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SPOILER ALERT

Attenzione: l’articolo contiene grossi spoiler sulla storia dell’originale FFVII e su quella di FFVII Remake!

 

Indice

  1. Chi l’avrebbe mai detto
  2. I Guardiani del Destino
  3. Interferenze nel Destino: Sephiroth, Aerith e le visioni di Cloud
  4. La singolarità
  5. Sconfiggere il Destino

Chi l’avrebbe mai detto

Chi l’avrebbe mai detto che, concluso Final Fantasy VII Remake, ci saremmo ritrovati a riflettere, discutere e speculare sulla sua storia e, soprattutto, sulla sua conclusione. Eravamo ben pronti al cambiamento (probabilmente più nel gameplay che nella trama), ma – siamo onesti – di tutto ci aspettavamo fuorché l’introduzione di così radicali elementi di novità. Che si tratti di un bene o di un male in termini assoluti è ancora presto per dirlo, ma la cosa certa è che ci troviamo di fronte all’ennesima dimostrazione – semmai se ne fosse avvertito il bisogno – del coraggio (qualcuno potrebbe dire follia) di Square-Enix, che pur di fronte ad un successo e ad un plauso del pubblico pressoché scontato ha comunque deciso di rischiare e abbracciare quel che, in fondo, costituisce la spina dorsale della saga Final Fantasy: il cambiamento.

In ogni caso, al netto di ogni giudizio e di ogni valutazione su quanto le sia riuscito questo esperimento e su quel che può significare per il futuro del Progetto Remake, una cosa è certa: in queste ultime settimane centinaia di giocatori si sono sbizzarriti nell’elaborare teorie di ogni sorta, nel creare ipotesi, nel ricercare dettagli, dialoghi, sfumature da collocare all’interno di una impalcatura di senso. E in fondo, questa è già un’esperienza che non tutti i videogiochi sono in grado di offrire.

E dunque, cominciamo.

 

I Guardiani del Destino

I Numen, o Guardiani del Destino. Si tratta proprio di quella radicale novità di cui parlavamo prima, da cui, a catena, discendono tutti gli interrogativi irrisolti e le perplessità regalateci da questo Remake.

I Guardiani del Destino intervengono durante tutta l’avventura di gioco per “condizionare”, apparentemente, degli eventi, più o meno importanti. Chi si approccia per la prima volta al settimo capitolo Final Fantasy con questo Remake non può naturalmente sapere o capire in che termini questi strani esseri volanti intervengono, per quanto risulti evidente che rispondono ad una logica precisa ma ancora ignota. Non sono nemici né alleati, talvolta ostacolano ma talvolta aiutano i protagonisti.

Ma per i giocatori dell’originale Final Fantasy VII la cosa è lampante: i Numen agiscono per ricondurre la storia sui binari di quella già dispiegatasi in FFVII, che a quanto pare rischiava di “deviare” dal suo corso durante il Remake.

Ad esempio, dopo il primo attentato al Reattore Mako, gli Avalanche decidono di escludere Cloud dai giochi e di portare avanti da soli la seconda missione. Questo, però, cozza con gli eventi di Final Fantasy VII, ed ecco che i Numen intervengono e feriscono Jessie alla gamba, in modo da metterla fuorigioco e rendere necessaria la presenza di Cloud. La storia che abbiamo vissuto ai comandi di Cloud, nel Remake, aveva – in qualche modo e per un qualche misterioso motivo (ci torneremo) –  deviato dagli eventi già noti ai giocatori di FFVII, aveva deviato dal “destino” (che a quanto pare coincide proprio con quella storia), e questo ha reso necessario un intervento correttivo dei suoi Guardiani.

Gli esempi possono moltiplicarsi a dismisura, e per eventi ancora più “fondamentali”: le sorti di Wedge, che si salva dal crollo del pilastro (in cui soccombeva nell’originale FFVII) e che i Numen, in seguito, spingono irrimediabilmente verso il suo destino (fatale? Sembrerebbe di sì); le sorti di Barret, che un misterioso Sephiroth – ne parleremo più avanti – trafigge a morte e che i Numen riportano letteralmente in vita (!), perché gli eventi di FFVII vogliono il leader di Avalanche ancora vivo e vegeto; le sorti del Presidente Shinra, che non viene eliminato da Sephiroth nel suo studio, in quella celebre e macabra scena presente in FFVII, ma che comunque, anche a causa dell’intervento dei Guardiani, finisce per andare comunque incontro al suo destino ultimo. Lo stesso Biggs, sul pilastro in procinto di crollare, viene avvolto dai Numen che sembrano volerci rallentare, per impedirci di prestargli un soccorso tempestivo.

