Cos'è Episode Zero? Lasciamo che a spiegarcelo sia la stessa Square-Enix, che così lo presenta sul suo sito ufficiale. "Final Fantasy XIII Episode Zero - Promise" è un romanzo web costituito da una serie di episodi collegati alla trama principale proposta nel gioco, una potenziale aggiunta che dona profondità al filone narrativo generale. I racconti sono curati da Jun Eishima, scrittore di numerosi altri romanzi targati Square-Enix. Gli eventi raccontati da Episode Zero hanno luogo prima delle vicende di Final Fantasy XIII e contribuiscono ad arricchire il background ed il carattere dei suoi personaggi. Il romanzo è stato diffuso online, gratuitamente, dalla casa produttrice, ma esclusivamente in lingua giapponese; in queste pagine vi offro una traduzione in lingua italiana da me realizzata (da non pubblicare altrove senza aver prima chiesto).



Episode Zero - Treasure (Family) - Capitolo 6

La "decisione" di cui il Luogotenente Rosch aveva parlato era sigillare l'intera Bodhum ed i suoi residenti. Arrivarono il giorno dopo il festival di fuochi d'artificio. La PSICOM lavora in fretta. Ma quel che fu davvero rapido fu la velocità con cui installarono i posti di blocco attorno alle Rovine di Bodhum. Sebbene io ne sentii parlare soltanto più tardi.
Pare che il team di investigazione inviato nelle rovine non abbia fatto mai più ritorno. Nessuno di loro. Dopo che la squadra ebbe inviato una comunicazione wireless informando dei fal'Cie, persero la loro posizione. Anziché inviare una squadra di salvataggio, la PSICOM bloccò le rovine. Nonostante i membri del team potessero essere ancora vivi lì dentro, da qualche parte.
Beh, i soldati potrebbero essere in grado di accettare tutto questo. Ma non i cittadini. Pensi che l'avrebbero semplicemente accettato? No, certo che no. Nessuna spiegazione, ci venne solo intimato di non lasciare la città. Chi si sarebbe limitato a sedersi ed accettare la cosa?
Specialmente quel giorno, quando non c'erano soltanto residenti di Bodhum. Turisti da ogni parte di Cocoon si trovavano lì. Quel giorno, dopo la festa dei fuochi d'artificio, è stata una pazzia...

Non appena la festa finì, trascorremmo la notte nel presidio delle forze di sicurezza. Inizialmente avrebbero dovuto fare ritorno al centro medico di Eden durante la notte, ma quando Dajh disse "Stiamo già andando?", cambiarono i loro piani. Pensarono che probabilmente stesse percependo qualcosa da Pulse e che volesse rimanere.


Lo staff di ricerca che stava sottoponendo Dajh ai test venne con lui al festival, ma non fu in grado di proseguire gli esami al presidio.
Separarli in stanze differenti sarebbe sembrato ugualmente strano, quindi ebbero finalmente il permesso di passare del tempo insieme.
Nabaat aveva già chiesto loro di continuare a monitorare Dajh. Aveva detto che ogni piccola cosa pronunciata dal ragazzino avrebbe potuto essere un importante indizio. Sazh non poté rifiutare. Beh, anche se avesse rifiutato, avrebbero comunque installato una telecamera nascosta, oppure un registratore vocale. Lo avrebbero osservato, in ogni caso. Sazh lo sapeva benissimo. In ogni caso, Dajh era felice. Saltò sul letto con il baby Chocobo dietro di lui, e corse attorno alla stanza fino a quando non scese la notte.
Sazh pensò che Dajh avrebbe dormito più del dovuto il giorno seguente, ma lui si svegliò invece alla stessa ora di sempre, con l'aspetto assonnato. Mangiò velocemente la sua colazione, e quando vide il pulcino di Chocobo giocare lì attorno, tutto quel che desiderò fare fu giocare anche lui, dimenticando la sua stanchezza.

Probabilmente Dajh era voluto andare a Bodhum per allontanarsi da tutti quegli esami. Adesso non sembrava esserci nessuna connessione con Pulse, o con creature provenienti da Pulse. Non aveva lo stesso aspetto di quando per la prima volta aveva detto di voler venire qui a vedere i fuochi d'artificio.
"Papà, voglio vedere la TV!"
"Cosa? Oh giusto, è quell'ora".
Era solo un programma per bambini di quindici minuti, ma Dajh lo guardava sempre prima di andare all'asilo. Dajh lo guardava mentre Sazh si preparava e, non appena finito, Dajh spegneva la TV, e i due uscivano insieme.
