Per un solo istante di pace
  ● Autore: Mandarino Incappucciato

Cielo Spietato

Nevicava da quella mattina.
Fiocchi candidi scendevano dal cielo e ricoprivano ogni sporgenza o balconata del Garden. Sebbene la scena avrebbe dovuto rappresentare una cartolina di Natale, uno scenario di rara bellezza, la vista che gli studenti potevano osservare dalle finestre dei loro alloggi era di tutt'altro stampo. Nevicava ininterrottamente, come se il cielo volesse vendicarsi della terra. Nuvole nere coprivano l'azzurro del manto celeste, soffocando il sole in una morsa senza fine. Nessuno, da Balamb a Trabia, aveva visto il sole da almeno tre giorni. Uno splendido modo di trascorrere le vacanze Natalizie, pensavano i ragazzi.
La mensa aveva un aspetto più squallido del solito, dovuto ai cambi di personale, e alcune orribili incrostazioni non facevano altro che aumentare l'atmosfera post-apocalittica del momento. Un gruppo a noi ben conosciuto sedeva ad un tavolo, chiacchierando rumorosamente, come del resto tutti nella sala.
Togliendosi il cappello e mettendolo sul tavolo, di fianco al vassoio, Irvine sorseggiò un bicchiere d'acqua. Davanti a lui, Squall si stava mettendo a posto la giacca, dopo che gli era stata appena consegnata dalla lavanderia.
"Direi che, per le vacanze, non abbiamo problemi su dove trascorrerle" commentò ironico Zell.
"Molto divertente" Selphie era seduta di fianco a lui, con un gomito sul tavolo e la mano sotto al mento. Era a metà fra la noia e la rassegnazione.
"Dovremo trovare qualcosa da fare, per due mesi di vacanze" affermò Rinoa.
Tutti si guardavano, assorti. L'unica eccezione era Squall, che fissava il suo bicchiere. Un silenzio di tomba era calato su tutta la stanza, anche da parte degli altri presenti.
"Sembra che avremo molte cose da fare.." commentò sarcastico Irvine. Gli altri non gradirono quella battuta.
Fuori, la neve continuava a cadere, producendo fiocchi sempre più grandi e sempre più frequenti. Finito di mangiare, il gruppetto di Seed andò nello stesso posto, che ormai frequentava da giorni.. la biblioteca. Chissà perché, il posto era gremito di gente annoiata e sbuffante. Squall stava ormai terminando un testo al quale si era recentemente appassionato: "Samurai!" di Sakai. Forse, era l'unico nella sala che stava leggendo seriamente. Perfino Rinoa si limitava a sfogliare qua e là.
Intanto, una figura statuaria, vestita di un abito chiaro, avanzava a piccoli passi nella sala. Arrivò vicino a Zell, e gli diede una scrollata alla bionda cresta.
"Ehi! Cosa cacchio stai.." si interruppe subito, alla vista della bionda chioma e dei chiari occhi della donna.
"Ma bene! Vedo che frequentate di più la biblioteca durante le ferie, che durante l'anno scolastico" commentò Quistis.
La biblioteca, in effetti, era gremita di gente. Perfino il campo di addestramento era completamente vuoto, a causa del gelo che aveva causato la morte di numerosi Grat. Nulla da fare, probabilmente, fino all'inizio del nuovo anno.
"Perfetto, direi che la rottura può definirsi a dir poco complet.." Zell venne nuovamente interrotto, ma stavolta dall'altoparlante.
"Qui è il preside Cid che vi parla! Vorrei un minuto della vostra attenzione!" Tutti stettero in silenzio; perfino Seifer, all'angolo, si astenne dal fare battute pungenti.
"Devo darvi alcune notizie.. terribili" dalla voce, si capiva che era provato e che faticava a pronunciare quel discorso "vi aspetto tutti nella sala grande.. tra cinque minuti!".
Trascorso il tempo pattuito, tutti presero posto nella sala grande, solitamente utilizzata per annunciare le missioni ed assegnare decorazioni. Il preside Cid entrò a piccoli passi, con calma e compostezza. Non appena prese posto al centro del palco, una singola goccia di sudore scese dalla sua fronte e raggiunse la spalla. In volto, era chiaramente avvilito e preoccupato.
"Studenti del Garden.. Professori.. Personale di Servizio.." pronunciava le parole ad alta voce, ma quasi a fatica.
"Oggi, come potrete notare, lo studente Cavel Manvell non è fra noi. Il ragazzo è stato trovato privo di vita, nel corridoio di servizio A-5".
I presenti ammutolirono. Bisbiglii di ogni sorta saltavano di bocca in bocca, perfino fra gli insegnanti. Nessuno poteva capacitarsi di una cosa simile.. un morto al Garden di Balamb, una specie di fortezza. Era impossibile.
"Con infinita tristezza, devo purtroppo sospettare di ogni persona in questa sala.. nessuno escluso. Mi rincresce, ma devo vigilare sul bene degli studenti e trovare il colpevole del misfatto. Ho già avvertito le autorità a Balamb.. presto arriveranno alcuni agenti. Nessuno di voi sarà esonerato dal rispondere agli interrogatori. è tutto".
I mormorii nella sala aumentarono. Gli studenti ora dovevano sospettare di tutti, nel Garden. Un morto? Un omicidio, per di più. In fondo alla sala, Irvine si rimise il cappello sulla fronte.
"Vogliamo andare? Credo che sia saggio parlarne fra noi..".
Il nostro gruppo si radunò nella camera di Irvine. Mentre attraversavano il corridoio di vetro che conduceva ai dormitori, videro un paesaggio apocalittico: la neve che continuava a cadere, il sole che rifiutava di mostrarsi.. la città di Balamb, dietro la collina, sembrava un mucchio di figure morte, senza vita, coperte dalla neve e circondate dalla nebbia.
Nella camera del Seed si gelava, dal momento che non avevano ancora riparato il riscaldamento, e dalla finestra si poteva addirittura scorgere, a dire la verità con un po' di fantasia, la Fisherman Horizon, dominante sul mare scuro come la notte.