I Numen quindi intervengono a salvaguardia di un Destino già scritto nel suo esito e nei suoi snodi fondamentali, per “correggere” una storia che da esso tentava di deviare.

 

Interferenze nel Destino: Sephiroth, Aerith e le visioni di Cloud

Il “Destino” già scritto, come dicevamo, sembra proprio coincidere con la storia dell’originale Final Fantasy VII. Ed in effetti è letteralmente una storia già scritta e vissuta da noi giocatori.

Ma perché in questo Remake la storia sembra deviare dal suo corso predefinito?

C’è qualcosa che interferisce con il Destino?

Naturalmente sì.

*rullo di tamburi*

Sephiroth.

(colpo di scena per nessuno)

Il nostro affabile Soldier leggendario, come ricorderete, sin dagli inizi della storia originale di Final Fantasy VII riposa già bel bello nel Lifestream, letteralmente immerso nel Lifestream, al centro del nucleo vitale del Pianeta. Qui è arrivato dopo essere stato trafitto e scagliato da un giovane Cloud, recluta Shinra, all’interno del Reattore Mako. E da qui il Soldier sfrutta il Lifestream per entrare in contatto con i soggetti infettati dalle cellule di Jenova: gli uomini malati vestiti di nero ma anche il nostro Cloud, reduce dagli esperimenti condotti dalla Shinra che su di lui ne hanno fatto abbondante uso con le iniezioni di mako.

Conosciamo già i poteri di controllo, fisico e mentale, che Sephiroth è in grado di esercitare sul nostro Cloud, la cui mente è peraltro particolarmente debole per via del suo passato (gli esperimenti, la perdita del mentore Zack, il volerne essere l’eredità vivente e la conseguente confusione circa la propria identità).

Anche nel Remake Sephiroth fa largo uso di questi “poteri” offertigli dal Lifestream. Si insinua nella mente di Cloud nei momenti più disparati, gli induce visioni e allucinazioni, si mostra a lui, in alcune occasioni sembra addirittura controllarlo per dei brevi istanti.

Rispetto a quanto accadeva nell’originale Final Fantasy VII, però, qui Sephiroth fa di più: non si limita a “parlare” e a “mostrarsi” a Cloud, ma gli fa vedere dell’altro, gli mostra delle visioni, stralci di quelli che noi giocatori sappiamo essere eventi ancora da verificarsi. Gli mostra stralci non tanto del futuro quanto piuttosto del “destino” e dei suoi eventi fondamentali: gli attimi che precedono la morte di Aerith e Meteor, per citare due dei principali.

Ma come fa Sephiroth ad avere cognizione di questi eventi? Come fa a conoscere il destino già scritto ma non ancora verificatosi?

Una possibilità – ribadiamo che ci troviamo nel campo delle ipotesi e delle speculazioni – è che questa conoscenza gli derivi proprio dal Lifestream in cui è immerso.

Sappiamo già (ce lo spiega Bugenhagen a Cosmo Canyon) che il Lifestream è il flusso vitale del Pianeta, che il Pianeta indirizza dove c’è più bisogno, portando quella scintilla che innesca la vita nelle creature. Che si tratti di un uomo, di un animale, di un fiore, non fa differenza: tutte le creature posseggono in sé un guizzo vitale che gli deriva dal Lifestream e che in esso ritornerà dopo la morte. Per questo i reattori Shinra, che estraggono il Lifestream ma non lo reimmettono in circolo, perché lo consumano per produrre elettricità, stanno progressivamente uccidendo il Pianeta.

Sappiamo anche, però, che il Lifestream non contiene genericamente “la vita”, ma piuttosto “le vite”, cioè delle vite specifiche, con i loro ricordi, i loro sentimenti, le loro emozioni, che le creature portano con sé dopo la morte. Il flusso vitale trascina con sé queste vite e queste informazioni e nuovamente le reimmette in circolo. Le indirizza altrove, secondo un disegno che non può definirsi casuale ma che, forse, è già predefinito, è già scritto.

