Cos'è l'intelletto umano?

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IacopoCarburante
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Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

Buongiorno. Qualcuno di voi ha idea di che cosa sia l'intelletto umano? E se soprattutto esso esista, cioè se esso sia un'unica entità definibile?
Per me esso non è definibile, se esiste. Seguo un criterio: se in una persona si riscontra l'assenza di un talento e la presenza di un altro quei due talenti sono allora distinti, cioè non possono avere legami. Se ciò si verifica cade la definizione di un intelletto unitario. Esempio.
Io sono capace di fare parecchie cose in matematica, tuttavia non sono in grado di disegnare affatto.
Conosco una ragazza che è bravissima in inglese, tuttavia non è capace in e detesta la matematica.
Conosco una persona che è in grado di interpretare bene le relazioni fra cose molto distanti ( ha intuito che le sorelle bronte sono originarie di Bronte in Sicilia ), tuttavia non sa fare ragionamenti astratti introspettivi.
Io so memorizzare bene le regioni geografiche coi loro nomi, tuttavia non riesco a memorizzare simboli come le bandiere o altro.
Conosco un'altra ragazza ancora che è in grado di cantare e suonare la chitarra bene, tuttavia non sa fare ragionamenti matematici.
Conosco un tizio che sa memorizzare una grande quantità di parole, tuttavia non appare in grado di comprendere i legami fra le parole stesse ( ma forse se ne disinteressa ).


Ciascuna di queste abilità è allora oggettivamente scissa dall'altra ed è impossibile ricondurre esse alla stessa origine. Ne abbiamo vari, secondo questa analisi superficiale:
Capacità matematiche
Capacità interpretative linguistiche
Capacità interpretative esteriori
Capacità interpretative interiori
Capacità mnemoniche iconiche sinottiche
Capacità mnemoniche iconiche senza interrelazioni
Capacità di interpretazione musicale
Capacità mnemoniche linguistiche
Capacità di interrelazione linguistica

L'insieme di capacità che emerge è già molto corposo e al contempo è innegabile che ciascuna di esse sia distinta dall'altra, poiché appunto per ciascuna di esse vale che in una persona ne è presente una ma al contempo un'altra è assente.
Se volessi, potrei tirare fuori un insieme di cento e più abilità fra di loro distinte secondo questo criterio. Cosa ne emerge?

Ne emerge che molto probabilmente le specifiche cose che una persona sa fare derivano soprattutto da eventi accidentali, che dall'indeterminazione iniziale si realizzano in abilità specifiche. Ad esempio, io a 10-12 anni mi sono appassionato per caso alla geografia storica e quindi mi ci destreggio relativamente bene. Nei momenti in cui ho coltivato questa "passione" la mia mente mi ha fornito di tutto il necessario perché io la realizzassi nel modo migliore possibile, creando dei legami fra i ricordi migliori che ho avuto che potessero riguardare minimamente la materia.

Quel che voglio dire io è che non c'è secondo me una intelligenza unica o delle intelligenze multiple, ma lo sviluppo di abilità completamente specifiche e diverse le une dalle altre in ciascuna persona che avviene tramite una lenta sintesi di ricordi positivi avviata da una intenzione, che può essere la passione o l'obbligo.

Per esempio, secondo me anche la pura abilità in matematica non è qualitativamente la stessa in tutti. Per esempio, io detesto l'algebra astratta e non sono assolutamente in grado di capirla. E' troppo formale per me e non riesco a destreggiarmi all'interno di logiche troppo forti, quindi preferisco l'intuizione, i ragionamenti larghi e soprattutto i calcoli!
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Vykos »

