Missioni

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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CrisAntoine
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Re: Missioni

Messaggio da CrisAntoine »

La scena si era improvvisamente placata. Xander stava immobile appena fuori il raggio di azione del Behemoth che, furbamente, era passato ad usare l'udito e l'olfatto ipersviluppati della sua razza. Questo, costretto sul posto dall'arpionata dei chococentauri, annusava l'aria sbuffando e artigliando la zona davanti a sé, tentando invano di colpire il suo avversario. Finora il mio compagno si era battuto con onore, ma era un'impresa da pochi sconfiggere da soli una creatura di quella portata.
C'era bisogno di un sostegno maggiore; ci fosse stato Yoru avrebbe potenziato il gruppo, ma io cosa potevo fare?
Spostai lo sguardo su Zeckel e il suo gruppo, accogliendo l'illuminazione: i chocobo non erano animali forti, ma avevano dalla loro una velocità e una resistenza tale da permettergli di sfuggire ai predatori, sia piccoli e scattanti, sia enormi e feroci, come nel nostro caso.
Gettai un'occhiata allo psicologo: stava studiando il suo nemico, cercando un modo per colpirlo senza subire alcun danno. Potevo allontanarmi per qualche secondo.
Entrai in casa, dove Cocky era steso, ansimante. Vedermi lo mise in agitazione, cominciando a cinguettare(?) nervosamente.
-Tranquillo! Non voglio farti del male.
Imposi le mani sul corpo dell'enorme uccello, cercando di farlo riprendere con un Energira. Il chocobo si tranquillizzò; anzi, si alzò e cominciò a farmi le feste.
-Calma, calma! Ho bisogno del tuo aiuto.

Dicono che i Chocobo siano degli animali intelligentissimi, e Cocky era un esemplare particolarmente perspicace.
Dopo avergli imposto le dovute protezioni, lo mandai verso Xander, che capì al volo: la velocità del pennuto lo avrebbe aiutato colpire il mostro e ad evitare denti e artigli, ma era sufficiente?
Ben presto mi accorsi di no!
Nonostante le magie, Cocky non si era ancora completamente ripreso e protect non riusciva a parare adeguatamente i colpi del Behemoth, aprendo nuovi graffi sul corpo muscoloso del pulcino gigante; se ciò non fosse sufficiente, il volatile non si fidava del suo cavaliere e rispondeva solo ai comandi dettati dall'istinto di sopravvivenza.
Un rumore mi fece voltare: un ragazzo uscì dalla casa, sorpreso dalla scena.
-Cosa diamine...?
-Come si ferma quel cosa.
Lo sguardo confuso del ragazzo si spostò da me al Behemoth, per poi ritornare su me.
-Chi siete?
-Questo non è importante ora! Come calmate i Behemoth inferociti?
-Ci sono i sedativi...
-Dove sono?
-Nella rimessa degli attrezzi...
Guardai la scena. Poco lontano Edith ed Egil stavano tenendo a bada Krunk senza troppe difficoltà, mentre Chocobo e chococavaliere erano in difficoltà e i chococentauri non sapevano come intervenire; non potevo allontanarmi.
-Va' a prenderli, veloce! Temo che il mio amico non resisterà ancora a lungo.
Il ragazzo annuì poco convinto e corse via. Un nuovo Energira restituì un po' di forze al chocobo esausto; speravo di riuscire a tenerlo in piedi il tempo necessario per stendere la bestiaccia. Il fratello di Brett tornò più presto di quanto avessi sperato. Mi passò il fucile -ci sono 5 colpi, ma tre dovrebbero essere sufficienti.
Annuì e gli sorrisi. Corsi verso il mostro: tra me e mio fratello era Yoru l'esperto di armi da fuoco, ma quanto poteva essere difficile colpire un mostro del genere?
Mirai e sparai. Il colpo andò a vuoto.
Cercai di avvicinarmi ancora un po'. Xander mi notò, e non solo lui. Il secondo colpo colpì il Behemoth nel fianco, ottenendo la sua completa attenzione.
-Il tuo nemico è qui!
Xander scese da Cocky, ormai troppo debole e sparò il mostro. Il suo colpo arrivò insieme al mio terzo proiettile.
-Solo un altro...
Il ruggito del bestione mi fece sbilanciare, mandando il quarto sedativo sul terreno ai miei piedi. Tremante, cercai di stringere il più possibile il fucile. Era l'ultimo tentativo, non potevo permettermi di sbagliare.
Sentivo il sudore scendere dalla fronte, il cuore accelerare i suoi battiti. Un'ultima speranza. Il mostro distese il collo verso il cielo preparando un Flare, e fu allora che premetti il grilletto. Il tempo parve fermarsi, sentì il cuore saltare un battito. Il proiettile-siringa aveva scaricato il suo contenuto nel collo della bestia. Non stava più lanciando il suo incantesimo. D'un tratto cadde sul terreno, inerme.
Il sedativo aveva funzionato.
"In a world full of eggplants and peaches, I'm a tomato!"

Scheda PG Rina
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Edith Lance
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Re: Missioni

Messaggio da Edith Lance »

Mi piegai lasciando spazio al fire del Seed, quando tornai in piedi a fronteggiare Krunk puntai la punta della spada sulla pelle ustionata che si aprì con facilità. Mi scostai ancora una volta permettendo alla SVdF di scaricare i suoi proiettili contro la corazza dell’uomo.
Una spazzata della buster, ci allontanò quanto bastò perché Krunk riuscisse a riprendere fiato e sogghignare al nostro indirizzo. Si pulì il rivolo di sangue che scivolava sul braccio con la lingua - strappando un verso di disgusto a un non troppo lontano Anwar – e poi impugnò con più vigore l’arma. A testa bassa si lanciò in una furiosa corsa, per un momento mi sembrò di vedere un animale dietro la pelle dell’uomo, scartò me preferendo Egil. Sollevò la pesante spada e tracciò un solco nell’aria. Il Seed rimase immobile, spiazzato. Lo sforzo per raggiungerlo fu enorme, sentii i muscoli bruciare e l’aria farsi dolorosa nei polmoni, lo strinsi fra le braccia e assieme rotolammo il più lontano possibile.
«Ti porterò nelle migliori gioiellerie» dovetti riprendere fiato nel rialzarmi «e poi andremo a bere birra, amore, non preoccuparti. Mi avevi detto così, giusto?»
Seguii con lo sguardo il cristallo di ghiaccio lanciato dal mago. Krunk utilizzò la spada come fosse uno scudo, ma per farlo dovette lasciare scoperto il fianco. Scattai in avanti e prima che riuscisse a frapporre l'arma fra me e lui, gli fui addosso. Il primo colpo arrivò allo stomaco e spezzò il fiato dell'uomo che si piegò appena su se stesso, il fuoco arrivò subito dopo e lo costrinse a indietreggiare d'un passo.
«Ti ci porto, lo giuro!» Egil sollevò la mano sinistra, mentre con la destra si fece la croce sul cuore.
«Ormai non credo più alle tue parole»
«Amore, non dire così, ricordi i giorni a Costa del Sol?»
Krunk grugnì un'imprecazione.
«Non era quando hai avuto l'influenza intestinale?» mugugnai stringendo con più forza l'elsa, gli occhi del nostro avversario erano offuscati da un velo di rabbia e frustrazione. Se all'inizio aveva creduto di essere superiore, si era dovuto ricredere quando gli avevamo inferto due stoccate all'onore: la prima fu di Egil, una stilettata fredda nelle parti basse con un blizzard ben assestato, la seconda fu un duro fendente, dato di taglio, al poplite che lo costrinse in ginocchio. Era un uomo abituato a essere inferiore, non c'era bisogno di una valutazione di Xander per comprenderlo, perché c'era sempre qualcuno che riusciva a superarlo anche quando dava il meglio di sé. Ed essere l'eterno secondo doveva bruciargli. Tanto.
Caricò il colpo, portando il braccio indietro rispetto al corpo. Più perdeva la pazienza, più le sue mosse diventavano prevedibili e facili da deviare, ma la sua forza era mostruosa. Sentii stridere la lama della spada quando la buster si abbattè su di me. Serrai la mandibola nello sforzo di contrastare la potenza del mio avversario, un ginocchio piegato a terra e due mani per tenere ferma la spada. Mi salvò Egil. La SVdF ancora fumava quando mi voltai verso di lui: «No era quando mi hai fatto passare tutto il tempo a tenerti la testa mentre vomitavi, tesoro.»
«Intossicazione da liquore di Viverna. Che mi hai propinato tu!» sibilai a mezza bocca.
Krunk strinse le dita attorno all’elsa, tanto da far sbiancare le nocche.

Deviò un fendente e velocemente si portò alle mie spalle, non riuscii a far perno sul calcagno per voltarmi e parare il colpo. Piegai le ginocchia per ammorbidire il colpo che arrivò fra le vertebre: il dolore non arrivò immediato, mi lasciò il tempo di un respiro e poi scoppiò come schegge di vetro e trafisse anche la mente. Serrai le palpebre e involontarie lacrime velarono lo sguardo quando le riaprii.
Credetti di essere spacciata, facile preda di un secondo fendente, ma una cortina di ghiaccio si era frapposta fra me e Krunk. La buster si era bloccata ed era stata ingoiata dal velo di magia, l’incanto non sarebbe durato tanto ma aveva spiazzato l’avversario e dato il tempo a me di sgattaiolare vicino a Egil.
Fire.
Fendente.
Thunder.
Spazzata laterale.
Aero.
Ginocchiata.
Piastrella.

Battei le palpebre un paio di volte quando il Seed guardò la piastrella (*) fra le sue mani e con tutta calma scrollò le spalle e la lanciò dritta in testa al nostro avversario che cadde a terra stordito.

«Anche le piastrelle hanno la loro dignità» asserì Egil mentre scavalcava il braccio di Krunk e si portava accanto al suo testone.
«Ora spererete che io vi riveli delle informazioni» ringhiò lui di rimando
«Quelle, oppure la ricetta della torta di peperoncini piccanti» mi chinai su di lui portandogli un ginocchio contro lo sterno.
Per tutta risposta Krunk sputò un insulto riguardante la mia capacità di aprire le gambe anche davanti a un albero.
«Ti conosce bene, Marion» sogghignò Xander che si avvicinò assieme ad Anwar e al chocobo Cocky.
Sollevai il dito medio.
«A questo proposito» Anwar si guadagnò un’occhiataccia e tossicchiò per nascondere l’imbarazzo per la gaffe «Ha fatto il nome di Konzen come Macellaio prima, o sbaglio?»
Egil annuì.
«Dovresti sceglierti meglio gli uomini, Edith, non pazzi psicotici.»
«Ho sposato lui, no?»
«Appunto»

Krunk scoppiò in una risata rauca e genuina. «Non valete nulla al suo cospetto» detto questo rivolse una preghiera al cielo – mi domandai se chiedesse perdono dei peccati o se stesse solo salutando la sua famiglia – serrò i denti e pochi attimi dopo una bava bianca gli invase la bocca. Il corpo sobbalzò un paio di volte, poi si spense.

«cxxxo, una pillola di veleno» digrignò fra i denti Egil che aveva cercato in tutti i modi di fargli aprire la bocca. «Era così forte la fedeltà alla sua causa? Oppure ne aveva così paura?»

