Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Note su "Strangers": Dopo il release giapponese del gioco, Square-Enix ha pubblicato online (come sempre, in giapponese) delle nuove parti del romanzo, fino a questo momento tenute nascoste per l'alta mole di spoiler in esse contenute. Infatti, mentre le restanti parti del romanzo (Encounter, Friends e Treasure) hanno lo scopo di introdurre i personaggi principali del gioco presentandone carattere e background - tant'è che la stessa casa produttrice ne ha consigliato la lettura prima di iniziare a giocare - Strangers si concentra invece sui due personaggi probabilmente più misteriosi ed insieme fondamentali per lo sviluppo della storia: Fang e Vanille. Se ne consiglia dunque la lettura soltanto a chi ha già completato il tredicesimo capitolo della saga, o a chi non teme sorprese di alcun tipo!

Episode Zero - Strangers - Capitolo 3

"Cosa... è tutto questo?"
"Pensi... possa essere un festival?"

Essere circondati dalla gente di Cocoon non era più così sorprendente come fu all'inizio. Quando gruppi di persone le oltrepassavano, non si irrigidivano più come la prima volta. Molte persone le avevano incrociate lungo la strada che dal tempio le aveva condotte alla loro attuale posizione, ma nessuna di loro aveva provato ad attaccarle, e nessuna di loro aveva guardato Fang o Vanille in modo strano.
Camminando da sole lungo la spiaggia, avevano visto delle ragazze con dei vestiti simili ai loro nuotare in acqua. Fu un sollevo vederle. Sembrava che la gente dei dintorni le avesse scambiate per una di loro. Fu dunque facile passare inosservate.
C'erano così tante persone. Molte più di quante avessero mai immaginato di poter vedere in un sol luogo. Specialmente in uno spazio così piccolo e stretto tra gli edifici. Sia Vanille che Fang si fermarono nella folla, le mascelle spalancate a quella vista.

"Su, andiamo", disse Fang, scuotendo la testa ed incamminandosi. Vanille la seguì. Erano le uniche ferme nel mezzo della via, mentre le altre persone si muovevano di fretta superandole da entrambi i lati.
Camminando lungo la strada, iniziarono a comprendere che tutte queste persone stavano facendo compere. Dopo un'analisi più accurata, scoprirono che tutti gli edifici presenti sui due lati della strada erano negozi.

"Tutti questi edifici sono negozi?"

Quanti ce n'erano? Più di quanti Vanille avesse mai visto prima. C'erano diversi negozi specializzati in abbigliamento, ciascuno dei quali sfoggiava un'ampia varietà di colori e design. Nessuna sorpresa che i loro vestiti non apparissero strani, con una tale abbondanza di stili differenti.
C'erano numerosi negozi, variegatissimi. Vanille vide un negozio che offriva accessori, un altro che vendeva qualcosa che assomigliava a carta e penne, c'era un negozio d'arredamento su quel lato della strada, mentre sull'altro ce n'era persino uno che metteva in vendita qualcosa che le sembrò simile a una sorta di veicoli, allineati all'esterno.
Osservando le persone, vide una ragazza prelevare felice degli abiti da alcuni scaffali. Più in là, un bambino teneva il broncio, forse nel tentativo di convincere i suoi genitori a comprargli qualcosa. Una coppia felice stava uscendo da una gioielleria. Entrambi avevano uno sguardo carico di gioia sul volto.

"Mi sento un po' confusa..."

Vanille era stanca, anche se non aveva camminato molto a lungo. Cercare di esaminare tutto ciò che accadeva su entrambi i lati della strada l'aveva stremata.

"Hey, Fang...", disse quasi, ma si fermò giusto in temo. Fang assunse un'espressione truce. "Ladri...", sussurrò.

Vanille afferrò la mano di Fang prima che lei potesse agire. Comprendeva quel che Fang stava provando, lo comprendeva meglio di chiunque altro. Vanille provava la stessa cosa. Ma adesso erano nel bel mezzo del territorio nemico, e portavano con sé soltanto delle armi piccole e nascoste.

"Fang, non puoi..."
"Lo so. Lo so, ma...". Il suo pugno stretto mentre tentava di reprimere la rabbia. "Tutto questo ci è stato rubato. Eppure loro..."

