Mercil, il demone dragone
  ● Autore: Sir Kefka

Cento anni eran passati, e cento ancora, da quando Tidus terzo, l'ultimo della sua dinastia, era morto, e la pioggia aveva bagnato egualmente sia il giusto che l'iniquo, ma a quel tempo i giusti scarseggiavano..
La protagonista di questa storia è una donna di nobile lignaggio, lontana discendente di un certo re Tycon, e quindi della regina Lenna che gli era succeduta, ma purtroppo la loro casata era stata infangata fin troppo da quei tempi (FINAL FANTASY V), ed era ormai andata in malora come tutto nel mondo.
Difatti la discendenza di Lenna era andata perduta quando, durante l'ultima battaglia contro Exdeath, Lenna era morta [attenzione, può non essere accaduto, non l'ho ancora finito]. Gli storici avevano costatato che quella nobile casata si era interrotta con la sua morte, non essendo stata ancora resa nota la qualità del sangue di Faris: ella era la perduta sorella di Lenna, e quando quest'ultima morì, Faris decise di non assumere il comando del loro regno, che fu retto dai Sovrintendenti per i lunghissimi secoli a venire.
Ormai, la discendente di quella casata lavorava per un'altra nobildonna, dimentica delle sue superbe origini, e svolgeva i più umili compiti per vivere.
Sposata tre volte a sporchi ottusi maiali, era stata mollata non appena loro avevano trovato i soldi nascosti da lei con tanta fatica, tutti e tre.
Oramai non credeva più nell'amore, e così si era rifugiata nel lavoro per quella puzzolente nobildonna, discendente di una famiglia poco più che in miseria, ma anche pochi soldi in quel mondo erano una fortuna strabiliante..
Per agevolare la lettura di quei pochi che si sono avventurati ad aprire questa storia, la protagonista si chiama ed è identica a Rinoa, anche se ormai la sua innata bellezza era dissimulata dal duro lavoro d'anni.
Ma lasciamo un attimo Rinoa per spiegare il titolo: come certamente (non) saprete, "Dragone" è una specializzazione dei personaggi in alcuni FINAL FANTASY, che è purtroppo completamente scomparsa dal VI. Un dragone è un valoroso cavaliere, la sua arma è una lancia, e nel V il protagonista era un dragone. Chiusa parentesi.
Rinoa era una donna sola, che viveva in casa della spocchiosa madama Butterfly, farfalla solo di nome, perché era grassa come Pavarotti.. Il marito era Parsifal Butterfly, vanaglorioso cavaliere della Seconda guerra dei Magi [la prima accadde veramente, fra il quinto ed il sesto FINAL FANTASY, durante la quale battaglia la magia fu perseguitata e quasi totalmente distrutta] ingiustamente pluridecorato. Si era, infatti, nascosto per tutta l'ultima battaglia, non si mosse di un millimetro paralizzato dalla fifa, fu trovato e decorato, ma si svegliò solo due mesi dopo essere tornato invocando: "MAMMA!"
Insomma erano una famiglia ignobile che sarebbe finita, nella polvere dalla quale proveniva, pochi anni dopo.
-RINOA! -madama Butterfly strillava sempre come un'aquila, anche quando non c'era alcuna fretta, ma Rinoa era sempre costretta a correre da lei mollando tutto quello che stava facendo.
-Mi è caduto lo scialle, raccoglilo.
Rinoa aveva sempre più voglia di defenestrare madame, era sfruttata e malpagata, non aveva un attimo di tregua, e..
Mi sono dilungato abbastanza a descrivere la sua situazione, comincia la storia vera e propria.
Rinoa guardava con la testa inclinata, pensando, fuori dalla finestra.
Stava sempre così quando, esausta, staccava dal lavoro, la rilassava. Guardava la gente passare frettolosamente sotto la pallida luce dei vecchi lampioni, rincasando.
Accese distrattamente una candela, non riusciva a dormire senza, si coricò e chiuse lentamente gli occhi guardando la luce della candela sfocarsi e diventare sempre più piccola, finché finalmente non li serrò.
Tuttavia non dormì quella notte, e pochi mesi dopo, rinchiusa in una torre altissima, riflettè che se fosse riuscita a dormire, nulla sarebbe successo..
Soffriva infatti d'insonnia, perché madame l'aveva "chiamata", non avendo visto che era vicina, e l'urlo le risuonava in testa da settimane.
Si alzò di soprassalto, le era sembrato di sentire la signora chiamare, ma era solo una civetta di passaggio.. andò, per tranquillizzarsi, alla finestra.
Quello che vide la sorprese.
Un uomo basso in soprabito giallo ed un dottorino calvo rovistavano in un cassonetto, ma quello che la interessò era poco più lungi: uno degli antichissimi tombini, chiusi da sempre secondo i più anziani, era aperto ed emanava una luce piuttosto forte, che la attirava.
D'un balzo fu al pianterreno, infilò distrattamente le ciabatte, indossò il leggero soprabito e spalancò la porta, corse fuori e..
Tutto si fece buio, le tenebre la avvolsero e dormì infine.
-Glab, ma che cavolo è..
Rinoa era nauseata dall'afrore emanato dalla stanza, e la sua parlantina fluida era corrotta dal sonno.
Fu improvvisamente abbagliata dalla luce che sembrava essere emessa dalle ricurve pareti.
-Darn!
Si coprì gli occhi col braccio ed attese; tentò di alzarsi lentamente appoggiandosi ad una parete sempre tenendosi riparata, infine aprì con cautela gli occhi.
Ebbe il tempo appena di chiedersi dove fosse, che un agghiacciante barrito la sconvolse, facendola cadere nuovamente in ginocchio con gli occhi sbarrati ma incapaci di vedere.
Un brivido le percorse la schiena quando uno stridulo urlo di capretta le spezzò il cuore, e la gettò nel panico più nero; ed in più, ad inquietarla, c'era la consapevolezza di essere diventata completamente cieca..
Brancolò nel bianco latte che era diventata la sua visuale, non vedeva che quello, e trovando solo mura viscide che correvano avanti e dietro a lei scelse una direzione e cominciò a camminare appoggiandosi e tentennando ad ogni passo.
Pochi passi e si trovò per terra: si preoccupò non poco quando ebbe sbattuto ad un qualcosa di duro ed irremovibile che le si parava davanti. Ci mise non poco a capire che era un muro, la fine del corridoio, e deridendosi prese l'altra direzione.