Nessuno rispose.

«Edith, tu ci hai parlato per un’ora buona con Konzen» ruppe il silenzio Xander «Ti ha detto qualcosa o hai percepito qualche atteggiamento strano?»
Scossi la testa «No, ma mi ha consegnato questo prima di salutarci» rigirai fra le dita un piccolo foglio di carta su cui era scritto in una grafia minuta e regolare un indirizzo e un orario. «Un appuntamento a Dollet per questa sera.»
«Avviso immediatamente Pip, magari può mandare un paio di persone a controllare.»
Egil deglutì a vuoto guardando l’ultimo messaggio del Preside che chiedeva conto delle spese folli della squadra – se avessero continuato così avrebbe dovuto inventarsi nuovi modi per rimpinguare le casse del Garden – poi trovò il coraggio di fotografare il pezzo di carta che gli aveva passato Edith.
Doppie spunte blu. Aveva letto.

Mentre gli altri rientravano verso la casa del padre di Brett, dove ci aspettavano anche gli Sgombro of Paine, mi chinai ancora sul corpo di Krunk. Posai le dita sulle palpebre e gli chiusi gli occhi. Requiescat in pace.






(*) So che dovrebbe essere intangibile, ma era più divertente in questo modo!
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Pup :>
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Re: Missioni

Messaggio da Pup :> »

Il brusio della folla s'interruppe all'istante.
La luce lasciava pigra spazio alle tenebre della notte, mentre tra gli alti palazzi della cittadina si illuminavano qua e là finestre di appartamenti e lussuose camere d'hotel. Le sale da ristorante cominciavano ad affollarsi di turisti in vacanza, impiegati che avevano ancora da lavorare e famigliole allegre.
I gesti di una mano, il segnale di avanzare.
Chi tornava a casa dal lavoro, chi aspettava l'orario di chiusura per terminare il giro di shopping, un ragazzo mano nella mano con la fidanzata, un cane che trascinava col guinzaglio il suo padrone.
Tutti loro si fermarono, col fiato sospeso, chiedendosi il perché di tanti SeeD nella loro calma Dollet.
Il bar Spice era chiuso, ma una debole luce tradiva la presenza di qualcuno all'interno.
Il Macellaio.
Pip si girò, guardò per un istante la squadra. I più forti combattenti del garden erano con lui. Era ben conscio della pericolosità del nemico che stavano per affrontare, ma non si sarebbe tirato indietro. Così come tutti i volontari che avevano preso parte a quell'operazione.
Tra di loro, Edith e Xander. Scambiarono uno sguardo col preside: il locale dell'appuntamento era quello.
Appostati da qualche parte sui tetti, cecchini e maghi erano pronti ad intervenire.
Il Garden si era mosso al gran completo per l'operazione di cattura del pericoloso serial killer.
"Signora, stiamo effettuando solo delle esercitazioni. Se non le dispiace ci serve questo tratto di strada libero.
Sì, capisco, ma l'ordinanza comunale è arrivata solo ora. Mi scusi per il disagio arrecatole."

Accompagnai la vecchina oltre la piazza, tornando al mio posto assieme ad Anwar. La strada andava sfollata, il più presto possibile e senza creare trambusto.

Il preside sollevò la mano. Quindi iniziò il conto alla rovescia.
3
Edith strinse forte la mano sull'elsa della sua spada, pronta ad incontrare Konzen. L'idea di essere stata a chiacchierare spensieratamente col più famoso serial killer di tutti i tempi le fece gelare il sangue nelle vene per un istante.
2
Xander dietro di lei attivò la sua aura sacra. Contro una persona di quel calibro bisognava essere pronti a dare il 100% fin dal primo istante.
1
Io ed Anwar, allontanati i civili a distanza di sicurezza, prendemmo posizione nella squadra di supporto a terra. S.V.d.F. pronta in mano, i proiettili caricati, la sicura disinserita, la mira già presa sulla porta dell'edificio.
Anwar, con altri maghi bianchi del team, stava terminando il cast delle magie protettive: Protect, Shell, Reflex e Rigene erano attivi su tutta la squadra.
VIA!
Un colpo netto della Zantetsuken. La porta dello Spice a terra.
"ARRENDITI, NON HAI SCAMPO!"
In risposta solo silenzio.
Mano alzata, un singolo cenno: dividersi.
"Libero!" urlò Edith dalla cucina del locale.
"Libero!" urlò Xander dalla sala principale.
"Libero! Libero! Libero!" la sala secondaria, il bagno, stanze di servizio.
Dall'esterno rimanemmo tutti in attesa. Gocce di sudore rigavano il mio volto, la tensione a mille, il dito pronto a far fuoco sul grilletto.
Ma l'occasione di sparare non arrivò mai.

"Questo... Questo... CHE CA*ZO È?"

Una recluta si fiondò fuori dal bar ed iniziò a vomitare in un cespuglio della strada.
Fu presto raggiunto da una seconda recluta che guardò me ed Anwar. "Il preside Phoenix vuole parlarvi, entrate."

Lo schermo televisivo della stanza privata del proprietario era acceso.
Sul letto, una grottesca costruzione fatta di arti umani e sangue fresco era stata coperta dal lenzuolo.
La testa di quello che dalle foto doveva essere il proprietario era stata raccolta e messa in un sacco di plastica.
Trattenni a stento un conato di vomito, mentre Anwar si pietrificò all'ingresso.
"Siamo arrivati tardi." mi disse Edith rigirandosi tra le dita il foglietto lasciatole da Konzen.
"Dannazione..."
Pip indicò lo schermo acceso "Qui c'è qualcosa che dovreste vedere anche voi."

Il macellaio apparve all'improvviso sullo schermo. Il volto era all'ombra di un cappuccio, ma Edith riconobbe la corporatura ed i vestiti di Konzen. Ed i suoi occhi, illuminati di un viola gelido. Tra le mani un orologio.
"Il tempo." disse la voce registrata "Il tempo non perdona. Non dà scampo, non offre nessuna salvezza. Il tempo uccide." L'inquadratura si spostò sul proprietario dello Spice, legato e imbavagliato ma ancora vivo. "E a volte non è il tempo l'unico assassino!" Una risata.
Konzen nel video si rigirò il coltello tra le mani. Lo stesso coltello che ora giaceva sul letto, insanguinato. Poi l'uomo si alzò dalla sedi. Un urlo, un suono secco. Tornò a sedersi. Non aveva più il coltello in mano, ma era imbrattato di sangue.
"Ecco, ora siamo tutti complici del tempo. Il tempo lo avrebbe ucciso comunque, io ho solo affrettato le cose. E voi avreste potuto impedirmelo, se aveste fatto in tempo. Tutto ruota attorno ad esso. Anche io sto solo aspettando che il tempo mi uccida. O voi riuscirete a precederlo?"
La schermata divenne nera per qualche istante, per poi diventare tutta bianca. Un messaggio apparve.

Codec:
non puoi vedermi,
ma ci sono sempre.

salverete in tempo la prossima vittima?
corri più veloce che puoi,
Tanto non mi sfuggirai.

00110001 00110101 00100000 01101101 01100001 01100111 01100111 01101001 01101111
lotta pure con tutte le tuE forze,
non Mi batterai.

se avete la chiave, mi troverete
uccido quando mi Pare,
tantO non potrò mai essere condannato.

tp bdfms px ptpmbp
come mi troverai?

"Dannazione!" urlai battendo un pugno contro il muro.
"Dobbiamo fermarlo a tutti i costi..." disse Pip. "Ma siamo rimasti con un pugno di mosche in mano."
"Almeno conosciamo la sua faccia... Posso farne un identikit." disse Edith.
Xander si avvicinò allo schermo, che continuava a mostrare staticamente lo stesso indovinello che già ci era stato posto. "Perché continua a dirci le stesse cose? Deve essere veramente fissato col tempo..."
"Forse vuole essere fermato in tempo prima che uccida ancora, forse vuole solo sconfiggere il tempo e venire ricordato per sempre. Forse l'una e l'altra cosa, chi può dirlo..." Aggiunse Anwar. "Sappiamo solo che dobbiamo fermarlo. Assolutamente!"

Fine missione.
Leonheart88
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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

*Andiamo a picchiare Behemot"



Partecipanti
Leon Rayearth (CS)
Mocetòn
Alys Snow
Xander

Regole Missione: Un post a testa più uno conclusivo (se necessario) del caposquadra. L'ordine di posting può essere o casuale o deciso dai partecipanti se si vogliono organizzare. Se qualcuno non postasse per un periodo di tempo prolungato, potrà essere saltato e la missione comunque conclusa.

-------

Uscire dai cunicoli non fu molto piacevole, nonostante un ragazzino del villaggio si fosse offerto di far loro da guida, il vagare in quei lunghi e stretti tunnel, senza avere mai la sensazione di sapere dove si sta andando, non fu sicuramente una delle loro esperienze migliori.
L'aria del mattino li sferzò con violenza una volta usciti dalla botola, si trovavano in una zona fitta di vegetazione, poco distante da una pianura dove era stato avvistato per l'ultima volta Occhiofosco.
Avanzarono in fila indiana, in silenzio, cercando di prestare attenzione ad ogni eventuale rumore.
Occhiofosco non era di sicuro l'unico nemico, e non aveva senso perdere tempo ed energie con pesci piccoli. Almeno in quel momento.
Il Bangaa si muoveva agilmente tra i rami ed i cespugli, riducendo al minimo il rumore. Comunque era la sua prima missione al Garden.
«Tutto bene?»
«Si si grazie, sono abituato a cacciare i mostri. Questo sarà solo un poco più grosso»
Quello che invece lo preoccupava più di tutti era Xander.
La prima missione da quando aveva perso il braccio.
Ce l'avrebbe fatta?
Avrebbe retto alla tensione?
Dovevano portare indietro il cadavere in spalla o dovevano lasciarlo li?
Il conto con i soldi delle sedute di Recks era in qualche modo accessibile dopo la sua morte?
Tante domande e nessuna risposta.

E finalmente eccolo.
Imponente, quasi al limitare della vegetazione. Appena dentro la pianura.
Molto molto più grande di quanto previsto.
«E quel coso come lo buttiamo giù?»Chiese Alys.
«Dobbiamo distrarlo e prenderlo di sorpresa. E' l'unica»
«Ragazzi serve una mano?»
Una voce alle loro spalle, qualcuno che aveva avuto la loro stessa idea. D'istinto Leon sguainò la Claymore e si girò.
Tre ragazzi apparvero dalla vegetazioni, uno di loro con un grosso mitra in mano.

