per lui era sistemare tutto prima dell'arrivo delle Roboguardie della
Shinra.
Avevano marciato ancora
qualche minuto quando Biggs, che guidava la spedizione, si fermò, e
silenziosamente indicò ai compagni un cancello blindato sorvegliato da due
guardie. Probabilmente non avevano ricevuto l'allarme del soldato della
stazione, perché entrambe erano sedute con la testa china sul petto, forse
addormentate.
Biggs ripetè il piano
d'attacco, già imparato a memoria da tutti i componenti del gruppo. -Per
entrare nel reattore bisogna fornire il codice per due porte, le altre non
sono un problema. Io e Jessie le apriremo e vi aspetteremo lì, Wedge resterà
qua a controllare la situazione e preparare la via di fuga. Invece Barret e
Cloud...-
Barret lo interruppe:
-Così non va, quel tizio alla stazione è riuscito a dare l'allarme. Senza
dubbio una squadra in questo momento sta venendo alla stazione, e poi farà
una ricognizione per tutto il settore: non potete restare in giro,
comincerebbero a sparare e accorrerebbe come minimo la Milizia. Adesso voi
trovate quei fottutissimi codici, poi vi nascondete in modo di vedere chi
entra nel reattore. Se entra anche un topo, voglio che ci avvertiate. Non
tirate fuori le pistole manco se entrasse l'intero esercito, avvertiteci con
le trasmittenti e basta. Tutto chiaro?- Tutti fecero segno di aver capito.
-Ottimo- continuò -Liberiamoci di quei morti di sonno.-
Cloud avanzò da solo e
sguainò la spada, per la prima volta alla presenza di Barret, che osservò
stupito la sua abilità nel maneggiarla. In quel momento un soldato alzò la
testa, e vide l'ex-miliziano che gli si avvicinava puntandolo con la sua
gigantesca arma. Tentare di svegliare il collega fu inutile: Cloud con un
balzo si portò vicino al primo, e con un preciso fendente fece schizzare in
aria la testa del nemico. L'altro non aveva manco fatto in tempo a capire
cosa stesse succedendo, che l'enorme spada lo aveva già trapassato.
Era accaduto in un
istante. Tutti erano compiaciuti ed allo stesso tempo terrorizzati. Solo
Barret fingeva di non essere rimasto impressionato e, anche se il suo
disagio era palpabile, si limitò a dire stancamente -Non male,
chiappesecche!-, mentre Jessie correva verso il cancello, pronta a decifrare
il codice di apertura. L'operazione risultò più breve del previsto, e lo
stesso avvenne per il portone successivo, più grande e massiccio. -Fatto.
Ora noi nascondiamo quei due – e indicò con lo sguardo i cadaveri dei
soldati. Biggs e Wedge stavano già lavorando per nasconderli in mezzo alla
spazzatura, e avevano già provveduto a pulire e coprire in gran parte le
tracce di sangue sulla strada. Jessie voltò la testa per evitarsi quella
vista, e si sforzò di continuare col discorso: -Cloud, eccoti la bomba e il
timer. Fate in fretta, e avvertiteci quando state per risalire. Buona
fortuna.- Jessie salutò i guerrieri con l'intima sensazione che non li
avrebbe più rivisti, mentre dava il suo ultimo sguardo al biondo Cloud prima
che sparissero dalla sua vista. Barret e Cloud avanzavano velocemente e con
decisione, e si ritrovarono presto davanti ad un ascensore. -Il reattore è
in fondo all'edificio- Entrarono e aspettarono, l'ascensore pur trovandosi
in una struttura elevata era incredibilmente lento, e nell'attesa Barret ne
approfittò per levarsi alcuni dubbi su Cloud: era troppo misterioso, e lui
amava vederci chiaro.
-Dì un po', tu sai perché
sei qui, veramente?-
-Il reattore esplode, e
io prendo 2000 gil.-
-Sì, lo so. Ma sai perché
vogliamo far esplodere il reattore?-
-No. E non mi interessa.-
-Certo che ti interessa!
I reattori come questi stanno succhiando tutta l'energia del Pianeta! Il tuo
pianeta!
-Ti ripeto che non mi
interessa cosa succederà al mondo. Mi basta concludere prima che arrivino le
roboguardie, poi prendo i soldi e mi levo di torno.-
-Cloud! Il pianeta muore,
non capisci?
-Non mi riguarda.-
Barret non riusciva a
capire quell'atteggiamento e lo detestava con tutte le sue forze. Scrutò
incredulo e rabbioso lo sguardo del compagno, fisso impassibilmente sulla
porta dell'ascensore, e pensò che probabilmente quello non era un uomo, “ma
un fottutissimo mostro".
La porta si aprì.
Davanti a loro un fitto
un fitto intreccio di tubature, scale metalliche e corridoi si estendeva a
perdita d'occhio. L'aria malsana era intrisa di un'umidità asfissiante,
provocata dall'acqua che gocciolava copiosa in più punti, e da grandi
quantità di vapore che usciva da molte valvole di sfogo. Il luogo era
completamente deserto, come ci si aspettava che fosse. Barret si aspettava
che Cloud lo guidasse verso il cuore del reattore, egli invece restava
indietro e lo seguiva a distanza ravvicinata.
-Ehi Cloud, non ci sei
già stato in posti come questo?-
-Ero della Shinra, te
l'ho già detto.- Barret rinunciò a proseguire con la conversazione, memore
di quella precedente, e si rassegnò ad avanzare seguendo le vaghe
indicazioni fornitegli da Jessie. Continuavano a scendere scale e ad aprire
porte, e ben presto il colosso si accorse di non riuscire più a districarsi
in quel labirinto. -Dannazione, sono riuscito a perdermi in un fottuto
reattore con un fottutissimo ex-Miliziano!- Mentre pensava queste cose, si
rese conto che erano finalmente arrivati: davanti a loro si ergeva il grosso
portone che che gli era stato descritto da Jessie. La porta fu aperta senza
difficoltà, e furono nel cuore del reattore. Il paesaggio ora era
notevolmente cambiato: un ampio ponte metallico conduceva al reattore vero e
proprio, lucente di un'aura verde, l'energia Mako estratta dalla Shinra in
posti come questo. Barret si avvicinò all'apparecchiatura, senza osare
toccarla. -Su Cloud, piazza la bomba.-
-perché proprio io?-
-Fallo e basta.- Barret
accompagnò questa risposta con ampi movimenti nelle braccia, e si voltò
verso il reattore, dando le spalle al biondo guerriero, che non si era
mosso. Restava a metà del ponte, immobile. Il suo sguardo era fermo
incentrato sul vuoto, gli occhi pulsavano, le spalle tremavano furiosamente
al contrario della sua mente. Cloud era immerso in una sfavillante,
accecante luce bianca: il reattore, Barret, il ponte, non esistevano più,
solo l'immobilità assoluta del silenzio. Incapace di muoversi e di pensare,
Cloud rimaneva in piedi fermo nell'immensità senza capire il senso di ciò
che accadeva, in uno stadio intermedio tra coscienza e sogno. Ora le spalle
si fermavano, gli occhi non pulsavano più. In quel momento si alzò una voce
potente e imperiosa, che rimbombò nell'infinita vastità del nulla: -Attento!
Questo non è solo un reattore!- La voce era insopportabile, e continuava
a riecheggiare senza sosta: Cloud si coprì le mani con le orecchie, ma
sembrava che così facendo la voce si amplificasse ancor di più; stremato,
quando il calvario finì, Cloud si lasciò cadere a terra. Gli occhi, appena
semiaperti, fissavano in alto: nel bianco si distingueva un piccolo punto
nero. Lo fissò stupito venire verso di lui, sempre più grande e vicino. Il
nero si contornò con chiarezza, prese forme sempre più nitide e colorate,
fino a quando Cloud non vide Barret venirgli incontro.
-Ehi, tutto bene? Che
cos'hai?-
Cloud sbattè le palpebre
e si rimise in piedi in un attimo: -Niente, sto bene, non preoccuparti-
Barret scoppiò a ridere:
-Preoccuparmi di te, io? Vorrai scherzare! Non credere che mi importi
qualcosa di te! Avanti, piazza la bomba.-
Cloud liberò il piccolo
ordigno dalla cintura, lo stesso fece con mani esperte per il timer, un
congegno elettronico altrettanto minuto. Tutta l'attrezzatura era dotata di
magneti per permettere una perfetta adesione con la superficie metallica
dell'obiettivo, e in pochi minuti tutto era pronto.
-Cloud, metti il timer a
10 minuti, e...- Le sue parole furono interrotte dal rumore della
trasmittente di Barret.
-Fzz...Brzz... Sono
Jessie, sta arrivando una pattuglia. Nove uomini, truppe regolari, e una
Roboguardia. Ci siamo dimenticati di chiudere le porte.- Barret si sentì
gelare il sangue al pensiero di aver compiuto una leggerezza simile.
-Entreranno di sicuro, tenetevi pronti.-
-Ok Jessie, se non
torniamo tra meno di venti minuti, levatevi di torno. Ti ricontatterò io,
passo e chiudo.-
Barret ripose la
trasmittente all'attacco della cintura, e si volse a Cloud con aria decisa.
-Bene, il piano è molto
semplice. La pattuglia non è sicura che noi siamo proprio qui. Restiamo qui
dove siamo, dietro il reattore, aspettiamo che si avvicinino e li facciamo
fuori.-
Cloud lo guardò con aria
di sufficienza: -Brillante...-
-Se hai idee migliori
puoi anche dirle, invece di fare il cretino.-
-Le truppe regolari sono
composte per lo più da poveracci male addestrati, ma la roboguardia può
essere pericolosa.-
-IO sono pericoloso, non
un fottuto apriscatole! Perciò faremo come dico io, e...-
Il portone si spalancò di
colpo.
Scena 2 – Scorpion
Il tenente Lars Hetfield
dirigeva le operazioni quella notte. I suoi uomini erano compatti di fronte
alla portone che conduceva al cuore del reattore, ed erano pronti ad entrare
per la ricognizione.