...

Garfield, intanto, malinconico, conduceva la sua legione all'insediamento militare, per discutere con gli altri due generali riguardo la battaglia che si prospettava all'alba del giorno seguente...

....

Mercil era stanco. Era stato per anni un re, potente e rispettato, e tuttavia mai dispotico. Un re equo e valoroso, il cui padre e fratello erano molto fieri; ma era tanto, troppo tempo prima...
-In cosa mi sono trasformato? -la sua voce era roca e profonda come sempre era da quando era cambiato, ma ora c'era anche ribrezzo e pena, oltre che rammarico. Si guardava impietosamente, guardava la sua mano sinistra, tutta artigli e scaglie, dall'alto del suo trono sulla cima del Mondo Dopo il Disordine.

....

Rinoa brancolava nella luce, sbattendo e cadendo di tanto in tanto ma poi sempre rialzandosi e riprendendo la sua strada, finché non arrivò ad una scaletta (ci sbattè molto forte contro, ma sorvoliamo). Decise che non avendo scelta doveva salirla, lo fece e si trovò di nuovo all'esterno di quel tunnel; appena uscita sospirò sorridendo felice, quel sorriso fu subito cancellato: cadde a terra e svenne.

....

-Signore! Signore! -il milite, che si chiamava Jonny Leonheart e che era un discendente di un seed senza saperlo, e che sarebbe morto polverizzato da una rudimentale granata tre giorni dopo, era esausto per la corsa che aveva fatto, recava notizie per il suo generale provenienti dal fronte.
-Parla... -Garfield sedeva al tavolo del consiglio di guerra attendendo gli altri generali, sbuffava arrabiato.
Jonny deglutisce ansimando -i nemici... Hanno sconfitto la nostra avanguardia...
Garfield, impassibile -superstiti?
-Nossignore...
Garfield sospirò. -che gli uomini si preparino a partire entro stanotte, dobbiamo serrare i ranghi e attaccare come un sol uomo. Che si preparino, prima possibile, sei congedato soldato.
Saluto militare, e subito dopo il soldato sparisce fra le tenebre, la sua voce urlante giungeva ancora sommessa all'orecchio del generale...

