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ALEXANDER
Ispirato ad Alessandro Magno, re-condottiero macedone che vantava da parte paterna la discendenza da Eracle e da parte materna quella da Achille. Nonostante il nome di suo padre sia storicamente conosciuto (Filippo II di Macedonia) le leggende sostengono che il suo vero padre fosse il dio Zeus; questo perché quando Alessandro si recò dall'oracolo di Ammone per chiedere chi fosse il suo genitore ebbe si una risposta ma tale risposta non ci è mai pervenuta, e questo ha dato vita a numerose dicerie. Le sue imprese furono molteplici e tutte degne di nota, celebre l'occasione in cui, a Gordio, sciolse un antichissimo nodo con un colpo di spada. Altro evento che attribuisce eccezionalità al personaggio fin dall'inizio della sua vita è l'occasione della sua nascita, momento in cui il tempio di Artemide ad Efeso prese fuoco, il mito parla di un eccessivo interesse della dea per il neonato tale da distrarla dalla cura del suo luogo sacro.

BAHAMUT
Pesce colossale della mitologia islamica che porta sulla schiena il gigantesco toro Kujata. Secondo diverse ricerche basate sul modo di scriverne il nome in lingua araba questa figura è assimilabile a quella di Behemoth, bestia biblica che, assieme al Leviatano, è il più antico frutto della creazione sulla terra ed è imbattibile per chiunque tranne che per Dio ("Egli è la prima delle opere di Dio; solo il suo Creatore lo minaccia di spada" - Giobbe). L'ispirazione per questo essere potrebbe in realtà essere molto più terreno: si dice infatti che sia stato l'ippopotamo a dare i natali alle leggende. Bahamut sotto questo nome viene però spesso affiancato a principi positivi quale dio protettore dei draghi buoni e simbolo di giustizia.

CATOBLEPAS
Nella mitologia greca e romana era una sorta di rettile o serpente non ben identificato che aveva la particolarità di procedere con la testa abbassata a causa del peso della stessa. La creatura è stata descritta però anche da Plinio il Vecchio e da Claudio Eliano. Il primo lo descrive come un animale africano (che vive ai confini dell'Etiopia) dall'andatura lenta e pigra che poteva uccidere chiunque con il solo contatto di sguardi (era tuttavia difficile fissarlo negli occhi data la posizione della testa); il secondo parla di un erbivoro delle dimensioni di un toro domestico con una folta criniera, privo dello sguardo letale ma dotato di un respiro venefico - a causa della sua abitudine di nutrirsi di piante velenose - e della capacità di trasformare esseri in pietra. E' probabile che entrambi gli autori si siano riferiti allo gnu, mentre nelle capacità soprannaturali del Catoblepas notiamo una similitudine molto accentuata con la figura del basilisco.

CERBERUS
Una delle più note figure della mitologia greca è il cane a tre teste posto a guardia dell'ingresso dell'Ade. Figlio di Tifone e di Echidna come molti altri mostri parimenti temibili, si trovava nella zona più remota dello Stige, nel punto dove Caronte faceva sbarcare le anime dei defunti. Eracle dovette catturarlo senza utilizzare armi e riuscì a portarlo sulla terra per mostrarlo ad Euristeo, il suo committente. Cerbero è coinvolto anche in altre vicende, come quella di Orfeo che lo addormentò con il suono della sua lira o quella di Enea, che ottenne lo stesso risultato con una focaccia drogata.

DIABLOS
Ispirato al diavolo o ad uno dei diavoli della cabala (visti i pentagrammi che si formano sulla sfera da lui lanciata). Essendo una figura così generica e talmente universale fra le varie tradizioni non si possono elencare particolari distintivi, se non la sua essenza fondamentalmente malvagia ed i suoi poteri legati all'oscurità. Curioso che sia lui, e non un Djinn, a trovarsi nella "lampada magica".

EDEN
Dal paradiso terrestre di cui si parla nella Bibbia, non ci sono molti collegamenti tra questo Guardian Force e la sua funzione eccezion fatta per la sua possibile forma di Garden.

FENICE
Nota con l'epiteto di "Araba Fenice", questo essere è un celebre animale leggendario avente la caratteristica di risorgere dalle proprie ceneri. Era raffigurata come un rapace molto simile all'aquila reale avente le piume rosse, dorate e sulla coda rosee, mentre due lunghe piume, una rosa ed una azzurra, le scivolavano giù dalla testa. La prima forma della Fenice è risalente all'antico Egitto, dove si parlava del "Bennu", uccello di fuoco dalle caratteristiche simili incoronato con l'Atef o con l'emblema del sole.

