Diablos ha scritto:E dove andrà Diablos, appena tornato dopo settimane di assenza, se non sul forum di philophia a rompere le balle a tutti!?!?!?!
E questa volta la vittima delle mie torture è Mians (mi spiace!
)
Benvenuto in un mondo dal quale ti sarà difficile uscire
Tra l'altro poi l'esempio delle teorie scientifiche direi che va scartato, perché mentre una teoria scientifica è sempre falsificabile, nel caso dell'infinito non è proprio così: insomma non esiste esperimento al mondo che possa negare il concetto di infinito (che per questo è al di fuori della scienza).
Il motivo per cui puoi dire che una teoria è falsa è perchè si basa su qualcosa di effettivo.
Invece l'infinito lo devo prendere per vero perchè come faccio a falsificarlo, se non lo possiedo, se non è parte di me, se non ho nulla che mi dica "esiste"?
È una cosa molto conveniente in effetti.
Ora mi creo il concetto dei cavallini verdi a pois rosa. Siccome l'universo è immenso, chi mai potrà dire che non esistono?
La scienza la scartiamo sempre, poi ci serviamo di internet, guardiamo la televisione, e magari prendiamo l'autobus.
Sono convinto che Leopardi sia poco attinente, visto che non affronta la faccenda dell'infinito se non in senso metaforico e solo sentimentale. Questo non significa però che abbia creato fuffa... (Sì, questo commento l'ho scritto solo per difendere il caro Giacomo, poverino)
In effetti quindi che un poeta affronti questo tema in maniera sentimentale, e concepisca l'infinito nel senso dell'immaginazione dell'indeterminato, non costituisce prove a favore o sfavore del tema.
È stato citato nel topic, e l'ho ripreso per questo motivo, come ho spiegato nel mio post.
E stranamente non mi pare di aver letto qualcun altro toglierlo dal tema, prima di me.
Ancora una volta ti rifai ai modelli scientifici: ma ancora una volta c'è una bella differenza tra un modello immaginario di un comportamento ideale (gas, pianeti, atomi o altro) e l'idea dell'infinito, che come ho già detto non è nemmeno parte della scienza, perché non sperimentale. Infatti anche se volessimo parlare dell'infinitesimale e dei limiti all'infinito, queste cose sono appunto prese dalla matematica (scienza) in senso figurato, ovvero in realtà non esistono cose fisiche riconducibili a grandezze infinite, ma solo grandezze così enormi da essere per comodità considerate infinite. Ma questo uso dell'infinito non prova che non esista realmente. In effetti, si fa lo stesso quando si trascura una grandezza piccolissima, considerandola = 0. Il fatto che si possa fare un uso "traslato" dello zero, per -ad esempio- forze che non sono proprio = 0, non significa che in effetti in alcuni casi qualche forza non possa essere REALMENTE = 0.
Hai completamente travisato il motivo per cui un fisico pone una forza uguale allo 0, siccome non è affatto quello che fa.
Quello che si fa, in fisica, è
ignorare una grandezza se questa apporta un contributo irrilevante al problema, Semplicemente, è trascurabile.
Se devo calcolare le forze agenti su un atomo di idrogeno, devo considerare gravità e forza di coulomb.
Ma siccome il contributo della gravità è minimale, semplicemente lo trascuro.
Non dico che è uguale a 0, solo che non è rilevante.
Tutte le cariche sono multipli di 1,6x10^-19, non esiste una carica infinitamente piccola. Sotto questo valore non si distribuisce nessuna carica.
Andiamo sull'immensamente grande:
La velocità è poco meno di 300.000 km/s. Non si scampa, non si può andare oltre, è un limite fisico, superarlo significherebbe deformare il tempo.
Ancora, il tempo. Ha un inizio? si, quindi non è infinito.
Tutti questi tuoi esempi dimostrano solo che non c'è niente di fisico che sia infinito, oltretutto secondo gli attuali modelli fisici (la cui validità assoluta tu stesso prima hai messo in dubbio)
In particolare il tuo esempio sul tempo non regge molto: ok, il tempo non è infinito. E' iniziato. Però se tu non poni "qualcosa" di diverso dal tempo come appare nel nostro universo allo stato attuale, significherebbe che questo tempo è sbucato cos', dal nulla.
