Il progresso e le sperimentazioni nel campo dei videogames sono inarrestabili, e già da qualche tempo le attenzioni di produttori e sviluppatori sembrano concentrati sulla tecnologia VR, virtual reality, nel tentativo di offrire al giocatore un’esperienza di gioco quanto più immersiva possibile.
Da un lato, Sony ha fatto tanto parlare di sé con il PlayStation VR; dall’altro, Microsoft non sta certo a guardare. Complice la sua decennale esperienza su hardware e software, la casa di Redmond ha sfornato HoloLens, un “computer ologorafico indossabile” le cui potenzialità applicative sono praticamente infinite.
Microsoft HoloLens è un visore di realtà aumentata in grado di sovrapporre all’ambiente che ci circonda un’interfaccia virtuale con cui interagire in naturalezza. Ha la caratteristica di essere un dispositivo del tutto “stand alone“, ossia in grado di funzionare in modo autonomo, senza cavi o connessioni con altre piattaforme. Si compone infatti di CPU (processore), GPU (chip grafico), un HPU (Holographic Processing Unit) e di una miriade di sensori avanzati deputati a “leggere” l’ambiente e i nostri comportamenti: sensori di luce, di inerzia, 4 telecamere ambientali, 4 microfoni, and so on.
Potenziando l’idea alla base di Kinect, il nuovo HoloLens è in grado di realizzare un modello 3D dell’ambiente che ci circonda, creando ologrammi mostrati come veri e propri oggetti, tra i quali sarà possibile muoversi naturalmente.
Il motivo per cui ne parliamo è presto detto: l’utente Twitter @tanufuku ha mostrato come HoloLens può implementarsi a titoli già esistenti per PC e Xbox, regalando al giocatore un primo assaggio di quella full immersion che diverrà realtà nei prossimi anni. Nel video che segue, l’interfaccia di Final Fantasy XIV Online viene suddivisa su più schermi virtuali, in modo da mantenere la visuale sempre sgombra da quell’effetto di “affollamento di finestre” che affligge un po’ tutti i MMORPG: mappa, inventario, Duty finder, elenco quest, schermata del personaggio e molto altro ancora.
Si tratta naturalmente di un’integrazione “basica” su un titolo creato anni fa e non sviluppato intorno a questa tecnologia, il che ci lascia soltanto immaginare quali possano essere i livelli di immersione ambientale offerti da un gioco che, invece, ne faccia pienamente uso.