Mi viene da pensare al noto detto per il quale, se si insegna ad un pesce ad arrampicarsi sugli alberi esattamente come alle scimmie, vedendolo non imparare mai si giungerà inevitabilmente alla conclusione per la quale quel pesce è stupido, conclusione ottusa in quanto esclusiva a priori della presenza di altri talenti in quel pesce. Le considerazioni che fai sono giuste, l'intelletto forse è un insieme di capacità cognitive ma è diverso per ognuno e sviluppato talvolta in certi ambiti e talvolta in altri. Questo pone anche l'annoso problema dell'educazione com'è concepita nella società odierna e da secoli: insegnare a tutti allo stesso modo è davvero positivo o magari bisognerebbe investire sui talenti del singolo? Ed anche volendo rimanere su aspetti "minori" senza scardinare il sistema attuale, non sarebbe meglio ampliare quelle esercitazioni, quelle letture, quegli esperimenti, quelle ricerche e quelle tesi da scegliere a seconda dei gusti e degli interessi di ciascuno? Per fare un esempio banale, è davvero positivo che tutti si esca avendo letto Promessi Sposi, Divina Commedia e tutte le altre letture canoniche "perchè vanno sapute" (chi l'ha deciso poi non si sa) e relegare a hobby, privi di guida istruita, tutto ciò che invece può interessare al singolo individo?
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

E' piuttosto difficile organizzare l'istruzione canonica per favorire i talenti di ciascun singolo individuo in tutti i casi. Di fatto, comunque, in Italia, prima della riforma Gelmini esistevano parecchi tipi di istituti superiori che poi sono stati soppressi. Essi erano sufficientemente differenziati da favorire sicuramente la gran parte delle inclinazioni degli studenti, seppure ad un livello piuttosto generico. Purtroppo, però, spesso gli istituti superiori vengono organizzati alla bell'e meglio da chi li gestisce e i programmi vengono striminziti e schematizzati in modo eccessivo. Da me infatti, uno scientifico sperimentale informatico, non si faceva informatica e di matematica si sono fatte solo le cose principali.
Per favorire i singoli talenti, come ha fatto mia madre nella sua scuola, si possono anche organizzare dei progetti specifici: lei porta i suoi studenti in giro per l'Europa per farli confrontare linguisticamente e culturalmente con persone provenienti da molti paesi.
Per il resto è comunque possibile incuriosirsi e studiare da soli, nessuno ce lo vieta. Non si può sperare di avere un insegnante che ci segua in tutte le nostre fisime, visto che purtroppo essi riescono al limite a coordinare l'attività di una classe intera ( mia madre ad esempio ha speso del tempo per cercare una lettura adatta il più possibile alla sua classe, e già non è semplice, visto che spesso i suoi studenti rifiutano le letture suggerite perché pesanti o noiose ). Per seguire ogni singolo studente servirebbe un rapporto insegnanti/studenti di 1/3-1/5, che è piuttosto difficile dati i continui tagli di personale a cui viene sottoposto il nostro corpo docente.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Vykos »

Non parlo di programmi di studi differenti ma di un programma di studi più generico che permetta agli studenti di lavorare - ai fini didattici - nel modo che più si confà al singolo. Qualcosa di simile a quanto viene fatto per la tesi di laurea: scegli un tema ed affrontalo esaurientemente e con criterio. Insegnare una cosa del genere è qualcosa che sviluppa i lati produttivi delle persone, contrariamente al canalizzare sempre tutto nei soliti tre-quattro temi fotocopiati da vent'anni a questa parte e snobbando apertamente qualunque proposta da parte degli studenti di affrontare questioni a loro più affini riguardanti magari proprio lo stesso argomento.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

Purtroppo nelle scuole superiori l'80% degli studenti fanno ben poche proposte e preferiscono non far nulla più del programma scolastico che già viene visto come pesante. Penso che una buona parte dei professori accetterebbe di favorire dei progetti e delle proposte se questi vengono reputati interessanti ( da me è successo, quando sono stati ascoltati da un professore di filosofia dei discorsi di ecologia da parte di studenti ) ma a scuola si deve anche seguire gli studenti che fanno pochissimo e questi sono il 30-60% della classe.
Fidati che i professori che hanno interesse nella propria materia sarebbero sollevati e felici di vedere degli studenti produttivi: troppo spesso ho visto mia madre annoiata per aver corretto dei compiti in classe fatti in modo superficiale e con i soliti schemi. Ma già adattarsi a questi schemi è difficile per gran parte della classe ( anche per me lo è stato ), la produzione autonoma è su un altro livello e non può essere insegnata. Di certo può essere incoraggiata: anche fare un tema su Leopardi o Manzoni o chi per loro può costituire un impegno particolare, visto che richiede giudizio e raccolta di informazioni.
Un'altra verità è che il 95% degli studenti si rifiuterebbe di produrre qualcosa di simile ad una tesi di laurea, perché prima di tutto c'è già l'impegno da affrontare per prendere ottimi voti nella materia canonica e poi le tesi sono lavori davvero impegnativi che spesso vengono intrapresi per cause interiori ( non certo per imposizione ). Io stesso ho messo un impegno intenso e particolare nella tesina dell'esame di stato, elaborando un'infinità di concetti, ma dopo un mese di lavoro non sono riuscito a metterla nero su bianco.
E' chiaro poi che uno studente molto produttivo è anche uno studente con una forte base culturale, quindi raro nel panorama.

