Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Episode Zero - Encounter - Capitolo 5

Lightning aveva pensato che avrebbe semplicemente passeggiato senza meta per un po' prima di dirigersi al lavoro, ma si ritrovò al centro commerciale.
Ogni anno i turisti giungono da tutt'intorno per ammirare il festival di fuochi d'artificio di Bodhum. La festa ha luogo sin da tempi antichi, e vi sono diverse leggende a suo riguardo. La più famosa dice "Se affidi una preghiera ai fuochi d'artificio, il tuo desiderio diverrà realtà". Semplicemente questo. Non è richiesto nient'altro. Tutto ciò che bisogna fare è pregare. Probabilmente proprio perché era così semplice vi si credeva da decenni, se non addirittura da più tempo.
Chiunque ha dei desideri. Non importa quanto tu sia felice, ci sarà sempre qualcosa che potrà renderti più felice. Ecco perché, la notte della festa, le porte di Bodhum strabordano di un numero di persone molte volte superiore al normale. Con così tante persone riunite tutte insieme, è scontato che si verifichi qualche infortunio. Così, durante la notte di festa, le forze di sicurezza di Bodhum sono fuori di pattuglia. Quella notte Lightning sarebbe stata responsabile dell'area ricompresa tra il centro commerciale e la spiaggia. "Probabilmente è una buona idea controllare la mia zona in anticipo", pensò. "Posso valutare dove si trova ciascun negozio, decidere dove disporre i soldati, e come dovrò muovermi per evitare incidenti. Per esempio, dovrei piazzare un po' di persone attorno al negozio di accessori. O almeno raccomandare loro di stare in guardia. Ogni negozio di gioielli sarà a rischio di ruberie".

Guardò in una delle vetrine, e qualcosa catturò il suo sguardo. Un grande ciondolo appeso ad una delicata catenina era in bella mostra. Il ciondolo era di Cocoon, un oggetto dalla strana forma. Lightning non si intendeva parecchio di gioielleria, ma le sembrò qualcosa che a Serah potesse piacere.
Camminare ed osservare tutto l'interno del centro commerciale, portò Lightning a rendersi conto di quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva fatto shopping in questo modo. Probabilmente dall'ultima volta che era andata per negozi con Serah. "E' passato molto tempo dall'ultima volta che abbiamo fatto compere insieme", pensò.
Da quando sono entrata nell'esercito.
Si sentì improvvisamente in colpa. Dopo il suo arruolamento, aveva pensato che non appena si fosse abituata al suo lavoro, avrebbe tentato di rimediare, passando del tempo con Serah. Ma era già passato un anno, e lei aveva assunto nuove responsabilità. Era diventata addirittura più impegnata. Prima che se ne fosse resa conto, non solo non erano più uscite insieme, ma addirittura raramente avevano avuto l'occasione di parlarsi.

Quando si era arruolata, Serah era ancora alla scuola media. Probabilmente era in pensiero per cosa avrebbe fatto dopo la scuola, o per i suoi rapporti con gli altri. Chiunque ha dei problemi quando si ha quell'età. Probabilmente voleva chiedere consiglio a Lightning per un mucchio di cose. Ma no, Lightning era troppo impegnata con il lavoro per stare ad ascoltare. Serah era probabilmente rimasta sola. Forse voleva soltanto qualcuno con cui parlare... ecco forse il motivo per cui è stata attratta da un esibizionista come Snow. "Se così fosse", pensò, "allora questa sarebbe solo colpa mia. Se solo fossi stata lì, per Serah. Anche se ero impegnata, avrei dovuto trovare del tempo per lei. perché non l'ho fatto? Ho giurato dinanzi alla tomba di nostra madre che l'avrei protetta, ma l'ho soltanto fatta sentire sola, così tanto che è rimasta coinvolta con quell'uomo orribile. Ed è tutta colpa mia...."

