Caro Perseo, davvero, più semplicemente di così non saprei come vergare i miei pensieri in merito!Perseo ha scritto:comunque chiedo a -mt- di cercare di esternare con parole più semplici i suoi pensieri o comunque di aggiungere una breve spiegazione a quei concetti non accessibili a tutti, vero che potrebbero benissimo andarseli a cercare espandendo così le proprie conoscenze, ma sono sicuro che la pigrizia avrebbe la meglio.
Tra l'altro, come ho già precisato nella replica a Goth, se si vuole veramente intentare un discorso che possa vertere su temi autenticamente filosofici, occorre prima di tutto riferirsi a tali questioni con il lessico che vi spetta e con le diciture che ne individuano l'esatta cornice.
Se il problema dell'accessibilità e della fruibilità dei contenuti qui è tanto urgente, allora bisognerebbe invece modificare completamente la dicitura che fa da egida a questa sezione.
La filosofia ha i suoi metodi, le sue speculazioni fitte e tortuose, i suoi rimandi e i suoi specifici pregressi. Non ci si può affrancare così facilmente da questo retaggio, altrimenti diviene chiacchiericcio sagace e dilettevole, magari anche un po' pretenzioso, ma niente di più.
Ma mi pare che di questo abbiamo già colloquiato in passato.
Inoltre, aggiungo un piccolo tassello, quasi "pedagogico" se vogliamo.
Sinceramente, non trovo poi così redditizio incoraggiare e privilegiare questi famigerati utenti pigri e indolenti a cui tu facevi riferimento.
Anche nel caso ipotetico in cui affiorasse un termine, un tema, una questione del tutto ignota a questi fruitori, sicuramente la ricerca autonoma e individuale del significato di queste nozioni porterebbe a esiti proficui di vero arricchimento.
Al contrario, non penso che servire sempre e comunque la portata su un vassoio d'argento stimoli l'intelletto e la solerzia; anzi, spesso e volentieri non fa che viziarlo e irretirlo ulteriormente. Sinceramente, potendo scegliere, preferirei evitare questo tipo di "garantismo intellettuale", che trovo in larga scala ben più nocivo che benefico.
Mi trovo più o meno in accordo con tale aforisma, se non fosse per il fatto che, personalmente, scarto a priori la possibilità stessa di approdare a una Verità conclusiva, indubitabile ed essenziale.Perseo ha scritto: un tale soleva dire:
Non si può credere, se non ciò che prima si è inteso: dubitando arriviamo all'indagine, indagando arriviamo alla verità; e tutto ciò che deve essere provato deve essere prima messo in dubbio.
Piuttosto io intendo questa nozione con l'attenuante dell'ideale regolativo kantiano: un po' come la figura geometrica dell'asintoto, che si avvicina alla meta senza mai lambirla del tutto.
Questa è la realtà (senza dubbio amarissima) della nostra congenita situazione conoscitiva.
L'unica soluzione che si può addurre per sbrogliare la matassa e trovarne il bandolo è una filosofia pratica dell'azione e dell'opera creatrice... Ma per questo vi rimando al primo intervento.