Era ben noto che Cocoon fosse una tana di demoni. I fal'Cie di Cocoon erano giunti su Gran Pulse per prendere tutte le materie prime che volevano. Una volta avevano persino preso un'intera città. Avevano saccheggiato i campi poco prima del raccolto, ed estratto metalli rari direttamente dal terreno. Ecco perché avevano pensato che la gente di Cocoon fosse loro nemica.
Ma, dopo aver visto quella coppia di anziani, ieri, e tutte le persone che le avevano oltrepassate, iniziò a pensare che ciò fosse strano. Ed oggi, guardando quelle persone fare compere, dubbi iniziarono a serpeggiare nella sua mente. Queste persone desideravano davvero distruggere Gran Pulse, e depredarlo di ogni suo bene?
Vanille aveva iniziato a riflettere, da quel che avevano visto non erano così differenti dalla loro stessa gente. I loro abiti erano diversi, le loro case erano diverse, il sapore delle loro verdure e della loro carne era diverso, ma forse dentro erano uguali.

"Oggi raccoglieremo informazioni. D'accordo?", sussurrò nel suo orecchio. Vanille non voleva che facesse nulla di avventato.
"....D'accordo", rispose Fang, secca. Vanille aprì bocca per dire qualcosa, ma udì una voce alle sue spalle, che le chiamava.
"Hey ragazze, siete tutte sole? Andate a fare compere? Non sembrate di qui".

Al suo delle loro voci Fang si irrigidì. Voltandosi, videro due ragazzi, sorridenti. Vanille li guardò con prudenza. I loro volti erano sinceri ed amichevoli, ma questi uomini erano molto diversi dalla coppia di anziani che avevano incontrato il giorno prima. Di sicuro questa volta stavano tentando di coglierle di sorpresa, in modo da poterle catturare.

"Non sarete spaventate di noi, vero?"
"Non preoccupatevi, non siamo degli stramboidi".

Lo sguardo sui loro volti ed il linguaggio del corpo camuffavano la verità dietro le loro parole. Dovevano avere qualcosa in mente. Vanille indietreggiò, e Fang impugnò la sua arma nascosta.

"Hey, vi va di andare a prendere un drink? O forse potremmo andare a pranzo?"
Alla parola "pranzo" Fang e Vanille si voltarono a guardarsi. Potrebbero non essere nemici, se hanno offerto di sedere tutti attorno ad un tavolo, e dividere cibo e bevande.
"Davvero? Mangereste con noi?", Vanille non avrebbe mai pensato che un nemico potesse dire una cosa di questo genere.
"C'è un ristorante davvero molto buono qui vicino. Andiamo, vi mostriamo dove".
"Ok, è un po' presto, ma diventa davvero affollato all'ora di pranzo".

Vanille rivolse uno sguardo a Fang. Lei apparve un tantino smarrita, e rimase ancora in guardia, pronta a sfoderare la sua arma in ogni momento. Vanille scosse la sua testa leggermente, per dire a Fang di lasciar perdere, per il momento.

"D'accordo. Andiamo a mangiare" Fang si voltò e annuì ai due uomini. Entrambi sorrisero. Erano veri sorrisi questa volta, non falsi come i precedenti. Vanille pensò che forse si era solo immaginata che i due stessero nascondendo qualcosa.
Fang fece una smorfia, come sempre, ma non poté rifiutarsi. Rifiutare di sedersi ad un tavolo con qualcuno equivaleva a una dichiarazione di guerra. Era troppo pericoloso iniziare una guerra contro così tante persone, e se l'avesse fatto avrebbe perso l'occasione di ritrovare i suoi ricordi.
Quindi seguirono i due uomini, non rivolgendo loro la parola né parlandosi tra loro, sino a quando i due le condussero ad un vivace ristorante, pieno zeppo di gente.

"Allora, volete qualcosa da mangiare?", uno dei due uomini chiese non appena ebbero raggiunto il tavolo.
"Che strano", pensò Vanille. "Se sono stati loro a lanciare l'invito, perché dovremmo essere noi a scegliere cosa mangiare? Dovremmo mangiare quel che ci offrono. E' così che funziona".
"Il menu è laggiù", l'altro uomo sorrise, e indicò il muro. Vanille divenne ancora più confusa. "Cosa si aspettano che facciamo?"
"Uhmmm..."

Quel che era scritto lì, o meglio, i segni sul muro, erano nel linguaggio di Cocoon. Probabilmente spiegavano tutto ciò che le due avrebbero dovuto fare. Ma sfortunatamente né Vanille né Fang erano in grado di decifrarli.
Vanille fece cenno con gli occhi, tentando di chiedere a Fang cosa avrebbero dovuto fare. Fang annuì, e si mosse verso la sua arma.