Quello che all'apparenza sembrava il capo parlò per primo «Loro sono Gadot e Lebrau. Siamo in ricognizione per conoscere il territorio ed eliminare eventuali pericoli per la popolazione» Lo disse come se fosse il mestiere più normale del mondo «Ah io sono Snow»
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pad93
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Re: *Andiamo a picchiare Behemot"

Messaggio da pad93 »

I nuovi arrivati vennero squadrati da capo a piedi.
Leon rinfoderò le claymore.
"D'accordo. Allora vi aggiornerò sulla strategia che adottaremo. Alys, tieni d'occhio il bersaglio".
"Ricevuto". La seed scalò senza problemi un albero e si mise di vedetta.
"I vantaggi che abbiamo contro di lui sono il numero e il campo. Nonostante siamo in sette affrontarlo in campo aperto sarebbe comunque un suicidio. L'obiettivo è attirarlo in questa foresta dove con la sua mole avrà maggiori difficoltà a muoversi; io farò da esca. Voi prenderete posizione dietro quegli alberi e aspetterete che il bersaglio arrivi a portata".
Leon guardò i compagni incontrando cenni di approvazione ogni volta che incrociava il loro sguardo.
"Bene, allora io vado", e prima che i presenti si rendesso conto di ciò che stava succendo, Snow si avviò al limite degli alberi.
Venne intercettato e trattenuto a forza dai due cadetti.
Leon lo afferrò e lo sollevò da terra.
Nonostante Snow fosse il più alto dei presenti si ritrovò per aria con una facilità disarmante.
"Se davvero ci tieni a morire ti accontenterò volentieri; ma dopo aver ucciso il Behemoth e dopo essere tornati al villaggio".
La voce di Leon non tradiva le sue emozioni.
Se fosse stato messo alla prova avrebbe mantenuto la parola.
Sorpreso dalla forza del caposquadra Seed, Snow si avviò borbottando verso la sua posizione.
"Bene, Mocetòn, Xander, muovete il c**o. Alys?".
"Sono qui e mi annoio. Ti decidi a fare da esca o aspetti che ti leghi ad una canna da pesca?".

Tutti erano posizione.
Leon si lanciò all'assalto del Behemoth.
Doveva solo provocarlo giusto il necessario per farsi inseguire.
Esordì con una pioggia di fulmini per poi scagliare un enorme palla di fuoco sul bersaglio.
La sua mole era tale che era pressoché impossibile mancarlo.
Il ruggito del Behemoth fece vibrare gli alberi e gelare il sangue di chiunque lo avesse udito.

"Non starà esagerando?". Esordì il bangaa.
"Questa è tua prima missione con Leon, devi ancora imparare a conoscerlo". Rispose Alys.
"Fidati". Concluse Xander.

Grazie a diversi portali Leon era riuscito più volte a sfuggire agli assalti del Behemoth.
Si portò sul limitare della foresta.
Un tornado investì il Behemoth.
Partì alla carica.
Leon si addentrò nella foresta.
Una pioggia di proiettili si abbatté sul mostro che cambiò la direzione della corsa.
L'impeto del mostro era tale che gli alberi venivano sradicati al suo passaggio.
Le quercie su cui si trovano Snow e i suoi compagni vennero travolte.
La scia prodotta dal mostro portava ad una bestia furente che si agitava in cerca del bersaglio successivo.
Una spada lacerò la sua gamba; un'esplosione ne carbonizzò la carne.
Un falcione ne lacerò il fianco destro; una lancia penetrava nella pelle della sua schiena.
Occhiofosco aveva avuto prova dell'abilità dei membri del Garden, ma la battaglia era lungi dall'essere conclusa.
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Pup :>
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Re: Missioni

Messaggio da Pup :> »

Con la sua furia devastante, il Behemoth si era scagliato nella foresta.
"Gadot, Lebreau... FUOCO!!!"
Al comando di Snow (no, nessuna parentela), Gadot e Lebreau aprirono il fuoco contro la massiccia creatura.
La pioggia di proiettili sembrò arrestare la sua carica, mentre la bestia accusava pesantemente i colpi subiti.
"Pronti a cessare il fuoco... ADESSO!"
"Diamogli il colpo di grazia adesso, prima che capisca anche solo cosa lo ha colpito!"
Al comando di Leon, Mocetòn, Xander ed io stringemmo le nostre armi nel pugno, pronti a scattare verso il nemico.
"FERMI!" ci intimò Snow. Ci bloccammo tutti al suono possente e perentorio della sua voce. "Adesso arriva il divertimento."
Snow Villiers era anche uno zotico, senza un briciolo di buone maniere, avventato, prepotente e con manie di protagonismo, ma aveva il carisma del leader, inutile negarlo. Proprio come Leon! Il pensiero fu interrotto da un boato talmente potente da far raggelare il sangue.
Il Behemoth, nel silenzio più assoluto, aveva lanciato un fortissimo grido, che gli aveva rigenerato completamente la salute e curato le sue ferite. Come se non bastasse, l'immensa creatura si era alzata sulle zampe posteriori mentre con una delle zampe anteriori -una mano a tutti gli effetti- reggeva un'enorme lama seghettata circolare.
"E questa da dove ca**o l'ha presa?" fu il commento di Xander.
Persino Leon era sbigottito davanti a quel raccapricciante spettacolo. In contemporanea sul suo volto e su quello di Snow Villiers apparse un ghigno. "Maledetto bastardo..." disse rivolgendosi a Snow.
"Gadot, Lebreau, allontanatevi e tenetevi pronti al fuoco di copertura. A questo ci penso io!" urlò Snow appena prima di buttarsi alla carica contro l'enorme creatura.
I suoi comandi furono eseguiti all'istante, con una scarica di proiettili che andò a colpire il Behemoth un attimo prima che un violento pugno di Snow si infrangesse sul muso della bestia.
"Alys, raggiungi quei due. Xander, Mocetòn... CON ME!"
Senza farmelo ripetere, mi fiondai nelle retrovie mentre i tre, armi alla mano, si fiondavano contro il mostro.
Il Behemoth girò la testa, dopo aver incassato senza troppi danni il pugno di Snow, e con un ghigno fece calare la sua arma sul gruppo di combattenti.
Falciò tre alberi come fossero burro prima di intercettare le Claymore di Leon, prontamente posizionate in parata. Audacia e mura lo aiutarono a mantenere la difesa, anche se il contraccolpo lo fece arretrare di qualche passo.
"Forse ti avevo sottovalutato..." gli disse Snow superandolo con un salto e avventandosi nuovamente contro la bestia, seguito dai due Cadetti.
Il ragazzo fu intercettato da una manata della creatura, mentre i due cadetti iniziarono a tempestare di colpi la gamba sinistra della creatura.
Un'altra scarica di proiettili arrivo da Gadot e Lebreau, costringendo il Behemoth a indietreggiare.
La bestia urlò, poi con un mezzano dritto falciò l'aria davanti a sè, facendo indietreggiare i 4 combattenti. Con la mano sinistra alzata, la creatura invocò una magia Thundaga sul gruppo delle retrovie, colpendo e stordendo Gadot. Un mio curaga e le cure di Lebreau lo fecero tornare in sesto, mentre lo scontro proseguiva violento in prima linea.
Leon intercettava tutti i colpi della possente arma del Behemoth, mentre Xander, Mocetòn e Snow lo tempestavano di colpi.
Una falciata più potente delle altre fece volare Leon di qualche metro all'indietro, curaga e regen per rimetterlo in senso.
Snow si fiondò verso il nemico, sferrando un violento pugno all'altezza dello sterno. Xander, con l'aura sacra attivata, stava tempestando di colpi la gamba sinistra del behemoth. Mocetòn, lancia in mano, era sparito in cielo dopo un salto incredibile per riapparire qualche secondo dopo e colpendo con un violentissimo affondo di lancia il volto della creatura.
Il Behemoth cerco di schivare l'attacco ma con la gamba ferita non riuscì a spostarsi in tempo e la lancia gli lasciò un segno scarlatto lungo una guancia.
Il mostro si girò di scatto, colpendo Xander con una codata, e lanciò ancora una volta la sua magia di tuono.
"Non mi freghi questa volta, str*nzo!" gli urlai evocando un reflexga sul gruppo di combattenti, rispedendo il fulmine magico al mittente.
I due compagni di Snow non si fecero sfuggire il momento, cacciando l'artiglieria pesante e lanciando un piccolo missile contro la creatura.
L'enorme tonfo che seguì sarebbe stato facilmente interpretabile come il suono della vittoria da cacciatori inesperti, ma tutti noi sapevamo bene che si poteva festeggiare solo sulla carcassa del mostro abbattuto.
Il polverone alzato dal missile fu tagliato in due da una falciata della lama circolare, molto più violenta dei colpi fin'ora subito.
Mocetòn fu il più rapido a balzare all'indietro ed evitare la lama, Leon riuscì ad attutire il colpo con entrambe le Claymore.
Snow, disarmato, e Xander, con un braccio solo, incassarono duramente il colpo, venendo sbalzati all'indietro.
Il primo con una profonda ferita alla spalla sinistra. Il secondo aveva evitato la lama con il suo gunblade, ma il colpo gli aveva dislocato la spalla destra e fatto impattare violentemente contro un albero.
Gadot e Lebreau si fiondarono su Snow, coprendosi con una raffica di proiettili contro il polverone ancora alzato, Mocetòn ed io ci fiondammo su Xander, rimettendogli a posto la spalla e usando un curaga per rimetterlo in sesto.
Leon era in piedi. Il polverone si era diradato ed il Behemoth era lì, ritto davanti a lui, appoggiato sull agamba destra -quella sinistra troppo ferita per reggere il suo enorme peso. Un ghigno spavaldo sul volto della creatura, rigato dalla cicatrice infertagli da Mocetòn.
Lo sguardo serio di Leon, la fierezza del leader, la potenza di un combattente.
"Sei morto. Alys, è il momento per quella cosa dell'altra volta."
"Intendi quella durante o quella dopo l'allenamento?" risposi sfottente.
La risata di Leon arrivò mentre la serie di magie era già quasi esaurita.
Fede su di me, per potenziare l'effetto delle magie successive.
Poi Haste, Audacia, Rigene, Mura, Resist e Reflex su Leon.
Infine Berserk.
Leon fece appena in tempo a sorridere, prima di perdersi nella furia.
grevier
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Re: Missioni

Messaggio da grevier »

- Xander ti ho mandato a chiamare in quanto gli altri non mi hanno saputo spiegare l'accanimento di Leon verso Edith da quando siete tornati
- Beh se l'è più che cercata direi
- In che senso?
- ha quasi compromesso l'esito della missione...