.....

Con un sospiro Mercil si alzò, andò alla finestra e si mise in piedi sulla cornice.
Balzò fuori.
E' da notare che la torre di Mercil era la torre più alta mai costruita, molto più alta di qualunque altra cosa a quel mondo, proprio per dare l'idea della sua superiorità.
Quando atterrò le sue gambe inguainate nei parastinchi di corallo non si piegarono quasi, aveva affinato la tecnica "jump" in tutto quel tempo che era stato un Dragone dell'Esercito Demoniaco... Ed il suo livello era ormai immenso.

....

-Glab, ma che cavolo è..
Rinoa era nauseata dall'afrore emanato dalla stanza, e la sua parlantina fluida era corrotta dal sonno...
Rinoa si trovò nuovamente nella situazione di prima e, miracolo, ci vedeva di nuovo!
Fu improvvisamente abbagliata dalla luce che sembrava essere emessa dalle ricurve pareti.
E tutto riebbe inizio... Cominciò a dubitare della sua sanità mentale al terzo tentativo, rimase ferma per varie ore a piangere per terra.
Il sole sorse su quella terra dimenticata da dio, ma Rinoa ovviamente non se ne avvide; passò molto tempo prima che capisse che c'era un'altra via: dietro alla scala contro la quale aveva sbattuto tante volte c'era un vuoto, e si accorse che il corridoio continuava.
Proseguì, e dopo un po' mise il piede in fallo, cadde in un baratro profondo e... Si svegliò in un abbagliante locale, diventò cieca, e...

....

Passate in rassegna le armi e gli equipaggiamenti delle truppe, il generale Garfield preparò se stesso per la battaglia: Crystal Shld, Genji Helmet, Genji Armor e la Murasame; era infatti un samurai. Come relic optò per un Ribbon ed un Offering.
Preparatosi, iniziò la sua consueta passeggiata a mani dietro la schiena davanti alle truppe schierate, pensando all'inutilità di una guerra del genere, una battaglia contro quello che l'uomo aveva temuto sin dalla notte dei tempi, il Male vero e proprio...
"morte assicurata" pensava mestamente guardando quei poveri soldati, alcuni fieri ed impettiti, altri in lagrime... Ma tenne per sè quei pensieri, era un generale, e doveva infondere coraggio nei suoi uomini nonostante volesse rannicchiarsi in un angolo buio a piangere anch'egli...
Purtroppo le preoccupazioni del generale erano più che fondate: fatta eccezione per alcuni veterani, i suoi soldati non erano che agricoltori strappati alle campagne, che non avevano idea di cosa fosse una spada, figurarsi le armi Magitek... D'altronde nessuno aveva ormai idea di cosa fossero, venivano meramente usate senza cognizione, e senza sfruttarle al meglio.
Gli altri due generali dei Returners, oltre a Garfield, sarebbero dovuti già essere al campo di battaglia il giorno prima con i loro eserciti, e Garfield sapeva che erano stati sconfitti, lo sentiva nel profondo dell'anima, sapeva che erano tutti morti ed era rimasto totalmente solo; anche il re era morto, avvelenato dal proprio figlio, ed ormai si confabulava che Garfield fosse il nuovo re... Ma nessuno esprimeva il proprio pensiero chiaramente, perché Garfield era stato molto affezionato al re ed aveva personalmente eseguito la condanna al principe traditore: sul posto, appena scoperto, gli aveva tagliato la gola, e nessuno aveva avuto il coraggio di fermarlo a corte quando era voluto andare via col proprio esercito, alla volta del paese nemico.

.....