"Non quello!", urlò Vanille, e si affrettò a fermarla prima che fosse troppo tardi. I due uomini la guardarono con sguardo interrogativo.
"Ehm... non è nulla. Intendo dire, davvero, non è nulla. Non preoccupatevi, è che...", forzò i muscoli della bocca ad un sorriso. Fortunatamente, la cosa sembrò ingannarli.
"Se non riuscite a decidere, che ne dite del piatto del giorno?"
"Okay! Prenderemo quello", Vanille annuì. Qualunque cosa pur di uscire da questa situazione senza apparire troppo strane. Uno di loro ordinò, e Vanille emise un sospiro di sollievo.
"Allora, da dove venite ragazze?"

Da un problema all'altro. Questa non era una domanda dalla facile risposta. Provò soltanto a sorridere e ad ingannarli ancora una volta.

"Beh... lontano".
"Lontano?"
"Sì, molto lontano". E nel caso in cui ai due venisse in mente di chiedere il nome della città, Vanille rapidamente pose loro una domanda.
"Voi invece di dove siete?"
"Siamo di Eden. E' qui che si trova la nostra Università".
"Eh-den... Uni-Versi-Tà?" (ndr: in lingua inglese, la parola "University" viene intesa da Vanille come "You-Knee-Verse City", ossia "Tu-Ginocchio-Verso Città", avendo le due espressioni suono analogo)
"Sì... Università di Eden".

Sembra che ripetere la domanda fosse la cosa sbagliata da fare. Vanille sussurrò nell'orecchio di Fang.

"Hai mai sentito parlare di Eh-den? O della Uni-Versi-Tà?"
"Non chiedermelo".
"Già..."

Fang appoggiò un dito sulla fronte come se stesse pensando. Poi il suo viso si schiarì.

"Se Uni-Versi-Tà è il nome della loro città... forse Eh-den è il nome della montagna, o della vallata, no?"
Vanille diede una pacca sul suo ginocchio, "Certo. Deve essere così".
"Scusate? C'è... qualcosa che non va?"

Sussurrando tra loro, si erano completamente dimenticate dei due ragazzi. Fortunatamente i due non riuscirono a sentire quello di cui stavano parlando, ma la cosa apparve molto maleducata.

"Scusate, non è nulla. Quindi com'è questa... Uni-Versi-Tà?"
"Università?"

Vanille non sapeva perché l'avevano ripetuto, ma annuì. I due ragazzi iniziarono a parlare entusiasti di questa "Uni-Versi-Tà". Era ovvio che andavano orgogliosi della loro città, e che la amavano molto. Vanille si chiese se potesse essere un bel luogo in cui vivere, o se questi due avessero un mucchio di orgoglio patriottico. Forse entrambe le cose.
In ogni caso, questo significava che non avrebbero più dovuto parlare di sé. Anche se riusciva a malapena a capire quello che stavano dicendo, ascoltò ed annuì a lungo, sorridendo.

"Spiacente di avervi fatto attendere", disse la cameriera, interrompendoli nel bel mezzo del loro racconto. Dispose i piatti sul tavolo.
"Come? Perché il cibo è già qui?" disse Vanille, sorpresa. Pensava che ci sarebbe voluto molto più tempo prima che il cibo arrivasse. Ecco perché aveva tentato così tanto di farli parlare di sé.
"In che senso "Perché"?". Lui la guardò stranito. Lei non avrebbe dovuto essere così sorpresa.
"Non... non è nulla. Oh, guarda qui! Sembra tutto così delizioso, ed io ho così fame". Poi fecero un altro errore. Unire le proprie dita per ringraziare era una cosa normale per lei e Fang, ma i due seduti di fronte a loro non fecero altro che fissarle.
"Cos'è questo? Una specie di incantesimo?"
"Eh? Ah, s-sì certo!"
"Voi ragazze siete così divertenti".
"L-lo pensi davvero?"

Beh, fino a quando l'unica considerazione su di loro fosse "divertenti" sarebbero state al sicuro. "Fino a quando non inizieranno a pensare che siamo strane", Vanille disse a sé stessa. Diede un morso al cibo.
Non aveva un sapore molto intenso, ma non era male. Era vera carne questa volta, non come quella che avevano mangiato il giorno precedente. Era cibo che qualcuno aveva preparato per loro, e per questo sarebbero state grate. Anche se non era esattamente di loro gradimento.

