Re: Sagra della caccia di Lindblum
Inviato: 08 set 2013, 23:56
La musicalità di una freccia che raggiunge il bersaglio è un canto unico: la corda vibra tra le mani, un sibilo silente fino all'obiettivo, e il sordo suono del metallo che penetra tra la carne. Colpire la gola, tagliare la giugulare, il silenzio della morte che arriva inaspettata e feroce.
Non esiste pietà fino la fine dei giochi.
E' notte e le ombre si colorano di un nuovo significato; la paura tinge cupamente i profili delle case, il silenzio orna ogni angolo d'angoscia, tutto ciò che la luce del sole rendeva rassicurante, ora è arcigno e malevolo.
Un fruscio.
La preda si guarda alle spalle, i suoi occhi non fanno in tempo a focalizzare, il dardo le si conficca nelle viscere.
Meno cinque.
Crollo contro il muro alle mie spalle, un ronzio e in pochi secondi l'equipe medica porta via il ferito. Il viottolo è sgombro dagli ostacoli.
L'azzardo era stato enorme, ma dovevo recuperare l'acqua: erano ore che la gola bramava dissetarsi, ma il gruppo di testa aveva preso d'assedio l'unica fonte a disposizione. Un buon piano, i concorrenti sarebbero dovuti convergere in quel punto per non morire di sete, ma non avevano considerato che l'astuzia li avrebbe decimati.
L'acqua fresca scende dolorosamente in gola, bevo a gran sorsi e per metà mi cola lungo il collo, sento la maglia inzupparsi dando sollievo al corpo accaldato; dovrei trattenermi dall'ingurgitare a quel modo, ma l'istinto e l'arsura non vogliono saperne di collaborare. Sorrido scoprendo la parte più umana di me, l'istinto di sopravvivenza, bello scherzo per una a cui non interessa vivere.
Riempo le borracce recuperate durante la giornata; sono tre dovrebbero bastarmi fino alla fine. Una boccetta tintinna tra le mie mani. Un preparato semplice, prodotto con qualche detersivo saccheggiato tra le bancarelle delle cittadina, ma efficace, nessuno avrebbe più potuto dissetarsi.
Un clichè vecchio come Spira, ma sempre efficace.
Un rumore dall'altra parte della stradina mi costringe a nascondermi tra le ombre; due Seed corrono verso la fonte, non resto a controllare di persona che la mia trappola funzioni, le urla di dolore dovuto al torcersi degli intestini avrebbero attirato altre persone.
Meno sette.
Arretro fino a tornare verso il cuore del Borgo Commerciale, i segni della battaglia contro il Bahamut erano evidenti, il corpo massiccio del drago aveva procurato ingenti danni alla pavimentazione delle stradine.
Il colpo arriva alle spalle, è lo schiocco dell'aria a mettermi in guardia. Scarto a destra e la wakizashi brilla per un secondo prima di tornare al fianco del Soul of Holden. Un montante, intercettato tra le lame del Bat' leth e non riesco a portarmi nuovamente in guardia, un tondo al fianco sinistro mi costringe a riparare all'indietro. Un fendente trasverso sembra dividere l'aria in due; faccio leva sulle gambe, un salto all'indietro per distanziarmi, il corpo a corpo è deleterio; uso il Bat'leth come uno scudo all'ennesimo colpo diretto della Soul. Siamo vicini, sento il suo anismare; è ferito ad una gamba e l'occhio destro è gonfio, residui di un vecchio scontro. Sorrido. Una testata contro il bulbo oculare e il dolore acceca Siegmeyer il tempo esatto per farmi scomparire tra le case. Uno scatto in avanti; il sibilo di un proiettile mi sfreccia accanto, deduco che la Soul of Paine abbia fatto la sua comparsa: tre pallottole s'infrangono contro la barriera protettiva, punto un piede concentrando tutto il peso in quell'unico punto, riesco a voltarmi e scattare nella direzione di Paine.