...La spalla faceva ancora male nonostante le varie cure di Alys, ma non si diede per vinto rialzandosi lo stesso nonostante lo sguardo severo della compagna

- Sto bene
- Hai appena parato un fendente di un behemoth incazzato senza potenziamenti in favore e con un solo braccio
- Lo potrai raccontare in giro quando torneremo ma dopo che sono sopravvissuto allo schianto del Garden Supremo temo che ci vorrà molto di più per fermarmi di questo
- Non ho intenzione di riportare indietro la tua carcassa chiaro?
- Roger

Gli impatti tra il mostro Commander e il Behemoth scuotevano le piante intorno
Leon con un mix di bonus che non avrebbe superato l'antidoping neanche dopo un anno e il l'animale con la rabbia e la furia di chi vuole sopravvivere ma le ferite incominciavano a minarlo e seguire tutti gli spostamenti del suo avversario incominciava ad essere un impresa non da poco, con il suo potere Leon riusciva ad evitare i colpi del Behemoth riapparendogli continuamente in un posto diverso e procurandogli sempre più ferite ma dall'altro canto il suo avversario iniziava ad accusare il tremendo sforzo di quello scontro

- Lo dobbiamo aiutare non so quanto ancora reggerà
- Siamo qui per questo

Velocemente ripristinarono le energie e rimisero in moto la stessa tattica questa volta prendendo di mira l'altra gamba il primo ad arrivare fu Mocetòn disegnando un bel taglio sul muscolo della coscia seguito da un pugno di Snow dritto sul legamento, Xander si preparò a parare la codata in arrivo in direzione del gruppo

-Questa volta non mi freghi

Creò con il Nen una struttura di rinforzo sul braccio e un ancoraggio a terra usando all'ultimo la spinta propulsiva e le caratteristiche del metallo della Renegade per terminare l'opera con successo, Occhiofosco si preparò a lanciare un'altra thundaga sul gruppo ma ancora una volta vennero salvati da Alys con Reflexga, quello che si disegnò sul volto del mostro parve un sorriso mentre la magia lo colpiva, subito con un ruggito di rinnovata energia sbalzando di qualche metro l'intero gruppo

- Lo stiamo solo aiutando a recuperare energie così
Ringhiò un furente Leon, sintomo che l'effetto di berserk stava finendo e di li a poco anche le sue ultime energie
- Il prossimo attacco sarà l'ultimo per cui non risparmiate alcun trucco, Alys questa volta ti unirai a noi
Esclamò il Commander prima di aprire l'ennesimo portale e sparirci all'interno

Ancora una volta il gruppo si lanciò all'attacco, Mocetòn si lanciò sul muso della bestia insieme a Snow mentre Alys e Xander si dedicarono a finire il lavoro alla zampa tutto contornato dai vari colpi esplosi dalla squadra di Snow, quel cambio tattico lasciò al Behemoth ancora meno respiro e possibilità di ragionare limitandosi quasi al solo istinto riuscì con qualche sforzo a respingere l'attacco al muso mentre ogni tentativo di proteggere la zampa veniva eluso da Leon e Alys, Xander nel frattempo stava cercando di recidere il tendine della zampa ma senza grossi successi, quella spada era fatta per gli impatti non per macellare, un luccichio gli fece ricordare il regalo di Edith

- "Speriamo in bene" Alys mi serve un'Audacia!!
la magia non tardò ad arrivare ma mentre Xander ritirava la sua Gunblade nella looksfera per usare l'altra venne spinto via da Leon intento a parare una zampata nella sua direzione, La looksfera sfuggì di mano a Xander venerndo afferrata inconsapevolmente dalla zampa della bestia che venne avvolta subito da un bagliore...


- Non riesco ancora a capire il comportamento di Leon però
commentò Pip sorseggiando il tea che gli era stato portato
- C'ero giusto arrivato allora...


...Lo scontro si fermò cadendo in un silenzio surreale, lo spettacolo davanti hai loro occhi era qualcosa quasi inconcepibile per una mente umana, Occhiofosco stesso rimase allibito, mai fu disprezzata così tanto l'abilità delle looksfere di adattare l'abito al suo utilizzatore, sopito il bagliore davanti alla squadra apparve un Behemoth gigante con indosso un vestito da coniglietta degno di "La mia vicina", tutti rimasero impietriti, si aprì un portale e Leon ci si lanciò dentro...


- ... Mai visto rimanere cosi poco di un Behemoth soprattutto contando le dimensioni poi una volta ritornati ha urlato "LANCE!!!!!" e il resto lo conosci già.
- E' più grave di quanto pensassi, ha toccato l'unica cosa che per Leon è sacra, andrò io a cercare di calmarlo prima di ritrovarci con un Cadetto in meno, ma prima devo tornare un attimo in bagno a quanto pare il tea che mi hanno dato per placare il mio disturbo non sta facendo effetto, grazie per il rapporto.
Leonheart88
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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

MISSIONE CONCLUSA!

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Leon Feather
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Re: Missioni

Messaggio da Leon Feather »

THE PROMISE


Partecipanti:
Elza (CS)
Pip
Paine
Lenne
Cat

Regole Missione: Iniziamo con un post a testa, se ne servissero di più ci regoliamo.

Il vento soffiava insistente facendole svolazzare la sciarpa dietro la schiena. Si abbassò il cappuccio per osservare meglio l'area attorno a lei: la cattedrale si stagliava di fronte al gruppo, una costruzione segnata dal tempo e dalle intemperie.
- Ci siamo - annunciò Pip poggiando una mano sulla sua spalla.
- Già.
Cat si strinse nelle braccia, colta da un brivido di freddo. Come al solito, aveva la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto, ma decise di tenersi quella considerazione per sè.
- Andiamo, o ci lasceranno indietro - la esortì Lenne.
- Sigh.
L'aria all'interno della cattedrale era stantia e immobile. La polvere aleggiava attorno a loro mentre attraversavano la navata illuminata soltando dalla luce che filtrava da alcune finestre rotte. Raggiunsero un piano rialzato in cui al centro era posizionato un altare, e ai suoi lati due grandi statue di guerrieri in armatura.
- Sembra non esserci nulla.
- Date un'occhiata in giro.
Il gruppo si divise. Elza si avvicinò ad una delle due statue, alzando la testa per riuscire a vederla nella sua completezza. Un fascio di luce ne illuminava il viso ricoperto di muschio. Ne accarezzò la superficie e con sua sorpresa la statua si illuminò. Balzò indietro colta dallo spavento.

Chi siete? Oh, lo so. Siete guerrieri.

Non aveva provocato alcun suono, quella voce rimbombava direttamente nella sua testa, aveva un tono calmo e gentile. Elza aprì la bocca per dire qualcosa, ma la statua riprese a parlare prima che potesse farlo lei.

Sono rimasto solo per così tanto tempo... Fa piacere vedere qualche faccia nuova ogni tanto. Il mio amico, qui accanto, è di poche parole.

Elza si voltò verso l'altra statua. Che anche quella fosse... ?

Come avrai capito, sono un Cie'th. Ho vagato in questa cattedrale per tanti anni. A dire il vero, ho perso il conto di quanti ne sono veramente passati. La mia missione era... uccidere... distruggere... no... non ricordo.

- Il Fal'Cie. Il Nulla.

Oh, sì. Nihil. È così che lo chiamate voi? Ma non importa. Come fai a sapere della nostra missione?

- È anche la nostra.

Mentì, anche se in parte era vero. Ma loro non erano l'Cie, erano mossi da altre motivazioni.

Oh, capisco.

Paine notò che Elza era immobile di fronte alla statua, intenta a... parlare con essa? Le si avvicinò, pensando che fosse impazzita.
- Con chi stai parlando?
Elza la ignorò, era completamente immersa in quella conversazione. Si rivolse nuovamente alla statua.
- Spiegami cos'è successo. Avete fallito la missione, non è vero?

Sì. Dovevamo distruggerlo, ma il nostro potere non era sufficiente. Riuscimmo solo a intrappolarlo. Nonostante tutto ci trasformammo in Cie'th e vagammo per queste sale, la mente annebbiata dall'odio. Con il tempo le nostre forze si esaurirono e... questo è quello che siamo ora.

Cie'th il cui corpo nel tempo si era fossilizzato. Pietre Cie'th. Sky gliene aveva parlato.

Vi prego, dovete portare a termine la nostra missione. È la nostra unica speranza di liberarci da questa agonia.

- Lo faremo. Devi solo dirmi dove si trova.

È una promessa?

Elza sorrise. - Te lo prometto.

L'arca nascosta tra queste montagne. È lì che lo abbiamo imprigionato. Muovete l'altare. Scendete, ma fate attenzione ai mostri.

Proprio come Elza aveva detto, l'altare al centro delle due statue si spostò rivelando un passaggio, con stupore del resto del gruppo. Cominciarono la discesa in quel luogo che il Cie'th aveva chiamato arca.

Grazie, sorellona.
***
Secondo le leggende di Gran Pulse, le arche sono gigantesche armerie contenenti un arsenale vivente creato in preparazione per una guerra contro forze provenienti dall'esterno. Le arche sono nascoste in vari luoghi del mondo, molti dei quali sconosciuti. Costruite dai fal'Cie millenni or sono, furono anche usate come campo d'addestramento per gli l'Cie, allo scopo di farli diventare più forti e compiere così la loro missione.
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Pip :>
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Re: Missioni

Messaggio da Pip :> »

I SeeD discesero nell'Arca, sprofondando nella lunga storia che aveva attraversato quel luogo.
Elza aveva raccontato alla squadra della sua conversazione con le Pietre Cie'th; guerrieri valorosi che erano riusciti a neutralizzare il Nulla, Nihil, ma che, nonostante il loro atto, avevano subito la condanna ad un'eternità di oblio, trasformati in esseri con il ricordo di una vita ormai lontana.

Elza: Le Arche sono luoghi pericolosi. Non sappiamo tanto della cultura di questa gente, ma sembra che contengano una grande quantità di mostri, pronti ad essere utilizzati in caso di guerra. Sky mi ha detto che spesso gli L'Cie vengono mandati nelle Arche, per addestrarsi nella magia e nel combattimento per completare la propria missione.
Pip: E' probabile che dovremo aprirci la strada verso il corpo del Nulla, e qualcosa mi dice che anche quello sarà protetto. Le forze oscure attirano i mostri, specialmente quelli più potenti.

Le torce che avevano portato dal Garden illuminavano la discesa, che si concluse in quello che pareva a tutti gli effetti un gigantesco pozzo, la cui profondità era raggiungibile attraverso la discesa di una scala tortuosa.
Il silenzio era assordante; i respiri dei SeeD risuonavano forti e pesanti nell'oscurità.

Paine: Mi trovo meglio nel casino io, questo silenzio non mi piace; di solito è carico di rotture di palle.
Cat: Qualcuno ha un piano brillante da sfoderare quando arriveremo al corpo del Nulla? O improvviseremo come al solito?
Pip: Conosciamo poco del nostro nemico. Sappiamo solo che sta utilizzando il corpo di Aura per ricongiungersi al proprio e riacquistare la sua reale potenza. Non penso che saremo in grado di sconfiggerlo se ci riuscirà, non noi 5 almeno.
Lenne: Non possiamo permetterglielo. La priorità è distruggere il suo corpo ed impedirgli di completare il suo risveglio.

Pip guardò la cadetta, rivolgendole uno sguardo penetrante.

Pip: La priorità è salvare Aura e distruggere il suo corpo. Non ce ne andremo senza di lei.
Lenne: ...certo, faremo tutto il possibile. Ma non sappiamo cosa ne sarà di lei, è questa la verità.
Elza: Ciò non toglie che faremo il massimo per... CAT, DIETRO DI TE!!!

La Cadetta si girò di scatto, appena in tempo per schivare un colpo dikatana torcendo la schiena all'indietro; perse l'equilibrio, ed il Vlad, un mostro dotato di un gigantesco braccio e di una lunga katana, si avventò su di lei; Pip, trovandosi a fianco della ragazza, intervenne in tempo fermando l'attacco della katana con il Gunblade; una magia sacra in pieno petto fece indietreggiare il mostro, che, accusato il colpo, venne finito da Paine, che gli mozzò la testa di netto.
Il cristallo del Cie'th smise di brillare quasi nello stesso momento.

Paine: Non vedevo l'ora che arrivassero.