"E' questo il sale? Meglio che non sia zucchero", disse Fang.
"Oh! Buona idea, possiamo aggiungere un po' di sale. Passa..."
"Che state facendo? Non potete metterne così tanto!"

Un altro errore. Quante volte era successo? Sentì di stare per piangere. Fang, essendo Fang, non sembrò darvi molto peso.

"Davvero? Io mangio sempre in questo modo". Fang versò del sale sulla sua carne, e lo fece schioccare in bocca. Gli altri due rimasero a fissarla in silenzio, scioccati.
"Uhm, beh... lei... adora i cibi davvero salati!"

Era del tutto vero. Fang adorava i cibi salati. Ma apparentemente il concetto di "cibi salati" su Cocoon non arrivava sino a tanto.

"Oh sì. Quindi cos'è questo?". Ignorando la loro reazione alle sue preferenze gastronomiche, Fang indicò al di fuori della finestra. Si poteva vedere la cima del tempio da lì.
"Uh? Intendi le Vestigia di Pulse?"

Il ragazzo sembrava sollevato del cambio di argomento. Nessuno dei due guardò più il piatto di Fang. Probabilmente stavano tentando di non pensare al sale.

"Sì, da quanto tempo queste... "vestigia" sono qui?"

I due le lanciarono una strana occhiata. Forse si trattava di qualcosa che persino i bambini di Cocoon conoscevano. La fossa che si stavano scavando da sole continuava a crescere sempre più. Vanille provò a scusarsi per la loro evidente ignoranza.

"Beh... voi ragazzi sembrate così intelligenti. Già, scommetto che siete davvero davvero acuti". Nonostante quel complimento fosse chiaro come una giornata di sole, era un tentativo da fare. Anche se non li rese felici, nessuno si sarebbe offeso per un complimento. "Pensavo solo che, sapete, voi ragazzi potreste saperne di più di noi. Intendo... più nei dettagli?"

Lo sguardo sospettoso abbandonò i loro volti, e i due si rallegrarono.

"Beh, stando ad una teoria è accaduto più di seicentosessantasei anni fa. Sebbene alcune fonti indichino sei secoli, ed altre sei secoli e mezzo".

Vanille spalancò gli occhi. Avevano pensato che forse potessero essere passati un paio di secoli, ma udire la vera data fu scioccante.

"Ma i libri di testo riportano scritto "Svariati secoli fa, dopo la Guerra delle Rivelazioni, i fal'Cie lo portarono da Pulse". Naturalmente, la teoria secondo cui ciò avvenne seicentosessantasei anni fa è piuttosto diffusa, ma non c'è nessuna vera prova. Ci saranno sempre opinioni divergenti".

Svariati secoli fa, seicentosessantasei anni fa... quelle parole continuavano a riecheggiare nella sua mente. Nulla di quel che dissero dopo fu memorizzato.

"Quindi quelle... vestigia, o quello che è. Hanno creato problemi agli abitanti di Pulse quando furono prelevate?"

I due ragazzi si scambiarono una sguardo. Vanille temette di aver detto nuovamente qualcosa di sbagliato. Ma no, questa volta si misero a ridere.

"Creato problemi? Stai scherzando? Non c'è nessun abitante su Pulse".
"Non c'è... nessuno?". Persino Fang restò ammutolita.
"Pulse è l'inferno, nessuno può vivere lì. Tutti lo sanno. Voi ragazze non avete prestato attenzione durante le lezioni di storia?". Il ragazzo si stava solo prendendo gioco di loro, ma le parole le rimasero strozzate in gola. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa in modo da non insospettirli nuovamente, ma riuscì solo a fare una debole risata.
"Beh, si dice che i barbari laggiù non siano tanto diversi dagli animali, ma..."
"Barbari..."
"Sì. Riescono a malapena a parlare, e vestono pelli di animali. Durante la Guerra delle Rivelazioni i fal'Cie hanno provato a farli lavorare, ma si dice che non fossero buoni praticamente a far nulla".

Una nebbia rosso sangue annebbiò la vista di Vanille. Quegli "inutili barbari" erano la sua gente.

"Sino a quando quelli sono gli unici esseri viventi laggiù ha poca importanza quel che prendiamo, no? Visto che qui ne facciamo buon uso, dovrebbero ringraziarci".

