REDENZIONE
Susan Boates era una donna di circa trent’anni. Alta, magra, bionda.
Una gran bella donna, una di quelle che ti gireresti a guardare incrociandola in strada, ma lei questo lo sapeva e non si faceva problemi ad utilizzarla come un’arma a proprio vantaggio.
Ma Susan non era solo questo, solo uno stolto o uno sprovveduto si sarebbe potuto fermare alla superficie dell’iceberg con lei, sottovalutarla cedendo allo stereotipo della donna bionda e oca significava andare incontro, nel migliore dei casi, a una morte prematura.
Leon la vide uscire dal ristorante, ovviamente quello più alla moda e più caro della città, accompagnata dal bellimbusto di turno. Minigonna, tacco a spillo, corpetto. Un puttanone molto, ma molto pericoloso.
Anziana, si fa per dire, Boates Susan. Membro del consiglio degli anziani del Garden Supremo. Una pazza psicopatica assassina. E andava fermata.
Li vide andare in albergo, uno diverso per ogni amante. Le sue prenotazioni non duravano mai più di due giorni, e già questo accadeva molto di rado, tutti ovviamente quattro o cinque stelle tutti sul conto dell’Ordine. Scopare veniva equiparato ad una missione conoscitiva e perciò degna di una adeguata copertura. Ma questa piccola truffa, conosciuta da tutti, non era niente rispetto al resto.
Salirono nella stanza senza sospettare di niente, si sentiva troppo potente per circondarsi di guardie o comunque per prendere qualunque tipo di protezione.
A eccezione del preservativo, ovvio.
Aspettò i canonici dieci minuti per non rischiare di non interromperli, non c’è niente di maggiormente debilitante per un uomo che essere interrotto nel mentre. Leon aprì lentamente la porta coperto da un passamontagna, grazie alle mappe della stanza individuò subito il letto, sorprese il malcapitato di turno e con un colpo in testa ben assestato lo rese inerme prima ancora che avesse il tempo di uscire.
Restava lei. Lasciarle il tempo di reagire era davvero stupido. Pur nuda e disarmata rimaneva comunque dannatamente pericolosa. Si era fatta strada all’interno della gerarchia svolgendo sul campo e in prima linea le missioni più pericolose. Infiltrarsi nelle file del nemico, sedurre il capo e ucciderlo nel modo più crudele e cruento possibile era ormai la sua specialità.
Estrasse il cloroformio e agì prima che la donna avesse il tempo di muoversi. Pochi secondi e smise di lottare.
Ora arrivava la parte divertente.
La vide riprendere lentamente conoscenza, i muscoli ritornare a muoversi, gli occhi aprirsi confusi, immediatamente capì.
“Lasciami andare o sei morto” Sibilò
“Già perché se lo facessi quanto ci metteresti a mettere sulle mie tracce l’intero corpo Seed?
AnzianaBoates?” Leon sottolineò particolarmente il suo titolo.
“Cosa vuoi?”
“Ti direi giustizia ma sarebbero solo parole, invece voglio ottenere qualcosa in cambio di quello che hai fatto.”
Leon estrasse dalla tasca un foglio.
“Sei accusata dei seguenti crimini” La sua voce era neutra “sta a te decidere se confessarne l’operato o meno, diciamo che ci manca solo l’assoluta certezza”
Susan rise.
Era una risata lugubre, malvagia, quasi terrificante.
“E credi davvero che io confesserò i miei crimini? Mi reputi così idiota?”
Susan era una ragazza di trent’anni.
Bella, molto bella.
Nessun uomo sarebbe riuscito a farle seriamente del male.
A torturarla.
Fino ad oggi.
“Ho bisogno di una tua confessione scritta… per cui ti anticipo già che due dita te le risparmio”
Leon prese una tenaglia dalla valigia che si era portato, la strinse con delicatezza intorno al dito mignolo della mano sinistra della donna, legata alla sedia, e schiacciò.
Non un urlo uscì dalla donna mentre il dito cadeva a terra in una pozza di sangue creatasi istantaneamente.
“str***o bastardo non avevi detto che prima mi avresti fatto delle domande?” Disse la donna sorridendo sprezzante.