Irvine prese posto sulla sedia mobile della sua scrivania e si volse verso gli altri.
"Allora.." sospirò "Direi che la situazione è davvero incredibile, senza precedenti aggiungerei.."
"Scusami, Irvine.." lo interruppe Squall, in piedi in mezzo alla stanza "Non vedo cosa ci riguardi a noi di tutto ciò.. pazienza, se la vedranno i militari.."
"Tesoro.." commentò sarcastica Rinoa, seduta su uno sgabello "..non ti ha mai detto nessuno che sei veramente insensibile?"
"Non farmi la predica.. non vedo cosa me ne possa interessare a me! è morto, pace all'anima sua! Contenta ora?" ribattè, come offeso.
"Sei un.."
"Alt! Fermi!" intervenne Zell, seduto per terra con le gambe incrociate "Ci manca solo che litighiamo fra di noi.. in un momento così delicato!".
"Zell ha ragione" soggiunse Irvine "credo che sia meglio fare una bella chiacchierata.. Tutti noi!" aggiunse, fissando Squall.
"Personalmente, non sospetto di nessuno di voi.. a stento lo conoscevamo, quel Manvell" squadrò i presenti "tuttavia, propongo di restare uniti. In questi giorni potrebbe avvenire di tutto.. da parte di tutti.."
"Dah!" bofonchiò Zell "scommettiamo che salterà fuori quel dannato Almasy? Tanto.. Cavaliere della Strega.. pazzo.. ci manca solo assassino, in effetti!"
"Ma tu guarda!" Sbottò Selphie "sempre a dare contro a Seifer.. stai zitto! Potresti spedirlo in galera!"
"Bah! Tanto meglio!" ringhiò il Seed.
Nella camera scese il silenzio più completo. Nessuno dei ragazzi osava scrutare lo sguardo di un altro. La stanza di Irvine era pulita e ben tenuta, tutto il contrario di quella di Zell, e aveva un aspetto invitante. Di fianco al letto, vi era una piccola libreria poco fornita, con qualche suppellettile e soprammobile. A destra della scrivania, leggermente in disordine, una rastrelliera orizzontale era affissa al muro. Vi erano sopra tre fucili, tutti ben tenuti e sottoposti ad attenta manutenzione, e, sotto di essi, una scatola contenente varie munizioni.
Rinoa chiuse quasi gli occhi, tanto era stanca, quando vide che Squall si era messo tranquillamente a leggere.
"Ma che diavolo fai? Con una simile tensione ti metti a leggere?" urlò la ragazza, svegliando Zell.
"Senti, ti ho già detto che non me ne importa! Ditemi le vostre idee e ne parleremo.. ma finora nessuno ha aperto bocca!" replicò lui.
Selphie trasse un profondo sospiro. Non vi era molto da dire, se non di sospettare di tutti. Irvine, di fronte a lei, capì il suo stato d'animo ed era perfettamente d'accordo. Se si ammazzavano e si insultavano fra di loro, che speranze avevano di restare uniti?
"Ragazzi" Irvine mutò il suo tono, interrompendo la discussione "Credo che sia meglio tornare al nostro Tran Tran quotidiano.. solo cercate di non litigare troppo.. o finirete per darvi contro".
I Seed, alcuni di controvoglia, annuirono.
Squall si rintanò nel suo alloggio, con il suo libro. Rinoa e Selphie avrebbero parlato un poco, passeggiando per il Garden. Zell e Irvine, invece, fecero un salto in mensa a fare uno spuntino. La tensione quasi palpabile che si respirava nella scuola era insostenibile. A parte sparuti e isolati gruppetti, nessuno apriva bocca. Tutti si squadravano a vicenda, riflettendo su una sola cosa, una sola domanda.. "Chi?".
Proprio in momenti come questi viene fuori la mediocrità della gente, la sua viscidità e la sua meschinità. In simili situazioni si scoprono le persone veramente vicine.. e quelle più lontane. Il gelo attanagliava il Garden in una morsa d'acciaio. Come se non bastasse, adesso la nebbia aveva preso anch'essa la propria parte, ottenebrando tutto.
Il sole non si mostrava ancora. Sembrava che il mondo fosse in lutto perpetuo.
Squall stava leggendo da un'ora circa. Ormai, gli mancavano solo una ventina di pagine per finire "Samurai!" di Sakai. Quel libro lo aveva interessato parecchio. Non era per la trama, o per i personaggi, ma la figura stessa del Samurai lo intrigava. Sebbene numerosi concetti fossero al di fuori della sua comprensione, il ragazzo li trovava affascinanti.
Era immerso nella lettura, quando un rumore sordo offuscò la sua mente. Qualcuno stava bussando alla sua porta.
"Avanti, è aperto!"
"Scusa per il disturbo" Quistis entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sè.
"Nessun disturbo.. qualche problema?"
"Sono qui per darti il nuovo regolamento provvisorio del Garden" prese dalla cartella rossa che portava con sè un foglio fresco di stampante, e lo porse al ragazzo. Questi diede una lettura veloce alle nuove norme. Tra le tante cose, era stato attivato il coprifuoco per le 21.30, e non c'era la possibilità di recarsi in qualunque luogo che non fosse la mensa, il dormitorio o la biblioteca e comunque mai da soli. Tutte le armi degli studenti erano messe a fermo, e le punizioni notevolmente più severe. Tra le varie forme di castigo, vi era la segregazione, la sospensione, il fermo delle armi permanente e un coprifuoco più severo.
"So che ti sembrerà oppressivo, ma non posso fare nulla. è una circolare del preside Cid in persona" disse la professoressa.
"No, tutt'altro. Sono perfettamente consapevole della situazione.. seguirò il nuovo ordinamento alla lettera, professoressa Quistis".
"Me ne compiaccio.. a dopo Squall".
La professoressa uscì, imboccando la porta della camera e chiudendola dolcemente.


