Il volo del drago
● Autore: Yuna'92
Era una giornata come tante altre, sulla Via Mihen.
Una giornata molto, molta calda.
Yuna socchiuse gli occhi mentre guardava il cielo. Il sole era fastidioso.
Che cosa stava aspettando lì, sulla Via, in groppa al suo Chocobo?
Che cosa stava aspettando, ormai, da due mesi?
Yuna aspettava un miracolo. E si sa che i miracoli, se tanto desiderati e
sofferti, prima o poi arrivano.
Era una giornata come tante altre, eppure era diversa. Stava per accadere
qualcosa che avrebbe dato una svolta decisiva alla sua giornata.
Un urlo penetrante costrinse Yuna a smettere di sognare. Non si prese
nemmeno la briga di voltarsi.
"Come al solito quell’incapace della nuova addetta si sarà fatta beccare da
un chocobo" pensò.
E rimase immobile, a fissare il vuoto.
Rimase immobile a riflettere: tutto sembrava essere contro di lei. Rikku si era sistemata tranquillamente con Gippal, poche settimane prima. Si
reputava felice e non faceva che cianciare su quanto fosse affascinante e
intelligente il suo Gippy. Yuna sorrise al pensiero.
Paine aveva ritrovato i suoi vecchi amici della squadra Kermes, si erano
riappacificati e si incontravano tutte le domeniche per allenarsi insieme,
come ai vecchi tempi.
Era rimasta sola. Sola. Le sue amiche erano felici, lei, però..
Per lei i bei tempi non erano ancora arrivati, Lui non era tornato.
Mandò un lungo sospiro rassegnato. Forse avrebbe dovuto smettere di
illudersi, avrebbe dovuto tornare alla sua vita di sempre, sull'isola
Besaid, ed aiutare Lulu e Wakka con Vidinu.
Eh sì, non era più la "grande invocatrice" che aveva salvato due volte il
mondo, era una semplice ragazza. "Una ragazza sola", pensò con una punta di
amarezza.
Davanti a lei si alzò una nuvola di polvere.. forse avrebbe fatto meglio ad
andarsene, non voleva sopportare un’ora di chiacchiere insensate di sua
cugina.
Una voce sconosciuta la costrinse a fermarsi mentre, tristemente, ordinava
al suo pennuto di correre più veloce che poteva.
“Yuna!".
Rimase come fulminata. Chi diavolo..
La nuvola di polvere si fermò. Da lei apparve una ragazzina in groppa ad un chocobo.
Yuna stimò che non doveva avere più di tredici, quattordici anni. I suoi
capelli, neri come le ali di un corvo, le arrivavano poco più in basso delle
spalle. I suoi occhi erano neri, come i capelli, e da loro scaturiva
un'inquietante parvenza di saggezza, eccessiva per l’età che dimostrava.
Indossava un vestito lungo di colore nero che le arrivava fino ai piedi.
Le maniche, nere anch’esse, andavano allargandosi tanto che le mani della
proprietaria vi sparivano all’interno, un po’ come quelle dei mandarini
cinesi, ed erano separate dal vestito, attaccate con un po’ di filo alla
stoffa sulle spalle.
La ragazzina si presentò: dichiarò di chiamarsi Wila, e di vivere in un
villaggio vicino alla Via Mihen.
Yuna era sicura di non averla mai vista prima.
“Ho bisogno del tuo aiuto, domani, qui", disse quella, fissando Yuna negli
occhi.
Poi il suo chocobo si voltò e sparì all’orizzonte.
Yuna era rimasta a bocca aperta. La spiazzante semplicità della ragazza l’
aveva messa in imbarazzo. E non si era nemmeno degnata di darle una
spiegazione!
Però, doveva ammettere che Wila l’aveva incuriosita. Avrebbe provato, la
mattina dopo, a presentarsi come richiesto. Chissà..
Il giorno dopo, sebbene Yuna fosse arrivata molto presto, Wila era già lì,
ad aspettarla, impaziente. Con i capelli che coprivano gli occhi, sembrava
una ragazza come tutte le altre. Ma non durò a lungo.