Possibile? No. Mi sembra logico ammettere che dal nulla non 'potrebbe nascere nulla. Conseguenza: qualcosa c'è sempre stato, per quanto tu possa tornare indietro, per quanto magari anche in un modo totalmente alieno al nostro di concepire il tempo, qualcosa che sia "essere" deve pur esserci sempre, no?
Il tempo è nato con questo universo, parlare di "prima" è illogico.
Li ho messi in dubbio perchè non rispondono a tutto. Ma è una forza della fisica, il poter sempre migliorare le proprie teorie, come lo dovrebbe essere la costituzione, nel senso che è (dovrebbe) essere sempre aperta a modifiche.
Anche io sono aperto a credere all'esistenza dell'infinito (voi non ci credete forse, perchè leggete astio nelle battutacce che faccio, quando è solo per rendere meno pesante i miei sproloqui
), ma queste risposte che mi vengono date non mi soddisfano.
E quindi dal concetto di infinito non si scampa secondo me, perché è impossibile individuare un limite assoluto, oltre il quale non ci sia nulla, senza cadere in contraddizione.
L'universo pare sia finito.
Significa che oltre quello, non c'è nulla.
la velocità ha un limite, qualsiasi forza tu aggiunga a un oggetto, questo non supererà quel limite.
Anche perché poi a dirla tutta, non mi sembra che l'idea di infinito sia in effetti stata "inventata" dall'uomo come è stato inventato il modello di gas ideale. Per il semplice fatto che proprio perché tutto nell'universo ci appare finito, come avrebbe potuto l'uomo sulla base di dati empirici finiti, arrivare a inventare l'infinito? Provo a immaginare come avrebbe potuto nascere da dati empirici: un uomo primitivo vede una fila di sassi, oppure una sconfinata pianura fino all'orizzonte, Immagina allora che se lui continuasse per sempre ad aggiungere sassi alla fila, o a camminare in avanti, allora si avrebbe una quantità infinita (di sassi o di passi). Sembrerebbe una valida spiegazione, senonché il fatto di "continuare per sempre" significa "continuare per un tempo infinito". E' tautologica come spiegazione, perché per definire l'infinito presume l'infinito,
Non si parla di continuare per sempre ad aggiungere pietre.
Si parla di immaginare un numero di pietre molto grande. Non è molto distante da mettersi una siepe davanti, e pensare a quel che c'è dall'altra parte.
I primi passi dell'uomo, sin da piccolo, sono di vedere dei limiti in sè stesso, e non perchè esiste un infinito, ma perchè vede che altri fanno o hanno ciò che lui non può fare o non può avere.
E mi piacerebbe vedere questo primitivo che fa ragionamenti filosofici neanche fosse Kant.
E allora, come può essere questa un'invenzione dell'uomo, che nel mondo e in se stesso non vede che cose, spazi e tempi finiti?
Perchè l'uomo vive in un continuo.
E per misurarlo deve necessariamente utilizzare la discontinuità. Cioè deve misurare.
A me personalmente sembra più che plausibile ammettere che l'infinito esista davvero, poi ovviamente quali siano le sue precise caratteristiche è per noi impossibile da dire, perché il nostro intelletto è limitato, e anzi è addirittura assurdo perché dargli dei determinati caratteri, cioè definirlo, significherebbe limitarlo (appunto "de-finirlo").
Quindi non solo non esiste nel fisico (diciamo pure reale, la fisica parla di realtà, non di fantasia), ma è pure inutile discuterne e definirlo perchè tanto è già un controsenso farlo.
Chiudiamo sto topic
E ci tengo a precisare che non è solo la fisica o la chimica che si creano dei modelli.
Non è mai esistito uno stato di natura, come quello che usano hobbes e locke per spiegare il governo.
Però se sto studiando la forza peso, e immagino cosa succeda nel vuoto, è solo per analizzare la realtà e le sue perculiarità pure. Allo stesso modo Quei due filosofi hanno usato un esempio per spiegare la loro posizione.
Hanno immaginato una società iniziale per spiegare la realtà delle cose.