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Gli Angeli Caduti

"Non ce la faccio.. basta!"
Pensieri come questi invadevano la mente di quella povera ragazza, nel buio del corridoio. Si era accorta di avere qualcuno alle costole, ed era scappata nell'oscurità del corridoio C-7. Ora vorrebbe non averlo mai fatto. Correva a perdifiato, perfettamente consapevole che stava trasgredendo ogni regola del nuovo ordinamento.
Ma cosa gliene poteva importare? Era inseguita da qualcosa.. probabilmente un assassino. La speranza in lei non era ancora morta, ma la sua metà realista le sbatteva in faccia le sue vere possibilità di vivere.
"Devo averlo seminato.. posso farcela a raggiungere il dormitorio!"
Vi chiederete perché non rendo noto il nome della ragazza, o non la descrivo nei particolari.. semplice: ella è solo un'altra vittima. Una vittima senza nome, cibo per l'odio del mondo. Quello che tutti noi non vorremmo mai e poi mai essere. La ragazza desiderava disperatamente la vita. Non voleva morire in quel corridoio freddo e buio.
Correva a perdifiato, da circa mezzora. Non mancavano nemmeno una cinquantina di metri al dormitorio.. eppure il suo fisico cedette. Crollò a terra, sfinita. Non poteva chiedere di più al suo corpo e alle sue gambe. Con un ultimo grido di disperazione, iniziò a strisciare. Urlava, ma nessuno la udiva. Non c'era anima viva lì.
Ad un tratto, un rumore di passi si scandì dietro di lei. La ragazza non si voltò.. cercò di alzarsi e di camminare, ma dopo alcuni passi era già crollata nuovamente. Con la paura dipinta in volto, la studentessa si voltò.. e tutto quello che vide fu il rapido baluginare di una lama sottile.. nel buio della notte.
Fuori, il paesaggio non cambiava. La neve continuava a scendere come riso al matrimonio del diavolo. Le uniche cose che si potevano scorgere da una finestra erano le case di Balamb, ormai ridotte a pallide figure scheletriche coperte di neve, e il blando ed impercettibile riflesso di un sole morto.
Fra i meandri della biblioteca, Squall stava scartabellando i vari scaffali, alla ricerca di qualche altra lettura interessante. Seduto di fianco a lui, Irvine gli rivolse la parola.
"Hai sentito.. insomma, di Bessy?"
In piedi su una scaletta, il Seed si limitò ad emettere un verso d'approvazione, senza staccare lo sguardo dai libri.
"Oggi ho incontrato Quistis.. ha detto che ci sarà un'inchiesta, verranno ispezionate tutte le camere".
"Si ho sentito.. a proposito" Squall si voltò verso Irvine e scese dalla scaletta "Come la mettiamo con le tue riviste? Se non sbaglio sono contro il regolamento.."
"Ah.. Beh, che vuoi farci? Non penso che se la prenderanno, in fondo cercano le prove di un duplice omicidio!"
"Già, già.. ma alla fine la Trepe te la farà pagare.. scommettiamo?"
"Non fare del sarcasmo, Squall! Zell e Seifer stanno dormendo. Visto che c'è un poco di pace, vorrei non sentire battute.. almeno per il momento.." a dirla tutta, il tono stesso di Irvine grondava ironia.
I due si diressero verso il dormitorio, chiacchierando di vari argomenti.. ma la discussione ricadeva sempre sulla stessa questione. Ora che ci pensavano un attimo, c'era un assassino nel Garden. Dove potevano essere al sicuro? In nessun posto, dal momento che il killer poteva essere uno dei loro più stretti amici. Nessuno lasciava passare più di un paio di minuti, prima di guardarsi le spalle.
Il nuovo personale non sembrava volerne sapere di arrivare, e così i corridoi del Garden non brillavano più come una volta. Il vecchio splendore delle pareti e del pavimento era ormai un dolce ricordo, nel cuore dei ragazzi. Di questo passo, pensò Squall, gli studenti stessi avrebbero dovuto fare da personale di pulizia. Le luci erano accese, ma fuori non vi era alcun chiarore, sempre e solo la bianca neve, inglobata dal nero dell'oscurità e dal pallido e grigiastro chiarore della nebbia. In quei giorni, l'aria aveva un che di malsano, come di morte.. e lo splendido manto celeste somigliava ora ad una massa di batuffoli di cotone, colorata del pallido e malato grigio della nebbia.

"Molto bene!" tuonò la Trepe, per farsi sentire "Ragazzi, un momento di attenzione! Sono appena arrivate le autorità che si occuperanno delle indagini! Cercate di collaborare, per favore! Nessuno escluso!".
Detto questo, abbassò gli occhi e scrutò uno studente a lei familiare, in terza fila. Una risata sommessa ma generale irruppe nella sala alle sue parole seguenti il discorso: "Capito, Seifer?".
L'altro non la prese benissimo.
In seguito, fece la sua apparizione il classico esercito di agenti in nero. Portavano fucili d'assalto a ripetizione e spade ai fianchi, composte da semplici lame ma con una componente elettronica all'altezza dell'impugnatura, dotata di circuiti e tastierino. Le lame erano come nuove, tirate a lucido e ben tenute.
La loro armatura era composta da pettorale, spallacci, protezioni per la coscia e schinieri. Numerosi punti del corpo non erano protetti ed erano coperti da una tuta nera. I bracciali avevano un'interfaccia digitale, con tanto di comando vocale, e i loro visori emanavano una luce rossa davvero spaventosa. Sembravano appena usciti dal pozzo dell'inferno.
Dopo la destituzione dell'esercito di Galbadia, questa chiese la formazione di un circolo totale di protezione, alle dirette dipendenze di tutti i governi del mondo, che facesse da esercito e vigilanza. Venne quindi formato un dipartimento speciale chiamato "Seraphin", con funzione di supporto militare e polizia interna. I "Serafini" erano gruppi scelti, bene addestrati e altamente motivati. Insomma, possedevano pieni poteri.
Ad un cenno della professoressa, uno di loro salì sul panchetto e prese in mano il microfono. A giudicare dalle piastre dorate sul pettorale, doveva essere il comandante.
"Ragazzi! Ascoltatemi bene!" parlava con tono forte ed imperioso, ma senza la minima traccia di arroganza "Adesso pranzerete come al solito.. dopodichè, avverrà l'interrogatorio! La sera, faremo un giro nei vostri dormitori! Non mi interessa sapere se avete giornali sconci, fumo o cose del genere, ma sappiate che la professoressa Trepe parteciperà alle indagini!".
Se fosse stato un altro momento, probabilmente Irvine avrebbe pianto.
Gli agenti scuri si ritirarono in alloggi provvisori a loro assegnati. Il paesaggio, ora, era ancora più cupo e deprimente, con quelli in giro.
Dalle bocche dei loro fucili d'assalto si potevano sentire le urla dei morti sputare bestemmie e maledizioni contro il mondo, oltre a piangere per le loro mogli e i loro figli. Le loro lame perfettamente lucide grondavano del sangue degli innocenti massacrati durante i saccheggi contro ribelli e rinnegati. Le cora dei dannati, adesso, infestavano il posto con atroci tormenti e grida di vendetta. I presenti più sensibili non restarono più di due minuti in quella stanza.
La neve era un triste presagio.. la morte avrebbe fatto loro visita ancora molte volte. Lo si poteva sentire.


