Zoolab

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Leonheart88
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Re: Zoolab

Messaggio da Leonheart88 »

IL SANGUE DI UN GUERRIERO
LEON RAYEARTH VS CAIN BLUTMILES


Un respiro profondo per calmarsi.
Un secondo per rendersi conto della situazione.
Un terzo per rallentare il tempo, tutta la battaglia racchiusa in un istante.
Scatto.

Il fendente della Claymore destra venne deviato da Mehen, subito seguito da un tondo della lama sinistra, Cain si lasciò cadere all'indietro per evitare il colpo, rapido Leon avanzò per diminuire gli spazi e con un calcio ben assestato lo fece rotolare indietro nuovamente.
Nessuna tregua.
Si gettò immediatamente in un varco, per apparire simultaneamente sopra il cadetto. Le lame incrociate tra loro per offrire il massimo urto al momento dell'impatto.
Fu come una doccia fredda. Una sensazione di gelo si impossessò del suo corpo in un istante, provò a muoversi ma i muscoli non rispondevano. Provò a cadere, ma gli sembrava di galleggiare nel vuoto. Provò a urlare, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
Cadde al suolo senza colpirlo, Cain si rialzò tranquillamente con un ghigno soddisfatto in volto.
«Maledetto» Disse Leon rialzandosi faticosamente dopo l'impatto col selciato, togliendosi di dosso i sassolini rimanenti e ritrovando l'uso della parola.
«Anche io se voglio so usare la magia. Sfigato» Sorrise amabilmente. Amabilmente come uno scorpione in mezzo al fiume.

Per tutta risposta Leon lanciò un Thundaga dritto verso il nemico, che lo evitò arretrando.
La polvere sollevata dall'impatto delle scintille col suolo non gli permise di vedere da subito quanto stava per succedere.
Approffitando della momentanea mancanza di visibilità, Il Commander colpì volontariamente con un piede la ghiaietta presente sul selciato, che con forza volò in direzione del cadetto.
Si protesse con le braccia incrociate davanti alla faccia, in fondo era solo un pò di ghiaia.
Un urlo di dolore si diffuse nell'arenza. Grosse macchie rosse si diffondevano lungo le braccia di Cain.
«Scottano? Forse ci ho infuso troppo fuoco dentro...»
«Bastardo»

Cain si gettò all'attacco a testa bassa, montante di Mehen, bloccato dalla lama della Claymore, un pugno al volto deviato con l'avanbraccio, una ginocchiata bloccata a mezz'aria. Erano bloccati. Leon lasciò cadere la Claymore alla sue spalle, con un calcio la allontanò da lui. Schizzò via come un proiettile per poi scomparire in un varco.
«Indovina indovinello... dov'è la Claymore nel varchello?»
«Fai schifo a fare le rime» La lama apparve alla sua sinistra, troppo veloce per poter essere intercettata dallo spadone. Con la mano libera Leon lo bloccò a sè, impedendoli la schivata.
Un rumore sordo e la lama cadde a terra senza fare alcun danno.
Una sorta di spada si ergeva dove prima c'era la mano, era uno spettacolo a metò tra il disgustoso e il "wow lo voglio anche io".

Un montante veloce con la nuova "spada", Leon lasciò la presa e arretrò per non venire colpito.
«Certo che sei sempre più strano ogni minuto che passa»
«Ora abbiamo due spade a testa»
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Aura
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L'animale che sono diventato

Messaggio da Aura »