FENRIR
Lupo gigantesco della mitologia norrena figlio del dio dell'inganno Loki e della gigantessa Angrboda, fratello della regina degli inferi Hel e al "Midgarsormr" Jormungand. Viene generato nella Jàrnvidr, la "foresta di ferro" che vide i natali di altri due celebri lupi di questa mitologia, Skoll e Hati. I suoi appellativi sono "Vànargandr" ("demone del Vàn") e "Pjòdvitnir" ("lupo nemico del popolo"). Le leggende narrano che, quando Odino venne a sapere che Loki allevava Fenrir ed i suoi fratelli nella Jotunheimr, la terra dei giganti, volle che i tre fossero portati al cospetto degli dei affinchè lui potesse decidere cosa farne. Hel fu inviata a regnare agli inferi, Jormungand fu relegato negli abissi dell'oceano, Fenrir invece fu tenuto presso gli dei che non sapevano cosa farne. Il lupo però cresceva sempre di più sia in dimensioni che in ferocia, al punto che solo il possente dio Tyr osava avvicinarsi per nutrirlo; decisero allora di legarlo con una catena che chiamarono Ledingr ("che lega con astuzia"), e chiesero al lupo di farsi legare per misurare la sua forza: Fenrir spezzò la catena senza alcuno sforzo, e lo stesso accadde con una seconda catena chiamata Dròmi ("frenante"). L'animale non sembrava accennare ad una dimensione stabile e continuava a crescere, allora gli dei mandarono Skìrnir, servitore del dio della bellezza Freyr, nello Svartàlfaheimr (il regno degli elfi scuri) a chiedere ai nani di preparare una catena indistruttibile. La catena forgiata dai nani si chiamava Gleipnir ("che divora"), e fu creata con rumore del passo di gatto, barba di donna, radici di montagna, tendini d'orso, respiro di pesce e saliva di uccello (o latte di uccello secondo alcune versioni); alla vista e al tatto sembrava un nastro di seta, ma nessuno avrebbe potuto spezzarla. Fenrir, vedendo quella catena all'apparenza così fragile, temette una magia o un inganno e chiese come garanzia che il dio Tyr tenesse una mano nelle sue fauci. Tyr accettò nonostante sapesse di star sacrificando la mano, ed infatti non appena il lupo si accorse di essere imprigionato la staccò. Dato che continuava a tentare di mordere i suoi carcerieri, gli dei posero una spada nella sua bocca così che non potesse più chiuderla. Da allora Fenrir ulula e sbava, e dalla sua saliva è nato il fiume chiamato Vàn. E' un'importante figura del Ragnarok, la battaglia finale degli dei, durante il quale la catena che lo tiene legato si spezzerà e lui divorerà Odino per essere poi ucciso dal figlio di quest'ultimo Vidar.

FREIJA
Dea della mitologia norrena della stirpe dei Vanir, una delle due stirpi divine che si alleò con l'altra, i più noti Aesir, nella lotta contro le forze infernali di Hel. poiché quest'alleanza fu stretta dopo la cattura di Hoenir e Mìmir da parte dei Vanir, dopo la battaglia Freyja fu tenuta come ostaggio volontario dagli Aesir. Dea dai molteplici domini, è matrona dell'amore, della seduzione, della fertilità, della guerra e delle virtù profetiche. Figlia di Njordr e di Skadi, sorella di Freyr e moglie di Odr (quest'ultimo piangente lacrime d'oro durante i di lei lunghi viaggi). Dimora nel palazzo Sessrumir ("ricco di feste") situato in Folkvang, e ne esce ogni giorno su di un carro trainato da due gatti. Possiede la collana Brìsingamen, forgiata dai nani che gliela donarono in cambio di una notte con loro. Il giorno sacro della dea è il venerdì, e ne rimane traccia nell'inglese "friday" e nel tedesco "freitag". Il suo nome in norreno (dal significato "Signora") viene scritto in molte varianti. Nella mitologia viene occasionalmente confusa con Frigg, dea Aesir moglie di Odino.