Credo infine che un professore serio ( perché di professori poco seri ci sono ) sarebbe ben lieto di dare ad uno studente un lavoro particolare da fare, se lo studente lo richiede. Il fatto è appunto che questo non si verifica praticamente mai, semplicemente... il professore non può leggere nella mente di uno studente...
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Vykos »

Non ritengo che debba essere prodotta una tesi di laurea, ho detto che l'idea di lavoro svolto da uno studente - quando si tratta di lavori da valutarsi - dovrebbe essere più simile alla tesi - cioè portare avanti studi su un tema affine - che alla pappa scodellata nell'ottica dell'apprendimento. Certo che molti studenti delle superiori non hanno la voglia nè la base culturale per farlo, ed è per questo che le cose dovrebbero funzionare meglio dalle elementari, non dalle superiori.
Non ci si può aspettare da un ragazzo di 17 anni che chieda di fare del lavoro in più rispetto al già sostanzioso dovuto e se lo facesse inizieremmo a doverci porre problemi sulla qualità della sua vita sociale, altrettanto importante, ci si può però aspettare da lui un lavoro migliore se sceglie il tema sul quale lavorare anzichè - ad esempio - vedersi imporre testi oggettivamente indigeribili per il 99% dei ragazzi di quell'età.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

Premetto che il tema del topic ormai si è perso.
Comunque, quando sento mia madre, molto spesso gli studenti rifiutano qualsiasi proposta gli si faccia: leggera o pesante, adatta alle persone ( il tema della donna nell'800 per delle ragazze, che poi si sono ritirate tutte tranne 1 dal progetto ) o meno.
Poi se comunque studi una certa materia alcune cose le dovrai fare, per comprendere le basi del linguaggio comune - almeno! - che si usa in un determinato ambito. Esempio: se si parla in giro di romanticismo, illuminismo eccetera eccetera, dopo aver fatto le superiori ne saprai le basi. E se i professori sono decenti questo la scuola lo sa dare, e quella larga fascia di studenti a cui non interessa fare di più - in cui sono spesso comprese anche persone molto intelligenti - sarà circa soddisfatta.
Quello che ho visto a scuola è che per filosofia, italiano e storia dell'arte si è seguito un percorso di evoluzione storica, il che è pure utile per fare dei legami fra eventi come la rivoluzione francese e l'illuminismo e quant'altro che sarà anche classico, ma è una miniera d'oro. Fare leggere un paio di autori che possono essere adatti a studenti di 17 anni piuttosto che fare ciò è debilitante, secondo me. Anche fare scegliere quali temi affrontare piuttosto che seguire questa linea penso sarebbe pericoloso visto che la scuola è per molti solo un'imposizione e non hanno assolutamente voglia di scegliere un tema da affrontare né di proporlo e si vede, visto che le proposte avanzate nei miei 5 anni di superiori sono state pochissime ( e sono comunque state in gran parte accolte, come quando ho dato una piccola lezione di astronomia nel contesto dell'autogestione ).