Mercil passeggiava tranquillo, tutti lo salutavano con profondissimi inchini, perché era il dominatore incontrastato del mondo intero.
Soddisfatto, entrò a Doma, il suo castello delle vacanze, che ormai era sgombro dai fantasmi dell'anima di Cyan... Era stato proprio lui, prima di cambiare, a salvare, insieme ai suoi amici, l'anima di Cyan Garamonde dalla dannazione eterna, moltissimi anni prima, quando ancora non era... Così.
Il castello di Doma era ormai piuttosto diroccato, ma è comprensibile, essendo l'unica costruzione umana che abbia mai resistito così tanto alle intemperie, l'ingegneria moderna (molto arretrata) l'aveva momentaneamente salvato. Sarebbe crollato di lì a pochi giorni, ma, ignari di questo fatto, i lacchè di Mercil si avvicendavano affannosamente al suo cospetto per riverirlo, per quanto all'imperatore del Mondo non importasse di tutti quegli inchini e delle giovani che cercavano di concupirlo, considerandosi egli un morto: lui, infatti, considerava la sua vita finita quando era diventato... Così. Non aveva desideri terreni, voleva solo dominare ed uccidere a sazietà.
Ogni mese i migliori combattenti del mondo erano mandati dai propri villaggi al cospetto del demone, a gruppi di venti, e dovevano combatter fino alla morte; inutile dire che cadevano come mosche, ormai Mercil non si divertiva più a polverizzarli, e cominciava a prendere in considerazione l'idea di aumentare il numero a quaranta, ma sapeva già che non si sarebbe divertito ugualmente...
Scese nei sotterranei nascosti del suo castello delle vacanze, entrò in un corto tunnel che sboccava in una sala più larga dove stavano le sue armi, prese una golden lance e girò la maniglia di una piccola porta. Quella porta conduceva ad una scala apparentemente interminabile, che iniziò a scendere velocemente.
Arrivato alla fine della rampa entrò in un locale un po' più largo, pieno dei suoi scudi, ma preferì non prenderne veruno e proseguire direttamente verso la nuova rampa di scale, che lo fece scendere ancora di più nelle viscere della Terra.
Attaccò l'ultima rampa dopo aver preso un relic invece di due, e scelse solo un Safety bit, conoscendo la natura dei mostri; erano quelli dei mostri molto forti, che usavano, fra le altre potenti magie, anche magie mortali, da qui la scelta del relic.
Quella rampa lo portò ad una robusta porta di ferro, la aprì e si ritrovò infine al centro della Terra.

....

Rassegnata alla sua cecità, Rinoa stava ferma davanti al baratro che l'aveva uccisa già una volta, seduta sul bordo penzolando i piedi.
Sospirava rumorosamente e sbatteva i piedi alla dura roccia; tutt'a un tratto il piede sinistro si incastra: una nicchia! Si gira e scende su quella specie di gradino col piede destro mentre con l'altro cerca più in basso... Incappò in un'altra nicchia, e la flebile luce della speranza riapparve nel suo povero ed ormai arido cuore...
Non era rimasta, infatti, neanche una debole traccia della bontà d'animo della sua antenata Lenna, e la dolcezza della sua omonima non l'aveva toccata; inaridita dai tempi che correvano, il fiore della sua enorme dolcezza potenziale non si era schiuso...
Cominciò la sua difficoltosa e disperata discesa verso il centro della terra...