Sazh pensava che fino a quando Dajh non sarebbe diventato troppo grande per guardare programmi per bambini, avrebbero continuato questo rituale quotidiano. Non appena finito di lavorare lui andava all'asilo a prendere Dajh, e sulla strada di casa discutevano di cosa cucinare per cena, fermandosi a comprare il necessario al mercato... Quel che era una cosa di tutti giorni, adesso sembrava un miracolo. Ma quel miracolo era svanito, la sua luce s'era fatta fredda.
"Papà, la TV è strana!", disse Dajh tristemente. Sazh alzò lo sguardo, ricordandosi dove si trovava.
"Tutti i canali sono uguali".
"Quella è... la Stazione di Bodhum". Mostrava i soldati alla Stazione di Bodhum, e la stazione sigillata. La voce di una giornalista iniziò ad accompagnare le immagini.
"La scorsa notte un fal'Cie proveniente da Pulse è stato ritrovato nelle rovine attorno alla Spiaggia di Bodhum. Il Sanctum ha preso la decisione di sigillare la città di Bodhum e le aree circostanti".
L'immagine cambiò, mostrando un video delle forze d'aviazione che sorvolavano la Stazione. Sazh corse verso la finestra. Poteva vedere le navi ad alta velocità dei militari che decollavano, e soldati correre sul terreno. Il cielo nella direzione della Stazione era ricolmo di aeronavi militari. La narrazione del video continuò.
"Il Sanctum ha rivelato che l'incidente avvenuto all'impianto energetico di Euride era in effetti un attacco causato da l'Cie di Pulse".
Si voltò alla parola "Pulse". C'erano persone che stavano riversandosi nella Stazione, ed i soldati li respingevano indietro. Erano probabilmente turisti. "Non viviamo qui", stavano probabilmente dicendo, "Siamo solo capitati qui. Perché ci sta succedendo questo?"
Sazh poteva capire la loro confusione. La provò sulla propria pelle sette giorni fa.
"A seguito della recente catena di avvenimenti, l'ansia delle persone in città è in crescita. Secondo alcune voci, dovranno essere prese misure ben più forti di una quarantena".
Non voleva sentire di più. Non voleva vedere persone che indossavano la sua stessa maschera di disperazione. Sazh spense la TV.
"Niente TV oggi. Dovrai guardarla domani. Guarda, vuole giocare con te".
Il pulcino di Chocobo volò fuori dai suoi capelli. Dajh rise e i due corsero insieme attorno alla stanza. Adesso si era probabilmente dimenticato di quel programma per bambini che aveva desiderato guardare.
Qualcuno bussò alla porta, come se avesse aspettato proprio quel momento. Probabilmente avevano aspettato. Dopo tutto, questa stanza era sotto monitoraggio. Quando aprì la porta, Nabaat si trovava sulla soglia.
"Mr. Katzroy, partiremo non appena sarà possibile. Per piacere, tenetevi pronti".
"E' sicura? E quel percepire le cose da Pulse, o qualunque cosa sia..."
Nabaat gettò uno sguardo oltre la spalla di Sazh, verso la stanza. Quando vide che Dajh era assorto nel giocare con il baby Chocobo, disse a bassa voce:
"Il Sanctum ha deciso di costringere tutti i cittadini di Bodhum ad abbandonare la città".
Il che significava che avevano deciso di costringere tutti quelli che potrebbero provenire da Pulse a lasciare la città, e ad essere spediti su Pulse. Ne parlò come se fosse l'ovvia cosa da fare dopo aver messo una città in quarantena.
"Non appena faremo l'annuncio, ci aspettiamo che ci sia parecchio trambusto qui". Questo era usare un eufemismo. Considerando quel che avevano già provato tutte quelle persone per esser stato loro impedito di lasciare la città. Se adesso fossero state costrette ad andare su Pulse, all'inferno, sarebbe finita con un attacco ai soldati da parte dei cittadini. Sarebbe stata solo questione di tempo.
"Naturalmente dobbiamo affrettarci ad individuare gli l'Cie di Pulse, ma mantenere Dajh al sicuro è più importante di tutto".
Nabaat si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando solo le sue parole dietro di sé.

Fu solo poco tempo dopo che lasciarono il presidio. Non gli fu detto se avrebbero fatto ritorno o meno al centro medico, gli fu solo detto di salire sull'aeronave. Dajh lasciò la sua stanza senza opporsi o brontolare.