GILGAMESH
Gilgamesh è un antico re di Uruk nella mitologia sumera le cui gesta sono narrate nell'Epopea di Gilgamesh, il primo poema di carattere epico nella storia dell'umanità ricostruito da dei ritrovamenti di varie tavolette. Nella storia, Gilgamesh è un sovrano tirannico che sottopone i guerrieri della sua città ad addestramenti continui e sfiancanti fino a che non incontra Enkidu, una creatura selvaggia creata dalla dea Aruru in risposta alle preghiere dei cittadini di Uruk. Scontrandosi con Enkidu alla festa di Ishkarra non riesce a sconfiggerlo nonostante la sua enorme forza, e rimane così impressionato dal valore del guerriero da stringere con lui un patto di solenne amicizia e da lasciare assieme a lui la città. Recatisi alla foresta dei cedri i due sconfiggono il mostro Humbaba attaccandolo da due lati e, portandone il corpo ad Uruk, ricevono le attenzioni della dea Ishtar che chiede a Gilgamesh di diventare suo sposo. Gilgamesh rifiuta poiché la dea era solita condannare in vari modi i suoi amanti, ma quest'ultima chiede al padre Anu di poter avere in prestito il toro celeste e lo scatena nelle vie della città. Enkidu affronta prima da solo il toro e poi assieme a Gilgamesh, ed è in questa seconda occasione che il toro viene sconfitto (in modo non dissimile da quello che permise la morte di Humbaba). Enkidu muore però per volere degli dei a causa di una malattia e Gilgamesh, distrutto dal trapasso dell'amico, cerca il suo antenato Utnapishtim sopravvissuto al diluvio universale e divenuto immortale nella terra di Dilmun, il luogo dal quale sorgeva il sole secondo la mitologia sumera. Purtroppo le circostanze che hanno permesso all'uomo di divenire immortale sono però particolari ed irripetibili. L'epopea si conclude dopo il tentativo di Gilgamesh di portare ad Uruk un'erba di mare simile al biancospino, secondo le indicazioni di Utnapishtim, ma nonostante riesca a coglierla questa gli viene sottratta da un serpente che, dopo averla mangiata, cambia pelle. Nella dodicesima tavoletta, ritrovata recentemente, è narrata la vicenda in cui Enkidu si reca nell'oltretomba per recuperare i due calici ("pukku" e "mekku") persi lì da Gilgamesh e, rimanendovi intrappolato, porta quest'ultimo a chiedere al dio Enki di intercedere presso il dio dell'oltretomba Nergal per poter parlare nuovamente con l'amico che gli racconta la sua esperienza dell'aldilà, priva di speranza e piena di sconforto.

GOLEM
Il golem è una figura dell'iconografia religiosa ebraica. Questi giganti di argilla potevano essere animati da chi conosceva la giusta formula e poi usati come servitori grazie alla loro enorme forza e resistenza. Secondo la leggenda, nel XVI secolo, il mago rabbino Jehuda Low ben Bezalel di Praga cominciò a creare un gran numero di golem animandoli scrivendo sulla fronte delle creature appena modellate la parola "emet" ("verità"). I golem animati con questa magia crescevano sempre di più, e gradualmente il mago si disfaceva dei golem più grandi trasformando "emet" in "met" ("morte"); un giorno però perse il controllo di un gigante che, enorme, distruggeva tutto ciò che incontrava. Una volta scongiurata la catastrofe decise di smettere di utilizzare i golem e li nascose nella soffitta della Sinagoga Staronova dove si troverebbero tuttora.

HADES
Ade era il dio degli inferi nella mitologia greca. Figlio di Crono e Rea, quindi fratello di Zeus e Poseidone, il suo nome originariamente significava forse "l'invisibile" e la sua figura aveva le stesse caratteristiche delle anime dei defunti (a partire proprio dall'invisibilità). Nelle epoche più antiche si pensa avesse forma animalesca, ma dall'età omerica fu raffigurato come un uomo con un copricapo di pelle d'animale che gli conferisce l'invisibilità. Una delle vicende per cui è maggiormente ricordato è il rapimento di Persefone, figlia di Demetra. In quell'occasione la dea Demetra fu così afflitta dall'assenza della figlia da portare un perenne e gelido inverno sul mondo. Per impedire che questo distruggesse i raccolti e portasse alla morte gli uomini, Zeus inviò Ermes a giudicare con chi dovesse rimanere Persefone ma quest'ultima aveva mangiato un morso di una melagrana dell'oltretomba. poiché chi mangiava i frutti dell'oltretomba era costretto a rimanervi, Ermes stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell'anno con Demetra e metà dell'anno con Ade, da qui l'alternarsi di primavera ed estate all'autunno e l'inverno.