Non credo ci si debba illudere che tutta la formazione dei ragazzi dipenda dalla scuola, è legata anche ai genitori e e allo specifico carattere, agli interessi e alle specifiche inclinazioni dello studente. Non si può certo sottoporre gli studenti a violenze come in estremo oriente solo per renderli più produttivi, ma si deve rispettare le loro qualità. Se io non so disegnare ( e davvero non lo so fare ) né mi interessa farlo e quindi intendo concentrarmi su altre materie, starò anche in questo caso rispettando una mia inclinazione, la mia "unicità", e non incolpo certo le elementari se non mi hanno fatto interessare... se non mi è mai andato di disegnare ci saranno dei motivi profondi, insomma.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Vykos »

Il tema del topic si è focalizzato su uno dei suoi aspetti, non si è perso, credo sia importante ai fini della definizione di intelletto e di quali talenti siano più spiccati stabilire quanto di questo sia imputabile all'istruzione, lo sviluppo delle competenze che accomuna tutti.
Anche perchè non penso si possa andare molto lontano se non ci si concentra sui singoli temi, è chiaro che ognuno sia portato per alcune materie e meno per altre, si può al massimo chiedersi se questo derivi dalle esperienze e dall'educazione ("ho sempre fatto queste cose perchè mi piacevano e quindi mi riescono meglio per l'esperienza maturata"), se sia proprio innata ("ho sempre fatto questo perchè il mio cervello mi indirizza verso quello che sa fare") o un misto dei due.
Se io non so disegnare ( e davvero non lo so fare ) né mi interessa farlo e quindi intendo concentrarmi su altre materie, starò anche in questo caso rispettando una mia inclinazione, la mia "unicità", e non incolpo certo le elementari se non mi hanno fatto interessare.
Esattamente. E magari sei molto versato in altre materie, quindi perchè ostinarsi a farti disegnare penalizzando magari la tua valutazione complessiva?
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

L'educazione è un insieme di consigli che si dà ai giovani per dare loro l'opportunità di affrontare una materia scolastica, lo studio, o anche la vita quotidiana nella maniera più efficace possibile.
E' evidente che chi riceve l'educazione può accettarla o rifiutarla a seconda del modo di agire e di pensare che l'interessato ha nel momento in cui gli viene offerta. Se l'interessato rifiuta l'educazione è altrettanto evidente che egli dovrà trovare da sé un altro modo di affrontare la materia, o la vita quotidiana, se già non ne ha uno. Quindi è naturale pensare che accettare l'educazione sia una utile semplificazione che serve orientativamente a trovare il modo più congruo e meno dispendioso di affrontare le situazioni e che quindi essa abbia lo scopo finale di ridurre i tempi entro i quali si riesce a completare determinati obiettivi, evitando di sperimentare da soli delle vie alternative.
A mio parere l'educazione, quindi, fornisce solo un tracciato e non è quindi affatto responsabile delle inclinazioni di una persona. Essa può, comunque, incrementare la produttività di una persona in un ambito che già interessa nel caso il consiglio dato dal docente, una volta testato dal discente, si riveli effettivamente utile per raggiungere degli scopi che il discente si è già preposto da solo.
Ad esempio, mia sorella che è stata un anno in america mi consiglia continuamente di fare conversazione per migliorare la mia lingua. Questa si può considerare educazione: se seguissi il suo consiglio, probabilmente raggiungerei il mio obiettivo di apprendere per bene l'inglese più velocemente. Del consiglio poco mi interesserebbe se non avessi già uno scopo da perseguire.
In questo caso, comunque, il consiglio tendo a seguirlo poco, perché io tendo per cause interiori ad apprendere la lingua in maniera più autonoma. Conversare con altre persone mi fa sentire succube dell'altro, purtroppo. Ma sono convinto che evolverei le mie abilità in maniera molto più cospicua e rapida se seguissi il consiglio di mia sorella.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Cyan »