IL SANGUE DI UN GUERRIERO
LEON RAYEARTH VS CAIN BLUTMILES
Il cuore di Cain ebbe un sussulto. Conosceva bene quella sensazione, gli piaceva il modo in cui lo faceva sentire più forte. Ne era soggiogato, ammaliato. Sentiva di non poter vivere senza di essa. Con uno schiocco, il sangue disegnò il profilo del suo braccio sinistro l, la pelle si spaccò in più punti seguendo la linea di curvatura delle ossa. Il loro biancore più abbagliante della luna risalì in superficie stirando i tendini ed i muscoli dell'avambraccio. Era doloroso, ma la mutazione non poteva piu essere fermata. Inevitabile, ogni volta che la rabbia risaliva lungo le viscere, una fitta lancinante gli prendeva la carne. Chiunque avrebbe lanciato un urlo, si sarebbe strappato i capelli dalla paura, ma non Cain . Lui era abituato al dolore, era abituato alla trasformazione. Era come ricongiurgersi ad un vecchio amico, di quelli che non si offendono se lo trascuri un po'. Un amico fedele che suona alla porta quando meno te l'aspetti e Cain lo accoglieva sempre a braccia aperte.
Il ragazzo tracciò un arco con la "spada". Il rosso traslucido dei muscoli e delle vene si gonfiava a ritmo delle pulsazioni. Cain sorrise nel vedere l'inquietudine negli occhi di Leon.
- Mai disturbare un serpente a sonagli, - sussurrò freemente. Non ottenne risposta. Le frasi fatte erano uno stereotipo fin troppo usato e abusato. Il Cadetto ripose Mehen cadutagli dalla mano dominante (1).
Scattò senza preavviso e tentò in fendente al ventre, pungente. Leon dovette mettersi sulla difensiva. Con quella lama, l'avversario era più veloce e preciso di prima. Doveva stare attento a non fare passi falsi. Quando le ossa appuntite gli passarono rasenti al naso, l'istinto ebbe la meglio. Caricò un contrattacco, il metallo lacerò una parte del muscolo. Sangue caldo colò lungo la claymore fino alle dita del Commander, ma la spada-braccio non si spezzò. Un altro fendente, altro sangue eppure quell'arma pareva fatta di titanio.
L'ombra sotto gli occhi di Cain divenne tetra. Ad ogni ferita i nervi rispondevano con fitte e contrazioni. Il dolore arrivava al cervello e si impossessava della sua volontà. Per ogni parata, per ogni goccia di sofferenza impressa nelle meningi la furia del giovane aumentava d'intensità.
- Smettila di cercare di colpirmi! - soffiò fra i denti come un rettile, - Colpiscimi!
I movimenti divennero via via istintivi. Perno sul piede, rotazione, parata, il braccio cambiò direzione, scatto, affondo, sfiorò di guancia, lacerò, ritorsione, stiramento, rimbalzò sulla claymore tesa, incisione, risalita, lacerò ancora, capriola, sferragliamento, si ritrasse e colpì, caricò, bevve poche gocce scarlatte e poi ancora scattò. L'energia calava ad ogni azione del ragazzo sfamando la sia bramosia di vittoria. Ma per ogni volta che le ossa si inumidivano del sangue di Leon, Cain ne traeva rinvigorimento. L'uomo lo avvertiva, sentiva frebbilmente che ogni suo taglio anche superficiale gli sottraeva la forza di continuare.
Questo tipo riserva parecchie sorprese.
Rayearth cercò di star dietro alla furia dei fendenti, ma per ogni volta che si allontanava, Blutmiles gli tornava contro con il doppio dell'impazienza.
Poi il suo viso s'incupì. Il cuore del cavaliere nero perse un battito. Un colpo di avvertimento, uno scoppio improvviso prima che il motore cominci a surriscaldarsi. Ricacciò indietro la fatica digrignando i denti. C'era ancora tempo prima del collasso.
Il Commander decise di ricorrere alla magia Haste per aumentare la sua elusione. Era l'unico modo per non finire tagliuzzato da quell... quell'animale. Cain sta diventano più feroce, questo fu il pensiero quando la spada passò pericolosamente vicina alle costole. Ansimava, ma il Cadetto sembrava più provato di lui e la cosa non gli sfuggì.
- Sei già stanco? - lo sbeffeggiò. Blutmiles schiumò d'ira.
- Come il tuo pendaglio? Ti si è afflosciato con l'ultima avventura a letto, che tiri così in difesa?
La mascella schioccò. Nonostante Cain fosse nuovo, sapeva già delle doti di Casanova dell'uomo. Nel profondo, quell'osservazione gli punse l'orgoglio.
