L’immenso atrio del Garden Supremo. Se quattro anni fa, quando il Garden di Rinoa aveva deciso di accogliermi, mi avessero detto che sarei arrivata a lavorare nella struttura del comando generale, gli avrei riso in faccia. Invece ero lì, imbambolata a fissare la mia nuova casa.
Andrew strinse più forte la mia mano. Mi scosse dal torpore.
Andrew: Dobbiamo dirigerci verso il mio nuovo ufficio d’Anziano, per preparare delle scartoffie prima della partenza.
Paine: Scartoffie?
Andrew: Beh, ho ritenuto opportuno che, prima di recarci alla Dharma, dovessimo ufficializzare il tuo nuovo ruolo ed il tuo nuovo grado.
Paine: Grado? Nono, spetta… Ero d’accordo per il ruolo, ma nessuno mi ha parlato di alcun grado!
Andrew: Rilassati… Chiamiamola promozione al merito data la costanza e l’impegno con cui ti sei presa cura dei tuoi compagni. O non vuoi diventare una Commander?
SeeD Commander Paine Byrne… Suonava bene! Da quanto avevo sognato di salire a tale grado?
Ormai neanche lo ricordavo più. Mi affrettai comunque a rispondere.
Paine: Sisisisisi. Piuttosto, ma se prenderò il tuo cognome, non sarebbe più saggio compilarle poi le scartoffie?
Andrew: Beh… C’è anche un altro certo foglio che compileremo in privato ad Esthar insieme a Laguna… Tipo in serata… Se vuoi… Certo poi magari la cerimonia vera e propria seguirà successivamente… Quando tutto sarà tornato alla normalità… Ti prego dì qualcosa!
Il giovane arrossì violentemente. Lo fissai prima sbigottita, poi sorrisi. Faceva tenerezza.
Paine: In mezza giornata hai proprio scompigliato mezzo mondo.
Andrew: Teoricamente l’hai fatto tu.
Paine: Questi son dettagli! Comunque affare fatto. Stasera andremo ad Esthar, però prima andiamo nel tuo ufficio! Dici che correrò meno pericoli compilando tutto ciò?
Andrew: Verrò con te, te l’ho già detto, quindi non correrai alcun pericolo. Non sono così pazzi da attaccare un Anziano, per di più l’Ordine dei Garden sta “coprendo” alcuni loro atti un po’ scomodi. Abbiamo fatto ricadere alcune di queste colpe sull’ex Anziana De Garde. Teoricamente non è stata esclusa una bonifica del territorio.
Paine: E praticamente?
Andrew: Non possiamo intervenire perché alla luce del sole non abbiamo prove certe che la Dharma sia un centro di esperimenti su esseri viventi di ogni specie, dagli animali alle persone. Si sono costruiti con gli anni una buona maschera di copertura come casa farmaceutica. Attaccarli vorrebbe dire aver contro la furia dei molti paesi limitrofi che speculano o sopravvivono con il lavoro che la Dharma offre loro. Certo se ci attaccassero direttamente, poi avremmo una scusa più che valida.
Paine: Ci speri?
Lo guardai sogghignando. L’Anziano sospirò. Forse avrebbe voluto dire sì. Si limitò però a rispondere con poche parole.
Andrew: Non penso sia giusto far morire degli innocenti. Alla fine non tutti sanno cosa succede nei sotterranei. Molti son là soltanto per sostenere e mantenere la propria famiglia.
Paine Capisco.
La discussione si chiuse così. Non c’era altro da aggiungere. Dovevamo soltanto cercare di introdurci alla Dharma creando meno scompiglio possibile.
Nel frattempo però ci saremmo goduti ancora un paio di giorni di relax.