Una quinta pallottola mi colpisce il braccio sinistro. Non è grave, una lesione di lieve entità, neanche un centimetro in profondità. E' dolore, si può controllare. Arrivo a poca distanza da lei, provo un affondo col Bat, parato. Il mako shotgun si è intrapposto; Night devia la mia arma, barcollo il tempo per permettergli di tirarmi un calcio nello stomaco. Mi piego su me stessa con il fiato spezzato. La Soul indietreggia di qualche passo, il tempo necessario per riporre lo shot. Sento il caricatore armarsi, istintivamente rotolo a destra. Prevedibile. La wakizashi cala su di me, ennesimo cambio d'anima. Sento il sangue colare lungo la coscia: Siegmeyer è ancora su di me. Prendo una freccia, l'idea è usarla come pugnale: riesco parzialmente, invece di colpirlo al collo, lo infilzo al braccio. Uno spasmo lo fa allontanare, un calcio nei testicoli e si accovaccia. La scelta di assumere l'anima di Paine è prevedibilmente logica. Stavolta sono preparata, l'aspettavo. Mi fiondo su di lei, un mezzo giro su me stessa e gli tiro una gomitata in faccia. Siegmeyer resta stordito, ne approfitto: l'arco vola verso il braccio della pistola, ma non arriva in tempo per impedire l'esplosione del colpo, stringo i denti; ho ventisette secondi prima di provare dolore. L'arco scaccia la pistola e s'incastra nella mano del cadetto. Soul of Calien. Ora so come si muove. Ora lo conosco. Basta un colpo. Affondo con il Bat'leth, finta a sinistra e colpisco a destra. La finta è prevedibile, io stessa la riconoscerei, la Soul of Calien non ci casca, si muove in direzione opposta, giusto in tempo perchè le lame affondino nella carne.
Sconfitto.
Meno otto.
Sudo freddo accovacciata tra i vicoli di Lindblum, guardo il razzo segnalatore, premendo il grilletto mi ritirerei e potrei tornare al caldo del Garden. Non lo faccio. Resto in quel vicolo a grondare sangue. Sangue ovunque, ogni centimetro del mio corpo è rosso. Guardo il razzo segnalatore. No non premerò il grilletto. Sangue ovunque. Sento che il cervello annega in qualche ragionamento e mi rendo conto che non premo il grilletto perchè la mia mano non si muove più. I proiettili di Siegmeyer hanno colpito qualche centro nervoso. Sangue ovunque.
Un'ombra più nera delle altre. Guardo in alto. Sento il labbro spezzarsi sotto la pressione di un calcio. L'ultimo pensiero è un ringraziamento. Grazie Aura, ora posso riposare.
I giochi sono finiti. Le strade di Lindblum vengono ripulite dal sangue dei perdenti e le giornate riprendono a trascorrere alla loro normalità. Un solo nome ha trionfato...
Non esiste pietà fino la fine dei giochi.
E' notte e le ombre si colorano di un nuovo significato; la paura tinge cupamente i profili delle case, il silenzio orna ogni angolo d'angoscia, tutto ciò che la luce del sole rendeva rassicurante, ora è arcigno e malevolo.
Un fruscio.
La preda si guarda alle spalle, i suoi occhi non fanno in tempo a focalizzare, il dardo le si conficca nelle viscere.
Meno cinque.
Crollo contro il muro alle mie spalle, un ronzio e in pochi secondi l'equipe medica porta via il ferito. Il viottolo è sgombro dagli ostacoli.
L'azzardo era stato enorme, ma dovevo recuperare l'acqua: erano ore che la gola bramava dissetarsi, ma il gruppo di testa aveva preso d'assedio l'unica fonte a disposizione. Un buon piano, i concorrenti sarebbero dovuti convergere in quel punto per non morire di sete, ma non avevano considerato che l'astuzia li avrebbe decimati.
L'acqua fresca scende dolorosamente in gola, bevo a gran sorsi e per metà mi cola lungo il collo, sento la maglia inzupparsi dando sollievo al corpo accaldato; dovrei trattenermi dall'ingurgitare a quel modo, ma l'istinto e l'arsura non vogliono saperne di collaborare. Sorrido scoprendo la parte più umana di me, l'istinto di sopravvivenza, bello scherzo per una a cui non interessa vivere.
Riempo le borracce recuperate durante la giornata; sono tre dovrebbero bastarmi fino alla fine. Una boccetta tintinna tra le mie mani. Un preparato semplice, prodotto con qualche detersivo saccheggiato tra le bancarelle delle cittadina, ma efficace, nessuno avrebbe più potuto dissetarsi.
Un clichè vecchio come Spira, ma sempre efficace.
Un rumore dall'altra parte della stradina mi costringe a nascondermi tra le ombre; due Seed corrono verso la fonte, non resto a controllare di persona che la mia trappola funzioni, le urla di dolore dovuto al torcersi degli intestini avrebbero attirato altre persone.
