La “tecnica” di Remiem somigliava più ad un tentativo di
omicidio di massa che ad un incantesimo designato per spazzare il nemico dall'aeronave, ma nonostante tutto, incredibilmente, il piano era riuscito. Non c'erano praticamente state perdite tra i cadetti, e i soldati rimasti ancora vivi dopo quell'attacco erano stati eliminati facilmente. Macha si era impegnata ad assistere meglio che poteva i suoi compagni, lanciando un Energira qua e là ove richiesto.
Questi erano i pensieri di Macha mentre portava il tizio strano con il braccio che gli spuntava dalla schiena, Teo, in infermeria, assistita da Nathan che sembrava essersi ripreso a sufficienza per compiere quel tipo di fatiche. Teo non sembrava molto in forma; a malapena riusciva a mettere un piede davanti all'altro, e per quasi tutto il tragitto i due dovettero trascinarlo. Proprio mentre erano in vista dell'infermeria, sorvegliata da un gruppo di cadetti male armati e soprattutto male bendati, Teo decise di svenire definitivamente, costringendo i suoi due portatori, non proprio freschi di forze, ad un doppio carico di lavoro.
Alla fine i due riuscirono a farsi largo attraverso l'infermeria sovraffollata e a trovare un letto libero ove depositare il carico umano. Scavando un po' in giro Macha riuscì a trovare una nuova scorta di bendaggi, che applicò prontamente al paziente. Già per il fatto che si era alzato dal letto nonostante fosse stato centrato in pieno da qualcosa – e ne era uscito vivo per miracolo – per combattere sul ponte e usare
nonsisabenechecosa per distruggere l'ultima aeronave nemica, quel Teo era da legare al letto fino a completa guarigione, e magari una bella perizia psichiatrica. Nemmeno a Esthar avevano tali volontà suicide! Certo, i suoi ex-colleghi erano piuttosto violenti, ma l'addestramento militare lì le aveva insegnato che caricare a testa bassa in mezzo ad una mischia, specialmente se feriti, significava girare con un cartello al neon sulla testa recitante “Attenzione! Bersaglio facile!”.
Mentre Macha sondava che non ci fossero ferite interne tali da mettere in pericolo la vita di Teo, Sarachan, l'improvvisata collega infermiera, distribuiva cure agli altri cadetti. Nathan era crollato esausto accanto al letto, appoggiato alla parete, e osservava con curioso interesse la concitazione che ancora regnava in infermeria.
Nathan – Molti di questi sono ragazzini... Come si fa a mandare dei dodicenni a combattere?
Macha – Ah, guarda, non domandarlo a me: io sono appena arrivata e non so quasi niente del sistema qui. Ma posso dirti che anche a Esthar talvolta si fa così, solo che i ragazzini restano all'interno dell'accademia finché non sono abbastanza maturi da capire che agitare una spada o un mitragliatore non è l'unico modo per approcciarsi a qualcuno.
Nathan – Sarà, ma io sono convinto che non si debbano mettere armi in mano ai bambini.
Macha – Capisco bene il tuo punto di vista, ma per molti di questi è una scelta loro o dei loro genitori, non c'è molto da fare.
La conversazione venne interrotta quando un paio di cadetti anziani fecero il loro ingresso trasportando qualcuno sulle spalle: Remiem. A quella vista, Sarachan lanciò un grido e andò subito al fianco del ragazzo, controllando freneticamente che non avesse ferite gravi. Parve calmarsi solo quando si accertò che non usciva sangue da nessuna parte. I due cadetti però non la pensavano come lei: appena depositarono il carico contro il muro, si allontanarono da lui alla svelta, mormorando qualcosa a proposito di “gente che non sa limitarsi” e guardandolo in cagnesco. Macha intuì che probabilmente si riferivano alla magia usata da Remiem sul ponte, che per poco non aveva sfasciato definitivamente anche l'aeronave. Sarachan però li ignorò, tesa com'era a ripristinare l'energia magica di Remiem per farlo rinvenire. Ciò che lei non si aspettava, come Remiem che infatti si risvegliò poco dopo, confuso per essere svenuto ben due volte nel corso della stessa giornata, era la sorpresina che i due cadetti stavano per presentare al mago.