Lei aveva udito di un paese che viveva nella povertà, dopo che i loro campi coltivati erano stati strappati via dal terreno prima che potessero esserne raccolti i frutti. La loro ferrovia era stata bloccata, non potevano avere benzina o cibo, e congelarono tutti sino a morire. Ringraziare? Dice che dovrebbero ringraziare?
Non sapevano nulla, pensò Vanille. Non devono sporcarsi le mani, non capiscono nemmeno le cose orribili che stanno facendo, vivono semplicemente ignorando quel che i loro fal'Cie hanno preso loro.
Sotto il tavolo, scosse il suo pugno. Riusciva a pensare solo a rompere il piatto che le stava di fronte. Non c'era traccia di autocontrollo nella sua mente. Ma aspettò. Fang avrebbe preso il comando, lei avrebbe saputo cosa fare.

"Ho bisogno di parlarvi fuori per un minuto". Fang smise di mangiare e si alzò.
"Cosa? Ma siamo nel bel mezzo del pranzo..."
"Non importa. Venite con me. Adesso".

La voce di Fang era calma. Un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra. Non era un sorriso sincero, ma riuscì ad ingannarli facilmente. Vanille invece riuscì a vedere al di là di quel finto sorriso, ma non disse nulla.
L'intelligenza non doveva essere una delle loro migliori qualità. Quando Fang li chiamò all'esterno nel bel mezzo del pranzo, avrebbero dovuto aspettarselo. Avrebbero dovuto sapere che ci sarebbe stato un combattimento. Era una rottura dell'armistizio, una dichiarazione di guerra. O forse si trattava di qualcosa che gli abitanti di Cocoon non comprendevano.
Comunque, i due si incamminarono tranquillamente, per cui non dovevano essere molto brillanti. Anche quando divenne ovvio che sarebbero stati condotti in un luogo lontano da occhi indiscreti, non sembrarono diffidenti, e neppure fecero domande.
Furono sufficienti due o tre pugni di Fang per metterli al tappeto. Patetici, deboli proprio come il volatile ed il pesce del giorno prima.

"Sono così spiacente di essere una Barbara. Questa è l'ultima cosa che ho bisogno che voi bastardi mi diciate. Siete persino peggiori dei vermi che strisciano attraverso il sudiciume".

Naturalmente, i due non poterono sentire una sola parola di quel che stava dicendo. Erano probabilmente più felici non sapendo. Fang li prese a calci per un po', ma poi sembrò pensare a qualcosa, e si inginocchiò.

"Cosa c'è che non va?"
"La loro roba...", mormorò Fang, e iniziò a cercare tra i loro vestiti.
"Oh!"

Avrebbero potuto trovare qualcosa. Avrebbero preso le armi, per usarle a loro vantaggio. Vanille decise di dare una mano, e si chinò sul secondo ragazzo.

"E' strano..."
"Cosa c'è?"
"Non ha denaro con sé. Quell'altro?"
"Vediamo... no, nulla". In effetti, non aveva con sé praticamente nulla. Non portavano neanche alcun bagaglio.
"E allora come hanno pagato al ristorante?"

Quando avevano lasciato il ristorante, uno di loro si era diretto verso il cassiere per pagare. Se non aveva denaro con sé, come può aver pagato? Vanille lo girò dall'altro lato e cercò nelle tasche dei suoi pantaloni.

"Cos'è questo?", disse Vanille, estraendo una piccola scheda grande quanto la sua mano. Sembrava che fosse fatta di metallo. Era colorata di grigio chiaro, ma aveva un cerchio nero vicino il centro.
"Fang, guarda qui. E' una... carta o una cosa del genere?"
"Anche questo ragazzo ne ha una".
"Mi domando a che cosa potessero servire", pensò Vanille, e schiacciò il cerchio nero. La parte grigia si illuminò.
"Aaaaah, no! Che sta facendo?"

Sorpresa, Vanille lanciò la carta lontano da sé. Si inginocchiò sul terreno, guardandola, e vide il colore della carta attenuarsi sino a quando non fu abbastanza chiara da potervi vedere attraverso. Si domandò che razza di dispositivo potesse mai essere. Come poteva un dispositivo così sottile tirar fuori un trucco di questo tipo? Non c'era spazio in cui nascondere cavi o componenti interni.
Vanille continuò a fissare la carta, mentre una immagine tridimensionale si formava al di sopra di essa. Era il volto di una persona.

"Questo è..."
"Per identificare il possessore della carta".

