La rivolta dei Guardiani
  ● Autore: Cristian/Pain27


Prologo

Dopo la sconfitta di Artemisia il mondo si è ripreso dalla lunga guerra della Strega.
Galbadia ha cessato le sue mire di conquista e lentamente Esthar si è aperta al mondo grazie alla guida del presidente, Laguna Loire.
La Lunatic pandora, che si trovava nel territorio Esthariano, è tornata ad essere oggetto di studio da parte di Odine e degli scienziati di tutto il mondo. Dopo numerosi mesi di Ricerca, Odine e i suoi collaboratori sono riusciti ad arginare il suo potere distruttivo.
Fisherman's Horizon è diventata una grande città grazie alla sua posizione cardine fra i due continenti. Attualmente i SeeD si sono stabiliti proprio in questa città e sono diventati un corpo militare esteso in tutto il mondo e garante di ordine e pace.
Nonostante infatti FH sia diventata la più rinomata accademia SeeD, vi è un'altra sede, nel Garden di Galbadia, diretta da Quistis Trepe.
Inoltre il Garden di Trabia è in ricostruzione. Selphie Tilmitt, alla fine della sua avventura, è tornata nel suo vecchio Garden dove è diventata l'anima della comunità Trabiana, che all'unanimità si è affidata a lei e alla sua inesauribile vitalità per la ricostruzione del Garden.
Zell Dincht si è stabilito a Timber. Qui ha trovato lavoro come giornalista per la redazione di Timber Maniacs, ricoprendo in poco tempo incarichi sempre più importanti grazie alla sua intraprendenza e la sua fama.
Rinoa Heartilly si è rivelata una strega dalle enormi potenzialità magiche, ma nonostante questo una strega buona, grazie anche all'amore di Squall Leonhart, dal quale non si è mai più separata. Insieme la coppia è riuscita a trovare un posto nel mondo per i SeeD e la loro gestione si è rivelata equilibrata e giusta.
Irvine Kinneas,che in cuor suo avrebbe seguito Selphie fino in capo al mondo, si era invece limitato a salutare tutti senza dare notizie sulle sue intenzioni sul futuro ed era scomparso.
..E Seifer?


Cap. I: La nuova vita

Seifer parò un fendente orizzontale, poi uno trasversale e subito dopo una zampata del pericoloso Grendell che aveva davanti. Si trovava in una pianura fra le tante delle terre Galbadiane e si stava allenando facendo fuori tutti i mostri che gli capitavano a tiro, quando ad un certo punto era stato assalito alle spalle dal Grendell che ora stava fronteggiando. Questo era insolitamente più forte della media e lo incalzava senza sosta. Parò un altro colpo della sua coda affilata e letale. Dopo quest'ultimo finalmente il mostro restò sbilanciato per un attimo; Seifer ne approfittò per un rapido contrattacco. Il suo avversario aveva riflessi fulminei, ma si basava sul solo istinto: una finta bastò a scoprire la sua guardia. Seifer ritrasse il gunblade e con un fendente ben diretto lacerò una zampa del Grendell, che emise un grido furioso di dolore e vendetta. Il mostro si lanciò in avanti e dopo un paio di colpi di coda lanciò una scarica elettrica dalle fauci, colpendo Seifer, che non si aspettava un attacco simile. Il colpo lo fece cadere a terra disorientato e riuscì a malapena a proteggersi con la sua lama quando vide la coda del Grendell calare su di lui. L'impatto fu così forte che sulla sua arma si tracciò un'incisione netta, rovinandone il filo. Questo mandò Seifer su tutte le furie: quando il mostro tornò all'attacco, si rialzò e lasciando cadere a terra l'arma ormai inutilizzabile, decise di ricorrere alla magia; con un gesto della mano, lanciò Firaga.
L'esplosione colpì in pieno il mostro, che però un attimo prima di perdere i sensi gli rifilò una tremenda zampata al torace, facendogli perdere i sensi.

Seifer si risvegliò su un letto di una casa di modeste condizioni. La prima cosa che vide fu il malconcio soffitto in legno, poi si guardò intorno, ancora stordito: distinse un armadio in legno malandato come il tetto e una finestra dalla quale penetrava un rossore tipico del tramonto."E' quasi sera.. sono rimasto privo di sensi per parecchie ore..".
Quindi si alzò, pur sentendo il dolore per il colpo che gli era stato inflitto, e cercò di concentrarsi.
"Dove mi trovo?".
Si affacciò alla finestra e vide che si trovava al secondo piano di un'abitazione di quello che sembrava essere poco più di un paesino o un villaggio.
"..Winhill? Cosa ci faccio qui?"
Scese le scale dell'abitazione e a piano terra trovò un tizio con uno strano cappello, seduto su una sedia e con i piedi poggiati su un tavolo, intento a leggere un giornale che aveva tutta l'aria di essere una rivista erotica.
Seifer lo fissò per un paio di secondi, poi riconobbe il copricapo texano e gli disse: "Tu sei il cecchino della parata..Sei Kinneas! Sei un SeeD!".
Il suo interlocutore lasciò cadere con noncuranza a terra la sua rivista e alzandosi gli rispose: "Seifer Almasy.. allora è così che ringrazi chi ti salvato la vita?
..In effetti, non è che mi aspettassi un qualche tipo di riconoscenza, ovviamente.."
"Beh, potevi semplicemente lasciarmi stare dov'ero. Me la sarei cavata ugualmente, in qualche modo."
Irvine rise. "Ah, davvero? Bene, allora mi sarà di lezione per la prossima volta. Per questa volta, limitati a mettere da parte il tuo astio verso di me e anzi ringrazia che io sia passato per quella zona."
"Astio? Non è rivolto a te il mio rancore, ma verso tutti i SeeD.. e lo sai bene."
Seifer rivide i cancelli dell'Arco di Trionfo abbassarsi, risentì il colpo di Irvine vibrare nell'aria e ricordò il suo vecchio rivale che si faceva avanti in macchina, in mezzo alla confusione..
"Beh - rispose Kinneas- allora non c'è motivo per cui tu debba fare così. Non sono più un SeeD."
Questo era vero: Irvine Kinneas, che era stato il miglior tiratore del Garden di Galbadia, si era ritirato dalla carriera dopo la vittoria su Artemisia e adesso viveva a Winhill, nella casa che era stata di Ellione e Laguna. La sua unica occupazione era di tenere a bada i rari mostri che entravano nella cittadina.
"Così hai appeso il fucile al chiodo, Kinneas! Devi aver capito quanto quel gruppo di.." Seifer fu interrotto da una fitta lancinante nel punto in cui era stato colpito; si dovette appoggiare al muro per non cadere a terra.
"Uhm, faresti meglio a non agitarti troppo, Almasy. Non sembri stare troppo bene. Sui fornelli c'è una mistura con dell'antidolorifico.. ti farà bene, probabilmente, anche se non sono mai stato troppo bravo in queste cose.".
Seifer di vide costretto ad accettare. Si avvicinò all'angolo cucina e bevve l'intruglio.
L'effetto benefico non tardò ad arrivare, ma a Seifer venne in mente un problema che ritenne molto più grave della sua ferita:
"Dannazione, Kinneas.. dov'è il mio Hyperion?"
Irvine si alzò, aprì un armadietto e ne estrasse l'arma, malconcia e con una grave ammaccatura a metà.
"L'ho conservato perché immaginavo bene quanto ci tenessi. Voi specialisti del gunblade vi affezionate parecchio alla vostra arma.. Ricordo bene che anche Squall non se ne separava mai."
A quel nome, il volto di Seifer si rabbuiò: "Non nominarlo in mia presenza.."
Quella che sembrava una velata minaccia suonò invece all'ex-SeeD solo come una richiesta accorata. Il volto di Seifer lo confermava. "Non gli hai mai perdonato di aver infranto il tuo sogno, non è così ,Cavaliere della Strega?"
"Cavaliere? Mi prendi in giro, Kinneas? Sono tempi andati, ormai. E non voglio ricordarmene."
"D'accordo, d'accordo. Ognuno ha i suoi fantasmi.. ma è da parecchio che non incontro qualche vecchia conoscenza. Si è fatta sera. Ti va di prendere una birra? Sicuramente ne sai più di me su cosa è successo in questi quattro anni e mi farebbe piacere essere informato."
Seifer non comprese appieno la proposta di andare a "prendere una birra" con un suo ex-nemico. D'altra parte, come aveva detto lui stesso, quelli erano tempi andati.
"Deve essere davvero orribile vivere tagliati fuori dal mondo, eh? E sia. Ma ricorda che certi argomenti sono dei tabù ed è meglio evitarli, con me."

I due passarono una serata strana, incerti se dare o non dare troppa confidenza all'interlocutore e cercando di riunire i pezzi dell'intricata storia di cui erano stati partecipi e di ciò che era successo dopo, durante quei lunghi 4 anni che erano passati da allora.
"Beh, Seifer, credo che tu abbia capito che io non sono diventato granchè importante.. ho preferito una vita tranquilla qui a Winhill. Ma tu? Cosa ci fai qui?"
"Passavo di qui per caso. Viaggio molto, senza una meta particolare. Dopo la sconfitta di Artemisia sono tornato a Balamb, dove ho trovato lavoro, anche se ho continuato a viaggiare molto... Mi limitavo ad andare in giro facendo fuori mostri, se è questo che ti interessa."
Irvine assunse un'aria quasi sorpresa: "Beh, ma oltre a uccidere mostri avrai qualche obiettivo, qualche desiderio.."
Ridendo, seppur con una nota di amarezza, Seifer gli rispose:
"Davvero credi che a me rimanga qualche sogno da realizzare o qualche desiderio che vorrei si avverasse? ...Irvine, il mio sogno si è infranto, si è distrutto. Un cavaliere della strega, senza strega, è inutile..E poi l'unica strega che esiste ormai al mondo, ha già il suo cavaliere."
Ad entrambi tornò in mente il volto dell'incantevole Rinoa.
Irvine si domandò,senza attendersi veramente una risposta:
"Chissà che fine hanno fatto, Squall e Rinoa."
"Davvero non lo sai? Viaggiando molto certe notizie si vengono a sapere, anche se io ne farei volentieri a meno.. però forse quaggiù, in questo posto sperduto, non giungono le voci del mondo." Disse Seifer.
"Ed è appunto per questo che mi sono rifugiato qui, mi pare fosse chiaro. Adesso non tenermi sul filo. Sono curioso."
"Se ci tieni tanto. Dopo qualche mese dalla sconfitta di Artemisia, mi risulta che i SeeD abbiano preso accordi con quelli della Fisherman's Horizon. L'intera accademia militare si è stabilita lì e ufficialmente adesso l'intera vecchia FH è un'accademia..la più grande al mondo. Squall adesso la dirige e lo chiamano "Capitano". Mi chiedo solo perché mai quei pacifisti di FH abbiano preso una decisione del genere..".
Irvine rimase interdetto. Quella era una cosa di cui non era assolutamente informato. Dunque erano finiti i tempi in cui il Garden di Balamb solcava i mari e attraversava i continenti.
Seifer aggiunse con un sogghigno: "Ah, invece il gallinaccio è diventato redattore di quella scalcinata casa editrice..la Timber Maniacs!" e si mise a ridere.
Per Irvine, quest'ultima notizia era inaspettata, ma non sorprendente. Zell era sempre stato una persona costantemente informata su molte cose, ma nonostante ciò immaginarlo dietro una scrivania era comunque abbastanza ridicola.
"Beh..In effetti è buffo."
Purtroppo Seifer non sapeva nient'altro. Chissà che fine avevano fatto Quistis, la Madre Edea, il preside Cid e soprattutto Selphie, si domandò Irvine.
Seifer cambiò argomento.
"In ogni caso al momento la mia preoccupazione più grande è il mio gunblade. Visto che non si può riparare devo al più presto procurarmene uno nuovo. Mi serve solo qualcuno in grado di costruire un'arma come si deve.."
Irvine annuì. "Purtroppo qui a Winhill non c'è nessuno in grado di renderti questo servizio. Il più vicino è a Timber: ci sono andato una volta per una modifica al mio Exeter e ho avuto modo di constatare che è un artigiano molto abile."
"Timber!" disse Seifer con stizza "E io come diavolo ci arrivo a Timber?Non ci sono mezzi di trasporto in questo luogo dimenticato dal mondo.. e io sono disarmato!" Era strano notare che Seifer aveva un atteggiamento così diverso da quando Irvine l'aveva conosciuto. Era sceso dal piedistallo.
"Forse sono davvero le circostanze che lo hanno fatto cambiare. E' ancora il Seifer di quattro anni fa, ma allo stesso tempo è così diverso..".
Irvine prese la sua decisione: "Beh, in fondo fare un giro fuori dalle colline di Winhill non è poi un'idea così brutta. Ti accompagnerò, Seifer.".
"Irvine, cosa ti fa credere che io abbia bisogno di una scorta? Ho le mie magie e anche se non ho più il mio gunblade né mi accompagnano i Guardiani, me la caverò lo stesso."
Irvine sorrise quando senti rinominare i Guardiani. "Intendi i G.F.?Non li uso più nemmeno io. Comunque sia, non vorrei mai trovarti di nuovo svenuto e doverti ospitare nuovamente, per cui verrò con te."
Per quanto Seifer fosse contrario all'idea di fare squadra con un suo ex-nemico, si ritrovò per la seconda volta nella stessa giornata costretto ad accettare.
"Le circostanze, come sempre, sono contro di me..Quanto ancora a lungo pagherò i miei errori, mi chiedo? Squall, se sapessi quanto sei stato fortunato. Hai preso la strada giusta e percorrendola hai incontrato amici disposti a tutto pur di aiutarti, hai trovato l'amore.. e adesso sei a capo dei SeeD. Io ho preso quella sbagliata e ho trovato un mondo arido e desolato..e ne pago ancora un prezzo terribilmente alto."
Mentre Seifer era così immerso nei suoi pensieri, si accorse che Irvine aspettava ancora una risposta.
"Va bene, Irvine.. non posso fare a meno di accettare il tuo aiuto.
Però voglio sapere perché lo fai. perché aiuti me, un tuo nemico? Non avrei esitato ad ucciderti insieme alla tua squadra.. questo lo sai bene. Quindi rispondimi: da dove viene tanta "pietà"?"
Irvine si accorse che aveva pronunciato l'ultima parola a denti stretti.
"E' solo che.. Credo che anche se sei sempre stato contro di noi, non sei mai stato tu il vero nemico. Come ci ripeteva sempre Squall, non esistono amici e nemici, sono le circostanze che li cambiano. Noi stessi abbiamo dovuto combattere contro Edea, contro la Madre, mentre tu la difendevi accanitamente. Come potrei dire che avevi torto? E chi può dire che eravamo noi in errore?
..Quindi non essere venale. Mi limito a seguire il mio istinto e in questo caso il mio istinto mi ha detto di aiutarti. Adesso sarà meglio che tu vada a riposare, così domattina partiremo per Timber. Puoi dormire al piano di sopra, tanto stanotte io avrò da fare."
Seifer non avrebbe saputo dire se Irvine avrebbe passato la sua notte fra una ronda e l'altra, oppure se avrebbe passato il tempo insieme a qualche ragazza del paesino.. ma in realtà non gli interessava granchè. Si congedò e tornò sui suoi passi,verso quell'abitazione malandata in cui aleggiavano ancora i ricordi di Laguna, di Ellione, di Raine.


Cap. II: La via per Timber

La mattina successiva Seifer si alzò presto. Scese le scale e trovò Irvine malamente sdraiato sul divano, con il suo fucile nella mano destra, per terra, e una bottiglia di liquore nella sinistra. Senza dubbio non aveva passato una notte tranquilla.
Decise di non svegliarlo e uscendo di casa prese il gunblade, dopodichè si avventurò nelle colline ai confini di Winhill per una passeggiata.
Quando fu abbastanza lontano, si girò per osservare il paese di campagna nel suo insieme e d'un tratto capì perché Irvine Kinneas avesse deciso di lasciare i SeeD, i suoi amici e il mondo tecnologico per andare a vivere lì: Seifer rimase colpito dalla pace, dal senso di serenità dei campi verdi e dalla vivacità dei colori di Winhill, immersa nei fiori. Erano, queste, tutte cose a cui non era abituato.
Quando provò a immaginare la sua vita trascorrere in un modo così tranquillo e calmo, però, fu attraversato da un senso di noia. Decisamente, non avrebbe mai potuto passare le sue giornate in un posto così monotono e chiuso in sè stesso.
Mentre era immerso in questi pensieri, fu raggiunto da Irvine.
"E' bella, è davvero meravigliosa Winhill, non credi, Seifer?"
"E' un paradiso in Terra, Irvine. Nonostante questo, non potrei mai viverci."
"La trovi noiosa. Non faccio fatica a crederci -gli rispose con un accenno di risata- ma per me è davvero il paradiso, come hai detto tu. Piuttosto, per quanto mi riguarda possiamo andare.. tu piuttosto che te ne fai di quello?" E indico l'Hyperion, che Seifer teneva stretto in mano.
"Quando muore un amico lo seppellisci in un posto dove sai di poterlo ritrovare. Allo stesso modo, lascerò questo mio.."vecchio amico" in un posto dove so di poterlo ritrovare. Andiamo..la strada per Timber è lunga."
Poco tempo dopo passarono accanto a una lapide che recava la scritta: "Raine".
Seifer si fermò.
"Raine è il nome di quella donna che si prese cura di Ellione..non è così?"
"Proprio lei. La gente di qui le voleva molto bene, e voleva bene anche ad Ellione e in fondo anche a Laguna." aggiunse Irvine.
Seifer conficcò per terra il suo gunblade, circa mezzo metro oltre la lapide.
"Lasciandolo qui, sono sicuro di ricordare."
Quindi si incamminarono verso Timber. Dopo innumerevoli incontri spiacevoli, arrivarono di fronte alle montagne che separavano Winhill dal mondo esterno.
"Scalare le montagne è una possibilità a cui avevo già pensato -disse Irvine- ma non lo consiglio affatto. Purtroppo i valichi sono pochi, contorti e non sempre agibili, senza parlare dei mostri. L'unica alternativa è.."
"..Attraversare la gola del fiume in secca." indovinò Seifer.
In realtà c'era stato un fiume che attraversava le montagne, c'era stato fino a tre anni prima circa, ma in seguito la sorgente si era esaurita e adesso restava una gola molto profonda che squarciava in due le montagne.
"In ogni caso è un luogo molto poco sicuro. Non ho idea di che tipo di mostri possano vivere in quel postaccio."
"Beh, i mostri possiamo sconfiggerli. -lo rassicurò Seifer- mentre se ci perdiamo fra le montagne sarà difficile restare vivi." e detto questo, si avviò con fare sicuro verso il letto del fiume secco, seguito con un accenno di riluttanza da Irvine.

I due camminarono a lungo all'interno della gola, che era disseminata di macigni, scheletri di qualcosa che nessuno dei due avrebbe saputo identificare e sedimenti di ogni genere. Quando furono ormai a circa due terzi del percorso, sentirono delle strida di dolore e di zuffa provenire dall'alto della gola, come se qualche mostro avesse deciso di fare rissa proprio sui bordi del precipizio. Seifer e Irvine ebbero appena il tempo di schiacciarsi contro la parete scoscesa prima che un Anacondar cadesse sfracellandosi a un metro da loro. "Ma che diav..!?!" esclamò Seifer, ma subito venne zittito da Irvine.
Rimasero immobili e in silenzio, mentre il serpente, gravemente ferito non solo dalla caduta ma anche da evidenti morsi che lo avevano dilaniato in più punti, emetteva gli ultimi sibili prima di morire.
Irvine fu il primo a muoversi. "Sarà meglio accelerare il passo." disse, e Seifer annuì seguendolo.
Ma dopo pochi passi furono frenati dalla visione di un Triarchigos spaventosamente grosso, che era atterrato poco lontano da loro come se il salto dal precipizio fosse stato di appena pochi metri.
"..Dannazione! Ecco cosa ha ridotto così quel serpente..Ma cosa ci fa un mostro simile in questa zona?"
"E lo chiedi a me?" gli rispose Irvine "..Siamo ancora in tempo a tornare indietro!"
"Tornare indietro? Dopo tutta la strada che abbiamo fatto? Scordatelo! Facciamo fuori questo schifo e andiamo avanti!"
Irvine Kinneas fissò Seifer, poi si voltò verso il Triarchigos. " ..e va bene, facciamolo a pezzi!" e mentre parlava, caricò il fucile.
Nel frattempo il mostro aveva preso di mira Seifer e lo assalì. Non si rendeva conto di aver davanti più di una semplice preda.
Seifer lanciò la magia e subito dopo una colonna di ghiaccio si alzò dal terreno esattamente mentre vi stava passando sopra il Triarchigos, lanciandolo in aria e facendolo volare indietro di parecchi metri.
Nel frattempo, Irvine era salito su un masso e, prendendo di mira lo sterno del mostro, sparò due volte, centrando il bersaglio e facendolo ruggire di dolore.
"E' finita, dopo un colpo del genere non si rialzerà più.."
Con sua stessa sorpresa, invece, il mostro a tre teste si rialzò e gli saltò addosso, colpendolo violentemente con una testata.
Irvine cadde dal masso e atterrò malamente a pochi metri da Seifer, che non ebbe modo di aiutarlo.
Alzando le tre teste, il mostro emise il suo gas velenoso. Fu la prontezza di riflessi a salvare Seifer, che si avvicinò a Kinneas e eresse una barriera magica. Così riuscì a evitare le nebbia letale che si era sparsa intorno a lui e a Irvine. Proprio mentre questa si stava diradando, vide spuntare le tre teste a pochi centimetri da lui, cercando di azzannarlo. Riuscì a malapena a bloccare le due teste laterali tenendole per il collo, ma finì a terra mentre il mostro lo bloccava col suo peso e cercava di colpirlo con la testa centrale.
Seifer urlò: "Kinneas! Dove diavolo sei finito!"
"Sono qui..sta' un po' fermo!" disse Irvine, e Seifer lo potè notare a pochi passi da lui, a lato del mostro; caricò uno strano proiettile nel fucile.
Senza nemmeno prendere troppo accuratamente la mira, puntò il fucile verso il Triarchigos e premette il grilletto. Un'onda d'urto micidiale spazzò via il mostro, tanto che Seifer impiegò due o tre secondi a realizzare che lo sparo aveva lo sbalzato via da sopra di lui e lo aveva appiattito contro la parete della gola, rompendogli con ogni probabilità tutte le ossa all'impatto e mandandolo definitivamente K.O.
"Maledizione, Irvine..ma che arma infernale hai per le mani?" Disse Seifer rialzandosi da terra.
Irvine posò il fucile in spalla e facendo spallucce rispose: "Non abbiamo mica battuto Artemisia giocando a carte.. cosa credevi?"
"Ma che cecchino spiritoso! Se avessi sbagliato mira a quest'ora sarei su quella parete assieme a quel coso, te ne rendi conto o no?!"
"Beh. Non sono di certo uno sprovveduto, Seifer.."
In quel momento, il Triarchigos, che era ancora schiacciato contro la parete, si staccò e cadde per terra. Sorprendentemente però, quando toccò terra sembrò essersi trasformato in polvere, sicchè si sbriciolò diventando un mucchio confuso di cenere.
Da quest'ultimo si alzò in cielo uno spirito, di colore rossastro trasparente.
"..Un Guardiano? E perché vola via?"
Ma Seifer era poco interessato al G.F: "..Non me ne importa niente. Andiamo, Irvine.
Usciamo da questa gola prima di trovare altre sorprese."



Cap. III: In attesa della nuova lama

Il resto del viaggio fino a Timber si rivelò pressochè tranquillo.
Il duo arrivò a Timber circa a metà pomeriggio e si recò immediatamente nell'armeria che aveva suggerito Irvine.
Il locale era modesto, ma ben curato e le armi appese ovunque sembravano di buona fattura. Irvine Kinneas parlò direttamente con l'armiere, il quale annuì. Poi il ragazzo si rivolse a Seifer, dicendo: "Lui è senza dubbio il miglior artigiano che io conosca..è lui che ha forgiato pezzo per pezzo l'Exeter, e sono certo che farà uno splendido lavoro anche per il tuo nuovo gunblade."
L'armiere, quando sentì la parola "gunblade", rimase piacevolmente sorpreso. Rivolgendosi a entrambi, dichiarò che non aveva ancora avuto occasione di modificarne nessuno,ma che aveva personalmente disegnato un progetto di sana pianta.
"E' un gunblade a tamburo, ma ha un design molto elaborato che lo rende meno maneggevole della media. Sia per i danni da taglio che da sparo, però, non ha rivali. Purtroppo mi mancano i materiali primi, altrimenti l'avrei già costruito da me. La lama deve essere solida ma leggera, poco spessa per non pesare troppo. L'ideale sarebbe una lega fra l'Adamantio e polvere lunare, che contiene uno strano agente legante. Non so come agisca ma funziona. Inoltre, l'impugnatura e il corpo della pistola dovrebbero essere in un materiale durissimo come la pietra, ma molte volte più leggero. Non ho idea se esista qualcosa di simile.."
Seifer si avvicinò al bancone."Bene, ho dell'Adamantio e una pietra lunare" disse poggiandoli sul bancone, "quindi la lama non è un problema. Per quanto riguarda l'impugnatura, credo di avere con me il materiale che cerca..."
E così dicendo, poggiò sul tavolo anche la sezione del corno di un Dragone Rosso, nera come la notte. L'armiere era sbalordito.
"Incredibile.. Sì, con questa potrei senza dubbio costruire il corpo..Posso?" e prendendo il pezzo di corno fra le mani si mise a squadrarlo da tutti i lati.
"..Allora? Che ne pensa?" disse Seifer.
L'armiere spostò lo sguardo su di lui e con un abbozzo di sorriso disse: "Sì. Posso farcela."
"Seifer, che ti avevo detto? E' il posto che cercavi." disse quasi orgogliosamente Irvine.
Seifer non riuscì a nascondere il sollievo: "Già." rispose semplicemente.
Poi l'armiere riprese la parola: "Dimenticavo, avrei bisogno anche di un frammento di scheggia Flare, anche di piccole dimensioni.."
Seifer non ne aveva nemmeno una. Aveva sempre odiato le schegge magiche, perché le considerava degli inutili surrogati della vera magia e scomode da usare in battaglia.
Stava quasi per chiedere all'armiere a cosa gli serviva e se poteva farne a meno quando Irvine, avendo intuito che Seifer ne era sprovvisto, disse: "Una scheggia Flare? Credo di poter ovviare io a questo problema." E ne posò una sul bancone.

Era ormai pomeriggio tardo quando Seifer e Irvine stavano prendendo alloggio all'albergo di Timber. L'artigiano aveva richiesto almeno 2 o 3 giorni per la costruzione del gunblade, assicurando che avrebbe posticipato qualsiasi altro lavoro. Era evidente che la costruzione di quell'arma gli premeva parecchio.
Dopo aver preso una camera ed essersi rinfrescati dopo il lungo viaggio, Irvine propose a Seifer di cercare notizie su Zell Dincht, e magari fargli una visita a sorpresa. Seifer non si mostrò entusiasta, tuttavia dopo l'aiuto che Irvine gli aveva dato non riuscì a dirgli di no.
Per prima cosa si recarono dove era più probabile trovarlo o trovare notizie su di lui, così, giunti alla sede di Timber Maniacs, chiesero in ricezione a riguardo. Non ricevettero però nessun aiuto, e furono invitati ad andarsene.
Quando stavano per girare i tacchi, però, Seifer vide la ben nota cresta bionda attraversare il corridoio principale e ad alta voce esclamò: "Ehi, gallinaccio! Quanto tempo!".
Zell Dincht riconobbe immediatamente la voce di Seifer. La sorpresa si dipinse chiaramente nel suo volto, mischiandosi alla stizza mentre si voltava nella sua direzione.
Si avvicinò con la lampante intenzione di buttarlo fuori dall'edificio, ma poi notò Irvine e disse: "Irvine! Da quanto tempo che non ti vedo.. saranno passati anni! Ma cosa ci fai con questo bastardo?"
Irvine stava per rispondergli, ma Seifer gli rubò la parola."Ehi, Dincht, non te la sarai presa perché ti ho chiamato gallinaccio? In fondo sarai così abituato alle tue fan che urlano il tuo nome che se ti avessi chiamato non mi avresti nemmeno dato retta.." e si mise a ridere.
"E cosa ti fa credere che te ne stia dando adesso? Mi sono avvicinato solo per mandarti fuori a calci nel culo; ringrazia Irvine della sua presenza se non l'ho ancora fatto."
Toccò, ovviamente, ad Irvine calmare le acque. Dopo aver chiarito la situazione, raccontarono a Zell di come Seifer fosse rimasto ferito, di come Irvine l'avesse soccorso e gli raccontarono del loro viaggio a Timber.

Zell era incuriosito dal fatto che Irvine facesse coppia con Seifer.
A differenza di Kinneas, infatti, Zell Dincht aveva sempre provato un odio viscerale per quel bullo con manie di protagonismo di cui aveva ricordo, e non riusciva a trovare nessuna motivazione valida per cui Irvine avrebbe dovuto aiutarlo.
"..Fosse stato per me l'avrei lasciato steso per terra." commentò alla fine.
"Non ho nessun dubbio che l'avresti fatto. Fossi stato io a trovarti per terra morente ti avrei dato il colpo di grazia." rispose allora Seifer, con il tono di chi dice una cosa ovvia o superflua.
Irvine rise: "Vi volete un gran bene, voi due. Non mi stupirebbe sapere che eravate così anche quattro anni fa, al Garden."
Nel frattempo gli impiegati di Timber Maniacs se ne stavano andando a casa, uno dopo l'altro, a testimonianza del fatto che l'orario di lavoro era finito.
"Ottima intuizione, Irvine.." confermò Zell "adesso però usciamo di qui. Avremo modo di parlare durante il tragitto. Allungherò un po' la strada, ma vi farò compagnia sulla strada di ritorno per l'albergo."
"Farai compagnia a Irvine. Io vi raggiungo dopo. Andrò a dare un'occhiata al progetto che l'artigiano mi ha proposto. Non l'ho ancora visto."
"Uhm. Bene, a dopo." disse Irvine, e insieme a Zell prese la direzione dell'albergo.