Beh, spesso e volentieri si rifiuta un educazione troppo rigida, sopratutto quando gioca sul fatto che se non fai le cose in un determinato modo sarai perseguito e punito. Il rifiuto di questo standard educativo comincia di solito nel periodo adolescenziale e incide sul nostro modo di pensare quanto sul nostro linguaggio, in maniera piuttosto evidente dal numero di vaf... che può uscirci di bocca.
Per quanto riguarda il discorso dell'intelletto e dello scopo sono tanto vicini che si supportano l'uno con l'altro: se durante le scuole elementari e medie ti accorgi ad esempio di essere un fenomeno in matematica, quando ti avvierai ad un percorso formativo superiore la tua scelta cadrà sicuramente su un indirizzo scientifico o tecnico (lo scopo quello di migliorarti). Infine a seconda di come andranno le cose, e nello specifico di come le tue doti si manifesteranno ed evolveranno il tuo scopo sarà probabilmente di migliorare ulteriormente nell'ambito delle tue qualità.
Migliorare per...
Avere un futuro?
Ma che... fosse solo questo...
Per sentirti apprezzato, per ricevere complimenti, per vanità...
Infatti ciò che condiziona lo scopo a mio parere non è soltanto l'intelletto, che certo lo sottolineo conta eccome! ma è pur anche il “piacere” che si prova nel sentirsi dire che sei bravo in quello che fai, allora per pura collusione andrai incontro alle aspettative degli altri e ti farai strada nella vita per dimostrare sempre e comunque che sei il migliore.
C'è sempre qualcosa da dimostrare, quant'è vero che gli esami nella vita non finiscono mai.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

Se tutta l'educazione si basasse unicamente sulla punizione saremmo ancora degli incivili, secondo me. Mi spiego.
A mio parere, siamo educati da qualcuno quando si riceve un consiglio su un comportamento da tenere in una situazione o su un atteggiamento da avere per affrontare determinati problemi. Se nella fanciullezza e nella prima adolescenza sembra che questi consigli siano delle imposizioni superflue ( e talvolta è proprio così ) quando si acquisisce il senso critico i genitori cominciano a spiegare i motivi per cui ci invitano a fare determinate cose.
Nel mio caso, non sono sempre libero di rifiutare il consiglio, e il perché non lo so, però in una vasta rosa di casi lo sono e quindi la natura di imposizione dell'educazione è in generale venuta meno.

La domanda può in generale essere: che cosa significa essere un fenomeno in matematica? La matematica è vasta ed esistono più settori all'interno di essa, ciascuno dei quali richiede determinate capacità. Inoltre lo sviluppo delle qualità di una persona può essere molto irregolare... mi spiego.
Io ad esempio, nelle varie materie matematiche, sono stato reputato un buono studente fino alla terza o quarta superiore, ma nulla più, mentre in università da varie persone sono stato invece considerato tanto tanto bravo ( nonostante i voti normali ). Io non mi aspettavo questo progresso di considerazione e anche effettivo di abilità, anche perché nei primi anni di superiori non sopportavo affatto le dimostrazioni e non credevo che le avrei mai sopportate in futuro.
Da cosa può dipendere ciò? Si può parlare di dote se questa emerge a macchia di leopardo e non ha uno sviluppo progressivo lineare? Se sì, in che cosa consiste in essenza questa dote? Uno può dire: il saper fare determinati ragionamenti. Ok, ma questo "saper fare" è spesso ereditato dalla lettura dei lavori di altri. Quindi la dote consiste nel saper apprendere i ragionamenti di altri? No, perché altrimenti non saremmo affatto autonomi e saremmo incapaci di creare qualcosa di originale. La questione è complicata...

Cosa una persona decida di fare di un certo bagaglio culturale penso dipenda da molte cose. Innanzitutto ci si può sempre rendere conto, secondo me, quale sia il nostro scopo se si osserva cosa pensiamo mentre stiamo facendo qualcosa che reputiamo attinente a cose intellettuali.
Se mai il nostro scopo fosse la pura affermazione , ce ne renderemmo subito conto perché vedremmo quelli che reputiamo più bravi di noi come nemici da battere a tutti i costi - o perlomeno, questo vale per me.
Fatti simili mi sono accaduti quasi esclusivamente a scuola, mentre di solito ho anche altre intenzioni.
Nella maggior parte dei casi si tratta di puro piacere per lo studio di una certa disciplina. Ti immergi, scopri, vedi... è divertente e magari non pensi a nulla di esterno mentre lo fai.
Quando decidi magari di produrre qualcosa autonomamente con le nozioni che hai acquisito capitano altre cose.
Ad esempio, vuoi che ciò che produci sia apprezzato per determinate sue qualità, che desideri ti siano confermate. Identifichi quindi te stesso ( molto a sproposito ) nella cosa che stai facendo e cerchi, fra le altre cose, di stupire delle persone di cui desideri la stima.
Oppure, si può semplicemente desiderare di produrre qualcosa per non essere debitore del resto dell'umanità. Tante persone hanno fatto qualcosa e si vuole semplicemente evitare di dover pensare ogni giorno che è merito soltanto degli altri se la vita delle persone è positiva.
Insomma, gli scopi possono essere parecchi per me...
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Cyan »