Vanille la raccolse, e provò a premere nuovamente il cerchio scuro. Ma stavolta non vi fu nessun cambiamento nell'immagine. Fece pressione in vari altri punti, ma non accadde nulla.

"Penso che solo il proprietario possa usarla. Probabilmente non farà nient'altro".

Fang annuì, e diede uno sguardo all'altra carta, per vedere se potesse esserci qualcos'altro che potessero fare. D'improvviso guardò in alto, sorpresa.
Poteva udirsi il suono di uno sbatter d'ali, vicino. Balzando in piedi, si nascosero nell'ombra prodotta dalla parete. Un uccello bianco, dall'aspetto molto più grande e più pericoloso di quello che avevano visto il giorno prima, piombò in basso. Nonostante fosse un volatile, i suoi occhi erano posizionati sulla parte frontale del capo, piuttosto che sui lati. Sembrava quasi umano.
Così come d'improvviso arrivò, d'improvviso volò via. Nell'ombra delle sue ali riuscirono a vedere gli artigli affilati tipici di un uccello predatore. Non sembrava comunque intenzionato ad attaccare, volò una volta in cerchio al di sopra delle loro teste prima di svanire nel cielo.

"Quell'uccello avrà visto quel che stavamo facendo? Sembrava così strano..."
"Certo che no, non è possibile che abbia potuto..."
"Sì, hai ragione..."

Vanille pensò di essere semplicemente nervosa per l'essersi inoltrata in territorio nemico.

"Ok, dimentichiamocene".

Fang stava ancora impugnando la carta. Schiacciò il cerchio nero, ed essa divenne ancora più luminosa di quanto non avesse fatto prima. Vi fu una piccola scossa elettrica, prima che la luce svanisse e tornasse la calma.

"L'hai rotta?!"
"Probabilmente sì". Fang schioccò la lingua, e premette ancora più forte il cerchio nero. Questo si illuminò di nuovo, il colore svanì e la carta tornò limpida.
"Oh bene! Immagino non si sia rotta, dopo tutto", disse Vanille, sollevata. Si sporse per dare uno sguardo più da vicino. Mentre l'altra carta aveva mostrato il volto del suo proprietario, questa non mostrò proprio nulla. Nessuna scritta sulla carta, ed il posto in cui sarebbe dovuto essere presente il volto era vuoto. Era come se il proprietario fosse stato cancellato.
"Oh, forse è rotta".
"Forse". Fang schiacciò nuovamente la parte scura. L'immagine cambiò, e si formarono delle parole. Ma sfortunatamente erano scritte nel linguaggio di Cocoon, per cui nessuna delle due riuscì a leggerle.
"Pensi che potremmo essere in grado di usarla adesso?"

Avevano sovrascritto le informazioni del proprietario originale, ma non c'era modo di sapere cosa sarebbe successo se avessero provato a usarla. Erano state già fortunate ad arrivare a questo punto.

"Probabilmente. Ma che dovremmo fare?"
"Non lo so...". Vanille sollevò le mani, sconfitta. Se non sapevano come funzionava, non avrebbero potuto usarla.
"Beh, dovremmo prenderle".
"Potremmo anche farlo". "Stiamo diventando delle ladre", pensò Vanille. Ci fu un suono. Voci! E si stavano avvicinando rapidamente. Senza emettere un suono si alzarono in piedi, e corsero via.
"Sono davvero nostri nemici...", sussurrò Vanille.
"Hai detto qualcosa?"
"No, nulla". Il suo cuore era pesante, ma riuscì a forzare un sorriso. In questo momento doveva concentrarsi sulla fuga. Ma c'erano così tante cose che Vanille desiderava di poter dimenticare...



Appena ebbero fatto rientro al tempio, si accorsero che non tutto era come l'avevano lasciato. C'erano segni che qualcuno avesse usato l'ascensore. Un intruso.
"Qualcuno di Cocoon è qui", sussurrò Fang, e preparò la sua arma. Stettero in ascolto, ma era tutto silenzioso. Vanille guardò in alto, verso il soffitto a volta.

Il tempio fu in origine pensato come un test per coloro i quali volessero diventare l'Cie. Nella parte più profonda del tempio avrebbero affrontato il fal'Cie Anima, per essere sia messi alla prova... che selezionati. Chi serbava pensieri malvagi, o quelli inadatti a divenire l'Cie, non sarebbero stati in grado di aprire i sacri cancelli. Era detto negli insegnamenti dei sacerdoti.