Zell ovviamente chiese spiegazioni a Irvine riguardo il fatto che avesse deciso di andare in giro con un tipo come quello. Lui gli rispose: "Inizialmente avevo deciso di buttarlo fuori casa non appena si fosse ripreso. Però parlando con lui ho notato che quella che noi credevamo malvagità, forse non lo era davvero. Credo che il suo modo di agire fosse solo la ricerca di un sogno. Forse, quando persino Fujin e Rajin gli hanno voltato le spalle, ha capito; ma come lui stesso ha detto quella volta, stava correndo e non poteva fermarsi. In fondo credo che lui e Squall siano molto simili, solo che.. Seifer non ha avuto nessuno che gli impedisse di sbagliare, e si è semplicemente lasciato trascinare.. mentre Squall è stato più fortunato."
"Stai forse concedendo a Seifer la possibilità di riscattarsi?" continuò Zell.
"Immagino di sì."
Zell sospirò. "..Voglio darti fiducia, Irvine. Forse hai ragione, anche se non ci spero del tutto.. Bah, Ecco l'albergo. Irvine, domani tu e Seifer venite alla redazione, vedrò di informare la ricezione di farvi passare. Devo parlarvi di una questione importante, e forse Seifer potrebbe esserci persino d'aiuto."
Pur non intuendo a cosa si riferisse Zell, Irvine annuì. "Bene,allora ci vediamo domani." e accennò un saluto con il cappello prima di proseguire.



Cap. IV: I Guardiani impazziti

L'indomani, come stabilito, Irvine Kinneas e Seifer Almasy si presentarono alla Timber Maniacs. Zell, vedendoli arrivare, liquidò velocemente due estranei e li fece accomodare. Tirò fuori da un cassetto delle fotografie corredate da appunti le schiaffò sulla scrivania. Mentre loro le esaminavano, iniziò a esporre:
"Queste fotografie riguardano due fatti molto strani che sono accaduti in queste settimane. Ultimamente sto lavorando per cercare di capire se sono collegati in qualche modo, ma finora non ho ottenuto nessun risultato. Innanzitutto.." disse indicando una foto che ritraeva la Luna "..sembra che i mostri lunari siano inquieti. Gli scienziati esthariani non riescono a capirne il motivo, visto che un Pianto Lunare così presto è impensabile e anche volendo molto improbabile."
Zell indicò poi un'altra fotografia. "Invece la ragazza che vedete qui era una studente del Garden di Galbadia. Come forse saprete, anche loro hanno iniziato a usare i Guardiani, e così è stato per questa ragazza. Ma il suo Guardiano, un elementale del Tuono, le si è rivoltato contro e l'ha letteralmente assalita, uccidendola."
"Ma è assurdo!" esclamò Irvine "..Non si è mai sentito di un GF che assale il proprio invocatore."
"E non è l'unico caso. Pochi giorni fa lo stesso è accaduto lo stesso a due studenti del nuovo Garden di Trabia, e ad un altro nel Garden di FH. Non so come l'abbia presa Squall, visto che tutti staranno chiedendo a lui a riguardo. E' per questo che vi ho informato delle mie indagini.. Forse dovremmo andare a controllare la situazione con i nostri occhi."
Irvine annuì. "Tu che ne pensi, Seifer?"
Seifer tradiva uno sguardo incuriosito, ma dubbioso. "Penso che non ne uscirà niente di buono e che Squall non sarà felice di vedermi... nemmeno io, in realtà. In ogni caso, non posso muovermi da Timber finché non sarà stato completato il mio gunblade. Se volete, andate voi."
"In realtà non credo che un giorno di ritardo farà la differenza. Anzi, restando qui mi sarà più facile ottenere altre informazioni a riguardo." replicò Zell.
"Beh, allora partiremo non appena Seifer avrà la sua nuova arma."
Seifer si sentì messo alle strette. Non capiva esattamente il perché, ma quella storia lo interessava parecchio: sentiva un'inspiegabile nostalgia per le battaglie, e quella storia gli parve era una promessa di una nuova avventura. In fondo gli era sempre piaciuto mettersi in gioco, specialmente se si trattava di un gioco in cui c'era da tirar di spada. Forse era così anche per Zell e Irvine.
Tirò un sospiro di rassegnazione. " Non lo so, davvero. Devo pensarci."
Si congedarono promettendo di incontrarsi in serata al Pub Aphrora.

Passeggiando per le vie della città, Seifer era immerso nei suoi pensieri.
Pensava a cosa facessero al momento Rajin e Fujin a Balamb, pensava a come sarebbe stato il suo nuovo gunblade e soprattutto pensava al suo incontro con le sue due vecchie conoscenze, Dincht e Kinneas. In realtà non li aveva mai considerati veramente dei nemici, ma solo degli avversari, degli ostacoli all'adempimento del suo sogno. Ma da quando il suo sogno gli era crollato addosso, si chiedeva, i suoi avversari cosa erano diventati per lui? Erano ancora tali?
Per lui combattere contro i SeeD significava più che altro combattere contro Squall. Lui era sempre stato il suo avversario, a prescindere da chi lo accompagnava in battaglia. Ma, esattamente come lo sapeva Squall, Seifer sapeva che la loro battaglia andava al di là delle loro posizioni, dell'essere SeeD o il Cavaliere della Strega.
Era un combattimento fine a sè stesso. Entrambi erano molto simili, ma avevano seguito strade diverse. Strade giuste e strade sbagliate, che avevano portato alla realizzazione dei sogni di Squall.. e alla distruzione di quelli di Seifer.
Ma dopo quanto era accaduto quattro anni prima, le sue certezze, le poche certezze che aveva avuto erano crollate. Sentiva di non avere più niente, semplicemente.
Per questo, l'incontro con Irvine e Zell era stato un campanello d'allarme. Non era una certezza, era solo una piccola possibilità di una svolta, ma ci si sarebbe buttato a capofitto. Avrebbe ricominciato a correre.

Le ore volarono mentre Seifer rimuginava. Per caso, passò di fronte all'Aphrora, e poiché a momenti sarebbero dovuti arrivare anche Zell e Irvine, decise di aspettarli. Sperava di far capire loro che aveva chiuso con il suo passato, ma sperava di farglielo capire senza doverne parlare apertamente; odiava fare discorsi di quel tipo. Il primo ad arrivare fu Zell, poi giunse anche Irvine. Presero un tavolo e, dopo aver ordinato, Seifer prese la parola, tagliando corto: "Verrò con voi a Fisherman's Horizon."
Zell non nascose la propria sorpresa:
"Beh, questa è bella. Non immaginavo saresti venuto con noi. Dunque, avrai l'occasione di rivedere Squall faccia a faccia. Mi chiedo cosa ti spinga a farlo: credevo vi odiaste."
Seifer capì che gli toccava dare una risposta difficile.
Con lo sguardo perso nel vuoto di chi sa già la risposta ma cerca di ricordare le parole giuste, disse: "Erano le diverse strade che avevamo preso a trascinarci e farci scontrare l'uno con l'altro. Nessuno dei due avrebbe potuto tirarsi indietro dalla lotta. Rivederlo sarà come incontrare un fantasma, ma forse non sarà un nemico."


Cap. V: La spada Caladbolg

L'indomani mattina Seifer decise di passare dall'armeria dove l'artigiano stava lavorando al suo nuovo gunblade. Entrò nel locale e poiché non c'era nessuno al bancone, chiese a voce alta: "C'è nessuno? Sono qui per il mio nuovo gunblade."
Dopo qualche secondo l'armiere si affacciò dalla porta del retrobottega e gli rispose:
"Oh, sei tu! Vieni, raggiungimi nell'officina. Ho quasi completato il mio capolavoro."
E sparì dietro la porta. Seifer aveva notato che aveva delle occhiaie paurose. Quell'uomo probabilmente aveva fatto le ore piccole lavorando. Non potè fare a meno di chiedersi perché mai si impegnasse così tanto. Forse era semplicemente pazzo o forse provava nel costruire armi una passione simile a quella che Seifer provava nel combattere.
"Uno strano paradosso", pensò. Ad ogni modo, superato il bancone, si avvicinò alla porta che dava nell'officina e dentro vi trovò l'uomo intento a fissare un piccolo frammento della scheggia Flare su un piccolo componente di metallo. Quando ebbe finito, l'artigiano prese il meccanismo e lo portò in un'altra stanza.
Seifer poteva sentire chiaramente il suono di un cacciavite automatico, suoni di scatti metallici e molti altri che non seppe identificare. Dopo un po' l'artigiano tornò nella stanza in cui era Seifer con qualcosa avvolto in un telo. I due tornarono nella bottega dove con loro sorpresa trovarono anche Irvine e Zell.
"Bene, i tuoi amici vedranno insieme a te il nuovo gunblade, probabilmente il migliore finora costruito.. il modello Caladbolg!"
E spostò teatralmente il telo che avvolgeva la nuova spada.
Seifer, ancor più di Irvine e Zell, rimase sbalordito dall'estetica di quell'arma.

Caladbolg era un gunblade dall'impugnatura nera e lucida. Nel corpo dell'arma, dello stesso materiale dell'impugnatura, erano inseriti il tamburo, il cane del fucile e molti altri componenti di un metallo che probabilmente era quella strana lega fra adamantio e polvere lunare di cui aveva parlato l'artigiano. Della stessa lega era fatta anche l'intera lama, che si innestava elegantemente nel corpo con delle rifiniture molto elaborate. Era di un colore grigio che si avvicinava al verde acqua.
Lo prese in mano per ammirarlo, mentre l'artigiano gli esponeva i dettagli:
"La lama, come puoi sentire, è molto più leggera di quella di qualsiasi altro gunblade, ma è solidissima. Il corpo è praticamente indistruttibile, e poi Caladbolg ha una particolarità: quando premi il grilletto si attiva la scheggia Flare. Più che un proiettile, potresti sparare delle palle di cannone!" ridacchiò. "Certo, se l'arma non fosse composta di materiali così resistenti, non riuscirebbe a resistere alla potenza della scheggia, e con tutta probabilità ti esploderebbe in mano."
"E' meravigliosa.." confermò Seifer provando qualche sferzata in aria.
"..ma mi dica quanto vuole per quest'arma. Pagherei qualsiasi prezzo, ovviamente, ma veda di non esagerare."
L'artigiano rispose di non preoccuparsi, e che la pietra lunare lasciatagli da Seifer e di cui gli rimaneva ancora più della metà bastava quasi già a ricompensarlo. Tuttavia, gli chiese 5.000 guil per la manodopera, che Seifer sborsò senza problemi, nonostante fosse quasi la paga di un SeeD alle prime armi.
"Bene. Se è tutto, sarà meglio che io vada: purtroppo abbiamo fretta. Grazie per l'ottimo lavoro. " e così dicendo, si congedò.
L'armiere, mentre se ne andava, intuì che quel ragazzo non aveva compreso quanto grande fosse stata la soddisfazione che gli aveva dato costruire la Caladbolg. Si augurò di averla consegnata in mani meritevoli.

Il viaggio verso il Garden a Fisherman's Horizon si rivelava lungo e noioso. Il trio era salito sul treno che da Timber arrivava a FH nel pomeriggio. Adesso si stavano riposando, in silenzio, concentrati solo sulle scosse del treno e pensando all'avvenire.
Tutti e tre, in particolare, si chiedevano se i Guardiani avessero abbandonato anche i SeeD più esperti e a cui erano più legati. Non riuscivano, ovviamente, a spiegarsi il perché di tutto ciò.


Cap. VI: Nuovi nemici e vecchi fantasmi

Quando ancora si trovava a poco più di metà del ponte che collegava Fisherman's Horizon con il territorio di Timber, il treno rallentò progressivamente e infine si fermò.
Zell, Irvine e Seifer uscirono dalla cabina e chiesero cosa stava succedendo. Un ragazzo in uniforme, forse un addetto alla manutenzione del treno, li informò che FH era nel caos, e che tutti i treni stavano tornando indietro. Nel frattempo, il treno si stava già rimettendo in movimento per tornare verso Timber. Seifer guardò i suoi due compagni di viaggio, e gli bastò mezzo secondo per decidere.
Dopo aver aperto di forza un portellone del treno, saltarono giù e si prepararono a un lungo cammino. Stranamente, incontrarono persino un numero non indifferente di mostri, che non avevano mai popolato il ponte di FH.

Quando arrivarono all'entrata ferroviaria della cittadina, ebbero modo di constatare che la situazione era a dir poco tragica: i SeeD e gli studenti del Garden combattevano contro mostri di tutti i tipi, mentre si susseguivano urla, esplosioni. Le matricole ,insieme agli abitanti di FH, scappavano dallo scenario di guerra in tutte le direzioni, confusamente, cercando riparo dalla lotta.
A Seifer e Zell tornarono in mente le scene di battaglia di Dollet.
Facendosi strada con la forza delle armi, raggiunsero il complesso dove sorgeva l'impianto solare e al cui centro c'era la casa del Capostazione Dobe.
Nel giro di quattro anni questa era scomparsa, e adesso vi era una torre di grandi dimensioni, che occupava tutto lo spiazzale al centro dell'impianto.
Seifer fermò uno studente che correva in preda al panico. "Dove possiamo trovare il Capitano dei SeeD?" gli disse scandendo bene le parole.
"E'.. forse è ancora.. nella Torre! Alcuni SeeD e lui stanno fronteggiando.. dei.. dei Guardiani!"
"E' successo anche a loro!" pensò Seifer. "Va bene. Adesso smettila di scappare. Raggiungi un SeeD e chiedi aiuto a lui, hai capito?!"
Lo studente inghiottì un groppo e rispose: "S..sì,signore!"
Dopodichè, tutti e tre si precipitarono verso la Torre. Quando giunsero al portone d'ingresso, però, si resero conto che era letteralmente congelato e coperto di ghiaccio.
"Dannazione! Ma che sta succedendo qui dentro? " disse Zell, rabbiosamente.
"Lo scopriremo presto! Fate fare a me e allontanatevi!" rispose Irvine, caricando un proiettile esplosivo nel suo fucile mentre si allontanava dal portone.
Quando anche Zell e Seifer furono abbastanza lontani, Irvine mirò al centro del portone e sparò il colpo. Il portone si ammaccò e sembrò sul punto di cedere, ma nonostante questo era ancora chiuso. "E' resistente davvero, quel coso! Forse ci vorrà una sforzo in più.." disse Zell prendendo la rincorsa verso il portone e lo colpendolo con una spallata. I cardini cedettero e il trio entrò.

L'ingresso della Torre era un ampio locale dove Seifer riuscì riconoscere i resti di alcuni divani e tavoli. Sfortunatamente il locale si era trasformato in un campo di battaglia, dove alcuni SeeD giacevano a terra, sfiniti, feriti o addirittura uccisi.
Nel mezzo videro Squall, Shu, Quistis, Rinoa e Nida che insieme ad alcuni altri SeeD combattevano contro due Guardiani che Seifer, sorpreso, riconobbe in Shiva e Diablos.
A causa del rumore che Zell aveva combinato sfondando il portone, tutti i presenti distolsero momentaneamente le loro attenzioni dalla battaglia in corso.
Irvine, giusto per fare scena, disse a voce alta: "Scusate il ritardo! Possiamo unirci alla festa?"
"Oh,Irvine.." disse Quistis "..e ci sei anche tu, Zell, e..Seifer? Che ci fai TU qui?"
" ..Come se non avessimo già abbastanza grane." confermò Rinoa.
Seifer si aspettava una reazione simile, ovviamente. "In realtà sono venuto insieme a loro per aiutarvi a risolverle, le grane.."
Zell colse l'occasione per chiudere la questione. " Non sta mentendo. E poi è sempre un aiuto in più. Credo che ne avremo bisogno."
Squall era confuso. La situazione era già abbastanza difficile anche senza che ci si mettesse in mezzo Seifer. "Cosa ci fa qui?" si chiese. D'altro canto, aveva ben altro da fare che mettersi a litigare con lui. Decise di fidarsi di Zell.
" Zell e Irvine, aiutate gli altri con Diablos.. Seifer, noi ci occuperemo di Shiva."
Poi, quando questi si fu avvicinato, gli mormorò: "Ti tengo d'occhio.."
Seifer si mise in guardia. "Forse faresti meglio a tenerli entrambi sul vero nemico, invece."
Nel frattempo, I due Guardiani avevano assistito impassibili alla scena. Dopodichè Shiva, con la voce che avrebbe avuto il ghiaccio se avesse potuto parlare, disse:
"Dieci, venti o cento non fanno differenza per noi. La vostra lotta è inutile, umani!"
"..E ve ne accorgerete presto." concluse Diablos. Poi aprì il palmo della mano, nel quale comparì una sfera di energia nera. "Scansatevi!" urlò Rinoa, un attimo prima che il Guardiano la scagliasse. La sfera esplose vicino a Nida, che non aveva fatto in tempo ad allontanarsi, risucchiandolo in un vortice e scagliandolo pochi secondi dopo contro alcune macerie.
"Nida!" Urlò Shu, correndogli incontro per soccorrerlo; mentre correva, però, le si parò davanti Shiva, pronta a lanciarle contro la sua tremenda Polvere di Diamante.
Fortunatamente Squall intervenne, colpendola un attimo prima che sferrasse l'attacco. Shiva invece, che riportava adesso un profondo squarcio al fianco, non sembrava eccessivamente sconvolta: dopo pochi attimi, infatti, la ferita si cristallizzò, richiudendosi.
"Sembra fatta di nebbia.." pensò Squall.
Seifer si avvicinò a Squall, dicendogli: "Adesso capisco perché vi stanno creando così tanti problemi.."
"..Era ora che te ne accorgessi." tagliò corto Squall, ed entrambi le si scagliarono contro.


Cap. VII: Il Messaggero e La Regina dei Ghiacci.

Poco più in là, Irvine, Zell, Quistis e Rinoa fronteggiavano il temibile Diablos, nel quale i proiettili di Irvine affondavano come sassolini in uno specchio d'acqua.
Il Guardiano li teneva sotto pressione con i suoi incantesimi, contro i quali l'unico rimedio erano solo la prontezza di riflessi e le barriere magiche.

Rinoa sembrava essere l'unica in grado di nuocere a Diablos, che incassava gli incantesimi della strega, a differenza degli attacchi fisici. Quistis capì che occorreva cambiare tattica: ordinò che tutti i SeeD ancora in grado di combattere le fossero di completo supporto, al posto di lanciarsi in attacchi inutili e suicidi contro il nemico, proteggendo con incantesimi e se necessario anche con la propria vita quella di Rinoa.
I SeeD, nonchè Zell e Irvine, intuirono il da farsi all'istante.
Zell non aveva perso decisamente la sua grinta e agilità in quei quattro anni: riuscì a schivare con facilità gli attacchi del suo avversario e ad avvicinarsi indenne a lui: sferrò un calcio e lo colpì in pieno volto. Non gli recò alcun danno, ma il Guardiano, irritato, spostò l'attenzione su di lui, concedendo respiro al resto dei compagni.
Irvine invece sfruttava la sua arma dalla distanza per colpire il Guardiano con raffiche di colpi: anche questi erano assolutamente inutili, ma sembravano confondere Diablos.
Rinoa infine, che aveva intuito l'importanza del suo ruolo, sfruttava ogni momento in cui il guardiano era distratto per colpirlo con i suoi incantesimi da strega. Dopo alcuni minuti di battaglia, altri SeeD erano stati colpiti, a causa di un momento di distrazione o perché le loro barriere non avevano retto.

Rinoa, Irvine, Zell e Quistis e pochi altri continuavano ad incalzarlo, ma erano stanchi, e le loro energie si stavano esaurendo.
Diablos ormai sentiva l'odore della vittoria: "Stolti umani..senza di noi valete poco o nulla."
Si preparò concludere il combattimento: si alzò in aria, mentre un'enorme sfera si materializzava sopra di lui. Rinoa nel corso della battaglia si era accorta che nel momento in cui Diablos era colpito dalle sue magie, diventava per pochi attimi corporeo: restava da capire come sfruttare quel piccolo punto debole.
Adesso che Diablos si preparava a chiudere i conti, era il momento di tentare il tutto per tutto.
"Quando lancerò la magia, Diablos sarà per pochi secondi vulnerabile.. dovete approfittarne e colpirlo!"
Tutti i presenti le confermarono il loro appoggio.
Rinoa si concentrò per un attimo, poi con un movimento del braccio lanciò Sancta.
Diablos fu avvolto dalla luce bianca della magia. L'istante successivo, Zell prese la rincorsa, saltò e lo colpì in pieno petto, mentre Irvine sparava un proiettile esplosivo. Il Guardiano fu investito dall'esplosione e cadde pesantemente a terra.
Il Messaggero era stato sconfitto: cominciò a dissolversi, svanendo del tutto poco dopo.

Mentre la battaglia con Diablos giungeva al termine, più in là Squall e Seifer se la stavano vedendo con Shiva. Questa era dotata di una destrezza impressionante, tale che molto di rado i due riuscivano a mandare a segno qualche colpo; quando questo accadeva, le ferite inferte si rimarginavano all'istante.
Inoltre, Squall e Seifer dovevano prestare particolare attenzione ai movimenti della Guardiana.
Sapevano bene che il suo tocco bastava a congelarli all'istante: ogni attacco che tentavano era un rischio enorme. Fu Squall ad averne la dimostrazione concreta: dopo un fendente andato a vuoto, Shiva riuscì ad avvicinarlo quel tanto che bastava per afferrargli un polso. La tempestività di Seifer fu provvidenziale, che giunse in tempo a calare un fendente sul braccio della Guardiana, mozzandoglielo di netto.
Un attimo dopo il passaggio della Caladbolg non c'era già più traccia del taglio, ma il suo intervento servì a far mollare la presa su Squall, che si divincolò.
Sul suo polso si era già formato un sottile strato di brina ghiacciata. Con una smorfia di dolore, scosse il polso e riprese la posizione di guardia.
"Senza l'aiuto dei Guardiani, i tuoi riflessi mi sembrano un po' peggiorati, Squall..forse è meglio se vai a riposarti un po'." disse Seifer in tono vagamente di sfida.
"Vedrai, Seifer! A cosa servono i Guardiani se non hai l'esperienza?"
"Bene..dimostrami quanto vale la tua esperienza, allora!"
La Guardiana, dal canto suo, continuò a schivare i colpi e tentare il contatto con i suoi avversari che tuttavia le sfuggivano. Quando si stancò della situazione, si allontanò con un salto all'indietro e disse:
"I vostri colpi non hanno effetto su di me. Scivolano come una lama nella nebbia: sono incorporea e intoccabile. Se anche voi riuscite a schivarmi, questa battaglia è destinata a concludersi quando vi stancherete e non avrete più la forza per contrastarmi. E quel momento è ormai vicino."
Shiva non sbagliava: sia Seifer che Squall cominciavano ad essere stanchi e non avrebbero resistito a lungo..Ma entrambi si rifiutavano di perdere.
Il loro orgoglio e il loro animo battagliero gli impediva di accasciarsi a terra. Così, ripresero in mano le loro armi e caricarono Shiva, per l'ennesima volta.
Mentre correva Squall ebbe l'impressione di sentire, flebilmente ma allo stesso tempo molto vicino al suo orecchio, un ruggito.
Immediatamente sentì una nuova forza scorrergli nelle vene: la sua spada si infiammò e un attimo dopo colpì Shiva: sul suo corpo azzurrino come il ghiaccio comparve stavolta un'ustione.
La Guardiana soffocò un gemito di dolore, e con uno scatto si liberò dalla portata dell'aggressore, ma sfortunatamente finì nelle mire di Seifer, che era pronto a completare il lavoro che Squall aveva lasciato a metà.
Quando Seifer la attaccò, sentì il contatto della sua lama con la Guardiana, pur avendola colpita di striscio. Sfortunatamente bisognava fare i conti anche con l'incredibile velocità di Shiva: aveva avvertito il pericolo si allontanò nuovamente dai due. Con un tono che, impercettibilmente e per la prima volta, tradiva la paura, imprecò:
"Maledetti.. Come osate sfidare noi Guardiani?...Come osate colpire la regina dei Ghiacci?!"
Le mani di Shiva si illuminarono di un bagliore glaciale. Seifer e Squall potevano sentire l'aria trasformarsi in vapore ghiacciato tutto intorno a quel bagliore. I due si guardarono e si capirono all'istante, quindi si lanciarono contro la loro nemica. La regina rivolse lo sguardo su Seifer e scagliò su di lui la sua tremenda energia.
Per Seifer, quei pochi secondi divennero minuti. Pensò che sarebbe morto, e a quel pensiero, fu assalito dall'angoscia e da un'incontenibile rabbia. Quasi istintivamente alzò il gunblade sopra la spalla come se stesse sperando di fermare con un solo fendente l'onda devastante di Shiva. In quel momento, gli parve di avvertire proprio accanto a sè una presenza, con la coda dell'occhio, ma si accorse non c'era nessuno.
Nel frattempo Squall era già arrivato vicino a Shiva. La Regina avrebbe avuto il tempo di schivare l'attacco, ma Squall si fermò ad oltre un metro da lei: la sua spada era avvolta dalle fiamme. Il SeeD tagliò l'aria orizzontalmente e Shiva fu investita dalla fiammata.

Nello stesso secondo,Seifer era stato investito dalla Polvere di Diamante: tutta la distanza dal punto in cui era la Guardiana fino a dove si trovava lui era stato invaso dai ghiacci. Improvvisamente, però, il ghiaccio fu un taglio netto, e dopo un secondo si infranse come vetro, svanendo nell'aria. Seifer continuava a correre come se non fosse nemmeno stato sfiorato. Saltò quando le fu abbastanza vicino e la colpì con entrambe le mani sull'impugnatura, quindi atterrò accanto a lei. Shiva barcollò, forse già morta, evaporando letteralmente ancor prima di cadere a terra. La battaglia era finita.


Cap. VIII: Riunione alla Torre

Dopo la sconfitta di Diablos e Shiva, la battaglia nel Garden di FH poteva considerarsi conclusa. Gran parte dei mostri infatti era scappata e si era rintanata chissà dove quando i due GF erano stati battuti: i restanti erano stati facilmente eliminati.
L'ambiente ora era teso e silenzioso. Tutti erano occupati a soccorrere i feriti, sistemare edifici pericolanti, pattugliare la città e svolgere altri incarichi.
Nell'aria, tuttavia, aleggiavano illimitati interrogativi. Da dove venivano quei mostri?
perché avevano colpito FH? perché sembravano essere capitanati da due GF? perché i GF si comportavano così? Che cosa succederà adesso?
Seifer, Squall, Zell, Irvine, Quistis e Rinoa si stavano dirigendo all'ultimo piano della torre dove avevano combattuto. L'intero edificio, di oltre 10 piani, era senza dubbio il cuore del Garden, e di conseguenza dell'intera cittadina.
Vi trovavano posto tutti quei locali che prima erano stati nel Garden di Balamb: nei due piani sotterranei era situato il centro addestramento e il garage, al piano terra la hall, che era stata devastata dal combattimento, mentre nei piani superiori vi erano due dormitori, la mensa, un piccolo pronto soccorso, e la biblioteca. In un piano avevano trovato posto anche un'officina di un armiere e un negozio di accessori.
Seifer seguì gli altri all'interno di un ascensore. Questo percorreva esternamente la torre, così Seifer si ritrovò davanti agli occhi il panorama di FH, illuminato nella sera che iniziava a calare.