Il Pianeta sa già che quel soffio di vita andrà in quel dato luogo e in quel dato tempo, che ritornerà al Pianeta in quell’altro luogo e in quell’altro tempo, che poi tornerà a dare la vita in superficie in quell’altro luogo e in quell’altro tempo ancora, e così via fino alla fine della storia. D’altronde sappiamo anche che il Pianeta ha già dimostrato di essere senziente e di avere una propria volontà, ad esempio quando riconosce il pericolo e genera le Weapons per difendersi.

La vita che scorre lungo il Pianeta, allora, non è più solo la vita “qui e ora”, ma è la vita inserita in un “progetto” ben preciso, inserita nel destino.

Sephiroth, dal cuore del Pianeta, ha accesso privilegiato alle conoscenze del Pianeta: da lì vede, sente, le vite che gli scorrono attorno e che lo attraversano, percepisce la loro essenza e ne vede anche il destino. Vede il destino di tutte le vite del Pianeta, e in ultima analisi vede il destino del Pianeta stesso.

Ed è quello che mostra a Cloud, dopo la battaglia finale: il Pianeta destinato a scomparire nella galassia, e lui con esso.

Se, quindi, Sephiroth può vedere il destino delle vite, della vita, del Pianeta, questo ci spiega come faccia a conoscere eventi che devono ancora verificarsi: sono eventi futuri ma sono eventi già scritti, già fissati nel destino.

Soprattutto, questo ci spiega le visioni di Cloud, che vede scorci di questi eventi grazie all’influenza, alla “interferenza” che Sephiroth è in grado di generare nella sua mente, sfruttando le cellule di Jenova presenti in lui.

Inoltre, questo, a ben vedere, ci spiega anche come faccia Aerith a conoscere più di quanto dovrebbe. Riesce a farlo perché, in quanto Antica, è in grado di “parlare” con il Pianeta, di accedere ad alcune delle sue infinite conoscenze. Lo abbiamo notato tutti e, no, non è soltanto questione di una spiccata empatia del personaggio, in grado di leggere perfettamente l’anima di chi le sta accanto e di avere quindi sempre pronte le parole giuste da pronunciare. Capiamoci: questa empatia estrema è un tratto caratteriale tipico di Aerith, presente sin dall’originale Final Fantasy VII e che, anzi, nella localizzazione occidentale è andato perduto a causa di una traduzione inglese purtroppo frettolosa, che ne ha appiattito il carattere rendendo purtroppo incomprensibili o paradossalmente del tutto prive di empatia alcune sue battute.

Ma qui, nel Remake, c’è di più. Aerith conosce letteralmente delle informazioni che non dovrebbe conoscere, per quanto il gioco si preoccupi sempre di lasciarci un dubbio sulla fonte delle sue conoscenze.

Attenzione, non “conosce il futuro” perché “viene dal futuro”, conosce piuttosto frammenti del destino perché è il Pianeta a comunicarglieli. Magari in un disperato grido di aiuto, o magari Aerith può averne accesso a prescindere in virtù della sua natura di Cetra. Chissà.

Facciamo qualche esempio.

Non appena Cloud precipita sul tetto della Chiesa dei Bassifondi, Aerith sa già (e lo dice subito ai Turks che irrompono poco dopo) che si tratta di un Soldier, informazione mai esternata da Cloud. Certo, potrebbe averlo dedotto dal vestiario del guerriero o dai suoi occhi intrisi di mako.

Ma la ragazza dice anche, sempre rivolgendosi ai Turks, che Cloud è un “tuttofare” (mercenario nei dialoghi inglesi, “merc”), compito che Cloud ha assunto soltanto di recente e soltanto all’interno del Settore 7, di cui Aerith di certo non poteva sapere nulla. “E’ il mio sesto senso. Indovino sempre”, si affretta a spiegare lei, quasi a giustificarsi.

Ancora, dopo l’incontro con l’uomo malato vestito di scuro che cagiona a Cloud una allucinazione, il protagonista le spiega che Sephiroth, l’eroe leggendario che tutti credono morto, è ancora vivo. Qui Aerith assume un’espressione triste (sebbene i suoi occhi non siano, sapientemente, inquadrati dalla telecamera) e interrompe subito il discorso, voltando le spalle a Cloud e mettendosi in cammino (“Ah… dici?”). Una reazione davvero insolita se proveniente da qualcuno per cui Sephiroth non dovrebbe significare proprio nulla, ma che acquista senso se vista nell’ottica di chi, in quanto Antica, ha accesso alle conoscenze del Pianeta, tra cui il suo destino. 