Wila si spostò la frangia dagli occhi e fissò Yuna. “Pensavo non saresti
venuta".
Yuna finse di sorridere: " Già, e invece.."
“Dai, è tardi, prendi un chocobo e andiamo."
Yuna non era riuscita a raggiungere neanche uno dei suoi obiettivi:
-capire chi fosse la ragazzina realmente;
-capire perché avesse bisogno di lei;
-capire dove aveva già visto quello strano luccichio negli occhi di Wila.
“Beh, sono a buon punto.." sospirò delusa.
Ma almeno per un po’ non si
sarebbe annoiata abbattendo insulsi mostriciattoli sulla Via Mihen.
Per tutto il giorno cavalcarono in groppa ai chocobo. Wila non le rivolse
mai la parola, e Yuna ne approfittò per mettere in ordine le idee.
Il sole era già calato da un pezzo quando Wila le fece cenno di rallentare e
di fermarsi.
“Ci fermiamo qui per la notte", dichiarò brusca. Poi si sdraiò su un fianco
e le diede le spalle. Yuna aveva voglia di gridare: " Chi sei tu? perché mi stai portando chissà
dove? Dove stiamo andando? Vuoi fare lo sforzo di spiegarmi qualcosa?.."
Ma poi ci ripensò: non era del tutto sicura di voler conoscere tutte quelle
risposte. Forse era meglio aspettare.. aspettare che la ragazza scegliesse il
momento adatto per darle spiegazioni, chiarimenti e, forse, per dimostrarle
che non era così anormale come appariva, che anche lei aveva debolezze e
paure come tutte le ragazze della “sua età"..
Si rassegnò, per quella notte, a restare nella sua completa ignoranza della
situazione, nell'incertezza su come comportarsi.
La notte fu dura e difficilmente Yuna trovò sonno.
Per tutta la notte un
pianto dirotto riecheggiò nei suoi sogni.
La mattina dopo Wila la svegliò presto, prima dell’alba.
Ripresero, in silenzio, la marcia.
Ormai Yuna aveva completamente rinunciato a cercare dei punti di riferimento
nell’ambiente circostante. Si era ormai accorta che il paesaggio che stavano
attraversando non apparteneva al suo mondo.
Modificò leggermente i suoi obiettivi: tra essi al primo posto spiccava –In
che razza di mondo alieno mi hai portata?, seguito a lunga distanza da tutti
i precedenti. Tra gli ultimi invece era comparso un vago –Quando mangiamo e
dormiamo decentemente?, del quale però Yuna non si era quasi accorta. Per il
momento, l’erba Pahsana dei chocobo andava bene anche per loro.
Era sera, e come al solito si erano accampate per la notte.
Wila già dormiva, ma Yuna non riusciva a prendere sonno. Così aveva acceso
un fuocherello (“Grazie Lulu per avermi insegnato le magie nere di base!") e
restò a riflettere.
La valle in cui si trovavano era spoglia, le colline che la delimitavano
erano semplici, enormi pezzi di roccia nuda e brulla. I pochi alberelli che
crescevano nella valle erano rinsecchiti, quasi uccisi da un’aura malefica
onnipresente.
A quel pensiero un brivido le attraversò la schiena.
Perduta in un mondo sconosciuto con una ragazzina che poteva rivelarsi una
nemica.. che poteva ucciderla nel sonno.. che poteva prendere i chocobo e
lasciarla lì..
Involontariamente Yuna si portò le mani alla cintura, dov’erano assicurate
le sue pistole. Si decise a restare sveglia tutta la notte.
Quando si sporse per osservare meglio il viso di Wila vide che la ragazzina
dormiva con un sorriso sereno sulle labbra. Questo calmò parzialmente Yuna,
ma non bastò a sopire tutti i suoi sospetti.
L’indomani era ancora sveglia quando Wila si alzò. Con un mezzo sorriso la
ragazza disse: “Insonnia?.. Va beh, puoi dormire sul chocobo, se vuoi lo
tengo io.."