Il ghigno di Paine accompagno l'arrivò dei mostri che, in poco tempo, invasero la scala che i SeeD stavano discendendo.
Il combattimento iniziò, com'era prevedibile con il loro ingresso nell'Arca; l'arsenale vivente avrebbe messo alla prova i SeeD che, però, erano ben preparati; i mostri non erano potenti e la squadra riuscì a falciarne numerosi.
I rimanenti si ritrassero, tornando nell'oscurità e lasciando campo libero ai SeeD.

Cat: Tutto qui?
Lenne: Per ora.
Cat: Giusto. Tutto qui, per ora. In effetti l'inciso era necessario.

Armi alla mano, la squadra tornò a scendere la lunga scalinata, che sembrava ancora lontana dal terminare.
Nel frattempo, Pip non riusciva a smettere di pensare a quello che, a breve, avrebbero affrontato: un nemico formidabile, ma, soprattutto, il pericolo di perdere per sempre la vita di Aura.
Ci vuole poco perché il soffio della vita abbandoni un corpo, davvero, troppo poco. E non si torna indietro.
Doveva trovare qualcosa per riavere Aura.
Forse, se fossero riusciti ad arrivare prima del Nulla al suo corpo... uno scambio...?
I pensieri di Pip si interruppero, prima di iniziare a considerare realmente la possibilità di consegnare al Nulla il proprio corpo pur di riavere indietro Aura, sana e salva. Era un rischio che non potevano correre.
Almeno, non prima di aver tentato tutto il possibile.

Paine: Tutto bene? Se continui a non guardare dove metti i piedi, arriverai in fondo prendendo la scorciatoia.
Pip: Stavo pensando ad Aura. Non posso, non possiamo perderla. Ci serve un piano e non lo ho ancora.
Paine: Nessuno di noi ce l'ha. Ma siamo tutti qua per salvarla. Questo significherà pur qualcosa, quando ci sarà la resa dei conti. Lotteremo per lei.
Pip: Sì. Lotteremo, come sempre.

La scala si interrompeva improvvisamente nei pressi di una piattaforma circolare, del diametro di dieci metri.
La squadra la perlustrò velocemente; non sembrava vi fosse una continuazione.
Furon ocostretti, quindi, a prestare attenzione ad una statua, posta proprio al centro della piattaforma.
Raffigurava un mondo, grande, dal quale partiva un collegamento ad un mondo più piccolo.

Elza: Sono Gran Pulse e Cocoon prima dello schianto. Ho visto una raffigurazione simile.

La ladra si avvicinò, sfiorando la statua come aveva fatto in precedenza con la Pietra Cie'th.
Pulse e Cocoon si illuminarono non appena le dita di Elza si poggiarono sulla superficie.
Qualcosa si mosse.

Pip: In guardia.

Cocoon cadde frantumandosi in mille pezzi.
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Lenne Silveross
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Re: Missioni

Messaggio da Lenne Silveross »

«È stato più facile del previsto, a quanto pare.» La voce di Cat trasudava sarcasmo. Per quanto si sforzasse, almeno in quel caso, di tenere a freno le sue emozioni, il sottotesto era evidente a tutti.

Dopo il crollo di Cocoon, l’ingresso dietro di loro si era chiuso e l’unica via percorribile era stata occupata da una creatura che a definire repellente le si sarebbe fatto un complimento: alta una volta e mezzo un Chocobo, aveva una testa più grande del corpo e un muso rincagnato la cui mandibola, abbellita di denti aguzzi, sporgeva in maniera inquietante. Lo strato di pietra a proteggerlo e che virava, secondo la modesta opinione di Paine, dal nero al color merda, era incrostato di una sostanza che pareva sangue – lo era anzi con una probabilità del novanta per cento, secondo Cat. Teso come se dovesse maciullare la giugulare da un momento all’altro, aveva liberato un brontolio cupo. Elza aveva intimato loro di fermarsi con un cenno della mano e con estrema lentezza aveva avanzato sino a raggiungere il mostro, che tuttavia non aveva mosso un muscolo; da come fiutava attorno, l’istinto gli aveva comunicato la loro presenza, eppure non riusciva a localizzarli.

«Garmr è cieco» le rispose Elza. «Bastava oltrepassarlo in silenzio. Garmr» ripeté all’occhiata persa di Paine. «È il suo nome.»

«Ah… credevo non avessi digerito. Ma c’è un premio speciale per chi s’inventa il nome più brutto, in questo cxxxo di posto?»

La ladra scrollò le spalle. «Potrai chiederlo a Sky, quando si deciderà a rispondere anche alle altre iscrizioni che le ho mandato via Codec. Ha detto qualcosa sul fatto che stava un po’ morendo.»

Si mossero tentoni in un’atmosfera stagnante. La pelle fremeva sotto l’umida carezza di un vento che non era davvero gelido, eppure ne inoculava la sensazione. A spiare l’espressione dei compagni, Lenne avrebbe notato un disagio che persino lei – abituata agli orrori di una faglia mortale – stava iniziando a provare. Nessuno di loro aveva mai camminato in un posto simile: a differenza del percorso che li aveva portati fino al monumento di Gran Pulse e Cocoon, il budello che li stava consegnando alle profondità più recondite dell’Arca non riverberava alcuna luce. Due torce di fortuna erano quanto impediva di incespicare ogni passo, lungo un terreno che appariva molle e spugnoso sotto i piedi; evitarono di fermarsi a guardarlo per non doverne capire le ragioni.

«Ormai non dovrebbe mancare molto» borbottò Elza, le mani già strette al calcio delle pistole e occhi fissi sul debole chiarore che s’intravedeva in fondo alla galleria. Non allungarono il passo, però, incerti su cosa potesse comunque nascondersi nell’oscurità.

Lenne cercò la rassicurazione di Celebros. Non si era sentita tanto vulnerabile con un’arma in mano come in quel momento, ed era il peso di un ricordo che pensava sepolto a infierire: la spada era appartenuta a Lars e l’eredità dei morti era insostenibile, quale fosse la tua forza – quella degli affetti perduti, poi, senza dubbio. La disperazione che impregnava quel luogo era quasi viva, affamata avrebbe osato dire, come se la presenza dei vivi dopo secoli di buio e silenzio e morte avesse stimolato un insano appetito. Si nutriva di loro, insinuandosi in profondità e li restando.

«Più avanziamo, più questo posto fa schifo» commentò Paine, a sua volta guardinga come raramente era capitato di vederla.

Philip annuì, approfittando della torcia di Cat per assicurarsi che il tamburo del gunblade fosse pieno. «Non posso darti torto.»

«Sai cosa mi ricorda?» aggiunse la dottoressa sogghignando.

«Le stramaledette fogne di Deling City» bofonchiò tetra l’ex-segretaria-del-Garden-che-avrebbe-depennato-dal-suo-curriculm.

«Una qualsiasi delle nostre (dis)avventure in tutti questi anni?» rincarò la dose il Preside, sorridendo appena. Non erano mai stati particolarmente fortunati ma la iattura pareva aver sviluppato una forte simpatia per loro; quella, oppure erano tanto idioti altruisti da offrire aiuto prima ancora di avere valutato il pericolo.

Paine sbuffò, lamentandosi che con quella risposta le aveva tolto il divertimento di rievocare alcune circostanze imbarazzanti.

«C’è troppo silenzio» intervenne all’improvviso Lenne, che non aveva levato lo sguardo dall’uscita via via sempre più vicina.

«A parte noi impegnati a chiacchierare come se non stessimo andando ad affrontare un’entità millenaria e perché no, mortale?»

La donna annuì, evitando di cogliere la provocazione che un sarcasmo malcelato nascondeva nell’interlinea. Si muoveva circospetta, rimanendo in ascolto: era ciò che le aveva insegnato a fare Lars, quando era appena un cucciolo sperduto. Fermati e presta attenzione: tutto parla, se trova un orecchio pronto. «Non sento niente.»

«Nulla, vorrai dire. Vi prego non costringetemi a spiegarla.»

Lenne si domandò distrattamente se non avrebbero potuto sacrificare una certa fortune teller in cambio della pace sul Pianeta.

«Che c’è?» questionò lei appena ne intercettò lo sguardo – lo aveva avvertito su di sé con la stesse delicatezza di un diretto in piena faccia. «Adesso non si può nemmeno…» la voce le si spezzò in gola, perché quando l’ombra del vestibolo fu alle loro spalle, la luce che li investì fu così intensa e accecante da risultare dolorosa.

Lenne si riparò gli occhi, tentando di regolare il fuoco. L’aria era rugginosa e con un retrogusto dolciastro, familiare. Nauseante.

«Oh dèi» ringhiò Cat. «Porcaccia, maledettissima Meteora!»

Il budello si era allargato in uno spazio talmente ampio che il Garden sarebbe potuto entrare senza difficoltà. Concrezioni minerali, come inquietanti stalagmiti, s’innalzavano da terra e catturavano la debole luce artificiale che aveva illuminato i loro passi da che erano entrati nell’Arca, riflettendola attraverso tutta l’area.

C’era una grotta, di fronte a loro. Gigantesca. Meravigliosa nella sua austerità. C’erano affreschi sulle pareti, a raccontare una storia che il tempo aveva cancellato dalla memoria. C’era un soffitto scolpito sopra le loro teste, gargolle sbeccate che li fissavano con occhi vacui quasi giudicassero gli stranieri di un altro mondo.

Ma quella stessa caverna era piena di Cie’th intenti a trascinarsi da un lato all’altro: creature umanoidi che una missione incompiuta aveva corrotto, condannandoli a una sofferenza eterna. Lenne li scrutò uno a uno e si scoprì a provare pena per uomini il cui fallimento aveva portato a una oscena, perpetua morte.

«O il Nulla ha più paura di quanto voglia farci credere, oppure questi disgraziati avevano il nostro stesso scopo» sibilò Elza e sparò il primo colpo. Il proiettile colpì l’unica orbita in un volto per metà di pietra: il cranio, semplicemente, esplose, un rumore che si perse nell’eco di passi strascicati. Il Cie’th cadde al suolo e per un pugno d’istanti tutto si fermò: la brulicante massa di mostri smise di camminare e li fissò quasi fosse una sola entità.

Lenne ruotò la spada nel pugno e si spostò quanto bastava per fare da scudo a Cat, mentre Paine scelse la sicurezza di Enja e schioccò secca la frusta sul pavimento incrostato di sangue secco.

«Non so cosa sto guardando, ma che qualcuno mi strappi gli occhi» commentò l’ex-segretaria. «Anzi no, dimenticate gli occhi.»

La dottoressa, che aveva appena decollato un secondo Cie’th dopo avergli circondato la gola con una torsione del polso, annuì. «Picchiamo duro e in fretta. La compagnia è un mortorio.»

«Se non troviamo una soluzione ora e subito, ci giochiamo la pelle» aggiunse Philip, che aveva la pratica abitudine di riportare il focus sulla questione principale. Un incantesimo Collasso frantumò la stalagmite davanti a lui e si portò via l’ennesima creatura.