La consapevolezza di Aerith del proprio destino fatale, peraltro, spiegherebbe anche perché la ragazza sia così determinata nel voler attraversare il Bivio del Destino ed entrare nella singolarità, per cambiare il fato già scritto. Lei è l’unica, insieme a Red XIII (che ci dice avere acquisito parte delle conoscenze di Aerith dopo che lei lo ha toccato in fronte) a sapere cosa fare, a sapere cosa significa entrare nella singolarità e, soprattutto, perché è così importante farlo.

Ma se Aerith, in quanto Antica, riesce a “parlare” con il Pianeta e quindi ad ascoltare la sua voce e la sua conoscenza, come se fosse uno “spettatore” privilegiato con accesso alla zona VIP, Sephiroth invece sembra poter fare di più.

Sephiroth riesce a sfruttare il Lifestream e le cellule di Jenova presenti negli uomini infetti e in Cloud per apparire e per “agire”. In effetti, Sephiroth non si limita ad assistere: Sephiroth interviene, agisce, prova a modificare il Destino che lo vede soccombere. Addirittura offre a Cloud un’alleanza proprio a questo scopo.

Ed è qui che entrano in gioco i Numen, chiamati a correggere le interferenze che, a catena, con effetto domino, Sephiroth sta generando nel mondo.

Come il Pianeta genera le Weapon per difendersi dai nemici che ne mettono in pericolo il Lifestream, allo stesso modo il Pianeta genera i Numen per difendersi dai nemici che ne mettono in pericolo il Destino. Per correggere le sue interferenze e ristabilire l’ordine già scritto degli eventi.

 

La singolarità

Ed arriviamo infine al capitolo finale del Remake. Dopo l’adrenalinica fuga in moto da Midgar, i nostri personaggi entrano nella singolarità per sconfiggere il Destino.

Ad una prima occhiata, sembrerebbe che Aerith faccia ricorso ai propri poteri per “creare” il portale verso la singolarità. In realtà, è ben possibile che Aerith non crei nulla ma si limiti a “svelare” la singolarità già generata da Sephiroth, che si trovava proprio in quell’esatto punto.

Ma perché mai la presenza di Sephiroth dovrebbe dar vita a una singolarità?

Il concetto di singolarità è applicabile a tantissime scienze e campi del sapere, ma nel nostro caso parliamo di una singolarità gravitazionale, ossia di un punto in cui la curvatura dello spazio-tempo tende a un valore infinito. Per dirla in altre parole, e grazie al nostro astrofisico di fiducia Lori, “è un qualunque punto dello spazio-tempo (quindi un qualunque istante di tempo o una qualunque porzione di spazio o una qualunque porzione di spazio in un qualunque istante di tempo) in cui una legge fisica non è rispettata o produce risultati insensati”.

Nel caso del Remake, è come se il destino fosse un “unicum” temporale, una corda, un fiume che scorre (un Lifestream?). Se questo viene distorto o accartocciato, per l’intervento di massicce interferenze esterne, si creano come dei “buchi” in esso (dei buchi nel continuum) che sono effettivamente delle singolarità. E’ quello che accade, in effetti, nel caso dei buchi neri: lo spazio-tempo si contorce e si accartoccia sempre più, a causa della massa infinitamente grande che lo distorce, e finisce col “bucarsi” in un punto, un buco nero, che rappresenta a tutti gli effetti una singolarità.

Nel Remake, l’elemento di disturbo, l’interferenza nel Destino, è rappresentata proprio da Sephiroth, che appare in più e più occasioni alterandolo e tentando di deviarne il corso.

La Ultimania di FFVII Remake ci dice che il Sephiroth che appare in questo punto, nel punto in cui si trova la singolarità, è un Sephiroth inedito e misterioso, diverso da quello apparso nelle visioni o nei ricordi di Cloud, che il giocatore non è ancora in grado di comprendere non disponendo di informazioni sufficienti.