IFRID
Gli Efreet erano una delle creature elementali dell'iconografia araba, ed avevano appunto le proprietà del fuoco (mentre i Djinn erano gli spiriti del vento, i Marid quelli dell'acqua, i Dao quelli della terra ed i Jann un misto dei quattro elementi). La parola Djinn tende comunque a raggruppare tutte queste categorie. Erano, come tutti i Djinn, creature fondamentalmente malevole che guardavano all'umanità come a degli esseri inferiori, essendo stati interessati nella loro creazione, e mostravano quindi una forte irritazione davanti alle formule ed ai riti degli umani che potevano sottometterli. Si diceva che esistessero anche Djinn benefici, convertiti all'Islam dalle parole del profeta Maometto. Un Efreet è citato anche nel Corano, precisamente quando Re Salomone intraprese una ricerca fra le creature soprannaturali per ottenere più velocemente possibile il trono della Regina di Saba: in quell'occasione un potente Efreet gli offrì i suoi servigi e parlandogli di come i suoi enormi poteri avrebbero potuto compiere questa missione prima ancora che il re fosse uscito dal suo castello, ma fu sconfitto da un uomo di fede che fece comparire il trono alle spalle di Salomone affermando che quello era un miracolo dettato dal volere di Dio.

KHARONTE
(Solo nella versione italiana, nella versione JAP è Doomtrain) Caronte era il traghettatore delle anime dei defunti sullo Stige, il fiume situato all'ingresso dell'Ade. Era figlio di Erebo, una delle due entità primigenie. La sua barca era composta da pezzi di corteccia d'albero cuciti assieme, e per il suo compito da traghettatore era retribuito con un obolo che i morti dovevano portare con sè - da qui l'usanza di porre in bocca ai defunti una moneta per pagarlo. E' rappresentato come vecchio sporco dalla lunga barba trascurata, ma nonostante queste sue fattezze era ricordato per la sua enorme forza. Si dice che Enea, recatosi da lui per incontrare il padre Anchise ed il guerriero Deifobo, placò la sua ira con un ramoscello d'oro che la Sibilla gli aveva consigliato di raccogliere per offrirlo in dono alla dea Persefone, figlia di Demetra e sposa di Ade quindi regina degli inferi.

KIRIN
Essere della mitologia nipponica simile ad un leone o ad un montone dal vello dorato e dai poteri del cielo e dei fulmini. Era patrono delle opere giuste e valorose, ed aveva il compito di punire i malvagi.

KRAKEN
Di origini antichissime (probabilmente norrene e germaniche) ma di prevalente sviluppo nel periodo del Settecento e dell'Ottocento, la leggenda del Kraken parla di un enorme mostro marino di sembianze di piovra o calamaro, grande a sufficienza da avvolgere e spezzare le navi. E' probabile che il ritorno in voga di questo mito sia stato dovuto ai resoconti degli avvistamenti di calamari giganti. In norvegese "Krake" indica un animale immondo, mentre in tedesco significa "piovra". Alcune caratteristiche dell'arrivo del Kraken, ovvero le bolle, gli spruzzi d'acqua, le correnti e le grandi onde da lui provocate, fanno pensare che l'origine del mito norreno sia da attribuirsi alle attività vulcaniche sottomarine dell'Islanda. Nella seconda metà del Settecento si iniziò a parlare del Kraken come di una creatura aggressiva, mentre altre versioni sostenevano che affondasse solo le navi delle persone corrotte, come ad esempio i pirati; è sempre in questo periodo che la figura del Kraken si allontana sempre più da quella del granchio o delle balene, ai quali poteva invece essere assimilato per certe caratteristiche che gli erano precedentemente attribuite.

KJATA
Il Kujata è l'enorme toro che si trova sulla schiena del pesce Bahamuth. Proveniente come il suo "trasporto" dalla mitologia islamica, questo essere ha 4000 occhi, bocche, narici e piedi ed è sovrastato da una montagna composta unicamente da rubino in cima alla quale si trova un angelo.

