Skip to main content
search

Alle pagine di “Play”, Yoshinore Kitase, director di Final Fantasy VII e VIII e producer di quelli odierni, risponde ad alcune domande fatte dalla rivista.

Play: Perché avete scelto di rifare Final Fantasy X invece di, per esempio, Final Fantasy VII? C’è qualche particolare affezione al titolo da parte di Square?
Kitase: E’ attualmente possibile giocare tutti i Final Fantasy fino al IX su PS3 o su PC, ma per i giochi PS2 è piuttosto difficile giocarli sull’attuale hardware. Per questo abbiamo pensato di utilizzare FFX, il primo FF nostro per PS2, come HD remaster per PS3.

Play: Avete cambiato molto (o qualcosa) in termini di gameplay, oppure è puramente un rifacimento visuale?
Kitase: Il gameplay in sé è essenzialmente fedele all’originale. Comunque, le versioni di FFX e FFX-2 usate sono le International, rilasciate solo in Giappone finora. Questo significa che ci saranno molti contenuti extra, come il “Creature Creator” di FFX-2, che sarà disponibile per la prima volta per i Nord Americani e gli Europei, e penso che sarà un grande cambiamento per i giocatori.

Play: Ci saranno delle nuove feature che sfrutteranno la connessione PS3 e PSVita, separatamente o uno con l’altro?
Kitase: Beh, non sarà possibile connettersi online con altre persone, ma sarà possibile utilizzare il cloud save del PSN per portare i salvataggi da PS3 a PSVita. Questo significa che, se avete entrambe le versioni, potrete giocare a casa alla versione PS3 e continuare fuori con la versione PSVita.

Play: Se l’esperimento funzionerà, farete lo stesso con altri giochi?
Kitase: Ci piacerebbe tantissimo avere una versione PSVita per FF XII. Spero che questo HD remaster ci aprirà grandiose possibilità nel futuro.

Final Fantasy XII

Play: La PS3 ci sembra logico, ma perché pensi che PSVita sarebbe una buona console per i vostri giochi?
Kitase: La scena del mondo ludico è molto cambiata rispetto a quella di dieci anni fa, e i giocatori di oggi, che sono cresciuti con gli smartphone, adesso portano questi dispositivi con sé e vogliono giocare ovunque e in ogni momento, non solo quando vanno fuori casa, ma anche quando restano tra le mura domestiche. Anche in bagno! Per questo teniamo PSVita in alta considerazione, per consentire questo stile di gioco. In aggiunta a questo, un altro vantaggio è un meraviglioso display LCD che permette di raggiungere la versione PS3 in termini di qualità grafica.

Play: Quanto associate il brand “Final Fantasy” alla Playstation?
Kitase: Beh, noi ci siamo associati a varie compagnie in tutte queste generazioni, e non pensiamo davvero che un gioco o una serie sia “solo per una specifica piattaforma”. Il franchise “Final Fantasy” ha raggiunto molte piattaforme durante la sua vita. Comunque, penso che l’impressione che ha lasciato Final Fantasy al mondo è che il brand sia associato con Playstation. Siamo ovviamente grati per ciò, al punto che abbiamo stretto una grande relazione con Sony in questi anni.

Play: Avete avuto dei problemi nel tradurre il linguaggio di gioco per le nuove piattaforme?
Kitase: Sapevamo che PS2 era una grande piattaforma. Certamente, PS3 e PSVita hanno delle migliori caratteristiche, ma con l’Emotion Engine come core, la PS2 aveva davvero delle ottime performance a livello grafico. Abbiamo usato quel motore grafico al massimo quando creammo il gioco, e questo ci ha permesso di raggiungere dei risultati visivi che non avremmo potuto ottenere coi metodi standard. In parole povere, quando abbiamo convertito FFX, abbiamo avuto molti problemi perché non potevamo riconvertire semplicemente nel nuovo formato.

Play: Pensi che lo stile tradizionale dei jRPG ancora regga in un mercato che vuole sempre provare cose nuove?
Kitase: Se limitassimo la conversazione a Square Enix, potrei dirti che non è nostra intenzione rimanere nei binari del “jRPG tradizionale”. Per esempio, i nostri nuovi due giochi, Lightning Returns: FFXIII e Final Fantasy XV, si distaccano molto dal tradizionale, per poter provare cose nuove. Se guardiamo al Remaster di FFX e FFX-2, chiaramente non abbiamo implementato un nuovo gameplay, ma abbiamo mantenuto il loro valore, proponendoli come titoli da giocare nella generazione corrente. Guardando alla cosa da un differente punto di vista, sento che questa tipologia di giochi ha qualcosa di “ineffabile” che è stato dimenticato da molti giocatori moderni e quindi, paradossalmente, questi giocatori potranno approcciarsi a loro in modo nuovo. Non sono forse le cose davvero interessanti quelle che riescono a mantenere alto il loro valore e a non essere dimenticate con il cambiare dei trend e delle generazioni?

Play: Infine, se c’è qualcos’altro che vuole aggiungere, dica pure!
Kitase: In realtà vorrei fare una domanda a voi! Di recente ho avuto un sacco di domande sul termine “jRPG“, che è stato visto sotto luci negative e positive. In entrambi i casi, il fatto che questi titoli si possano identificare come “Giapponesi” penso sia una buona cosa. Spesso sento il termine “Stile Occidentale” usato come antagonista a “Stile Giapponese“: siamo affascinati da questo contrasto, e vorrei chiederle se esiste anche un differente “Stile Britannico” o “Stile Europeo“? Per esempio, nel mondo del cinema ci sono i film Hollywoodiani che, rispetto ai film britannici o francesi, mostrano chiare differenze di “personalità”. Se guardiamo alla musica, anche tra la musica britannica quella e americana notiamo queste differenze. E lo stesso per lo sport: per esempio, le sensazioni delle Indy car sono diverse da quelle della Formula 1. Ed è così per ogni tipo di cultura, di arte, di sport. Anche se noi usiamo il termine “Occidentale” per fare di tutta l’erba un fascio, è chiaro che Nord-Americani ed Europei sono differenti. Così come sono differenti quelli giapponesi. Tuttavia, quando si parla di giochi, non vedo questa grande differenza tra produzioni Nord-Americane e produzioni Europee. Non posso fare a meno di pensare che tutto ormai si è ridotto ad uno “stile americano”, dove vanno per la maggiore gli FPS e i TPS. Personalmente ritengo che per far prosperare il settore ludico come una forma d’arte o di cultura bisogna valorizzare le diversità tra le varie regioni. In questo spirito voglio cercare di far risaltare sempre di più il nostro stile giapponese nei nostri titoli. Mi piacerebbe molto conoscere dagli europei il nome di un gioco che rappresenta davvero il popolo Europeo e che sia davvero radicato nella loro cultura. Per favore, voglio davvero saperlo! Per inciso, il gioco che io ho sentito come il “più europeo” è stato Alone in the Dark, rilasciato da Infogrames 20 anni fa.

 

Lascia un commento

Close Menu