RD Forum

Si era svegliato due volte quella notte. La prima di soprassalto dopo un incubo, la seconda al suono del campanello chi poteva essere?
Guardò la radiosveglia, le 3,33
Si alzò confuso dal letto e si diresse barcollante verso la porta, guardò lo spioncino e non vide nulla. Pensò ad uno scherzo del caz... e si voltò per tornare a letto, si distese e cominciò a guardare il soffitto...
Faceva caldo e dalla finestra non entrava un filo d'aria...
Era tutto così immobile, silenzioso che gli ronzavano le orecchie, e più passavano i minuti più il ronzio si faceva forte, credette d'impazzire, una noia mortale quella notte! Senza sonno senza idee senza la minima impressione o pensiero che potesse essergli d'aiuto per mettere in fuga quella dannata noia. Stanco di quel fermo immagine, chiuse gli occhi e sbadigliò forte.
Fu in quel momento che lo sciame gli entrò in bocca, d'istinto cominciò a dibattersi, cadde per terra sul pavimento, in pochi attimi restò senza fiato e perse le forze tra disperati singhiozzi.
Il ronzio era forte, fortissimo e fu l'ultimo suonò che udì nella vita...

premesso che assolutamente non mi piace il genere horror, a parte alcuni racconti di E. Allan Poe, vorrei ugualmente dire la mia. leggendo questa discussione, e preso spunto da essa, navigando un po', sono arrivato alla conclusione che si tratti semplicemente della naturale prosecuzione dell'abitudine all'invenzione, ed al racconto "leggende metropolitanane" o le "storie di fantasmi" che tanto andavano di moda ben prima della nascita di internet. naturalmente sono cambiate le modalità visto che la diffusione di internet è immediata rispetto ad una diffusione orale; e naturalmente sto parlando di quello che Vykos ha definito sostanzialmente un abuso di tanti "scrittori" improvvisati, che hanno trasformato un genere, sempre per detta di Vykos, di nicchia in un genere popolare. quelli che si sono cimentati in origine in questo genere, ad ogni modo sono palesemente ispirati al filone creato da Poe, che non ho citato a caso, e da Lovecraft, riproposto forse in tono più "stradaiolo".
Menzione a parte merita il presunto creepypasta di Zelda Majora's mask.
questo gioco è esso stesso un creepypasta sulla serie di Zelda, della serie è conservato soltanto parte del gameplay, ma come atmosfera non ha nulla a che vedere con un gioco tipo Ocarina of Time. a me personalmente il gioco ha sempre un po' inquietato per le ambientazioni, le musiche, certe inquadrature, alcune situazioni, il "viso" della luna, il sorriso/ghigno dell'happy mask seller. in questo gioco è sempre presente il senso di vuoto, di incubo, di morte soprattutto, e naturalmente un senso di impotenza, di predestinazione, di ciclo continuo di difficoltà insormontabili, il tutto ha sempre suscitato in me un senso strano, a volte disturbante... e questo molto molto prima che conoscessi il termine creepypasta che ho letto in questo topic.

Prima di cominciare a leggere questa creepypasta e stata inventata da me buona lettura

C'era una volta un ragazzo di nome jack a jeck piacevano i film horror le legende ecc... Jeck aveva 12 anni e sua madre e suo padre lo avevano abbandonato in un orfanotrofio e poi in seguito e stato adottato da una famiglia di persone molto ricche. Jeck aveva 10 anni quando la famiglia lo adotto jeck rimaneva sempre chiuso in camera quando la madre adottiva di nome Linda entrava lo trovava sotto le coperte e diceva " non posso nascondermi lei mi trovera " Linda ne parlo con il marito di nome Edward. Una notte jack entro in camera da letto della figlia Maria e le disse " tu morirai" la figlia inziniziò ad urlare linda e Edward corsero nella stanza della figlia ma la trovarono maciullata e senza la testa Edward corse da jeck e trovo la testa della figlia e jeck che diceva " TU MORIRAI TU MORIRAI AAAAAAAAAAAAAAH" Edward era spaventato e chiamo la polizia e dopo qualche minuto la polizia arrivo ma trovarono un biglietto con su scritto " gli avevo avvisati" questo biglietto fu l'unica cosa ritrovata nella casa della famiglia lintov. Spero che la storia vi sia piaciuta ciao a tutti.

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