Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Episode Zero - Friends - Capitolo 1

Le telefonate serali riguardano sempre cose spiacevoli. Sempre, senza eccezioni.
Avendo vissuto per soli quattordici anni, forse era un po' troppo presto per decidere che qualcosa non avesse alcuna eccezione. "Ma oggi è vero", pensò Hope, guardando la schiena di sua madre.
"No, no, va bene. Non preoccupartene. Ci divertiremo anche soltanto noi due. Bodhum è un bel posto. Non abbiamo avuto alcun problema con l'hotel, e l'oceano è bellissimo".
Era suo padre al telefono. Hope lo seppe sin dal momento in cui il telefono squillò. E poté anche immaginare perché suo padre stava chiamando. Dopo tutto, era sera. Poteva vedere dalla finestra al di là delle spalle di sua madre che il giorno stava svanendo.
"Io... certo, capisco. E' un vero peccato..."
"Bingo", pensò Hope. L'aveva capito dal modo in cui la voce di sua madre si era abbassata che aveva ragione. Lo avevano chiamato al lavoro, era troppo occupato, non sarebbe stato in grado di partire domani. Ecco quel che probabilmente stava dicendo.
Questa doveva essere una vacanza per tutti e tre. Dieci giorni in una località balneare, con residenza in un condo hotel. Sua madre l'aveva pianificato già 6 mesi fa. Solo per divertirsi e rilassarsi, non per vedere qualcosa in particolare. O per lo meno questo è ciò che diceva. "Andiamo a divertirci, solo noi tre. E' così tanto tempo.."
Ma lui conosceva il vero significato che stava dietro le parole di sua madre. Con suo marito sempre così impegnato, e suo figlio in quell'età così difficile - un "teenager" - stavano allontanandosi sempre di più. Lei non sapeva cosa fare. Quindi dovrà probabilmente aver pensato che se fossero andati in un posto nuovo, un posto diverso da casa, avrebbero finalmente trovato il tempo di parlare. O almeno, questo è quel che la maggior parte della gente pensava.
Hope non aveva atteso con impazienza la vacanza. Non sapeva proprio che cosa avrebbe dovuto dire a suo padre, in quei dieci lunghi giorni. Lo irritava il solo fatto di pensarci. Quindi si era sentito sollevato quando aveva sentito che suo padre sarebbe andato ad un viaggio di lavoro.
Lui aveva detto che li avrebbe raggiunti in seguito, ma Hope non gli aveva creduto. Probabilmente all'ultimo minuto ci sarebbe stato un meeting a cui avrebbe dovuto partecipare, avrebbe detto che sarebbe arrivata qualche personalità di spicco da Sanctum, avrebbe insomma trovato delle scuse. Era sempre così. Non importava quanto piccola fosse la promessa, suo padre la metteva sempre da parte per il suo lavoro.
"E' tutto ok, non preoccupartene. Non avremo neanche il tempo di annoiarci, c'è così tanto da fare".
Sua madre forzò la propria voce, in modo che assumesse un tono più felice. Come sempre.
Lui voleva dirle che non doveva provare così duramente ad essere felice.
Anche se suo padre avesse continuato ad infrangere le promesse fatte, lei non gli avrebbe mai dato mai la colpa per questo. Trovava sempre ragioni e scuse. "Il lavoro di tuo padre è duro", avrebbe detto. "Ha un mucchio di responsabilità. Personaggi importanti di Sanctum ripongono la loro fiducia in lui. Sta lavorando sodo per tutti". Era così triste sapere che non avrebbe mai detto una parola contro di lui. Ma non importa quanti sforzi lei ponesse nel difenderlo, suo padre non aveva mai una parola di ringraziamento per lei.
"A mio padre non importa", pensò Hope. "Non gli importa quanto lei sia gentile con lui.. o di me".
Non poteva essere certo se sua madre non se ne fosse davvero resa conto, o se stesse soltanto fingendo. Non importava, in ogni caso. "E' mio padre a sbagliare", disse a sè stesso.
"Domani? Andremo ad Euride come avevamo programmato. Sì, hanno già finito di ripulire dopo quell'incidente".
C'era stato un grosso incidente all'impianto energetico di Euride Canyon, tre giorni prima. Era stato fermato tutto, nel tumulto, e le visite guidate all'impianto erano state sospese, sino ad oggi. "Hanno appena finito le ricostruzioni, e ci hanno fatto sapere appena un attimo fa che ammetteranno visitatori domani. Andrà tutto bene. Voglio dire, il fal'Cie ha deciso che il posto è al sicuro, dovrebbe essere abbastanza per un'escursione, giusto? Sei così ansioso".