Sazh pensò che avrebbe giocato con il pulcino di Chocobo come aveva fatto prima, durante il loro viaggio verso Bodhum, ma invece restò silenzioso. Si sedette, fissando Bodhum attraverso il finestrino.
"Papà, qualcosa sta volando", bisbigliò Dajh.
"I cieli di Bodhum sono stati bloccati con la flotta aerea della PSICOM, quindi non c'è niente di cui stupirsi. Sono sicuro che ci siano un sacco di... huh?"
Guardando fuori, vide quel "qualcosa" che Dajh stava indicando. Sembrava una normale aeronave militare ad alta velocità, ma i suoi movimenti erano strani.
"Cosa stanno facendo?" Ed allora capì perché era così strano. Erano inseguiti da altre aeronavi militari. Erano sotto attacco. L'altra nave stava tentando di evitare l'attacco, ondeggiando su e giù, con la conseguenza che la sua scia aerea appariva strana. L'aeronave era diretta verso le rovine, si muoveva dritta verso di loro.
"Stanno cadendo!", urlò Dajh. La nave era stata colpita, del fumo bianco ne fuoriusciva fluttuando, ma si stavano ancora avvicinando alla cima delle rovine. Poi qualcuno saltò fuori dal velivolo.
"Un civile?"
Da lì sembrava una giovane ragazza. Tese una mano verso l'aeronave, ed urlò qualcosa. Naturale, ecco perché erano stati inseguiti. Qualche civile aveva rubato l'aeronave. Poi la ragazza venne risucchiata all'interno delle rovine. L'aeronave su cui stava viaggiando sparì dalla visuale. Che cos'era successo?
"Dajh, hai visto qualcuno saltare da quella aeronave verso le rovine?" Nabaat stava in piedi alle loro spalle. Dajh annuì.
"E li hai visti sparire?"
"Non sono spariti. Sono all'interno".
A quanto pare i suoi occhi non l'avevano ingannato, la ragazza era stata davvero risucchiata all'interno delle rovine. Ma questo significava che c'erano delle persone nelle rovine, intrappolate dal fal'Cie di Pulse.
"Bel lavoro, Dajh", disse Nabaat, e lo accarezzò sulla testa. "Di che cosa stava parlando?", pensò Sazh. "Non dovrebbero provare a salvare quella ragazza?"
"Voi.. voi dovete salvarla!"
"No, non dobbiamo. Quelle rovine saranno portate a Pulse, sigillate così come sono adesso. Andranno nello stesso luogo in cui sono diretti i cittadini di Bodhum, quindi non c'è alcun problema".
Sazh non riusciva a credere a quel che stava sentendo. Li avrebbero semplicemente inviati su Pulse? Aveva davvero detto questo?
"Inoltre, è altamente probabile che quella ragazza fosse un l'Cie di Pulse. Non pensa anche lei?"
"Il nemico di suo figlio", era quel che stava realmente dicendo. Nabaat guardò Dajh. Aveva già perso interesse in quel che si trovava al di fuori della finestra e stava correndo con il pulcino di Chocobo. Dajh aveva percepito qualcos'altro proveniente da Pulse, ma il suo Focus non era ancora completo. Anche se aveva visto una ragazza che potrebbe essere un l'Cie di Pulse, non si era ancora trasformato in un cristallo. Il che significava che il Focus di Dajh era trovare il fal'Cie di Pulse, oppure gli l'Cie, e sconfiggerli.
"Dajh ha mostrato interesse verso quell'aeronave che stava trasportando la ragazza. Quindi probabilmente la cosa migliore da fare è inviare le rovine a Pulse senza entrare in contatto con loro".
Sazh sentì qualcosa dentro di lui spezzarsi.
"Oh, lei pensa che sia la cosa migliore? Cosa c'è che non va in lei? Se le inviamo su Pulse..."
Se le avessero inviate su Pulse, allora nessuno di Cocoon sarebbe stato in grado di raggiungerle. Ed allora Dajh non avrebbe mai più potuto completare il suo Focus.
"Se le portiamo su Pulse? Allora i cittadini di Cocoon saranno liberati dalla minaccia di Pulse".
"A lei potrà anche andar bene, ma che mi dice di Dajh? Lascerà semplicemente che si trasformi in un Cie'th? Allora per quale motivo avete fatto tutti questi stupidi test su di lui?"
Nabaat non batté ciglio. "Naturalmente stiamo facendo tutto questo per le persone di Cocoon. Sta dicendo che c'è qualcosa di più importante di questo?"