LAMIA
E' la versione del vampiro che troviamo presso gli antichi greci: busto di donna e coda di serpente al posto delle gambe, le Lamie rapivano i bambini ed adescavano gli uomini per nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Secondo la mitologia, Lamia era la regina della Libia che attirò su di sè le attenzioni di Zeus dal quale ebbe vari figli; Era, infuriata, uccise i bambini causando in Lamia un dolore insopportabile che la indusse a divorare i bambini delle altre madri succhiando il loro sangue. Queste azioni nefande corruppero la donna che mutò in un essere mostruoso - che però aveva la capacità di mutare il proprio aspetto in quello di una bellissima donna. Nel Medioevo "lamia" era un sinonimo di "strega", mentre stando a quanto affermano le leggende tradizionali della Cappadcia Lamia sarebbe stata la prima sacerdotessa del culto di Lilith. Da notare che nella saga di FF - precisamente nel nono capitolo - la Lamia è un mostro serpentiforme più vicino nell'aspetto ad Echidna, madre dei mostri: la figura che si avvicina maggiormente a quella della Lamia classica è quella di Malilith, il Chaos del Fuoco, che però è ispirato da una categoria di demoni chiamati Marilith del gioco di ruolo Dungeons&Dragons (che sono esattamente come il Chaos: scaglie rosse, busto di donna, sei braccia armate e coda serpentiforme al posto delle gambe).

LEVIATHAN
Il Leviatano è un essere di estrazione biblico-cabalistica. Le citazioni più chiare sono "Ecco là il mare grande, vasto, immenso... e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso." ; "In quel giorno, con la spada dura, grande e forte, Il Signore, visiterà Leviathan, il serpente tortuoso, e ucciderà il mostro che è nel mare." ; "Dio si vanta di aver generato questo mostro marino, simbolo della potenza del Creatore". Figura simile a questa nelle antiche mitologie è la dea drago Tiamat dei Babilonesi (destinata ad essere sconfitta dai nuovi dei, Marduk ed altri). Secondo la Bibbia, il Leviatano rappresenta lo sconfinato potere di Dio manifestato sulla terra, una creatura che però combatterà e sarà sconfitta dalla bestia di terra Behemoth (evento in seguito al quale la carne del Leviatano sarà mangiata dagli uomini in quanto portatrice di purezza). Thomas Hobbes, filosofo inglese, usa il Leviatano come paragone con il potere assoluto dello Stato, mentre Herman Melville, in Moby Dick, lo cita più volte riferendolo al capodoglio, questo perché quest'animale può effettivamente corrispondere a questa figura mitologica per dimensioni e forza. Studi più recenti lo vorrebbero invece ispirato al coccodrillo del Nilo, sia per via dei denti aguzzi che per via della corazza in grado di respingere lance e talvolta proiettili.

MIDGAR
Era uno dei nove mondi della cosmologia norrena, precisamente il mondo dove vivevano gli uomini, mentre gli dei vivevano ad Asgard. Era situato al centro dei mondi ed era denominato anche "terra di mezzo". Prima di esser conosciuto come Midgard era chiamato Mannheimr.

MIDGAR ZOLON
(Nella versione originale "Midgarsormr") Il Midgarsormr era il nome comune del colossale serpente Jormungand, figlio del dio nordico dell'inganno Loki e della gigantessa Angrboda, anche lui generato come Fenrir e Hel nella Jàrnvidr, la foresta di ferro. Quando fu portato al cospetto degli dei su ordine di Odino a lui toccò la sorte dell'inabissamento negli oceani. Da allora è cresciuto tanto da circondare il mondo ed essere quasi giunto a mordersi la coda (rimando alla figura dell'Ouroboros, importante simbolo alchemico-occulto simboleggiante ciclicità e destino). Suo nemico giurato è il dio Thor, figlio di Odino e dio dei fulmini: in una spedizione compiuta da Thor e Loki presso il gigante Utgarda-Loki, quest'ultimo sfidò le due divinità in varie prove di forza; quando a Thor fu chiesto di sollevare il gatto di casa, il dio delle tempeste fece un'immensa fatica poiché in realtà si trattava di Jormungand sotto false sembianze. Altro evento notevole è la pesca di Thor e Hymir, padre dei giganti: mentre Hymir riesce a pescare due balene, Thor prende all'amo proprio il Midgarsormr tirandolo su dagli abissi in cui era relegato. Thor tenta quindi di staccare la testa di Jormungand con un colpo del suo martello Mjolnir ma Hymir, spaventato dallo scontro, taglia la lenza del dio con il suo coltello scatenando la sua rabbia e facendo nuovamente precipitare la serpe nell'oceano. Nel corso del Ragnarok il Midgarsormr fluirà sui mari e sulla terra e combatterà contro Thor rimanendo ucciso nel combattimento, ma non prima di aver avvelenato l'avversario che morirà nove passi dopo la vittoria.