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Garfield, vedendo che non c'era traccia dell'avanguardia che aveva mandato tempo prima ad esplorare, condusse rassegnato le truppe alla pugna; l'esercito nemico si estendeva come un oceano per il campo di battaglia, un'enorme quantità di rossi usberghi era tutto ciò che si riusciva a distinguere fra le lunghe lance e le alabarde sguainate, luccicanti all'accecante sole di mezzodì...
Quel demoniaco esercito era perfettamente schierato e fiero, non c'era alcuna paura nei loro sadici e stupidi occhi sporgenti; ridevano, quei diavoli, deridevano l'ultima speranza degli umani, indegna effettivamente di essere chiamata speranza...
Fiero e nerovestito, il generale nemico si riconosceva da lontano: i suoi occhi scintillavano di intelligenza, il tipico nemico degno di essere rispettato, che non sottovaluta mai il proprio nemico per quanto ridicolo e malconcio...
Era una giornata di caldo terrificante: tutti i demoni avevano gettato via le proprie inutili bardature e cotte varie, ma nonostante morissero anche i coyote per il caldo, l'esercito umano sudava freddo... La natura continuava incessantemente il proprio giro naturale, le cose proseguivano nel mondo assolutamente non curanti delle guerre terrene, dell'odio umano, perché quelle erano cose effimere: la natura sarebbe comunque sopravvissuta, niente perdurava tanto da poterla disturbare; pigramente continuava a far cadere le foglie agli alberi, a tessere le proprie insidiose ragnatele, a farsi, alla fin fine, solo i fatti propri...
Mentre Garfield guardava il generale nemico, costui si volse verso il suo nemico: una lotta si accese nei loro occhi, la battaglia che si sarebbe tenuta di lì a poco era nulla in confronto, la guerra era iniziata ed infuriava negli animi dei due intelligenti strateghi, il vincitore di quel duello psicologico probabilmente avrebbe anche vinto la battaglia, e gli eserciti non sapevano che quando si sarebbero lanciati all'assalto la loro storia sarebbe già stata scritta...

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Quattrocentododici fanti, settantasei cavalieri ed un generale, l'esercito di Michael Armstrong era ormai di dimensioni ridicole, ma fiero, perché vittorioso in battaglia.
Michael si teneva la sua fascia blu, segno distintivo del comando, premuto contro il fianco, ormai di un colore più rosso che altro...
Era stato colpito di striscio, durante un'incursione a cavallo, dalla lancia di un demone, la cui testa era caduta pochi istanti dopo; nonostante ciò la ferita bruciava, e sarebbe rimasta un enorme cicatrice, se Michael fosse sopravvissuto abbastanza da vederla cicatrizzarsi.
Si dirigevano, più claudicando che camminando, verso una nuova battaglia: un ambasciatore li aveva infatti avvertiti che, al fronte, il generale Garfield era partito alla ventura, senza alcuna possibilità di scampo, verso il nemico, e Michael aveva deciso di andare ad aiutarlo per via dell'antica amicizia che li legava; era partito appena vinta la battaglia che era costata la vita a tre quarti delle sue truppe, era un disperato intervento il suo, e lo sapevano tutti... Ma tutta quella guerra era una stupida illusione, dettata dalla incomprensibile tendenza umana a non darsi per vinta, a continuare a lottare nonostante la manifesta illogicità del solo pensare di poter fare qualcosa per non perdere... Questo era quel che rimuginava con rabbia Mike stingendo la criniera del suo cavallo bianco e socchiudendo gli occhi per il vento della velocità.

....

Stremato, Garfield cadde in ginocchio tenendosi il cuore; si avvide con allegria che anche il suo antagonista si accasciava al suolo con una smorfia... E svennero entrambi.
Urla per il campo umano: -Che accade? -guardate là, guarate là! -Garfield è morto! -siamo fottuti! -ma chi è stato? -bastardi, saranno stati quei cornuti!
E poi un urlo unanime si levò nel campo, pieno di coraggio:
-AMMAZZIAMOLI!!!!!!!!!!!!
Le trombe di guerra squillarono ridondando per gli sterminati campi incolti, i vessilli del generale Garfield furono issati, ed un'orda di umani si riversò come un fiume in piena nel campo della battaglia [la Piana della Battaglia, hehehe...], dove si stavano simultaneamente precipitando i demoni, dentro al cui campo si era scatenato lo stesso parapiglia che s'era verificato in quello umano.

....