"Co..."
Non era mai stato così arrabbiato, le parole intrappolate nella gola. Strinse i pugni, ma questi tremavano incontrollabilmente.
"Non fraintenda, Mr. Katzroy. Il mio lavoro è proteggere i cittadini di Cocoon dalla minaccia che Pulse rappresenta".
Le sue parole erano fredde, come il ghiaccio. Un sorriso terribile aleggiava sulle sue labbra.
"Non sarebbe buona cosa urlare troppo, o sbaglio? Pensi a come suo figlio si starà sentendo adesso".
Sazh si guardò intorno, verso Dajh. Questa non era una conversazione che un ragazzino avrebbe dovuto ascoltare. Fortunatamente era impegnato a scavalcare i sedili, e non li aveva neanche notati. Sollevato, sentì tutte le sue energie trapelare fuori dalle sue gambe. Si lasciò cadere sul sedile alle sue spalle, e si mise la testa tra le mani. Sentì i passi di Nabaat che si ritirava, ma non riuscì a raccogliere le forze per fare qualcosa a riguardo.
"Non c'è niente che io possa fare", pensò. Lo sapeva sin dall'inizio. Per la PSICOM e per il Sanctum Dajh non era nient'altro che uno strumento, da usare secondo i propri desideri. Fin tanto che Cocoon era al sicuro, un solo bambino era niente per loro. Non solo Nabaat, ma l'intera PSICOM... no, l'intera Cocoon la pensava allo stesso modo.
Naturalmente Sazh pensava che fin tanto che Dajh era al sicuro, il resto di Cocoon poteva andare all'inferno. Il che significava che lui era il solo che potesse fare qualcosa per suo figlio. Avrebbe dovuto semplicemente completare il Focus di Dajh per lui, con le sue stesse mani. Ma non importava se lo avrebbe completato oppure no, non avrebbero mai più fatto ritorno alla vita che conoscevano. L'unica cosa che lo aspettava era la morte, o qualcosa di equivalente. Tuttavia, un cristallo era mille volte meglio di un mostro.
Avrebbe dovuto distruggere il fal'Cie di Pulse. Ma come avrebbe potuto farlo? Era un uomo normale. Può un uomo normale distruggere qualcosa di così potente come un fal'Cie? No, non era questo il problema. Si ricordò della ragazza che urlava qualcosa, sulla cima delle rovine. Era impossibile che fosse arrivata lì, non sarebbe dovuta riuscire ad evitare tutti quei soldati, ed entrare nelle rovine. Eppure l'aveva fatto. Esattamente come Nabaat aveva detto, erano probabilmente nemici di Dajh. Ma gli avevano dato speranza. Anche se era qualcosa che dovrebbe essere impossibile, aveva ogni motivo di provare.
"Dajh...". Voleva dirlo solo nel suo cuore, ma il nome fuggì dalle sue labbra.
"Che c'è papà?"
Dajh era sul sedile alle sue spalle. Saltò alle sue spalle e guardò il volto di Sazh.
"No... non è niente". La vista si fece offuscata. Guardò fuori dalla finestra. "Papà fa un piccolo riposino adesso, okay?"
"Okay", disse Dajh, correndo via. Sazh si sdraiò lì, con gli occhi chiusi, ascoltando il cinguettare del baby Chocobo, e le grida felici di Dajh.

Quando fecero ritorno al centro medico furono messi in stanze separate. Sazh avrebbe voluto che almeno il pulcino di Chocobo andasse con Dajh, ma gli fu negato.
"No! Voglio stare con papà!"
Dajh si aggrappò alla giacca di Sazh, e non mollò la presa. Forse Dajh sapeva quel che Sazh stava progettando. Che aveva intenzione di distruggere il fal'Cie nelle rovine prima che avessero modo di mandarlo su Pulse.
"Mi spiace Dajh, ma abbiamo degli esami che dobbiamo fare. Dovrai aspettare ancora un po'. Domani ti lasceremo giocare con tuo padre per un po' di tempo. D'accordo?". Nabaat sorrise.
Dajh sembrava smarrito. Si aggrappò forte a Sazh.
"Non appena avrai finito con i test, ti comprerò tutto quello che vuoi. Che cosa vorresti? Un libro di figure? Un grosso Chocobo giocattolo?"
"Davvero?"
"Sì, davvero. Qualunque cosa tu voglia, devi solo chiedere".
"Voglio andare al Nautilus Park! Voglio vedere tutti i Chocobo!"