Il giovane ciondolò sul posto. Il braccio sinistro si contrasse e poi, come se non fosse mai avvenuta, la mutazione regredì. Un nuovo strato di pelle rivestì le ossa. Le vene si inabissarono fra i muscoli, ma restarono comunque visibili come attraverso un foglio di carta semitrasparente. Con le dita ancora tremanti, Cain sfodero Mehen e la puntò contro l'avversario. Non poteva controllare quella trasformazione, ma per lui lo scontro non era ancora concluso.
- Tira fuori le palle e vieni a cxxxo dritto a sconfiggermi, se ci riesci, - aggiunse con un sorrisetto prepotente. Un brivido risalì lungo la schiena di Rayearth. Nonostante quella provocazione fosse troppo fallimentare (in tutti sensi) con lui, dovette ammettere che abbinata a quello sguardo poteva incutere davvero paura. Leon strinse la presa sulle claymore e riparti alla carica.
Fendente, parata, deviazione. Muovendo le sole dita, l'uomo invocò Blizzaga. Una grande struttura di ghiaccio si materializzò sotto i piedi della recluta. Egli riusci ad evitare il grosso delle stalagmiti che tuttavia gli bruciarono di freddo le gambe. Non ebbe nemmeno il tempo di riassettarsi che il Commander fece affidamento a Nograv per staccare la scultura e lanciargliela contro con uno slancio. L'impatto trascinò Cain per qualche metro facendogli saggiare il sapore amaro della terra. La sabbia gli grattò una grossa porzione delle braccia e degli stinchi aprendone i capillari. Ormai era diventato una spugna di sudore e sangue che respirava senza voce.
Sì, è così che ti voglio, sogghignò il ragazzo dentro di sè. Uno scontro così brutale era tutto quello che voleva. Anche se ne sarebbe uscito gravemente ferito, la sua tempra avrebbe acquisito più vigore e resistenza. La soglia del dolore si sarebbe alzata ulteriormente, ne avrebbe solo tratto vantaggio.
Con questi pensieri quasi non si accorse della tempesta di fulmini che apparve sopra di lui. Senza pensare impalò al terreno lo spadone per tutta la sua lunghezza. Sperava che il ferro avrebbe attratto le saette dandogli la possibilità di sfuggir loro e l'idea parve anche funzionare se non che un portale proprio dietro di lui lo costrinse alla difesa. Leon abbassò la claymore con violenza.
- Bastardo, - sentenziò la recluta mentre cadeva rovinosamente a terra, lontano dalla sua arma. Una sottile ma lunga ferita gli adornava il petto già imbevuto di sangue.
- Sei tu che hai chiesto di menarti a cxxxo dritto.
Il cavaliere nero sputò rosso a terra. Non si sarebbe mai arreso. Lui, un guerriero del sangue e del dolore non avrebbe ceduto per così poco. Nessun gemito, nessun grido, nessuna supplica di pietà. Cain era fatto così: più lo torturavi e più lui ne voleva ancora, e ancora, e ancora fino a svenire con un sorriso soddisfatto. Aumentare la sua resistenza fino a diventare immune alla morte, allo sfregio, alla sofferenza della carne e della realtà. Poter morire senza sentire nulla: lui voleva solo questo e quello scontro lo avrebbe portato più vicino al fine ultimo.
Cain si rialzò. Un fuoco di rabbia si riversò nel suo sguardo. Leon preparò la fine del combattimento con una tormenta di vento e fiamme amalgamate in un'unica e veloce raffica.
- Ok, fine della lezione. Aer...
- Col cxxxo, SILENCE!
- Cos...?
Il giovane si scagliò con tutto il suo peso su Rayearth, buttandolo a terra. I denti si chiusero sul suo polso facendogli perdere la presa su una spada. Le unghie s'impiantarono nell'altro braccio, la claymore cigolò contro il suolo. Non ebbe il tempo di dimenarsi, le lunghe dita bagnate di sangue di Cain gli afferrarono il collo e strinsero, strinsero, strinsero...
Nessuna resa e nessuna pietà. In ogni scontro non bisogna risparmiarsi. Non mostrarsi mai deboli, ma combattere con le unghie e con i denti. Non lasciare mai che qualcuno prevalga su di te. Vincere a qualsiasi costo per non essere l'ultimo, la ruota di scorta, il soldato nelle retrovie, lo schiavo della comunità.
Cain non era un debole. Non lo sarebbe stato mai più.