La città si era ingrandita di molto, ed era stata sistemata e migliorata sotto molti aspetti.
Senza dubbio ad opera degli esperti tecnici residenti lì, erano state rimesse a nuovo tutte le ferrovie che attraversavano la città. Erano state costruite strade e passaggi pedonali simili a quelli Esthariani, anche se più discreti, ed era presente un vero e proprio centro abitato; sopra tutta FH e in corrispondenza della torre centrale, era sospeso lo scudo di Centra. Seifer non aveva dubbi che si trattasse dello stesso scudo che aveva avuto il Garden di Balamb: forse era stato messo lì per nostalgia degli studenti, forse era solo simbolico, oppure aveva una funzione che a Seifer tuttavia sfuggiva. Esattamente sotto questo, dove una volta era stata la presidenza di Cid Kramer, c'era l'ultimo piano della torre, dalla quale Squall dirigeva i SeeD e dove aveva residenza, probabilmente insieme a Rinoa.
La nuova presidenza era composta di un unico, grande tavolo da riunioni, ed era allestita in modo sofisticato ma sobrio.
Squall, con un gesto, invitò i presenti a prendere posto. Infine si sedette anche lui.
Seifer era colpito dal suo atteggiamento. Sembrava che il ruolo di "Capitano" gli si addicesse.
"Che strana coincidenza rivederci tutti faccia a faccia." disse Quistis per rompere il silenzio.
"In realtà manca Selphie.." fece notare Irvine.
"Selphie..spero stia bene." aggiunse Rinoa "Dovrebbe essere al Garden di Trabia. Ho paura che come qui, anche a Trabia i Guardiani si siano ribellati."
"Sono sicuro che sta bene, Rinoa.." la rassicurò Squall "Nel garden di Trabia non ci sono SeeD. Ad ogni modo, la contatteremo al più presto. Adesso abbiamo molte altre cose di cui parlare. Ma prima di tutto, Seifer..immagino che tu voglia spiegarci il motivo della tua presenza qui fra noi."
Seifer sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata. Improvvisò: "Mi piacciono le guerre, non è una novità. E poi ero annoiato, e questa storia sembra qualcosa di importante: non voglio starmene con le mani in mano."
Zell intuì che non aveva molto altro da dire e colse l'occasione per fare sapere a tutti delle sue indagini.
"E' molto strano.." concluse Squall. "Sarei pronto a scommettere, come te, che tutto ciò è collegato. Ma purtroppo ne so quanto voi. Quistis, la situazione a Galbadia com'è?"
"E' stato simile a qui. Tutti i guardiani hanno voltato le spalle ai propri padroni e alcuni di essi hanno invaso il Garden. Appena mi sono resa conto della situazione ho ordinato l'evacuazione da parte delle matricole, e insieme ai SeeD del Garden abbiamo abbattuto i mostri e i guardiani. Fortunatamente non erano del livello di Shiva e Diablos e siamo riusciti a sconfiggerli.
Dopodichè ho raccolto dei volontari e sono venuta qui in treno per aiutarvi. Il resto lo sapete. Attualmente il Garden è gestito dai SeeD rimasti."
Squall annuì. "Un'altra cosa strana è il fatto che durante la battaglia ho avuto l'impressione di ricevere l'aiuto di qualche Guardiano. Sembra impossibile perché adesso non la sento più: avrei detto che sia stata solo un'illusione se non fosse che forse Seifer ha avuto la stessa sensazione." Seifer stava per rispondergli che a maggior ragione era stata solo un'illusione, visto che lui non aveva mai avuto un Guardiano al proprio fianco, ma improvvisamente entrò trafelato un SeeD, aprendo con foga la porta:
"Capitano..scusi se interrompo la riunione, ma sta aspettando in linea il presidente Loire.. Mi ha detto che è una questione urgentissima. Accenda il maxischermo, il collegamento è già attivo!"
Intuendo cattive notizie, Squall si alzò e accese lo schermo, sul quale apparve la figura di Laguna Loire. Sembrava nervoso, cosa insolita per un tipo come lui. I sospetti di Squall si consolidarono.
"Salve, Squa.. ah, ma ci siete già tutti! Che fortuna. Ascolta, Squall, tu e il tuo gruppo dovete venire urgentemente qui ad Esthar.Vi fornirò le spiegazioni necessarie appena arriverete.. La Luna sta ESPLODENDO!"
La sala riunioni si trasformò in un obitorio a quelle parole. La tendenza ad esagerare di Laguna era cosa nota a tutti, ma la notizia era comunque inquietante.
"Ci mettiamo subito in viaggio. Ce ne occuperemo personalmente, Laguna." gli rispose Squall, allibito, prima di interrompere il collegamento.
"Non c'è tempo da perdere. Andiamo subito al piano di sopra, c'è l'aerodromo." li informò Rinoa.
Seifer si stava avvicinando all'ascensore, quando Squall gli disse: "Seifer, sarà meglio che tu vada via. Il presidente ha richiesto la presenza dei SeeD."
Seifer si fermò. Tutti si fermarono. Seifer rivolse lo sguardo quasi senza parole, e ad alta voce gli intimò:
"Andare via? Io non sono arrivato fino a qui solo per essere rispedito a casa come un cagnolino! E' questo il ringraziamento per avervi aiutato a sconfiggere Shiva?"
Quistis avvampò per quelle parole. "Seifer..Noi non ti dobbiamo alcun ringraziamento." e proseguì verso l'ascensore. Zell e Irvine assistevano alla scena, senza sapere se prendere le difese di Seifer o accettare il volere dei compagni. Alla fine salirono tutti sull'ascensore, diretti al piano di sopra. Squall non si mosse.
"Non ti aspetterai che io creda a tutte quelle fesserie che hai detto prima, Seifer. Se sei qui non può essere solo perché hai voglia di combattere un po'. Se è solo per questo, è meglio che tu lo faccia da solo."
Seifer pensava febbrilmente. Era vero. Si era consolato pensando che si trattava solo della voglia di tornare a combattere, ma ora capiva che non era così e cercava una risposta. Squall proseguì:
"..O forse questa storia ti ha messo in testa un altro assurdo piano dei tuoi?"
Stavolta Seifer reagì. "Un piano dei miei?! Svegliati, Squall! Il tempo dei giochi è finito! Sono passati quattro anni.. Dopo tutto quello che è successo, è già tanto che io sia rimasto vivo.."
Seifer si zittì. "No, non c'è nessun grande obiettivo personale dietro tutto questo. Non ho nessun sogno da realizzare."
"..Ma tu ora mi stai chiedendo di restare di nuovo solo, Squall.." mormorò infine Seifer.
Questa volta fu Squall a restare senza parole. Si rivide bambino, all'orfanotrofio, quella volta in cui si promise che ce l'avrebbe fatta anche da solo: ma alla fine lui non ce l'aveva fatta a vivere da solo. Alla fine Squall aveva capito che nessuno poteva vivere da solo, e nessuno poteva essere felice da solo. Ma poi lui aveva incontrato Rinoa: che fortuna aveva avuto! In un attimo comprese ciò che Seifer non avrebbe osato dire: nemmeno lui poteva riuscire a vivere da solo; lui non aveva nessuno; lui avrebbe preferito restare solo che chiedere aiuto a qualcuno; lui era troppo orgoglioso per farlo.
Capì che la sua decisione lo condannava a restare solo, e Squall sapeva bene quanto era doloroso.
Si voltò e gli rispose: "Io non posso aiutarti, Seifer. Ma non ti chiedo di restare da solo. Puoi venire con noi, se lo desideri."


Cap. IX: Trabia è in pericolo!

Il gruppo arrivò ad Esthar la mattina del giorno seguente. Giunsero con un velivolo privato fino alla stazione aerea e in breve tempo furono da Laguna.
Questi li aspettava insieme a Odine: i due erano impegnati in una accesa discussione.
"Inaccettapile! Popolazionen katrà in paniko! Toppiamo mantenere kalma!" inveì Odine, con il suo tipico accento.
"Mantenere la calma? Le altre nazioni hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo e devono poter correre ai ripari!"
"Nein! Kuesto è affare ke pozziamo rizolfere senza skatenare putiferio!" replicò ancora Odine.
"Insomma, che sta succedendo, Laguna?" esordì Squall quando si rese conto che la loro presenza non era stata ancora colta dai due.
"Oh,siete qui! Finalmente! Lasciamo stare i dettagli e passiamo direttamente al punto.."
Odine con la sua solita irruenza gli tolse la parola e proseguì: " Ieri kualkosa è esploso su zuperficie lunare! Su Luna ezzerci kratere enorme! Kuardate su skermo!"
Quindi Odine azionò una proiezione olografica dove comparì la superficie Lunare. La data riportata in basso a destra corrispondeva alla notte del giorno precedente.
Nella ripresa, si vedevano distintamente i mostri che si raggruppavano e disperdevano. All'improvviso, un'esplosione colpiva il suolo lunare. Subito dopo, era possibile vedere il grande cratere che si era formato e una moltitudine di piccoli asteroidi nel cosmo.
"Non appiamo ankora kapito kosa appia profokato esplosione. Ma non ezzere kuesto fero proplema.."
Laguna riprese la parola: "Già. In realtà il vero problema sono quei piccoli asteroidi. Per adesso sono sospesi nello spazio e sono attirati dalla gravità lunare, ma i calcoli di Odine hanno dimostrato che presto quei frammenti verranno attirati nell'orbita terrestre. Il punto di collisione non è stato ancora calcolato esattamente, ma Odine ipotizza che si tratti della porzione di pianeta del continente di Trabia."
"Assurdo..ma noi cosa possiamo fare per questa catastrofe?" disse Zell.
"Fostra mizzione è fare zaltare in aria azteroidi! Tottore fi spiega: krante meteora fiene attratta ta krafità terestre, ma se più pikkola, si perte in kosmo! Tofete acire prima ke frammenti entrino in atmosfera terestre. Fi imbarkerete su kapsule e ognuno ti foi andrà su azteroide tiferso: kuindi piazzerà karika esplosiva e tornerà su Terra. Kuando meteora esplode tifenta meteore più pikkole, e Terra è salva! Kapite cenio di tottore?"
"Gli asteroidi abbastanza grandi da venir risucchiati dalla gravità terrestre sono soltanto quattro. Due di voi resteranno sulla Terra."
"Se la missione fallisce..Se gli asteroidi si schianteranno su Trabia..bisogna far evacuare il Garden!" esclamò Irvine.
Squall annuì: "Usa l'aereo con cui siamo venuti qui e vai al Garden. Seifer, sarebbe opportuno che tu vada con lui. "
Seifer non aveva comunque nessuna intenzione di andare nello spazio. "Va bene." disse semplicemente.

Mentre Odine spiegava i dettagli al resto del gruppo, Irvine e Seifer giunsero alla stazione aerea e partirono alla volta di Trabia. Il viaggio sarebbe durato circa tre ore.
Irvine guardava dritto fuori dall'oblò e controllava freneticamente l'orologio.
Seifer notò la sua agitazione. "perché hai così tanta paura?"
Irvine finse di non intendere, ma gettò la spugna molto presto la spugna. "Sono in pensiero per una persona.. E' così evidente?"
"Parecchio. Non ti riesce bene nascondere l'angoscia."
"Non posso permettere che muoia. Senza di lei, chi manderà avanti il garden di Trabia?"
"A me pare più che altro che TU abbia bisogno di lei. Devi essere proprio cotto, Kinneas! Ma cosa ci facevi a Winhill? perché non eri a Trabia, insieme a Selphie?"
Seifer aveva fatto due più due, e aveva capito tutto. Irvine non sapeva cosa rispondergli. Forse voleva fuggire da lei, forse aveva paura che lei non lo accettasse nella sua vita.. Forse aveva temuto che Selphie fosse già troppo impegnata per trovare posto anche per lui nella sua vita. Così era fuggito, preferendo la solitudine a un eventuale rifiuto che l'avrebbe ucciso.
"..Non lo so." gli rispose invece.
Seifer preferì non infierire e non disse una parola per il resto del viaggio. L'amore era una cosa che gli era mai riguardata. Ricordò l'estate di cinque anni prima, con Rinoa e i Gufi del Bosco. Si era sempre chiesto se lei lo amasse. In realtà lui era stato molto legato a quella ragazzina dai capelli neri, invadente e sempre in movimento, ma non avrebbe mai definito "amore" il loro legame. Negli ultimi quattro anni invece la sua vita era stata troppo vuota, troppo immersa nella ricerca di una motivazione per continuare a vivere per poter trovare lo spazio anche per l'amore. Quest'assenza di amore nella sua vita lo fece sentire ancora una volta diverso dagli altri. Tuttavia, anche essere diverso era una cosa a cui era abituato.



Cap. X: La missione nello spazio

Squall, Rinoa, Zell e Quistis avevano ascoltato con attenzione le spiegazioni che gli vennero fornite sulla loro missione, dopodichè si erano recati al Lunagate. La tecnologia esthariana era avanzata molto e adesso le semplici capsule causavano uno stress minimo per chi vi alloggiava, sia in fase di partenza che di atterraggio. Inoltre erano state dotate di un sistema di propulsori per attutire gli schianti quando arrivavano a destinazione.
La loro missione era, sotto questo punto di vista, priva di eccessivi pericoli, ma era probabile che sugli asteroidi si trovassero mostri di ogni genere, e un combattimento con indosso una tuta spaziale era molto pericoloso. Le disposizioni erano semplici: atterrare, farsi strada fino a un punto determinato sull'asteroide, piazzare una carica esplosiva e filarsela a gambe levate. I quattro erano davanti alle loro capsule. Squall temette per un attimo per l'incolumità di Rinoa, ma si sforzò di non pensarci. Rinoa era diventata autosufficiente e sicura delle sue capacità. Inoltre, il legame fra una strega e il suo cavaliere era molto forte, e Squall avrebbe sicuramente intuito se qualcosa fosse andato storto..E sarebbe andato a salvarla. D'altra parte l'aveva già fatto una volta.
Le lanciò un'ultima occhiata, lei ricambiò con un sorriso che gli faceva intendere di non preoccuparsi e poi entrambi salirono.

Il lancio fu impeccabile. La precisione dei calcoli fatti permise ad ognuno di loro di arrivare perfettamente sugli asteroidi, senza alcun disguido.
La bomba doveva essere piazzata nella porzione di asteroide rivolta verso la Terra, così che l'esplosione allontanasse i frammenti dall'orbita terrestre. Odine, seppur stravagante, era un genio, e non aveva tralasciato nessun dettaglio.
Squall seguenado le indicazioni che gli venivano fornite, si fece strada in mezzo ai mostri e piazzò la bomba. Anche se con un leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia, anche Quistis completò il lavoro senza problemi. Per Rinoa invece la missione fu una passeggiata. A differenza degli altri suoi compagni, lei non correva alcun rischio dai mostri, perché i suoi poteri da strega le permettevano di ucciderli quando ancora erano troppo lontani per nuocerle, e le sue difese magiche erano impenetrabili. Finito il suo compito, tornò nella capsula e si staccò dall'asteroide.

Zell invece ebbe meno fortuna dei suoi compagni. Il combattimento corpo a corpo con indosso una tuta spaziale era pericoloso, e l'assenza di gravità non aiutava. Se qualche mostro fosse riuscito a lacerargli la tuta, gli sarebbe stato fatale.
Dopo un po' di pratica a rischio della sua stessa vita si abituò alla situazione e la sfruttò in combinazione con i propulsori della tuta per schivare i mostri, anzichè tentare di ucciderli. D'altra parte molti di loro, tentando di andargli addosso, finivano inevitabilmente per perdersi nello spazio. "Stupide bestie! Provate a prendermi!" pensò.
A metà del tragitto vide un Belos davanti a lui: piantava gli artigli nel terreno per avanzare in assenza di gravità e spintonava tutti gli altri mostri che lo dividevano da Zell. Sembrava inferocito. "Questo è diverso. Se non fosse una cosa impossibile direi che sembra intelligente."
Il Belos poteva rappresentare un grosso problema: non sembrava stupido, si muoveva con facilità e i suoi artigli erano pericolosissimi per la tuta spaziale di Zell.
Senza contare che lui non aveva molto tempo: la missione andava completata entro un certo limite di tempo, altrimenti sarebbe stato inutile.
Il Belos gli fu subito addosso. Zell spiccò un salto e restò sospeso sopra il mostro. Quando vide che il Belos, al posto di saltare e raggiungerlo, restava immobile, i suoi sospetti sull'intelligenza del mostro ebbero conferma. "Sta.. sta aspettando che io torni giù? Da non credere!"
Il tempo scorreva velocemente: Zell decise di rischiare. Azionò i propulsori della tuta e gli si lanciò addosso. Stranamente il Belos non reagì: Zell ne approfittò. Con un'unica mossa, piantò i piedi sul dorso del mostro e gli torse una zampa fino a romperla. "Una in meno!" pensò trionfalmente.
Tornato sopra il Belos, vide che quello continuava a non reagire, limitandosi a guardarsi attorno. Improvvisamente capì: Non riusciva a vederlo. Evidentemente si trovava oltre l'angolo di visuale del mostro, che non riusciva a vedere sopra di sè, nonostante si girasse da tutte le parti.
Zell quindi decise di non perdere tempo con il mostro e decise di oltrepassarlo mentre non guardava e piazzare la bomba. Era poco leale, certo, ma la situazione non permetteva scrupoli, specialmente con un mostro.
Quando atterrò dietro il mostro, questo si accorse della sua presenza e gli si lanciò addosso. Questa volta prese Zell di sorpresa: non aveva pensato che gli occhi non erano l'unica risorsa del mostro: probabilmente avvertiva le vibrazioni sul terreno. Un artiglio riuscì a segnare un taglio sul rivestimento esterno della tuta: piccolo, ma sufficiente a mettere in pericolo la vita di Zell, che capì immediatamente di non poter concludere la missione. Irato per essere stato messo così alle strette, afferrò il Belos per la coda e lo staccò dal terreno. Quindi lo scaraventò verso il vuoto, mentre il Belos si contorceva nel vuoto, cercando un appiglio.
Nel frattempo i tecnici da Esthar gli ordinarono di tornare indietro.
Zell cominciava a sentire un forte bruciore nella zona del taglio a causa del freddo cosmico, ma prima di andare via piazzò ugualmente la bomba nel punto in cui si trovava, sperando che potesse ugualmente servire a qualcosa.

Quando tornarono sulla Terra, Zell aveva il morale letteralmente a pezzi. Odine aveva già ricalcolato la traiettoria dell'asteroide e aveva scoperto che si poteva fare ugualmente esplodere la meteora, anche se purtroppo questo non bastava a evitare totalmente la minaccia. Infatti secondo i calcoli di Odine anche facendo saltare l'asteroide nel secondo esatto, qualche frammento sarebbe comunque arrivato sulla Terra, a differenza di quelli in cui la bomba era stata piazzata correttamente. Zell ad ogni modo non riusciva a farsene una ragione. Evidentemente sentiva il peso di ogni possibile persona che sarebbe potuta morire per sua colpa. Solo il pensiero che Seifer e Irvine erano in viaggio verso Trabia riusciva a dargli un po' di speranza.


Cap. XI: La Rinascita

Trabia, con le sue montagne e le sue foreste sempre imbiancate, era un luogo assolutamente sconosciuto per Seifer. A Irvine invece tornò in mente il Garden, quel posto consumato dai missili, dal fuoco e dalla miseria.
Ricordava di aver sofferto per Selphie, quando l'aveva vista inginocchiata in quel cimitero improvvisato. Gli parve di risentire le sue parole di promessa:
"I nostri sogni..li farò ancora più grandi, ancora più meravigliosi!"
Seifer ci mise poco a indovinare i pensieri di Irvine. Era improbabile che nel giro di quattro anni avesse rimesso piede a Trabia. Il Garden, nei suoi ricordi, doveva essere ancora il Garden devastato dall'attacco missilistico che lui stesso aveva inviato per ordine di Edea. Sentendosi coinvolto nella strage, si dispiacque per Irvine e Selphie.
"Quante cose cambierei del passato.." pensò.
Quando furono nei pressi del Garden, però, rimasero sorpresi.
La struttura era stata quasi completamente ristrutturata, a parte un settore che era ancora chiuso e in ricostruzione. Lì vicino aveva trovato posto una sorta di piccolo quartiere, con delle palazzine dove probabilmente alloggiavano studenti in maggiore età che preferivano avere un'intimità maggiore di quella offerta dal dormitorio.
C'erano anche qualche negozio e un'armeria, il che conferiva al tutto l'aria di essere il nucleo di una città fiorente nella disabitata Trabia.

"Guarda come il Garden sembra aver ritrovato la luce.. sembra che sia rinato dalle proprie ceneri. E Selphie.. immagina quanto avrà faticato per riuscire a risollevare questa comunità. Non ho dubbi, da quando è tornata qui non avrà fatto altro che mettersi al servizio di questa causa. Sarà stato un impegno enorme. Io..non posso permettere che tutto il suo lavoro vada perduto così."
Seifer annuì. "Questa gente ha già visto il mondo crollarle addosso. Questa volta possiamo impedirlo. Andiamo a cercarla."

Il Garden era pieno di studenti. Alla lontana ricordava l'atmosfera di quello di Balamb, ma allo stesso tempo, si respirava un'aria diversa. Alcuni studenti guardarono con curiosità i due estranei. Non ci fecero caso. Fermarono un'insegnante e le chiesero dove potevano trovare Selphie Tilmitt, aggiungendo che avevano molta urgenza.
L'insegnante li condusse nel campo. La trovarono intenta a tenere una lezione a degli studenti che erano poco più che bambini. Selphie non era decisamente il tipo consueto di "preside" che un Garden avrebbe potuto avere. L'insegnante le si avvicinò e iniziò a parlarle. Infine le indicò con lo sguardo Seifer e Irvine.
Quando lo sguardo di Selphie incontrò quello di Irvine, scomparve Seifer, scomparve l'insegnante, scomparvero i bambini e scomparve il Garden con tutto il resto del mondo.
Per un paio di secondi restarono immobili, entrambi senza fiato per lo stupore.
Poi Selphie battè le palpebre e si riprese. Chiese all'insegnante di prendere il suo posto per la lezione di scienze naturali e si avvicinò ai due.
"Ciao, Irvine! ..Saranno passati anni dall'ultima volta che ci siamo visti!" lo salutò. Poi si accorse della presenza di Seifer. "Seifer? Che ci fai qui... insieme a Irvine?" disse con amarezza.
Irvine e Seifer gli spiegarono la situazione, gli parlarono brevemente dei GF e poi la informarono dell'incombente minaccia. Selphie era sconvolta, e Irvine glielo leggeva negli occhi. Come lui aveva immaginato, nella ragazza si ravvivarono i ricordi del suo Garden distrutto dai missili, così Irvine incalzò per distoglierla dai suoi brutti pensieri. "Comunque siamo qui per aiutarti. Bisognerebbe evacuare il Garden. Dobbiamo fare in fretta, mancano poche ore al massimo."
Selphie annuì. "Si, dobbiamo fare evacuare il Garden, ma potrebbe non bastare! Hai detto che non sai dove cadranno gli asteroidi! E poi..Il Garden, se venisse distrutto di nuovo, io..oh, non posso pensarci."
A Seifer ritornò in mente di come il Garden di Balamb si fosse salvato dai missili grazie allo scudo di Centra. "Forse.." guardò in alto. Sopra di lui era sospeso uno scudo simile a quello di Balamb. "Forse possiamo salvare il Garden. Chi si è occupato della ricostruzione di quell'anello, dopo l'attacco missilistico?"
Selphie non comprese appieno il motivo della domanda di Seifer, ma era troppo sconvolta per obiettare, così gli rispose. "Tutte le riparazioni del Garden sono state supervisionate da me stessa. L'anello non era stato molto danneggiato, comunque è stato riparato seguendo il modello preesistente.. non so dirti altro.. "
"Non spererai che anche il garden di Trabia abbia un sistema simile a quello di Balamb e di Galbadia?" intuì Irvine.
"E' probabile di sì." gli rispose Seifer.
Selphie ci pensò un po' su. "Effettivamente potrebbe essere vero. Vedete, c'è una parte del Garden ancora non ricostruita. In quella zona si è aperto uno squarcio nelle fondamenta del garden, così è stato chiuso perché pericolante. Tuttavia alcuni esperti sono scesi a controllare, e sembra che ci siano degli strani macchinari. Da come me li hanno descritti potrebbero essere simili a quelli che c'erano nel livello MD del garden di Balamb!" esclamò Selphie, con un tono speranzoso.
Seifer ebbe la conferma che cercava. "Irvine, forse è bene che noi scendiamo a dare un'occhiata."
Irvine annuì: "Faremo il possibile, Selphie. Tu dai l'allarme. E fai evacuare questo posto!"
"Di questo si occuperà una mia amica.. Forse è anche più brava di me come organizzatrice, se la caverà benissimo! Io scendo là con voi.. Senza di me vi perdereste, mentre io ho un'idea più precisa perché mi hanno descritto la struttura, e poi voglio salvare il mio Garden ad ogni costo!"
"..Come preferisci. Bene, allora noi andiamo e ti aspettiamo là. Tu dai l'allarme e raggiungici!" gli disse Irvine. Poi aggiunse: "E.. non scordarti il nunchaku. Ce l'hai ancora, vero?"
"Ma per chi mi hai presa! Farò in un attimo! Andate! " e scappò via.


Cap. XII: I sotterranei del Garden

Il trio si stava calando attraverso delle contorte strutture meccaniche dall'aspetto fatiscente. I tecnici avevano appurato, nel corso delle loro ricerche, che la struttura un tempo doveva essere stata cilindrica e a più livelli, collegati fra di loro da una piattaforma centrale che scendeva e saliva come un ascensore. Se esistevano dei comandi per un eventuale protezione del Garden, questi dovevano essere stati piazzati sulla piattaforma.
Purtroppo la piattaforma era in fondo alla struttura. Il tempo, o l'attacco missilistico, o entrambe le cose, avevano danneggiato il sistema che permetteva alla piattaforma di muoversi, così sarebbe toccato a loro farsi strada fino alle fondamenta del Garden.
Se non altro, l'area sembrava priva di mostri.
Selphie, Irvine e Seifer stavano attraversando i livelli più superficiali, e scendevano grazie a delle scale metalliche situate senza una precisa logica, in punti sempre diversi a seconda dei livelli in cui si trovavano.

Tuttavia erano spinti dal tempo che stringeva, e dopo una lunga e difficile discesa giunsero all'ultimo livello; qui videro davanti a loro la famosa piattaforma. Su di essa erano collocati numerosi macchinari, con due pannelli di controllo. Uno doveva essere senz'altro quello che permetteva lo spostamento della piattaforma attraverso i vari piani. L'altro, con un po' di fortuna, poteva aiutarli a salvare il Garden di Trabia.
Mentre si avvicinavano, il ponte che permetteva il passaggio dalla struttura alla piattaforma si ritirò improvvisamente.
"E-Ehi! Fermo!" urlò Selphie.
"Che diavolo succede, adesso?!" imprecò Seifer.
In quel momento, un macchinario che sembrava inerte si azionò con uno stridio metallico un po' arrugginito e da esso si dipartirono tre bracci meccanici. Con voce cigolante e artificiale, il macchinario parlò:
"UNITA' DIFENSIVA DEL SISTEMA CENTRALE, LIVELLO 16. ESIBITE IDENTIFICAZIONE."
Selphie lo squadrò un po'. "Cosa vuole questo coso?!"
"Vuole che ci identifichiamo. Credo che non ci lascerà passare nemmeno con una buona scusa." le rispose Irvine.
"Bene, allora facciamolo a pezzi e passiamo lo stesso. Avete sentito, no? Difende il sistema centrale. E' quello che cerchiamo noi!" concluse Seifer, mettendo mano al gunblade.
"NESSUNA IDENTIFICAZIONE PERVENUTA. ARRESTO IMMEDIATO PRESENZE OSTILI. "
In quel momento i tre bracci meccanici si elettrificarono. Uno di questi,con uno scatto molto veloce,puntò dritto verso Irvine,che lo schivò per un pelo, tuffandosi di lato.
"Vuole friggerci! Adesso lo sistemo!" esclamò Selphie lanciando Thunder, che in genere era molto efficace contro le macchine. Il fulmine cadde dall'alto proprio sopra la macchina, ma venne assorbito completamente dai bracci meccanici elettrificati.
Uno di questi, subito dopo, aggredì la ragazza, che riuscì a scansarlo ma fu ugualmente colpita dalla scarica elettrica. Selphie si accasciò a terra con un gemito soffocato, mentre il braccio si preparava per una seconda scarica elettrica. "Selphie!...No!" pensò Irvine.
Fortunatamente, Seifer accorse colpendo il braccio, che si ritrasse, danneggiato, mentre un altro si lanciava nuovamente su Irvine. Il ragazzo si riparò dietro un pilastro metallico e disse a Seifer: "Seifer! Come sta lei?"
"Sta bene, idiota!Pensa alla tua pellaccia, piuttosto!" gli rispose quest'ultimo.
"Chi ha costruito questa macchina non conosceva il mio fucile! Stà a vedere..." Irvine ricomparve oltre il pilastro e in un istante prese la mira. Sparò due o tre colpi, che centrarono uno dopo l'altro i sensori del robot.
La macchina impazzì. Mormorò qualcosa di incomprensibile e cominciò a colpire a caso con gli arti elettrificati.
Irvine caricò un proiettile incendiario e lo sparò nel corpo centrale del macchinario, che esplose andando in fiamme. In breve tempo smise di agitarsi, e Irvine corse dai suoi compagni.

Seifer nel frattempo notò che il ponte per raggiungere la piattaforma era ancora ritirato. "Irvine, pensa tu a lei. Io vado a vedere cosa si può fare per il ponte."
Irvine annuì, silenzioso. Quando Seifer si fu allontanato, la aiutò ad alzarsi. "Come stai?Ce la fai a reggerti in piedi?" le chiese.
"Fammi provare ad alzarmi.. sono un po' stordita. E-Ehi! Mi sono pure rovinata i capelli!" esclamò lei, passandosi la mano sui capelli che si erano arricciati a causa della scarica elettrica.
Irvine rise. No, decisamente non era cambiata. Selphie era ancora quella di una volta.
"Se fossi svenuta, avrei dovuto portarti in spalla fino a lassù per il ritorno. Mi hai risparmiato una bella fatica!" scherzò.
"Sono certa che l'avresti fatto comunque.." gli rispose lei. Poi calò un silenzio un po' imbarazzante, fortunatamente interrotto dal rumore del ponte metallico che si muoveva.
"Ehi, voi! C'era un pannello di controllo. Ho sistemato il ponte. Avete intenzione di stare lì per sempre o possiamo salvare il Garden?" inveì Seifer.
Irvine e Selphie lo raggiunsero e attraversarono il ponte, fino alla piattaforma.
Qui trovarono il terminale per lo spostamento in su e giù della struttura e quello che, speravano, avrebbe azionato lo scudo di Centra..se esisteva.
Selphie notò che alla sua destra, nel pannello, c'era un piccolo sportellino, con una chiusura a chiave. La chiave era nella toppa.
"Se c'è uno sportello ci deve essere qualcosa che sta sotto, no? Forse allora.." senza aspettare risposte, girò la chiave e aprì lo sportellino. Sotto questo trovò una levetta.
Selphie guardò Irvine, poi Seifer: i due annuirono in risposta, e Selphie fece scattare la levetta.
Si accesero innumerevoli spie sul terminale e dopo un po' alcuni schermi cominciarono ad illuminarsi di verde. Comparvero su di essi alcuni dati tecnici del sistema e una mappa della struttura in tre dimensioni.
Basandosi sui dati comparsi sui monitor, Seifer iniziò a premere pulsanti e girare manopole. Sullo schermo apparve una voce in merito al sistema di "Difesa Esterna": forse era ciò che cercavano. Seifer proseguì e automaticamente si aprì un secondo sportellino scorrevole, sotto il quale una fessura richiedeva l'inserimento di un'ulteriore chiave.
"..E adesso che facciamo? Non abbiamo nessuna chiave."
"Prova con questa!" gli consigliò Selphie "è quella che ho usato io per accenderla forse funziona anche là!".
Seifer la prese e tentò di inserirla, ma non combaciava; la gettò a terra, contrariato.
Irvine, nel frattempo, aveva notato che alla chiave era attaccata una catenella spezzata. Quindi cercò con lo sguardo a terra, e qui vide una seconda chiave. La raccolse e la porse a Seifer. "Prova quest'altra."
Seifer la inserì. Stavolta combaciava perfettamente e la girò nella toppa.
Immediatamente, sullo schermo, la mappa tridimensionale allargò la prospettiva e mise alla luce l'intera struttura. Erano diventati visibili lo scudo di Centra al di sopra del Garden, la struttura cilindrica, la piattaforma e un nucleo meccanico al di sotto di questa.
"Cos'è quel coso che sta sotto di noi?" esclamò Selphie, osservando confusa lo schermo. In quel preciso istante, sentirono un gran chiasso di ingranaggi e motori in accensione sotto di loro, e si sporsero dalla piattaforma per vedere giù. Nello schermo, lo scudo si ingrandiva e iniziava a girare attorno al Garden.