Dunque, Iacopo quando scrivo “un educazione troppo rigida” non intendo l'educazione in generale, bensì un singolo metodo, che tra l'altro metto in discussione e critico senza riserve fino a dirne il rifiuto. Di per se l'intenzione di parlare dell'educazione in generale era inesistente, l'argomento è di una complessità tale che si renderebbe necessario analizzarlo, vagliando numerosi fattori.
Che dire ognuno metta giù un singolo caso e nell'intera discussione ne ricaveremo una casisticaXD

Cosa significa essere un fenomeno in matematica? Ah che goduria sta domanda...
Significa essere dotati di una spiccata intelligenza di carattere logico matematico, la cui facoltà è atta alla memorizzazione di simboli e tra le altre cose l'elaborazione di concetti, se permetti Iacopo, di qualunque disciplina.
E anche qui illustravo un caso specifico, in maniera piuttosto chiara visto che parlavo appunto di “fenomeno”, ciò che si manifesta appunto... come un lampo può manifestarsi in ogni dove un fenomeno in matematica può brillare in ogni disciplina.

Nella parte finale del mio post indico “un fattore” che può condizionare lo scopo, infatti, scrivo che può essere “pur anche il piacere che si prova nel sentirsi dire che sei bravo in quello che fai”, cioè la percezione della “stima” che gli altri hanno di te...
Spiegami piuttosto come questo non inciderebbe in alcun modo sullo scopo?
Siamo uomini non robot e come tali ricerchiamo stimoli dall'esterno, le gratificazioni sono una spinta per andare avanti e aumentano il senso di autostima.
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da IacopoCarburante »

Sull'educazione ho risposto per istinto a quello che ho inteso leggendo. E' naturale che esistano vari metodi di educazione, però in discussione era quell'educazione che incide sull'evoluzione del modo di pensare le cose, di interpretarle e delle nostre facoltà cognitive. Che sia rigida o no, ho pensato, le cose cambiano abbastanza poco sotto questo punto di vista. Conosco tuttavia un caso in cui un ragazzo è stato obbligato credo dalla nonna a tenere un comportamento particolarmente ligio, quindi egli studia parecchio ed ottiene dei risultati molto più cospicui di quelli che otterrebbe altrimenti.

Chi è bravo in matematica è bravo in ogni disciplina? Questa frase mi sembra eccessivamente megalomane...E' tutto da dimostrare ciò che dici, e facilmente si può smentire. Mio padre, ad esempio, conosce un insegnante di matematica - tale Pasquini - che è bravo in matematica, ma nient'altro sa fare.
Si smentisce anche che l'elaborazione di concetti relativi a materie umanistiche è dipendente dalle competenze matematiche: una mia compagna di classe, che più di 3 o 4 in matematica lo prendeva raramente, rivaleggiava con i più bravi della classe nell'elaborazione di legami fra vari fatti quando si faceva italiano. Conosco pure una ragazza che ha acceduto ad una scuola d'eccellenza per storia dell'arte e letteratura italiana pur odiando totalmente la matematica. E lei è una di quelle che ha iniziato a parlare e scrivere da piccolissima, ha saltato un anno di scuola, ha un inglese perfetto ed ha avuto grossi risultati studiando tedesco per due settimane...
Oppure, Margherita Hack ha scritto chiaramente che odiava la filosofia perché non la capiva, però lei ha aperto e guidato un osservatorio astronomico a Trieste... Qualcosa di matematica ci doveva capire, visto che l'astronomia è basata del tutto sulla matematica oggi giorno e ha dovuto vincere un concorso...
Allo stesso modo, conosco una ragazza che si è appena laureata in matematica pura che però scrive malissimo ( conquilino? diverzi? mantenaint? ) e di conseguenza, si può dire, non ha questa gran memoria di simboli.
Lo stesso per le "capacità logiche": chi ci dice che sono unitarie? Nessuno. Conosco due persone che sono brave a ricostruire legami etimologici fra le parole, che non si può negare sia una capacità logica perché si richiede di selezionare dei precisi elementi all'interno di due parole distinte e magari mai accomunate - stamani per esempio, una di queste persone mi ha accomunato impavido e spavaldo, senza neppure conoscere il verbo latino pavere -, che tuttavia in matematica fanno pena. Lo stesso, mio padre che è insegnante di matematica non mi ha quasi mai proposto un'etimologia.
Io stesso non amo la logica, anzi ha anche un carattere troppo rigoroso secondo me, e in matematica vado prevalentemente ad intuito senza seguire un ragionamento "impostato" su qualche base fondata. Tipo, la formula per trovare un numero primo di 300 o 400 cifre - non ricordo - l'ho trovata per caso.