-*-*-*-*-*-

(1) Cain non può impugnare due spade contemporaneamente in quanto non è ambidestro e non ha molta destrezza. Magari poi lo specificherò nella scheda, lo scontro serve anche a capire queste cose dopotutto XD

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Leonheart88
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Re: Zoolab

Messaggio da Leonheart88 »

Le mani strette intorno al collo.
Il respiro sempre più difficile.
Il petto che batteva sempre più forte nel tentativo di liberarsi.
La voce scomparsa.

Leon chiuse gli occhi, sentiva di stare per perdere conoscenza. In fin dei conti era solo un allenamento, ci stava essere sconfitto.
Nessuno avrebbe messo in dubbio il suo valore.
Nessuno avrebbe dubitato delle sua capacità.
Non avrebbe riportato ferite serie, non avrebbe avuto conseguenze, nulla di nulla.

Ma lo sapeva che erano tutte stronzate.
Era inutile girarci attorno, voleva vincere per il puro gusto di farlo, in un combattimento l'importante è la battaglia non lo scopo finale.
Con uno sforzo immane, raccolse del terriccio nella mano sinistra e lo lanciò direttamente negli occhi del cadetto che torreggiava sopra di lui, allentò istantaneamente per un secondo la presa, giusto in tempo per avere l'opportunità di sferrargli un diretto sul viso col pugno destro.
Si allontanò bestemmiando mentre Leon riprendeva fiato.

Si guardò la mano, era impossibilitato al momento a fare magie.
Una gioia selvaggia si impradon' di lui, tutte le sovrastrutture, tutti i suoi schemi, tutta la tattica, improvvisamente perserò di significato.
Sarebbe tornato a essere quello di una volta.
Niente magia. Solo botte.

Scattarono simultaneamente uno contro l'altro.
Affondo della Claymore destra, deviata da Mehen, contattracco con un fendente, parato dalla lama sinistra. Leon roteò su se stesso e provò ad affondare il colpo con una ginocchiata nel basso ventre, il cadetto si ritrasse in tempo e provò a contraccambiare con una testa al volto. Leon fece lo stesso.
Le due fronti cozzarono a mezz'aria, con un gigantesco rimbombo come se due cavità completamente vuote si scontrassero. Caddero entrambi a terra mezzi intontiti.

Leon fu il primo a riprendersi, il colpo gli aveva provocato per qualche motivo meno problemi che al suo avversario, fu lesto a recuperare una della due Claymore, cadute nello scontro precedente, e a tentare nuovamente il colpo.
Cain fu meno pronto a difendersi, la lama era già entrata nella carne della spalla sinistra prima che lo spadone riuscisse a bloccare e a deviare il colpo.
Era ottenebrato dal combattimento, offuscato nella ragione, Leon sapeva di dover approfittare delle condizioni del cadetto.
Non oppose resistenza, la Claymore scivolò dolcemente vita dalle sue mani dopo essere stata colpita dalla lama di Cain, sorpresò, però, il cadetto non riuscì a bloccare in tempo Mehen. Con una ginocchiata nello stomaco, ormai privo di difese, lo spadone cadde anch'esso dalle mani del padrone.

Un diretto al volto, nuovamente, Cain arretrò ma testardamente non cadde, una ginocchiata alla bocca dello stomaco, sputi di sangue fuoriuscirono dalla sua bocca. Ma non cadde. Un altro pugno, le gambe barcollarono ma un sorriso ironico si dipinse sulla sua faccia.
Non aveva più neanche le forze per alzare le braccia, ma non cedeva.
In una parte remota e remota dentro di lui, Leon non poteva fare altro che stimarlo e rispettarlo per questo.
Per fortuna che esteriormente era uno str***o senza uguali, almeno non doveva farsi troppe domande.