Cap. XIII: Sotto le stelle di Trabia

Da Esthar, il dottor Odine e i suoi assistenti avevano fatto esplodere i tre asteroidi in cui la bomba era stata piazzata correttamente. Tutto era andato come previsto, a parte ovviamente la quarta meteora, che invece stava per entrare nell'atmosfera terrestre. Odine aspettava che la sua rotazione la portasse nella posizione giusta per farla esplodere. Ad un certo punto, mentre tutti gli altri attendevano il suo ordine, gridò sbracciandosi come un folle: "Atesso!! Fate ezplodere bomba! Ora!".
Pochi secondi dopo arrivò la conferma della detonazione; Squall, Quistis, Rinoa e Zell si erano nel frattempo recati da Laguna, che li aggiornò sulla situazione.
"Odine ha già fatto esplodere tutte le meteore. Adesso lui e il suo gruppo stavano calcolando quanti frammenti stiano entrando nell'atmosfera terrestre."
In quel momento, lo scienziato entrò tutto trafelato."Ne arriferà uno! Ne arriferà uno! Serfe efakuazionen!"
Zell si rabbuiò. Laguna invece fece calmare Odine e lo invitò a spiegarsi con maggior chiarezza.
"Un frammento katrà ficino Garden ti Trabia! Tobbiamo efakuare!".
"Va bene, ho capito. Irvine e Seifer saranno già arrivati.. speriamo che siano riusciti a fare qualcosa per il Garden. Adesso li raggiungeremo anche noi, tanto qui non possiamo fare più niente." disse Squall.
Laguna annuì. "Bene, andate pure. Io resterò qui a predisporre i soccorsi, nel caso ci fosse bisogno."

Nel frattempo Selphie, Irvine e Seifer erano usciti dai sotterranei del Garden. Quando finalmente furono fuori dalla zona in ricostruzione, ebbero modo di constatare il frutto dei loro sforzi.
Il sistema di difesa che avevano azionato si rivelò essere parecchio diverso dallo scudo di Centra di Balamb e Galbadia. Il Garden era circondato da una strana barriera luminosa e sembrava che l'intero edificio si trovasse al centro di una tromba d'aria. In alto, l'anello girava vorticosamente. Mentre osservavano quel prodigio, si resero conto che ancor più sopra dell'anello il cielo era macchiato da un piccolo puntino rosso. Una meteora si avvicinava alla Terra seguita da una scia di fiamme.
Quando la meteora si schiantò molti studenti avevano già evacuato il Garden, mentre altri si erano rifugiati all'interno di esso, fiduciosi che Selphie avrebbe trovato il modo di proteggerli.
La zona colpita direttamente dall'impatto fu relativamente poco estesa, ma l'onda d'urto danneggiò l'ambiente intorno. Fu solo grazie al sistema di difesa azionato da Seifer, Irvine e Selphie che il Garden non fu danneggiato, esclusione fatta per alcune palazzine minori che si trovavano all'esterno della barriera.
Passarono alcune ore prima che alcuni tecnici si addentrassero nuovamente nei sotterranei del Garden e riuscissero a disattivare il sistema di difesa, grazie alle istruzioni di Selphie. Quando la barriera finalmente si dileguò i tre videro comparirne al di là diversi studenti visibilmente in apprensione per lo stato del loro Garden. Insieme a loro c'erano Squall, Quistis, Zell e Rinoa.

Quella sera stessa Selphie, insieme ai suoi compagni, tenne un discorso all'intero Garden sull'accaduto, tralasciando ovviamente i dettagli più scomodi. Soltanto Seifer si era assentato alla riunione, dichiarando che non aveva molto da dire e che ad ogni modo la sua presenza non era necessaria.
Invece, Seifer preferì fare un giro nei dintorni del Garden, per riflettere un po' sugli ultimi eventi e per rilassarsi un po'. Sentiva il bisogno di tirare un respiro lungo e profondo e sapeva che in presenza di Squall e gli altri non avrebbe potuto farlo.
Così passeggiava, e senza averne pienamente coscienza, giunse nei giardini, con il suo fedele Caladbolg in spalla. Qui gli si mostrò nella sua bellezza surreale il paesaggio Trabiano: la neve ricopriva buona parte delle distese pianeggianti, delle foreste e delle montagne e sembrava luccicare sotto la luce della Luna e delle stelle. Seifer si concesse qualche minuto di contemplazione, così si sedette su un muretto, sbadigliò e si immerse nei suoi pensieri.
Ad un certo punto sentì distintamente i piccoli fruscii attutiti dall'erba di qualcuno o qualcosa che si avvicinava dietro di lui. Istintivamente, mise mano al gunblade, si girò di scatto e tese la lama davanti a sè, mancando la gola di una ragazza di appena trenta centimetri. Quest'ultima portò indietro un piede d'istinto: sul suo volto si delineò un'espressione di sorpresa, ma non di paura.
Seifer abbassò rapidamente la sua arma. "S-Scusa. Pensavo fossi un mostro."
Poi si rese conto di non aver fatto un bel complimento alla ragazza e con una smorfia di autocommiserazione si girò di nuovo, dandole le spalle.
La ragazza sorrise nel constatare la sua reazione e si appoggiò al muretto, a uno o due metri da lui. "Spero un mostro non così brutto, almeno... Comunque è passato da un pezzo il coprifuoco, sai?" lo informò in tono di falso rimprovero.
"Beh" commentò Seifer "non vedo come ti possa stare a cuore la mia salute. Semmai, credo sia effettivamente ora che le ragazzine vadano a letto."
"Oh, non vedo come ti possa stare a cuore la mia salute di "ragazzina"."
Seifer volse lo sguardo verso di lei. Stava sorridendo di nuovo, probabilmente divertita dalla sua sottile ironia. Seifer la squadrò per un attimo: il volto era gentile ma attento e scaltro, ed era incorniciato da capelli neri molto mossi, quasi ricci, che cadevano scompostamente sulle spalle. Appena sopra la tempia sinistra, un fermaglio d'argento che raffigurava un cristallo di neve luccicava alla flebile luce della Luna.
Distolse lo sguardo e tornò a guardare il paesaggio.
Dopo qualche secondo di silenzio, lei gli rivolse nuovamente la parola:
"Non sei del Garden, vero? Non ti ho mai visto.. e poi dalla tua faccia si direbbe che sia la prima volta che vedi le stelle da Trabia."
"E' così... Sono meravigliose."
"Già, lo credo anche io..."
"Tu invece studi in questo Garden, non è così? Le avrai viste molte volte. E' così bello ogni notte o sono stato fortunato a poterlo ammirare?"
"Si, sono di questo Garden..ma mi dispiace deluderti, non sei stato eccessivamente fortunato. Qui a Trabia ogni notte è così."
"Avete un gran fortuna, allora. Non ci si stanca mai di ammirare un paesaggio del genere." Esitò un attimo. "E' bene presentarsi. Sono Seifer."
La ragazza lo fissò con sguardo indagatore. Seifer notò che arrivava più o meno alla sua spalla e che doveva avere all'incirca qualche anno meno di lui.. Non era una "ragazzina", in fin dei conti. Indossava una felpa nera con la zip color argento, pantaloni neri, un cappotto nero color panna lungo fino alle ginocchia, delle scarpe nere e una cintura dello stesso colore del cappotto, con delle grosse borchie e una fibbia in metallo.
"Mi chiamo Nelis Eaglewings." rispose, quindi gli porse la mano, formalmente.
Seifer notò immediatamente che era troppo lontana perché lui riuscisse a stringerle la mano. Era evidente che anche lei se ne rendeva conto: il sorriso furbo si disegnò sul suo volto.
Seifer capì il messaggio e scese dal muretto. Le strinse la mano e si accorse che era calda.
Subito dopo però si rese conto che non era la mano della ragazza ad essere calda, ma la sua ad essere fredda. "Seifer, forse non sei abituato alle temperature di queste zone. Sei ghiacciato." commentò lei, ridendo.
"Probabilmente hai ragione. Beh.. visto che sei riuscita a trascinarmi giù dal muretto, ti andrebbe di fare una passeggiata?"
Stavolta fu Nelis a rimanere interdetta, ma subito dopo sorrise e si avviarono. Camminarono a lungo per il Garden. Presero confidenza in fretta e si raccontarono di loro: a Seifer fece piacere distrarsi dai suoi problemi e a Nelis piaceva ascoltare. Tuttavia Seifer si guardò bene dal parlarle del perché si trovasse lì e di cosa stesse accadendo. Inevitabilmente realizzò che non era libero di fare ciò che voleva.

Si era ormai fatta notte fonda. Erano arrivati di fronte all'entrata dei dormitori.
"Si è fatto parecchio tardi.." commentò Seifer. "Vorrei restare." si disse, "Ma.. perché dovrei? Che senso ha questa conversazione, questa passeggiata?
..Forse è meglio che vada. Non sono certo venuto qui per andare dietro alle studentesse."
"Domani è probabile che io riparta per chissà dove. Vorrei dormire qualche ora, prima di rimettermi in viaggio.." Cercò le parole giuste per congedarsi, ma non ne trovò neppure una. "Ehm..Il dormitorio maschile è da quella parte, vero?" le chiese. Lei annuì.
"Grazie per la serata, per la passeggiata, per tutto.. Nelis."
La ragazza sorrise. "E' stato piacevole chiacchierare con te..." esitò un attimo. "..Alla prossima, Seifer."
Subito dopo gli sorrise, gli schioccò un bacio sulla guancia e corse verso la sua stanza.
Seifer rimase un paio di secondi fermo a guardarla correre via. Poi scrollò la testa e se ne andò a dormire.
Nelis, invece, tornata nella sua stanza, si affacciò alla finestra. Respirò profondamente.
"Ha detto che domani partirà. Forse è stato meglio che sia andata così.."
Appoggiò i gomiti al davanzale e si mise le guance fra le mani. Ammirò Trabia, innevata, nel buio notturno. Il freddo le pungeva il viso chiarissimo, ma lei non ne avvertiva il fastidio. Ricordò quando Seifer le aveva chiesto se era una notte speciale. Lei gli aveva risposto che lì a Trabia ogni notte era uguale: aveva mentito.. Non aveva mai visto stelle così luminose.


Cap. XIV: La doppia faccia di una megalopoli

Il giorno dopo, di buon mattino, Seifer, Irvine, Squall e gli altri si riunirono per decidere il da farsi. "Per prima cosa" iniziò Squall "dobbiamo tornare ad Esthar e fare rapporto, senza contare che Laguna avrà senz'altro novità su quanto è accaduto. Odine starà sicuramente cercando l'origine dell'esplosione che si è verificato sul suolo lunare.
Rinoa invece mi ha detto di volere fare prima una visita a Fisherman's Horizon, per controllare che tutto vada bene. Tuttavia, la saprei più al sicuro con Quistis."
"Nessun problema. Vi raggiungeremo ad Esthar appena possibile." rispose Quistis.
"Perfetto. Tu, invece, Selphie.." riprese Squall "verrai con noi o preferisci.."
"Verrò con voi." lo interruppe Selphie.
"Sei sicura? ..Chi baderà al Garden in un momento così delicato?" obiettò Irvine.
"Non è un momento delicato..ne abbiamo viste molte di peggio! E poi sono sicura che sapranno cavarsela anche senza di me!"
"Bene, allora è deciso." tagliò corto Squall.
"Però.."aggiunse Selphie "ho bisogno di tempo, fino a stasera o domattina al massimo, per sistemare il Garden in previsione della mia assenza.."
Squall incrociò le braccia e tirò un sospiro, cercando una soluzione.
"Beh, non c'è problema..Resto io con lei e poi vi raggiungiamo! Sette o cinque non cambierà granchè, se doveste combattere!" propose infine Irvine.
Rinoa, Quistis e Zell annuirono all'unisono, complici, divertiti all'idea di lasciare da soli Selphie e Irvine.
Squall soppesò un po' la proposta di Irvine. Rinoa gli diede di gomito, per fargli capire di non tirare ancora a lungo la questione. "..E va bene, e va bene! Noi partiremo fra qualche ora. Tu e Irvine ci raggiungerete appena avrai sbrigato i tuoi impegni qui."

Seifer, Squall e Zell arrivarono ad Esthar nel pomeriggio.
Si diressero alla residenza presidenziale, dove Laguna li accolse entusiasta per l'ottimo risultato della missione. Squall rimase con lui per parlare dei dettagli e discutere delle ricerche di Odine, che fino a quel momento non avevano però dato alcun frutto.
Zell, invece, non aveva niente di particolare da fare, così decise di fare un giro per la città, anche perché era da parecchio che non visitava il continente esthariano.
Nemmeno Seifer aveva granchè da fare, quindi piuttosto che aspettare l'evolversi degli eventi, preferì accompagnare Zell.
I due ebbero modo di scoprire che Esthar, come tutte le megalopoli, era costituita da due città ben distinte: una, la Esthar illuminata dal sole, era la città modello che tutti ammiravano; ma bastava scendere più in basso, dove la luce del sole arrivava più flebile, per dimenticare facilmente di trovarsi ad Esthar. Questa fu infatti la sensazione che ebbero Zell e Seifer quando giunsero ai piani inferiori della megalopoli.
Qui era facile trovare un elemosiniere in un angolo della strada; qui la gente era vestita senza alcuno sfarzo; qui i volti non erano radiosi e tranquilli, ma vigili e in guardia.
Zell e Seifer stavano cercando una strada per tornare ai piani più alti, quando sentirono il rumore di uno sparo provenire da un vicolo. I passanti volsero lo sguardo un attimo, fermandosi, ma subito dopo si rincamminarono come se nulla fosse successo.
"Ma perché a nessuno importa? Potrebbe essere successo qualcosa di grave!" pensò Zell. Poi si rivolse a Seifer: "Andiamo a controllare!"
"Beh, tanto ormai la giornata è rovinata, peggio di così non può andarmi." si rassegnò Seifer.
Si precipitarono di corsa in direzione dello sparo e sorpassato un angolo, videro due tizi dal viso coperto in piedi di fronte a un uomo accasciato a terra, in una pozza di sangue; uno dei due aveva una pistola in mano.
Per un momento, tutto restò fermo. Poi i due assassini scattarono e si divisero: uno scavalcò agilmente un reticolo metallico alto due metri e mezzo, l'altro imboccò un altro vicolo. Subito dopo, Zell e Seifer si scambiarono un'occhiata, quindi partirono all'inseguimento.
Zell prese la rincorsa e con un salto si aggrappò al bordo del reticolato. Si issò e con un salto atterrò dall'altra parte: il suo obiettivo aveva un vantaggio di una decina di metri. Presto Zell avrebbe capito chi dei due era più bravo a quel gioco.
L'inseguimento continuò ancora per qualche centinaio di metri in corsa fra rifiuti e ostacoli di ogni genere; ad un tratto l'inseguito decise però di cambiare strategia e improvvisamente spiccò un salto e si appese a un tubo metallico orizzontale, quindi si issò, si aggrappò a un altro tubo verticale e da quest'ultimo riprese a correre su una grata metallica, che seguiva parallelamente il vicolo a circa quattro metri di altezza. Zell non fece in tempo ad inseguire il criminale aggrappandosi al tubo, così lo sorpassò e continuò a inseguirlo seguendo il vicolo.
Poco più in là il vicolo si immetteva in un altro vicolo perpendicolare, ma la grata continuava soltanto a sinistra. L'assassino non aveva scelta: doveva andare a sinistra,o fare un salto di quattro metri. Avvicinandosi però Zell capì che la biforcazione era in realtà un problema maggiore per lui che per l'inseguito: a sinistra, la strada era chiusa da un secondo reticolato metallico, che si congiungeva alla grata posta sopra; non era possibile andare da quella parte.. e l'assassino l'avrebbe seminato.
Zell, però, non aveva nessuna intenzione di arrendersi: era ora di mostrargli con chi aveva a che fare. Aumentò la falcata,e quando fu davanti al muro, si spostò sulla destra, saltò, piantò un piede sul muro e si diede la spinta per salire ancora più in alto, quindi si girò su sè stesso e piantò l'altro piede sul muro opposto, alzandosi ancora di più, abbastanza da potersi aggrappare alla grata. Guardò l'assassino e ghignò,trionfalmente. "Prova a fare QUESTO, se ci riesci!"
Questi, che era adesso a una dozzina di metri da Zell, si fermò un attimo, visibilmente colpito.
Subito dopo riprese a correre, ma si rese conto che poco più in là la grata si interrompeva e non aveva altra scelta se non saltare giù: Zell gli era addosso.
L'assassino saltò e atterrò malamente. Zell, dietro di lui, stava ancora percorrendo gli ultimi metri sulla grata: notò che con un salto abbastanza lungo poteva servirsi di una trave orizzontale come se fosse un gradino ,per poggiarvi i piedi e saltare ancora più in avanti. L'unico problema era che se avesse sbagliato, avrebbe colpito la trave con lo stomaco o l'avrebbe superata, facendosi seriamente male. Tuttavia si lanciò nel vuoto: sotto di lui l'assassino si rialzava e ricominciava a correre. Zell piantò un piede sulla trave, si diede la spinta e saltò ancora, con un tempismo sorprendente. Atterrò proprio sopra il suo obiettivo, rifilandogli un calcio all'altezza delle spalle, quindi finalmente toccò terra.
"E adesso facciamo i conti, bastardo!" gli urlò, ansimando per la stanchezza.
Subito dopo però si rese conto di sprecare fiato: il criminale aveva urtato violentemente la testa contro il suolo ed era svenuto.

Contemporaneamente Seifer stava inseguendo l'altro complice, che era di certo meno agile ma più aggressivo: si copriva la fuga sparando colpi alla cieca dietro di sè e obbligava Seifer a ripararsi dalle raffiche, allungando le distanze.
Quando stava per perderlo, lo vide entrare in un magazzino attraverso una porta di servizio.
Seifer entrò e si guardò attorno nervosamente, sgranando gli occhi: l'aria era pesante, calda e odorava di rifiuti chimici; l'unica fonte di luce erano degli strani neon, alle pareti, che emanavano una luce di colore blu intenso.
Improvvisamente l'assassino sparò due colpi e distrusse un neon, probabilmente quello che illuminava la zona dov'era lui. Seifer fece le dovute considerazioni: "Questo tizio sa dove si trova; sa come volgere la situazione a suo vantaggio e soprattutto..sa come farmi arrabbiare!"
L'assassino sparò ancora un colpo contro un grosso barile metallico, che esplose.
Seifer era poco lontano dal barile e si parò il viso con un braccio, istintivamente.
Mentre ancora si stava riprendendo , l'assassino sbucò dalla zona buia e lo aggredì.
Non aveva più in mano la pistola, ma in compenso aveva rimediato un tubo di uno strano materiale simile all'acciaio.
"Davvero credi di potermi tenere testa con un patetico pezzo di ferraglia?!" lo schernì Seifer. L'assassino però non gli diede retta e lo assalì.
Stranamente, il tubo non si piegava né si spezzava sotto i colpi del gunblade di Seifer.
"Povero stupido." disse a un tratto l'assassino "Questo tubo è di un materiale fatto apposta per resistere alla pressione e alla corrosione dei prodotti chimici più pericolosi.
Una lama non può scalfirlo!"
Seifer capì, ma la cosa non lo impressionò. Sfortunatamente per il suo avversario, non era la spada a fare lo spadaccino. Al secondo incrocio di armi si piegò all'indietro e non appena il suo avversario fece forza per sopraffarlo, si scansò e fece scorrere la sua lama sull'arma dell' avversario, tranciandogli di netto quattro dita.
L'assassino urlò, stringendosi la mano ferita. Poi all'improvviso estrasse la pistola e la puntò contro Seifer, ma non fece in tempo a sparare: il fendente di Seifer lo colpì, in pieno, uccidendolo all'istante. Il criminale cadde morto all'indietro.
Fuori dall'edificio, Seifer trovò Zell ad aspettarlo. Gli disse che aveva consegnato l'assassino ad un soldato esthariano e che poi l'aveva raggiunto sentendo il rumore di un'esplosione. Quindi gli chiese se il complice gli era sfuggito.
"Complice? No, Zell, sicuramente ti sbagli. Quell'assassino non aveva nessun complice. Adesso torniamo alla residenza presidenziale.. si è fatta sera." fece Seifer, con una nota di omertà.
"Uhm.. devo essermi sbagliato!" gli rispose Zell.


Cap. XV: La nascita del Garden di FH

Rinoa e Quistis giunsero a FH nel primo pomeriggio. La città si era ripresa dall'assalto dei Guardiani: le strade erano state sgomberate, i treni avevano ricominciato ad andare e venire come di regola, e gli abitanti di FH sembravano aver superato la vicenda. Rinoa tirò un sospiro di sollievo: ciò significava che come sempre, i SeeD avevano saputo rispondere prontamente alla situazione d'emergenza, e i cittadini di FH avevano fatto altrettanto.
Da quando lei e Squall avevano ufficialmente preso le redini di quella città tutto era filato liscio, con grande stupore per loro stessi.
In realtà, come Rinoa affermava spesso, era merito soprattutto dei SeeD: grazie a loro nella città regnava la pace e l'illegalità era una cosa quasi sconosciuta.
Mentre insieme a Quistis tornava alla Torre, si ritrovò a pensare a come si era ritrovata, da semplice ragazzina diciassettenne quale era, a dirigente di una città come FH.
Tutto era iniziato all'indomani della sconfitta di Artemisia, quando il preside Cid aveva annunciato il suo ufficiale ritiro dal suo incarico. Aveva intenzione di tornare a vivere a Centra, insieme a sua moglie Edea, e magari riaprire l'orfanotrofio. Nessuno lo biasimò per la sua decisione: "era tempo che quei due trovassero un po' di tempo per restare insieme." pensò Rinoa.
Cid, prima di andarsene, comunicò a chiare lettere che avrebbe lasciato la gestione del corpo dei SeeD a Squall Leonhart, il quale peraltro aveva già dimostrato ampiamente la sua validità in qualità di "Capitano".
La vera sorpresa, però, arrivò qualche giorno più tardi, quando, mentre ancora Squall cercava di raccapezzarsi nel suo nuovo incarico, venne a fare visita al Garden il capostazione Dobe.
Rinoa ricordava le sue parole distintamente: "Quando ho saputo del ritiro della scena di Cid ho cominciato a riflettere seriamente se fosse il caso che anche io mi facessi da parte. Alla fine ho deciso che era ora di andare in pensione."

Rinoa ricordò anche il suo stupore quando Dobe dichiarò che l'ultima sua azione quale Capostazione di FH sarebbe stata avviare la costruzione di un nuovo Garden nella sua città. "Ho capito di aver fatto un grosso sbaglio quando, decidendo che FH sarebbe stata una città pacifista, la privai della possibilità di difendersi. L'invasione galbadiana è stata la dimostrazione della nostra inadeguatezza. Ma adesso è ora di cambiare: se qualcuno deve porsi a difesa di Fisherman's Horizon, se c'è un corpo militare al mondo al quale so di potermi affidare, quelli sono i SeeD. E in cambio della difesa della città, gli ingegneri di FH costruiranno una struttura in cui gli studenti e i SeeD possano alloggiare."
Così era nata la Torre. Rinoa ci ripensò proprio mentre entrava nella hall, attraverso il portone che era stato sfondato da Zell giorni prima. Molti fra studenti, SeeD e cittadini si erano messi all'opera per risistemare il locale, ma si fermarono quando videro la ragazza entrare, cominciando a chiederle come stava, consigli e disposizioni sul da farsi riguardo la ricostruzione dei locali danneggiati.
Quella ragazza di appena ventun'anni era diventata in poco tempo la beniamina della città, e lei sentiva che il peso di quell'incarico era facile da sopportare proprio perché era benvoluta da tutti, e tutti erano pronti ad aiutarla, sebbene lei cercasse sempre di cavarsela da sè senza mostrarsi stanca o demotivata.
E poi c'era Squall. Lui si occupava già delle questioni più importanti, come quelle che riguardavano direttamente i SeeD come corpo militare. Lui era l'unica persona con la quale Rinoa metteva da parte il contegno e si liberava dello stress che accumulava giornalmente a causa del suo pesante incarico: e lui, puntualmente, la tranquillizzava e la faceva sentire di nuovo pronta per sopportare un'altra giornata. Squall era la sua valvola di sfogo, e lei sapeva che senza di lui a consolarla, non ce l'avrebbe mai fatta.Rinoa sorrise fra sè: non era mai riuscita a spiegarsi come facesse lui a resistere alla pressione del suo incarico senza battere ciglio. Forse era solo tremendamente razionale, oppure aveva il dono della pazienza.

Quando ebbe finito di parlare con i presenti nella hall, si ritirò nel suo appartamento per riposare un po' e sbrigare alcune questioni urgenti. Fece una doccia, si prese una pausa dal mondo. In serata, mentre stava leggendo alcuni rapporti, compito che sarebbe toccato al Capitano se non fosse stato dall'altra parte del mondo, arrivò Quistis a ordinarle di prepararsi per una cena. I SeeD di grado più alto e altre personalità cittadine che avrebbero sostituito lei e Squall durante la loro assenza stavano già per arrivare.
Rinoa prese in considerazione l'idea di scappare via seduta stante, ma appena lo accennò a Quistis lei iniziò a ridere, minimizzando. "Su, ci sono anche io a farti compagnia. Sono o non sono anche io un pezzo grosso? Se vedo che la situazione si fa troppo noiosa, invento una scusa e scappiamo!" scherzò.
Rinoa rise. Quistis la trattava come una sorella minore, e a lei non dispiaceva: il ricordo del suo invaghimento per Squall era lontano e archiviato, e Rinoa le voleva un gran bene.
Sbuffò e si andò a preparare per una lunga serata di carattere burocratico, determinata ad affrontare chiunque le fosse capitato di fronte.


Cap. XVI: L'ultimo pianto Lunare

L'indomani, a mezzogiorno circa, Rinoa e Quistis tornarono dal loro viaggio a FH: alla stazione aerea, trovarono Zell, Seifer e Squall ad attenderle con impazienza.
"Laguna ha detto di volerci parlare urgentemente. Immagino che Odine abbia scoperto qualcosa. Muoviamoci." le informò Squall.
"Ma.. E Selphie e Irvine?" gli chiese Rinoa.
"Loro arriveranno nel giro di un'ora o due. Noi però non possiamo ritardare più di tanto... Quando arriveranno, gli faremo sapere tutto. Adesso sbrighiamoci."
Quando arrivarono nell'ufficio del presidente, quest'ultimo stava come al solito discutendo animatamente con il dottor Odine.
"Non zi ha mai fisto koza del cenere!"
"E infatti non ci credo! Devi essere impazzito, altrochè!" Laguna passeggiava nervosamente per lo studio.
"Oh, insomma.. Che è successo, stavolta?" disse Squall, sconsolato, entrando.
"Ah! Finalmente siete arrivati!" esclamò Laguna. Poi si fece più confidenziale: "Con voi posso parlare: a Odine deve essere saltata qualche rotella.."
"Koza tici? Mie ricerche mai sbaliaten! Tottore ti fa kuartare, kosì tu capisce!" lo minacciò Odine, quindi accese uno schermo e su questo apparve una foto del suolo lunare, nella zona dell'esplosione.
" Kuartate centro kratere!" suggerì Odine. Era visibile l'epicentro dell'esplosione,un punto nero più profondo sulla superficie lunare. "Tottore non kuardafa kon ciusti okki! Kuello non ezzere zemplice krateren! Kuartate più da ficino!"
L'immagine eseguì uno zoom del puntino. Avvicinandosi, si riusciva a distinguere chiaramente che al centro del cratere c'era un buco.
"Ma che..?" esclamò Laguna.
"Ah-ha! Tu hai fisto atesso! In kratere esserci buko!" lo riprese Odine.
"Bene.." intervenne allora Squall "e cosa significa il fatto che ci sia un buco nella Luna?"
"Non ho più pallita itea!" ammise allora Odine. Poi volse lo sguardo allo schermo.
"Non sappiamo kon certezza kosa zi naskonda zotto superficie ti Luna! Forse è dentro Luna ke naskono mostri! Ki può sapere?"
All'improvviso, entrò nel laboratorio un assistente di Odine. Lo invitò a visualizzare sullo schermo il monitoraggio in tempo reale del cratere lunare. "Dottore..Lo strano buco che ci ha chiesto di monitorare.. sta uscendo qualcosa!"
"Koooosa tu tire?!?" esclamò Odine; poi fece come gli era stato detto. Sullo schermo apparve la ripresa. Qualcosa stava fuoriuscendo dal buco. Squall e Laguna collegarono immediatamente quella ripresa alla scena che avevano visto dalla base lunare Lunaside quattro anni prima: era un'orda di mostri.
"Un pianto lunare..?" sussurrò Laguna.
"Ma.. non può essere, è troppo presto!" disse Squall.
L' infinita massa di mostri che uscivano dal cratere continuava ad aumentare a gran velocità, come se l'intera Luna li avesse contenuti a stento e adesso avessero trovato una via di fuga.