Ancora con il Nautilus Park. L'aveva menzionato anche durante la festa dei fuochi d'artificio. Doveva davvero voler andare lì, e vedere tutti quei Chocobo. Aveva immaginato che Dajh gli avrebbe chiesto un oggetto, così che lui potesse avere una scusa per allontanarsi, e dirigersi verso le rovine. Ma Dajh non stava chiedendo alcuna cosa. Voleva un posto, voleva passare del tempo con suo padre. Così lui fece una promessa. Cos'altro avrebbe potuto fare?
"Okay, dopo che avrai finito con i tuoi test, andremo insieme al Nautilus Park".
Il baby Chocobo cinguettò come a dire loro di non dimenticarlo.
"Naturalmente porteremo anche il piccolino".
"Okay! Lo prometti, vero papà?"
"Lo prometto".
Una promessa che non sarebbe mai stato in grado di mantenere. Se Sazh avesse sconfitto il fal'Cie, Dajh sarebbe diventato un cristallo prima che i test fossero finiti. Se non fosse riuscito a sconfiggerlo... sarebbe diventato un Cie'th.
"Tu fa un buon lavoro con i tuoi esami, okay?"
Dajh annuì quando Sazh lo poggiò sul pavimento e lo lasciò andare. Era così felice che sarebbe andato al Nautilus Park. Stava sorridendo. Quel sorriso aveva sempre sollevato Sazh, l'aveva sempre tirato su. Era il suo tesoro. "Non lascerò che ti trasformi in un mostro", promise solennemente. "Anche se dovessi diventare un cristallo, voglio che tu continui a sorridere fino alla fine..."
Impresse il volto di Dajh nella sua memoria, e provò a sorridere anche lui. Si domandò se ne fosse in grado. Non poteva permettere che Dajh o Jihl sapessero che in quel momento gli stava dicendo addio.
"D'accordo, allora. Dajh, tornerai nella tua stanza adesso? Io ti raggiungerò presto".
"Okay. Papà, hai promesso, giusto?", disse, e corse attraverso la porta. Così com'era stato lì, improvvisamente era sparito. Sazh serrò i denti. Era per il suo bene...
"La ringrazio per la sua cooperazione, Mr. Katzroy".
"Uh, no, è..."
Era come se lei si fosse già dimenticata di quel che era stato detto sull'aeronave. Si inchinò verso di lui leggermente. Era brava, non sapeva se sarebbe stato in grado di andare contro di lei. Ma doveva trovare un modo per superarla in astuzia. Fece del suo meglio per calmarsi prima di parlare.
"C'è solo una cosa che vorrei chiederle".
Sapeva che era stato monitorato, esattamente come lo era Dajh. Se voleva raggiungere Bodhum, come prima cosa avrebbe dovuto trovare una scusa per partire.
"Vorrei andare a Palumpolum e comprare un libro di disegni, o un giocattolo, o qualcosa del genere, sa, per Dajh".
C'era un grande negozio in Palumpolum tutto pieno di libri e giocattoli per bambini. Quando si trovava sulla linea aerea di lunga distanza faceva spesso sosta presso quel negozio, e comprava ogni tipo di regalo per Dajh. All'epoca non sapeva bene cosa piacesse a Dajh, quindi si limitava a comprare la prima cosa che vedeva. Il che faceva ridere sua moglie.
"Beh, sa... dev'essere dura per un bambino così piccolo affrontare tutti quei test. Vorrei comprargli qualcosa per divertirlo, per distrarlo. Sa, solo questo".
"Sì, sono certa che renderebbe Dajh molto felice".
"Se parto adesso e mi affretto, potrei essere di ritorno domani, nel tardo pomeriggio. Ma se Dajh dovesse chiedere di me, potrebbe non dirgli dove sono andato? Non voglio che si preoccupi".
"Certo, capisco", disse, sorridendo. Poi aggiunse: "Bene allora, perché non viaggia su una delle nostre aeronavi militari? Se deve andare a Palumpolum farà molto più in fretta di un qualsiasi volo civile".
"Proprio come avevo immaginato", pensò Sazh. Avevano intenzione di continuare a sorvegliarlo, a qualunque costo. Era felice di aver scelto Palumpolum. Se fosse stato un piccolo paesino non avrebbe potuto scrollarseli di dosso, ma in una città grande ed affollata come Palumpolum sarebbe stato facile scomparire.
"Mi sarebbe di grosso aiuto, grazie". Doveva funzionare. Doveva. Si sforzò di sorridere.



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