Cadetto 1 – Remiem, la preside ha dichiarato che devi essere posto in arresto per sette giorni per danneggiamento dell'aeronave. A tal proposito, sei invitato a seguirci senza fare resistenza.
Sarachan tentò di opporsi fisicamente all'arresto, protestando che Remiem era un eroe e come tale non andava trattato come l'ultimo dei delinquenti, ma i cadetti furono irremovibili.
Cadetto 2 – La detenzione ha scopo meramente punitivo, pertanto non sarà lesa la sua incolumità. Ma se vuoi, signorina, puoi sempre accompagnarlo in cella.
Il tono sarcastico con cui venne pronunciata questa frase era evidente come la luce del giorno, ma Sarachan non sembrò coglierlo. Tra l'altro Remiem non sembrava molto in grado di capire cosa stesse succedendo, perché guardava a turno i tre e ogni tanto si grattava la testa.
Sarachan – Benissimo, allora portatemi con lui!
Non sapeva bene neanche lei il perché, ma non poteva lasciare Remiem da solo a scontare sette giorni di detenzione per... Per cosa? Per aver evitato che morissero tutti?
Il cadetto che aveva parlato per primo alzò gli occhi al cielo a questa frase, ma non fece commenti, mentre l'altro tentava disperatamente di non mettersi a ridacchiare in faccia a quei due. Che coppietta!
Nel silenzio tombale che era sceso sull'infermeria, i due vennero scortati fuori verso le celle, poste nei ponti inferiori della nave. Purtroppo quasi tutte erano state rese fuori uso a causa dell'assalto appena respinto, perciò furono costretti a porre Remiem e Sarachan nella stessa cella, con l'avvertimento, a metà tra l'ironico e il preoccupato, di non provare nemmeno ad evadere perché, una volta chiusa la porta di metallo, sarebbe stata attivata una barriera anti-magia. Questa era un'ulteriore misura di sicurezza per evitare episodi al limite del paranormale, come celle sfondate con un pugno.
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Quando i due vennero portati via, Macha non riuscì a pensare a nulla per qualche secondo; sembrava che il suo cervello fosse andato in tilt. Danneggiamento? Detenzione? Non negava che effettivamente Remiem aveva cercato di ucciderli tutti – involontariamente, certo, ma qualche secondo di ritardo nella fuga e sarebbero stati tutti carne fritta. Quella tecnica era troppo rischiosa, e per di più aveva sfasciato quasi completamente il ponte dell'accademia.
Nathan sembrava sulla stessa linea di pensiero, a giudicare da come fissava assente i cadetti che avevano appena ricominciato a rumoreggiare. Ad un certo punto Macha non ne poté più di tutto quel casino e montò su una scrivania.
Macha – Allora! Se proprio siete così in gran forma da far 'sto casino muovete il culo da qua e andate a distruggere Mimik! Non avete sentito la preside? Fuori! FUORI!
I cadetti, molti dei quali effettivamente poco bisognosi di ulteriori cure, sciamarono mugugnando fuori dall'infermeria. Alcuni andarono a recuperare le proprie armi, laddove era possibile, mentre gli altri restarono a ciondolare o andarono in cerca della mensa a recuperare qualcosa da sgranocchiare.
Macha scese dalla scrivania, calciò via i sandali – che ormai le avevano ridotto i piedi a pezzi di carne pieni di vesciche – e si sedette con un profondo sospiro vicino a Nathan. Ora non restava che aspettare che Teo si risvegliasse. Il resto, chissà.