-Tenente, entriamo? Non
sarebbe meglio aspettare che lo Scorpion ci raggiunga? E' rimasto indietro
per via di quelle scale strette.-
-Non c'è tempo da
perdere, potremmo dover aspettare troppo.-
-Signore, non sarebbe il
caso di far circondare la zona?-
Hetfield aveva la
percezione che qualcosa non andava, in quella circostanza. Ricevuta la
comunicazione dalla stazione, erano accorsi sul posto, e non avevano trovato
nessuno. Lo stesso per le guardie del reattore, in più le porte erano tutte
aperte... Poteva essere un tentativo di sabotaggio, ma nessun terrorista
avrebbe mai lasciato tanti indizi consapevolmente: era più logico credere
che le guardie fossero disoneste. Così il tenente rispose un po' seccato:
-perché quattro soldati
sono andati come al solito in qualche night club, invece di lavorare? No...
Entriamo, ora!-
Un soldato aprì la porta
di colpo con un calcio, e puntò la pistola. Vide subito una sagoma massiccia
che si abbassava dietro al reattore, e cominciò a sparare in preda al
terrore. Gli altri lo seguirono e lo imitarono, e una scarica di proiettili
si abbattè contro il macchinario, mentre Barret e Cloud rimanevano dietro di
esso, al riparo dal fuoco nemico. Dopo pochi istanti Cloud uscì rapido allo
scoperto tra i proiettili vaganti, intercettandoli con la sua enorme spada.
Quando fu a distanza ravvicinata, rifilò in pochi attimi precisi fendenti a
gran parte dei nemici, che si ritrovarono subito decimati. Barret uscì dal
suo nascondiglio e aprì il fuoco col suo gatling con precisione totale. Il
ponte era disseminato di nove cadaveri, e l'azione era durata solo pochi
istanti.
Barret era raggiante:
-Puah! Fottuti Shinra!- E andò a schernire ognuno dei cadaveri distesi,
sputando rabbioso e dando calci impazziti. Cloud, vagamente disgustato da
quella dimostrazione di sensibilità del compagno, lo interruppe: -Dov'è il
robot?-
-L'apriscatole? E chi lo
sa, filiamocela prima di scoprilo. Avanti, metti il timer.- Tornarono
indietro, verso il reattore, per tarare il dispositivo. Un frastuono
metallico riecheggiò per la struttura dietro di loro, sempre più forte, fino
a che la sua fonte si palesò: il robot li aveva finalmente trovati. Barret
guardò sgomento l'enorme macchina, che avanzava verso di lui minacciosa:
aveva già avuto a che fare con un robot dello stesso tipo, sei anni prima, e
ne era uscito vivo solo fuggendo.
-Cazzo, è lo Scorpion!- e
fece partire una lunga raffica del suo gatling. Le pallottole non lo
scalfivano nemmeno, ma Barret continuava a sparare e urlare in preda a una
furia vendicativa inaudita.
Lo Scorpion doveva il
nome alla sua tipica forma: il busto metallico era sorretto da quattro
braccia meccaniche, con l'aggiunta di una lunga coda terminante con il
congegno più devastante di questa macchina da guerra. Proprio la coda in
quel momento si alzò. Il terminale azzurro, il pungiglione, si illuminò fino
ad abbagliare, incandescente: da lì partì una scarica laser che colpì il
braccio umano di Barret che continuava indomito a combattere, nonostante un
fiume di sangue sgorgasse dal possente bicipite.
Cloud si era lanciato
contro il nemico, tentando con tutte le sue forze di perforarne il busto ma
senza esito.
-Barret riparati, ci
penso io.-
-Eh?! Non dire
stronzate!-
-Tu fallo e basta.-
Cloud rinfoderò la spada,
davanti agli occhi sbigottiti di Barret -Pazzo! Che fai, scappi?!-
L'ex miliziano fissava la
macchina, gli occhi completamente verdi, lo stesso verde che avvolgeva il
reattore, senza pupille: unì al petto i pugni e digrignò i denti per lo
sforzo: un'aura lucente lo avvolse. Prima che lo Scorpion potesse usare di
nuovo il suo laser, Cloud spinse in avanti i pugni, urlando per il dolore:
una moltitudine di fulmini si abbattè dal nulla contro il robot, facendolo
esplodere in pochi attimi.
Barret non riusciva a
credere a quel che era appena accaduto davanti ai suoi occhi: era magia! Non
aveva mai visto niente del genere in tutta la sua vita
-Tu... tu sei un mago?
Quella era una magia!-
-La magia... non esiste.
Esiste solo questa, la Materia.- Ed estrasse da un incavo della sua spada
una piccola sfera verde.
-Quella biglia? E'
magica?-
-No, questa è la
Materia. La Materia è energia mako condensata: si può controllare la sua
energia, potenzialmente potrebbe farcela chiunque; non c'è niente di magico
in quello che ho fatto.-
-E perché accidenti non
l'hai usata subito, con tutti quei soldati?!-
-Usare la Materia è molto
provante: lo faccio solo se ce n'è estremo bisogno, come ora.-
-Dannazione, non credo di
sapere cosa voglia dire “provante" ma per ora lasciamo perdere...avanti fai
partire il conto alla rovescia e diamocela a gambe.-
Mentre Cloud si avviava a
eseguire l'ordine, Barret decise di avvertire Jessie degli sviluppi, ma
desistette dal proposito non appena tentò di muovere il braccio, ancora
sanguinante, per impugnare la trasmittente. -Cazzo, questa ferita è proprio
brutta, sto perdendo molto sangue.- Cloud si fermò: aveva riassunto quella
stesa posizione che aveva preso prima di distruggere lo Scorpion. Un turbine
di sfavillanti luci verdi si mosse verso Barret, che osservava la scena
terrorizzato e furioso: -Bastardo Miliziano, cosa fai?!- Le luci lo
circondavano, e si concentrarono sul braccio ferito; lo squarcio si
rimarginò, le luci si dissolsero così com'erano comparse.
Barret era sconvolto:
aveva a che fare con il guerriero più potente mai incontrato in vita sua.
Cadde a terra, sconvolto da ciò che aveva visto, e lo stesso fece lo
stremato Cloud, che si abbandonò a peso morto sul freddo pavimento metallico
adiacente al reattore. Rimasero lì per un interminabile minuto, quando si
alzarono per portare a termine l'opera: fatto partire il conto alla rovescia
di dieci minuti, i due terroristi furono estremamente rapidi nel risalire e
nel recuperare i compagni. Senza dire una parola, Biggs guidò il gruppo
verso il portone di un palazzo: aperto, tutti corsero a perdifiato giù per
le scale, raggiungendo le cantine. In una di queste Biggs e Barret avevano
lavorato settimane intere, al fine di creare un passaggio che li portasse
alla rete fognaria. Non ci furono altri intoppi, e l'esplosione avvenne solo
quando Barret e la sua banda erano già in marcia da qualche minuto verso il
Settore 8
Scena 3 – L'esplosione
La calma apparente di
quella notte fu lacerata da un'incredibile esplosione, mentre gran parte del
reattore saltava in aria, generando un'enorme nube verde. Dopo pochi secondi
si scatenò un gigantesco incendio, che avrebbe devastato la zona per due
giorni interi. I morti furono un centinaio, a causa del propagarsi
dell'incendio e del fumo generato, fattori che Jessie non aveva previsto.
Il presidente Shinra era
alla vetrata dell'ultimo piano del Quartiere Generale della Shinra, quando
avvenne l'esplosione. Osservò la scena per qualche secondo con gli occhi
spalancati: perfettamente davanti a lui, a chilometri di distanza, uno degli
otto reattori di Midgar era appena esploso. Midgar, la città più estesa e
popolata del mondo, aveva una struttura circolare, divisa in otto settori.
Al centro del cerchio si trovava un enorme grattacielo di settanta piani, il
Quartiere Generale Shinra, mentre agli estremi di ogni settore era stato
costruito un reattore Mako, che contribuiva a fornire energia alla città.
Ora i reattori erano diventati sette. Con fare composto e in apparente
tranquillità interiore, il Presidente si sedette alla scrivania. -L'hanno
fatto davvero... Adesso mi hanno davvero stancato- pensò, e alzò la cornetta
del telefono.
Scena 4 – Panico
L'esplosione, che provocò
disastri in superficie, nella fogna fu, a più di un chilometro di distanza,
solo una gran boato e un leggero tremito della terra. Barret era raggiante:
-Ragazzi, abbiamo fatto una gran cosa: abbiamo dato al Pianeta un po' di
respiro, siamone fieri.-
Il gruppo di terroristi
smise di correre e adottò un'andatura rapida, pur camminando; Wedge, non
particolarmente in forma, ne fu assai felice, ma non lo rivelò a nessuno.
Camminavano nella fogna della città alta, in cui le condutture convergevano
tutte verso il Settore 3 dove un'enorme cascata artificiale si riversava nel
fiume Midgar. Dopo venti minuti di cammino tra i cunicoli della fognatura,
Jessie si fermò dinanzi a un muro di mattoni, anch'esso “trattato" in
precedenza da Barret e Biggs: tutti entrarono attraverso l'angusto
passaggio, e furono in un edificio caduto in disuso, nel Settore 8.
Una volta in superficie,
Barret radunò i compagni e comandò: -Bene, dividiamoci: l'appuntamento è
nell'ultimo vagone del treno che parte dal Settore 8!- Wedge, Jessie e Biggs
si allontanarono rapidamente, ognuno prendendo strade diverse. Barret stava
per imitarli, ma fu bloccato da un timido accenno di protesta da parte di
Cloud: a quella vista, il gigante si limitò a rispondere bruscamente -Se è
per i tuoi soldi, li avrai appena arrivati.-, con l'aggiunta di una buona
parte dell'irritazione perpetua che lo contraddistingueva.