“Consideralo un regalo bonus per farti capire che non sto scherzando”
Leon in un certo verso la ammirava, certo quello che aveva fatto meritava la più atroce delle morti, ma il fatto di non aver paura, di sorridere sprezzante di fronte ad una morte certa, non poteva che colpirlo positivamente.
Susan Boates sicuramente aveva del coraggio da vendere. E toccava a lui spezzarglielo.
“Prima domanda: confessi di aver avvelenato i figli del generale colonnello Murphy, ora in pensione, allo scopo di spingerlo a lasciare il consiglio? Matias, di nove anni, e Beatrix, di sei”
“Hanno mangiato dei funghi avvelenati lo sanno tutti…” disse ridendo
Stock.
Un secondo dito cadde al suolo, il mignolo della mano destra.
Lentamente Leon prese un accendino e cauterizzò con la fiamma viva la ferita, non poteva rischiare morisse dissanguata.
Nessun urlo neanche stavolta.
“Fottiti bastardo”
Prese un martelletto, lo portò vicino ai piedi dell’anziana. Il pollice esplose in una nuvola di sangue e frammenti d’osso.
Susan stava per cedere, il dolore si stava facendo insopportabile, il cadetto non aspettò che si riprendesse, colpì stavolta le ultime due dita del piede destro. Altro sangue dipinse il pavimento.
“…confesso”
“Raccontami come hai fatto” le informazioni erano top secret, solo l’assassino poteva esserne a conoscenza, sarebbe stata una prova definitiva.
“Li ho seguiti mentre andavano a funghi nel bosco vicino alla loro tenuta, facevo sesso da due settimane con il cuoco per entrare senza problemi, ho sparso un veleno inodore ed insapore sui funghi. Poi due giorni dopo la loro morte ho ucciso il cuoco impiccandolo, facendo credere si fosse suicidato per aver cucinato i funghi velenosi senza averli riconosciuti.”
“Firmalo”
Le passò una penna nella mano destra e le porse un foglio già debitamente compilato di tutti gli avvenimenti. Sistemò il foglio appena sotto la mano destra legata. Susan firmò.
E uno.
“Questa te l’ho lasciata, alla fine bisogna pur far vincere i più deboli”.
“Troppo onorato”
Leon sorrise e si diresse verso il frigo, prese una bottiglia di acqua ghiacciata dal congelatore, la aprì e la rovesciò interamente sul corpo nudo dell’anziana.
“Bastardo se volevi farmi bagnare esistevano modi più divertenti per entrambi” provò a sputargli in faccia.
“Grazie ma i trafori non mi fanno impazzire” Leon prese delle pinze “seconda domanda: confessi di aver contribuito al genocidio dei Guado di due anni fa? Assaliti durante la notte da un gruppo di mercenari”
“Dai erano solo un gruppo di bestie…”
“Quindi confessi?”
“Stocazzo”
“Che maleducata..” lentamente strinse l’unghia dell’indice con le pinze e tirò.
La guardò con disgusto e la gettò alle proprie spalle, meno una. “Te ne rimangano nove, ops sette due dita ormai non ce le hai più”
“Sei ridicolo. Non lo sai che le torture sono più efficaci se svolte in maniera progressiva? E tu vorresti torturarmi? Patetico”
“Giusto, ma è anche vero che è possibile fiaccare il proprio avversario con azioni di livello superiore e poi reiniziare dal basso. Come da manuale”
L’accenno al manuale fu voluto, entrambi conoscevano quale fosse il volume adoperato al momento dai garden, in via ufficiosa chiaramente, per agire negli interrogatori più spinti. Scritto da un ex generale comandante molto ma molto vicino a Leon…
“Sei un bastardo” rise “dai fammi firmare, sono curiosa di vedere quale sia la domanda finale”
Leon prese un secondo foglio e terminò l’operazione, ora mancava effettivamente l’ultima cosa.
Solo tre domande, aveva deciso di farla confessare solo per tre degli efferati crimini che aveva commesso, ma bastava così: il primo spiegava la sua presenza nel consiglio e automaticamente la delegittimava, il secondo la poteva far condannare per crimini in territori controllati dall’ordine e il terzo…”
“Confessi di aver fatto parte gruppo che ha deliberato in merito alla distruzione di Corona’”
Boates rimase spiazzata, non si aspettava davvero di essere accusata per quello. Era stata un operazione top secret, approvata dall’Ordine. Anche se i motivi personali in merito a tale scelta erano sconosciuti.