«Dimmi qualcosa che non so» replicò Cat. Avrebbe potuto sfruttare la copertura offerta da Lenne – era bastato uno sguardo e un cenno del capo per intendersi – e inaugurare un’azione di contenimento difendendo gli altri con qualche Protect ben piazzato. Ma il suo cervello, lo stesso che rifiutava di piegarsi all’evidenza per cui aggiungere certi dettagli alla sua carriera avrebbe portato guai, le inoculò il dubbio che gli ospiti fossero circa un centinaio. Mantenere la posizione avrebbe comportato essere costretti all’angolo, presto o tardi, annientati. Persino con un Angelo Nero, un esperimento genetico e uno Sciamano a comporre la squadra.

«Dobbiamo allontanarci il più possibile da qui» disse il Preside, la lama di Nilme a fargli da scudo e il coraggio di un leone in affondo.

Non aveva imparato a combattere, a farsi carico delle vite di tutti gli altri SeeD, per arrendersi alla disperazione, ma per meritarlo; per essere un compagno, un amico, un leader – quella mano tesa nel buio quando qualunque luce pareva essersi spenta. Strinse le labbra e strappò via il Gunblade dal corpo del suo ultimo avversario: la carne cedette e si aggiustò attorno alla ferita.

Lenne sollevò il capo a quelle parole e scostò una ciocca ribelle, mentre dalle cosce alla schiena il dolore risaliva come una puntura: non c’era addestramento né sperimentazione, in fondo, che potesse davvero prepararti ad affrontare un’armata di creature d’incubo. Persino se a combattere, quella volta, non eri da sola. Tentò d’ignorare i pensieri che rallentavano i suoi movimenti e gestire un’onda tanto agguerrita quanto sterminata; si asciugò la fronte, rinsaldò la stretta sulla spada e falciò ancora due Cie’th.

La loro fisionomia cambiava a mano a mano che si aprivano un varco per raggiungere il fondo della caverna: crani oblunghi e code da rettile si aggiunsero al catalogo degli avversari, ma quella forse fu l’unica cosa di cui non si sorprese. Non aveva mai creduto all’unicità degli esseri umani e quella non-vita le dava ragione.

«Elza!» La voce di Paine ruppe il silenzio solo apparente della grotta, perché il rumore di sottofondo non si interrompeva mai.

Prima che potesse voltarsi in quella direzione, tuttavia, qualcosa la afferrò per i capelli e la sollevò con straordinaria facilità, per poi schiantarla a terra. Tossì e l’aria si colorò di rosso. Tale era anche lo sguardo del suo aggressore. Strizzò gli occhi: a sovrastarla, un colosso che dell’originale imponenza conservava appena la statura, perché la pelle – vicina al verde scurito dalla cancrena – aderiva allo scheletro come svuotata e si fondeva ad alcune escrescenze minerali che ne rendevano la forma ancora più grottesca. Le fauci erano però una spaventosa tagliola di zanne, sopra la quale le iridi rosse ardevano vive come tizzoni.

Lenne allungò il braccio destro, ma aveva perso la spada e dubitava di recuperarla.

Strinse i denti, tese i muscoli con un ringhio sordo ma la creatura era rapida per essere stata chiusa anni, forse secoli, in quel posto dimenticato dagli dèi, oppure era soltanto l’espressione più primitiva e pericolosa di un istinto bestiale: l’artiglio al posto della mano sinistra le trapassò la spalla e la inchiodò lì dove si trovava. Gorgogliò qualcosa di incomprensibile, china su di lei, mentre due Cie’th si avvicinavano e le impedivano la visuale. Qualcosa si accanì con forza sulle ossa fratturate, rubandole un sussulto.

«Via!» Fu una luce accecante, imprevista. I mostri più deboli lanciarono stridii acuti e si dispersero; il primo invece non accennò ad abbandonarla e la schiacciò al suolo con tutto il proprio peso, finché un secondo incantesimo non lo costrinse a miti consigli.

Il braccio armato si ritrasse e il sangue eruttò dalla ferita in zampilli viscosi, ma l’emorragia non impedì a Lenne di risollevarsi sfruttando la mano tesa di Cat come sostegno. Scosse leggermente il capo, stordita, poi scrutò la ragazza: i ciuffi di capelli che sfuggivano dalla coda scomposta, le dita serrate al suo Mag Rod.

«Grazie» mormorò, prendendo Celebros. «Mi rimetterò» aggiunse, quando notò i suoi occhi soffermarsi sul braccio immobile lungo il fianco e il sangue che colava fino al pavimento – il colpo doveva aver tranciato i tendini. «Ho bisogno di un po’ di tempo.»

Soltanto allora realizzò che dei Cie’th non c’era quasi più alcuna traccia. Mancavano pochi metri al fondo della caverna ma qualcosa sembrava impedir loro di osare oltre una certa distanza.

«El Preside sta facendo sul serio» spiegò Cat, indicandolo.

Lenne alzò la testa e individuò subito il Commander; la divisa come la conosceva, tuttavia, aveva lasciato spazio a una tenuta che non ricordava di aver mai visto. Percepì comunque il flusso di potere che stava attraversandolo e non le ci volle molto per capire.

«Ha una gran passione per la scena, eh?» sogghignò Paine.

Si concedevano battute facili, eppure tutti loro sapevano cosa significasse, il momento in cui Philip abbandonava la maschera del semplice soldato per combattere sul serio: al nero che accompagnava l‘uniforme del Preside, la fusione con Fenice aveva sostituito il rosso bruciante del fuoco, e i capelli si erano colorati della stessa sfumatura. In luogo del SeeD cui erano abituati, videro uno degli ultimi Sciamani sopravvissuti al genocidio della sua gente.

A fronteggiarlo, una bestia che rendeva gli avversari precedenti cuccioli da compagnia, e la vera ragione per la quale gli altri Cie’th si tenevano lontani: acciambellata davanti un enorme portone, aveva un corpo leonino e una testa che a osservarla meglio ricordava i tratti dell’umano che a suo tempo doveva essere stata. Due coppie di ali membranose terminavano con affilate cuspidi di cristallo, uguali a quelle che percorrevano la coda in tutta la sua lunghezza. Era una creatura splendida e orribile al contempo: al suo cospetto almeno, chiunque di loro era inconsistente.

Lenne distolse lo sguardo solo per studiare quello dei compagni di squadra: si andava dal pessimista tendente alla bestemmia di Paine all’euforico-isterico di Cat, passando per il “lo dicevo io, che dovevamo girare a sinistra all’ultimo bivio” di Elza. Dal canto suo, il buonsenso e la solidarietà che nasceva dal condividere pessime avventure le stavano già facendo pensare possibili strategie.

Il Cie’th si sollevò. Era alto come il dongione di un castello.

Le tre corna che gli orlavano il capo grattarono la volta e ne fecero piovere acuminate schegge. Philip ne fissò il petto liscio e indifeso, perché là, sotto uno strato di pelle traslucida, palpitava la loro unica speranza di sopravvivere a uno scontro impossibile.

La bestia schiuse le fauci e mostrò le zanne: ciascuno misurava quanto una spada ma fu un dettaglio che colsero appena, intenti com’erano a calibrare i movimenti e anticiparne le decisioni. Suo era il passo indolente delle fiere nobili; non aveva fretta di mordere, perché l’assassinio era un’opera che chiedeva tempo.

Nel silenzio carico di tensione, la voce di Sky gracchiò a un tratto nelle loro orecchie. Aveva decifrato quelle antiche iscrizioni.
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Non è stato amore al primo sguardo, anche perché esiste qualcuno in grado di amarla a pelle? Ne dubito. Eppure alla fine è successo. Non la amo per quello che ha, ma per quanto nemmeno immagina di possedere. Certo non è perfetta, non è neppure buona, però non è ipocrita. Non pretende d’essere migliore degli altri; vuole bene col cuore e la testa, qualcosa che pochi sono in grado di offrire.

Era come quell’inverno che l’avrebbe vista morire: una coltre bianca su cui ciascuno poteva leggere le proprie colpe, i propri fantasmi, le speranze e le debolezze. Non svelava niente di sé ed era un tappeto di ipotesi, per questo era difficile amarla senza pretendere.
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Akainatsuki
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Re: Missioni

Messaggio da Akainatsuki »

...Qualche ora prima della missione

Cat ci aveva pensato, anzi ci aveva ragionato per bene e i suoi calcoli non potevano che essere più esatti sull’effettiva possibilità per cui, partecipando a una missione con El Preside Phoenix, le sue ormai drammaticamente estinte chance di carriera nella SeeD non avrebbero che potuto fare ritorno. Per il bene del suo fondo cassa, del suo curriculum e dei suoi biglietti da visita.

“...Temo abbia dimenticato il significato della parola altruismo, signorina Empitsu” aveva puntualizzato Chiyoko, scuotendo la testolina mentre partecipava - involontariamente - a quelle strategie machiavelliche.

Aura. Il Nulla. Daraen. Xander. Un nuovo mondo in pericolo. L’universo da salvare.

Ma soprattutto, il suo profilo personale su LinkedInn da aggiornare con un nuovo e strabiliante titolone professionale.

Cat Empitsu
(Almost) SeeD (For real) Receptionist
Stress and DEADline Management Specialist
(Really) Great Interpersonal Skills


Insomma, era un piano perfetto per il suo quanto mai meritato avanzamento di carriera.
***
...E qualche ora dopo nel bel mezzo della missione

Cat ci aveva ripensato. Nessun avanzamento di carriera per lei, le sarebbe addirittura bastato uscire da quel posto ancora viva, alla faccia dell’altruismo.
“...Più avanti, si trova più avanti, proprio oltre la grotta… ma non è soltanto il corpo fisico del Nulla” gracchiò la voce di Sky al codec “Il posto dove siete è molto di più...”

Elza distolse lo sguardo dalle due presenze a pochi metri da loro, concentrandosi sulle parole che arrivavano spezzettate alle orecchie: “...Un’aeronave?”

“...E una balena, ma non è propriamente il Nulla…” continuò la voce dal codec “...Devo spiegarti per bene di cosa si tratta se volete davvero salvare Aura e non seguire i miei consigli…”

“Una balena e un’aeronave. Hai la mia piena attenzione” sillabò incredula la ladra, mentre le sue parole ruppero il silenzio innaturale, a cui seguì il grido angoscioso del Cie’th guardiano.

“Tu ficcati bene nel cervello quello che ha da dirti la tizia magrolina... “ sbuffò Paine, indicando a Elza un anfratto in cui lei sola avrebbe ben potuto infilarsi e passare inosservata “...noi vediamo di prendere a calci nel culo questo esperimento genetico mal riuscito - senza offesa, eh, Lenne”.

“N-non basterà El Preside?” balbettò Cat, mentre prendeva coscienza di cosa poteva davvero fare la persona che aveva fino ad allora considerato come la sua più che ottimale macchina da soldi.

Per tutta risposta, vide Paine staccarsi di gran carriera dal gruppo, la Masamune stretta tra le mani. Lenne d’altro canto aveva recuperato Celebros e aveva iniziato ad avanzare a larghe falcate verso il nuovo avversario, quasi incurante delle condizioni del braccio maciullato.

Elza rinfoderò le pistole, puntando lo Spara Rampino verso il pertugio indicato dalla compagna, parecchi metri sopra le loro teste e dai pochi Cie’th rimasti in circolazione: senza le informazioni di Sky, proseguire oltre quell’essere sarebbe stato ancora più difficile, soprattutto in vista del compito che le era stato affidato.