Cloud non potè far altro
che obbedire, e sia avviò verso la stazione del Settore raggiungendo in poco
tempo una via trafficata e percorsa da molte persone che correvano
terrorizzate in tutte le direzioni. Nonostante la Guerra Totale fosse finita
da quindici anni, il ricordo dei bombardamenti era ancora tragicamente
presente, e un'esplosione così devastante generò tra la folla un panico
sconosciuto da tempo. Aeris fu gettata a terra dall'incontrollata fuga cieca
di un gruppo di uomini. Nella caduta non trattenne la presa del suo cesto di
fiori, che riversò miseramente il suo contenuto sulla strada. Quand'ebbe
finito di raccogliere tutto, Cloud la vide, e la aiutò a rialzarsi. Aeris
guardò lo sconosciuto, e rimase fortemente colpita, non tanto per la sua
spada, dato che a quel tempo era naturale per la maggior parte delle persone
portarsi appresso un'arma; no, erano i suoi occhi, così grandi, e
luminosamente verdi. Fu la prima a parlare: -Grazie mille! Scusa, ma tu sai
cosa è successo esattamente?- Cloud ovviamente non poteva rivelare niente,
così la sua risposta risultò vaga e insieme un po' stupida: -Mah, niente...-
-Come, niente?!-
-Volevo dire, non so
niente di preciso...- si affrettò a cambiare discorso -Ehi, non si vedono
molti fiori da queste parti- affermò, alludendo con lo sguardo al cesto
della ragazza.
-Ti piacciono? Sono miei,
sono una fioraia... Posso vendertene qualcuno per un gil, se vuoi.- ed esibì
un sorriso meraviglioso, che rimescolava sempre il cuore di qualsiasi uomo.
Cloud stava per
accettare, quando si immaginò la reazione di Barret nel vederlo arrivare con
in mano un mazzo di fiori, e non era il caso di farlo irritare ancora.
Perciò rispose -No grazie, devo proprio andare... te li prenderò la prossima
volta.- Ma sapeva benissimo che non l'avrebbe rivista mai più, dato che il
giorno successivo avrebbe lasciato Midgar.
Si allontanarono per
strade diverse. Cloud si dimenticò in fretta dell'incontro e della ragazza,
e cominciò a correre verso la stazione, in mezzo alla folla ora visibilmente
meno agitata, forse rassicurata dalla presenza massiccia di truppe Shinra,
chiamate a presidiare i settori adiacenti a quello del reattore esploso
nell'utopica speranza di intercettare gli autori dell'attentato. Cloud,
così come i suoi compagni, era però tranquillo, dato che non c'erano
testimoni -vivi- dell'attentato compiuto meno di un'ora prima. Era
paurosamente in ritardo, e giunse alla stazione in tempo per vedere il
treno, l'ultimo della notte, che partiva lentamente davanti ai suoi occhi,
fortunatamente abbastanza lento così che Cloud riuscì a correre e ad
aggrapparsi all'ultimo vagone.
Scena 5 – Avalanche
Wedge scosse la testa
sconsolato. -Cloud non arriva...- Biggs, seduto su una cassa, avambracci
posati sulle cosce e testa china sul petto, sollevò lo sguardo, e fissando
il nulla chiese, con timore della risposta: -Che ne dite, secondo voi
l'hanno... ucciso? -
-No!- Barret picchiò il
pugno furente contro il cassone alla sua destra, disinteressandosi
dell'adesivo con su scritto “Fragile" che vi era appiccicato sopra, e per
qualche istante sull'ultimo vagone calò il silenzio. Quel luogo aveva solo
funzione di magazzino, perciò al momento i terroristi ne erano gli unici
occupanti; l'interno era naturalmente spoglio e buio, con molte casse di
varie dimensioni appoggiate sul pavimento e ammassate negli angoli. Biggs,
insicuro su quello che sarebbe stato il loro futuro, chiese: -Secondo voi
Cloud rimarrà a combattere con noi fino alla fine?-
-E come faccio a saperlo?
Ti sembro forse un telepate?- fu la secca risposta di barret a quella che
giudicava una domanda insensata e inutile. Wedge notò l'irritazione
singolarmente più palpabile del solito del proprio capo, così decise
saggiamente di rimandare a dopo il discorso riguardante i soldi che gli
spettavano. Ricadde il silenzio tra loro, mentre il treno raggiungeva
accelerava verso una galleria. Tutti si guardavano l'un l'altro cercando di
trovare qualcosa di sensato da dire, ma prima che qualcuno potesse parlare
Cloud fece irruzione nel vagone sfondando la modesta porta che si trovava a
coda del treno. Quell'apparizione, tanto improvvisa quanto inattesa, generò
un'esclamazione di stupito sollievo da parte di tutti ad eccezione
dell'accigliato Barret, che si era limitato a balzare in piedi per lo
spavento.
-Sono in ritardo,
credo... Ho avuto dei contrattempi- esordì candidamente il biondo Cloud.
Barret lo attaccò furioso:
-Diamine, se sei in
ritardo! In questo lavoro non c'è spazio per i contrattempi, dovresti
saperlo! E poi, entri facendo tutta quella scena come un buffone!-
-Nessuna scena, le mie
entrate sono sempre speciali.-
Barret soffocò tutti gli
insulti che voleva lanciargli in un sordo grugnito, e Wedge, che lo
conosceva abbastanza bene per sapere cosa stesse pensando, non trattenne un
fugace sorriso. Il gigante si portò di fronte a Cloud, gonfiò il suo enorme
torace e iniziò a parlare, con una posa involontariamente teatrale che mise
a dura prova l'autocontrollo del povero Wedge.
-Qua si sono tutti
preoccupati, ma sembra che a te importi solo di te stesso.-
-Tu... tu davvero eri
preoccupato per me?- chiese Cloud fingendo stupore e ammirazione
-Co... Cosa?!?- Gli occhi
di Barret si spalancarono fino all'inverosimile. -Questo ti costerà dei
soldi, sbruffone! Avanti, accomodiamoci, seguitemi!- e camminò raggiungendo
la porta del vagone passeggeri. La differenza tra le due carrozze era
evidente: ora, ben illuminata e curata nell'aspetto, rimaneva comunque
deserta, con la sola eccezione di un barbone che dormiva sdraiato su più
sedili, russando rumorosamente.
Barret si sedette
abbandonando il pesante corpo sul sedile, dove rimase per qualche minuto
senza dire una parola a torturarsi la barba; gli altri preferivano restare
in piedi. Cloud si incuriosì nel vedere Jessie che consultava uno schermo al
centro del vagone: si avvicinò e guardò anche lui, senza però capire nulla
di ciò che vedeva. Jessie anticipò la sua domanda: -Questo è il percorso del
treno su cui siamo ora. Stiamo percorrendo questa spirale in discesa, e
giungeremo sotto il livello delle piatteforme tra pochi minuti. Invece
questo punto rosso indica il check point, in cui dei sensori Shinra
controllano l'identità di ogni passeggero, grazie al sistema di
riconoscimento delle schede ID... Noi ovviamente ne usiamo di false, per non
creare sospetti.
-E se scoprissero che
usiamo ID false, che succederebbe?-
Jessie scrollò le spalle
e sorrise. -Beh- rispose -credo che a noi non potrà mai succedere una cosa
del genere...-
-Ti credi più furba dei
tecnici della Shinra?-
-Non tanto quello, quanto
il fatto che il sistema ID l'ho creato io tre anni fa.- e si sedette in un
sedile libero di fronte a Barret, che prese subito la parola;- Sì Cloud, era
della Shinra anche lei... altrimenti ora staremmo ancora cercando il codice
per aprire quelle due maledette porte! Che peccato, tanta fatica per aprire
una porta che è saltata in aria mezz'ora dopo.-
Wedge, con il faccione
schiacciato sul vetro del finestrino, guardava le stelle malinconico,
conscio del fatto che di lì a pochi istanti sarebbero sparite. Chiuse gli
occhi per qualche secondo, richiamando alla mente ciò che aveva visto, per
paura di dimenticarlo. Quando li riaprì, il paesaggio era avvolto da una
desolante penombra.
-Siamo sotto, ora- esordì
Barret – qui non è mai né giorno, né notte: senza quella piattaforma
potremmo vedere il cielo... E' quella la causa della vita di merda della
gente! Nei sobborghi si soffoca per l'inquinamento, la gente muore, ha
paura, vive in mezzo ai rifiuti. E tutto quello che fa la Shinra è
peggiorare le cose, prosciugando l'energia del Pianeta. Ma Avalanche
-così si chiamava il gruppo terroristico capeggiato da Barret- cambierà le
cose! Sì, distruggerò i reattori da solo se necessario, ma lo farò! Lo
farò!- E riassunse la posa del condottiero che in altre situaizoni tanto
faceva ridere Wedge e Biggs.
Cloud ascoltava in
silenzio, fissando dal vetro l'infinita distesa di baracche, illuminate
tristemente dalle luci artificiali.
-Ma perché la gente non
se ne va? perché non sale in superficie?-
Barret assunse un'aria
imbronciata: -Ovvio, non ha abbastanza soldi. O semplicemente non vuole,
perché ama la propria terra, non importa quanto inquinata.-
Cloud guardò anora:
distingueva l'enorme torre di sostegno principale, larga decine di metri,
gli ammassi di rifiuti accumulati dal tempo, vecchi palazzi caduti in
rovina, il triste soffitto della piattaforma.
Il cemento aveva
inghiottito le stelle.
Scena 6 – Lo prometto
Nella stazione deserta,
detta dai locali “il cimitero dei treni" si riversò una ventina di persone,
appena uscite dal treno: principalmente modesti impiegati, o qualche
mendicante costretto a scendere con la forza, più quattro membri di
Avalanche e un mercenario ex Miliziano. Barret richiamò a sè il resto del
gruppo: -Ragazzi, questa notte nonostante tutto è andata alla grande, ma non
rilassatevi troppo: domani ci sarà un altro bel botto! Andiamo, tutti al
bar.-
I sobborghi del Settore 7
erano in quel momento quasi deserti, ma il bar era comunque aperto e
occupato da una decina di persone. Il giovane Johnny, uno dei frequentatori
più assidui, era impegnato in squallide e inefficaci avances all'avvenente
barista: -Oh Tifa, per me può anche esplodere tutto il mondo di sopra, basta
che non succeda niente a questo paradiso...- e le lanciò un' occhiata
ammiccante. La barista, da tempo avvezza a questo genere di cose, lo ignorò
e tornò dietro al bancone insieme alla piccola Marlene, ad aspettare il
ritorno di Barret e gli altri. Oramai sarebbero dovuti tornare a momenti, e
cominciava a preoccuparsi.