La residenza presidenziale era diventata in poco tempo un viavai di tecnici, soldati, funzionari e assistenti. Secondo il dottor Odine, i mostri erano diretti su Tear's Point: lui stesso non poteva credere ai suoi calcoli, per il semplice motivo che quella struttura era stata costruita apposta per annullare il campo gravitazionale fra Terra e Luna. Invece, sembrava che i mostri ne fossero attirati.
Agli occhi di Laguna, Squall, Seifer e gli altri, la faccenda aveva preso una piega molto più che casuale.
"Non può essere tutto una coincidenza. Ci deve essere sotto qualcosa!" disse Laguna.
"Già." continuò Squall "da quando hanno attaccato Fisherman's Horizon sospettavo che fosse tutto premeditato. I Guardiani, per quanto non riesca a capire le loro reali intenzioni, hanno in mente qualcosa di disastroso."
Laguna annuì. "Beh, adesso non possiamo più permetterci di perdere tempo. Bisogna agire. Se niente di tutto questo è casuale.. se davvero i Guardiani hanno deciso di ribellarsi, non possiamo fare altro che combatterli. D'altra parte, l'assalto a Fisherman's Horizon sembra non lasciare margine di dubbio.. Speravano di eliminare i loro nemici potenzialmente più pericolosi: Voi SeeD."
"Il nostro obiettivo è arginare l'ondata dei mostri che piomberanno su Tear's Point, quindi.." suppose Quistis.
"C'è anche un'altra cosa." aggiunse Rinoa "Qualcuno deve andare a controllare cosa sta succedendo sulla Luna.. Dobbiamo dividerci in due squadre."
"Ma..dovremmo aspettare che arrivino Irvine e Selphie.." obiettò Zell.
"Non c'è tempo!" gli rispose Squall, nervoso. "Ci divideremo in due squadre e lo faremo adesso. Quattro di noi partiranno verso Tear's Point. Lì bisognerà supportare l'esercito esthariano e cercare di fermare il pianto lunare.. è sicuramente collegato in qualche modo a quella struttura. Il quinto aspetterà l'arrivo di Selphie e Irvine, quindi andranno sulla Luna per indagare su ciò che sta succedendo lassù."
"Selphie mi ha informato che con lei verrà anche una sua amica." aggiunse Rinoa "Ha detto che è un' ottima combattente, quasi al suo livello.. credi che sia in grado di andare nello spazio?"
"Una sua amica? Beh, se non è in grado può sempre restare sulla Terra. Selphie ha fatto come al solito di testa sua.. ma non possiamo pensare anche a questo. Speriamo solo che non sia un peso. Adesso pensiamo a comporre le squadre."
Squall ci pensò un po' su, poi decise di portare con sè Rinoa, Seifer e Zell, che preferivano di gran lunga combattere sulla terraferma. Quistis avrebbe aspettato l'arrivo di Irvine, Selphie e della sua amica, poi si sarebbero recati al Lunagate e sarebbero partiti per la Luna.

Dopo alcune ore, l'esercito esthariano al completo, insieme al gruppo in cui era Seifer, si muoveva alla volta dell'enigmatico Tear's Point. Laguna Loire, intuendo la situazione d'emergenza, aveva diramato una richiesta di aiuto anche alle altre autorità mondiali: Galbadia e la Repubblica di Dollet avevano risposto alla richiesta, ma Laguna si chiedeva se avrebbero fatto in tempo.
Nel frattempo, il cielo cominciava a tingersi di rosso, ma il flusso di mostri dall'interno della Luna non era ancora terminato.
Dalla stazione aerea di Esthar, Quistis aspettava impaziente l'arrivo di Irvine, Selphie e l'ottavo componente. Era curiosa di conoscerla, ma dentro di sè era cosciente che si trattava di una missione pericolosa.. e se la ragazza non fosse stata all'altezza delle parole di Selphie?
Forse avrebbero dovuto lasciarla sulla Terra: non se la sentiva di mettere a rischio la vita di nessuno e di certo non potevano permettersi nessuna palla al piede. Tuttavia decise di rimandare le sue considerazioni a quando l'avesse vista.
Dopo circa venti minuti di snervante attesa, i tre arrivarono: Quistis corse verso di loro non appena li vide avvicinarsi, per spiegargli che dovevano recarsi immediatamente al Lunagate. Poi la vide: insieme a Irvine e Selphie c'era una ragazza vestita di nero. Li raggiunse. "Finalmente siete arrivati! Venite con me, dobbiamo ripartire subito." Poi si rivolse alla ragazza. "Oh, tu devi essere l'amica di Selphie. Io sono Quistis Treepe, vi farò da caposquadra. Ascolta, mi fido molto delle parole di Selphie, ma il nostro caposquadra mi ha chiesto di assicurarmi personalmente delle tue capacità."
La ragazza non sembrava colpita dell'atteggiamento di Quistis. Aveva immaginato che avrebbe comunque dovuto guadagnarsi la fiducia degli altri componenti. Sorrise.
" Uhm? ..Okay. Immaginavo che mi sarebbe chiesto di dimostrare che non sarò un peso per voi.. Sono pronta in qualsiasi momento, Quistis."
A Quistis piacque il suo modo di fare. Sembrava che capisse la gravità della situazione, ma che avesse un motivo ben preciso per trovarsi lì. I suoi occhi neri erano determinati.
"No, adesso non abbiamo davvero tempo da perdere. Dobbiamo andare immediatamente al Lunagate. Lì ci imbarcheremo sull'astronave Lagunarock e ci dirigeremo sulla Luna. La nostra missione è indagare sulla strana esplosione avvenuta sulla superficie lunare, sul cratere e su qualsiasi indizio possa rivelarsi utile." spiegò Quistis.
Quindi si incamminarono verso il veicolo. Selphie rivolse la parola a Quistis. "Quindi andremo nello spazio! Vedrai.. Nelis ti dimostrerà che è perfettamente all'altezza della nostra missione!"


Cap. XVII: Il massacro di Tear's Point

Dentro il veicolo, Seifer, Squall, Rinoa e Zell aspettavano impazienti l'inizio della battaglia. Il teso silenzio fra di loro riportò la mente i tre guerrieri a quattro anni prima, quando attendevano l'arrivo a Dollet per il loro esame SeeD. All'improvviso, Zell esclamò: "Ehi, vi ricordate quando eravamo in viaggio per Dollet? Io mi ero alzato e mi stavo riscaldando..." e mentre lo diceva, si alzò e cominciò e sferrare pugni in aria. Rinoa lo guardava con aria interrogativa.
Squall colse il gioco di Zell e cercando di imitare la voce di Seifer gli disse: "Piantala.. Gallinaccio!"
Rinoa, ancora più sorpresa, fissò Squall come se gli avesse dato di volta il cervello.
Seifer cominciava a intuire il gioco di Squall e Zell. Un sorriso gli si dipinse sul volto.
Ad un certo punto Squall esclamò: "Seifer, che ne diresti di andare a dare un occhiata fuori?"
Seifer si aspettava che sarebbe arrivata quella scenetta. Assunse un'espressione da funerale e con voce lagnosa e gravissima gli rispose: "..Ricevuto!"
Rinoa, sconcertata, si alzò e con aria di rimprovero li apostrofò:
"Ma insomma.. stiamo andando a rischiare la vita e voi vi mettete a giocare?"
Si fermò un paio di secondi, squadrandoli dall'alto in basso. Poi gli diede le spalle, incrociò le braccia e imbronciandosi disse: "E poi a voi due le imitazioni non riescono proprio.."
Zell scoppiò a ridere.
Squall e Seifer si guardarono. Poi iniziarono a ridere entrambi.
Rinoa si girò di nuovo e restò un po' a guardare i tre che ridevano. Non riusciva a crederci, specialmente in una situazione così delicata. Si affacciò da un finestrino del veicolo e guardò fuori.
Quello che vide la fece restare senza fiato. Si rivolse nuovamente ai tre e disse loro di guardare il cielo. Seifer, Squall e Zell si alzarono e si affacciarono dai loro rispettivi finestrini.

Sopra Tear's Point, una colonna rossa composta di mostri si faceva strada nell'atmosfera terrestre. Tutto attorno, sulle pianure di Esthar, c'era confusione di fanti, unità aeree e di terra. Da nord si avvicinava l'esercito Esthariano, con carri da guerra pieni di soldati e automi; da est arrivavano le truppe della repubblica di Dollet, caricate su unità aeree; da ovest infine sbarcavano i soldati galbadiani provenienti da Deling City.
Ben presto, il Tear's Point fu circondato da un anello di soldati e aerei e veicoli che si stringeva sempre di più, mentre l'orda di mostri si schiantava su di esso.
Prima cominciarono a elevarsi fulmini bluastri dal luogo dell'impatto, mentre i mostri continuavano a scendere dalla Luna in una colonna compatta. Poi arrivò l'onda d'urto, che ribaltò alcuni carri e fece schiantare alcuni aerei. Infine, da lontano, un'ondata di mostri cominciò a espandersi come una macchia d'inchiostro sulle pianure esthariane.
Laguna si trovava su un'astronave di comando, insieme agli enti militari di Galbadia e Dollet. Per adesso si limitavano ad assistere all'orribile spettacolo. Aveva visto giusto: era imminente il confronto fra gli umani e i mostri lunari: nell'aria aleggiava l'odio cieco e incontrollato dei mostri misto al profondo risentimento degli umani contro gli esseri che da tempo immemorabile macchiavano il loro pianeta.
I mostri avanzavano lentamente verso l'anello di soldati: erano separati ancora da circa mezzo chilometro di arida, desertica terra esthariana. "Che posto ignobile per morire." pensò Laguna.
Poi, improvvisamente, dall'interno di Tear's Point, si levò un ruggito di drago e i mostri, a quel segnale, accellerarono il passo, cominciando a ruggire a loro volta. Laguna diede ordine di fare fuoco e lo stesso fecero i generali di Galbadia e Dollet: scoppiò il caos. Automi, fanti, aerei, carri armati ed astronavi presero a fare fuoco sui mostri, che continuavano ad avanzare incuranti di quanti di loro restassero colpiti.
Agli ultimi cinquanta metri che separavano i due schieramenti, i soldati smisero di fare fuoco, sfoderarono le armi da mischia e si lanciarono addosso ai mostri.
Ovunque i soldati si facevano largo fra i mostri, cercando di contenere la loro avanzata senza fine, mentre alcuni di loro venivano sopraffatti, azzannati, uccisi. Ovunque automi e carri da guerra facevano fuoco, eliminando interi gruppi di nemici alla volta, poi venivano assaliti dai mostri fino a che non venivano fatti a pezzi. Ovunque si susseguivano urla, esplosioni, sangue.
La battaglia purtroppo rischiava di avere una tragica conclusione, perché anche se i soldati di tutto il mondo si battevano valorosamente, i mostri sembravano non finire mai.

Squall e gli altri, dalle retrovie, assistevano inermi. Il loro obiettivo era dentro il Tear's Point, ma loro non potevano raggiungerlo. Stavano per decidere di buttarsi nella mischia, di tentare il tutto per tutto, quando Seifer avvistò, in lontananza, gruppi di persone in uniforme che scendendo da alcuni mezzi cingolati, si avvicinavano al luogo dello scontro. Quando si avvicinarono, li riconobbe: erano SeeD; a giudicare dalle uniformi, venivano sia da Galbadia che da FH. Un gruppo si avvicinò a loro: fra di loro c'era una vecchia conoscenza.
"Squall, Rinoa, Zell, Seifer.. sono felice di rivedervi. Sono arrivati i rinforzi!" Cid era invecchiato in quegli anni, ma il suo sorriso era contagioso come sempre.
"Preside.." mormorò incredulo Squall.
"Cosa c'è, non ti aspettavi di vedermi qui?" gli rispose lui. Poi, platealmente, gli mostrò con un gesto della mano tutti i SeeD che erano giunti dal mondo. "Quando ho saputo di cosa stava succedendo sono andato a Fisherman's Horizon. Lì alcuni SeeD mi hanno riconosciuto e mi hanno chiesto di aiutarli: volevano raggiungere Esthar e combattere, così ho diramato l'avviso anche al Garden di Galbadia e ho organizzato i gruppi che vedi. So di essermi preso una responsabilità che non era mia, ma d'altra parte.. questo era un compito che spettava a te."
Squall si rabbuiò. "Ha ragione. La ringrazio, preside Cid." e così dicendo, assunse la posizione di saluto dei SeeD come riconoscenza nei suoi confronti. Poi gli spiegò che lui, Rinoa, Zell e Seifer dovevano assolutamente arrivare al Tear's Point per capire cosa stesse succedendo. Cid prese subito le redini della situazione.
"I SeeD vi apriranno la strada senza alcun problema. Possiamo vincere questa battaglia. Mettetecela tutta, ragazzi!"
Poi chiamò un SeeD di alto grado e gli diede le disposizioni.
La battaglia infuriava senza sosta. L'arrivo dei SeeD aveva riequilibrato le forze in gioco,ma se i mostri non fossero finiti presto, nessuno avrebbe avuto scampo.
I gruppi capitanati da Cid, aiutati da alcuni soldati, presero improvvisamente a concentrare i loro sforzi in un solo punto al posto di combattere lungo una linea prestabilita: stavano cercando di farsi largo fino al Tear's Point.
Nel frattempo, Seifer e gli altri rientrarono nel veicolo. Zell si mise alla guida, Seifer prese posto al mitragliatore. Era eccitato. Zell schiacciò sull'acceleratore e partirono, scortati da numerosi SeeD: i mostri cadevano a centinaia attorno a loro, colpiti da magie, dagli attacchi dei SeeD, dalle armi dei soldati esthariani, dal mitragliatore di Seifer che uccideva qualunque mostro riuscisse ad avvicinarsi troppo. Appena Seifer si abituò al tremendo contraccolpo del mitragliatore, scoprì di avere persino una buona mira.

Le complicazioni arrivarono a poche centinaia di metri dal Tear's Point: erano rimasti in pochi a scortare il veicolo e Seifer aveva finito le munizioni. Alcuni mostri attaccarono il carro e ne lacerarono gli pneumatici anteriori: era giunto il momento di continuare a piedi. Seifer estrasse la sua fedele Caladbolg e si avventò da sopra il carro direttamente sui mostri, insieme agli altri che nel frattempo ne erano scesi. Non c'era posto nemmeno per il dolore che provavano alla vista di quei pochi coraggiosi che li avevano scortati, che, esausti, cadevano ormai uno dopo l'altro.
"La vostra morte..la vendicherò personalmente!" pensò Seifer: ad ogni colpo sentiva ribollire dentro di sè la rabbia e il furore. "Dunque questa è la reale natura dei Guardiani. perché si comportano così? Cosa li spinge a odiarci? E cosa c'entra in tutto questo la Luna?" Gli tornò in mente il volto della ragazza con cui aveva parlato al Garden di Trabia. Non riuscì a spiegarsi perché, nel mezzo della confusione, gli fosse apparso davanti agli occhi il suo sguardo.
Infine giunsero al Tear's Point. Il gruppo si congedò da quei pochi SeeD che erano rimasti di tutti quelli che avevano guidato l'avanzata: loro sarebbero rimasti lì a guardargli le spalle finché potevano. Nella loro mente avevano probabilmente già accettato la morte che sarebbe presto giunta a prenderli con sè, ma il loro volto era fiero. Seifer e gli altri gli augurarono comunque buona fortuna, perché nessuno se la sentiva di dire addio.
Poi avanzarono: all'interno della struttura non c'erano quasi mostri e ristagnava un silenzio spettrale, spezzato solo dal rumore dei loro passi.
Ad un tratto, dal centro di Tear's Point si levò un ruggito, lo stesso che si era sentito fin dalle pianure di Esthar. Squall lo riconobbe: era il ruggito di Bahamut.


Cap. XVIII: Storia di un cristallo di neve

Quando Quistis, Selphie, Irvine e Nelis giunsero al Lunagate, la battaglia era già cominciata. Il dottor Odine gli spiegò i dettagli della loro missione: la Lagunarock li avrebbe portati al margine del cratere lunare e da lì avrebbero dovuto cercare di calarsi all'interno della cavità: in questo modo sarebbe stato più facile capire cosa accadeva sotto la superficie della Luna. Sarebbero stati in diretto contatto con Odine, e al momento opportuno si sarebbero ritirati: Odine non voleva una missione suicida.
Dopodichè, si imbarcarono sull'astronave. Selphie si accomodò subito al posto di guida e dopo qualche minuto partirono.
La Lagunarock era la vecchia, familiare astronave che li aveva accompagnati quattro anni prima, anche se a detta di Odine erano state effettuate parecchie migliorie.
Per Nelis, invece, l'esperienza di salire su un'astronave come quella era del tutto nuova, come anche di partire alla volta dello spazio.
Irvine le mostrò i vari scompartimenti della Lagunarock, quindi la lasciò sola. Nelis era pensierosa: aveva bisogno di riflettere sulle tante cose che le erano accadute in così breve tempo.
Ricominciò dall'inizio, a quando Selphie le aveva chiesto di partire e lei aveva accettato senza rifletterci, come se avesse avuto già dentro di sè la risposta a quella domanda. "perché ho accettato?" si chiese. Il motivo della sua scelta aveva radici lontane nel tempo. Si immerse nei ricordi.

Nelis Eaglewings era di origine esthariana. Non ricordava bene i primi anni della sua infanzia, ma ricordava di essere stata felice. Poi però era arrivata la strega Adele.. e con lei erano arrivati la dittatura, la miseria e il dolore.
Dopo anni vissuti a testa bassa, i suoi genitori avevano deciso che non avrebbero sopportato più la tirannia di Adele e così avevano colto la prima occasione che gli si era presentata per scappare dal regno del silenzio. Durante la fuga attraverso i meandri tecnologici della barriera che divideva Esthar dal mondo, una pattuglia li aveva scoperti, ma la coppia era riuscita comunque a donare la libertà alla loro figlia prima di farsi arrestare, permettendole di scappare verso il mondo esterno, lontano dall'oppressione della strega. Nelis, tuttavia, da quel giorno non aveva più rivisto i suoi genitori: l'unico ricordo di loro che gli restava era un regalo di sua madre, un fermaglio per capelli a forma di cristallo di neve. Per lei aveva da sempre un valore affettivo inimmaginabile.
Quando fu giunta all'esterno, la attendeva la fredda e disabitata Trabia. Fu per pura fortuna che giunse alla comunità del Garden, prima di morire di fame o di freddo.
Lì si chiudeva il primo capitolo della sua vita e se ne apriva tuttavia un altro completamente nuovo: a Trabia la ragazza venne accolta e quando si fu ristabilita, decise di restare, diventando a tutti gli effetti una studentessa del Garden.
Alcuni anni dopo arrivò la strega Edea. Nelis cercò di non permettere al suo passato di tornare a tormentarla di nuovo, ma poi giunsero i missili. Il giorno dell'attacco missilistico era vuoto di ricordi. Nelis ricordava solo di trovarsi nei giardini del Garden, poi fu tutto un susseguirsi di esplosioni e persone che scappavano urlando: dopo di quello, più niente.
In compenso ricordava bene il suo risveglio: accanto a lei c'erano solo volti tristi e sofferenti; per la seconda volta nella sua vita, una strega aveva sconvolto la vita sua e delle persone vicine a lei.
In quel momento, convalescente su un letto improvvisato con una gamba fratturata, piena di odio e ira e senza potersi sfogare, aveva giurato a sè stessa che avrebbe combattuto contro le streghe malvagie, causa di tanta sofferenza nel mondo. Non lo seppe prima di molto tempo, ma in quel momento aveva inconsapevolmente sposato la causa dei SeeD.
Si riprese del tutto qualche tempo dopo che Squall e gli altri ebbero ucciso Artemisia nel futuro: poco dopo arrivò Selphie, con la sua infinita voglia di risollevare il Garden di Trabia. Nelis sapeva di dovere molto al Garden e chi vi abitava, e si convinse che il miglior modo per sdebitarsi era aiutare Selphie a farlo riprendere dal giorno del bombardamento: fu così che le due ragazze diventarono amiche: Nelis era intraprendente, matura ed era sicura di sè, ma trovò in Selphie il conforto e la radiosità che solo lei sapeva offrire a chi le stava intorno, e che a Nelis mancavano molto. Un giorno, le confidò del suo odio verso le streghe. Selphie le parlò allora di Rinoa, le parlò della sconfitta di Artemisia, la fece capire che esistevano anche streghe buone.
Nelis quel giorno capì che il suo ideale di vendetta era in ritardo coi tempi: si arrabbiò con sè stessa al pensiero di essere rimasta ferma in un letto, mentre i SeeD guidati da Squall assolvevano al compito che lei si era assegnata. Avrebbe voluto esserci.
Improvvisamente la ragazza capì che era andata con Selphie perché voleva che nessuno soffrisse più come aveva sofferto lei. Per quanto realizzasse che combattere per la pace fosse alquanto pacchiano, sapeva che avrebbe consacrato la sua battaglia in onore di quell' ideale.

La porta si aprì con un attutito rumore meccanico e Quistis varcò la soglia.
"Ciao Nelis. Che te ne pare della Lagunarock?" le chiese.
"Non ero mai stata a bordo di un'astronave.. è tutto così nuovo! Però è sorprendente, non sembra nemmeno di volare." ammise Nelis.
"Oh, ero sorpresa anche io all'inizio. Comunque, ti va di provare a combattere? Nel vano della stiva c'è abbastanza spazio per un duello." propose Quistis, che non vedeva l'ora di vedere se la ragazza era esperta come aveva detto Selphie.
Nelis rispose con leggerezza. "perché no?"
La stiva era un ambiente spazioso e modestamente illuminato. Quistis prese la frusta e la schioccò più volte in aria per riscaldarsi.
Nelis scostò il cappotto e dalla cintura estrasse due lunghi pugnali. Erano di ottima fattura, con delle rifiniture nere molto eleganti sull'elsa e la lama che sembrava fatta di vetro. "Spero di non danneggiare la frusta.." disse Nelis, scherzando. Poi si girò qualche volta i pugnali nelle mani, li impugnò e si mise in guardia, lo sguardo attento e concentrato.
"Non preoccuparti, è una frusta resistente!" rispose Quistis. Poi, con un veloce movimento di polso, sferzò l'aria con la frusta mirando ad avvolgerla al braccio sinistro di Nelis. Agilmente, la ragazza schivò il colpo, girò su sè stessa e partì all'attacco, verso Quistis, che ritirò la frusta e subito dopo la usò per fendere l'aria orizzontalmente, costringendo Nelis ad un ampio salto laterale. Bastò poca dell'abilità di Quistis a correggere la traiettoria della frusta e farla avvinghiare alla caviglia dell'avversaria. Tirò verso di sè e Nelis cadde a terra. Immediatamente però si rialzò, si divincolò e puntellandosi con le mani, eseguì una piroetta in avanti e le fu addosso. Quistis schivò a malapena l'affondo di Nelis con entrambi i pugnali e fece serpeggiare la frusta, che si agganciò al pugnale destro dell' avversaria. Poi tirò, ma Nelis, al posto di fare forza per cercare di liberare l'arma, la inchiodò al pavimento. Poi si passò il pugnale sinistro nella mano destra e tornò all'attacco.
Quistis tentò di ritirare la frusta,ma non ci riuscì prima che Nelis l'avesse già raggiunta puntandole addosso il lungo pugnale. "Scacco matto!" le disse con un sorriso. Poi posò il pugnale nella fondina e si deterse il sudore dalla fronte.
Quistis sorrise di rimando. Ritirò la frusta insieme al pugnale e glielo porse. "Un bel duello. Brava!"
"Sei straordinaria con la frusta, Quistis. Era la prima volta che vedevo qualcuno padroneggiarla così.. ho faticato parecchio per tenerla d'occhio!" si complimentò Nelis.
"Però hai vinto tu." le rispose Quistis, abbozzando un sorriso. "Bene, andiamo a vedere come se la cava Selphie al ponte di comando. Non dovrebbe mancare ancora molto."
Si incamminarono. La Luna era in lontananza, macchiata di rosso. L'orda di mostri scendeva imperterrita sulla Terra, come un rivoletto di sangue che usciva da una ferita.


Cap. XIX: Bahamut, Il Signore dei Draghi

Seifer, Squall, Rinoa e Zell erano impietriti. Era logico aspettarsi che a capo di tutta quella catastrofe ci fosse un Guardiano, ma Bahamut era un avversario ben più temibile di quanto avrebbe potuto esserlo un qualsiasi altro GF.
Si diressero verso il centro di Tear's Point. Le immense statue che raffiguravano figure femminili, insieme al sordo silenzio che occupava la struttura, creavano come al solito un'atmosfera inquietante.
Da dietro le statue poi cominciò ad alzarsi il rumore del battito della ali del drago.
Bahamut si alzò in aria, sovrastando il centro di Tear's Point. Infine si poggiò su una delle statue, martoriandone il profilo con gli artigli. Con gelido distacco, rivolse quindi la parola al gruppo:
"Infine siete arrivate.. sciocche creature. Mi chiedo a che scopo giungere fin qui, solo per incontrare la morte.."
Squall non riusciva a credere a ciò che vedeva. "Bahamut! Come hai potuto tradirci? Come avete potuto, voi Guardiani, che ci avevate giurato fedeltà? Cosa significa questa strage?"
" Un drago non ha padroni! E noi Guardiani siamo stanchi di assecondare le vostre futili battaglie! Non vedete come il mondo che voi stessi avete costruito vi crolla addosso? Davvero credete che la sconfitta della strega abbia posto fine ai vostri conflitti? Vi sbagliate!"
Bahamut alzò il capo, guardando lontano. "Sotto un effimero velo di pace dilaga ancora il male in questo mondo. Credete che noi non siamo capaci di scorgerne al di sotto? Omicidi, furti, ingiustizie, sofferenza: ognuno di noi Guardiani ha sopportato al fianco di molti umani tutto ciò da tempo immemore, ed innumerevoli volte ha visto le persone che accompagnava piangere, soffrire, morire."
Seifer era senza parole. Il Guardiano aveva ragione, era innegabile: tuttavia sentiva che in quel ragionamento c'era qualcosa di sbagliato.
Bahamut alzò il tono. "Ma adesso basta! I Guardiani porranno fine al vostro mondo.. e al suo posto ne erigeranno uno nuovo, giusto e pacifico. Sapremo farlo perché conosciamo i vostri errori. Ben presto voi imperfette creature verrete cancellate e insieme a voi sarà cancellato il male da voi generato!"
Seifer non si contenne più.
"Un mondo costruito sul sangue tu lo chiami un mondo pacifico?! Sei un carnefice, Guardiano! Non è così che il mondo diventerà migliore, non è con la guerra che si elimina la guerra! Combatti al fianco degli uomini da così tanto, ma non l'hai ancora capito.."
Il Signore dei Draghi non badò al ragazzo: "Immaginavo che non avreste accettato il vostro destino facilmente.. Opponetevi ad esso e da esso sarete comunque schiacciati!"
E con queste parole sancì la fine del discorso.. e l'inizio della battaglia.

Bahamut si staccò dalla statua e calò in picchiata. Non ebbero nemmeno il tempo di allontanarsi: con un sola sferzata di zampa colpì violentemente Seifer e Squall, sollevandoli in aria. I due avrebbero violentemente urtato contro un muro se Rinoa non avesse avuto abbastanza i riflessi pronti: con la magia creò fra i due e il muro una bolla rosea nella quale Seifer e Squall si immersero come se fosse fatta d'acqua, per poi scomparire dissolvendosi nell'aria. Nel frattempo Bahamut si era alzato di nuovo in volo e con una brusca virata tornò subito all'attacco. Zell prese la rincorsa e gli saltò addosso, ma quando fece per colpirlo, il drago lo schivò agilmente.
Non appena Zell rimise i piedi per terra, vide che Bahamut era già dietro di lui; una luce azzurra scaturiva dalle sue fauci: subito dopo Zell fu travolto dall'esplosione.
Seifer, Squall e Rinoa assisterono alla scena, inermi. Zell riapparve quando la nube di fumo si diradò, steso per terra.
Squall e Rinoa corsero a soccorrerlo, mentre Seifer rimase alcuni altri secondi immobile, lo sguardo fisso nel vuoto. L'immagine di Zell svenuto a terra lo aveva scosso. Squall si avvicinò a Zell, scuotendolo per farlo riprendere, mentre Rinoa gli praticava un incantesimo di recupero. Nel frattempo, Bahamut tornava in picchiata: Seifer gli si lanciò incontro, impegnandolo in una lotta fra spada e artigli, ma colpiva e parava quasi inconsciamente, perché la mente era altrove.
Seifer aveva nella mente ancora l'immagine di Zell esanime, insieme a quella di Squall e Rinoa che correvano immediatamente a soccorrerlo.
"..Ho davvero temuto per la sua sorte?" : questo fu il pensiero che gli si affacciò in mente spontaneamente.
"Eppure non è da me. perché mi ha scosso così?" Seifer non avvertiva i tremendi ruggiti del drago, parava quasi automaticamente i suoi colpi, lo attaccava senza accorgersene realmente.
"Squall e Rinoa sono subito andati da lui. I loro sguardi.. così turbati. Forse è questo che si prova quando.."
Successe tutto in un attimo. Il rumore dello sparo riempì l'aria. La lama della Caladbolg superò la guardia del Signore dei Draghi e il proiettile segnò un piccolo foro nella membrana delle sue ali. Bahamut ruggì, più per l'affronto subito che per il dolore.
".. Si vuole bene a qualcuno!"