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Terrore

Come lacrime doloranti, i fiocchi di neve cadevano candidi dal cielo in lutto, prima di essere inglobati dal nero della notte.
Sempre che fosse notte, ovvio.. chi poteva saperlo? Stando all'orologio del Garden, erano le sette di sera, ma forse anche lui era sprofondato nell'inebriante ed infinito abisso di follia che ora sovrastava tutti gli abitanti del posto.
Gli interrogatori erano stati assai lunghi, ed ora erano in corso le ispezioni. Gli angeli carnefici camminavano marciando nelle sale del dormitorio, a grandi passi. Squall era sul suo letto.. attendeva con ansietà l'ispezione della sua camera. Non aveva nulla da tenere nascosto, ma non amava gli estranei che frugavano fra la sua roba.
Alcune camere affianco, Zell guardava gli agenti e rispondeva alle loro domande.
"Avete nulla da dichiarare, Mr. Dincht?" chiese uno di loro.
"No, nulla.. controllate pure"
"Siete uscito, di recente, dalle zone protette? Avete mai violato il coprifuoco, in questi giorni?"
"No.. sono sempre stato in mensa, in biblioteca o qui in camera.. non sono uscito"
"Avete alibi?"
"Sono sempre stato con i miei compagni di classe.. Leonhart, Hearitlly, Kinneas e Tilmitt potranno confermar.."
"Non ce né bisogno.." lo interruppe Quistis "garantisco io per lui".
"D'accordo" il caposquadra trasse un profondo sospiro "Qui non c'è nulla.. passiamo alla prossima"
Detto questo, si rivolse a Zell: "Grazie per la vostra collaborazione".
I tre agenti uscirono dalla porta, seguiti dalla professoressa Trepe. Zell chiuse la porta e si sdraiò sul letto.
"Bah, che gente!" pensò "sembrano usciti da un film poliziesco". Si sforzava di non ascoltare la sua testa. Se non ci fosse stata Quistis, probabilmente avrebbe detto la sua su Seifer, a quegli agenti. Eppure cercava di capacitarsi che non poteva essere stato lui, dal momento che le prove erano tutte a suo favore.. nessuna violazione, durante gli ultimi tempi. Del resto, ci teneva a passare l'esame, quest'anno.
Eppure Zell continuava a pensare a Seifer.. quella che era una semplice antipatia, ora si era trasformata in rabbia.. anzi, in odio. Odiava quel maledetto Almasy, per motivi che forse nemmeno lui comprendeva. Si mise su un fianco e, di malavoglia, prese un libro dalla sua mensola.
Provava a non alzare lo sguardo verso la finestra, ma non ci riusciva. Il paesaggio cupo e deprimente non faceva che annebbiare la sua mente.. voleva uscire, come un ragazzino, a correre. "Che tempo da lupi!" pensava in continuazione "ma perché proprio durante le nostre vacanze?!"
Si immergeva nelle parole, ma non ne capiva il significato.. il freddo dei corridoi ora era entrato in camera e Zell si sentiva gelare. "Se non riparano il riscaldamento, ci metto le mani io!" se lo era promesso anche la notte prima.. e quella prima ancora.
Le ore passavano, portando con loro carichi di noia e depressione. La Notte allargava ora il suo mantello, mentre tutto veniva assoggettato al suo volere.
Molti dormivano, ma non tutti.. Squall era sveglio come non mai. Rimirava il suo Gunblade, sigillato nella custodia, con aria di rassegnazione. Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno.
Se usava il telefono interno lo avrebbero scoperto, ed era vietato dal regolamento a quell'ora della notte. Irvine gli aveva procurato uno strano apparecchio, che poteva sfruttare il suo cellulare chiamando a spese del Garden. A dirla tutta, lo aveva dato anche al resto della compagnia..
Squall non poteva fare chiamate all'esterno, poiché l'uscita sarebbe stata individuata, ma poteva sfruttare il telefono interno senza complicazioni.
Prese il suo cellulare, compose il numero e poi si mise sdraiato sul letto. Un dolce e piacevole trillo era udibile dall'altra parte della linea.
Le parole uscirono quiete e armoniose dalla bocca del ragazzo, ma con un tono basso e appena udibile "Rinoa.. stavi dormendo?"
"No.. come si fa? Non ci riesco."
"Già.. senti.. ti va di parlare? Io non lo sopporto questo far nulla, di notte". Aveva ragione, il silenzio era assordante.
"perché no?"
"A te non urtano quelli?"
"Chi?"
"Gli agenti in nero.. i Serafini, o come diavolo si chiamano.. a me danno fastidio"
"A dire la verità.. a me fanno paura. Cioè, non hanno fatto nulla di male.. ma c'è qualcosa in loro che non va! Che non riesco a sopportare!"
"Ti capisco.. oggi sono stati addirittura gentili, ma.. insomma, non li vorrei vicino una seconda volta"
"Senti.. dici che se ne andranno?"
"Non prima di aver trovato il killer, dice la Trepe.. potremmo averli qui anche durante le lezioni"
"umf.."
"Beh.. tra poco è Natale.. godiamocelo, almeno questo!"
"Non sarà facile.. con un assassino in giro, direi che le feste tarderanno a renderci felici"
"Hai ragione.. ma cerchiamo di non cadere in depressione.."
Continuarono a parlare per un po', nel buio delle loro camere.
"Uffa! Ma quanto ci mette?"
Nel buio del dormitorio, una figura in maglione e pantaloni aspettava impaziente. Era un semplice studente, che intendeva violare il coprifuoco, quella notte. Il motivo.. Beh, vi basti sapere che questo tale aspetta una ragazza.
"Accidenti! Qui si gela.. speriamo non facciano la ronda o sono fregato!"
Durante questi pensieri, un rumore di passi lenti e cauti, ma decisi, trafisse il silenzio. Il ragazzo si voltò di scatto, e vide una figura indistinta.. attraverso il buio.
"Merda! Una ronda!" cercò un posto dove rifugiarsi, ma dolci parole lo rassicurarono.
"Calmati, Mark! Sono io.. Geenie!"
Ad una voce così armoniosa e soave, il ragazzo non potè resistere. Si avvicinò a passo sicuro alla figura nera, dicendo: "Geenie! Ti ho aspettato per un pezzo! Allora, cos..".
Avvicinandosi di più, vide che le figure erano due. Per la precisione, una dietro l'altra. Risoluto, ma terrorizzato, Mark si avvicinò, fino a vedere la sua amata ragazza, con le mani legate ed un rasoio attorno al collo..
"Scusami.. mi ha costretto!" piagnucolò lei.
Il ragazzo avrebbe urlato, ma il terrore paralizzava i suoi muscoli. Dalla seconda figura ammantata nell'oscurità, giunse una voce fredda e profonda.
"Ciao ragazzino.. ora faremo un gioco, ti va?"
"S-sei tu.. l'ass.."
"Qui faccio io le domande!"
"D-d'accordo.."
"Dimmi.. una cosa facile facile.."
"S-sì?"
"Come ti sembra la morte?"
A queste parole il ragazzo ebbe un leggero shock.. si aspettava tutt'altro, insomma. Ma capì il significato della sua domanda, anche se non ebbe il tempo di pentirsi della sua stupidità. Il misterioso killer aveva sfoderato, con la mano nascosta nel buio, un fucile d'assalto fumante.. e con quello aveva letteralmente riempito di piombo il corpo dello sfortunato.
Cadde a terra rapidamente, ma per Geenie fu come al rallentatore. Vide la faccia devastata del suo fidanzato cadere a terra, in un lago cremisi. Gocce scarlatte si sollevarono da terra, o schizzarono dalle ferite, ricoprendo la ragazza.
"Mark.." non trovò nemmeno la forza di piangere, eppure.. qualcosa guidò il suo corpo, contro la sua volontà. Con un rapido e deciso strattone, la ragazza si liberò dalle mani del suo carnefice e corse via.
Non vi rivelo ancora nulla sul nostro assassino, ma sappiate che, per lui, riprenderla sarebbe stato gioco da bambini.. ed anche divertente. Tuttavia, lasciò che la ragazza scappasse.
"Ma sì.." si disse "così sarà molto più divertente".
Si girò su sè stesso con una scioltezza soprannaturale, per poi imboccare il primo corridoio vuoto che capitava.
La figura sparì nell'oscurità, portando con sè il silenzioso rumore della morte.