MINOTAURUS
Il Minotauro è una delle creature più famose della mitologia greca. La sua nascita si deve a quando Poseidone donò un meraviglioso toro bianco - facendolo sorgere dalla schiuma del mare - al re di Creta Minosse affinchè glielo donasse in sacrificio. Il re lo trovò però così stupendo da non poterlo uccidere, ed il dio si infuriò al punto da rendere il toro selvaggio e da indurre in Pasifae, sposa del re, un'implacabile passione carnale per l'animale. Pasifae chiese quindi aiuto a Dedalo, l'architetto successivamente famoso per il labirinto e per la paternità di Icaro, di costuire per lei una giovenca di legno d'acero nella quale nascondersi per accoppiarsi con la bestia. Dall'amplesso nacque Asterio chiamato Minotauro che fu rinchiuso da Minosse nel celebre labirinto. La città di Atene, al tempo sottomessa a Creta, dovette inviare ogni anno sette giovani maschi e sette fanciulle da offrire in pasto al mostro che si cibava di carne umana. Il Minotauro fu in seguito sconfitto da Teseo - figlio del re ateniese Egeo - che, viaggiando sotto le mentite spoglie di offerta sacrificale per la bestia, si introdusse nel labirinto tenendo uno dei due capi di un filo d'oro mentre Arianna - la figlia di Minosse - teneva l'altro all'uscita della costruzione. Nota: non è un caso quindi che nell'ottavo capitolo della saga i Brothers (che sono due per ragioni slegate dalla mitologia) si trovino in una struttura in cui le persone si perdono.

ODINO
Dio sovrano del pantheon norreno, patrono della conoscenza, della guerra, della magia, e della poesia. Dimorava ad Asgard nel palazzo di Valaskialf da lui stesso eretto, ed in battaglia impugnava la lancia Gungnir - forgiata dai nani e cavalcava il destriero a otto zampe Sleipnir (nato dall'unione tra il dio Loki ed un cavallo). Quando gli eroi muoiono in battaglia Odino li raduna nel Valhalla e presiede al banchetto in loro onore. Nell'ultima battaglia, il Ragnarok, Odino sarà ucciso inghiottito da Fenrir, lupo figlio di Loki, e vendicato dal figlio Vidar. E' privo di un occhio che scambiò con la conoscenza, ed è colui che apprese tutte le arti prima di insegnarle agli uomini (i suoi epiteti più diffusi sono infatti "Fjolnir" - "assai sapiente" - e "Sanngetall" - "che intuisce il vero" - oltre a "Forni" - "antico"). E' inoltre ricordato per i suoi due corvi, Huginn e Muninn ("pensiero" e "memoria") che viaggiano per il mondo tornando al tramonto a raccontare ciò che hanno visto, e per i suoi due lupi, Geri e Freki, ai quali lascia il suo cibo non mangiato nelle cene del Valhalla (Odino si nutre solo di vino e di idromele). Nell'epoca vichinga Odino vide un grande sviluppo del suo culto grazie ai celebri guerrieri che, talvolta, gli offrivano i prigionieri in sacrificio con tecniche che variavano dall'impiccagione all'impalamento passando per il rogo, oltre ad un particolare rituale detto "aquila di sangue" che consisteva nel tagliare le costole separandole dalla colonna vertebrale per poi aprirle.

PANDEMON
Non è ben chiaro il rapporto tra questo essere e la sua derivazione mitologica: il Pandaemonium è il luogo in cui Lucifero raduna i suoi seguaci dopo la lotta con Dio nel Paradiso Perduto di John Milton. Il termine fu inventato proprio da lui, "pan" (tutto) e daimònion (demonio) indicano "tutti i demoni", e fu ottenuto come contrapposizione al "pantheon" (tutti gli dei).

QUETZAL
Deriva da Quetzalcoatl, il dio serpente piumato delle religioni politeiste dell'antica America centrale ed una delle divinità più importanti del pantheon dei popoli della zona. I Maya lo chiamavano Kukulkàn, i Quiché Gukumatz, ed in ogni lingua il significato del suo nome è più o meno lo stesso, ovvero "uccello" o "serpente con piume di Quetzal" (come rimando a qualcosa di grande valore o di origine divina). Il suo tempio più famoso si trova nella località di Chitchen Itza, nella penisola dello Yucatan, ed è la cosiddetta "piramide del sole". Secondo la mitologia aveva un fratello, Xolotl, che rappresentava la stella della sera come lui rappresentava quella del mattino. Questa divinità ha ricoperto un ruolo di enorme importanza dall'origine delle popolazioni interessate fino alla conquista spagnola; nonostante alcuni sostengano la contrarietà del dio ai sacrifici, il culto probabilmente li prevedeva. Una curiosità è che i sovrani dell'epoca e del luogo prendevano talvolta il nome delle divinità da loro venerate, non a caso Kukulkan e Quetzalcoatl sono anche personaggi storicamente esistiti e, secondo certe versioni, anche lo stesso individuo. Adorato anche dai toltechi, Quetzalcoatl era uno dei due poli di un culto dualistico: il suo opposto era Tezcatlipoca, il dio dallo specchio fumante. Si racconta che Tezcatlipoca riuscì a costringere all'esilio il serpente piumato che partì su una nave fatta di serpenti e giurò di tornare. Questo mito era così radicato nell'immaginario delle popolazioni mesoamericane che, all'arrivo di Hernàn Cortez, l'imperatore Montezuma credette che quell'evento rappresentasse il ritorno del dio ed assecondò gli invasori facilitando - suo malgrado - la conquista del Messico ed il successivo sterminio del suo popolo.