Yuna respinse gentilmente ma con fermezza la proposta. E che diamine!
Fidarsi, lei, di una ragazzina capitata nella sua vita d’improvviso, per
caso, senza dirle nulla.. ma a ben pensarci Yuna non era convinta che tutto
fosse un caso.
Ripartirono e attraversarono una foresta di alberi molto alti, probabilmente
millenari.. c’era un non so che di magico, di(forse)MALIGNO in quelle piante
che inquietava i pennuti gialli, molto nervosi e poco propensi a procedere.
Ma Wila spronava la cavalcatura senza tener conto di ciò, e Yuna fu
costretta a fare lo stesso.
Nel buio quasi assoluto delle frasche la voce di Wila fu meno rassicurante
che mai per Yuna: “Per oggi basta.. ci fermiamo esattamente qui."
Yuna voleva resistere al sonno, ma la giornata di marcia e la notte
precedente in bianco l’aveva sfinita.
Crollò in un sonno semi-profondo, carico di sogni popolati di mostri e di
persone invisibili che piangevano.
Nel bel mezzo della notte un rumore, molto vicino e molto forte, svegliò l’
ex-invocatrice.
Wila era seduta e le dava le spalle. Yuna non capì cosa stesse facendo, ma
la sentì singhiozzare e riconobbe il pianto che riempiva i suoi incubi negli
ultimi giorni.
D’improvviso la ragazzina sfoderò una spada. Era così grossa che sembrava
incredibile che la ragazzina riuscisse a tenerla in mano, ma ancora più
incredibile era che Yuna era sicura di non averla mai vista durante il
viaggio, e la ragazzina non aveva che una piccola sacca piena d'erbe con sè.
Di colpo si alzò e si voltò verso Yuna.
Questa spaventata si spostò e impugnò entrambe le pistole, puntandole contro
Wila.
La ragazzina, sorpresa, rimase immobile a fissarla.
Poi lentamente lasciò
cadere lo spadone (che cominciò a rimpicciolire appena toccò terra) e
scivolò al suolo. Yuna la guardò in faccia. Non voleva ucciderla, questo no, però..
Gli occhi di Wila erano circondati da scure occhiaie. Tutto il viso era
rosso e leggermente gonfio, come sempre è quando si piange.
La rabbia di Yuna crebbe e crebbe ancora, nel vedere quel viso che tentava
di impietosirla. Yuna infuriata continuò a tenerla sotto tiro. Intanto
gridò: “Cosa ti ho fatto? perché volevi uccidermi? Dove siamo? Chi sei?..
Rispondimi!"
Wila sospirò e disse: “Non volevo farti del male. Ho solo bisogno del tuo.."
“Ah, no? Non volevi farmi nulla?" sibilò scettica Yuna, indicando con una
delle armi la spada che aveva ormai raggiunto le dimensioni di una grossa
noce. “E quella come la spieghi? perché ti sei voltata di scatto contro di
me? Dammi delle risposte! E soprattutto -caricò la propria pistola- dammi un
motivo per non usarla.." gridò Yuna, con una sfumatura minacciosa nella voce.
Wila impallidì, poi si mise in ginocchio e fece un respiro profondo: “Il mio
nome è Wila, come già ho detto. Vengo da Mehero, un villaggio vicino alla
Via Mihen, e anche su questo ho detto la verità. Quella che hai visto è una
spada magica. Come puoi vedere l’elsa è scolpita a forma di drago. Questo
perché il drago è simbolo e protettore del mio villaggio. Qualche tempo fa
sono state rubate le due gemme che erano incastonate nella testa al posto
degli occhi. La spada ha perso ogni potere, a parte quello di ingrandirsi
quando una persona dal cuore puro la impugna –e lanciò un’occhiata di sfida
a Yuna. Poi chinò la testa e continuò- e quello di rimpicciolirsi quando non
è usata. Ora sto andando al castello del ladro, che si trova oltre quella
collina. Contenta?"