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Tinto di Rosso

"Ehi, Geenie.. ti senti meglio?"
La voce di Quistis risuonava dolce come il miele, alle orecchie della ragazza. Quest'ultima, però, non aveva ancora proferito parola, facendo irritare non poco gli agenti.
Vedendo che uno di loro si stava accingendo a ricominciare l'interrogatorio, la professoressa intervenne prontamente: "Non mi sembra il caso! è già abbastanza scossa.. non penso che dovreste ricominciare ancora!".
"Ma deve rispondere! Potremmo essere ad un passo dal Killer"
"Insomma, non vedete che è talmente terrorizzata da non riuscire a parlare?".
Intuendo la situazione, il comandante diede nuovi ordini ai suoi agenti: "Andiamo, qui si perde tempo! E, come se non bastasse, ne abbiamo poco!".
Ad un suo cenno, tutti i presenti uscirono dalla stanza, tranne Quistis e Geenie.
"Scusali.. sono troppo nervosi.." disse dolcemente la professoressa.
Intanto, con un fazzoletto, puliva il sangue e il sudore dalla faccia terrorizzata di Geenie. Presto, dovette asciugare anche alcune lacrime.
"Posso immaginare cosa ti è successo.. sai, Geenie.."
"P-professoressa... Quistis.."
"Sì? Vuoi dirmi qualcosa?"
"Lui.. non è umano.. non ha la faccia.. non ha la faccia..." Detto questo, si mise a piangere sulla spalla della donna.
Nel corridoio principale, il comandante stava camminando nervosamente, a grandi e rapidi passi.
"State scherzando, spero!" tuonò lui.
Quistis lo inseguiva cercando di spiegargli la versione della ragazza.
"Vi ripeto che non ne possiamo tener conto!"
"Ma perché?"
"perché la ragazza è sotto Shock! Nessuna autorità la prenderebbe sul serio!"
Quistis si fermò sulla soglia del corridoio, disgustata. Gli era sembrata un'ottima persona, quel comandante, ma ora aveva tutt'altra opinione. Tremando al freddo del posto, si lasciò sfuggire una lacrima d'indignazione.
Frattanto, Squall e Irvine erano nell'area di controllo, madidi di sudore. Cercavano di riparare il riscaldamento, ma era impossibile. Era tutto distrutto.
"Dio mio!" fece Squall "ci vogliono dei pezzi nuovi.. chi va a Balamb a prenderli?"
"Molto divertente!" ghignò Irvine "Qualunque cosa sia stata, è forte.. molto forte. Ha spezzato questo tubo da cinque centimetri di spessore.. e, sembra, con un pugno".
"Allerto i beccamorti che potrebbe esserci un mostro nel Garden"
"No, non farlo! I Serafini farebbero due indagini, e direbbero che nulla è successo"
Irvine squadrava il disastro nell'impianto di sicurezza, mentre vedeva i tubi che sprizzavano liquido di raffreddamento. Numerosi, piccoli cortocircuiti erano avvenuti un po' ovunque. Dopo un paio di minuti, i due capirono che l'impianto era definitivamente andato. L'unico rumore era quello della caldaia d'emergenza, progettata per casi del genere. Era un marchingegno risalente alla costruzione del Garden, probabilmente. Una sorta di macinino.
Eppure, nella sua sgangherata forma, la caldaia appariva davvero spaventosa. Gli scheletrici collegamenti erano come la tela di un immenso pericolo, e il borbottio prodotto era davvero agghiacciante. Il liquido di combustione ribolliva, dentro alla pancia della macchina, come nel calderone di una strega.
Irvine si grattò la testa, perplesso. Non rimaneva molto da fare, per il momento. Squall lo attendeva alla porta. Nel buio della sala, il ragazzo dai capelli lunghi si mise in testa il suo cappello a tesa larga. Entrambi i Seed imboccarono la strada per i dormitori, prima di violare il coprifuoco.
Camminavano con calma, nel corridoio di servizio. L'aria si faceva più respirabile e la temperatura si era notevolmente alzata, dopo aver messo in funzione l'impianto d'emergenza. I due amici chiacchieravano armoniosamente, nel silenzio della notte. Ormai, erano le nove passate.
Sembravano felici, fino all'arrivo ai dormitori.
Fino a quando un urlo agghiacciante non lacerò le tenebre.
"C-cosa è stato?" disse Irvine.
"Veniva dalla biblioteca!" Squall guardò il suo amico "dobbiamo fare uno strappo alla regola! Vai a prendere il fucile!". L'altro corse in camera a prendere la sua fida carabina.

Camminavano uno di fronte all'altro, Irvine stava dietro. Procedevano con calma, guidati dai terrorizzanti gemiti provenienti dalla biblioteca. Arrivati alla porta, Squall accostò l'orecchio al legno, e udì degli strani suoni.. come un raschiare.. ed un eco d'agonia, alla fine di ogni volta. Brandendo la migliore delle sue spade, Squall si preparò a sfondare la porta.
Chiamò a sè la sua forza. Con un singolo colpo, abbattè la porta di legno, che cadde con un suono assordante. La scena che seguì, però, tolse ogni forza ai due Seed.
Due figure snelle e scure erano chine su una ragazza, coperta da tremende ferite e ad un passo dalla morte.. come sospesa in un limbo.
Terminato il loro macabro sollazzo, i due videro il giovane ragazzo.. ai loro occhi completamente disarmato.
Non appena levarono i loro esili corpi verso Squall, egli sfoderò la sua arma. Dallo strano oggetto emerse un lampo di luce del colore del cielo, che fece brillare la stanza ,come in una faro nella più truce delle notti.
Il Seed prese la mira per il colpo. Non appena percepì la distrazione in uno di loro due, intuì che il momento era giunto! Per un flebile istante, sentì la lama, il suo cuore e il bersaglio divenire una cosa sola. Non appena vibrò il suo fendente verticale, nel suo volto si potevano scorgere le fattezze stesse della ferocia. Il calore della Lionheart devastò il corpo della creatura, dividendola in due pezzi, con uno squarcio orribile, a vedersi.
Tuttavia, il Seed non potè ribattere il secondo avversario, dal momento che ormai era già a mezz'aria. Ma il dirompente suono di un percussore squarciò il vuoto, fino a penetrare nelle carni del suo bersaglio.. accompagnato da un proiettile di piombo.
La scena, ora, era cento volte più spaventosa. Il sangue nero e malato dei due esseri era sprizzato ovunque. L'aria, dapprima semplicemente fredda, era ora nauseabonda. La lama di luce di Squall era ancora rivolta verso il basso, mentre il Griever pendeva dal suo collo, tintinnando armoniosamente con l'anello della catenina.
Come dal copione di un patetico e noioso film, gli agenti in nero sfondarono nella stanza. Fra di loro, sul ciglio della porta, si poteva scorgere la sagoma di una donna bionda. Squall riconobbe in lei Quistis.