Cat si rese conto solo nel momento in cui i piedi della ladra lasciarono il terreno che era rimasta con un’espressione beota a fissare il combattimento senza esclusione di colpi che aveva appena avuto inizio davanti a suoi occhi.

El Preside Phoenix era esattamente diventato la stessa Fenice che - nomen omen - era parte della sua carta di identità, una scia di fiamme che si spostava a velocità incredibile da un punto all’altro del Cie’th a guardia del cancello. I colpi letali e precisi si succedevano senza pietà contro le protuberanze mostruose, ritirandosi appena in tempo da quelle fauci spalancate.

“...Lo strafottuto coso rosso Pip!!!” ringhiò Paine da terra, lo spadone fatto roteare implacabile sugli arti inferiori dell’avversario, cercando di scalfirne le escrescenze che lo componevano. Non ottenne risposta, mentre un ruggito inghiottiva la sua voce, costringendola a scansarsi appena in tempo per non avere la sua ombra impressa sulla polvere.

Lenne sopperiva alla disastrosa situazione del suo braccio infondendo potenza a ogni colpo, seguendo la strategia che si era imposta - e di cui aveva opportunamente coinvolto Paine: abbattere dal basso, fendente dopo fendente, fino a far stramazzare il Cie’th e permettere l’affondo finale.

Sopra di loro, i movimenti veloci di Philip sortivano il loro effetto debilitante, i rampini ormai conficcati saldamente nelle protuberanze di cristallo scuro del mostro, tuttavia sapeva bene come il ritmo di quel combattimento non avrebbe potuto essere sostenuto ancora a lungo.

Dovevano portare lo scontro a una conclusione, il prima possibile.

“ANCORA DIECI SECONDI… E SI ABBASSI SUBITO E VIRI A DESTRA!!!”

Il grido isterico di Cat lo aveva distratto per un breve attimo, ma il successivo avvertimento evitò che il Cie’th riuscisse a farlo sfracellare contro la parete di roccia.

Un’Energia di infima potenza venne scagliato contro El Preside Phoenix a mo’ di scusa da dietro a uno sperone, dove l’ex-segretaria si era rintanata nella massima convinzione che, a meno di qualche previsione azzeccata, sarebbero bastati ancora una sfilza di fendenti ben assestati per mettere la parola Fine alla battaglia.

“...Non ti aspetterai che facciamo il conto alla rove-”

Le frecciatina di Paine non ebbe seguito, quando, esattamente dieci secondi dopo che Cat ebbe chiuso la bocca, il corpo del Cie’th crollò sul pavimento di pietra con un cupo rimbombo, inseguito dalla scia rossa di Philip, che fu costretto a calare la lama infuocata sul brillio scarlatto che palpitava nel petto.

“A conoscere il risultato finale, sarebbe stato divertente fare un conto alla rovescia...” commentò, mentre lo stato di Fenice lo abbandonava e l’ultimo ostacolo verso il Nulla si volatilizzava. Dietro alle loro spalle, come mosso da un comando silenzioso, il cancello si aprì con un tetro cigolio.

Fu in quel preciso istante che Elza comparve all’improvviso accanto al gruppetto, mentre ciascuno recuperava le forze fissando rapito il bagliore misterioso che riluceva poco oltre.

“Ho due notizie. Una buona e una cattiva...” esordì la ladra, giocherellando con il codec “...Posso iniziare dalla buona?”

Philip si appoggiò alla parete di roccia, controllando lo stato dei suoi armamenti: “Racconta. E concordo di iniziare dalla buona notizia, per sollevare gli animi” sorrise.

Lenne le si avvicinò, mentre il braccio colpito si rigenerava lentamente, il sangue ormai secco a indurire i lembi della divisa: “Haerii ti ha detto di un’aeronave e…” rimase un attimo in silenzio, indecisa se davvero pronunciare una simile parola “...e una balena, giusto?”

“Se la buona notizia è la balena, prevedo qualcosa di tremendo per la parte brutta” sospirò Cat, osservando il sopracciglio alzato che aveva accompagnato l’ultima affermazione.

“Tu porti seriamente sfiga, ecco cosa” le fece il verso Paine, squadrandola. “Dopo questa uscita, sei solo fortunata a non avere quel piccione sincero qui a prenderti seriamente per il cu-”.

Un tossicchiare imbarazzato la riportò all’ordine, mentre Elza controllava il codec come a ripassare le informazioni che le erano state gracchiate poco prima all’orecchio.

Perché quello che aveva sentito aveva qualcosa di incredibile.
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Leon Feather
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Re: Missioni

Messaggio da Leon Feather »

- Ma che se ne fa un fal'cie di una dannata aeronave? - domandò Paine stizzita. - Non è un Dio o qualcosa del genere?
Elza fece spallucce. - Secondo le trascrizioni, era il mezzo tramite cui seminava distruzione.
- Quindi, se ho capito bene - disse Pip - Il cristallo, che è il cuore pulsante del fal'Cie, gli permette di controllare l'aeronave.
Elza annuì.
- Se ne riacquistasse il controllo, sarebbe la fine.
Elza annuì di nuovo. - Senza il cristallo, tra l'altro, i suoi poteri dovrebbero essere limitati.
- Abbiamo un margine di vantaggio, dunque - osservò Lenne.
- Non sottovalutiamolo. Avete visto quello che ha fatto al villaggio - ribattè invece Pip.
Il preside incrociò le braccia, pensieroso. La questione si faceva sempre più spinosa. Sapeva a quel punto di non poter esitare, doveva distruggere quella minaccia che gli si parava davanti. Ma al tempo stesso, il pensiero di perdere Aura lo uccideva. Sospirò. Pensò che non ci fosse un modo semplice di affrontare la situazione, se non farlo e basta e vedere come sarebbe andata a finire. Poteva solo sperare che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
- Come pensiamo di distruggere il cristallo? - domandò Cat. - Non sappiamo neanche com'è fatto. O cosa sia effettivamente.
Paine si sistemò lo spadone sopra la spalla, indicandolo con un cenno della testa. - Un bel colpo di questa dovrebbe bastare.
Elza ridacchiò. - Qualcosa del genere. Sky ha detto che i fal'Cie non sono invincibili, no? Non saremo l'Cie, ma abbiamo qualche asso nella manica.
- Va bene, abbiamo riposato abbastanza. Muoviamoci a trovare questo cristallo.
Il gruppo annuì all'unisono e si misero in cammino, continuando la loro discesa nell'arca. Attraversarono uno stretto e lungo corridoio per sbucare finalmente su una larga piattaforma in metallo che si affacciava su uno squarcio nel terreno sotto di loro. L'area era immersa nel buio. Il gruppo si guardò intorno, cercando di orientarsi.
Cat avvistò qualcosa che aveva suscitato il suo interesse.
- E questo? - disse indicando un pannello di controllo polveroso a ridosso di un muro, puntandogli addosso la torcia per illuminarlo. Un intricato labirinto di cavi partiva dal pannello e viaggiava lungo le pareti circostanti fino a collegarsi a quelli che sembravano grossi fari.
Elza le si avvicinò e soffiò sul macchinario per toglierne lo sporco. Tossirono entrambe agitando la mano per scacciare via la polvere.
- Pensi che funziona ancora? - domandò Cat.
- Non lo so, tanto vale provare.
Leve e bottoni riportavano diciture scritte in una lingua a lei incomprensibile, simile a quella delle trascrizioni ritrovate nella cattedrale delle rovine vicine al villaggio di Daraen. Provò a tirare su una levetta, niente. Pigiò qualche bottone a caso, ancora niente. Sbuffò annoiata.
- Qualche idea? - domandò rivolgendosi a Cat.
Lei rispose facendo spallucce. - Magari è rotto.
- Hey, coso - inveì la ladra rivolgendosi alla macchina. Colpì la base del pannello con un calcio.
Al rumore sordo del metallo colpito seguì il suono soffocato di quello che sembrava un motore che iniziava ad avviarsi in lontananza. Di colpo, i fari in alto sopra le loro teste si accesero. Almeno buona parte di essi, dato che alcune delle lampade scoppiarono con un frastuono assordante.
- E luce fu - disse Elza nel tono più teatrale di cui era capace.
Ora che la sala era illuminata, si avvicinarono al margine della piattaforma, dove si stagliavano due grandi statue dall'aspetto umanoide e dal volto leonino, con grandi corni sopra la loro testa. Ricoperte in armatura, impugnavano grosse spade alte quasi quanto loro. Elza e Lenne le riconobbero subito poiché ne avevano viste di identiche nella torre di Taejin. Oltre il margine c'era il vuoto, dove il gruppo trovò, spiaggiata, la gigantesca aeronave descritta nelle trascrizioni tradotte da Sky.
- Com'è possibile? - domandò Cat. - Come fa a trovarsi qui dentro?
- Ho smesso di stupirmi di quello che vedo in questo pianeta da un bel pezzo - disse Pip.
- Probabilmente la nave si è schiantata qui quando questo posto era ancora una pianura e un fal'Cie ci ha costruito la montagna attorno. È questo quello che fanno, no?
- Sì, come i tunnel scavati sottoterra. Incredibile, vero?
- Poco importa - tagliò corto Paine - Laggiù c'è il nostro cristallo, no? - o, almeno, era quello che sparava. L'aria umida di quella grotta e il fetore dei corpi che si erano lasciati alle spalle cominciavano a soffocarla.
- È un bel salto - osservò Cat agitata, tenendosi a distanza.
- Aspettate - esclamò Lenne. - Sento qualcosa.
Pip tese l'orecchio. - Anch'io.

Affrettò il passo lungo il corridoio, pregustando il momento in cui sarebbe stato finalmente completo. Sentiva l'energia del cristallo chiamarlo, come il canto delle sirene attrae i marinai persi nella tempesta. Un richiamo a cui, dopo esserne rimasto separato tanto a lungo, gli era impossibile resistere. Sbucò oltre l'imboccatura e li vide, di fronte a sè, pronti, come ad aspettarlo. Si levò in aria irato.
- Dunque è voi che ha mandato quella povera sciocca. Pensa davvero che cinque di voi bastino a fermarmi?
Sul momento il gruppo non capì a cosa il fal'Cie si riferisse, poi si ricordarono della recita di Sky. Elza soffocò una risata (Che tonto!), Pip la fulminò con lo sguardo.
Il fal'Cie assottigliò lo sguardo, dietro di loro sapeva che riposava il cristallo, la fonte del suo potere. Non esitò oltre ed attaccò. Avrebbe lavato l'onta subita al villaggio di Daraen con il sangue, non con le parole.
Un tentacolo raggiunse Lenne che lo deviò con il piatto della spada. Un fendente della masamune di Paine lo recise, ma quello ricrebbe immediatamente. Le due indietreggiarono per evitare un'altra sferzata di tentacoli, mentre Pip si lanciava alla carica in sella a Sleipnir, deciso a fare sul serio. Un rapido fendente del gunblade recise un gruppo di tentacoli diretto verso il gruppo.
- Elza! - esclamò Cat, ben alla larga dallo scontro ma comunque impegnata a lanciare magie di supporto su El Preside e le due compagne. - A che punto sei?
- Ci sto provando - ribattè la ladra evitando con una piroetta un tentacolo. Sparò un colpo che lasciò una nuvola di fumo nero dietro di sè e sparì alla vista del resto dei presenti, per cercare un bel posticino da cui prendere la mira in santa pace.
La segretaria o ex-segretaria che dir si voglia, a questo punto, pensò che non restava nulla da fare se non tenere occupato il nemico. Fece fondo a tutto il coraggio che aveva in corpo e fece per buttarsi nello scontro, quando Paine e Lenne le passarono accanto alla carica. Lanciò un paio di magie di supporto nella loro direzione e un incitamento a "ridurre quel polpo in sushi".
Il corpo di Aura non si muoveva di un muscolo, i tentacoli del fal'Cie bastavano a tenere a bada i fendenti dei Seed che stavano combattendo fino allo stremo delle forze, mentre l'aria attorno alla Commander si faceva sempre più pesante e intrisa di potere magico, al punto che Pip poteva sentirla senza neanche il bisogno di concentrarsi. Convenì che fosse un pessimo segno e che quel mostro stesse preparando qualcosa.
Infatti, il fal'Cie rilasciò quell'energia tutta in una volta, spazzando via i tre combattenti che rotolarono lontani.
- Basta così. Non siete all'altezza di un fal’Cie.
Sorrise beffardo, proprio nel momento in cui il proiettile attraversò la sua spalla destra (o per meglio dire quella di Aura), sprigionando una luce accecante.