RAGNAROCK
Nella mitologia norrena è la battaglia tra gli dei alla fine dei tempi nella quale saranno coinvolte tutte le divinità e nella quale moriranno quasi tutte. In seguito allo scontro il mondo sarà distrutto e quindi rigenerato.

SHIVA
Una delle tre divinità della trimurti (triade divina) maschile induista; questo trio era composto dal creatore Brahma, dal distruttore Shiva e dal rinnovatore Visnù. Era sposo - o controparte maschile, le divinità induiste non erano rappresentate attraverso una vita sociale movimentata come quella degli dei greci - della dea dalla duplice natura Parvati/Kalì. E' interessante notare come il suo culto, il Sivaismo, sia uno dei due credo monoteistici tuttora esistenti in India (l'altro è il Vaishnavismo, incentrato su Visnù, mentre Brahma è il dio dall'influenza minore). Gli attributi caratteristici più famosi dell'immagine di Shiva erano il terzo occhio simboleggiante la conoscenza e la capacità di vedere oltre la semplice immagine fisica, uno zampillo d'acqua che sgorga dalla sua testa rappresentante il Gange (Shiva sapeva che il fiume avrebbe distrutto la terra se l'avesse attraversata con tutta la sua potenza, quindi lasciò libera solo una sua minima parte), i capelli lunghi che fluiscono e simboleggiano il vento (di cui Shiva è signore), il tridente che governa il tempo - passato, presente e futuro (rappresenta anche la triplice funzione della trimurti e la possibilità di punire i malvagi sotto i tre piani, spirituale, sottile e grossolano) - ed il serpente attorno alla gola posto lì dalla sposa Parvati quando il dio impedì che il mondo fosse avvelenato dal sangue delle creature demoniache bevendolo (per impedire che il veleno lo uccidesse, Parvati legò un serpente attorno alla sua gola che divenne blu per il ristagno del veleno). Cavalcava un toro bianco di nome Nandi, simbolo di purezza, le cui quattro zampe rappresentavano la Rettitudine, la Verità, la Pace e l'Amore.

SIREN
Di chiara estrazione classica, Siren è - forse paradossalmente - più simile alla figura originaria della sirena di quanto non lo sia la creatura a cui molti associano questo nome: le sirene originali erano in effetti delle donne-uccello che, come la loro "evoluzione" marina, attiravano i marinai con il loro canto facendoli finire sugli scogli. La forma di donna-pesce è stata poi utilizzata così spesso da far dimenticare la tradizione che dette i natali a questa creatura mitologica. Nell'Odissea, Ulisse segue il consiglio di Circe di usare della cera per tappare le orecchie, ma lo fa solo per i suoi compagni in quanto desideroso di ascoltare il canto che attirava così tanti verso la morte. Nel corso della storia le sirene sarebbero state avvistate nel Mar del Nord, nell'Oceano Artico e nell'Oceano Atlantico, questo ha in parte smontato le teorie secondo cui in realtà questi esseri sarebbero riconducibili al dugongo, che in tempi antichi era diffuso anche nel Mar Mediterraneo e che, come le sirene, ha ghiandole mammarie toraciche e l'abitudine di allattare i cuccioli tenendoli fra le pinne anteriori. Questo mammifero marino, infatti, non è mai stato diffuso in tutti i mari del mondo dove invece le sirene sarebbero state avvistate. Altre teorie, stavolta sulla loro posizione, vorrebbero che gli scogli delle sirene fossero quelli di Li Galli, a sud della penisola sorrentina. In Irlanda, nel medioevo, queste leggende ebbero così tanto "successo" da portare all'idea del tritone, la "sirena maschio".