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Il Jumper decollò in mattinata. La piccola navetta filava dritta e veloce in mezzo alle nuvole. Mi piaceva guardare fuori dal finestrino, anche se soffrivo un po’ di mal d’aria. Avvicinai la mano al piccolo oblò. Strinsi forte il pugno. Distolsi lo sguardo dal vetro guardando la mano. Avevo afferrato un’altra nuvola. Sorrisi. Andrew, la nuvola, mi guardò inclinando il capo. Scossi la testa come per dirgli “tranquillo è tutto ok”. Si voltò dando altre indicazioni al nostro pilota. Altro che la guida zigzagante di Leon! Questo sì che sapeva guidare un Jumper! Tornai a fissare le nuvole. Un senso di nostalgia mi assalì. Chissà dov’era scappato Fiammella Joe? Beh, meglio saperlo vivo in un qualche strano posto sconosciuto, che morto per mano dell’Ordine. Strinsi forte la collana sorridendo. Avevamo ancora qualche ora di viaggio. Mi lasciai andare sulla poltroncina sorridendo. Che scena! Meglio dei suoi soliti fuochi d’artificio! Sorridendo mi addormentai.
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Una mano dal tocco gentile e delicato mi scosse dolcemente. Con la bocca impastata cercai di mugugnare qualcosa che scatenò le risa dei due uomini. Mi stropicciai gli occhi e guardai prima Byrne, poi il pilota. Il Jumper era atterrato nei pressi della Dharma.
Paine: Mmmh… Potevate svegliarmi prima…
Andrew: Tranquilla, siamo atterrati adesso.
Paine: Questo coso ha un bagno per darmi una sistemata? Ho gli occhi appiccicosi…
Andrew: Uno piccolo ce n’è. In fondo a destra.
Mi alzai barcollando trascinandomi dove mi aveva indicato il Commander. Sciacquai il viso più volte prima di acquisire un aspetto degno di esser definito tale. Sistemai la coda e pettinai con le dita le varie ciocche. Solo in quel momento pensai effettivamente a dove stavo andando. Il cuore cominciò a martellare nella cassa toracica. Ero davvero pronta ad affrontare Dragunov?
La voce preoccupata di Andrew mi fece ritornare alla realtà. -censura- le paure. Era ora di tirare fuori le palle. Uscii sorridendo. L’uomo mi guardò preoccupato.
Andrew: Sicura di star bene?
Paine: Al cento per cento! Anzi direi di affrettarci, non vorrei che la sig.na Marion Flowers detta anche “faccia da cxxxo” debba attenderci più del necessario!
Mi voltai sistemandomi i capelli stile vamp ed uscii dal jumper. Il pilota continuava a ridere, mentre l’Anziano si crogiolava impettito sulla mia uscita con stile.
Pilota: Che tipetta fine e deliziosa.
Andrew: Non per niente è mia moglie!
Pilota: Aspetto in zona il vostro ritorno?
Andrew: Sì, non dovremmo fermarci più di qualche ora.
Dopo il solito formale saluto militare, Andrew scese dal Jumper, che spiccò il volo verso destinazione ignota, raggiungendomi fino ai cancelli della Dharma. Un paio di guardie ci guardarono con sospetto. L’ultima volta che avevano avuto a che fare con dei SeeD, lo scompiglio era stato tanto. Comunque quella volta l’annuncio era stato effettuato precedentemente e gli spostamenti calcolati fin nei minimi dettagli.
Guardia: Identificatevi prego.
Andrew: Sono l’Anziano Comandante Commander Andrew Byrne, questa è la mia sottoposta SeeD Commander Paine Byrne responsabile del reparto medico dell’Ordine dei Garden.
Guardia: Coniugi o parenti?
Avrei voluto rispondergli pezzo di idiota! Non la vedi la fede o sei cieco? Mi limitai a sorridere, mentre Byrne rispondeva alla domanda.
Andrew: Coniugi. Da qualche giorno. Questi sono i vari documenti che attestano e convalidano ciò che le sto affermando.
La Guardia prese il plico e lo sfogliò velocemente controvoglia. Ovviamente non era uno dei poveri “innocenti lavoratori” citati giorni prima da Byrne, anzi sembrava proprio uno di quelli che preferiva imbracciare il fucile invece della buona chiacchierata pacifica. Ripose la cartellina contenente fogli e documenti nella piccola guardiola per poi porgerci dei tesserini.