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Nell'ufficio della preside Otta si era scatenato il finimondo. L'attacco aveva mandato le carte e gli arredi all'aria, e solo per miracolo la sedia girevole era ancora intatta. Otta congedò i cadetti Kyomi e Nir, più Lonelywolf che ormai era ex-SeeD, mandandoli a riposarsi, sprofondò nella poltrona e si levò le scarpe, cercando di ritrovare un certo senso di relax ora che il pericolo immediato era stato sconfitto. Ma di fatto non era ancora finito niente: quella donna, Helena, se era vero ciò che aveva detto, era supportata da un intero Stato. Il difficile iniziava proprio da qui: come trattare con la repubblica di Illyria? Non c'erano prove che i nemici fossero soldati di quello Stato, in primis perché non c'erano stemmi sulle due navi da guerra che avevano attaccato l'accademia, ed in secundis perché l'unico collegamento tra la trappola tesa loro ed Illyria era proprio Helena. Ma Helena era riuscita a scappare, quindi Otta si trovava praticamente con niente in mano.
Aveva dato ordine di porre Remiem in arresto, con suo grande dispiacere, ma era necessario che quel ragazzo imparasse una volta per tutte che non poteva fare l'eroe a tutti i costi, col rischio di distruggere la Guenda ed uccidere i suoi stessi compagni. Ovviamente c'erano state proteste, ma Otta era stata irremovibile.
Prima di tutto, però, bisognava portare la Guenda a F.H. per le riparazioni. Bisognava far rotta fin troppo spesso per quella città, rifletté Otta. Doveva decisamente porre un freno a certi cadetti troppo esuberanti. Aprì il Codec e contattò Night, che si stava occupando assieme ad Oushi delle “pulizie”.
Codec:
Otta – Tutto bene laggiù?
Night – Benissimo, la donzella sembra una furia.
Otta – State attenti a non esagerare. |
Una volta chiusa la comunicazione, Otta tirò un sospiro di sollievo. Almeno questa era fatta. Ora c'era l'altro problema di cui occuparsi.
Codec:
Otta – A tutto il personale: la nave ora farà rotta per F.H., cercate di sopportare i disagi che questo viaggio comporterà e prestate attenzione a non transitare per le zone più danneggiate. Fino alla completa riparazione dell'accademia sarà fatto divieto di scontrarsi all'interno della stessa, sia tra cadetti che allo Zoolab, pertanto se avrete voglia di menare le mani fatelo una volta giunti a F.H. |
Richiuse il Codec e si prese un paio di minuti di pausa. Doveva contattare l'Ordine e fare rapporto sulla situazione. Mentre l'aeronave si rimetteva in moto, con una certa difficoltà, in direzione di F.H., Otta controllò che i computer avessero abbastanza energia per funzionare, e una volta accertatasi che almeno un terminale era in grado di sostenere il collegamento video, aprì il sistema e richiese la comunicazione urgente con l'Ordine. Passarono diversi istanti prima che un SeeD funzionario, di nome Dylan Oak, si mettesse in collegamento; a lui Otta raccontò gli avvenimenti recenti, senza risparmiare nessun particolare. Alla fine, il SeeD stette qualche momento silenzioso, meditando.
Dylan – Capisco. Farò rapporto al Consiglio. Nel frattempo vi prepareremo una nave per portarvi qui, la troverete ancorata a F.H.
Otta – Cosa intendete fare?
Dylan – Quell'uomo, Nathan Blake, suscita il nostro interesse, ed inoltre le informazioni che potrebbe avere su quest'organizzazione denominata “La Piramide” potrebbero essere di grande utilità nelle nostre indagini. Pertanto richiedo che voi o il vostro vice scegliate alcuni dei vostri cadetti più valenti per scortarlo alla sede dell'Ordine a bordo della nave che vi verrà fornita. Non preoccupatevi, non intendiamo arrestarlo, ma la sua testimonianza diretta potrebbe rivelarsi preziosa.
Otta – Capisco. Vi saluto allora, spero di poter esaudire la vostra richiesta entro qualche giorno.
Il SeeD salutò a sua volta ed interruppe il collegamento. Mentre fissava lo schermo ronzante, Otta si chiese se aveva fatto la scelta giusta.