Il suono dei colpi delle spade di Lenne e Paine rimbombava nella sala. Elza osservò Cat accasciata a terra. Pip era in ginocchio su una gamba, accanto a lei, ansimante, tenuto in piedi solo grazie al suo gunblade. La ladra sparò una scarica di proiettili contro il corpo del fal'Cie senza grossi risultati. Imprecò.
- Alzati, signor Preside, dannazione! - esclamò la ladra. La sua voce venne soffocata da un tentacolo che le si strinse attorno al collo. Si dibattè per cercare di liberarsi.
- Elza! - Pip si sollevò da terra facendo fondo alle poche energie che gli erano rimaste nel tentativo di salvarla, ma il suo corpo era intorpidito dalla fatica e non si mosse in tempo. Sentì il rumore inquietante di ossa che si spezzano e osservò con occhi sbarrati il corpo di Elza senza vita che si accasciava a terra.
- No…
Paine, che aveva assistito alla scena da lontano senza poter fare niente, lasciò cadere la spada e si precipitò su di lei.
- No!
La strinse tra le sue braccia mentre le lacrime le rigavano il viso.
Lenne, rimasta sola a fronteggiare quella mostruosità, tentò un assalto ma venne messa fuori gioco senza troppe difficoltà.
- Non può finire così - biascicó a denti stretti cercando di rimettersi in piedi.

- Non è ancora finita.
Pip stringeva tra le braccia il corpo di Aura. Era priva di sensi, ma era viva. Il fal’Cie, tornato alla sua forma originale, si librava nell'aria sopra di lui, troppo debole per impossessarsi del corpo di uno di loro.
- Sei un osso duro - disse osservando lo sguardo deciso del Commander.
- Non è così semplice penetrare la mia mente.
Gli altri erano riversi a terra, la testa stretta tra le mani, sofferenti.
- Non importa. Sei da solo, non puoi fermarmi.
Aveva ragione. Era stanco, aveva usato gran parte delle sue energie per farsi strada tra i cie’th e nello scontro successivo con il fal’Cie.
- Cosa gli hai fatto?
Il fal’Cie lo ignorò e volò sopra la sua testa, giù nell'abisso oltre a lui.
- Fermo!
Fu in quel momento che le due state si attivarono. Lo sentì distintamente, così come lo sentì il fal’Cie. Si lanciarono nell’abisso, seguendolo. Gli volteggiavano intorno e mulinavano la spada nel tentativo di rallentare la sua discesa. Pip osservava la scena incredulo, sportosi dal limite della piattaforma.
Una delle due statue si separó dalla compagna e atterró sulla plancia della nave. Quindi si fece strada nel metallo con la spada fino a raggiungere il cristallo, scoprendolo alla vista del Preside. A quel punto, Pip capì che era la sua occasione. Con l'ultimo briciolo di energie che gli erano rimaste tornò in sella a Odino. Saltó sull'aeronave e lanciò un fendente deciso in direzione del cristallo, colpendolo e crepandone la superficie. Svenne immediatamente dopo.

Paine depositó il corpo del Preside sul pavimento della cattedrale. Respiró a pieni polmoni l'aria fresca della superficie, contenta finalmente di essere uscita da quella fogna.
- Sono felice di essere finalmente qui fuori ma siamo comunque nella merda.
- Già - Elza si tastó la fronte, la testa ancora le doleva e continuava ad avere la sensazione che qualcosa le stringesse al collo. - Anche se mi aspettavo che sarebbe stato più grosso.
Avevano visto il fal’Cie riunito con il suo cristallo. Tuttavia, il suo aspetto non aveva niente a che vedere con quanto descritto da Sky. Quello che era successo, e che non potevano di certo immaginare, era che con il cristallo scheggiato il fal’Cie non aveva le forze per controllare quella gigantesca aeronave che in tempi remoti era stata il suo corpo. Così era tornato alla sua forma originale, quella con cui era stato creato. Era comunque riuscito a farsi strada tra la roccia ed evadere dalla montagna.
- Non abbiamo tempo per festeggiare il fatto di essere sfuggiti ad una morte orribile e aver salvato la signorina Aura, non è vero? - domandò sconsolata Cat.
No, non ne avevano affatto.

MISSIONE CONCLUSA

A voi decidere che forma ha il nostro caro fal cie. Spero non ci siano errori visto che sto scrivendo dal telefono alle 3 di notte in caso rivedo domattina

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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

AAA Cercasi Resistenza
Partecipanti:
Leon (CS)
Winifred
Elza

Obiettivo: Individuare i membri della resistenza a Dollet. Valutare come inserire un dispositivo nella torre di trasmissione.

Informazioni generali: la missione è composta unicamente da tre elementi, non c'è un massimale di post, si terminerà quando la missione sarà conclusa.
Non c'è un ordine prestabilito per il posting. Tutti e tre i partecipanti potranno postare quando lo riterranno opportuno con lo scopo di portare avanti la trama.

--------------------------------------------------------------

Con un Jumper, nel cuore della notte, vennero portati sino ad una delle insenature della costa.
Silenziosamente sbarcarono mentre la navicella tornava verso il Garden, l'avrebbero richiamata quando fosse stato necessario, non aveva senso farla restare in attesa con il rischio che potesse essere scoperta.
Elza si stiracchiò pigramente, una missione sotto copertura era l'ideale per lei. Già si era immaginata di impersonare una nobildonna di antiche e misteriose origini, con un particolare feticismo per i capelli a forma strana, in particolare raffiguranti paperelle di gomma.
Fantasia che venne bruscamente interrotta da Winifred che le sequestrò il cappello. (forse per usarlo lei in seguito).
Leon infossava un Gilet di pelle color marrone con una lisa giacca lunga. Aveva l'aspetto di un borghesotto qualunque.
«Leon ma le tue Claymore?» Fece Elza, sorpresa nel non vederlo con quei due pali della luce attaccati alla schiena.
«Eh ho dovuto fare alcuni cambiamenti temporanei, due spadoni in una missione in incognito non sono proprio il massimo» Disse il Commander mostrando il pomolo di una spada normalissima nascosta sotto la giacca.
«Wini è quasi l'alva, secondo te dove dovremme cercare innanzitutto?»
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Re: Missioni

Messaggio da Leon Feather »

La stazione di servizio era immersa nel silenzio delle prime luci dell'alba. Avevano affittato un'auto con cui, di lì a poco, si sarebbero introdotti a Dollet.
- Samael è stato il primo generale della resistenza. Iniziò a reclutare i pochi membri della Seed rimasti e rifugiatisi a Dollet poco dopo la caduta dell'Ordine e la sparizione del Garden di Rinoa.
Mentre Winifred concludeva con le sue spiegazioni, Elza si sistemò i capelli, legati in una coda che le scendeva lungo la spalla destra. Aveva rimosso la tinta ed erano tornati del loro colore castano naturale. Indossava una gonna a ruota che le copriva le gambe fino alle ginocchia e una camicetta bianca abbottonata fino all'altezza del collo. Una borsetta e una giacca leggera che teneva sottobraccio completavano il per così dire travestimento.
- Dì un po', Winnie, ti ricordi quando eri alta così e ti rubai il naso, e minacciasti di incenerirmi?
- EH?
- Scoppiasti a piangere quando il tuo proposito non andò a buon fine a causa del sigillo di Alex che ti impediva di usare la magia. Aww, eri così piccola e carina allora. Certo, tolte le minacce di dare fuoco a cose e persone. Quelle non erano carine affatto.
- Questo non è mai successo, Elza.
- Ne sei assolutamente sicura?
- Ragazze, di che diavolo state parlando?
- Ne sono assolutamente sicura - ribadì la strega.
Elza incrociò le braccia, annuendo decisa.
- Lo immaginavo. Beh, non è mai successo a te. Io me lo ricordo benissimo!
Winifred aggrottò le sopracciglia.
- Cosa stai cercando di dire?
- Il futuro è già cambiato, Winnie. Le cose da questa parte non sono come le ricordi tu. Pensaci bene, nella tua linea temporale il Garden è rimasto intrappolato su Pulse, ma non è stato così nel nostro caso.
- È vero - disse Leon. Cominciava a capire. - Dobbiamo usare la massima cautela. Eventi e persone potrebbero non essere quello che crediamo stando alle informazioni che ci ha dato Winifred. Il minimo cambiamento nella vita di Samael rispetto alla sua altra linea temporale, ad esempio, potrebbe avergli fatto prendere strade completamente diverse.
- Ugh...
- C'è una vecchia casa abbandonata ai margini della periferia della città - mostrò ai due compagni una mappa disegnata di fretta - Possiamo usarla come rifugio sicuro, o come base per prepararci all'infiltrazione della torre. Ho nascosto lì qualcosina.
- Aspetta aspetta, tu hai nascosta cosa dove? - domandò sorpresa Winifred.
- Equipaggiamento di varia natura. Niente di che.
- Elza si è fatta un giretto a Dollet ben prima di noi, su richiesta di Pip. Per sondare un po' il terreno.
Dollet non era cambiata molto dalla caduta dell'Ordine. Le persone continuavano a vivere la loro vita nella assoluta normalità, come se nulla fosse successo. D'altronde, la città aveva solamente assistito come spettatrice esterna agli eventi di Balamb e Galbadia. In seguito, la reputazione dell'Ordine ormai in declino aveva fatto sì che nessuno sentisse davvero la mancanza della Seed.
- Il proprietario del pub in città era un membro della resistenza - disse di colpo Winifred, che si era appena ricordata di quel dettaglio. - Me lo raccontò un mio vecchio compagno.
- Va bene, è un punto di partenza - disse Leon. - Ma ricordiamoci quanto detto. Non possiamo rischiare di rivelarci alle persone sbagliate.
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
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