Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Episode Zero - Treasure (Family) - Capitolo 4

Non stava mentendo quando aveva detto "domani". Era sera, ma mi fu finalmente permesso di vedere Dajh. Ti ho lasciato nella stanza perché ero preoccupato che, se fossi venuto, Dajh non sarebbe stato in grado di capire quale fosse il suo Focus.
Non arrabbiarti! Papà vuole davvero che voi due vi incontriate. Ma il Luogotenente aveva ragione sui bambini. Quando qualcosa cattura la loro attenzione, si dimenticano di qualsiasi altra cosa. Al momento, non riuscivo davero a capire che cosa volessero dire con "Focus". No davvero. Ma ero nel panico. Non solo in quel momento, ma costantemente. Ero solo così... preoccupato.
Cosa poteva capire un bambino di sei anni? Poteva capire?
Era tutto ciò a cui riuscivo a pensare...


Quando chiamarono Sazh, fu in una stanza diversa rispetto a quella in cui era stato il giorno prima. Al posto del monitor, c'era una grande finestra. Si poteva vedere la stanza adiacente perfettamente. Ma, dall'altro lato, non si poteva vedere all'interno di questa stanza. Se si fosse potuto, Dajh l'avrebbe visto e sarebbe venuto di corsa. Probabilmente usavano questa stanza per monitorare i loro soggetti.
"Vuole vederlo prima? O preferisce che le racconti quel che abbiamo scoperto?"
"Quel che avete scoperto... per piacere".
Voleva davvero vedere Dajh, ma era preoccupato per l'esito dei test. Se ci avesse pensato mentre stava con Dajh, avrebbe fatto preoccupare anche suo figlio. Pensò che sarebbe stato meglio sapere dei risultati, prima.
Nella stanza accanto c'era un ufficiale che stava giocando con Dajh. L'uomo era probabilmente sulla trentina. I suoi capelli argentei e la cicatrice sulla fronte lo facevano apparire come uno che poteva spaventare i bambini, ma a Dajh sembrava piacere. Probabilmente a quell'uomo piacevano i bambini. Il suo volto sembrava feroce, ma potevi convincertene guardandolo giocare con Dajh. O forse prendeva semplicemente sul serio il suo lavoro.
"Dajh è un bravo bambino. Non è affatto timido, ed ascolta gli altri". Guardando attraverso il vetro, Nabaat sorrise.
"Beh, sua madre morì quando era molto piccolo. Ha passato molto tempo con le babysitter e l'assistenza parentale, quindi si è abituato a giocare con altri adulti. Ecco perché sono passato da una linea aerea di lunga distanza ad una locale, così da poter fare di più il padre".
Prima che sua moglie morisse, tre anni fa, si era interamente dedicato al suo lavoro. Era il suo sogno diventare un pilota, e finalmente era riuscito ad essere ingaggiato come pilota per una linea di lunga distanza.
Ogni giorno sembrava perfetto.
Quando si era spostato su una linea locale solo per suo figlio, tutti erano rimasti sorpresi. Persino lo stesso Sazh pensò che fosse strano. Aveva lavorato così duramente, e adesso rinunciava in questo modo. Ma non gli sembrava sbagliato. Si era reso conto, per la prima volta, cosa significasse passare del tempo con il proprio bambino. Era divertente, e gli riscaldava il cuore.
Non voleva che Dajh restasse solo, adesso che non aveva più sua madre. Negli scorsi tre anni aveva lavorato duramente e si era preso cura di lui meglio che poteva. Ma, in realtà, era Dajh ad aver salvato Sazh. Il suo sorriso e la sua risata divennero per lui delle ragioni di vita.
"Che cosa avete scoperto? Potete guarirlo da questa... cosa l'Cie?" "Non voglio perdere il sorriso di Dajh", pensò Sazh. Ma gli occhi di Nabaat si fecero tristi.
"Con la tecnologia umana... Mi dispiace, non è proprio possibile".
"No...", disse Sazh, la sua voce sembrava debole e distante. Se Dajh non completa il suo Focus diverrà un Cie'th. Un mostro. Se lo completa, si trasformerà in un cristallo. L'antica iscrizione diceva "Gli l'Cie che hanno completato il loro Focus verranno trasformati in Cristalli, e sarà concessa loro l'eternità". Ma per gli esseri umani una cosa del genere era identica alla morte.
Sazh guardò dall'altro lato della finestra. L'officiale prese Dajh a cavalluccio. Dajh rideva e batteva le mani compiaciuto. Il suo sorriso era lo stesso di sempre, nonostante adesso fosse un "l'Cie". Solo a causa di un qualche scarabocchio sulla mano, non sarebbe stato più in grado di condurre una vita normale...
"E se si potesse rimuovere il marchio? Se esistesse una sorta di trapianto cutaneo, e poteste semplicemente rimuoverlo?"
Anche nella peggiore eventualità, anche se avessero dovuto tagliare via la sua mano per intero, sarebbe stato meglio che trasfomarsi in un mostro o in un cristallo. Anche se non avesse potuto più usare la mano, avrebbe avuto comunque la possibilità di condurre una vita felice.
"Non possiamo. Non sappiamo cosa accadrebbe a Dajh. C'è così tanto che non sappiamo sugli l'Cie... no, in realtà non sappiamo niente di niente".