La battaglia infuriava già da tre ore quando, fra braccia e gambe tranciate da corpi sia umani che demoniaci, e tra alcune irriconoscibili carcasse martoriate, il generale Michael posò di nuovo, per la prima volta da quella mattina, piede a terra, e lo posò proprio accanto a Garfield.
Si chinò su di lui e lo raccolse fra le braccia: sapeva già cos'era successo, ed il fatto che fosse lì riverso non poteva che significare che la guerra era persa, lo sapeva bene... Con le lacrime agli occhi comandò la carica ai suoi poveri soldati stremati, con una rabbia così inaspettata in un uomo che sarebbe morto poco dopo per un'infezione, che obbedirono. Le mani che brandivano le spade intrise di sangue rappreso erano stanche lungo i fianchi, ed i piedi non avevano alcuna sensibilità, ma furono costretti a precipitarsi con foga contro il nemico...
Di quella guerra non si ebbe notizia in alcun luogo della terra, perché si sa he la storia la fanno i vincitori... Ma nessuno tornò sulle proprie gambe alla propria dimora di quelli che avevano combattuto, né quel giorno né quelli a venire.
Morirono tutti, sia demoni sia uomini, e nei due regni tutto continuò come se nulla fosse accaduto: gli ignari cittadini del globo continuarono a vivere felici nella loro ignoranza per altri cinquemila anni; sporchi, puzzolenti e scorretti anni, il sole agonizzante, quasi spento, si vide molto poco sulle fronti corrugate dallo sconforto di quegli strani esseri che abitavano quel luogo una volta conosciuto come Terra. La bontà che c'era un tempo non esisteva più, la rabbia e la tristezza erano gli unici sentimenti a proliferare.
Un giorno, mentre i bambini piangevano, la gente moriva ed uccideva, commetteva ogni genere di reato totalmente impunita e convinta di fare il giusto, tutto, su quel pianeta dimenticato da Dio, cessò di esistere all'improvviso e per caso, così com'era cominciato...

....

Rinoa arrivò al fondo del crepaccio: la sua cecità le aveva affinato l'udito, e si avvide di un ribollire, che seguì fino ad un fiume di lava dove si fermò.
Disperata cercava con l'udito una via d'uscita, quando una voce da vecchio libro polveroso proruppe:
-Hei, tu!
La voce di un essere umano dopo tanto tempo la riempì di felicità, subito soppressa dalla paura: che ci faceva lì un'altra persona? Pensò alla fuga, ma non aveva idea di dove fosse, e le sue capacità non erano abbastanza sviluppate, così stette ferma ad aspettare.
Un'altra voce, giovanile, chiese:
-Che c'è, sei sorda?
L'inconsapevole ironia delle parole del giovane la colpirono...
-No, sono cieca...
Da parte del giovane le cadde addosso un silenzio carico di stupore, mentre il vecchio libro, palesemente più intelligente, le si avvicinava con passo deciso, poi disse:
-Che ci fa una bella signora come voi in un cotal brutto luogo?
-Beh...
- Ma scusatemi, non mi sono presentato: il mio nome è Gogo, e mi ritengo un discreto conoscitore della storia, mentre il mio giovane amico qui accanto si chiama Sabin, un culturista...
L'occhiataccia di Sabin verso Gogo era palpabile nell'aria.
-Sono un monaco, -fece deciso il giovane- Sabin Rene Figaro, fratello del re Edgar Roni Figaro ed allievo prediletto di Duncan, al vostro servizio.
Con un impacciato mezzo inchino -Rinoa Heartilly, molto piacere -si presentò a loro.
Gogo pose una mano sulla spalla di Rinoa -ebbene, mia cara signora, se volete uscire possiamo aiutarvi noi...
-Lo fareste? -la speranza crebbe nel cuoricino della povera Rinoa.
-Se ci farete l'onore di unirvi a noi...
-SI!!!!!!!!
Sobbalzando, Sabin sgranò gli occhi... E poi proruppe in una fragorosa risata. -allora benvenuta nel nostro gruppo!
-Allora -disse lento Gogo con la sua voce più profonda -andiamo, la strada è lunga ed irta di pericoli, e dobbiamo affrontarli... Per quanto duri dobbiamo continuare a lottare, e se cadiamo ci dobbiamo rialzare, perché la speranza è tutto quello che ci rimane...
Sabin lo guardava con occhi ottusi, e, presa per mano Rinoa, si avviò dicendo con voce roca ed un po' disgustata: andiamo, muoviti!
Scomparvero tutti e tre, Gogo in coda, fra i tortuosi meandri di lava che costituivano un lunghissimo tunnel, che conduceva, infine, al centro della Terra... Ma lasciate che questa sia un'altra storia!



Fine

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