"Oh, che bello!"
Lightning si voltò, al suono di quella voce felice. Madre e figlio si erano fermati di fronte ad un box al negozio di animali.
"Ti piace questo genere di cose mamma?"
"Cosa? Anche a te piacevano. Stavi sempre davanti al negozio a piangere, dicendo: "Ne voglio uno, ne voglio uno!""
"E quanti anni fa è successo?"
"Non molto tempo fa... solo dieci anni".

Madre e figlio guardavano entrambi all'interno del box. Persino da dietro si vedeva che andavano molto d'accordo. I capelli del figlio erano color argento freddo, mentre quelli della madre avevano una tonalità più calda. Anche se il loro colore di capelli era differente, i lineamenti del viso erano molto simili. Si dice che i ragazzi somiglino spesso alle loro madri. A giudicare dalla sua altezza, doveva avere quattordici o quindici anni. La giacca arancio chiaro che indossava lo faceva apparire più grande. "E' l'età in cui mia madre morì", pensò un po' tristemente.

"Questi sono ottimi per i ragazzini. Sono intelligenti, e si affezionano facilmente ai loro padroni", disse loro il proprietario del negozio di animali, prendendo un piccolo uccellino dal box e riponendolo in una gabbietta. Era un pulcino di Chocobo.
"Vanno a ruba praticamente dappertutto al momento. Il nostro negozio in Euride ne ha presi un po' appena l'altro ieri, e sono stati già venduti tutti. Dovremo inviare loro dei sostituti molto presto".
"Quando ero una ragazzina non erano così richiesti com'è adesso", pensò Lightning, ma qualche ragazzo nella sua classe possedeva dei Baby-Chocobo. Serah aveva un amico che ne aveva uno, e con cui giocava spesso, ed i suoi occhi si illuminavano ogni volta che ne parlava.

"Ne vorrebbe comprare uno?"
"Oh no, sfortunatamente siamo in vacanza. Sarebbe troppo lunga la strada per portarlo sino a Palumpolum".

Quando udì la parola "vacanza", Lightning ebbe un'idea. Una vacanza. Questa sarebbe potuta essere una buona idea.
Sarebbe stato un modo per farsi perdonare da Serah, per averla lasciata così sola. Avrebbe portato via Serah, da qualche parte. Sebbene non sarebbe stata in grado di permettersi una lunga vacanza, mettendo da parte qualche giorno avrebbero potuto fare un piccolo viaggio. Non appena il festival sarebbe finito, i suoi orari sarebbero stati probabilmente più flessibili, e ne avrebbe approfittato per ritagliarsi del tempo.
"Al mio compleanno", pensò, "possiamo parlarne". Il giorno del compleanno di Lightning le due avrebbero cenato insieme, come sempre. Poi Serah le avrebbe consegnato un regalo, su cui aveva pensato parecchio. Questa volta sarebbe stata in grado di ringraziarla per il regalo dicendole che sarebbero andate in vacanza. Soltanto loro due.
Durante la vacanza avrebbe ascoltato qualsiasi cosa Serah avrebbe voluto dirle. Per rimediare a tutte le volte in cui non avevano avuto occasione di parlare. Si sarebbero divertite ed avrebbero mangiato dei cibi deliziosi. Ovviamente, una volta rientrate dalla vacanza, avrebbe trovato abbastanza tempo per parlare con Serah. Lei non sarebbe stata più sola. E se non sarà più sola, sicuramente aprirà gli occhi, e si renderà conto di essere stata ingannata da quell'uomo orribile. E allora, andrà all'università di Eden. Se si farà tanti nuovi amici, e vedrà nuovi posti, sicuramente si dimenticherà completamente di Snow.
Lightning decise che questa era un'idea eccellente. Tutto grazie a quella madre e a quel figlio. Voleva voltarsi e ringraziarli, ma non erano più dinanzi al negozio di animali. Li vide camminare insieme in mezzo alla folla. Sembravano così contenti, e il pensare a loro la fece sentire calda dentro.
"Grazie", pensò Lightning, "spero che vi godiate il resto della vostra vacanza".



    La Strategia contiene un errore? Segnalalo qui.