Guardia: Sembra tutto regolare. Indossate questi per l’identificazione. Sono in grado di aprire soltanto determinate porte e passaggi tra i vari livelli. Abbiamo preferito aumentare il grado di difesa visti gli ultimi fatti accaduti per mano di due bambocci. Prego potete seguire il mio collega nella struttura. La sig.na Marion Flower vi sta aspettando nella Hall.
Andrew: Grazie della sua disponibilità. E’ stato un piacere conversare con lei.
La guardia rispose al saluto educato del dottor Byrne con una smorfia. Strinsi i pugni per evitare di doverlo pestare. Un po’ per come aveva trattato un uomo degno del miglior rispetto, un po’ per aver definito dei miei ex colleghi bambocci. Respirai profondamente.
Scoprii che per accedere ora bisognava far passare sulla fotocellula d’entrata, ogni tesserino. Poteva entrare soltanto una persona alla volta ad intervalli di tre minuti l’una dall’altra. Per cavalleria Andrew mi fece entrare per prima. Il metal detector non emise alcun suono. Probabilmente avevano pensato che potessimo entrare armati ed ovviamente non volevano si ripetesse lo stesso errore di qualche tempo prima. Dopo qualche minuto di ritrovammo a seguire la guardia fino alla piccola fontanella presente nel centro della hall. In tutta la sua fierezza si ergeva Marion Flowers. Sorriso da gatto sornione e quell’atteggiamento che avrebbe portato chiunque a prenderla a pugni. Byrne sembrava esser più temprato di me nello spirito e nel sopportare quel genere di persona. Strinse la mano della giovane donna e la salutò con garbo.
Andrew: Dottoressa Flowers è sempre un piacere rivederla!
Marion: Come al solito sempre a lusingar le donne lei. E’ un piacere anche per me rivederla dopo tutto questo tempo. Ah sì, lo stesso vale anche per lei Dottoressa Paine.
Il tono canzonatorio con cui marcò la frase mi fece sorridere. Come avrei voluto spaccarle i denti. Mi limitai a risponderle con un mezzo inchino.
Paine: Sig.na Marion….
La donna mi guardò di sfuggita prima di voltarsi ed ignorarmi per tornare a parlare con il dottor Byrne. Solo quando lo prese a braccetto lasciandomi indietro, notò la fede al dito dell’uomo.
Marion: Non sapevo fosse sposato. Mi son forse persa la partecipazione?
Andrew: Assolutamente. Le nozze son fresche fresche, giusto di ieri vero cara?
La risatina da oca della Flowers si spense quando intuì che per “cara” intendeva me. Voltandosi osservò che effettivamente anche io la portavo nell’anulare della mano sinistra. Disgustata si voltò.
Cercai di tirar fuori tutto il mio spirito melenso per la risposta.
Paine: Affermativo tesoro mio!
Marion: Un vero peccato però! Poteva concedersi molte donne migliori. Comunque siete qui per conferire con il dottor Dragunov sul prototipo 001 se non sbaglio vero? Ci sta aspettando al livello 3. Vi apro l’ascensore.
Non ci diede tempo per replicare. Andrew rimase indietro di qualche passo e mi strinse le spalle.
Andrew: Tutto ok?
Paine: Posso riportarne un pezzo a casa?
Andrew: Paine…
Paine: D’accordo non la tocco. Ti piace questo sorriso smagliante?
Il Commander rise. Probabilmente mi trovava buffa o forse apprezzava lo sforzo e la tenacia con cui cercavo di redimere la rabbia interiore. La donna intanto aveva aperto le ante ed era entrata. Con la mano ci fece cenno di entrare spazientita. Potevo ritenermi soddisfatta. Almeno le stavo facendo girar le balle. Durante il tragitto per i tre piani inferiori nessuno parlò. Le ante dell’ascensore si aprirono. La dottoressa ci precedette a passo svelto. Forse Dragunov stava ancora dandole informazioni tramite auricolare come l’ultima volta. Percepivo distintamente gli ultrasuoni prodotti e potevo ben affermare che mi stava per scoppiare la testa. Improvvisamente si fermò.