Barret irruppe nel locale
con prepotenza. -Allora, cos'è questo casino? Levatevi dai piedi, si
chiude!-
Tutti si fiondarono
saggiamente verso l'uscita del locale, incuranti del fatto che stavano
lasciando sui tavoli le loro bevande ancora mezze piene. Johnny tentò di
ovviare al problema portandosi via anche il boccale di birra, ma bastò uno
sguardo furente di Barret per farlo desistere e fuggire verso casa.
-Papà, sei tornato!- la
piccola Marlene corse verso Barret e si avvinghiò alla sua gamba, ebbra di
felicità. Con una tenerezza del tutto inaspettata per una persona del suo
genere, la prese in braccio, e la portò a sedersi sulla sua spalla.
Il bar, unica attrattiva
dei bassifondi del Settore 7 oltre ad una squallida locanda, si chiamava
Settimo Cielo, e Tifa ne era la proprietaria. Giaceva al centro della piazza
principale, leggermente rialzato rispetto al terreno e ben illuminato. Come
gli altri edifici circostanti era di legno, ma si differenziava da essi
perché le assi che lo componevano non erano marce: la struttura aveva
infatti solo quattro anni ed era relativamente nuova. L'interno del locale
presentava cinque o sei tavoli rotondi e un grande bancone con lunghi
sgabelli; una parete era interamente costeggiata da una fila di flipper e
slot machines. Tifa, poco più bassa di Cloud e dalla corporatura slanciata,
aveva appena 20 anni e gestiva il bar, in realtà appartenente a Biggs.
Naturalmente il locale era solo una copertura per l'attività principale di
Barret e i suoi compagni: egli amava definirla “Eco-terrorismo", ma per la
gente era terrorismo puro e semplice.
Tifa era sollevata di
rivedere i compagni, e si riavviò i lunghi capelli scuri dietro le spalle:
-Tutto bene, Barret?-
-Certo!- fu la risposta
-Avanti, iniziamo la riunione che ho fretta di dormire un po'. Tifa, dai i
soldi a Cloud e scendi anche tu.- Barret andò dietro al bancone, mentre Tifa
e il resto di Avalanche chiudeva il locale; anche la piccola Marlene aiutò
Wedge a sbarrare una finestra, ed era felicissima di sentirsi utile. Una
volta chiuso ogni contatto col turbolento esterno, il gigante nero si
abbassò sul pavimento di legno. Tastò le assi per qualche secondo e con una
poderosa mossa aprì una grande botola.
-Addio Miliziano, hai
fatto un buon lavoro oggi.- Detto questo sparì nella botola, seguito dai tre
di Avalanche e dalla bimba Marlene.
Cloud e Tifa rimasero
soli, e presto calò un silenzio imbarazzante. La ragazza aprì la cassa e ne
estrasse i 2000 gil
-Eccoli, te li sei
meritati. E ora vorrei chiederti una cosa...-
-Non dirmi niente, non
occorre: sto per lasciare Midgar per sempre. Grazie per il lavoro, ma ora
non c'è più niente che mi trattenga qui... Addio.- E si avviò verso
l'uscita. Tifa non credeva alle sue orecchie: -Cloud, ti prego, unisciti a
noi-. Il guerriero sospirò in un vago moto d'insofferenza. Senza voltarsi
afferrò la maniglia, e rispose seccamente: -No, mi dispiace.-
Tifa si avvicinò e lo
tocco alla spalla. -Il pianeta sta morendo. Lentamente, ma muore. Bisogna
fare qualcosa.- Il tono era grave, ma Cloud non si smosse.
-Ci penseranno Barret,
Biggs e gli altri, io non voglio immischiarmi.-
La ragazza era
disgustata. Non poteva credere che quel giovane uomo con gli occhi assenti
fosse davvero il Cloud che aveva conosciuto anni prima.
-Cloud...è stata la
Milizia a farti questo? Sei così strano... E hai anche dimenticato la
promessa.-
-La cosa?-
-Sì, l'hai scordata.- Lo
sguardo di Cloud era molto confuso e imbarazzato.
-Ricordi?- incalzò Tifa
-sette anni fa, al vecchio pozzo.-
Nella mente del giovane
guerriero si fissò un'immagine: ricordò se stesso da ragazzo, quando ambiva
a diventare un grande guerriero.
Quella notte il cielo era
limpido e pieno di stelle, e a fare da cornice a quel quadro disegnato dalla
natura, le punte aguzze del monte Nibel. Quando Tifa arrivò, Cloud era lì ad
aspettarla: temeva che non sarebbe venuta, e nel frattempo attendeva nel
freddo della notte.
Ricordava che le aveva
dato appuntamento, ma non sapeva dire in quale situazione. Rammentava bene
che egli, all'epoca molto più basso della ragazza, le aveva confessato che
quella primavera avrebbe lasciato il villaggio.
-Beh, tutti i ragazzi se
ne vanno...-
-Ma io sono diverso. Gli
altri vanno in altre città per trovare un lavoro qualunque, io no. Io...
entrerò nella Milizia. E diventerò il migliore, proprio come Sephiroth.-
-Tifa non potè fare a
meno di esclamare stupita: -Il grande Sephiroth? Il comandante della Milizia
che sta combattendo in Wutai?-
-Proprio lui. Dicono che
abbia sconfitto da solo cinque potentissimi ninja nemici in un solo corpo a
corpo.-
-Oh... Ma è difficile
entrare nella Milizia? Sei sicuro di farcela?-
Cloud tirò su le spalle:
-Non so. Credo di sì, è il reparto èlite dell'esercito... Probabilmente non
potrò tornare qui per molto tempo.-
-Se ce la farai andrai in
TV?- Tifa non nascose un po' di malinconia.
-Forse. Se mi mandassero
in Wutai, sarebbe probabile, d'altronde Sephiroth è nei notiziari
praticamente tutti i giorni.-
Tifa sospirò, leggermente
rincuorata. Tremava per la gelida aria della notte, ma non lo fece notare:
guardava lontano, fino alle montagne che si stagliavano oltre le case del
villaggio, tenuemente illuminate dalla luna.
-Cloud, facciamo una
promessa? Allora... se un giorno sarai famoso e potente, e se io sarò in
pericolo... tu verrai a salvarmi, non è vero?-
Cloud non aveva capito
bene cosa volesse dire la ragazzina, e si voltò stupito verso di lei.
-Ma cosa vuol dire?
Se...-
-Insomma- lo interruppe
-se sarò nei guai il mio eroe correrà a salvarmi, giusto?-
-Io...-
-E dai, promettilo!-
-Uff... e va bene, lo
prometto.-
Una stella cadente solcò
il cielo di Nibelheim, come se volesse consacrare la promessa appena fatta.
Dopo aver finalmente
ricordato, Cloud si riprese: -Sì, ora ricordo... Mi dispiace Tifa, ma non
posso mantenerla...-
-Ma che dici, Cloud?-
-Non capisci? Non sono un
eroe, e non sono famoso: perciò non devo mantenere nessuna promessa.-
-Ah, sì? Beh, vorrà dire
che domani io andrò con Barret e gli altri, e se mi succederà qualcosa
allora mi avrai sulla coscienza. Sempre che tu ce l'abbia- notò con
disprezzo. -Addio, ex Miliziano.-
-Aspetta.-
Scena 7 – Palmer
La botola conduceva a
delle piccole scale tenuemente illuminate dalla luce proveniente dal bar, ma
Barret avanzava con passi decisi e sicuri. Giunto in fondo alla scalinata
cercò a tentoni un interruttore sulla parete, e lo premette: la stanza si
illuminò: quello era il covo segreto di Avalanche.
Al muro di fronte vi era
uno schermo TV, al centro del pavimento troneggiava un grande tavolo
quadrato colmo di carte topografiche, mappe della città di Midgar e schemi
dei reattori Mako. Dal soffitto, alto solo poco più di due metri, pendevano
due lampade che illuminavano tristemente la stanza, disadorna di qualsiasi
lusso superfluo, tanto che tutti non si sedevano su sedie, ma su vecchie
casse di legno. Jessie accese il computer, mentre Barret attivava la
televisione: -Vediamo se parlano di noi... Ah, il telegiornale.-
“Benvenuti a questa
edizione speciale dello Shinra News. E' stato attribuito al pericoloso
gruppo terroristico Avalanche l'attentato di questa notte al reattore del
Settore 1. Non è chiara la dinamica dell'accaduto, ma stando alle opinioni
degli esperti l'esplosione sarebbe stata causata dallo scoppio di una bomba:
ancora non si capisce come abbiano agito i terroristi, ma la Shinra ha già
cominciato le indagini. Nella zona colpita si è sviluppato un grande
incendio per cui è stato mobilitato l'intero corpo dei vigili del fuoco di
Midgar: le vittime accertate sono per ora più di duecento, e i dispersi
almeno il doppio."
-Duecento morti... così
tanti? Jessie, com'è possibile?-
-Io... non lo so.
Quell'esplosione non doveva essere così potente, ho seguito i dati del
computer. Non abbiamo tenuto conto dell'incendio, non lo avevo previsto.-
abbassò gli occhi -Mi dispiace.-
Wedge si sollevò: -Non è
colpa tua. Nessuno di noi ci aveva pensato, è stato un errore di tutti.-
-E comunque- intervenne
Biggs -è un male necessario: con qualche morto adesso, ne salveremo molti di
più in futuro!-
-Piantatela con questi
discorsi, voglio sentire- zittì tutti Barret. -E dove diavolo è finita Tifa?
E' lassù da un sacco di tempo ormai.-
In quel momento la
ragazza fece capolino nella stanza, seguita dal biondo Cloud.
-Alla buon'ora. Lui
che ci fa qui?-
-L'ho convinto a rimanere
con noi almeno per la missione di domani, e...-
-Silenzio, guardate.-
intimò nuovamente Barret.