SERAPHIM
I Serafini sono, nell'iconografia giudaico-cristiana, la casta più alta di angeli e hanno sei ali a dimostrazione del loro retaggio. Le caste erano suddivise in tre categorie maggiori, quella più elevata era composta da Serafini, Cherubini e Troni, quella intermedia da Potestà, Virtù e Dominazioni, quella più bassa da Principati/Archai, Arcangeli e Angeli. Gli angeli più potenti e conosciuti sono quelli riconosciuti dalla chiesa cattolica, Michele, colui che scaraventò Lucifero (anch'egli prima un Serafino, il più splendente, avente dodici ali anzichè sei) lontano dal Paradiso, Gabriele, che lottò contro Giacobbe rompendogli il femore e che annunciò alla vergine Maria la nascita di Gesù, e Raffaele, l'angelo custode per eccellenza. Messo al bando dopo un concilio papale per motivi non chiari ma probabilmente correlato al suo ruolo di angelo della morte e della punizione è Uriele, quarto arcangelo. Altri tre arcangeli del giudaismo post-esilio non citati nelle scritture poi divenute la Bibbia sono Raguel, Sariel e Remiel. Altro angelo noto è quello dell'apocalisse, Nemesis, avente un'ala bianca ed una nera ed armato con una spada priva di lama che possiede il potere del bene e del male, è l'arma con cui il mondo sarà distrutto.

TIAMATH
Tiamat era una dragonessa della mitologia mesopotamica e la personificazione delle acque salate. Era sposa di Apsu e progenitrice della stirpe divina. Assieme al marito generò i serpenti Lahmu e Lahamu, che a loro volta diedero vita agli dei primordiali Ansar e Kisar - i genitori degli dei Annunaki, le divinità del pantheon più conosciuto. Tra gli Annunaki solo Marduk, dio del sole, fu abbastanza valoroso da affrontarla: scatenando un vento impetuoso che le impediva di chiudere la bocca, le scagliò una freccia tra le fauci che penetrò fino al cuore e le tolse la vita. In alcune versioni Tiamat è descritta come una bestia con testa di coccodrillo, denti da orso, corna da toro, criniera e zampe da leone, ali da aquila e corpo di serpente.

TITAN
I Titani erano, nella mitologia greca, i figli di Urano e Gea, gli dei primordiali. Di dimensioni enormi, due di loro erano Crono e Rea, i genitori di Zeus, Poseidone, Ade, Era, Demetra ed Estia. Altri celebri Titani erano Oceano e Teti (genitori delle Oceanine e dei Fiumi), Ceo e Febe (genitori di Latona - che generò Artemide ed Apollo con Zeus, e di Perse ed Asteria - a loro volta padre e madre della dea infernale Ecate) e Giapeto e Climene (genitori di Atlante, Prometeo ed Epimeteo), Iperione e Tia (genitori di Eos l'Aurora, Elio il Sole e Selene la Luna). Prima che gli dei olimpici governassero sugli uomini, il dominatore incontrastato era Crono che aveva ottenuto questo posto combattendo il padre. poiché gli era stato profetizzata l'usurpazione da parte di un figlio proprio come lui aveva usurpato Urano, divorava ogni figlio che Rea gli dava. Rea, però, alla nascita di Zeus, sostituì una roccia al neonato e la diede in pasto al marito che si sentì nuovamente al sicuro; Zeus crebbe allattato dalla capra Amaltea e da adulto addormentò il padre con l'aiuto di Rea, dopodichè gli aprì il ventre per liberare i fratelli divorati assieme ai quali dette il via alla "titanomachia" che segnò la fine dell'era dei Titani.

UNICORN
Bestia mitologica greca, era descritto come un animale grande come un cavallo con un lungo ed appuntito corno in mezzo alla fronte; Cesare lo descrisse più tardi come "un toro a forma di cervo, con un solo corno che sporge dal mezzo della fronte, fra le orecchie". Definito anche "monoceros" e talvolta considerato molto feroce, l'unicorno era sacro alla dea della caccia Artemide la quale possedeva, secondo le dicerie, un carro trionfale trainato da otto unicorni. Nel Medioevo l'unicorno divenne centro di ancor più leggende e portatore di molti principi di virtù e purezza. Molte teorie parlano del rinoceronte come dell'ispiratore di questa figura mitica. E' curioso comunque notare che nella mitologia classica le corna sono una caratteristica di molti particolari animali, dal Minotauro alla capra Amaltea, passando per la Cerva di Cerinea catturata da Eracle nel corso di una delle sue dodici fatiche.



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