Possiamo immaginare che questo Sephiroth sia proprio quella “massa”, quella interferenza infinitamente grande che distorce il flusso del Destino fino a generare la singolarità, un luogo in cui il tempo e lo spazio non seguono le regole ordinarie ed in cui, quindi, è possibile affrontare il Destino. Non a caso, il suo scopo, come dice a Cloud, è proprio quello di cambiare la storia già scritta, per evitare la disfatta propria e (sembrerebbe, per quanto non è certo che questo gli importi davvero) del Pianeta.

Sconfiggere il Destino

Ed ecco che ci troviamo di fronte al Bivio del Destino, il Crocevia al di là del quale non esiste più un Destino già scritto. Le parole di Aerith descrivono splendidamente questa situazione: è la libertà più assoluta ma è anche l’ignoto, che spaventa, “come un cielo senza fine”.

Per arrivarci dovremo combattere, stavolta letteralmente, il Destino e i suoi Guardiani.

All’esito della nostra battaglia – di cui non discutiamo sul piano tecnico e del gameplay, nonostante ci sarebbero tante cose da dire – il Destino viene sconfitto. Non c’è più un cammino già tracciato, le nostre azioni non saranno più condizionate. Davanti a noi c’è la libertà, e allo stesso tempo c’è l’ignoto. Il respiro e la paura.

Ma che cosa significa avere sconfitto il Destino?

Possiamo formulare e immaginare diverse ipotesi, nessuna delle quali però sembra esente da punti deboli.

 

Ipotesi 1)

Il Destino, da noi sconfitto, a partire da quel momento smetterà di intralciare – nel bene o nel male – le nostre azioni. Questo significa che la storia dei personaggi, da quel momento in avanti, è ancora tutta da scoprire, ma significa anche tutti gli interventi del Destino avvenuti fino a quel momento resteranno in piedi.

Ad esempio, Barret, riportato in vita dai Numen dal colpo di Sephiroth, resta in vita anche dopo la disfatta del Destino.

Ma come si spiega allora la visione di Biggs, malconcio ma in vita, alla fine del gioco? Se i Numen ci hanno impedito di salvarlo, e se questo loro intervento – precedente rispetto alla loro sconfitta – mantiene validità, anche le sorti di Biggs dovrebbero restare immutate. Biggs dovrebbe essere morto (quantomeno per il banale fatto di essere precipitato da decine e decine di metri di altezza insieme alle macerie di un Pilastro).

Possiamo ritenere allora che:

 

Ipotesi 2)

Il Destino, da noi sconfitto, cessa semplicemente di esistere lungo tutta la linea temporale. Non c’è più un Destino, o meglio, è come se non ci fosse mai stato né ci sarà: né prima né ora né in futuro. I personaggi sono liberi, interamente liberi di fare le scelte che desiderano e di forgiare la propria storia, del tutto ignota, con le proprie mani. Se è così, tutti gli eventi – anche passati – che hanno seguito una certa piega solo per l’intervento del Destino, dovrebbero mutare radicalmente.

Ad esempio, in Final Fantasy VII: Crisis Core abbiamo trascorso ore ai comandi di Zack, lo abbiamo potenziato e guidato lungo innumerevoli battaglie. Compresa l’ultima, la più celebre, contro i mille soldati Shinra. Armati di tutto punto, ci siamo lanciati nella mischia gridando di dover difendere l’onore dei Soldier, ed eppure… abbiamo perso. Inspiegabilmente, abbiamo perso.

Questo evento, la nostra disfatta, la morte di Zack… era forse voluto dal destino?

Se la risposta è affermativa, una volta eliminato il Destino dai giochi… viene meno anche la necessità della morte di Zack. Ed ecco una possibile ragione del perché, nelle sequenze finali, vediamo Zack vivo e vegeto. Era il Destino a volere Zack sconfitto, nonostante il Soldier avesse tutte le capacità per vincere quella tremenda battaglia: eliminato il Destino, eliminata la sconfitta.

Questa lettura, che vede il Destino eliminato da ogni punto della linea temporale, spiega anche le parole di Aerith prima di varcare il fatidico Bivio. La ragazza è spaventata non soltanto perché davanti a lei si prospetta l’ignoto, ma anche perché, dice, una volta attraversato il Crocevia e sconfitto il Destino, nessuno di loro sarà più lo stesso.

Cosa significa? Come è possibile non essere più sé stessi l’istante dopo aver sconfitto il Destino?