“Muori bastardo”
Leon aveva della situazione solamente un quadro incompleto, però pensava di aver capito a grandi linee cosa fosse successo. Il consiglio aveva deliberato così per più motivi: alcuni logici e comprensibili, altri assolutamente personali e rimarchevoli.
Susan faceva parte del secondo gruppo. La distruzione del pianeta l’aveva resa ricca, non c’erano più concorrenti per i viaggi dimensionali e lei poteva continuare a fare quello che voleva, ingrassando il proprio conto corrente con i viaggi illegali.
Sei dita caddero a terra a brevi intervalli di distanza, il sangue aveva ormai invaso tutto il pavimento, l’accendino era stato acceso altre sei volte. Le mani erano ridotte quasi a moncherini fumanti, ma ancora nulla.
Schiacciò una a una tutte le dita dei piedi, lo spettacolo era disgustoso, il sangue schizzava ovunque disegnando archi in giro per la stanza. L’anziana svenne più volte per il dolore, risvegliandosi pochi secondi dopo avvolta da brividi e singhiozzi. Ormai l’aveva spezzata, se la camera non fosse stata insonorizzata, avrebbero potuto sentirla urlare fino in strada.
Ma nonostante ciò ancora non cedeva.
Leon la ammirava, avrebbe voluto poter lavorare con lei, se solo la donna non avesse fatto tutte le scelte sbagliate sarebbero stati una gran bella coppia. Avrebbero potuto fare molto.
Ma non era così. E lui doveva vincere quella battaglia, che ormai era diventata quasi un confronto di anime, non doveva cedere. Doveva scendere a livelli sempre più bassi.
“Complimenti, ti ammiro davvero. Ma ora passiamo ai denti. Ho trentadue possibilità di farti confessare”
“Trentuno bastardo. Uno me lo hanno già tolto.”
Leon prese la pinza. La strinse intorno al primo molare, facendo in modo che non si potesse staccare una volta fatta pressione, un pezzo di legno in bocca impediva all’anziana di serrare la mascella.
Tirò. Il dente venne letteralmente spazzato via dalla bocca, fiotti di sangue presero immediatamente il suo posto. Leon le inclinò la testa verso il basso per evitare che si potesse soffocare, anche volontariamente, con il suo stesso sangue.
Gettò il dente sul pavimento, dove rimbalzò con un rumore quasi impercettibile.
Susan singhiozzava quando la pinza rientrò per la seconda volta nella sua bocca.
Al ventitreesimo cedette.
Leon si fece raccontare tutta la storia dal suo punto di vista, scoprì che la maggior parte delle sue convinzioni si era rivelata giusta, ma da esso si dipanavano altri scenari a dir poco inquietanti.
L’anziana ormai singhiozzava senza ritegno, era arrivata oltre il suo limite. Firmò la confessione con le uniche due dita rimaste.
“Non è giusto.. “ piangeva e singhiozzava simultaneamente” io volevo solo diventare più di quanto avrei mai potuto essere agendo normalmente” la disperazione si tramutò in rabbia, e il dolore diede ancora più forza a questo sentimento “quella stronza invece ha tutto. Tutto quello che vuole. La De Garde l'ha portata quando abbiamo deciso per il pianeta. E negli anni seguenti ha sempre ripetuto come fosse la soluzione migliore. Solo perchè mossa da fredda logica non è giusto che non paghi. Il generale comandante…”
Leon la interruppe, sapeva benissimo che stava dicendo e non aveva bisogno di ascoltare ancora. La liberò dal dolore.
“Addio”
Leon estrasse una pistola, silenziata, e fece fuoco.
Il proiettile le perforò il cranio da parte a parte. Schizzi di cervello macchiarono il muro dietro alla ragazza. Era finita, aveva combattuto bene ma le armi erano impari, la forza di volontà da sola non basta. Leon aveva avuto tre confessioni su tre crimini, un ottimo lavoro.
Si lavò le mani.
Cosparse la stanza ed il cadavere di benzina e diede a tutto fuoco.
Non avrebbero mai ritrovato nulla.
Tornò al garden, Calien lo stava aspettando.