Meno sette.
Arretro fino a tornare verso il cuore del Borgo Commerciale, i segni della battaglia contro il Bahamut erano evidenti, il corpo massiccio del drago aveva procurato ingenti danni alla pavimentazione delle stradine.
Il colpo arriva alle spalle, è lo schiocco dell'aria a mettermi in guardia. Scarto a destra e la wakizashi brilla per un secondo prima di tornare al fianco del Soul of Holden. Un montante, intercettato tra le lame del Bat' leth e non riesco a portarmi nuovamente in guardia, un tondo al fianco sinistro mi costringe a riparare all'indietro. Un fendente trasverso sembra dividere l'aria in due; faccio leva sulle gambe, un salto all'indietro per distanziarmi, il corpo a corpo è deleterio; uso il Bat'leth come uno scudo all'ennesimo colpo diretto della Soul. Siamo vicini, sento il suo anismare; è ferito ad una gamba e l'occhio destro è gonfio, residui di un vecchio scontro. Sorrido. Una testata contro il bulbo oculare e il dolore acceca Siegmeyer il tempo esatto per farmi scomparire tra le case. Uno scatto in avanti; il sibilo di un proiettile mi sfreccia accanto, deduco che la Soul of Paine abbia fatto la sua comparsa: tre pallottole s'infrangono contro la barriera protettiva, punto un piede concentrando tutto il peso in quell'unico punto, riesco a voltarmi e scattare nella direzione di Paine.
Una quinta pallottola mi colpisce il braccio sinistro. Non è grave, una lesione di lieve entità, neanche un centimetro in profondità. E' dolore, si può controllare. Arrivo a poca distanza da lei, provo un affondo col Bat, parato. Il mako shotgun si è intrapposto; Night devia la mia arma, barcollo il tempo per permettergli di tirarmi un calcio nello stomaco. Mi piego su me stessa con il fiato spezzato. La Soul indietreggia di qualche passo, il tempo necessario per riporre lo shot. Sento il caricatore armarsi, istintivamente rotolo a destra. Prevedibile. La wakizashi cala su di me, ennesimo cambio d'anima. Sento il sangue colare lungo la coscia: Siegmeyer è ancora su di me. Prendo una freccia, l'idea è usarla come pugnale: riesco parzialmente, invece di colpirlo al collo, lo infilzo al braccio. Uno spasmo lo fa allontanare, un calcio nei testicoli e si accovaccia. La scelta di assumere l'anima di Paine è prevedibilmente logica. Stavolta sono preparata, l'aspettavo. Mi fiondo su di lei, un mezzo giro su me stessa e gli tiro una gomitata in faccia. Siegmeyer resta stordito, ne approfitto: l'arco vola verso il braccio della pistola, ma non arriva in tempo per impedire l'esplosione del colpo, stringo i denti; ho ventisette secondi prima di provare dolore. L'arco scaccia la pistola e s'incastra nella mano del cadetto. Soul of Calien. Ora so come si muove. Ora lo conosco. Basta un colpo. Affondo con il Bat'leth, finta a sinistra e colpisco a destra. La finta è prevedibile, io stessa la riconoscerei, la Soul of Calien non ci casca, si muove in direzione opposta, giusto in tempo perchè le lame affondino nella carne.
Sconfitto.
Meno otto.
Sudo freddo accovacciata tra i vicoli di Lindblum, guardo il razzo segnalatore, premendo il grilletto mi ritirerei e potrei tornare al caldo del Garden. Non lo faccio. Resto in quel vicolo a grondare sangue. Sangue ovunque, ogni centimetro del mio corpo è rosso. Guardo il razzo segnalatore. No non premerò il grilletto. Sangue ovunque. Sento che il cervello annega in qualche ragionamento e mi rendo conto che non premo il grilletto perchè la mia mano non si muove più. I proiettili di Siegmeyer hanno colpito qualche centro nervoso. Sangue ovunque.
Un'ombra più nera delle altre. Guardo in alto. Sento il labbro spezzarsi sotto la pressione di un calcio. L'ultimo pensiero è un ringraziamento. Grazie Aura, ora posso riposare.
I giochi sono finiti. Le strade di Lindblum vengono ripulite dal sangue dei perdenti e le giornate riprendono a trascorrere alla loro normalità. Un solo nome ha trionfato...