"Ma..."
"Mi rincresce che non ci sia niente da fare a riguardo. Ma adesso dobbiamo pensare a individuare i poteri di Dajh ed il suo Focus. Penseremo a rimuovere il marchio come ultima risorsa. Non possiamo agire precipitosamente".
Era facile a dirsi, ma non sapevano quanto tempo era rimasto. Se il tempo a disposizione per completare il suo Focus scadesse domani, o il giorno dopo, non potevano dirlo. Potrebbe persino scadere tra un anno o due...
"Ci sono stati dei progressi, tuttavia".
"Progressi? Di cosa parla?"
"Beh, è ancora tutto ipotetico", Nabaat iniziò a spiegare, "ma sembra che Dajh abbia il potere di percepire le creature di Pulse. Probabilmente sarà in grado di dirci dove si trovano gli l'Cie che hanno attaccato Euride, e dove si trova il fal'Cie che li controlla".
Quel pizzico di speranza che aveva percepito sprofondò nel baratro. E' in grado di dirci dove si trovano le creature di Pulse. Ma a che serviva? Non riusciva a capirci niente. Si rese conto che questa era la differenza tra sé stesso e la PSICOM. Per coloro che che proteggono Cocoon da Pulse, un'abilità del genere era decisamente da considerare un "progresso". Erano proprio come i fal'Cie. Volevano soltanto usare Dajh.
Non sapeva cosa si fosse aspettato dalla PSICOM, dal Sanctum. Non poteva fare affidamento su Nabaat o su qualunque altro nella PSICOM. L'unica persona che avrebbe fatto qualcosa per Dajh era sé stesso.
"Per piacere... fatemi vedere Dajh. Fatemi vedere mio figlio".
"Certo. Da questa parte, prego". Nabaat si alzò, sorridendo. Non riuscì a capire se era perché i suoi sentimenti adesso erano mutati, ma sentì che c'era qualcosa di freddo dietro il suo sorriso.
"Dajh è stato entusiasta di sapere che stavate arrivando".
Cosa stava cercando di fargli fare? Non poteva fidarsi di lei.
"Papà!"
Dajh si lanciò verso la porta non appena questa si aprì.
"Dajh!"
Dajh saltò verso di lui, e Sazh lo prese e lo strinse. Si sentì come sempre. Quando lo strinse tra le sue braccia, si rese conto del dolore che avrebbe provato se Dajh non fosse più esistito. Non voleva perdere questa sensazione, questo calore. L'avrebbe protetto in ogni modo.
"Hey, papà..."
Asciugandosi rapidamente le lacrime dagli angoli degli occhi, mise giù Dajh.
"Cosa c'è?", si inginocchiò e lo guardò in volto.
"Voglio vedere i fuochi d'artificio! Quelli grandi!"
"Fuochi d'artificio?"
"Sì, quelli grandi. Tanti nel cielo! Così", disse Dajh, facendo un grosso cerchio in aria con le sue mani.
"Beh, devono ancora fare tutti questi test, quindi magari non adesso..."
"No! I fuochi! I grandi fuochi d'artificio!"
Voleva dare a Dajh tutto quel che lui voleva. Ma pensava che la PSICOM non gliel'avrebbe permesso. Adesso che sapevano che aveva il potere di percepire quelli di Pulse, avrebbero continuato a sottoporlo ai loro test fino a quando non avrebbero scoperto il suo Focus.
"Beh, che ne dici di andare dopo i test?"
"No! I fuochi saranno già finiti!"
Dajh era più insistente del solito. Normalmente, anche se in un primo momento chiedeva quello che voleva, alla fine si piegava e faceva come gli veniva detto. Questo rendeva Sazh ancora più desideroso di dargli quel che lui voleva.
"Ma adesso ci sono i test...". Guardò Nabaat. Dajh era un bravo bambino, e se gli veniva spiegato che i test erano importanti, avrebbe capito. Sarebbe stato triste, ma avrebbe comunque obbedito. Ma Nabaat disse qualcosa di completamente inaspettato.
"Quando dici che saranno finiti, intendi i fuochi d'artificio della festa?"
E' vero, ci sarebbe stata una festa con i fuochi d'artificio a Bodhum, tra un paio di giorni. Si domandò se Dajh aveva notato i poster disseminati a Bodhum quando vi erano passati per raggiungere il fal'Cie.
"Perché vuoi andare? Ti piacciono i fuochi d'artificio?"
Dajh guardò in alto, come se cercasse la risposta. Premette le labbra.
"Che c'è che non va, Dajh?"
"..... è lì". Sussurrò, aggrappandosi a Sazh.
"Che cosa è lì?"
Premette il naso contro la spalla di Sazh e scosse la testa.
"Okay, Dajh. Andremo a vedere i fuochi d'artificio tutti insieme", disse Nabaat, accarezzando la schiena di Dajh.
Era seria?
"Luogotenente, è sicura che dovremmo..."
"Credo che valga la pena controllare". Si spinse gli occhiali con la punta del dito, ed annuì all'officiale.
"Non abbiamo mai sentito Dajh dire una cosa del genere, finora. E' possibile, se il suo potere di percepire la gente di Pulse sta funzionando, che avverrà qualcosa alla festa dei fuochi d'artificio a Bodhum".
Certo, il modo in cui tratti gli estranei piuttosto che la tua famiglia è differente. Sazh rimase in silenzio. Loro volevano che lui completasse il suo Focus il prima possibile, Sazh voleva soltanto portarlo alla festa dei fuochi. Non voleva che sottoponessero Dajh ad altri test.



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