“No, non mi basta! Non mi hai detto dove ci troviamo, e perché mi hai
chiesto di accompagnarti. Anche se penso di aver già risposto alla seconda
domanda." disse freddamente Yuna.
“Credo che tu mi abbia frainteso. Io non volevo colpirti, mi stavo
esercitando ad usare quest’arma, che come puoi ben immaginare è molto
pesante. Tutto qui. Lo giuro, non ho mai pensato di ucciderti. Avevo bisogno
di te perché so delle tue imprese, e sapevo che probabilmente non ti saresti
tirata indietro quando ti avessi spiegato tutto."
Yuna abbassò leggermente le armi, pur puntando sempre sulla ragazzina: “E
perché queste cose non le hai dette prima, all’inizio del viaggio? perché mi
hai trascinata fin qui senza che io sapessi nulla? Non dire che avevi paura
che ti abbandonassi, perché di rischieresti di contraddirti. Attenta alle
tue parole.."
Ci fu un attimo di silenzio, un lunghissimo istante.
“..Hai ragione –dichiarò infine Wila- avrei dovuto dire tutto, spiegarti. Il
mio comportamento non ha scuse. Non so perché mi sono trattenuta. Ma
immagino che ora sia troppo tardi, no?" e alzò fieramente il viso, fissando
Yuna con i suoi occhi arrossati dal pianto.
Per un attimo, nulla si mosse, non una mosca volò. Poi lentamente Yuna
abbassò le armi e le ripose nelle fondine. Montò in groppa al suo chocobo e
si diresse nella direzione opposta a quella che avrebbero dovuto percorrere
insieme.
Wila scosse sconsolata la testa e si diresse verso il castello, sola e
armata solo della spada magica, pesante e difficile da usare.
Sul suo chocobo, Yuna si sentiva in colpa per quello che aveva fatto. Aveva
reagito con eccessivo nervosismo.
Era pur vero che le giornate di marcia silenziosa l’avevano esasperata, ma
non avrebbe dovuto comportarsi in modo così sospettoso. Forse davvero la
ragazzina le avrebbe rivelato tutto, alla fine, forse davvero aveva chiesto
il suo aiuto per paura di essere abbandonata da altri.
E Yuna cos’aveva fatto? L’aveva delusa, termine gentile per non dire che l’
aveva mandata, forse, a morire da sola per una colpa non sua.
E improvvisamente le parole di Wila divennero realtà per Yuna. Fu come una
folgorazione, e si affrettò a cambiare direzione e a lanciarsi all’
inseguimento della ragazza.
Si era allontanata parecchio, e ad ogni chilometro percorso non faceva che
raddoppiare, triplicare gli insulti e le maledizioni che si scagliava per
essere stata così egoista e cieca.
Finalmente dopo molte ore di marcia giunse in vista di quello che doveva
essere il famoso castello oscuro.
Poco avanti a lei distinse una macchia gialla muoversi velocemente.
Il chocobo non aspettò nemmeno il suo ordine: raddoppiò il ritmo della corsa
e in pochi minuti si trovava dietro quello di Wila.
“Wila!" gridò Yuna con tutto il fiato che aveva “Wila, sono qui, scusami!"
Ma sul chocobo non c’era nessuno. Sulla sella una piccola macchia di sangue
dimostrava che qualcuno era stato seduto lì. Era ancora fresca.
Quando arrivo sotto le mura del castello nero saltò giù dal chocobo e si
affrettò ad entrare. Apparentemente la costruzione sembrava deserta, ma una
scia rossa appena visibile indicava che qualcuno, ferito, era passato da lì
di recente.
Yuna si lanciò all’inseguimento. Non sempre la traccia era chiara, e più
volte si trovò a dover tornare sui propri passi per ritrovare la pista
giusta.
Finalmente identificò la stanza alla quale portava la scia rossa. Si fiondò
all’interno.
Wila era seduta, appoggiata al muro. Apparentemente non sembrava ferita in
modo grave, ma solo svenuta.
Yuna si avvicinò e le mise un braccio sulle spalle.
La schiena e il muro erano bagnati di sangue.