Poi faccio un'osservazione: spesso in matematica sono ben poche le cose da memorizzare, anche se ti ricordi poco tramite dei ragionamenti o ripercorrendo una dimostrazione che ti "costringe" a seguire una strada il dato che ti serve sei in grado di ritrovarlo. In altre discipline l'abbondanza di elementi da memorizzare è maggiore, la loro natura è più varia e può risultare più complicata la loro gestione. Io ad esempio ho una memoria relativamente scarsa che ha bisogno spesso di un supporto grafico per funzionare - ad esempio funzionano molto bene le cartine geografiche - e quindi mi perdo in alcune discipline se tale supporto è assente. Altra cosa che mi aiuta nella memoria sono le parole singole, che interiorizzo bene, mentre i concetti più elaborati tendono a sbiadirsi - se non sono io a scoprirli.
La complessità è elevata, insomma.

Certo che quel fattore può incidere sullo scopo, altroché, e tanto. Ma può anche accadere che in determinati momenti non incida affatto, e ci si preponga di studiare o fare qualcosa non ai fini di essere adorati ma al fine di collaborare, per esempio, o per pura curiosità disinteressata, o per passatempo. Secondo me non tutto, insomma, è permeato dal desiderio di esporsi, altrimenti sarebbe davvero brutto... e non lo è!
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Re: Cos'è l'intelletto umano?

Messaggio da Cyan »

Materie umanistiche? Filosofia? ma chi ne stava parlando, scusa? Io non mi sono mosso di un centimetro dalla matematica.
Io intendevo disciplina come materia, argomento o settore quindi qualunque argomento che facesse capo alla cara vecchia matematica, Iacopo, le altre materie non le ho nemmeno prese in considerazione, visto che ti stavo rispondendo su un punto che avevi posto e riporto qui sotto.
“La domanda può in generale essere: che cosa significa essere un fenomeno in matematica? La matematica è vasta ed esistono più settori all'interno di essa, ciascuno dei quali richiede determinate capacità.”
Il fenomeno in matematica può essere negato per altro, non l'ho mica messo in discussione.
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Messaggio da IacopoCarburante »

Ah, perfetto. Parlavi di "qualsiasi disciplina", non dicendo matematica, quindi ho recepito un messaggio diverso.
No, per me invece la suddivisione può essere ulteriore.
Andiamo per ordine: ci sono varie branche nella matematica realmente, ed una persona è realmente portata ad avvicinarsi a l'una o l'altra branca e a comprenderla di più o di meno per qualche motivo.
Facciamo una prima grossolana distinzione fra aritmetica, logica e geometria. Queste tre discipline richiedono tre capacità indubbiamente diverse: la prima richiede l'abilità di saper far di conto, la seconda quella di dedurre da delle premesse delle conseguenze, la terza la capacità di rappresentare degli elementi in uno spazio e vedere come interagiscono.
Per esempio abbiamo un inglese del '600 o '700 che tramite alcune formule di Taylor già esistenti per il calcolo di pi greco ( formule di Machin ) è riuscito a calcolare da solo non so quale numero di cifre, ma per l'appunto non è stato capace di pensare una formula da sé.
La capacità di saper rappresentare graficamente un problema può aiutare parecchio nella sua risoluzione, e non è scontato che tutti l'abbiano. Per esempio, nella risoluzione di questo problema http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_della_palla_pelosa hanno fatto ricorso a complesse dimostrazioni legate alla caratteristica di Eulero, quindi puramente logiche, potremmo dire. Io ho in mente di dimostrarlo tramite il concetto di gradiente: presa una superficie continua esterna alla sfera è possibile, facendone il gradiente e prendendone la componente tangente alla sfera, ottenere un campo vettoriale tangente. Ma è impossibile, proprio immaginando questa superficie, che essa manchi di un massimo e di un minimo relativo ( il concetto è da meglio definire ), e dunque essendo il gradiente nullo in almeno due punti il campo vettoriale dovrà essere nullo in almeno due punti. E visto che un campo vettoriale continuo si può sempre ricondurre ad un gradiente continuo in qualche modo...
Dovrebbe funzionare come dimostrazione, ma di logica stretta come vedi non ne ho usata. Tutto si basa sull'immaginare una superficie esterna alla sfera. Attenzione, che potrei anche aver detto delle cazzate..