Allo schermo era apparso
un dirigente della Shinra, Palmer. Grasso come un maiale, era addetto alle
pubbliche relazioni, infatti si presentò come portavoce del Presidente. Si
passò le mani dove un tempo si stagliava una poderosa chioma bruna, ora
ridotta una landa pressochè desolata. I pochi capelli grigi erano crespi e
selvaggi, e tendevano a infondere una sensazione di disordine, ma per il
resto Palmer appariva più importante e professionale che mai. Si schiarì la
voce e si rivolse ai microfoni, con la sua consueta voce vagamente
metallica:
-Buonasera. Come già
sapete, è esploso il reattore numero 1. Non mi dilungo in questioni
tecniche, ma vi basti sapere che i nostri scienziati sono convinti che non
possa essere stato un incidente, per la semplice ragione che è
scientificamente impossibile che l'energia Mako generi spontaneamente
un'esplosione. Si tratta di un attentato. Un attacco alla fonte primaria di
energia della nostra fiorente città, un attacco alla Shinra, a tutti noi. I
nostri servizi segreti sono convinti che il responsabile di tutto sia
Avalanche, che recentemente aveva minacciato di compiere atti di questo
tipo. C'è da aspettarsi che Avalanche continui nella sua opera terroristica:
noi vi chiediamo di mantenere la calma e di fornire informazioni utili per
la cattura dei suoi componenti. Il Presidente in questo momento è a
colloquio con i massimi esponenti del consiglio di amministrazione, dei
Turks e della Milizia. Vi assicuriamo che staneremo quei vermi, e che la
Milizia provvederà a schiacciarli definitivamente.-
Il discorso si spostò
sull'incendio e sul numero di vittime, con Palmer che elogiò il rapido
intervento dei pompieri mettendo in risalto alcuni eroici salvataggi da essi
compiuti. Ma nessuno riuscì a sentire queste parole, dato che Barret spense
il televisore, in silenzio, trattenendo urla furiose solo perché era in
presenza della sua figlioletta Marlene, di appena sette anni.
Biggs, accasciato su due
cassoni, si alzò agilmente in piedi e si rivolse a Cloud: -Davvero hai
deciso di unirti a noi?-
-Ma neanche per idea.
Faccio il lavoro, prendo i soldi e vado via! A proposito- e si voltò verso
Barret -per la prossima missione voglio 3000 gil, sarà certamente più
pericolosa, con la sorveglianza che ci sarà.-
-3000? Tu sei impazzito,
levati di torno. Non possiamo permetterci di spendere tutti quei soldi per
far piacere ai pagliacci come te!-
-In tal caso allora,
tanti saluti a tutti. Mi spiace, Tifa- voltò le spalle e si incamminò verso
la scala, ma la barista lo fermò per il braccio.
-Fermo. Ti prego, resta.
Almeno per domani, ci sono tante cose che devo sapere di te.-
Tifa si avvicinò a
Barret, e gli parlò così nell'orecchio: -Ti scongiuro, dagli quei soldi. La
missione di domani potrebbe essere pericolosa, e non puoi fare tutto da
solo.- Barret chiuse gli occhi per un istante e rivide lo Scorpion, il suo
braccio maciullato, il salvataggio di Cloud: capì che Tifa aveva ragione,
anche se non sapeva ancora niente dell'episodio del robot. Naturalmente da
Barret non lo avrebbe mai saputo.
Il gigante si alzò in
piedi, già vergognandosi di ciò che stava per dire.
-Miliziano: avrai i tuoi
3000 gil, perché disgraziatamente ci servi. Oggi già è stato molto
pericoloso, più del previsto: il piano originario prevedeva solo che mi
infiltrassi io nel reattore. Ci siamo sbagliati, da solo non andrei
lontano... Domani presumibilmente sarà anche peggio di questa notte, anche
se la Shinra è composta per la maggior parte da idioti: se andassimo senza
di te, metterei in pericolo me e gli altri. Perciò avrai i tuoi soldi, e
domattina verrai con noi, è meglio per tutti.-
Tifa intervenne: -Verrò
anche io domani.-
Barret la fissò con occhi
sbarrati, mentre gli altri componenti di Avalanche si guardavano perplessi;
Cloud invece, sdraiato sulle casse, osservava con sguardo indecifrabile lo
schermo spento. La piccola Marlene non aveva sentito l'affermazione di Tifa,
perciò continuava a giocare indisturbata sul tavolo.
-Tu? Vuoi scherzare. E'
troppo pericoloso, per poco oggi non ci lasciavo... lasciavamo la pelle! E
Marlene?-
-Marlene può restare qui
da sola, è in gamba, e lo ha già fatto. Vero Marlene?-
La bambina annuì
vivacemente e tornò ai suoi giochi, mentre Tifa continuava dicendo -Inoltre
io me la so cavare anche meglio di te, Barret.-
Quest'affermazione
riportò Cloud nel mondo della realtà, provocandogli un sorriso appena
accennato, in quanto sapeva cosa stava per accadere. Barret ebbe una
reazione simile, ma per motivi diversi: scoppiò a ridere e la canzonò senza
pietà: -Ragazzina, forse non hai ben capito una cosa: IO sono Barret Wallace,
il leader di Avalanche, l'associazione che sta facendo vedere i sorci verdi
alla Shinra. TU sei una barista di un bar della città più schifosa, corrotta
ed inquinata della Terra. Perciò non credo che tu debba dire proprio a me di
aver più possibilità di sopravvivere, che ne dici?-
Per tutta risposta Tifa
lo afferrò velocemente per le braccia e lo fece volare sopra la sua schiena,
e quindi cadere sul pavimento, senza che Barret si accorgesse di nulla. Tifa
sogghignava soddisfatta, al contrario di Barret che giacque per qualche
interminabile istante sul freddo pavimento di cemento, con occhi stupefatti
che tradivano una grande vergogna.
-Questa ora me la
spieghi...!- le intimò Barret col dito puntato contro.
Tifa sospirò e disse:
-Sono stata allieva di Zangan, quando vivevo a Nibelheim...-
-Zangan? Quel
Zangan?-
-Sì, proprio lui...
Zangan.-
-E chi l'avrebbe mai
detto!- Barret ora era raggiante e aveva già dimenticato la figuraccia fatta
pochi secondi prima.
-Allora è deciso, domani
verrai anche tu! Ora basta, tutti a dormire, a domani!-
Barret tornò al piano di
sopra, rimuginando tra sè sulla giornata che lo aspettava, e sulla
rivelazione appena avuta.
-Zangan...
incredibile...-
Scena 8 - ID
Una flebile luce penetrò
dalla piattaforma superiore di Midgar, segno che un nuovo giorno era
cominciato. Lentamente la vita dei bassifondi cominciò a riprendere e i
commercianti riaprirono i battenti delle loro misere botteghe.
L’attentato al reattore
del giorno precedente non aveva cambiato nulla alla povera gente, che
continuava a vivere nella povertà, nel disagio, senza la possibilità di
vedere il cielo.
Poco più tardi Tifa aprì
le porte del 7° Cielo, mentre Jessie scese nel seminterrato a svegliare
Cloud.
-Come ti senti?- disse
Jessie appena Cloud aprì gli occhi. L’ex miliziano si alzò e si sgranchì le
gambe, poi rispose con un brusco -Sto bene, grazie-.
Jessie si incamminò cupa
in volto verso il piano superiore e disse: -Preparati in fretta, partiamo
fra poco-.
In verità Cloud non aveva
dormito affatto bene, ricordava di aver sentito una voce che gli parlava nel
sonno. Sapeva di conoscerla ma non ricordava di chi fosse... Ma forse era
solo lo stress per lo scomodo giaciglio, in effetti si accorse cdi aver
dormito su una spigolosa cassa di legno. In fretta si vestì e si mise a
tracolla la pesante spada; prese come sempre le sue Materie, fissandole alla
cintura nel caso le cose si fossero complicate come il giorno prima. Una
volta pronto, Cloud salì al piano superiore, verso il bar.
Ad attenderlo c’erano
Avalanche al completo:
Biggs, Wedge e Jessie
erano seduti ad un tavolo e scherzavano fra di loro, probabilmente per
ridurre la tensione dovuta all’imminente missione; Barret invece appariva
visibilmente nervoso, oltre che per lo stesso motivo, per la leggerezza dei
suoi compagni. Ma in cuor suo sapeva che in fondo quei tre avevano già
svolto il loro lavoro, ossia elaborare il piano d’attacco, ora toccava a
lui, Cloud e Tifa passare ai fatti. Quindi non c’era da stupirsi che i suoi
vecchi compagni volessero prendersi dei momenti di relax, per cui si
contenne dallo sbraitare. Tifa era dietro il bancone del bar, e alla vista
di Cloud disse: -Ah, finalmente ti sei alzato, ti stavamo aspettando! Vuoi
qualcosa da bere o da mangiare prima di andare?-
-No, niente Tifa- Cloud
non aveva affatto fame, ed era deciso a portare a termine il suo compito il
più presto possibile. Per questo egli aggiunse: -Bene, se tutto è pronto,
possiamo andare al treno-.
Barret, che non aspettava
altro, esclamò: -Perfetto.. avete sentito voi tre, no ?! Muovete quelle
chiappe secche e andate alla stazione!-.
Biggs, Wedge e Jessie,
senza dire una parola, e probabilmente abituati ai modi di Barret,
sgusciarono fuori dal bar diretti alla stazione. Anche Cloud se ne stava per
andare, quando la voce di Tifa lo bloccò : -Cloud... Quella che hai alla
cintura è Materia, vero?-
-Sì, lo è. Ieri ne ho
trovate altre due, nel reattore: i macchinari difettosi spesso lasciano
questi residui.-
-E... non potresti
darmene una?-
Cloud estrasse una delle
sue tre piccole sfere, e la porse a Tifa: -Se la sai usare, prendila.-.
Così dicendo passò la
Materia alla ragazza e replicò: -E tu Barret? Sai usare la Materia?-
Barret, un po’
imbronciato, rispose: -Mmmhh.. non c’ho mai capito una mazza di 'sta Materia,
ma Tifa questa mattina mi ha spiegato un po’ di cose.. Dai qua Cloud, voglio
provare!-
Cloud lanciò la Materia a
Barret, che la prese al volo con la mano “naturale".
-Dunque.. Concentrazione..
braccia in posizione e.. FIAMMA!!-
Una fiammata divampò
davanti al faccione di Barret, bruciacchiandogli la barba. -Ma che caz..