Yuna spostò Wila e vide con orrore che un taglio profondo correva lungo
tutta la schiena della ragazza.
Che stupida, stupida era stata! Aveva permesso che quella ragazzina fosse
attaccata da chissà cosa, per colpa sua Wila stava morendo, e stava morendo
sotto i suoi occhi, sotto quegli stessi occhi verdi e blu che avevano visto
due volte la salvezza di Spira..
Improvvisamente Wila aprì gli occhi e li inchiodò in quelli pieni di lacrime
di Yuna.
Questa sussurrò, fra i singulti: “Scusa, non ti ho creduto, scusami, non so
cosa mi è preso, non avrei mai dovuto lasciarti venire da sola.. scusa.." Wila rispose, con un fil di voce: “Beh, almeno sei arrivata. In ritardo, ma
sei arrivata. Fai qualcosa!"
Improvvisamente Yuna ricordò di saper usare la magia bianca. Aggiunse
“incapace" e “distratta" all’elenco dei suoi auto-insulti e si apprestò a
lanciare un’Energiga sulla ragazzina.
Pochi minuti dopo Wila era di nuovo in piedi. Purtroppo a causa della ferita
non poteva correre né cavalcare, ma era ancora viva.
“Dai, presto, devi trovare due piccoli zaffiri. Credo che siano in questa
stanza, aiutami!"
Si divisero. La stanza era enorme, piena di barattoli, scaffali e cassetti.
Dopo molto tempo, Wila aveva in mano entrambe le pietre. Le incastrò nella
spada, diede le spalle a Yuna, tirò fuori un pezzo di carta e cominciò a
leggere qualcosa in una lingua antica e sconosciuta.
In Yuna rinacque una punta di sospetto. Com’era possibile che il ladro non
fosse ancora venuto a conoscenza della loro presenza? Se era così
pericoloso, doveva..
Improvvisamente una scossa di terremoto la fece cadere. Wila sembrò non
sentirla.
Effettivamente Wila stava levitando a venti centimetri da terra, sempre
borbottando qualcosa.
Sulla porta comparve un’ombra nera. Quando questa fece un passo avanti, Yuna
si accorse che si trattava di un Daeva di dimensioni colossali, totalmente
nero. I suoi artigli erano macchiati di sangue. Sangue fresco, di Wila.
Il mostro non la vide neanche. Si lanciò contro la ragazzina.
Yuna gridò: “No! Non ti permetterò di farle del male un’altra volta!"
Si parò tra il Daeva e la sua protetta, le pistole in pugno.
Il mostro proseguì il suo volo.
Quando questo si trovò a poca distanza da Yuna, ci fu un lampo di luce
accecante, e l’invocatrice fu scagliata contro la parete.
L’ultima cosa che riuscì a pensare fu: “Non sono riuscita a difenderla..
neanche stavolta." E perse i sensi.
Quando Yuna riuscì a riprendersi, la stanza era svanita. Tutt’attorno c’era
solo l’azzurro del cielo.
“Sono.. morta?" pensò immediatamente.
Una voce familiare le rispose: “No, e grazie a te nemmeno io!" Yuna si voltò lentamente. Dietro di lei c’era un drago, enorme, color
madreperla, con le scaglie brillanti. Vagamente riconobbe il drago
intagliato sulla spada.
“Wi..Wila?"
“Sì, sono io. Ti ringrazio, mi hai salvato la vita, per ora, e quella della
mia gente, per sempre."
Yuna era turbata da quelle parole. Non riusciva ad immaginarle pronunciate
dalla silenziosa ragazzina che aveva abbandon.. accompagnato nel suo viaggio.
“Ma io non ho fatto nulla.. anzi, sì, ti ho abbandonata anche se avevi
bisogno di me! Che cosa ho fatto di degno di ringraziamento?"
“Non hai esitato a lanciarti tra me e il mostro. Mi hai concesso pochi
secondi in più, ed io sono riuscita a risvegliare il drago della Spada."
“Dunque.. Tu sei il drago, Wila? Sei tu, davanti a me, ora?"