Zell si era frattanto rimesso in piedi. "Sono un po' bruciacchiato ma sto bene. Tranquilli, ragazzi." disse a Squall e Rinoa. Poi rivolse lo sguardo a Seifer e alzò il pollice, per comunicargli che stava bene.
Il Signore dei Draghi si levò in volo. Dopo aver tracciato un'ampia curva nel cielo, si diresse nuovamente verso il gruppo. Questa volta i quattro erano preparati all'assalto: si divisero, in modo che Bahamut non potesse attaccarli tutti in una volta.
Il drago si precipitò verso Zell, sperando di poter approfittare del fatto che fosse ancora stordito.
Stavolta però Zell non si fece sorprendere: aspettò che il suo nemico gli venisse incontro. Quando Bahamut portò indietro la zampa destra, Zell scartò di lato: gli artigli lo mancarono per un soffio, ma Zell ne approfittò e gli abbrancò la zampa: tuttavia, non era certo così facile fermarlo. Con un solo colpo delle potenti ali riprese il suo volo, trascinandosi dietro Zell. Il drago non lo sapeva, ma lui non aspettava altro. Immediatamente tirò verso di sè la zampa di Bahamut e gli rifilò una ginocchiata al ventre: subito dopo sfruttò l'appoggio sulla zampa per fare una capriola all'indietro e colpirlo alla nuca con un calcio rovesciato. Il suo avversario ruggì nuovamente, poi però si girò su sè stesso e lo scaraventò per terra. Zell, come al solito, aveva pianificato l'attacco ma non aveva pensato a come salvarsi la pelle dopo. Per fortuna ci pensò l'incantesimo a bolla di Rinoa a non farlo schiantare a terra.
Ci fu un momento di stallo. Il Signore dei Draghi, ancora quasi illeso, ricominciò ad attaccare, questa volta mirando a Seifer. Appena il ragazzo, dopo aver parato un attacco cercò di ritrarre la spada, però, si accorse che Bahamut la teneva stretta fra gli artigli. Quanto a forza fisica, sapeva di non poter niente contro il Guardiano: se lo avesse colpito adesso con l'altra zampa, non avrebbe avuto modo di difendersi.
Immediatamente Squall accorse per distrarre il nemico: il drago se ne accorse e strappando di mano a Seifer la Caladbolg, la lanciò addosso a Squall: Rinoa agì prontamente, creando una barriera cristallina davanti a lui, in cui la lama si conficcò per poi cadere a terra. Inaspettatamente però Bahamut, invece che infierire su Seifer disarmato, rovesciò il capo e subito dopo lanciò una fiammata bluastra dalla bocca verso Rinoa, che non fece in tempo a difendersi con la magia. Si circondò il viso con le braccia, istintivamente, e chiuse gli occhi. Invece della fiammata però la raggiunsero solo le braccia di Squall, che si era lanciato su di lei per proteggerla. I due caddero a terra, travolti dalla fiammata. Rinoa realizzò quanto era successo, si scostò e scosse Squall, che aveva gli occhi semichiusi e lo sguardo perso nel vuoto.

In un paio di secondi Squall si riprese: era steso per terra e Rinoa lo stava scuotendo. Subito dopo sentì sulla guancia un sonoro schiaffo. Sbattè le palpebre, incredulo, e mise a fuoco: Rinoa lo guardava con le lacrime agli occhi.
"Non farlo mai più.. scemo!" lo rimproverò.
Poi si rialzarono. "Come stai?" gli chiese. Squall si guardò. Odorava un po' di bruciato, ma stava bene. "Sta' calma..Non è successo niente." le rispose.
Nel frattempo Seifer aveva ripreso la spada e insieme a Zell stavano cercando di tenere occupato Bahamut. Dentro di sè l'atto di Squall di rischiare la sua vita per quella di Rinoa senza nemmeno pensarci, lo aveva scosso. Capì che non si trattava di gelosia o invidia, ma semplicemente si rendeva adesso conto che condivideva con Squall anche un forte senso di protezione. Seifer, però, non se ne faceva niente.
Si distolse dai suoi pensieri quando Bahamut bloccò per la seconda volta la sua spada.
Squall e Rinoa si lanciarono in battaglia insieme a Zell, ma il Signore dei Draghi era agile e i suoi sensi erano acutissimi. Schivò una lama di ghiaccio lanciata dalla strega e prima che Zell potesse avvicinarsi, lo colpì con la coda. Squall sferzò l'aria con la spada, ma la lama venne arrestata dal drago. I pericolosi gunblade e i due che le impugnavano sembravano non più di due inesperti che giocavano con delle spade di legno: la pelle del drago non aveva niente da invidiare all'acciaio per la durezza, e la forza con cui Bahamut tratteneva le loro spade era spropositata.
Con uno strattone, strappò via le spade dalle mani dei loro proprietari e le lanciò lontano. Poi Bahamut si girò e con un secondo colpo di coda li sbattè per terra, prima di alzarsi nuovamente in volo, con due potenti battiti d'ala.
Rinoa e Zell si accostarono ai due spadaccini. Seifer colpì il cemento con un pugno. "Dannazione!".
"Dobbiamo riprenderci le spade, subito." disse Squall, mentre si rialzava.
Ma Bahamut non aveva nessuna intenzione di lasciarli fare. Ruggì spalancando le fauci: la ormai nota, tremenda luce azzurrina brillò dal loro interno. Squall, Seifer, Rinoa e Zell riuscirono a sottrarsi dall'esplosione solo all'ultimo secondo; poi furono avvolti dal fumo. Uno dopo l'altro furono tutti assaliti dal Signore dei Draghi senza quasi nemmeno accorgersene. Prima Zell, poi Squall, poi Rinoa. Seifer sentiva gli attacchi del drago e i gemiti dei suoi compagni ma non poteva fare niente: la consapevolezza dell'incapacità di agire lo distrusse da dentro. Infine, dal nulla, giunse una sferzata tagliando in due il fumo: la coda di Bahamut colpì Seifer in pieno petto, gettandolo a terra con un gemito soffocato.

Il fumo infine si diradò: il Signore dei Draghi guardava dall'alto i suoi avversari inermi a terra con indifferenza. "Il vostro coraggio infine si è rivelato inutile. La vostra lotta non ha avuto risultato.. Ma non disperate: la fine del vostro mondo segnerà l'inizio di un mondo nuovo."


Cap. XX: Dietro lo specchio


L'astronave Lagunarock giunse sulla Luna proprio mentre il flusso di mostri in viaggio verso la Terra si affievoliva, fino a cessare del tutto. Selphie, Irvine, Quistis e Nelis atterrarono ai bordi del cratere e scesero dall'astronave nelle loro tute spaziali, armi alla mano.
Tuttavia restarono delusi: nei dintorni non c'era nessun mostro da abbattere. Anzi, l'intero suolo Lunare era deserto. "..Meglio così" pensò Irvine. Il gruppo andò avanti, verso il cratere, facendo rapporto direttamente ad Odine per ogni minuzia o stranezza che incontrava. Anche l'interno del cratere era desolato.
Quistis fece un resoconto della situazione ad Odine, che pure teneva sotto controllo la situazione attraverso un collegamento video, dopodichè si avventurarono all'interno del cratere, prima con cautela, poi più spediti. Infine giunsero al centro, dove si apriva quello che dalla Terra sembrava essere un buco nella Luna. Tuttavia, ciò che videro li sorprese: il "buco" era protetto da una barriera magica che sembrava fatta di metallo nero. "Come è possibile che i mostri siano usciti da qui?" chiese Nelis.
Selphie si avvicinò alla superficie magica. " Non ne ho idea." rispose.
Poi dalla superficie oscura comparì dal nulla un Geezard: quando si accorse di loro, indietreggiò e pochi secondi dopo scomparve di nuovo nella barriera.
"Seguiamolo!" esclamò Selphie, e senza aspettare il parere degli altri, corse verso il punto in cui era comparso il Geezard. Dopo pochi passi, scomparve anche lei.
"Selphie!!!" urlarono Quistis, Irvine e Nelis all'unisono, quindi corsero anche loro sopra la barriera e vi affondarono di colpo.
Nelis ebbe la sensazione di perdere il terreno sotto i suoi piedi e nel frattempo girare su sè stessa innumerevoli volte. Perse immediatamente l'orientamento, non capì più dove fosse il sopra e dove il sotto, e nello scombussolamento non si accorse nemmeno che subito dopo essere affondata nella barriera, era di nuovo in piedi. Perse l'equilibrio e si accasciò a terra, tenendosi la testa fra le mani. Poi sbattè qualche volta gli occhi e si guardò intorno, attendendo che tutto l'ambiente attorno a lei smettesse di girare. Selphie, Irvine e Quistis erano lì con lei: anche loro sembravano spaesati. Nelis si rimise in piedi per capire dove si trovavano e su cosa avesse poggiato i piedi: sotto di lei vide la stessa identica barriera in cui era sprofondata subito prima. Si trovavano dall'altra parte della barriera, nella faccia interna della Luna.. e la gravità si era invertita.
Irvine rimproverò Selphie. "Ma cosa ti è saltato in mente? Non azzardarti più ad essere così avventata, va bene?" Selphie incrociò le braccia e con tirando un sospiro si giustificò: "Tanto non è successo niente, no? L'importante è che siamo tutti qui e stiamo bene."
Quistis cercò invano di contattare Odine. "Le comunicazioni sono interrotte.." disse con rassegnazione. "Siamo tutti qui e stiamo bene, è vero, ma adesso che facciamo?"
"Ci sono aria e gravità simili a quelle terrestri, qui.." Fece notare Nelis.
"Davvero? Che strano.." constatò Irvine, quindi si tolse il casco. Respirò un paio di volte e poi aggiunse: "Effettivamente..L'aria è un po' calda, ma respirabile."
"E poi sarei IO l'avventata?!?" gli gridò addosso Selphie.
Quindi anche Quistis, Nelis e Selphie si tolsero le tute spaziali e si guardarono intorno.

Il luogo dove si trovavano ricordava per molti versi l'interno della Lunatic Pandora. Tutto, dal pavimento, alle pareti, al tetto era fatto di uno strana roccia opaca, levigata e multicolore: sembrava un'ambra variopinta ed emanava spontaneamente una flebile luce. All'interno di essa si dipanavano migliaia di cunicoli più o meno larghi, che andavano in tutte le direzioni e si raccordavano per mezzo di alcuni locali più spaziosi come quello in cui il gruppo si trovava ora. Il tutto sembrava un infinito labirinto, o una caverna semitrasparente.
Quistis tuttavia era contrariata. "Siamo andati oltre quanto ci era stato richiesto: dobbiamo trovare un modo di trovare di tornare in superficie. Per quanto questo posto sia.. strano, non è nostro compito ispezionarlo. Non prima di aver fatto rapporto ad Odine, almeno." E così dicendo si mise ad ispezionare la barriera sotto di loro. Sembrava una lastra di ardesia nera, solidissima. Cercarono di attivarne il potere magico, saltandoci, allontanandosi e poi tornandoci sopra, ma non riuscivano a capire perché non tornassero dall'altra parte: "eppure il Geezard c'era riuscito.. come avrà fatto?" pensò Nelis.
Quistis tirò un sospiro. "Niente da fare.." si rassegnò. Poi Selphie propose: "Forse però c'è un'altra uscita da qualche parte fra questi cunicoli, no?" In realtà moriva anche dalla voglia di vedere com'era fatta la luna, "dentro".
Alla fine Quistis si convinse e si addentrarono in una delle tante strade.

All'interno della Luna, la gravità si comportava in maniera strana. Nelis aveva pensato che per qualche strano motivo quando aveva attraversato la barriera essa si fosse comportata come uno specchio e l'avesse riflessa dall'altra parte. Ma adesso si rendeva conto che là dentro non esistevano il sopra, il sotto, la destra e la sinistra: ogni tentativo di orientarsi era assolutamente inutile. La ragazza se ne rese conto mentre camminava , quando vide in semitrasparenza, oltre il cunicolo dove si trovava in quel momento, la barriera nera: era sopra di lei, ma lei poco prima ci aveva camminato sopra. Cercando di capire cosa stava succedendo, era rimasta indietro rispetto a Selphie, Quistis e Irvine. Quando riabbassò gli occhi rimase senza parole, perché i suoi compagni stavano camminando sul tetto. "Ragazzi.. qui c'è qualcosa che non va.." disse piano. Avvicinandosi a loro, cominciò anche lei a camminare sulle pareti e poi sul tetto, pur senza rendersene conto.
"Cos'è.. un'illusione ottica?" azzardò Irvine.
Quistis ci pensò un po', poi rispose: "No, è la gravità che qui dentro funziona in maniera diversa, ma noi non ce ne accorgiamo perché stiamo uno vicino all'altro, senza contare che questi cunicoli sono sempre uguali. Ma è inutile stare a pensarci. Andiamo avanti."
In realtà in questo modo era assolutamente impossibile capire se ci si stava addentrando nella Luna o si stava tornando verso la superficie: dopo un po' persero di vista anche la macchia nera della barriera, l'unico punto di riferimento. Vagarono in una zona giallognola, poi in una con riflessi rossi e infine una d'argento. In quest'ultima il posto cominciò a cambiare. Alcuni cunicoli erano cilindri perfetti, lunghissimi e simili a delle tubature; altri si avvitavano su sè stessi a spirale; alcuni locali di raccordo erano sferici o al loro interno c'erano degli spuntoni delle più svariate forme: cubici, piramidali, cilindrici; in altri, la gravità cambiava continuamente, dando la sensazione di stare per cadere a terra in qualsiasi momento. Tutto cominciò a sembrare una strana opera d'arte moderna in cui una folle divinità si era divertita a mischiare il perfetto con l'imperfetto e la geometria con l'assenza di forma. Fu in quel momento che Quistis perse la pazienza: "Ma dove diavolo siamo capitati?! Questo posto è fatto per far perdere la ragione.. Non sappiamo dove stiamo andando, non sappiamo nemmeno cosa stiamo cercando!"
Selphie si sedette per terra, poggiando le spalle ad uno spuntone. Il suo volto si rabbuiò. "E' stata una mia idea.." sussurrò.
Quistis le si sedette vicino. "..Ormai è tardi per i ripensamenti. Dobbiamo trovare un modo per uscire da qua."
"Ma non capisci?" Selphie scattò di nuovo in piedi. "Sono stata io a farvi passare la barriera e adesso vi ho anche fatto perdere.."
Poi cominciò a tremare, per la rabbia o per il senso di colpa. "..E' colpa mia!" urlò. Si girò e scappò verso un cunicolo. Quistis e Nelis fecero per inseguirla, ma Irvine si mise in mezzo: "State qui!" disse, poi si infilò nel cunicolo dove era scappata Selphie.

La ragazza era in lacrime. Dopo aver corso per qualche centinaio di metri, era crollata a terra con le mani sul viso. In preda ai singhiozzi, non sentì nemmeno Irvine raggiungerla e sedersi a terra vicino a lei. Le mise una mano sulla spalla. "Ehi.." sussurrò.
Selphie non lo guardò neppure. "Tu, Quistis e Nelis dovete trovare una via di fuga. Io resto qui.. mi piace questo posto."
"Ti prendi in giro? Non è vero, tu lo odi questo posto. E' solo che ti senti in colpa e non sai che fare, ma così non migliorerai la situazione. Troveremo un modo per andarcene, vedrai, ma lo faremo tutti insieme."
"Non c'è nessun modo per andarcene, invece!" replicò Selphie, affranta. Scoppiò di nuovo in lacrime.
Ad Irvine si strinse il cuore. Sospirò rassegnato: esitò un attimo, poi le prese i polsi e glieli tolse dal viso, la fece tirare su e la guardò dritto negli occhi. Era arrossata in viso e le lacrime gli rigavano il volto: uno spettacolo tristissimo e bellissimo nello stesso tempo.
"Non piangere più.." le disse. Si avvicinò le mani di Selphie al volto e se le posò sulle guance: le lacrime sulle mani di lei gli bagnarono il volto. Le si avvicinò ancora, dicendole: "..perché se piangi tu, piango pure io... Vedi?"
E Selphie respirò a fondo e inghiottì, ricacciando dentro le lacrime. Chiuse gli occhi e gli crollò addosso, le sue mani ancora nelle sue.


Cap. XXI: Il Cavaliere e il Leone

Tear's Point era popolato ormai più dai cadaveri che dai vivi. La battaglia si protraeva ormai da parecchio, ma solo da pochi minuti i mostri avevano cessato di cadere sulla Terra. Purtroppo, erano rimasti molto in pochi a fronteggiarli: l'esito era ancora incerto. Da dentro la struttura, si sentivano solo gli echi della battaglia che poco a poco scemava.
Seifer era steso a terra: aveva gli occhi spenti e non aveva la forza per alzarsi: riusciva solo a pensare che aveva fallito. Bahamut aveva vinto e sarebbe venuto a prendersi le loro vite. "Possibile che debba finire tutto così? Proprio adesso che stavo scoprendo un lato nuovo di me... Non voglio. Non voglio!" si disse. Poi gli occhi si chiusero e fu il buio: l'unico suono era il suo respiro irregolare.
Improvvisamente una voce risoluta parlò nella sua mente.
"Non sarà questa la fine, se lo vorrai." esordì.
Seifer rimase sconvolto. Era sicuro di aver sentito una voce parlare nella sua testa: pensò di essere impazzito o morto. La voce risuonò nuovamente. "Rialzati, Seifer. Non è ancora la fine. Devi ancora combattere."
Seifer non riusciva a credere a quello che sentiva. Era sicuro che la voce provenisse da dentro di lui. Pensò che anche volendo non avrebbe potuto riprendere la battaglia ridotto com'era. In quell'istante, sentì le forze tornargli e la mente liberarsi da ogni pensiero, mentre la voce lo incitava: "Riprendi in mano la tua spada. Apri gli occhi e combatti il tuo avversario: sarò al tuo fianco."
Seifer aprì gli occhi. Vide la polvere, il cemento e il suo pugno chiuso: emanava una luce fioca. Seifer aprì lentamente la mano, mentre la luce sempre più intensa ne fuoriusciva. Infine distese il palmo e un lampo illuminò Tear's Point: Seifer rimase un momento accecato, poi rimise a fuoco e vide lo zoccolo di un cavallo bianco davanti a lui. Alzò lo sguardo: Odino era in groppa al suo fedele Sleipnir e lo guardava con indulgenza.

Seifer ricordò della battaglia nella Lunatic Pandora, quando Odino si era frapposto fra lui e Squall. In quell'occasione, Seifer lo aveva sconfitto usando contro di lui la sua stessa tremenda tecnica, Zantetsuken.
"Ricordi bene, ragazzo." disse Odino, stavolta parlando. La consapevolezza che Odino riuscisse a leggere nella sua mente lo infastidì non poco.
"E' normale che io ci riesca. Sono congiunto con te da quando mi hai sconfitto, perché da sempre sono solito a chi mi sconfigge offrire in aiuto i miei poteri per il conseguimento dei suoi obiettivi."
Seifer iniziava a capire. Si alzò in piedi, seppure a fatica. "perché allora ti presenti solo adesso, Cavaliere? Sono passati quattro anni dalla tua sconfitta." lo ingiunse. Nelle sue parole non c'era arroganza.
" E' una storia lunga e non c'è tempo per perdersi in aneddoti, ora. Aspettiamo che anche l'altro Guardiano arrivi." guardò verso Squall.
"..Un Guardiano? Un altro nemico?" domandò Seifer.
"Un nemico? No, no. Come me, c'è un altro Guardiano che non è stato soggiogato; come tu mi hai invocato, anche lui ha bisogno di essere richiamato da quel ragazzo." gli rispose Odino, indicando Squall con un cenno del viso.
Dunque un Guardiano stava congiungendosi con Squall. Seifer era curioso di sapere chi fosse. Tuttavia non capiva perché secondo Odino gli altri Guardiani fossero stati "soggiogati".
"Da chi? Per quale motivo?" si chiedeva Seifer.
Ancora una volta Odino gli rispose leggendogli nella mente. "Porta pazienza. Tutto ti sarà chiaro, dopo che Bahamut verrà sconfitto."

Il Signore dei Draghi era sospeso a mezz'aria. Guardava Seifer e Odino e taceva. Era ovviamente turbato dall'arrivo inaspettato di Odino, ma Seifer intuiva che c'era dell'altro, anche se non capiva cosa.
Improvvisamente li attaccò. Odino scartò di lato e ugualmente fece Seifer. Il drago passò in mezzo a loro: Seifer avrebbe potuto attaccarlo se avesse avuto la spada, ma questa era stata scagliata lontano poco prima dallo stesso Bahamut.
Nemmeno Odino agì per colpirlo e in quel momento Seifer si accorse che anche lui era privo della sua spada.
"Bene, sembra che ti occorra la tua arma." Odino si guardò intorno e in un attimo la localizzò: era conficcata in una statua, a circa tre metri d'altezza.
Tirò le briglie e Sleipnir si lanciò al galoppo. In un attimo fu sotto la statua, fece impennare il cavallo e alzando il braccio impugnò la spada, quindi la lanciò verso Seifer. Nello stesso attimo, Bahamut gli si lanciò addosso, ma Odino si protesse con una barriera magica, mentre il cavallo lo fronteggiava con gli zoccoli.
La Caladbolg volteggiò in aria descrivendo un arco e infine cadde conficcandosi a terra a pochi metri da Seifer. "Un lancio impeccabile." pensò. La impugnò e si lanciò nella mischia. Dopo pochi scambi fra i tre, Bahamut fu colpito al fianco da qualcosa di luminoso. Si ritrasse dolorante e si rialzò in volo, distanziandosi. Seifer guardò Odino: nella sua mano c'era una lama di luce evanescente.
"A dopo le domande, curioso ragazzo! Sii lieto, piuttosto, del tuo alleato finalmente in armi." Gli disse Odino con un sorriso enigmatico.
Con rinnovata grinta, Seifer e Odino incalzavano Bahamut senza sosta, che pure continuava a parare, schivare e attaccare senza dare segni di cedimento.
Dopo alcuni minuti, però, la battaglia si interruppe. Un lampo invase per un attimo il luogo dello scontro e i combattenti si divisero.
Odino interpretò istantaneamente quanto era accaduto: "Finalmente!" esclamò, rivolgendo lo sguardo a Squall.
Il ragazzo era sorprendentemente di nuovo in piedi. Il suo sguardo era vacuo: battè qualche volta le palpebre in direzione di Odino, Seifer e Bahamut, poi alzò gli occhi.

Da sopra la coltre di nubi che avvolgeva Esthar sbucò un essere indistinto. Si avvicinava a velocità elevatissima, sbattendo vigorosamente le ali diafane. Un ruggito riempì l'aria, mentre il Guardiano nero raggiungeva Tear's Point fin sopra le teste dei presenti, per poi virare bruscamente e aggrapparsi con i lunghi artigli ad una statua. Il leone alato divelse il gunblade che era ancora conficcato nella roccia. Quindi, con uno scatto, si staccò dalla statua e atterrò pesantemente sulle zampe posteriori, porgendo l'arma a Squall.
Griever era finalmente arrivato.
Il ragazzo prese il gunblade quasi istintivamente: non riusciva a togliere gli occhi di dosso da quella figura maestosa. Il Guardiano, a differenza di Odino, non parlava, ma il suo sguardo era lo specchio di ciò che provava: Squall comprendeva il suo stato d'animo come se quelle emozioni e quei pensieri gli appartenessero.
Infine il Guardiano rivolse la sua attenzione al Signore dei Draghi: lo guardò un attimo e Squall sentì in Griever crescere una rabbia che sapeva di disprezzo. Poi Griever si scagliò sull'avversario, che doveva fare i conti adesso con due umani e i loro rispettivi Guardiani: quattro avversari erano troppi anche per lui. Tuttavia non si arrese, si alzò in aria e cominciò un feroce combattimento con Griever, ma era già molto tempo che combatteva senza sosta e in breve tempo fu sopraffatto.
Il leone lo colpì violentemente e poi lo scaraventò in picchiata: nello stesso momento Odino caricò e intercettò la sua caduta con la sua spada luminescente. Una sottile linea luminosa si disegnò nell'addome di Bahamut, mentre si accasciava a terra.
Tuttavia, non svanì come era successo con Shiva e Diablos. I quattro si avvicinarono al nemico ormai inerme. "I nostri colpi possono ridurlo allo stremo, ma fra Guardiani non ci è permesso toglierci la vita. Tocca a uno di voi farlo." sentenziò Odino.
"Non cambierà niente.." mormorò Bahamut: aveva gli occhi chiusi e non reagiva seppure fosse cosciente. "Non è uccidendo me che fermerete tutto questo.. tutto inizia ben più in alto che da me. La vostra vittoria è insignificante, perché difende il futuro di un mondo sulla via del collasso. Non state salvando il vostro mondo..state rimandando la sua fine." disse.
La spada di Squall divenne opaca e nera. La poggiò sul petto di Bahamut, penetrandovi come se fosse fumo denso. "Siamo umani imperfetti, Bahamut.. ma abbiamo la luce della speranza e finché avremo le forze per farlo, ci batteremo per essa."
Bahamut aprì gli occhi e lo guardò, mentre si colorava piano piano di nero, perdendo corporeità: "Fiere creature.." disse infine, poi la nube nera si alzò in cielo, disperdendosi nell'aria.

Fuori da Tear's Point, i SeeD avevano sconfitto gli ultimi mostri.
I superstiti lasciarono cadere le armi per terra e si guardarono attorno. La landa desolata era una distesa di cadaveri, fra i quali si alzava qui e là un soldato o un SeeD spaesato in cerca degli altri, come un baluardo. Nessuno esultava per la vittoria: nei volti di tutti scorrevano lacrime silenziose, che offuscavano la vista dei loro compagni morti, distesi per terra ovunque.


Cap. XXII: Gilgamesh, il Re del Mondo Nuovo

Irvine e Selphie erano rimasti lì per un po', da soli. Poi erano stati raggiunti da Nelis e Quistis. Quando Nelis aveva visto l'amica, le era corsa incontro e l'aveva abbracciata.
"Non provare mai più a fare una cosa del genere, stupida.." le aveva sussurrato.
Dopodichè era sceso il silenzio. Ognuno di loro pensava al da farsi, e cercava consolazione nello sguardo degli altri.
Il silenzio fu bruscamente interrotto da Irvine. Il ragazzo aveva improvvisamente preso il fucile e lo puntava davanti a sè. Tutti gli altri seguirono il suo sguardo: davanti a loro, a una decina di metri, si stagliava una figura completamente avvolta in un mantello rosso, ricco di arabeschi e ornamenti di color oro. Il tessuto lo avvolgeva completamente, fatta esclusione per gli occhi, che erano bianchi e senza pupille.
"Ma che scenetta commovente." esordì. La voce era gravissima e quasi artificiale. Non c'era niente di melodico in quella voce: il tono era chiaramente divertito, tuttavia incuteva timore.
".. Si direbbe che ci siano ospiti. E che si siano persi nei meandri della Luna... "
Quando vide che i quattro avevano messo mano alle armi, alzò un braccio, facendolo emergere dai drappi del largo mantello, e schioccò le dita.
in breve il cunicolo si riempì di mostri di ogni sorta. Ad un segnale della figura misteriosa, alcuni mostri rilasciarono un gas velenoso nell'aria: nonostante i tentativi di resistere, la volontà di Nelis, Selphie, Quistis e Irvine crollò quasi subito. Si accasciarono uno dopo l'altro a terra.

Nelis fu l'ultima a risvegliarsi. Aprì gli occhi a fatica e si rese conto che la vista era offuscata e confusa. Non riusciva a capire dov'era ed era colta da un vago senso di nausea, causato probabilmente dal veleno che aveva inspirato. Ci mise un po' a riprendersi, sbattè un paio di volte le palpebre e mise a fuoco l'ambiente intorno a lei. Riconobbe Quistis, poi Selphie e infine Irvine. Erano tutti lì, per fortuna, e stavano bene.
"Ben svegliata.." le disse il ragazzo. Nelis era confusa. "..Dove siamo?" chiese.
"Ha tutto l'aspetto di una cella, ma sembra che non ci sia una porta.. è assurdo, lo so." le rispose Quistis.
Nelis sperò stesse scherzando. Si tirò su e si guardò intorno: le pareti erano le solite, angoscianti pareti cristalline ed opache, stavolta di colore bluastro e, sorprendentemente, non c'era nemmeno una porta.
Subito dopo però ebbe un giramento di testa e rischiò di cadere a terra. Evidentemente doveva ancora smaltire i residui dell'avvelenamento.
"Forse è meglio che ti riposi ancora un po', Nelis.." le consigliò Quistis. "..Tanto non credo ci sia molto da fare per adesso."
Nelis annuì. Appoggiò la schiena alla parete dietro di lei e si lasciò scivolare a terra. Chiuse gli occhi e cercò di recuperare le forze, come le aveva consigliato Quistis. "Chissà cosa ci succederà adesso.. forse marciremo qua dentro; oppure ci uccideranno." pensò. Tuttavia non aveva rimorsi per quello che aveva fatto: era stata la sua scelta e l'avrebbe seguita fino alla fine, dovunque l'avesse portata. Dentro di lei, però, Nelis realizzava che non aveva nessuna intenzione di morire lì. Sentiva che non era ancora né l'ora né il posto giusto. Combattuta fra la rassegnazione e un desiderio che non comprendeva appieno, si addormentò di nuovo.

La seconda volta il risveglio fu notevolmente più movimentato. Sentì Selphie che la scrollava per le spalle, chiamandola per nome. Si svegliò e stavolta si accorse di riuscire a vedere meglio di prima; anche il senso di nausea e il mal di testa erano spariti, sebbene Nelis non riuscisse a realizzare quanto tempo era rimasta a dormire.
"Finalmente! Nelis, svegliati.. Forse sta arrivando qualcuno." le disse l'amica.
La ragazza non capiva come potesse arrivare qualcuno nella cella visto che questa non aveva un ingresso. Poi si mise ad ascoltare attentamente e percepì dei passi in avvicinamento da fuori la cella. Si mise in piedi: anche Quistis e Irvine guardavano in direzione della fonte del suono. Indistintamente, si delineò l'ombra di qualcuno al di là della parete semitrasparente della cella. Improvvisamente si fermò: un istante dopo la parete della cella si illuminò e si smaterializzò in un'apertura delle dimensioni di una porta. Dietro quest'ultima, la figura si rivelò essere lo stesso uomo coperto dal mantello rosso che avevano incontrato nel cunicolo. Era solo, ma non sembrava preoccuparsene, pur sapendo che ai prigionieri non erano nemmeno state sottratte le armi.
L'uomo fece un passo avanti e squadrò con quegli occhi inquietanti i presenti, uno dopo l'altro.
"Gilgamesh.." mormorò Quistis. "..E' questo il tuo nome, Guardiano?"
Quistis si ricordava dello strano tizio che durante la battaglia contro Seifer nella Lunatic Pandora era apparso e aveva spazzato via il loro avversario con un solo attacco.
Il tizio però non la degnò nemmeno di uno sguardo. Chiuse gli occhi e rise, prima sommessamente, poi più forte: una risata quasi meccanica, di un tono tetro e lugubre.
"Gilgamesh.. un Guardiano?" le rispose. "Non lo sono, umana. Sono il re del mondo nuovo. Voi, piuttosto.. come avete raggiunto questi luoghi? C'erano altri con voi?"
Quistis non capiva: era sicura di ricordare bene. Gilgamesh le rivolse lo sguardo. "..Dunque?"
"Siamo alla ricerca della causa del pianto lunare e non c'è nessun altro con noi: siamo solo noi quattro." gli rispose Nelis. Non c'era nessuna scusa in grado di spiegare la loro presenza lì, e poi la loro situazione non poteva di certo cambiare in base a quello che aveva detto. Se non altro, aveva soddisfatto le curiosità di Gilgamesh.
Quest'ultimo sembrò soppesare un po' quanto aveva sentito, poi rispose: "Siete umani, siete arrivati fino al cuore della Luna e cercavate informazioni per il pianto Lunare.." ripetè. Poi scrollò le spalle: "Poco importa. Purtroppo la vostra presenza qui è del tutto irrilevante; avevo già deciso di disfarmi di voi, quindi il fatto che abbiate potuto scoprire qualcosa mi preoccupa ben poco."
Nelis, Selphie, Quistis e Irvine impietrirono. "Credo sia inutile dirvi che ogni vostro tentativo di fuggire è del tutto vano: non solo non avete nessuna possibilità di sconfiggermi ma anche quando ci riusciste, non sapete dove siete e dove andare per scappare di qui. Adesso seguitemi: Gilgamesh vi darà le risposte a cui tanto aspirate prima di togliervi la vita."
Detto questo si voltò e cominciò a incamminarsi in un cunicolo fuori dalla cella.
I quattro si rivolsero l'un l'altro uno sguardo d'intesa: di certo non avevano intenzione di restare inermi. Uscirono dalla cella e lo seguirono, pronti a scappare alla prima occasione.