Una spiegazione possibile ci viene proprio dall’ipotesi che stiamo esaminando: se eliminare il Destino significa annullare tutti i suoi “interventi”, allora sconfiggendo il Destino abbiamo modificato non solo il futuro, ma anche il passato, perché abbiamo “riscritto” gli eventi eliminando l’influenza che il Destino vi aveva esercitato. E viene da sé che, modificando il passato di una persona, quella stessa persona cambia radicalmente. Eliminato il Destino dalla linea temporale, ciascuna persona ha un passato diverso, quindi è una persona diversa.

Inutile soffermarci su quanto gigantesche possano essere le ripercussioni su Cloud e sulla sua psiche, se si elimina l’evento della morte di Zack. Il guerriero non sarà più inconsciamente vinto dal pensiero di esserne l’eredità vivente, non confonderà più i propri ricordi con quelli del Soldier, sarà semplicemente una persona diversa.

Questo naturalmente porta a una serie potenzialmente infinita di domande: perché Cloud porta con sé la Buster Sword Spada Potens, simbolo dell’eredità di Zack? E perché Aerith combatte al suo fianco, e non al fianco del suo primo amore? Si tratta di interrogativi aperti ma che non negano questa ipotesi, perché non ne riguardano il fondamento ma soltanto le conseguenze: potrebbero in teoria avere una soddisfacente risposta (forse) da parte degli sviluppatori.

A mettere in crisi questa ipotesi sono invece altre osservazioni. Una vale per tutte: se tutti gli interventi correttivi del Destino, lungo tutta la linea temporale, sono stati annullati… per quale motivo Barret, salvato proprio dai Numen, è ancora in vita?

Altra possibile ipotesi:

 

Ipotesi 3)

Abbiamo già visto che, oltrepassato il Bivio del Destino, i nostri eroi si ritrovano dentro una “singolarità”, un punto dello spazio-tempo in cui si una legge fisica non è rispettata o produce risultati insensati. Qui, in questo preciso punto dello spazio-tempo, il Destino viene eliminato. Le conseguenze, stando alla definizione di singolarità, possono essere sorprendenti o insensate, potrebbero letteralmente essere qualsiasi cosa.

Volendo provare a superare le criticità alle due ipotesi che abbiamo visto prima, potremmo immaginare che l’implosione del Destino abbia generato lo scoppio incontrollato nello spazio-tempo di una pluralità di linee temporali, una per ogni punto (nello spazio e nel tempo) in cui il Destino aveva messo lo zampino.

Quindi Zack è sì vivo, ma lo è in un’altra linea temporale, creatasi dopo la nostra vittoria, in cui il Destino non agisce. Barret è vivo nella nostra linea temporale, linea in cui è stato salvato dai Numen, ma non lo è nella linea temporale parallela in cui il Destino è stato messo fuorigioco. Eccetera.

L’ipotesi delle plurime linee temporali potrebbe essere confermata anche dalla diversa estetica di Stamp, il cane mascotte della Shinra, che vediamo in bella vista su un pacchetto sospinto dal vento. Eliminare il Destino da quella linea temporale può avere inciso in vari modi, modi che è complesso anche solo immaginare, persino sulla Shinra.

Oppure si potrebbe ritenere che la nostra vittoria all’interno della singolarità abbia dato vita non a molteplici linee ma “solo” ad una seconda linea temporale (parallela alla nostra) in cui il Destino non è mai esistito né esisterà. Una linea di libertà assoluta. Una linea di cui al momento non sappiamo nulla se non che in essa Zack è vivo e che, quindi, potenzialmente, potrebbero essersi verificati e potrebbero verificarsi ancora degli sviluppi e degli eventi assolutamente inediti e imprevedibili. Tutto è possibile.

Inutile ribadire che ci troviamo nel campo delle speculazioni e delle ipotesi più sfrenate e che l’unica risposta “vera” non potrà che provenirci dagli sviluppatori, nelle Parti successive del Progetto. Nulla ci impedisce, però, di ragionare e divertirci insieme. A voi la parola!

Rinoa Heartilly

Il mio nome è Anna e ho creato il Rinoa's Diary nell'ormai lontano 2001, stregata (ha-ha) dall'ottavo capitolo Final Fantasy. Da quel momento, l'amore per la saga non mi avrebbe più abbandonata.

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