"Guarda".
"Lo so". Si guardarono l'un l'altra e annuirono, continuando lungo il sentiero. Salendo per le scale, tentarono di non far sentire il rumore dei propri passi, e si misero in ascolto alla ricerca di qualunque suono proveniente dall'intruso. Presto raggiunsero la prima porta. Se si trattava di qualcuno di Cocoon non sarebbe stato in grado di aprirla, e sarebbe rimasto lì, camminando senza scopo di fronte ad essa.
"Beh, dicono che ci sono dei Barbari laggiù che non sono diversi dagli animali, ma..."

Questo è quel che la gente di Cocoon pensava di loro. Persone che credevano non sarebbero mai state in grado di aprire quella porta. Non erano neanche in grado di mettere piede all'interno del tempio.
Ma non c'era nessuno dinanzi alla porta. L'intruso doveva aver aperto la porta, per poi proseguire.

"Ma questo non è....". Vanille non trovava le parole. C'erano segni che qualcuno fosse passato da lì, ma non c'era tempo per fermarsi a riflettere. L'intruso poteva essere arrivato vicino al centro, dovevano affrettarsi.
Il suono dei loro passi non le preoccupò più. Salirono per le scale di corsa, e si fiondarono sull'ascensore. Ma non c'era nessuno alla porta successiva, né a quella ancora dopo. Questo avrebbe dovuto essere prova del fatto che l'intruso non era malvagio, ma come era possibile? L'unica spiegazione possibile era che qualcuno di Cocoon avesse trovato un trucco per aprire i sacri cancelli.

"Questo non può succedere..."

Raggiunsero la parte più profonda del tempio. Nella stanza successiva si trovava il fal'Cie. Anche se erano state lì soltanto una volta. Non era un luogo in cui si potesse entrare a cuor leggero.
La porta si spalancò, e trovarono l'intruso sdraiato sul pavimento. Privo di sensi. Era una ragazza.

"Dev'essersi persa". Fang abbassò la sua lancia. La ragazza sembrava della stessa età di Vanille, e non impugnava nessuna arma. "E' tutta sola". Fang la guardò con i suoi freddi occhi. Vanille riusciva a immaginare cosa stesse pensando. Si stava domandando se era il caso o meno di ucciderla, così che non potesse dire a nessuno della sua visita in questo luogo. Se l'avessero lasciata vivere, molto probabilmente avrebbe portato -altre persone. Vanille guardò oltre la ragazza distesa, quando...
"Aspetta!", si inginocchiò al fianco della ragazza, ed impugnò la sua arma. "Guarda! Il simbolo sul suo braccio..."

Era lo stesso identico marchio che avevano anche loro.

"E' stata trasformata in una... l'Cie".

Portava il marchio di un l'Cie scelto dal fal'Cie Anima, uno a cui era stato assegnato un Focus.

"Perché...", la voce di Fang tremava. "Perché hai scelto qualcuno di Cocoon?". L'eco della sua lancia invase la camera, quando cadde sul pavimento. "Perché mai il fal'Cie lo farebbe?"
Non vi fu risposta. I fal'Cie non erano esseri che potevano essere interrogati dagli umani.
"Com'è possibile che sia diventata un l'Cie di Gran Pulse? Stai tentando di dire che noi siamo come loro?"
"Ma è qualcuno di Cocoon. Non può essere assegnato loro un Focus..."

Un Focus. Quando Vanille pronunciò quella parola, Fang si sfiorò il braccio. Al di sotto della sua mano Vanille poté vedere il suo marchio l'Cie, bianco, bruciato, che non possedeva più la sua forma originale. Fang aveva perso la memoria, non riusciva più a ricordare quale fosse il suo Focus. "Oh", pensò Vanille, "quindi ecco il perché. Lei sapeva perché il fal'Cie avesse scelto una nuova l'Cie".

"Beh... quanto meno portiamola fuori di qui". Fang raccolse la ragazza. Non incrociò gli occhi di Vanille, ma Vanille sapeva che avevano condiviso gli stessi pensieri.
Fang si allontanò varcando la porta. Dopo aver raccolto la lancia dal pavimento, Vanille la seguì. Diede uno sguardo indietro in direzione del fal'Cie Anima, ma rimase in silenzio.

Al di fuori del tempio, stesero la ragazza sul terreno. Ma lei non si svegliava ancora.

"Lei è il nostro rimpiazzo..."