“Ascolta. Il mostro aveva rubato gli occhi del drago, che quindi non poteva
più proteggere il mio villaggio. Dopo una lunga discussione, è stato deciso
che mia sorella avrebbe dovuto trovare le gemme e sacrificarsi per
resuscitare il nostro protettore. Io non volevo, ma ormai era deciso. Così
fuggii. Portai con me la spada e l’incantesimo che mi serviva. Chiesi il tuo
aiuto perché speravo che i miei compaesani non ci avrebbero attaccato per
vendicarsi, se ci fossi stata anche tu, e che quando te ne fossi andata
sarei stata troppo lontana o avrei già fatto il mio dovere.
Sì, hai ragione ad essere triste, perché io dovrò svanire nel nulla per ciò
che ho fatto. Ho donato il mio spirito al Drago e non posso restare a lungo.
Voglio che tu sappia tutto. Sono una non-trapassata. Sono morta vari anni
fa, quando il Re Daeva attaccò il villaggio per rubare le pietre.
Da allora, ho promesso che non avrei avuto pace finché avessi salvato il mio
paese.
Ora, sai ogni cosa. Dormi. Userò i miei poteri per portarti sulla Via, dove
ci incontrammo, ma sappi che sarà passato un solo giorno da quando te ne
andasti."
Infine, guardò Yuna negli occhi. Quelli del drago erano rossi, e solo un
piccolo punto nero ricordava Wila, in quel corpo possente.
Il Drago recitò:
Se domani sulla via
Tu sarai,
Antiche gioie ed antichi tesori
Vi ritroverai.
Tutto intorno a loro diventò nero.
La mattina dopo Yuna si recò sulla Via Mihen come suo solito, ricordando le
parole di Wila. Prese il suo chocobo e cominciò a guardare il cielo. Il sole
non era più così luminoso da farle male agli occhi, ma brillava di una luce
tenue, fioca, smorta.
Yuna sperava in un miracolo. Mentre il chocobo zampettava per la Via, Yuna
sperava di veder apparire Wila. Ma si sa che i miracoli arrivano uno per
volta.
E il suo stava arrivando.
Come quel giorno, davanti a lei si materializzò una nuvola di polvere.
Ma quando questa si fermò, non apparve la ragazzina dai capelli neri.
Una persona, che tanto aveva atteso, era tornata dall’Oltremondo per lei.
“Tidus.. ma tu.."
“Shhh.. ho incontrato Wila.. mi ha detto di ciò che hai fatto.. ed ha
sacrificato la sua vita per riportarmi da te. Mi ha detto anche di darti
questo."
Era la vecchia Asta Veggente di Yuna, quando era invocatrice.
“Ma allora.. non era un non-trapassata.. l’ha detto solo per non spaventarmi,
perché io non fossi triste nel separarmi da lei.."
Ci fu un lungo silenzio spezzato solo dai singhiozzi di Yuna.
Gentilmente, per distrarla, Tidus le chiese di mostrarle l’invocazione di
Valefor.
“Sai, mi ricorda la prima volta che ci siamo incontrati.." si giustificò.
Meccanicamente Yuna cominciò a danzare. Ricordava ancora tutto il rito.. dal
cielo discese un punto luminoso, ed apparve Valefor in tutto il suo
splendore.
E dietro Valefor apparve una scia color madreperla, come quella.. di un drago
in volo.
Yuna giurò di non dimenticare mai chi le aveva ridato le cose più preziose
nonostante il suo tradimento.
Si sa che i miracoli appaiono uno per volta.
Ma, qualche volta, il destino fa un’eccezione.. e se una persona dal cuore
puro sacrifica la propria vita per rallegrarne altre, la morte stessa torna
indietro.
La scia luminosa ricomparve, e in un lampo di luce la figura di Wila si
stagliò davanti a Yuna.
Entrambe in lacrime, nel sole che ritrovava il proprio splendore e le
illuminava con gioia, si abbracciarono, mentre Tidus le guardava con
tenerezza.
Fine
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