In seguito, la sala fu invasa da studenti ed insegnanti.. svegliati di soprassalto dalle dolcezze dei loro sogni, o dalle tenebre dei loro incubi.


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Tormento e Vendetta

Irvine sedeva nella saletta degli interrogatori, con lo sguardo chino, Squall lo imitava.
Erano perfettamente consapevoli di aver disobbedito al nuovo ordinamento, e non erano nemmeno riusciti a salvare la ragazza. Anzi, portandola in ospedale, non è stato fatto altro che prolungare le sue sofferenze.. fino alla morte, dopo dieci ore di dolore.
Irvine aveva pianto.. aveva pianto, dopo tanto tempo. Sentiva quasi in lui il dolore di quella povera ragazza, unito alla consapevolezza che era stata solo colpa sua. Naturalmente, così non era... ma lui non si dava pace. Squall, invece.. Beh, probabilmente il suo pensiero non venne intuito da alcuno, come sempre.
Quistis entrò nella stanzetta, e si sedette di fronte ai due. Il posto era squallido, spartano e privo di ogni cosa.
"Ragazzi.." ruppe il ghiaccio la donna ".. ottimo lavoro"
"Per cosa?!" si indignò Irvine "per aver fatto patire le pene dell'inferno ad una ragazza?!" si rimise a piangere.
"Non è stata colpa tua.." Quistis si sorprese, vedendo che il tono dolce di quella frase arrivava da Squall.
"Non è stata colpa tua.. né mia. Abbiamo fatto quanto era in nostro potere.. non l'avremmo salvata nemmeno fossimo stati più rapidi che mai!"
"Squall ha ragione.." continuò Quistis "non devi fartene una colpa"
"Lo so.. ma non posso farne a meno! Il suo volto infesta i miei pensieri.. il suo urlo mi tiene sveglio di notte!"

I presenti capirono che il ragazzo era molto scosso.. decisero di rinviare la punizione, e di isolarlo nel dormitorio, per qualche giorno. Mentre camminavano lungo gli sporchi corridoi principali, Squall e Quistis non smisero mai di porsi la domanda principale.. "chi?".
Ma stavolta era diverso. Ora era più.. chi erano quei mostri.
"Pensi ad un'entrata improvvisa? Forse la variazione di temperatura li ha.."
"No, Squall.. sono convinta che è un complotto"
"Cosa? Va bene, sono avvenuti molti omicidi.. ma chi ne trarrebbe giovamento?"
"Non pensi mai al passato, Squall?"
"A volte.."
"Beh.. non pensi mai ai vecchi nemici?"
L'espressione del ragazzo mutò di colpo. "Non scherziamo! Artemisia è esplosa in una voragine di fiamme! L'ho vista io, con i miei occhi!"
"Lo so! Anche io l'ho vista.. ma sento che la sua presenza è qui intorno.. fredda come il ghiaccio, del colore pallido e malsano della morte"
A quelle parole, Squall impallidì. Artemisia? Non era minimamente possibile. Eppure, ora che ci pensava.. un mostro, un braccio destro.. fuggito dal castello.. tornato per vendetta..
No! Non poteva essere! Non poteva essere..

"Zell! Hanno scoperto dei mostri e tu non pensi che a mangiare?"
"Suvvia, Rinoa!" Zell parlava con la bocca piena "non è motivo per abbattersi! Tanto ci sono i militari!" mentre parlava, si abbuffava con la terza porzione di polpette e purè.
"Ho visto quanto hanno fatto, finora!" ribattè Selphie.
La mensa era, ora, un poco più pulita di prima. Alcuni volonterosi studenti avevano ripulito alla meglio molte sale del Garden. Anche il clima era molto più passabile, ma lo spettacolo che si osservava dalle finestre era sempre più desolante.
Ai tre ragazzi al tavolo se ne aggiunse un quarto: Si sedette con calma e compostezza, con il suo vassoio da pranzo.
"Salve ragazzi.." era più mogio del solito, ma sembrava che avesse qualcosa di importante da dire.
"Dal tuo sguardo, ho capito che vuoi aiuto.." commentò Rinoa.
"Sguardo? Ma è sempre lo stesso!"
"Pensa a mangiare Zell" incalzò sarcastica Selphie "Se vuoi ti do anche la mia porzione"
"Si!" detto questo, si rimise a mangiare.
Squall trasse un profondo sospiro, con tutto il corpo, per poi rivolgersi ai suoi amici: "C'è un problema.. un grosso problema".
"Ti ascoltiamo" disse Rinoa, leggermente preoccupata.
"Vedete.. si tratta di Irvine"
A queste parole, il cuore di Selphie le balzò in gola. Era una ragazza dolce, sensibile e molto delicata. Al pensiero che fosse successo qualcosa a Irvine, le si spezzò il cuore.
"C-cosa gli è accaduto?" chiese.
"Lui.. è scomparso"
"Scomparso?" chiese Zell.
"Sì.. da alcune ore. Supponiamo che si sia andato a lanciare in mezzo a quei mostri."
"Ma perché?"
"Vedete.. lui si sente in colpa.."

Mentre Squall spiegava il resto della faccenda al gruppo, il nostro disperso era dietro un serbatoio di liquido di raffreddamento. Si era chiesto se avesse fatto la scelta giusta, a buttarsi nella mischia da solo.
Più volte si era riproposto di tornare indietro, nella sua camera. Molte volte.
Ciò che lo ancorava alla sua intenzione era lo sguardo di quella ragazza. Ciò che Squall e Quistis non sapevano, era che il ragazzo era andato a trovarla in infermeria. Fra la lugubre e raccapricciante atmosfera dell'ospedale, accompagnata dal ripetitivo e disturbante suono dell'elettrocardiogramma, Irvine vide la ragazzina. Aveva si e no sedici anni.
Le aveva portato un mazzo di fiori e un piccolo pensierino, che mise sul tavolo di fianco al suo letto. In seguito, scoprì che si chiamava Marie Valmer, e che aveva iniziato a studiare lì da un paio di settimane. Nonostante gli occhi annebbiati dalle lacrime, Irvine vide la ragazza aprire gli occhi. Li aprì per un istante.. istante che rimarrà impresso nella memoria del ragazzo per il resto della vita.
Irvine avrebbe voluto distruggersi. Vedeva nello sguardo implorante di quella povera creatura, menomata dalle ferite, una richiesta d'aiuto. Richiesta che non venne accolta, da chiunque abitasse il Regno dei Cieli. Alcune ore dopo, Irvine venne a sapere che il suo cuore aveva smesso di lottare.