Certo che Fang sapeva, l'aveva capito sin da quando aveva visto il marchio della ragazza. Fang restò con il volto girato via, ma Vanille riuscì a vedere che la sua espressione era triste.

"Siamo degli l'Cie patetici, non è vero? Non riusciamo neanche a ricordare il nostro Focus. Quindi il fal'Cie ha scelto qualcun altro".
"Questa non è l'unica ragione", Vanille sussurrò nel profondo del suo cuore. "E' colpa mia. E' tutta colpa mia perché io... sono fuggita. Il fal'Cie ha visto tutto chiaramente. E adesso è solo colpa mia se questa ragazza è stata coinvolta nei nostri problemi".

Le palpebre della ragazza si mossero. Stava per svegliarsi. Non potevano permettersi che lei le vedesse, quindi si nascosero nell'ombra del tempio per osservarla.
La ragazza si sedette. Doveva aver avuto le vertigini, perché mise la testa tra le ginocchia, e restò seduta per qualche istante. Il marchio sul suo braccio doveva ancora cogliere la sua attenzione. Infine, usò il muro del tempio per sollevarsi sui suoi piedi. Poi i suoi occhi si fermarono, e fissarono il suo braccio. Aveva notato il marchio. La ragazza lo sfregò, come se in questo modo l'avrebbe fatto sparire.

"Non sa degli l'Cie? No... ci sono fal'Cie su Cocoon".
"Forse non capisce di che si tratta perché la forma è diversa?"

Ma allora, cosa avrebbero dovuto fare? Se lei non fosse neanche riuscita a capire che doveva trovare il suo Focus, si sarebbe sicuramente trasformata in un Cie'th. Ma, a meno di spiegarle chi fossero realmente, non sarebbero state in grado di farle capire alcunché.

"Sembra che sappia..."

Improvvisamente cadde a pezzi. Riuscirono a sentirla urlare che si trattava soltanto di uno scarabocchio che qualcuno le aveva fatto sul braccio. Anche da lì Vanille e Fang riuscirono a vedere il suo marchio evolversi. La paura della ragazza l'aveva influenzato.
Adesso doveva aver capito. Era stata scelta da un fal'Cie di Gran Pulse... no, dell'"inferno in cui vivono i Barbari".
La ragazza stava piangendo. Anche da lontano riuscivano a vedere le sue esili spalle tremare. Alla fine, si staccò dalla parete, e camminò sulle sue gambe tremolanti. Sembrava così piccola e triste.
Tutto questo, era qualcosa che non sarebbero mai state in grado di annullare. La ragazza non aveva nulla a che fare con loro, ma è stata trascinata nei loro problemi semplicemente per il fatto di essere stata lì.

"Non fare quella faccia".
"Ma..."

Quando diventavi un l'Cie non c'era più modo di tornare indietro. Il suo destino era cambiato per sempre. Ed era tutta colpa loro.

"La sola cosa che possiamo fare è trovare il nostro Focus, e completarlo. Completarlo definitivamente. Poi potremo tornare su Gran Pulse".
Se la ragazza era stata scelta come loro rimpiazzo, allora forse il loro Focus era lo stesso. Se loro l'avessero completato, allora lei non sarebbe dovuta diventare un Cie'th. Ecco quel che Fang doveva aver pensato. Ma anche se avessero completato il loro Focus, la ragazza era di Cocoon... Vanille si fermò. La verità era troppo crudele.

"Fang, dimentichiamoci del nostro Focus".

Il marchio di Fang era morto. Anche se lei non avesse completato il suo Focus, forse non si sarebbe trasformata in un Cie'th. Se questo era vero, allora non avevano più bisogno di pensare al loro Focus.

"Non lo faremo". Batté leggermente sulla gamba di Vanille. "Il tuo marchio è ancora vivo. Se non completiamo il nostro Focus, tu diventerai un Cie'th".
"E' tutto a posto, io non..."
"L'hai detto tu che saremmo sempre state insieme, per sempre!", Fang prese il viso di Vanille tra le sue mani.
"Staremo sempre insieme..."
"Sì".
"E andremo a casa insieme..."
"E' quel che ci siamo promesse, ricordi?"
Vanille poggiò le sue mani su quelle di Fang, e annuì.
"No, hai ragione... Io..."

Avevano fatto quella promessa così tanto tempo fa. Sarebbe andato tutto bene sino a quando fossero rimaste insieme. Non si sarebbero mai separate. Era una promessa che non avrebbe mai desiderato spezzare.



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