Per quanto riguarda la logica, esistono più tipi di ragionamento. Quelli che si usano tipicamente nelle dimostrazioni rigorose delle cose sono ragionamenti assai fitti, dove dall'ipotesi si arriva piano piano alla tesi tramite continue deduzioni. Io sono davvero penoso in questo tipo di ragionamento perché sono troppo cervellotici e spesso li vedo come superflui. Questo mi preclude quasi completamente dalle discipline dell'algebra astratta che faccio davvero molta fatica a capire. Davvero, ci sono troppi "se e solo se" per il mio cervello.
Esiste poi il ragionamento abduttivo, che senza dimostrazioni porta delle ipotesi che sulla base di alcuni fatti hanno una certa probabilità di rivelarsi veritiere. Per esempio, sapendo che i primi di Mersenne sono nella forma 2^p-1, e che p1*p3*p6...*pn-p2*p4*p5*...p(n-1) è un numero che sicuramente non è multiplo dei primi numeri primi, posso supporre che elevando entrambi i membri singolarmente alla p ( con p numero primo ) otterrò una formula dei numeri primi.
Ad occhio, noto che se i numeri sono troppo grandi saranno meno probabilmente primi, quindi converrà che la formula dia numeri il più possibile piccoli. Imitando Mersenne, facciamo che la differenza fra la base del sottraendo e quella del minuendo è 1, quindi mi metto alla "ricerca" di coppie interessanti. Trovo 715 e 714, quindi ottengo la formula 715^p-714^p.
Non mi sono basato su niente, non ho fatto ipotesi e non ho fornito una tesi, ma ho comunque seguito un ragionamento ed ottenuto (forse) un risultato.
Una cosa non dissimile l'ha fatta Dal Ferro quando ha trovato la soluzione all'equazione cubica: ha fatto un tentativo basandosi su delle similitudini e non certo concetti complessi, ma ci ha beccato e nessuno glielo nega. http://en.wikipedia.org/wiki/Scipione_d ... c_Equation

Infine, la memoria nonostante non sia fondamentale può essere utile per procedere nelle dimostrazioni. Sapersi destreggiare fra i vari teoremi dimostrati da altri senz'altro aiuta molto ( come nel dimostrare la formula prodotto del seno, lì serve la formula per il pi greco di Wallis ). La mia psiche spesso rifiuta i risultati di altri come non propri: questo nuoce alla mia capacità di fare dimostrazioni e diminuisce il ritmo a cui assimilo quelle fatte da altri.

Quindi, se le abilità matematiche sono in chiunque le stesse, sfido ad ottenere risultati per l'appunto omogenei... A dare contributi a tutte le branche....
Credo che solo Eulero sia stato capace di ciò. Maledetto Eulero.

Poi è naturale che apparentemente tutti sono uguali, quando si studia la stessa cosa. Se si studia tutti le stesse cose in inglese, sembrerà che c'è gente preparata molto, gente preparata poco e gente impreparata e sembrerà che tutti quelli preparati siano più o meno uguali. Ma non è così: si è in questo caso obbligati a studiare determinate cose su un certo materiale, ed è naturale che alla fine si convergerà... Ma si deve considerare che si sta assimilando e non costruendo.
Sono in stato di guerra.
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