Ora era lì.
Aveva già ucciso tre di quelle "cose".. il suo fucile fumante gli mostrava la via da percorrere. Era in canottiera e pantaloni multiuso, con i castani capelli liberi al vento. Dai suoi occhi non usciva odio, e nemmeno rabbia.. ma compassione.
L'oscurità gli dava un grande svantaggio, ma lui nemmeno ci aveva pensato. C'erano solamente lui, il fucile ed un'orda di esseri che non meritavano nemmeno di implorare pietà al signore degli inferi. Sapeva quello che doveva fare.
L'immagine di lei, su un letto d'ospedale, ottenebrava la sua mente.. il suo grido lo straziava, portandolo alle lacrime.

Se voleva la pace, per lui e per Marie, doveva guadagnarsela.. con dolore e sofferenza.


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Il Pozzo degli Orrori

Attraversando gli oscuri passaggi del Garden, in passato usati per la ventilazione, Zell e Squall sudavano ed ansimavano. Non avevano la minima idea di dove potesse essere finito Irvine, ma qualcosa di irresistibile li conduceva per quei vecchi e freddi corridoi. Gocce di chissà quale liquido cadevano dalle rugginose aperture, mentre i due camminavano a fatica fra ratti e pozze d'olio.
La speranza di ritrovare il loro amico era forte.. ma dovevano guardare in faccia la realtà: Irvine era solo, probabilmente in mezzo a quei mostri, e al buio.
Quanti ne poteva uccidere? Dieci? Venti? Forse anche di più, ma le munizioni non erano infinite.
"Muoviti Zell!" urlò Squall, decisamente avanti rispetto all'altro.
"Ehi! Ma chi ti dice che Irvine sia davvero là in mezzo?"
"Non protestare e muoviti!"
Saltavano gli ostacoli che incontravano, ma la melmosa strada impediva loro di muoversi agilmente. Ad ogni passo, schizzi di quella roba nauseabonda si sollevavano in aria. Mancava solo una cinquantina di passi, prima di raggiungere le torri di raffreddamento.

"Crepa!" Il fucile di Irvine sputava morte. Non aveva fatto altro che sparare, da almeno un'ora.
Il numero di mostri morti era salito a venti. Percorrendo la sua strada lastricata di cadaveri, il Seed aveva ancora in cuore l'immagine di quella ragazza. Quella figura lo spronava a combattere, aumentando il numero di morti che i diavoli dell'inferno avrebbero dovuto conteggiare, quella notte. Gli spari del suo fucile, accompagnati dal rombo di una salva di piombo, avrebbero richiamato i suoi compagni.. o, almeno questo era quello che pensava. Ma, per quel che gli importava, poteva anche crepare lì. Poteva anche finire i suoi giorni in quel buco schifoso, in quel letamaio.. non intendeva uscire da lì, senza la sua vendetta.. e quella di Marie.
Ormai, il suo fucile bolliva.
Uno sparo dopo l'altro, un morto dopo l'altro.. il ragazzo ritrovava un frammento della sua perduta pace. Ma, dopo che un'infinità di bossoli vuoti tintinnarono sul pavimento, il sonoro ed assordante scatto del caricatore vuoto spezzò in due la tensione di Irvine.
Come un'infida serpe, uno di quei demoni era strisciato alle spalle del Seed e salito in cima ad una torre di liquido.
Con un silenzioso fruscio, si gettò dall'alto verso il ragazzo. Questi, senza perdere tempo, si voltò di scatto, alzando il fucile per difendersi.. tendendolo orizzontalmente.
Il mostro taglio in due la canna con una sola artigliata, come fosse di carta, facendo cadere all'indietro Irvine.
Da terra, questi assestò un calcio al demonio innanzi a lui.. ma ciò non produsse alcun effetto.
"Merda! Crepare così.." furono queste le parole che balenarono nella mente di Irvine, prima che una figura vestita di nero, con una possente lama nella mano, tagliasse in due il suo assalitore. Il ragazzo osservò il guerriero che aveva di fronte.. sul suo Gunblade era inciso un feroce leone, e dal suo collo pendeva leggero il Griever. Ancor prima che questi ebbe il tempo di mostrare il volto, Irvine parlò: "Ce ne hai messo di tempo, Squall.."
"Calma.." rispose l'altro, sorridendo "Preferivi non venissi?"
"Mpf.. quante volte ti devo ripetere di non prendermi sul serio, quando parlo.."
"Sbrighiamoci! Zell sta tenendo a bada i mostri, poco lontano da qui! Dobbiamo correre ad aiutarlo.."
Detto questo, frugò nella tasca interna della giacca e ne estrasse una scatoletta grigia.
"Fatteli bastare, sono colpi esplosivi.."
"Tranquillo, ci ammazzo un esercito con queste"
I due si misero a correre rapidamente, per dare manforte a Zell. Dopo l'interminabile nugolo di demoni, i Seed non si attendevano sorprese. Avrebbero combattuto fino a che l'ultimo mostro non sarebbe ritornato nell'abisso da cui proveniva.
Forse, fu proprio questa sicurezza a tradirli.. dopo aver visto il vero ed unico mostro di questa storia.
Davanti a loro, ergendosi arrogante, il comandante dei Serafini teneva in ostaggio Zell. Di fianco a lui, c'erano due soldati, che tenevano il Seed, e tre dei presunti.. "demoni".
Un silenzio assordante calò nella sala.

