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Il brano di Sora incluso nel volume Kingdom Hearts Character Files è una rilettura di due sequenze del primo capitolo numerato che i giocatori ricorderanno di certo. Ambientate nell’Isola del Destino, si collocano nelle prime battute di gioco, quando Sora, Riku e Kairi discutono della zattera che li porterà via, alla ricerca di mondi sconosciuti e, chissà, magari del mondo d’origine della stessa Kairi. Verso l’ignoto, verso il loro primo viaggio. 

 

Sora

Il primo viaggio

Non è rimasto più molto tempo.
È troppo tardi, non posso tornare indietro.
Ma non affrettarti.
Non avere paura.
La porta è ancora chiusa.

Poi mi svegliai dal mio sogno.

Il cielo azzurro, il mare azzurro e la sabbia bianca della spiaggia – le Isole del Destino. La nostra casa. Dopo essermi seduto e aver lanciato un grande sbadiglio, tornai a stendermi giù. Quel sogno – che cos’era? Sentii che i miei occhi stavano iniziando a chiudersi di nuovo quando, all’improvviso, vidi Kairi mi stava fissando – “Whoa!”

Sorpreso, mi tirai su di scatto e Kairi si voltò.

“Non spaventarmi in quel modo, Kairi!”
“Perché non sono sorpresa? Lo sapevo che ti avrei trovato qui a dormire, Sora”
“Non è vero! Un’enorme cosa nera mi ha inghiottito! Non riuscivo a respirare e –!”

 

Tentai di spiegarmi freneticamente. Non sapevo se stavo riuscendo a spiegare con chiarezza quello che mi era successo in sogno, ma non stavo certo dormendo — aspetta, forse stavo dormendo visto che stavo sognando?

“Stai ancora sognando?”
“Non era un sogno! Oppure lo era? … Vedi, ero in questo strano mondo, ed era un posto davvero strano, e –“
“Ok, ok”, disse Kairi esasperata. Poi mi voltò le spalle e cominciò a camminare.
“Hey, Kairi. Com’è la città da cui vieni? Insomma, dove sei cresciuta “
“Te l’ho già detto prima, non mi ricordo”

A quel tempo, tutto ciò che sapevo era che Kairi da piccola non era vissuta sulle Isole del Destino. E sebbene mi fu detto che si trattava di una città, sembrava che lei non ricordasse proprio nulla a riguardo.

“Ho pensato che magari ti eri ricordata qualcosa”.
“Nulla”.

Mi sedetti sulla spiaggia sabbiosa e guardai verso Kairi, che rimase in piedi. “Non vuoi ritornare lì?”
“Hmmm… beh, qui sono felice –“, Kairi guardò verso l’oceano, la sua espressione indecifrabile. Non sembrava triste, o sola, né felice, ma il suo volto stava comunicando qualcosa. Kairi aveva spesso questa espressione. “Però, sai, mi piacerebbe andare a vederla”.
“— piacerebbe anche a me”
. Kairi guardò verso di me. Continuai a parlare. “E anche gli altri mondi fuori di qui… voglio vederli tutti!”.

A quel tempo, era questo il mio desiderio più grande: vedere quel posto che non era “qui” — la città in cui Kairi era nata.

“Allora, andiamoci insieme”. Quando Kairi pronunciò queste parole, la voce di Riku arrivò sino a noi:
“Non vi state dimenticando di me?”. Portava un tronco sottobraccio. “Dopotutto, sembra che io sia l’unico a lavorare seriamente alla zattera”.

Balzai per afferrare il tronco che Riku lanciò verso di me. A quella scena, Kairi rise.

“E tu sei pigra quanto lui! Non è così, Kairi?”
“Hehe, te ne sei accorto, eh…”. Kairi rise, con le braccia aperte, scrollando le spalle.
“Bene, la finiremo insieme… A chi arriva primo! “
“Eh?”
“Cosa? Stai scherzando?”
“Pronti, via!”

Sebbene Riku si fosse appena seduto accanto a me, quando Kairi lancio il segnale di “Via!”, Riku ed io ci guardammo, balzammo in piedi nello stesso istante e cominciammo a correre.
Ci lanciammo dritti attraverso l’insenatura.

 

Poi venne la sera. Kairi ed io sedevamo l’uno accanto all’altra sull’albero di Paopu, nella piccola isola alla fine del molo. Riku era accanto a noi, appoggiato accanto al tronco.
Il sole si stava tuffando nell’orizzonte.

“Allora la casa di Kairi è lì fuori da qualche parte?”, chiesi a Kairi, ma la risposta venne da Riku.
“Potrebbe essere… ma non lo sapremo mai, restando qui”. Riku stava guardando l’orizzonte mentre pronunciò queste parole. Chiesi a Riku, perché non ne avevo sinceramente idea:
“Ma fin dove potrà portarci una zattera?”
“Chissà? Se non funziona, penseremo a qualcos’altro”

Nonostante Riku fosse soltanto un anno più grande di me, eravamo molto diversi.

“E mettiamo che arrivi in un altro mondo. Cosa faresti lì?”, questa volta era Kairi a chiedere. Continuò, “Come Sora, ti basterebbe solo vederlo?”
“A dirti la verità, non ci ho ancora pensato. Vorrei solo — vorrei sapere perché io, perché noi siamo finiti qui. Se c’è un altro mondo là fuori, perché siamo finiti in questo?”. Le parole di Riku si soprapposero al suono delle onde. “E se supponiamo che ce ne siano altri… allora… ”
Riku iniziò a parlare lentamente. Credo che stesse scegliendo con cura le parole da usare. “Questo posto, è solo un pezzetto di un qualcosa molto più grande… E quindi… avremmo potuto benissimo finire da qualche altra parte, giusto?”
“Non lo so”

Non avevo capito un briciolo di quello di cui avevano parlato finora. Scesi giù dal ramo e guardai verso l’alto.

“Appunto”. Riku iniziò a camminare lentamente. “Se stiamo qui seduti, a fissare il tramonto, non sapremo niente. Finché non facciamo qualcosa, non cambierà niente. Sarà sempre tutto uguale… allora, muoviamoci “.

Kairi guardò il cielo. Io continuai a stare lì, a guardare il mare. Era proprio come diceva Riku. Anche se il tramonto era splendido ogni singolo giorno, era sempre lo stesso. E anche se a volte arrivava qualche occasionale tempesta notturna, il cielo e il mare restavano immutati. Volevo vedere un mondo diverso.

“Ci hai pensato molto ultimamente, vero? “, chiese Kairi tranquillamente.
“È tutto grazie a te”, Riku si voltò verso di lei. “Se tu non fossi arrivata fin qui, non avrei pensato a nulla di tutto ciò. Kairi, grazie”.
“Non c’è di che”.

 

Kairi rise. Li guardai entrambi. Saremo sempre così – illuminati dal sole al tramonto. Sì, tutto sarebbe stato sempre uguale – immutabile.
È in quel punto che ebbe inizio il nostro viaggio. Non volevo più essere “qui”, volevo viaggiare, lasciare le Isole e iniziare il viaggio. Ma ebbi la sensazione che anche la fine del nostro viaggio sarebbe stata indubbiamente in quel punto.

E così – il nostro viaggio comincia.

 

Rinoa Heartilly

Il mio nome è Anna e ho creato il Rinoa's Diary nell'ormai lontano 2001, stregata (ha-ha) dall'ottavo capitolo Final Fantasy. Da quel momento, l'amore per la saga non mi avrebbe più abbandonata.

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