"Come se si preoccupasse davvero", pensò Hope. Certo, non l'avrebbe detto ad alta voce. Sapeva che questo avrebbe reso triste sua madre. La sua testa lo sapeva, ma il suo cuore...
"Lui non viene, non è così? Ovvio". Le dure parole scivolarono dalla sua bocca non appena lei mise giù il telefono.
"Non c'è nulla che possiamo farci. C'è stato quell'incidente ad Euride come sai, tutti nel Sanctum erano nel panico, e questo ha toccato anche il lavoro di tuo padre. Oh! Ma ha detto che arriverà in tempo per la festa dei fuochi d'artificio".
Ancora promesse che non manterrà. Dovrebbe semplicemente non farle, tanto per cominciare.
"Comunque sia, non parliamo di lui. Intendo dire, fosse stato qui o a casa avrebbe detto comunque le stesse cose: Come va la scuola? Stai studiando? Nient'altro. E' come...."
Come un registratore, stava per dire. Ma vide la tristezza negli occhi di sua madre.
"Oh sì, stavi dicendo che volevi ti aiutassi con qualcosa?" Disse, provando a indirizzare la conversazione verso una direzione differente. E' stupido fare tutta questa fatica per qualcuno che non è nemmeno qui.
"Oh sì, giusto. Vorresti lavare queste verdure per me?"
"Verdure?"
"Beh, visto che risiederemo in un appartamento con cucina, sarebbe uno spreco mangiare fuori ogni giorno".
Tirò fuori un grosso pacco di carta. Odorava di terra. Non quel genere di odore che troveresti in una drogheria.
"Quando sei riuscita a comprare questa roba?"
"Questa mattina, me l'ha data una persona del luogo".
"Oh sì, questa mattina mamma si è alzata presto", pensò Hope. Lui si era riaddomentato, e lei era uscita a fare una passeggiata. Dev'essere stato allora che l'ha comprata.
"Mi hanno detto che questo pacco contiene gli ingredienti che usano per il loro caffè. Ci sono alcune cose provenienti dal mercato, ma mi hanno detto che coltivano loro stessi le verdure. Ecco, lava queste".
Sua madre separò le verdure, dandone a Hope alcune dall'aspetto simile a patate nodose. Sua madre trattenne alcune foglie mangiate dagli insetti. Non ne avrebbero mai trovate in una drogheria di Palumpolum. O da qualsiasi altra parte.
"Ti imbatti sempre nelle cose più strane", disse Hope, sospirando, ed aprì il rubinetto dell'acqua. Non era la prima volta che sua madre faceva cose del genere.
"Ma era così interessante! Il contadino era un tipo giovane, di bell'aspetto e alla moda, sai. E' stato solo quando ho scoperto che lavorava in un café che la cosa non mi è sembrata strana. E c'era anche un ragazzo più piccolo, penso che fosse un po' più grande di te".
"E' comunque strano, scegliere di lavorare in un campo".
"Davvero? Sembrava che si stessero divertendo".
Qualcuno che si sostiene da sé... Hope non riusciva davvero a capirlo. C'erano impianti di produzione di cibo, sotto lo stretto controllo del fal'Cie, che producevano grandi quantità di cibo di alta qualità, venduto a prezzi modici. Non sapeva quanto costassero i semi dei vari ortaggi, ma se si trattava di qualcosa di simile ai semi dei fiori che aveva visto nei negozi di floricultura, allora coltivare il proprio cibo non doveva essere un'attività così economica.
"E poi è arrivata questa ragazza, ed hanno iniziato a parlare, ed alla fine mi hanno dato queste verdure".
"Sei spudorata".
"Sono una madre, sono forte".
Rise, ed iniziò a lavare le foglie mangiate dagli insetti. Era come se avesse appena dimenticato la chiamata di appena qualche minuto fa. "Se solo fossimo andati in vacanza senza di lui sin dall'inizio", pensò Hope. "Lei non si sarebbe preoccupata così tanto, e riderebbe sempre così. Ecco perché lo odio. Odio le chiamate serali...."
Strofinò via lo sporco dalle verdure con forza. "Se solo potessi lavare tutto il resto così facilmente", pensò.



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