"Immagino siate in attesa di una spiegazione, voialtri"
"Sai.. non credo che ci occorra"
Erano tutti assolutamente immobili, ma la battaglia era già iniziata.
"D'accordo.." fece Squall "abbiamo i colpevoli.. manca il movente.. sono davvero curioso"
"Mpf.. stupidi Seed, non ci siete ancora arrivati!"
I due lo guardarono con odio.
"Semplicemente, volevamo voi! Dalla nostra fondazione siamo alle dipendenze dell'esercito di Galbadia. I potenti non hanno scordato la vostra intromissione!"
"Intromissione? Vi abbiamo salvato, distruggendo Artemisia!" commentò Squall.
"Sapete.. i potenti non la pensano così. Ciò che voi ignorate, e che noi aravamo in ottimi accordi con la strega che voi chiamate Artemisia.."
Squall inorridì. Proprio quando scopri di essere piombato nel più profondo degli orrori, scoprì di poter scendere ancora più in basso. Gli venne quasi da ridere.. un mostro di Artemisia, aveva creduto.. "che razza di credulone" pensò.
"Semplicemente, la vostra presenza ci è scomoda. Il nostro obiettivo è riprenderci i territori giustamente conquistati dall'esercito di Galbadia.. però voi avete sventato i nostri piani, ed eravate solo in tre.. i pezzi grossi non amano i rischi".
"E i mostri? Cosa sono? I vostri superiori, per caso?"
"Non dire idiozie! Sono una nuova specie creata dai nostri scienziati.. una nuova stirpe di combattenti perfetti. Quindi li abbiamo testati qui, sarebbero serviti anche per mettervi in condizione di fare azioni stupide.. come questa".
In mezzo alla sala, una furia si accese. Dalla sua posizione di calma, fino a quel momento, Zell esplose in una furia. Con uno strattone, liberò il braccio destro e colse l'occasione per mollare una sventola violentissima al soldato così sbilanciato. In una frazione di secondo, si girò verso il secondo. L'altro non ebbe nemmeno il tempo di capire di chi era la gamba.. che gli aveva spezzato in due la schiena.
Ergendosi vittorioso dai due corpi esanimi, il Seed assunse una posizione di guardia.
"Spiacente, Seed.." il comandante fece per sollevare il fucile d'assalto, ma una taglio netto di Gunblade lo tagliò in due. Con tre rapidi movimenti, controllati dal principio alla fine, la lama del Revolver squarciò la carne dei tre abomini neri, di fianco a lui.
Di seguito, tese la punta contro il collo del comandante: "La situazione pare essersi ribaltata.."
Prima che quest'ultimo potesse proferire parola, un calcio bene assestato lo buttò a terra.. era Irvine.
"Ma che.."
"Zitto!" mise il piede sull'inguine del comandante, si abbasso sulle ginocchia e infilò il suo fucile nella bocca del traditore.
"Ora puoi parlare.." disse Irvine "implora pietà e ti lascio vivere"
"P-ph-ieth.."
Mentre quel verme pronunciava quelle che sarebbero state le sue ultime parole, nel ragazzo si fece di nuovo viva l'immagine della ragazza.. ma questa volta non era sola.
Attorno a lei, vi erano tutte le anime in pena.. e le loro urla echeggiavano nella stanza. Quelle che al primo impatto potevano sembrare cora di dannati.. erano in verità voci di pace.."
"P-ph-ieth.."
"Non ti sento.. parla più forte.."
Il tuono esploso dalla canna del fucile di Irvine pose fine alle grida nella sua mente.


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Il Cavaliere Invincibile

"Forza Irvine.." disse dolcemente Zell "dobbiamo andare.."
Avevano appena aiutato il ragazzo esausto a rialzarsi, quando i Seed udirono un deciso rumore di passi.. una marcia, una danza di piedi rabbiosi.
"Zell.. porta Irvine fuori di qui!"
"Ma Squall! Tu cosa.."
"Ubbidisci!"
Zell si chetò: "D'accordo.." e, mentre correva con Irvine in spalla, urlava "e non azzardarti a crepare, capito?!"
Un sottile sorriso apparve sulle labbra del "lupo solitario".
Si voltò.
I soldati in nero, armati dei loro fucili e delle loro spade d'assalto, avanzava crudele verso di lui. Come i fanatici religiosi o i Samurai fedeli, l'esercito privato di Galbadia era pronto a riceverlo.

"Ce la fai Zell?"
"Si! Non.. preoccuparti!" disse ansimando il Seed.
Ormai i due avevano raggiunto la fine delle vecchie condutture, e potevano vedere uno spiraglio di dolce luce, fuori dall'ultima porta.
Le pesanti ante si aprirono di scatto, quando Zell e Irvine entrarono di soprassalto.
"Professoressa Quistis!"
"Che.. che succede?!"
"Ci sono problemi! Enormi problemi!"
La donna abbandonò le sue pratiche, e si alzò dalla scrivania.
"Dove vi devo seguire?" disse, risolutamente.

Cadaveri coperti di ogni sorta di ferite arrossavano la putrida stanza, in disuso da anni. Armi spezzate e distrutte giacevano ovunque, vicino ai loro proprietari. Tutto era unito, in un'agghiacciante lago scarlatto. In mezzo a quella carneficina, una lama ben nota ai tre si ergeva, infilata in un'armatura. Il suo possessore era seduto di fianco ad essa, con le spalle al muro.. sembrava non respirare.
"Squall!" urlò Quistis.
Gli corse appresso ed iniziò a scuoterlo, urlando e piangendo.
"Squall! Svegliati!"
".. smetti di fare baccano.."
Questa frase era sfuggita alle labbra del Seed a terra. Il suo volto era coperto di sangue, ma il suo radioso sorriso lo rendeva bellissimo.
"Sai.. quei fucili mi hanno quasi reso sordo.. un po' di silenzio.."
Detto questo, si abbandonò alle braccia della donna.. e svenne, in un dolce sonno.


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L'anima del Cielo

"Sai.. alla fine ce l'ho fatta"
Era una ridente giornata. Dopo la fine di tutto quel trambusto, si scatenò una vera e propria crisi di potere, e l'ordine dei Serafini venne distrutto e dimenticato. Irvine camminava già bene, solo era leggermente scosso.. ma solo un po'. Del resto, era già passato quasi un mese.
L'aria era dolce e fresca, accompagnata dalla luce di un sole nuovo, a lungo agognata da tutti. Aveva smesso di nevicare, e il paesaggio pianeggiante di Balamb sembrava una splendida cartolina di Natale.
A proposito di Natale.. era arrivato anche quello, e tutti stavano già pensando che regali fare ai propri amici.. compresi i nostri eroi, ormai ripresi dai giorni dell'incubo. Solo Squall zoppicava leggermente, ma per il resto era a posto.
Il paesaggio era ridente, colmo di felicità, e dalla neve sbucavano i alcuni fiori invernali.. bianchi come il latte o colorati dell'azzurro del cielo.
Guardando in alto, si potevano scorgere bianche e paffute nuvolette.
Irvine si inginocchio di fronte alla lapide, poggiando a terra un mazzo di fiori celesti come la felicità, che ora impregnava il cuore di tutti.
Alla fine aveva vinto.. il resto era solo un conteggio di cadaveri.

"Sono felice di essere ancora qui.. mi dispiace solo che tu abbia finito la tua vita così.. male.."
Si mise una mano sul viso, per asciugarsi alcune lacrime.
"Ma.. spero che quello che ho fatto ti sia sufficiente. è una magra consolazione, lo so.. ma spero che ti basti".
Detto questo prese il suo cappello, poggiato sulla lapide, e se lo mise in testa.
Si girò su sè stesso, per poi ritornare al Garden.
Mentre camminava sulla strada innevata, ammirò gli uccelli volare nell'azzurro del cielo.. le risate dei bambini che giocano. Su tutto ora, splendeva una luce nuova.
Rimirando i germogli dei fiori invernali, Irvine era felice. La giustizia degli uomini aveva un colpevole.. quella dei morti anche. Sì.. poteva definirsi felice, come non lo era stato da molto tempo. Aveva ritrovato la pace.

Il suo, era un sorriso di vittoria..



Fine

 

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