Marion: Siamo arrivati. Dietro questa porta si trova il laboratorio del Dottor Dragunov. Striscio il tesserino per voi.
Guardai Andrew inorridita. In pratica avevamo solo l’accesso ai cessi pubblici. Sembrò afferrare il concetto e trattenne una risata. Fece per allungare la mano alla maniglia, quando la Flowers gli bloccò l’avambraccio con la mano.
Marion: Dottor Byrne, non così in fretta. Dobbiamo recarci in sala briefing proprio in fondo al corridoio. Se vuole ritirare il prototipo 001 dai nostri laboratori, avrò bisogno di qualche sua firma. Sa la burocrazia.
Paine: E tu sai come vorrei aprirti il culo brutta faccia da ca**o?Vuole dire che dovrò recarmi da sola dal Dottor Dragunov?
Pronunciare la parola “dottore” vicino a quello scempio d’uomo, mi faceva rivoltare lo stomaco. Avevo comunque promesso ad Andrew che avrei mantenuto un comportamento consono. La donna mi guardò ridendo sotto ai baffi. Probabilmente il loro gioco era tutt’altro che leale. Giocare sporco alla fine era nella normale routine della Dharma. Andrew scrutò la mia espressione preoccupato. Gli sorrisi. Era tutto ok, potevo farcela… La donna ricominciò a parlare.
Marion: Esattamente. La disturba in qualche modo conferire da sola con il mio superiore?
Paine: Assolutamente no. Sono qui per questo.
Marion: E a lei sig. Byrne?
Andrew: Se a mia moglie sta bene, non vedo perché contraddirla. La seguo, mi preceda pure.
La donna cominciò quindi a percorrere con passo autoritario il lungo corridoio. L’Anziano si voltò sussurrandomi un ”fai attenzione mi raccomando” molto poco convinto. Risposi con un ok prima che il mio compagno sparì dietro alla Flowers. Fissai per un attimo la porta. Il laboratorio personale di quel viscido verme si trovava dietro a quei pochi centimetri di legno. Afferrai la maniglia con decisione e la aprì. Un uomo sulla trentina, probabilmente coetaneo di Byrne, mi stava aspettando. Alto e slanciato, occhi scuri contornati da occhiaie profonde, capelli neri come pece tirati all’indietro. Ciò che mi colpì di più, oltre al suo sorriso molto simile ad un ghigno, fu la sua aria malaticcia. Sembrava una persona in procinto di spegnersi. Allungò la mano. La strinsi con decisione. Non avevo nulla da temere.
Dragunov: Finalmente ci incontriamo sig.na Paine.
Paine: Signora prego. Sono sposata ora. Con il dottor Byrne.
L’uomo spalancò gli occhi stupito. Riprese subito il suo solito contegno. Forse i suoi piani ora si erano complicati un po’ di più. Continuò comunque a sorridere come se nulla fosse.
Dragunov: Una lieta novella! Una logica spiegazione ad una logica conseguenza. Mi spiace soltanto non aver potuto presenziare.
Paine: E’ stata una cerimonia privata effettivamente. La cerimonia pubblica avverrà successivamente, non si preoccupi.
Dragunov: Spero di poterci essere allora. Comunque che sbadato, sono il Dottor James Dragunov. Di solito non dimentico mai le buone maniere, mi scusi per la scortesia.
Paine: Fa niente. Piuttosto, penso sia stato informato del motivo per cui mi trovo qui.
Dragunov: Il prototipo 001. L’Ordine alla fine ha deciso di inchinarsi davanti alle mie doti.
Scoppiai a ridere. L’uomo mi guardò. Aveva capito che il suo bluff faceva acqua da tutte le parti. Lasciò cadere la sua maschera. Il suo sorriso si dissolse lasciando il posto alla vera espressione del volto. Gelido, impenetrabile, spietato. Raccolsi la sfida e restituì uno sguardo di fuoco.