Gilgamesh si aggirava fra i cunicoli senza il minimo dubbio sulla direzione da prendere. La sua calma glaciale era assolutamente irrazionale, come se fosse sicuro di avere la situazione sotto controllo. I passaggi erano frattanto cambiati rispetto a dove si trovavano Nelis, Quistis, Selphie e Irvine prima che venissero imprigionati.
La forma dei cunicoli era regolare, i punti di raccordo fra essi erano ben piazzati: tutto cominciava ad apparire ordinato e studiato nella forma. Nelis pensò che se prima tutto sembrava un intricato mischiarsi di cunicoli, come un sistema di grotte naturali, adesso l'impressione era di trovarsi in un sistema sanguigno, perfettamente raccordato in vene e capillari. I colori però erano sempre i soliti, opachi e cristallini e variopinti.
Ad un tratto Gilgamesh giunse ad un bivio: Quistis rallentò quasi impercettibilmente il passo e fece un cenno agli altri, che la imitarono. Non appena il Guardiano si avviò nella via a sinistra, loro iniziarono a correre entrando nell'altra direzione. Dopo pochi metri di corsa videro che al posto di tornare indietro per inseguirli Gilgamesh li stava seguendo lungo un percorso quasi parallelo. Tuttavia il gioco gravitazionale rendeva tutto più difficile: Talvolta la figura che si intravedeva al di là della parete era a sinistra, talvolta sopra di loro o alla loro destra o addirittura sotto o sopra; subito dopo le loro strade si allontanavano e quindi tornavano ad avvicinarsi, talmente tanto che sembrava che fosse a non più di un metro da loro.
Tutto ciò sembrava non turbare minimamente il Guardiano, che li seguiva ovunque loro andassero senza perdersi. I quattro cominciavano a perdere le speranze: Irvine stava quasi per fermarsi e aspettare che li raggiungesse, per poterlo affrontare faccia a faccia, quando il cunicolo sfociò in un locale grandissimo.
Il locale, che sembrava essere un salone di dimensioni spropositate, emanava un chiarore lattiginoso, simile a una luce al neon.
Quistis, Irvine, Selphie e Nelis restarono accecati dalla luce intensa. Dopo qualche secondo riuscirono a mettere a fuoco il luogo dove si trovavano. Il salone era assolutamente vuoto, e ogni rumore sembrava perdersi al suo interno, come se fosse infinito.
Al centro di esso c'era una colonna che sembrava fatta di vetro: si perdeva in alto, fino a chissà quale spropositata altezza. Nel punto in cui toccava il pavimento si aprivano come in un giglio alcuni petali di cristallo. All'interno della colonna c'era qualcosa o qualcuno di indefinibile dalla distanza.
"Non sareste dovuti arrivare fin qui.." Gilgamesh si lanciò dall'alto, atterrando davanti a loro. Era riuscito a raggiungerli e gli sbarrava la strada. "..Beh, poco importa. Non è forse un bel posto per morire?"


Cap. XXIII: L'equilibrio di Hyne

Zell e Rinoa si erano ripresi e Squall aveva spiegato loro cosa era successo. La presenza di Odino e Griever era confortante quanto incredibile.
Seifer alla fine chiese ad Odino di spiegare loro per bene cosa stava succedendo. Il cavaliere annuì.
"Cosa sapete a proposito del Grande Hyne?" domandò.
Per un attimo calò un silenzio di dubbio e incertezza; poi Rinoa rispose: "Hyne è una divinità. Si dice che sia il padre del genere umano.. il nostro creatore. Ci sono molte religioni che lo venerano nel mondo."
"Padre del genere umano.. sì. Una divinità, no." La corresse Odino. "Il Grande Hyne non è una leggenda. Egli fu davvero l'entità da cui nacque il genere umano. Tuttavia le religioni, i culti e il resto dei vostri racconti si perde in supposizioni o invenzioni fantasiose. Hyne fu colui che diede origine ai mostri, agli umani, ai Guardiani. Era un'entità immortale, dotata di un potere inimmaginabile e grandi virtù. Ma egli rinunciò alla sua immortalità, scindendo la sua anima in tanti piccoli frammenti, e in cambio ottenne che questo pianeta fosse popolato da uomini, frammenti della sua anima, in cui era racchiusa la sua virtù." Lo sguardo di Odino si fece serio.
"In seguito però comprese che non avrebbe potuto restare fra le sue creature, proprio per via della sua mortalità. Così andò nell'unico luogo che gli permetteva di restare vicino ai suoi figli ma abbastanza lontano perché nessuno potesse raggiungerlo. Un luogo carico di mistero, affascinante ma inavvicinabile."
Odino alzò lo sguardo verso il globo luminoso nel cielo.
"Hyne si rifugiò nella Luna: e come aveva donato la Terra agli umani, destinò la Luna ai mostri. Per Hyne non c'era differenza fra un mostro e un umano: uno era l'incarnazione del giusto, l'altra dello sbagliato, ma per lui non poteva essere diversamente. Entrambe le metà dovevano convivere: il giusto con lo sbagliato, il bene e il male, perché non può esistere l'uno in assenza dell'altro. Ogni volta che un figlio moriva esso si ricongiungeva con Hyne e a seconda delle sue azioni in vita si reincarnava in un umano o in un mostro.. Se prima non realizzate che tutti gli esseri viventi sono solo parti di uno spirito comune, non potrete capire, ovviamente. Tuttavia il compito che Hyne si era imposto da assolvere, affinché questo equilibrio continuasse ad esistere, era logorante quanto indispensabile. Lui era l'anello che collegava la morte con la vita. Presto o tardi avrebbe ceduto, nonostante la sua grande forza di volontà.. e così avvenne."

Un triste sguardo si dipinse sul volto di Odino nel raccontare la storia.
"Hyne infine capì che non gli era possibile mantenersi per sempre. Doveva scegliere fra il mantenere la sua integrità, ricongiungendosi a tutti i frammenti che aveva lasciato liberi per il mondo, oppure perdere sè stesso nel grande ciclo vitale che aveva generato. Dopo aver donato l'immortalità, donò anche il resto di sè in favore di ciò che aveva creato; e perché questo ciclo non si fermasse, decise che dopo di lui un'anima, la più pura e virtuosa, avrebbe assunto il suo incarico. E creò noi Guardiani, perché guidassimo gli uomini nel perseguire il bene. Ma non è stato mai facile. Nell' equilibrio che Hyne aveva generato, il bene e il male sono finiti per equilibrarsi e mischiarsi a vicenda. Così esistono uomini malvagi.. e mostri benevoli, che lo crediate o no.."
Odino si riscosse. Si rese conto di star divagando un po'. Tornò subito al punto della situazione. "Ad ogni modo, alla fine Hyne cedette. Prima di morire, designò un'anima alla continuazione di quella missione che l'aveva sfinito. Per lungo tempo le anime più pure sono diventate successori di Hyne, come prestabilito. Qualche tempo fa, però, l'anima che reggeva le sorti del mondo è tornata ha ceduto il posto, per la prima volta, ad un'anima malvagia. Essa siede ora al trono di Hyne e, nella sua perversione, ha deciso di eliminare tutti gli umani. In questo modo, anche tutti i mostri scompariranno. Il suo obiettivo è tornare ad essere una sola entità, quindi è probabile che alla fine eliminerà anche noi Guardiani. Aveva promesso che insieme a lui, avremmo dominato un nuovo mondo, pacifico e giusto, e molti, anzi tutti i Guardiani hanno creduto. Il risultato lo vedete con i vostri occhi."
Seifer era esterrefatto. Improvvisamente tutto gli sembrava chiaro: quante domande ora trovavano una risposta nella sua mente..
Si rivolse al suo Guardiano: "Ma voi non avete creduto alle loro menzogne.. Siete gli unici a continuare ad assolvere il compito che vi era stato assegnato."
"Abbiamo una missione da compiere, dunque.." lo interruppe Squall. " Dobbiamo raggiungere il responsabile di questo disastro e fermarlo."

In seguito, Seifer chiese al suo Guardiano di rispondere ai suoi dubbi. perché, se da quando lui l'aveva sconfitto nella Lunatic Pandora, non si era mai fatto vivo? E perché era armato solo di quella strana spada incorporea?
Odino si fece serio. "La mia spada.. mi è stata sottratta e mai più tornata, dopo che tu mi hai sconfitto. Dunque devo accontentarmi. Ma pregusto il momento in cui la strapperò dalla mano dell'impostore che la stringe al posto mio. Quanto al fatto che non mi sia mai rivelato a te.. la risposta è semplice: tu non hai mai desiderato la mia presenza, né quella di un Guardiano. Ma quando hai avuto bisogno di me, sono accorso. E così sarà, d'ora in poi."
Seifer sorrise, e un sorriso di gratitudine incontrò nel volto dell'altro un sorriso paterno e protettivo.
Dopo qualche minuto arrivò sul posto l'astronave di Laguna. Il presidente scese a terra, trafelato, seguito da Odine. Gli riferì che il gruppo guidato ds Quistis era scomparso e che non riuscivano più a localizzarli. Il dottore parlò loro di una strana barriera, e che non ricevevano loro notizie da parecchie ore. Odino spiegò loro che dopo l'esplosione che aveva dato inizio a quella storia, il sottosuolo lunare era stato messo in comunicazione con l'esterno, e che era stata messa a nudo la barriera che lo proteggeva.
Ci volle un po' di tempo prima che Laguna e il dottor Odine capissero quanto stava accadendo, anche se tutti avevano fretta e non c'era il tempo di mettersi a raccontare storie.
Infine Laguna li fece salire sull'astronave e contattò il Lunagate. Seifer, Squall, Rinoa e Zell sarebbero partiti immediatamente.
Ci volle del tempo prima di arrivare. Nonostante la tensione e l'attesa snervante, Seifer cercò di rilassarsi un po', e così fecero gli altri.
Mentre passeggiava, pensieroso, incontrò Laguna che discuteva animatamente con Squall e Rinoa: "E' impossibile che non si riesca più ad avere nessun segnale da un gruppo di ben quattro persone..sembrano svaniti nel nulla!" insisteva.
Squall incrociò le braccia: "Quattro.. già, dimenticavo l'amica di Selphie."
"Beh ..chissà che tipo è!" intervenne Rinoa. "Selphie mi ha detto che come lei, viene da Garden di Trabia, e ha più o meno la nostra età.. chissà se è veramente in grado di reggere il passo degli altri."
"Un'amica di Selphie.." ripetè Laguna, sovrappensiero. "..Ah! Ora ricordo. Si, ha 21 anni. Mi pare si chiamasse Eaglewings.. non ricordo il nome."
Seifer restò perplesso. Non gli era nuovo, ma non riusciva a ricordare.
Il dubbio lo colpì stranamente più del solito: passò parecchio tempo rimuginando. Poi realizzò: un'amica di Selphie a Trabia, più o meno della sua età. Di cognome Eaglewings. Ricordò il cielo stellato di Trabia e quella ragazza vestita di nero. Ricordò anche di quando le era tornato in mente il suo volto, mentre si faceva strada verso Tear's Point. Non riusciva a spiegarsi il perché, e la situazione era già abbastanza complicata anche senza i suoi dubbi inspiegabili.
Arrivati al Lunagate si imbarcarono immediatamente. Le capacità organizzative degli Esthariani erano davvero sorprendenti, e le loro risorse erano più elevate di quanto volessero far credere.
Durante il viaggio verso la Luna, Seifer così come gli altri, preferirono riposare. Nessuno di loro sperava di cavarsela senza dover ricorrere alle armi, dunque avevano bisogno di recuperare le forze.

L'astronave si posò a poca distanza dal cratere. Una volta scesi, Seifer, Squall, Rinoa e Zell trovarono i due Guardiani ad aspettarli per fare loro strada. Pur con qualche indugio passarono attraverso la barriera. Da quel momento non avrebbero più mettersi in contatto con l'esterno, ma per fortuna con loro c'erano Odino e Griever. Probabilmente senza loro si sarebbero persi nei meandri della Luna, come era accaduto a Quistis e il suo gruppo.


Cap. XXIV: Lotta per la sopravvivenza


Nelis protestò: "E la verità che intendevi svelarci? Che fine ha fatto la tua promessa?". "Evidentemente non voleva che arrivassimo in questo luogo. Improvvisamente sembra avere fretta di eliminarci.." pensò.
Gilgamesh rise cupamente. "Già. Dimenticavo, voi cercavate di capire a cosa era dovuta l'esplosione sulla superficie lunare. Sono stato io, personalmente. E' stato come togliere un tappo: oltre a tutti i mostri presenti sulla superficie lunare, anche tutti quelli che girovagavano nei cunicoli si sono riversati nel Pianto Lunare, come avete osservato. E che dire dell'idea di invertire il campo magnetico di quella struttura che avete costruito sulla Terra? Ha fatto da magnete per tutti i mostri lunari! Abbiamo usato contro di voi la vostra stessa scienza."
Quistis sbiancò. "Quindi.. è stato tutto un tuo piano?"
"Mio? No, non mio. E' stato il grande Hyne, ovviamente, a decidere che voi inutili creature dovevate soccombere." replicò Gilgamesh.
Nessuno, però, riusciva a capire di cosa stesse parlando. Gilgamesh li guardò con disprezzo, poi sii girò verso la grande colonna e allargò le braccia, platealmente. "Non riuscite nemmeno a immaginare dove siete?...Questo è il cuore della Luna! Avete una vaga idea di chi avete di fronte a voi?" Fece una pausa. Volse il capo, guardandoli con la coda dell'occhio. "Miserabili umani.. Ignoranti persino al cospetto del vostro creatore!"
Il tono gelido e sdegnato di Gilgamesh attanagliò i quattro quasi quanto ciò che aveva detto. "Il creatore..?
..Hyne?" rimuginava Quistis. "Come può essere?"
"Non sentite davvero il pulsare della vita in questo luogo? Qui tutte le anime giungono e qui tutte le anime rinascono. Mostri e umani muoiono e intraprendono il lungo cammino della rinascita attraverso questi luoghi, per ricongiungersi all'eterno Hyne e poi ritornare al mondo con vita rinnovata. Noi "Guardiani", come ci chiamate voi, siamo gli spiriti eccelsi, scelti da Hyne per guidare le azioni di voi esseri imperfetti. Ma le vostre azioni hanno rovinato il bel pianeta che vi era stato affidato. E' giunto il momento di cambiare. Presto la Terra verrà popolata solo da chi sarà meritevole di esistere e Hyne guiderà le nostre azioni!"
Nelis, Quistis, Selphie e Irvine non riuscivano a credere a quanto sentivano.
"E così il creatore di tutti noi avrebbe improvvisamente cambiato idea e vorrebbe farci fuori?
..Mi dispiace." gli rispose Quistis, mentre prendeva la frusta attaccata alla cintura.
"..Ma non ti crediamo!" aggiunse Nelis, estraendo i pugnali.
"Di certo non ci lasceremo uccidere così.." disse Irvine, caricando il fucile.
"Di certo non ci lasceremo uccidere da questo fanatico!" lo corresse Selphie, poi prese anche lei il nunchaku.
"Allungare la vostra sofferenza.. che proposito assurdo e patetico. Ma se ciò vi renderà la morte più dolce, come potrei non assecondare la vostra ultima richiesta?" tuonò Gilgamesh, con quella voce roca e meccanica. Dai drappi del suo mantello emerse un braccio, aprì il palmo della mano ornata di anelli e bracciali e in questa si materializzò una spada lunga a doppio taglio, dai tratti medievali.

"Bene. Cominciamo!" esclamò Gilgamesh.
Il Guardiano sferzò la spada nell'aria tracciando un arco luminoso. L'onda d'urto si espanse violentemente e investì Selphie e Quistis, che non riuscirono a schivarla. Un attimo dopo Gilgamesh era scomparso. Nelis se lo ritrovò davanti mentre stava ancora evitando il suo primo attacco con uno scarto di lato. Fece a malapena in tempo a vedere la figura rossa e un baluginio di spada. Parò una volta e ancora un'altra. Al terzo fendente dovette proteggersi con entrambi i pugnali, ma fu ugualmente sbalzata indietro di parecchi metri dalla forza del colpo.
Irvine si era accorto di quanto era accaduto, ma non fece in tempo a mirare verso l'avversario che questo aveva già colpito Nelis e si dirigeva verso di lui. Sparò ugualmente, mancandolo di parecchio. Quando il Guardiano cercò di colpirlo parò il colpo con la canna del fucile. La spada si fermò a pochi centimetri dal suo viso e lui dovette indietreggiare di qualche passo prima di riuscire a fermare completamente il colpo. Improvvisamente Gilgamesh lo colpì con il pugno, stretto attorno al manico della spada. Anche Irvine crollò a terra, dopo un volo di qualche metro.
"..Dunque? Tutto qui? Quanta fatica sprecata." disse, con aria rassegnata.
Dopo qualche secondo si girò su sè stesso e parò il colpo di nunchaku. Selphie si era ripresa; tirò indietro la catena dell'arma e si preparò a scagliarla nuovamente contro il nemico.
Ma Gilgamesh non era più lì: Selphie lo intravide in aria, qualche metro sopra di lei. Fortunatamente, una frusta sferzò l'aria e si strinse sulla sua spada. Quistis fece forza tirando verso di sè e Gilgamesh tornò coi piedi per terra. Selphie ne approfittò per attaccare. Il Guardiano liberò con uno strattone la sua arma, ma pur possedendo un'agilità e forza al di là di ogni immaginazione, non avrebbe fatto in tempo a parare il nunchaku. "E' fatta!" pensò Selphie. Un attimo prima di colpirlo, un altro braccio sbucò fuori dal mantello e prese al volo il nunchaku. Poi tirò a sua volta e Selphie venne scagliata in aria insieme al nunchaku. Cadde malamente a terra.

Subito dopo il Guardiano affrontò Nelis, che gli era spuntata improvvisamente a fianco, rapida e silenziosa. Parò senza problemi tutti i suoi affondi fino a che Irvine non gli sparò addosso. Un colpo perfetto, che venne parato da Gilgamesh con la spada, di piatto, come se fosse stata uno scudo. Un attimo dopo questa però era di nuovo bloccata dalla frusta di Quistis.
Nelis approfittò del momento e lo attaccò. Gilgamesh aprì il palmo della mano libera e in questa si materializzò una seconda spada. Una katana lunga e sottile bloccò il pugnale di Nelis, poi con un movimento del polso lo fece volare via. Prima che il suo avversario la colpisse, la ragazza si allontanò con un paio di piroette all'indietro.
Nel frattempo, il Guardiano aveva nuovamente liberato la sua spada dalla frusta di Quistis. La agitò in aria e tagliò nuovamente l'aria verso Irvine: una nuova onda d'urto si abbattè su di lui, mancandolo di pochi centimetri.

Gilgamesh si diresse verso Quistis, stanco delle sue intromissioni con la frusta, ma lei non si fece però trovare impreparata. Aspettò che si avvicinasse quanto bastava e poi attaccò: la frusta disegnò una serpentina nell'aria.
Il Guardiano fece per parare il colpo, ma si rese conto che la frusta seguiva una traiettoria quasi imprevedibile: passò due centimetri di lato alla spada del Guardiano e affondò nel mantello rosso.
Nonostante Quistis ebbe avuto la netta sensazione di averlo colpito in pieno, il Guardiano non fece alcun cenno di dolore: si preparò a colpirla.
Fortunatamente per Quistis, Gilgamesh aveva dei riflessi fulminei. Si arrestò di colpo, prima di arrivare a lei: un pugnale si piantò per terra, un metro più avanti. Alla sua sinistra, Nelis stava atterrando dopo aver saltato per lanciare l'arma.
Dalla parte opposta, invece, Selphie faceva roteare la sua arma in aria.
Quistis recuperò la frusta e subito dopo Irvine ricaricò il fucile. Gilgamesh era circondato, tuttavia non sembrava turbato.
Quistis fece un cenno a Nelis. La ragazza si lanciò contro il suo avversario. Quistis, Selphie e Irvine attaccarono contemporaneamente.
Nello stesso istante, dai drappi del mantello di Gilgamesh uscirono altre due braccia, nelle quali si materializzarono altrettante spade. Una di esse era la spada di Odino.
Gilgamesh usò tutte e quattro le spade contemporaneamente. Spazzò via il nunchaku di Selphie, poi bloccò la frusta di Quistis. Nelis impugnò l'arma che aveva lanciato, quasi ai piedi di Gilgamesh, e poi parò un colpo a martello, seppure a fatica. Si piegò sulle ginocchia per lo sforzo e poi scartò di lato, mentre la spada si abbatteva per terra.
Con la quarta spada, il Guardiano parò il proiettile di Irvine. Il ragazzo sorrise e sparò di nuovo.

Il secondo colpo centrò il Guardiano alla spalla. Il tessuto si perforò e si udì uno strano suono metallico. "Ma.. è davvero un robot?" si domandò Selphie d'istinto.
Gilgamesh stavolta fece un mezzo passo avanti, con un gemito soffocato; sembrava però che fosse stato più scosso dall'urto che dal proiettile in sè per stesso.
Nelis, dopo aver scansato il colpo dell'avversario, approfittò dell'occasione, girò su sè stessa e lo colpì con entrambi i pugnali sul petto. Sentì il mantello che si strappava, ma non c'era carne sotto di esso: anche Nelis invece ebbe la sensazione di colpire del metallo.
"Di cosa diavolo è fatto questo Guardiano?" Fece qualche passo indietro, gli occhi fissi sul Guardiano.
Gilgamesh sorrise cupamente e abbassò le spade. Il mantello lacerato dall'attacco di Nelis gli scivolò addosso.
Sotto di esso il Guardiano indossava un'armatura che lo ricopriva interamente. Era molto elaborata in fregi bronzei e rossastri che si mischiavano nel grigio del metallo.
L'intricato disegno dell'armatura riusciva persino a dare un'aria elegante al fatto che quel Guardiano avesse quattro braccia.
I quattro ora si spiegavano cosa fosse il metallo che inizialmente aveva fatto sembrare ai loro occhi Gilgamesh un androide. Restava incredibile che pur portandosi addosso un peso del genere riuscisse a muoversi a quella velocità.
Irvine inoltre non riusciva a convincersi del fatto che esistesse un metallo in grado di resistere ai suoi proiettili.
"Vedo la rassegnazione, vedo la sconfitta nei vostri occhi, umani. A cosa vi ha portato la lotta? Il dolore del non potere fare niente è di gran lunga maggiore del dolore del non aver fatto niente. Tuttavia voi avete preferito combattere: adesso capite che è stato inutile. Non potrete mai scalfire questa corazza. La vostra resistenza è vana quanto futile."


Cap. XXV: Singolar tenzone

Il Guardiano li scrutava immobile, aspettando la loro prossima mossa.
Anche Nelis teneva lo sguardo fisso su di lui. Oltre a non volerlo perdere di vista nemmeno un attimo, cercava qualche punto vulnerabile in quella corazza, qualche breccia da sfruttare. Tuttavia era poco sicura che anche quando l'avesse trovata, sarebbe servito a molto: "I suoi movimenti sono troppo rapidi.. riuscirei mai a colpirlo?" si chiedeva. Certo però non si sarebbe arresa a quel mostro che intendeva distruggere la razza umana.
Gilgamesh, però, non attaccava. Prima i suoi assalti erano stati rapidi, precisi e incessanti; adesso non muoveva un muscolo. Sembrava una statua di ferro immersa nel silenzio di quel posto surreale.
Poi udirono dei passi. Nelis rivolse lo sguardo a Selphie, che con un cenno le fece capire che sentiva anche lei quello scalpitio lontano. Tuttavia non osavano girarsi verso l'uscita, perché farlo avrebbe significato distogliere lo sguardo dal loro avversario: una libertà che nessuno di loro voleva prendersi.
Mentre indugiavano, il rumore di passi si avvicinava e prima che potessero decidere una voce esclamò: "Quistis!"
L'ex professoressa rimase pietrificata nell'udire la voce di Squall dietro di lei. Si girò e li vide: Squall, Rinoa, Zell e Seifer erano all'entrata dell'ampio salone.

Squall e il suo gruppo avevano corso fra cunicoli stranissimi, tutti uguali e dai colori cangianti per un tempo indefinibile. "La Luna.. chi immaginava che fosse così, vista da dentro?" si era chiesto, stupito, Seifer.
Griever e Odino li avevano guidati fino a quello strano salone illuminato di un bianco accecante: "Siamo quasi arrivati nel cuore della Luna." aveva annunciato Odino, poco prima che arrivassero.
Qui avevano trovato Quistis e il suo gruppo che fronteggiavano immobili uno strano essere con quattro braccia.
"Squall! Cosa.. Cosa ci fate qui?!?" gli rispose Quistis, combattuta fra la sorpresa, la gioia e la tensione.
"Ci hanno guidato Griever ed Odino." poi si rese conto che avrebbe dovuto dare loro molte spiegazioni. Corrugò la fronte. "..Non c'è tempo per spiegarvi. Dobbiamo.."
"..VOI non farete proprio niente!" lo interruppe Gilgamesh, e di slancio si scagliò su Quistis.
Griever ruggì, ma non si mosse. Odino saltò giù da cavallo con foga. La strana spada evanescente in pugno, si parò in un attimo di fronte a Gilgamesh e incrociarono con forza le armi.
"Gilgamesh!" esclamò il cavaliere, a denti stretti. "..Rendimi la mia spada!"
"Odino.. Rivendichi qualcosa che ormai non ti appartiene più!".
I due cominciarono a duellare. Squall sentì Griever che lo incitava a non intromettersi, così invitò Quistis e gli altri ad allontanarsi.
"Squall! Che sta succedendo?!?"
Squall gli rispose che era una storia lunga, ma si rendeva conto di dovere loro una spiegazione. Brevemente spiegò loro che l'entità che aveva ricevuto il compito di fare rinascere le anime voleva eliminare tutta l'umanità e che tutti i Guardiani, a parte Griever e Odino, si erano schierati con essa. Il loro compito era scovarla e porre fine alla sua follia. Seifer spiegò loro che Odino intendeva riprendersi la sua spada, e che non avrebbe permesso a nessun altro di sconfiggere Gilgamesh fino a che non avesse regolato i conti.

Nelis era spaesata. Selphie le aveva parlato tante volte dei suoi amici SeeD e della loro storia di quattro anni prima. Vederli tutti riuniti, però, era molto diverso. Si rendeva conto di essere una perfetta estranea o quasi. Tuttavia non potè fare a meno di osservarli. Riconosceva il ragazzo che aveva parlato prima, Squall. La ragazza dai capelli neri e lisci invece doveva essere senza dubbio Rinoa, che aveva ereditato i poteri delle streghe. Il ragazzo con la cresta invece doveva essere Zell: Selphie le aveva parlato tante volte di quel ragazzo così estroverso e iperattivo e delle sue scenate alla mensa. Non riusciva però a ricordare che Selphie le avesse parlato di quel ragazzo biondino,vestito di grigio, che nonostante questo gli era familiare. Poi osservò la sua spada.. E ricordò tutto.
Quella sera era annoiata e stava passeggiando per i giardini del Garden di Trabia. Aveva visto un ragazzo seduto su un muretto. Mentre si stava avvicinando lui si era girato di scatto e le aveva puntato la spada addosso: quella stessa spada che adesso stringeva in pugno. Ricordò anche la sua buffa espressione di disappunto fatta un attimo dopo: il viso di quel ragazzo ora era teso e fisso sul duello fra Gilgamesh e l'altro Guardiano.
A Nelis sembrò impossibile che da un viso così crucciato fossa nata una smorfia come quella di quella sera e, nel constatarlo, sorrise.
Seifer però, pur sapendo che avrebbe rivisto quella ragazza incontrata al Garden di Trabia, era stato completamente assorbito dal combattimento del suo Guardiano. Il legame fra i due era così forte che a Seifer sembrava di sentire la foga di Odino come se fosse sua. Per Odino, quello era più di un semplice duello: era in gioco la sua spada, e il suo onore.
Non appena si riprese, volse lo sguardo verso Nelis. La prima cosa che vide fu il cristallo di neve che aveva fra i capelli: bastò a fargli capire che era lei. Poi si accorse che la ragazza lo guardava sorridendo. Seifer rimase interdetto: "Che..? perché sta sorridendo, adesso?" si chiese, ma non abbassò lo sguardo e neppure lei.
"Seifer?" sussurrò la ragazza.
"..Nelis." le rispose lui di rimando.
Era incredibile che entrambi volessero dirsi così tante cose: che era assurdo ritrovarsi in quel posto dopo così tanto tempo..che gli dispiaceva per come si erano salutati quella notte, e tanto altro. Ma si rendevano conto che non era il momento né la circostanza giusta. Mentre rimuginavano su queste cose, senza che riuscissero a togliersi gli occhi di dosso, Selphie esclamò: "Ma.. vi conoscete?!"
Seifer non sapeva cosa rispondere. "La conosco? Certo che la conosco.. No, non è vero: come so di lei? Non so niente." Aveva già aperto la bocca per parlare che Nelis rispose per entrambi.
"Ci siamo conosciuti al Garden di Trabia. Ora è chiaro perché sei scomparso.. eri con loro e dovevi partire." disse con un sorriso amaro.
"Ma non potevo dirti niente.."
"Si, lo capisco." gli rispose, e chinò il capo.
Seifer pensò che dovesse scusarsi con lei. Non capiva perché, ma sentiva che aveva commesso un errore e il peso di quell'errore gli faceva male. Inoltre, anche se entrambi, razionalmente, si rendevano conto che non c'era niente di cui scusarsi o da spiegarsi, e che tutto ciò che avevano in comune era solo un paio di ore passate insieme, sentivano che c'era qualcosa di non detto per il quale tutto quello che era successo fra loro acquistava un senso. Ma ancora questo qualcosa gli sfuggiva.