Maledizione!-
L’omone in preda alla sua
indole irascibile sparando alcuni colpi sul muro col suo braccio Gatling,
lasciando una decina di buchi neri sulla parete legnosa. Tornato
parzialmente in sè, Barret tentò di scusarsi dicendo che -tanto il legno era
marcio e sarebbe crollato a pezzi in pochi giorni... e poi i buchi sono così
piccoli che manco si vedono!-
-Proprio bravo, Barret!-
disse Tifa, ridacchiando per la pessima figura del gigante -Se vuoi fare una
magia che vada a segno, ti devi concentrare sull’ambiente che sta intorno a
te, tu hai la mente chiusa, apriti!-
Con un impeto d’ira e di
delusione Barret rispose: -Ma sta zitta Tifa , porco d’un cane! E tu
miliziano, riprenditi sta roba, non la voglio più vedere, mai!-
Il capo di Avalanche
scagliò letteralmente la materia addosso a Cloud, e corse via lontano dal
Settimo Cielo, diretto al Cimitero dei treni.
Tifa e Cloud rimasero
soli nel bar. L’ex miliziano si avviò verso la porta e disse, con la sua
solita freddezza –E’ meglio se andiamo anche noi. Sennò Barret s’infuria
ancora di più!-
Tifa fece una risatina e
disse –Mi sa che hai ragione...-
La ragazza si girò verso
il bancone –Marlene! Ci pensi tu al bar?-
In quel momento fece
capolino da un angolo dietro al bancone la piccola Marlene –Certo Tifa, non
preoccuparti per me-
Detto questo, si sedette
al posto di Tifa come se fosse una normale barista invece che una bambina.
Uscendo, Cloud chiese a
Tifa –Ma sei sicura che Marlene sappia come si fa a gestire un bar?-
-Ma certo! Nonostante sia
piccola, è molto intelligente e non si fa fregare!-
-Al contrario di quel
cocciuto di suo padre!- aggiunse Cloud.
Tifa sorrise: finalmente
c’era un po’ di distensione fra lei e Cloud, che prima appariva molto freddo
e indifferente.
I due si incamminarono
tra le traballanti baracche del settore 7 fino a quando arrivarono a
destinazione e salirono sul treno.
Il vagone era
semideserto: Barret troneggiava minaccioso di fronte alla porta, e un solo
passeggero, in giacca e cravatta, sedeva intimorito su uno dei tanti sedili
vuoti. Probabilmente lavorava alla Shinra, come tanti abitanti dei
bassifondi che, per mantenere se stessi e le proprie famiglie, avevano in
quella società una delle poche possibilità di impiego stabile.
Cloud e Tifa si
avvicinarono a Barret e la ragazza chiese –Barret, dove sono Biggs, Wedge e
Jessie?-
-Sono andati avanti a
preparare tutto: Jessie ci ha lasciato 'ste solite ID per i checkpoint, per
cui siamo a posto e mettiamoci a sedere.-
Il leader di Avalanche
sembrava ancora turbato e deluso per il fallimento con la Materia. Cercò il
suo posto abituale, ma notò con rabbia che era occupato dall’uomo in giacca
e cravatta, così gridò in direzione dell'uomo –HEY! Che fai qui a sedere?!
Non vedi che il treno è tutto vuoto?! Trovati un altro posto perché quello è
il mio!-
Spaventato dalla mole
dell’omone e dalla sua veemenza, l’uomo ribattè impaurito –Se questo treno è
vuoto, è a causa di gente come voi, che causano caos e terrore!-
Barret non si trattenne
più –Ma che cazzo dici?!!- Prese l’uomo per la giacca –Allora tu mi dici
che voi fottuti Shinra siete dalla parte del giusto e che siamo noi che
sbagliamo aiutando il Pianeta eh?!?-
L’uomo era terrorizzato
-I..io..n-non.. voi?-
A quel punto intervennero
Cloud e Tifa per fermare la furia di Barret, ma intanto l’uomo era già stato
scaraventato per terra. Spaventatissimo, il poveretto fuggì verso l’altro
vagone.
Barret si sedette sul
posto che aveva “conquistato". Cloud gli rinfacciò –Bella figura che ci fai!
Così diamo nell’occhio e diamo sospetti!-
-E sta un po’ zitto tu,
miliziano!-
Cloud penso che era
meglio non insistere e si sedette il più lontano possibile da Barret.
Il treno fischiò e partì
alla volta di Midgar, Settore 5.
Intanto, qualche vagone
più avanti, Biggs, Wedge e Jessie erano chiusi nello stretto bagno del
treno.
-Hey, attento Wedge!
-Sei tu che ti muovi!-
-Volete stare fermi voi
due?! Devo mettere la parrucca!-
La porta del bagno si
aprì e ne uscì Jessie travestita in stile punk con una parrucca rosa acceso
in testa, poco dopo fu seguita da Biggs vestito più o meno allo stesso modo,
e infine Wedge con dei vestiti sportivi che davano poco nell’occhio, pur
essendogli un po' stretti.
Jessie fu la prima a
parlare, sottovoce –Bene, ora procediamo con l’occupazione di questo vagone-
Si stava dirigendo verso
la guardia che stava a difesa del treno, quando scattò l’allarme.
-ALLARME DI PRIMO
LIVELLO: INTRUSI NON IDENTIFICATI ALL’INTERNO DEL VAGONE A. PROCEDERE CON LA
CHIUSURA DEL VAGONE>-
Il messaggio fu udito da
Barret, che scattò in piedi –Merda! Ci hanno beccato!-
Anche Tifa e Cloud erano
saltati in piedi e la ragazza esclamò –Andiamo al prossimo vagone o ci
chiuderanno qui!-
I tre corsero fino al
vagone successivo. Poco dopo, la porta dietro di loro si chiuse con un forte
rumore metallico.
-<ALLARME DI SECONDO
LIVELLO: GLI INTRUSI SONO ORA SUL VAGONE B. PROCEDERE CON LA CHIUSURA DEL
VAGONE>-
Nella seconda sezione del
treno erano presenti più persone, Barret puntò il suo braccio Gatling contro
di loro –Via dalle palle, tutti quanti!- e oltrepassò la seconda soglia,
seguito da Tifa e Cloud. Come prima, la porta si chiuse dietro di loro,
lasciando intrappolati gli occupanti di quel vagone.
-<ALLARME DI LIVELLO
MASSIMO: PROCEDERE CON LA CHIUSURA DI TUTTI I VAGONI>-
-Oh, merda! Dove sono
quei tre quando servono?!- fu la reazione di Barret.
Riuscirono ad
oltrepassare anche la terza porta, ma poi tutti i vagoni furono sigillati.
-Bene! Adesso possiamo
pure aspettare la Milizia...- disse Cloud con un pizzico di ironia. Ma
subito il suo stato d'animo mutò, quando vide due punk che tenevano legata
una guardia e li chiamavano: –Barret, sono io, Jessie!-.
Barret corse verso la
ragazza travestita –Minchia, c’è mancato poco!-
-Mi dispiace, ho fatto un
casino con le ID tua e di Cloud.-
Intervenne Biggs –Ne
parliamo dopo, ora passate da qui, è l’unico modo- Indicò la porta
d’emergenza laterale. Wedge la spalancò. Le mura nere della metropolitana
correvano veloci mentre il treno proseguiva indifferente la sua corsa.
-Forza, lanciatevi, è
l’unica via!- disse Jessie.
Tifa si avvicinò con un
leggero timore al passaggio, raccolse il coraggio e si lanciò nel buio.
Cloud si mise di fronte a
Barret e chiese –Ti spiace se vado prima io?-
Per tutta risposta Barret
lo spinse verso la porta, e Cloud si lanciò. Subito Barret lo raggiunse con
Biggs, Wedge e Jessie.
Era molto buio là dentro
e Cloud vagava a tentoni nel tunnel. Fece alcuni passi e notò una luce in
lontananza oltre una curva. Chiamò Tifa, e la ragazza rispose, da non molto
lontano, in direzione della luce. Cloud proseguì da quella parte e la
ritrovò. Quella zona del tunnel era illuminata da una luce di servizio, e in
basso c’era uno stretto passaggio, forse una via d’aerazione. Cloud chiese
–Dove siamo finiti?-
-Non so in che settore
siamo..-
In quel momento furono
raggiunti da Barret, Biggs, Jessie e Wedge, che sbucarono dal buio.
Barret era molto
arrabbiato per l’imprevisto –E adesso che diavolo si fa?-
-Si passa al piano B!-
intervenne Jessie.
-Che cosa?! Quale piano
B?- fu la risposta stupita di Barret
-Credevate che la Shinra
non avrebbe rinforzato i sistemi di difesa dopo quello che è successo al
reattore?- disse Biggs.
-Sì, ma non così in
fretta! Non sono mai stati così tanto efficienti alla Shinra.-
Jessie era soddisfatta di
aver causato lo stupore in Barret, le piaceva mostrare la sua importanza.
-Basta, non ci interessa, ora.-
Fu proprio lei a spiegare
il piano B –Ogni reattore ha un condotto esterno d’areazione che sbuca fuori
nel tunnel della metropolitana, e questo qui è uno di quelli. Ora noi
andremo avanti e vi apriremo la strada-
Jessie, seguita dai suoi
due compari, scomparì dentro il condotto; Wedge ebbe un po’ di difficoltà,
ma riuscì a passare grazie alla spinta di Barret.
Cloud stava per entrare
quando Barret lo tirò indietro –Sono io il capo, e passo per primo-
Il capo di Avalanche
passò per metà, ma poi rimase incastrato –Merda! Ma che fate voi due!
Aiutatemi!-
Dopo alcuni sforzi, Tifa
e Cloud riuscirono a farlo passare; il loro passaggio invece non diede alcun
problema. Il condotto era sudicio, e da esso penetrava l’aria calda del
reattore.
Scena 9 - Zed
Barret guidava la
spedizione con estrema rapidità, essendo il reattore molto simile a quello
visitato poche ore prima. Raggiunsero in pochi minuti uno sportello,
lasciato aperto dai tre apristrada: entrarono, e scesero lungo una scala
metallica a pioli. Si trovarono nell’area immediatamente esterna al
reattore: ovunque si estendevano piattaforme, scalette e tubature; di sicuro
era la zona riservata ai tecnici. Biggs Wedge e Jessie li stavano aspettando
–Ora di qua!- disse Wedge indicando un altro passaggio, che conduceva
proprio dentro il reattore. Cloud, Barret e Tifa salirono, mentre Biggs,
Wedge e Jessie rimasero indietro. -Andate all'esterno e preparate la via di
fuga. Ci vediamo dopo. - salutò Barret.
Il capo di Avalanche fece
un ghigno di soddisfazione: finalmente avevano raggiunto il secondo
reattore, dopo tanta fatica spesa camminando per i condotti della
metropolitana.
L’aspetto di questo
reattore era pressochè identico a quello fatto esplodere la scorsa notte. I
terroristi seguirono l'ormai familiare percorso, fino a quando si
ritrovarono di fronte al cuore del reattore. Anche qui il grande macchinario
era raggiungibile solo attraversando un largo ponte metallico; e non era
molto illuminato: nonostante quella parte della struttura non avesse il
tetto, era comunque troppo in profondità perché la penombra cedesse il passo
alla luce del Sole.
–Cloud, come ieri-
Barret passò la bomba al biondo guerriero, che la prese tra le mani.
Cloud fece un passo in
avanti, ma inspiegabilmente urlò selvaggiamente e si accasciò a terra.
Farfugliava parole sconnesse, mentre gli occhi vagavano da un punto
all'altro del cielo. Tifa gli si precipitò addosso per soccorrerlo, ma egli
non la vedeva.
-Cloud! Cloud! Che ti
succede, parlami!-
-S..Sephiroth?-
Tifa sparì in un buco
nero per qualche istante, fino a quando Cloud non la sentì singhiozzare
-Papà...-.
Tifa era inginocchiata
per terra, e abbracciava piangendo il cadavere del padre.
-E' stato Sephiroth a
farti questo?-
Si alzò e raccolse,
vicino al corpo paterno, una spada lunga, affilata e sottile. La squadrò, e
osservò inorridita il sangue su di essa. Scoppiò in altri singhiozzi
-Maledetti! Sephiroth, Shinra, Milizia.... Vi odio tutti!-. E, con la spada
tenuta con entrambe le mani, corse via furente.
Cloud riprese conoscenza.
-Tifa...-
-Sei tornato, grazie al
cielo!- Tifa era ancora terrorizzata. -Stai bene ora? Che ti era successo?-
-Niente, tranquilla, sto
bene.-
-Ehi Miliziano, cominci a
stufarmi con questi giochetti...-
-Milizia...- Cloud
sussurrò appena questa parola, tanto che gli altri non la sentirono.
-Bene, mentre ti rimetti
a posto il cervello, muoviti con quella bomba, per Dio!-
Il biondo, ancora
leggermente stordito, piazzò la bomba e tarò il timer a dieci minuti, come
nell'occasione precedente. –Bene, ora fuori dalle balle!-
Percorsero il ponte che
conduceva al centro del reattore al contrario, corsero verso la scala che
saliva fuori verso l’uscita e lasciarono il reattore.
Una porta mimetica si
spalancò in quel momento: ne uscirono una quindicina di soldati e un membro
di prima classe della Milizia. Aveva un fisico robusto, lunghi capelli neri
e i caratteristici occhi accesi dovuti all’energia Mako; si portava appresso
lo stesso spadone che aveva Cloud. Il suo sguardo si rivolse immediatamente
alla bomba posizionata sul reattore. “Niente di più facile": si abbassò,
smontò velocemente ma con cautela l'ordigno, e in pochi attimi tagliò i fili
che collegavano il timer al detonatore. -Bravissimo, Zed!- esclamò una
guardia. –Niente di più facile- rispose il miliziano, freddo –Ma ora
facciamo fuori quei vermi.-.
Il gruppo corse verso
l’uscita. “Come potevano sperare di riuscirci questa volta? Posizionare un
miliziano per ogni reattore è stata una scelta efficace!" pensò Zed. Il
guerriero prese la ricetrasmittente.
Cloud, Tifa e Barret
erano ormai fuori dal reattore, si trovavano su un ponte che si biforcava “a
T", simile a quello del reattore 1; avevano fatto un lungo percorso tra
porte da sbloccare (grazie ai fogli d’istruzioni di Jessie) e ascensori ,e
stavano gustando la libertà -Aaah, finalmente fuori!- furono le prime parole
di Barret -Ora andiamocene! La porta è quella a sinistra!-.
Stavano per uscire quando
la porta di fronte a loro si spalancò e ne uscirono un gruppo di soldati
Shinra, capitanati da un Miliziano con lo stesso spadone di Cloud.
Un elicottero scese verso
il ponte e atterrò; ne saltò giù il Presidente Shinra in persona.
Era un uomo non molto
alto, di fisico tondeggiante. I pochi capelli che aveva erano biondi e
tirati indietro, i suoi occhi sembravano di ghiaccio e fumava un grande
sigaro.
Barret esclamò -Soldati
Shinra! E il loro capo!- dopo una pausa di incredulità, continuò –Ma che
diavolo succede?!-
Cloud rispose, con una
calma innaturale: -E’ una trappola.-
Tifa non disse niente,
gelata dall’inaspettata visita del leader dei loro nemici.
Il Miliziano alzò al
cielo la sua Spada Buster e proclamò -Salute al presidente Shinra!-
I gregari risposero
alzando le loro mitragliatrici, mentre Zed si mosse in avanti, facendo così
retrocedere gli intrusi che si ritrovarono al centro del ponte. Il
Presidente non commentò, e si rivolse ai tre terroristi: -Bene! Finalmente
ci incontriamo! Allora siete quelli... Non ricordo il nome...-
-Siamo Avalanche,
capito?! E non scordartelo, somaro!- intervenne subito Barret.
Cloud si avvicinò verso
il Presidente fino a quanto glielo permise la stretta sorveglianza dei
soldati nemici e disse: -Ci rincontriamo, signore-
Il presidente lo squadrò
attentamente -Mmm.. Non mi ricordo di te, chi sei?-. Gli sguardi si
incrociarono a lungo, fino a quando il Presidente parlò nuovamente -Quella
luce negli occhi... Traditore. Qual è il tuo nome?-
-Cloud.-
-Cloud... Certo non
pretenderai che ricordi i nomi di tutti: certo, se fossi stato un altro
Sephiroth allora...- indugiò nel ricordare, mentre Cloud lo fissava
sgomento: -Sephiroth?-
Il Presidente continuò:
-Ah, Sephiroth sì che era brillante, forse anche troppo..-
Barret era spazientito
dal sentire quei discorsi -Ma chi se ne importa! Tanto questo posto salterà
in aria fra poco!-
-Peccato. Tanti fuochi
d’artificio solo per prendere dei vermi come voi!-
-I vermi sono tutti nella
Shinra! E questo fa di te il re dei vermi!
-Capisco. Purtroppo mi
attende una cena importante, ma vi lascio con Zed: sarà felice di spiegarvi
i motivi per cui questo reattore non salterà in aria. Addio.-
Il Presidente Shinra
risalì rapidamente sull'elicottero, che decollò verticalmente a velocità
impressionante verso il cielo nuvoloso.
-Dove vai, brutto
bastardo!- urlò Barret, e cominciò a sparare contro l’elicottero; ma subito
una gomitata lo mandò al tappeto.
Cloud si voltò: era stato
Zed, con una rapidità impressionante.
-Ora voi farete i bravi,
e forse uscirete vivi da questo posto.-
Barret si era rialzato,
furioso. Zed lo guardò superiore e si rivolse a Cloud: -Guarda, il tuo amico
si è alzato! Vedo che ti sei ridotto male per stare con questi.. come posso
dire.. vermi?-
Barret bolliva d’ira –I
VERMI SIETE VOI!!!!- Cominciò a sparare all’impazzata: ma Zed generò un
potente campo di forza che respinse quasi tutti i colpi, anche se alcuni
arrivarono a due soldati, che caddero a terra privi di vita.
In ogni caso Barret non
aveva gradito questo colpo di scena, e insieme a Tifa corse a ripararsi
dietro ad una parete metallica, per poter aprire il fuoco al riparo dai
nemici. I soldati fecero lo stesso, e la situazione divenne statica, nessuno
osava abbandonare la postazione sicura. Cloud e il Miliziano invece erano
rimasti sul ponte, e si affrontavano silenziosi fissandosi negli occhi.
-Sei un traditore... Ti
ucciderò personalmente come meriti.-
Cloud si ricordava di Zed,
del loro passato comune nella Milizia: il suo stile di combattimento era
basato sulla sua incredibile velocità, e questo faceva di lui uno dei più
forti e temuti.
Si avventò sul Miliziano,
e le due spade identiche si respinsero tra loro; il biondo sferrò due
attacchi a destra e a sinistra, che furono prontamente respinti. Ora era lui
che doveva difendersi: parò il primo colpo a destra, il secondo sembrava
diretto a sinistra, ma poi Zed scartò velocissimo verso destra, e colpì
all’anca Cloud. L’ex miliziano reagì come per un riflesso, e colpì il
braccio destro dell'avversario, lasciato sguarnito dal colpo appena
effettuato. Il duello continuava a ritmo infernale, e Zed stava ormai
portando Cloud molto vicino alla ringhiera del ponte.
Barret aprì il fuoco
selvaggiamente per garantire copertura a Tifa, che corse in direzione dei
soldati per combattere corpo a corpo: la maggioranza dei soldati fu
massacrata dall'abilità di Tifa e dai precisi colpi del gigante nero; ma un
ultimo soldato si nascondeva nel buio di un angolo, rifornito di granate.
Zed diede uno strano
segnale, e con una poderosa spinta spinse Cloud in mezzo al ponte.
Dall’angolo partì una
granata a detonazione rapida, mentre Zed correva verso il compagno.
La granata esplose a
pochi metri da Cloud, stordendolo e distruggendo il pezzo di ponte su cui si
trovava. Il biondo riuscì ad aggrapparsi ad un ferro sporgente, ma scottava.