Seifer stava ancora cercando qualcosa da dire a Nelis, quando Odino venne colpito dal suo avversario. Il ragazzo se ne accorse immediatamente per via del forte legame con il Guardiano: gli sembrò quasi di avvertire il dolore.
Odino soffocò un gemito e si sganciò dalla lotta. I due restarono a fissarsi qualche secondo. Poi aprì il palmo della mano sinistra, che si illuminò flebilmente di verde, e lo passò sul braccio destro, che guarì immediatamente dal taglio, lasciando solo uno squarcio nell'armatura. "Odino.." mormorò Seifer. "Vengo ad aiutarti." Pensò.
Non appena fece per accorrere, però, Odino gli parlò nella mente. "No!" rispose, e girò lievemente il capo.
"..Abbi fiducia in me. Gilgamesh non è il vostro obiettivo.. ma il mio."
Odino si mise in guardia. Seifer avvertì una determinazione nuova nel cavaliere, mentre Gilgamesh si lanciava su di lui, riprendendo il combattimento.
Dopo qualche scambio Seifer si rese conto che se prima Gilgamesh gli era parso in vantaggio, in realtà non c'era una vera e propria differenza fra i due.
Seppure infatti Gilgamesh combattesse con tutte e quattro le sue armi contemporaneamente, con sincronia e grande destrezza, Odino parava il più dei colpi, a volte bloccando due o tre spade alla volta e schivando il resto; i contrattacchi erano rapidi e mirati, ma lo stesso Gilgamesh non si faceva problemi a parare e colpire contemporaneamente.
Infine Odino riuscì a colpirlo. Con un gioco di polso, fece volare via una spada dalla mano dell'avversario, e prima che questo potesse reagire, abbattè la sua spada sul suo petto.
L'armatura di Gilgamesh, che doveva essere indistruttibile, si sfondò e all'interno lo squarcio si illuminò di un bianco accecante. Odino cadde all'indietro. Probabilmente sarebbe stato ucciso sul colpo se non fosse stato protetto da quella corazza.
Odino raccolse la sua spada da terra.


Cap. XXVI: Il vero nemico

Gilgamesh si rialzò, agonizzante ma ancora vivo. Seifer si avvicinò ad Odino, seguito da tutti gli altri. Come era accaduto per Bahamut, anche Gilgamesh non poteva essere ucciso da un altro Guardiano.
Seifer si avvicinò per dargli la morte, ma all'improvviso la gigantesca colonna di cristallo che dominava il salone si illuminò. Il ragazzo restò accecato e mentre si sforzava di rimettere a fuoco, vide confusamente una figura avvicinarsi a loro. Vide Gilgamesh fare qualche passo incerto, poi crollare a terra davanti ad essa.
Quando potè distinguere nuovamente i contorni di ciò che aveva intorno, la figura era a una decina di metri da loro. Era dai tratti umanoidi, ma era esile e alta almeno il doppio di loro. Gli arti era sproporzionatamente lunghi e sottili, e come tutto là dentro, era anch'essa bianchissima e sembrava una lampadina al neon. In più il capo era privo sia del volto, che di capelli o qualsiasi altro lineamento.
La strana entità che sembrava sbucata dalla colonna si avvicinò al Guardiano e disegnò un circoletto nell'aria con un dito. Gilgamesh esplose in migliaia di puntini luminosi che si sparpagliarono in aria. I puntini poi confluirono nella colonna alle spalle della strana figura bianca e vi si dissolsero.
Mentre tutti i presenti assistevano alla scena, ammutoliti, la figura parlò: la voce era maestosa e innaturalmente distorta, ma quel che più scosse Seifer e gli altri fu che pur avendo la certezza che fosse quello strano essere a parlare, la voce risuonasse dall'intero salone.
"Gilgamesh si è fatto sconfiggere. perché rimanete sgomenti? La sua esistenza si basava sul conseguimento dei suoi obiettivi: la sconfitta non era tollerata da un Guardiano come lui." fece una pausa, come se stesse pensando a qualcosa. "..Che essere sciocco." aggiunse.
"Piuttosto, umani.. E voi due Guardiani... perché ostacolate il volere di Hyne?"
Pur non avendo il loro interlocutore gli occhi, i presenti si sentirono fissati e osservati. Nessuno rispondeva a quella domanda che non sembrava voler portare a nessun discorso fra di loro, ma era stata rivolta come se fosse solo retorica: eppure la figura sembrava attendere risposta.
"perché il tuo obiettivo è sbagliato." gli rispose infine Rinoa. "Non ti permetteremo di distruggere la razza umana."
Si levò una lieve risata, ancor prima che la ragazza finisse di parlare.

"Dunque volete davvero contrastare.. me? Io sono il destino cui voi tutti dovete sottostare. Io sono la matrice e io sono la destinazione delle vostre vite fragili e limitate.
E' già passato parecchio da quando così tanti di voi umani sono morti sulle vostre desolate terre, cercando di contrastare quelli che voi offendete chiamando "mostri" e che in realtà potrebbero essere stati vostri amici o parenti, in passato. Che coraggiosi, oh, che sconsiderati siete per odiarvi e uccidervi a vicenda! Io voglio solo porre fine ai vostri inutili sbagli e ai vostri dolori. Per questo, nessuna vita è più nata da quando sono state mietute le vittime di Tear's Point. Quando tutti voi sarete tornati a me, comincerà un nuovo mondo. Ringraziate Hyne, per il dono che sta per farvi!"
Griever ruggì. Squall sentì che il suo Guardiano provava lo sdegno per chi mentiva. "Tu non sei Hyne!", lo assalì. "Hyne è morto molto tempo fa..tu sei solo la brutta copia di chi avrebbe dovuto prendere il suo posto!"
"..O forse, sei tu la brutta copia di chi è stato prima di te, irrispettoso umano? Ci hai mai pensato?" gli rispose la figura, e Squall trasalì.
"...Vi siete mai domandati se foste nel giusto o nello sbagliato, mentre prendevate una decisione, mentre agivate? Avete mai dubitato dei vostri risultati? Chissà quanti errori avete fatto nelle vostre vite... chissà in quanti hanno sofferto a causa vostra. E adesso, con quale coraggio venite qui e cercate di ostacolare la volontà del vostro creatore?"
Fu allora che Odino sentì Seifer crollare, colpito dalle accuse di Hyne. Aveva qualcosa di sofferto nel suo passato, qualcosa che non poteva cancellare. Ma, pensò, non stava a quell'anima traditrice giudicarlo.
"Invece TU, che pretendi di stravolgere un sistema ordinato da Hyne stesso, dal vero Hyne.." gli rispose Odino "Tu, con quale coraggio uccidi e poi manchi al tuo compito di far rinascere le anime morte?"
"Hyne non esiste più! IO sono il vero Hyne, adesso, perché IO costruirò il nuovo mondo!" esclamò la figura. "E le prossime anime a morire sarete voi, infedeli Guardiani!"
"Tu menti! E non saremo mai fedeli a un traditore!" ribattè Odino, poi risalì a cavallo di Sleipnir. Griever spiegò le ali e si alzò in aria: i due Guardiani si lanciarono contro l'avversario.
"Non me ne starò qui.. Questa è anche la mia battaglia.." disse Seifer, rivolgendosi a nessuno in particolare.
"..No. Questa è la nostra battaglia!" lo corresse Nelis. I due si guardarono. Irvine sorrise e guardò Selphie, che annuì di rimando. Tutti si lanciarono sul loro nemico, ognuno di loro spronato dalla propria volontà e protetto dagli amici che gli stavano vicino.

Nel frattempo i due Guardiani incalzavano la figura, che era agile e sottile e sinuosa come un serpente. Nemmeno un colpo andava in porto, sebbene la figura si limitasse solo a schivare gli attacchi. Infine una barriera invisibile si frappose fra i Guardiani e il loro nemico. Dietro di essa, la figura scomparve davanti ai loro occhi, svanendo all'interno del suolo sotto di sè. Anche Seifer e tutti gli altri si fermarono, stupiti. La voce risuonò: "Tutto voi combattete, dunque? Ebbene fatelo, se vi soddisfa. Renderò la vostra morte un inferno, mentre io godrò del vostro panico proprio in mezzo a voi!"
Non appena ebbe finito di parlare, migliaia di puntini luminosi scaturirono dalla grande colonna di cristallo e cominciarono a posarsi sul pavimento, sul tetto e sulle pareti dell'immenso salone. Dai punti in cui era avvenuto il contatto, subito dopo, emergevano figure bianche uguali a quella che aveva parlato poco prima.
In breve il locale fu affollato dagli strani esseri.
"Siamo arrivati fino a qui.. non saranno questi burattini a fermarci, spero.." esclamò Selphie.
Nelis, senza distogliere lo sguardo dal nemico, sorrise. "Veramente avrei altri progetti per il futuro!"
Subito dopo gli strani esseri li assalirono.


Cap. XXVII: Non dire Addio

Seifer stava affrontando una mezza dozzina di quegli strani mostri bianchi che lo attaccavano da tutte le parti. Era accerchiato, ma fortunatamente i suoi avversari avevano ben poco a che fare con la figura che avevano affrontato Griever ed Odino poco prima. Anche se restavano dannatamente agili e abili a schivare i suoi colpi, Seifer riusciva a mandare a segno qualche attacco, che bastava a metterli a tappeto. Le uniche armi in loro possesso erano le mani e i piedi, le cui dita terminavano con un'estremità affilata ed appuntita. Nel parare i loro attacchi, il ragazzo inevitabilmente mutilava gli arti dei suoi avversari, che scomparivano a mezz'aria, ancora prima di toccar terra. A Seifer quegli esseri sembravano fantasmi, troppo irreali per esistere veramente: in realtà intuiva che fossero delle anime piegate alla volontà di Hyne.
Dopo qualche minuto tutti finirono per sparpagliarsi nel grande salone, ognuno troppo impegnato in combattimento per rendersi conto di come se la cavavano gli altri. Improvvisamente Seifer vide con la coda dell'occhio qualcuno che non era un nemico che si avvicinava: trasportata dal combattimento, Nelis si ritrovò schiena contro schiena con Seifer.
"Se la cava bene, sembrerebbe..ma ansima già." Pensò il ragazzo, sentendo il suo respiro un po' affannato.
"Già stanca?" le chiese con leggerezza.
"..Probabilmente è solo perché ho fatto fuori molti più di questi esserini di quanti ne abbia uccisi tu!" gli rispose lei, ironicamente. Poi, di slancio, tornò ad incalzare i nemici sfuggevoli. Seifer fece lo stesso: fra un colpo e l'altro, facendo attenzione a non distrarsi troppo, la osservò combattere, saltando e colpendo con un' agilità che aveva poco da invidiare a quella dei suoi avversari.

La battaglia si era protratta per qualche decina di minuti. Rimanevano ormai solo un centinaio degli strani esseri. Quando anche questi furono sconfitti nel grande locale cadde un silenzio carico di tensione, interrotto solo dal respiro affannato dei presenti.
Seifer si guardò in giro e si rese conto che non tutti i suoi compagni erano rimasti illesi. Nel furore della battaglia non se ne era reso conto, ma ora vide che Zell era caduto in ginocchio e ansimava: era stato ferito in più punti.
Anche Irvine doveva essere stato colpito piuttosto gravemente, perché si appoggiava al fucile per non cadere a terra e con l'altra mano si teneva un fianco, che era macchiato di sangue: il loro stile di combattimento si era rivelato decisamente inadeguato in quell'occasione.
Selphie, Rinoa e Quistis accorsero per aiutarli e guarirli: nessuno si accorse di niente quando Hyne si materializzò alle spalle di Griever, silenzioso come un'ombra. Quando il Guardiano percepì la sua presenza era ormai troppo tardi. Con un ruggito di protesta, Griever cercò di girarsi e reagire al suo assalitore, ma prima che potesse muovere un muscolo, Hyne aveva già teso la mano dalle dita appuntite, e lo trafisse a un fianco . Il ruggito di Griever si affievolì in un lamento di dolore.
La reazione di Squall fu istantanea: in pochi secondi si abbattè sul suo avversario, menando il gunblade con foga. Subito dopo anche Seifer e Nelis lo raggiunsero. Hyne sembrava però non avere eccessivi problemi e teneva testa a tutti e tre gli avversari senza scomporsi. Quando non arrivava a schivare, adesso, compariva dal nulla una barriera invisibile che bloccava tutti i colpi. Trovava persino il tempo di fare qualche affondo con le mani artigliate, e non poche volte i tre rischiarono di essere uccisi, perché Hyne mirava dritto al cuore o al collo.

Fu proprio in occasione di uno dei suoi attacchi che si decisero le sorti del combattimento. Seifer aveva capito, infatti, che Hyne non poteva contemporaneamente proteggersi con la magia e attaccarli. Quando vide i suoi compagni che come lui cominciavano a stancarsi a causa ritmo serrato del combattimento, e che non riuscivano più a schivare con sicurezza gli attacchi dell'avversario, capì di temere per la loro vita e decise che non poteva permettere che accadesse loro qualcosa.. specialmente a Nelis. Non se lo sarebbe perdonato.
Colse l'occasione quando il suo nemico lo attaccò, mirando proprio al suo torace. Anzichè parare o schivare il colpo, Seifer tirò un po' indietro il busto e lo ruotò leggermente. Lo sguardo era calmo, e non si contorse troppo dal dolore quando Hyne gli perforò la spalla sinistra con due dita.
Pur cercando di contenere il dolore, un sorriso di vittoria gli si dipinse nel volto. Con la mano destra, lasciata cadere la spada Caladbolg, gli afferrò il polso e lo strinse più forte che potè. Non ebbe bisogno nemmeno di fare un cenno a Squall: la spada del SeeD calò immediatamente sul braccio di Hyne, mozzandolo di netto.
La figura bianca però rimase impassibile, indietreggiando un passo alla volta. "perché non attacca più? Si arrende già?" pensò Seifer.
In quel momento Nelis pensò di cogliere l'occasione e dare all'avversario il colpo di grazia.
"..Sta fingendo!" pensò con orrore Seifer. "No! Nelis!" urlò.
Ma la ragazza si era già lanciata, avventatamente, sul nemico. Improvvisamente Hyne riacquistò tutta la sua agilità e scartò di lato. Nelis lo vide sparirgli da davanti gli occhi, e poi restò senza fiato dal dolore. Hyne, con il braccio rimastogli, l'aveva trafitta allo stomaco. Le dita riemergevano paurosamente dietro il fianco della ragazza, rosse del suo sangue.
Seifer era pietrificato; non riusciva a credere a ciò che era successo. Il cuore gli si fermò per uno, due, poi tre secondi, mentre la scena rimaneva immobile: le uniche cose che riusciva a vedere erano quelle dita intrise di sangue e il viso di Nelis, distrutto e afflitto dal dolore. Poi il cuore ricominciò a battere, di colpo, accelerando vertiginosamente i battiti, mentre l'incredulità lasciava il posto alla furia incontrollabile. Senza rendersene conto, riprese in mano la spada con entrambe le mani, senza nemmeno accorgersi del dolore atroce alla spalla, e la conficcò dall'alto verso il basso nello sterno di Hyne. Lo vide scomparire attorno alla Caladbolg, senza una parola, trasformandosi in una miriade di quei puntini luminosi.

Mentre Quistis, Zell, Irvine e gli altri si avvicinavano a loro, Seifer guardò Nelis, che respirava a fatica, sdraiata per terra.
Si inginocchiò goffamente, a causa della stanchezza, accanto a lei. La ragazza gli rivolse lo sguardo e sorrise: "Abbiamo vinto.."
"Ma cosa..? ..che stupida! Che valore ha questa vittoria se deve morire?"
Seifer continuò ad osservarla, mentre Rinoa cercava di guarirla, ma inutilmente: il colpo che le era stato inflitto necessitava di cure mediche; la magia poteva ben poco.
Poi, di colpo, si alzò una risata nel salone. Una risata malvagia, che sapeva di vittoria.
"Poveri umani. Non importa quale strada percorriate, se lottiate o meno. La vostra meta è sempre la stessa: la morte."
Hyne ricominciò a ridere. Nessuno riusciva a pronunciare una parola. Seifer si rialzò. Lo sguardo era vacuo, gli occhi socchiusi e fissi nel nulla. Trascinando la spada per terra, barcollando un po', si avvicinò all'enorme colonna di cristallo, e quando fu ai suoi piedi, sussurrò:
"Io.. non posso decidere la mia morte. Non ne ho il potere, ma.." riprendendo fiato, strinse la spada in pugno "..ma posso decidere la mia vita! E solo io posso farlo!"
E cominciò ad abbattere la spada sulla colonna.
"Non osare colpire ancora, umano!" tuonò Hyne, ma Seifer non se ne curò.
"E' inutile! Non puoi scalfire questa colonna."
Il ragazzo si accorse solo in quel momento che i suoi colpi non la danneggiavano minimamente. Gridando come un forsennato per la rabbia, continuò a menare colpi a caso. Dalla ferita alla spalla, il sangue continuava a scorrere, fino a macchiargli tutto il braccio. Non se ne curava.
"Seifer! Fermati!" gli disse una voce in testa.
"..Odino..?" pensò lui. Tuttavia continuò a colpire la colonna, pur senza risultati.
"Smettila. Non puoi fare niente con quell'arma." Odino gli comparve di fianco, a cavallo.
"Anima!" urlò. "Sei stato sconfitto! Non puoi più ricoprire il ruolo del sommo Hyne! Cedi il tuo trono e svanisci per sempre!"
"Non lo farò, Guardiano! Il mio obiettivo è prossimo a realizzarsi.. creerò il nuovo mondo, e non potete impedirmi di farlo. Morite, tutti!" gridò la voce.
In quell'istante migliaia di quelle strane figure riemersero dalle pareti e dal pavimento del salone e si prepararono ad attaccare.
"Non c'è più tempo, Seifer. Devi distruggere questa colonna e l'impostore che vi si nasconde dentro." gli sussurrò Odino.
"Distruggere la colonna.. e come? Hai visto anche tu che non è servito a niente colpirla.."
"Forse perché non hai provato con la spada giusta."
Odino sorrise. Mentre i nemici si avvicinavano sempre di più, porse la sua spada a Seifer. Quando il ragazzo la prese con la mano destra, si accorse di quanto fosse pesante. La alzò a fatica. I nemici piombarono addosso a lui e Odino. Tutti gli altri gridarono. Seifer calò la spada sulla colonna: un solo fendente.

Il cristallo mandato in frantumi non emise alcun rumore: a poco a poco, dal punto in cui era stata distrutta, tutta la colonna si sbriciolò in tanti frammenti lucenti, sprigionando una luce argentea inimmaginabile.
Poi tutto finì. Seifer tornò a vedere: la colonna era sparita, e di Hyne, o chiunque fosse stato, non c'era traccia. A parte loro, il salone era completamente vuoto.
Seifer tornò dagli altri. Squall gli chiese, incredulo: "E'.. è finita?"
Odino annuì. "Adesso dobbiamo andarcene da qui." disse.
"..E in fretta!" aggiunse Selphie. "Nelis ha bisogno di cure!" e mentre parlava, si apprestò a cercare di fare alzare la ragazza. "..Ce la fai a camminare?" le chiese.
"Selphie, io.." le rispose lei. Esitò. "Aspettate. Aspettate tutti.." disse infine con un filo di voce.
"Se ce ne andiamo tutti, chi resterà ad accogliere le anime morte? Chi mostrerà loro la strada verso la nuova vita?"
Quella era una cosa a cui nessuno di loro aveva pensato.
Nelis lo intuì. Inghiottì un groppo e giunse alla conclusione del discorso.
" Io resto qui. Prenderò il posto di quell'anima. Se venissi con voi, potrei anche non farcela, e.."
" No!" la interruppe Seifer. "Non puoi.. Non puoi dire sul serio.." purtroppo non sapeva che dire per convincere la ragazza. Ma non voleva separarsi da lei di nuovo, a qualsiasi costo.
Odino intervenne. "Purtroppo è vero. Serve che una nuova anima giunga a sostituire quella che è stata eliminata. Il cerchio deve chiudersi.. L'equilibrio non può essere spezzato." Leggeva i sentimenti di Seifer, e per questo gli era difficile pronunciarsi, perché sapeva cosa le sue parole comportassero.

"Nelis.." pensò Rinoa. "Che ragazza.. coraggiosa." Lesse negli occhi di quella ragazza una determinazione, una purezza, una sincerità e un'accettazione del destino a cui andava incontro che erano difficili da trovare.
"Non c'è più tempo. Dobbiamo andare via." disse la strega. "Nelis.. Sei sicura di ciò che vuoi fare?" le chiese, ma sapeva già la risposta.
Lei annuì, sicura. Selphie la strinse a sè. "Non voglio perdere anche te, Nelis.. ma non posso costringerti a fare ciò che voglio io! Non possiamo davvero tornare a Trabia insieme.. vero?" La guardò e poi, senza aspettare una risposta, iniziò a piangere. Nelis si scostò, reggendosi in piedi a stento, ma senza bisogno di aiuto, e Selphie indietreggiò, senza avere il coraggio di dirle addio. Poi si girò e si buttò nelle braccia di Irvine, pronte ad accoglierla.
"..Andiamo." disse più come un ordine che una sollecitazione Squall. "Nelis.. Il tuo sacrificio salverà il mondo dalla rovina. Sii fiera, e.. Buona fortuna."
Il Capitano SeeD fece per girarsi, ma Seifer lo abbrancò per il giubbotto, fuori di sè.
"Ma sei completamente pazzo?! Vuoi lasciarla qui?!"
"Davvero pensa che la lascerei a morire qui? Non sono un mostro, ma.. non abbiamo altra scelta. Nelis vuole sacrificarsi per noi."
Squall si liberò dalla stretta. "E'.. una sua scelta."
E detto questo, si girò e si incamminò verso l'uscita, seguito dagli altri. Griever gli faceva strada, con un'andatura un po' malferma a causa della ferita.
Seifer li seguì, con un vuoto incolmabile al cuore. Non ebbe il coraggio di voltarsi indietro. Sapeva che Nelis li guardava andarsene lasciandola lì, e che sarebbe rimasta sola a morire in quel posto che non era nemmeno il suo mondo.

Mentre si incamminava per i cunicoli lunari, si affacciò nella mente distrutta e confusa di Seifer un pensiero: "Non può finire così."
Il ragazzo si rese conto che quel pensiero era l'unica cosa chiara nel turbinio della sua mente. Pentendosi di non averlo fatto prima, si girò e si mise a correre, tornando indietro.
Quando gli altri se ne accorsero, fecero per fermarlo, ma Odino li bloccò: "Fermi! Penserò io a lui. Andate!"
Seifer correva. Non gli importava più di perdersi là dentro, non gli importava più del dolore lancinante alla spalla, non gli importava se sarebbe morto. Finalmente assaporava il gusto di una certezza, la certezza di amare quella ragazza come non aveva mai amato nessuno. Era come una dolce melodia che lo guidava nel buio, verso l'unica strada che avrebbe voluto percorrere.
Quando entrò nel salone le parve che fosse scomparsa, e tanto bastò a farlo trasalire, ma poi la vide. Si era sdraiata, il viso era sereno e rilassato nel quale quasi diventava impercettibile la smorfia di dolore per la sua ferita mortale.
Quando sentì i passi di Seifer, aprì gli occhi e quegli occhi si illuminarono.
"Seifer.." mormorò, ma lui gli era già corso incontro. Si inginocchiò vicino a lei e le sollevò il busto, con delicatezza, per non farle dolere maggiormente la ferita, appoggiandola sulle sue gambe.
"..Cosa ci fai qui?" gli chiese. Lui non le rispose. Le scostò i capelli che le si erano appiccicati in faccia e le appoggiò la fronte sulla fronte, trattenendo a stento le lacrime.
"Non potevo lasciarti andare. Sei diventata la mia ragione di vita e non so nemmeno perché. Ma non mi importa saperlo.. So solo che.." le rispose. "Se non puoi andare via da qui tu, non posso nemmeno io."
In quel momento una lacrima solcò la guancia della ragazza.
"Non puoi restare, Seifer. Io.. non posso permettere che tu muoia. Voglio la tua felicità."
Seifer non riusciva ad accettarlo: "Come potrei essere felice se.."
Non ebbe il tempo di finire, perché Nelis appoggiò le sue labbra sulle sue.
Quando si staccò, chiuse gli occhi.
"Avrai tante occasioni di essere felice, Seifer.. non buttarle via così. Quando sarai stanco, e avrai vissuto una vita piena, solo allora ci rivedremo, e ti prometto che staremo insieme, per sempre.."
Le ultime parole della ragazza si fecero evanescenti, poi chiuse gli occhi. Subito dopò il suo corpo, come era stato per Gilgamesh e per Hyne, svanì in un'esplosione di corpuscoli luminosi.
Seifer sembrava morto. Le braccia abbandonate sulle gambe a sorreggere qualcosa che non c'era più, e lo sguardo perso nel vuoto.
Odino lo raggiunse. "Seifer.. è ora di andare."
Il ragazzo alzò il capo. Raccolse da terra un fermaglio d'argento e mentre lo stringeva un'espressione di consapevolezza si dipinse nel suo volto mescolandosi a un lieve sorriso rassegnato, mentre osservava quei puntini luminosi che sfarfallavano nel salone.
Poi si girò e senza dire una parola si inoltrò nei cunicoli, accompagnato dal suo Guardiano.


Epilogo

Seifer passeggiava per i giardini innevati di Trabia. Dopo l'accaduto era riuscito a tornare indietro insieme agli altri sulla Terra: nessuno avrebbe fatto parola su quanto era accaduto, men che meno Seifer, che non disse mai neppure a coloro che da lì a presto sarebbero diventati i suoi amici migliori, cosa era successo quando sulla Luna era tornato nel salone insieme a Odino.
Naturalmente tutto aveva ricominciato ad andare normalmente, così la questione dei Guardiani Ribelli venne presto archiviata e dimenticata.
Seifer, dal canto suo, aveva deciso di prendere un ruolo al Garden di Trabia, dove si erano stabiliti anche Selphie e Irvine. Il loro rapporto si era consolidato in seguito a quell'avventura, come se avessero lasciato qualcosa in sospeso da quattro anni e finalmente avessero capito di cosa si trattasse. Stavano bene insieme.
Alla fine Seifer si era ritrovato a dover svolgere un ruolo di insegnante del Garden.
"Proprio tu con quel carattere ti metti a insegnare? Ci vuole pazienza! Se ti avessero detto che avresti fatto l'insegnante, quattro anni fa ti saresti messo a ridere." aveva commentato Irvine. Era vero: era cambiato profondamente, soprattutto perché adesso sapeva che la sua vita aveva un senso.
Ripensava a queste cose mentre il buio calava sul Garden. Non sentiva più il freddo della regione trabiana e stava bene anche in quella sera in cui tirava un po' di vento. Si frugò in tasca e ne estrasse il fermaglio d'argento a forma di cristallo di neve. Lo strinse delicatamente nel palmo della mano e capì che Nelis era lì: era l'albero innevato accanto a lui, era il vento, era tutti i suoi amici ed era ogni essere vivente, perché Nelis era il soffio della vita, adesso.
Seifer si fermò ad un muretto e si appoggiò: le distese innevate erano suggestive come al solito, incapaci di suscitare noia, ma solo serenità.
Era felice.


The End.





Dediche, Ringraziamenti & Considerazioni: Non voglio fare una lista. Dirò in generale che questa mia piccola storia è dedicata a tutta la community del Rinoa's Diary, che ringrazio per la pubblicazione nel sito. Ma soprattutto, questo sequel di Final Fantasy VIII lo dedico, senza fare nomi espliciti, a tutte le persone che sanno guardare sotto la dura scorza esteriore e che riescono ad amare le persone a cui tengono per ciò che sono veramente, senza riserbi. Lo dedico a chi crede nella moralità e nella virtù.
I ringraziamenti sono per tutti coloro che mi accompagnano e mi amano, in questo breve viaggio che chiamiamo Vita. Solo grazie a loro ho trovato l'ispirazione per scrivere questo sequel, e soprattutto grazie a loro sono la persona che sono.
Le considerazioni.. beh, ho voluto scrivere questa storia perché se mai la Square-Enix avesse la cattiva idea di fare davvero un sequel di FFVIII, e sfornasse una schifezza delle sue, almeno potrò consolarmi all'idea che quello "originale" l'ho scritto io! ^^
Scherzi a parte, purtroppo non ho nessun messaggio da lasciare qui a chi legge. La storia che ho scritto è già piena di significati in cui io stesso credo fermamente. Basta rifletterci un po': se è una morale della favola che cercate, leggete fra le righe.
Cristian / Pain27.
13 Aprile 2009.



Fine

 

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