Era confuso e stava per perdere i sensi: fece in tempo a sentire degli
spari, Zed che urlava di dolore e Barret che gli urlava qualcosa; vide Tifa
che si sporgeva verso di lui e gli tendeva la mano allarmata. Cercò di
raggiungerla, ma tutto diventò nero. Perse i sensi e lasciò la presa.
Scena 10 – I fiori
-Tutto ok?- chiese Aeris,
e porse gentilmente la mano a Cloud per farlo alzare.
-Si, credo di sì- rispose
il ragazzo ancora stordito. Nella sua mente risuonava l'eco di una frase,
una voce metallica che provocava un lontano stridio. “Non dimenticare"...
Non sapeva cosa significasse questa frase, e ad Aeris non sfuggì il suo
sguardo interrogativo.
-A cosa pensi?- chiese la
fioraia.
-A niente.-
-E dai, dimmelo!-
insistette Aeris. Cloud non aveva voglia di raccontarle alcunché, ma parlò
per sfinimento.
-Pensavo al mio sogno. In
realtà non sono nemmeno sicuro che lo sia.-
-E cosa succede in questo
sogno?- chiese incuriosita.
-Non succede niente: solo
una strana voce che mi dice di non dimenticare. Probabilmente ha a che fare
con il mio passato, ma non sono convinto...- disse l’ex miliziano -Non
riesco proprio a spiegarmi cosa significhi.-
-Non so molto di queste
cose, ma so che sei molto fortunato: sei piombato giù dal tetto e sei ancora
tutto intero; probabilmente il tetto ed i fiori hanno attutito la caduta.-
disse la fioraia ispezionando Cloud. Era effettivamente stato
fortunatissimo: la sua caduta nel vuoto era terminata nei sobborghi,
sfasciando le assi di legno marcio di una chiesa e atterrando infine sul
soffice prato su cui si trovavano ancora adesso.
-Piombato giù?- chiese
lui.
-Già- replicò la fioraia.
-E adesso dove mi trovo?-
-Sei in una chiesa
abbandonata dei sobborghi del Settore 5. Ma dimmi un po’- incrociò le
braccia sorridendo -ti ricordi di me?-
Cloud, ancora intontito
dalla caduta, rimase qualche secondo a pensare, e solo dopo che Aeris gli
ebbe indicato i fiori su cui giaceva la memoria gli ritornò con chiarezza.
-Tu sei la fioraia che ho incontrato nel settore 1 questa notte.-
-Esattamente!- rispose
allegra Aeris vedendo che il ragazzo si ricordava del loro incontro.
-Mi dispiace per i tuoi
fiori- si scusò in fretta Cloud.
-Oh, non preoccuparti...
Sai, c’è chi dice che qui a Midgar non possono nascere, ma in questo luogo
come vedi crescono benissimo, probabilmente perché è un luogo sacro.- spiegò
la ragazza, e dopo averne raccolto qualcuno, aggiunse: -A proposito, non
conosciamo ancora i nostri nomi: io mi chiamo Aeris.-
-Io sono Cloud, Cloud
Strife. In realtà faccio un po’ di tutto.- fu la risposta.
-Oh, un vero factotum!-
-Diciamo di sì, faccio
tutto quello che mi capita!- Aeris scoppiò in una piccola risata sommossa.
-Che hai da ridere?-
ribattè Cloud; Aeris stava per rispondere quando si voltò verso l’entrata
della chiesa richiamata da un rumore di passi.
Cloud guardò in quella
direzione e vide un uomo sulla trentina, con una gran chioma di capelli
rossi tirati su davanti, e indietro raccolti in una lunga coda. Sopra gli
occhi teneva un paio di grandi occhiali neri e vestiva una camicia bianca
con giacca blu notte. Cloud riconobbe subito che era uno dei Turks, uno dei
“servizi segreti" della Shinra.
-Cloud- disse Aeris
visibilmente preoccupata -hai mai fatto la guardia del corpo?-
-Non ancora... Ma per il
giusto prezzo posso fare qualunque cosa.- spiegò lui.
-D’accordo, allora che ne
dici di... un appuntamento?- suggerì. Cloud reagì con un enigmatico sguardo
interrogativo che Aeris si sforzò di capire. Dopodichè tagliò corto:
-Ho capito, il prezzo lo
contrattiamo dopo, ora fatti da parte e lascia fare a me.-
Così la nuova guardia del
corpo iniziò ad andare incontro al losco figuro, rimasto silenzioso a
qualche metro di distanza. Facendo improvvisamente schioccare platealmente
le dita, egli richiamò a sè un gruppo di cinque soldati Shinra.
Cloud esitò un poco, ma
continuò ad avanzare finché non gli fu distante solo qualche metro, e da lì
disse con tono deciso: -Non so cosa volete, ma andatevene subito!-.
A quella che giudicava
una sfrontatezza il Turk rispose ravviandosi i capelli con una mano.
-Hai capito? Ti ho detto
di..- ma prima che potesse terminare, l’uomo rispose –Io ho capito benissimo,
sei tu che non comprendi che ti devi togliere dai piedi. Tu non mi
interessi. Piuttosto lei, signorina, la preghiamo di seguirci.-
-No! Non voglio venire
con voi!- urlò Aeris -Per favore Cloud, riportami a casa!-
Il Turk, sempre composto,
ribattè: -Signorina Gainsbourgh: ho ricevuto l'ordine di cercare di
convincervi a venire insieme a noi “spontaneamente": Hojo vuole preservarla
da qualunque male. Ma sappia che se non riusciremo, presto riceverò ordini
di portarla con me usando i metodi che preferisco.-
L'agente dei Turks
sogghignò soddisfatto nel vedere lo sguardo inquisitorio di Cloud.
-Ma cosa diavolo volete
da lei?-
-Non è affar tuo. Allora,
vogliamo andare?-
Aeris scoppiò nuovamente
in un -No! Non vengo! Cloud, ti prego, andiamocene!-
-Come preferite- ribattè
l'agente -ci vediamo presto.-
Entrambi gli schieramenti
stavano per allontanarsi l'uno dall'altro, ma all'improvviso uno dei soldati
avanzò verso la ragazza e la prese per un braccio.
-Bimba avanti muoviti,
mica abbiamo tempo da perdere in queste idiozie!- disse, spingendola verso
gli altri militari.
-Dì un po', le vuoi
prendere?!- urlò Cloud, e si avventò addosso al soldato minacciandolo con la
spada.
Tre soldati Shinra gli
stavano andando addosso, tranne il Turk e altri due agenti che erano rimasti
in disparte.
L'uomo in giacca blu
disse con fare calmo: -Siete degli idioti.- e si allontanò seguito dalle due
guardie rimaste con lui.
Aeris era circondata dai
possenti soldati, e Cloud riusciva a malapena a vederla. -Lasciatela andare,
ora.- disse, ma come risposta una delle guardie alzò la mitragliatrice verso
di lui.
-Brutti idioti, non
danneggiate l'Antico!- urlò selvaggio il Turk. Cloud non capì cosa volesse
dire, e si lanciò a spada sguainata contro i nemici: mise fuori gioco il
primo con un fendente perfetto, poi, con velocità estrema, colpì il secondo
in pieno busto; e questo si accasciò a terra urlando nel suo sangue. Il
terzo soldato vicino a lui cercava di sparargli, ma era tanto terrorizzato
da riuscire a malapena ad impugnare la mitragliatrice. Cloud si girò di
scatto e mozzò al soldato la mano con cui reggeva l'arma, e il poveretto si
disperava contorcendosi e stringendosi isterico il polso tagliato di netto.
L'ex Miliziano si
frappose tra Aeris e i nemici rimasti, lontani ormai una decina di metri.
-Ehi! Ve ne andate già?-
Reno, questo era il nome
dell'uomo in giacca blu, prese la parola con la normale calma e irriverenza
che lo contraddistingueva nella vita: -Scusateci, non era mia intenzione che
quei soldati vi importunassero. Gli ordini erano chiarissimi, non doveva
farsi male nessuno, ma a lavorare con i dilettanti della Shinra queste cose
succedono.-
I soldati con lui si
scambiarono un'occhiata densa di odio verso il losco figuro a cui erano
stati affidati.
Reno continuò
sentenziando gelidamente: -Probabilmente per loro è stato meglio morire che
subire la punizione che gli avrei inflitto io. Non è vero?-
Il soldato rimasto senza
una mano stava cercando di rialzarsi, ma continuava a perdere moltissimo
sangue e a riaccasciarsi a terra. Reno lo notò: -Quello è ancora vivo,
peggio per lui. Rimarrà qui per i topi.-
Si riavviò i capelli, e
si allontanò di pochi passi, seguito dalle due guardie. Dopodichè si voltò:
-Arrivederci.-
E sparì insieme alla
scorta.
Aeris era sotto shock,
vagava gli occhi impaurita cercando di non guardare: -Cloud, che cosa hai
fatto, hai ucciso della gente!-
-Se la sono cercata,
dovevano pensarci prima.- rispose indifferente.
-Quanta violenza... Sono
sicuro che non era necessaria.-
-Invece lo era. Diventa
sempre necessaria, quando sono gli altri a metterla in gioco per primi. E
ricordati che passare dalle parole alle armi è più facile del contrario.-
-Che intendi dire?-
-Che una volta che la
violenza è entrata, non si può più farla uscire.-
Aeris guardò per terra
l'uomo morente. -Lo lasciamo qui?-
-Sì. Non merita altro.
Andiamocene.-
Cloud rimise la spada
dietro la schiena, e seguì una triste Aeris che si dirigeva verso una grande
arcata, conducente ad una vecchia ala della chiesa crollata ai tempi della
guerra. Da lì percorsero in discesa una dissestata rampa di scale di legno,
fino a quando non ne uscirono.
Erano passati lunghi
minuti, e il sangue continuava a sgorgare come una fonte infernale. Il
soldato non riusciva nemmeno più ad articolare i pensieri, i sensi erano
inibiti. Sentì, o forse stava sognando, un leggero rumore di passi veloci.
-Topi-.
Con le sue ultime forze
afferrò una mitragliatrice caduta vicino al suo corpo, e portò la canna alla
tempia.
Le margherite divennero
malvagie rose rosse.
Fine
◊●◦□▪._ Rinoadiary.it _.▪□◦●◊