Il Commander si abbassò sulle gambe, con un movimento unico strinse le braccio intorno ai quadricipiti del nemico e lo sollevò in aria, per un minuscolo istante sembrò che Cain fosse seduto a mezz'aria, al contrario, sulle spalle del Commander.
Poi Leon mulinò le braccia inarcando verso il basso la schiena. Un rumoro sordo indicò il contatto tra Cain e la superfice, senza esitare Leon lo riportò in alto, caricandolo, per poi nuovamente schiantarlo verso il basso.
E ancora.
E ancora.

Non seppe dire a che punto esatto il combattimento finì. Dopo quanti colpi e se Cain era ancora cosciente.
Semplicemente ad un tratto non c'era più. Trasportato in infermeria.
Leon aveva vinto.
E per come avevano combattuto forse lo avevano fatto entrambi.
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Leon Feather
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Re: Zoolab

Messaggio da Leon Feather »

WINIFRED VS LEON VS CAIN VS ELZA
Regole: Nessuna in particolare.
Numero di post: a discrezione dei partecipanti.

Una lattina di choco cola fredda in mano, con aria assorta Elza osservava il bersaglio del poligono di tiro di fronte a sè, sforacchiato dai numerosi colpi della sua pistola. Bevve un lungo sorso della bibita, quindi, scostato un ciuffo di capelli dalla fronte sudata, osservò uno dei fori nel bersaglio, le labbra arricciate in una smorfia infastidita. Aveva sbagliato il tiro di pochi centimetri.
- Dannazione - disse.
Sedette a terra lì di fronte al bersaglio, gambe incrociate, intenta a svuotare la lattina. Doveva essere stato colpa della pistola, o non riusciva altrimenti a spiegarsi un simile risultato.
Ad ogni modo, sentiva finalmente di essere tornata in forma dopo tutto quello che era successo in quegli ultimi mesi. Tuttavia, sapeva benissimo che una semplice sessione al poligono di tiro non era sufficiente per accertarsene...
- Sei qua, dunque.
La voce di Winifred alle sue spalle la invitò a voltarsi. La piccola strega la guardava con aria infastidita, le mani sui fianchi.
- Ciao, Winnie - rispose Elza rialzandosi e mostrando un largo sorriso.
- È da mezz'ora che ti aspetto all'entrata del centro addestramento.
- Ops. Ho perso la cognizione del tempo.
- Poco male, non sono ancora arrivati neanche gli altri due tonti.
Proprio perché Elza sapeva che sforacchiare qualche manichino non sarebbe bastato ad assicurarsi che fosse ancora operativa, aveva organizzato un piccolo incontro a quattro al centro addestramento.
Decisero quindi di mandare un messaggio (per niente privo di minacce) via codec ai suoi assenti e si recarono nel frattempo nel centro addestramento. Lì si misero ad aspettarli, sedute all'interno della sala comandi.
Il tempo passava, scandito dal tamburellare delle dita di Elza sul tavolino della sala comandi. La donna getto un'occhiata su Winifred, seduta con la sedia piegata all'indietro, intenta a mordicchiarsi l'unghia del pollice.
- Hey, Winnie.
- Sì?
- Mi dispiace, ti abbiamo fatto fare qualcosa che non volevi fare.
L'aviopirata sospirò.
- Non importa. Comunque, non avevamo scelta.
- Mh - Elza poggiò la guancia sulla superficie del tavolo, gli occhi socchiusi a fissare Winifred con aria colpevole. - Chissà, forse ce l'avevamo, un'altra scelta.
- Comunque non importa, quel che è fatto è fatto.
Elza non disse altro, e finalmente Leon e Cain le raggiunsero al centro addestramento.
Al centro dell'arena spoglia, i quattro sfidanti si guardavano l'un l'altro, intenti a indossare i bracciali salvavita.
- Bisogna per forza mettere questo dannato coso ogni volta? - bofonchiò Cain armeggiando con il suo bracciale.
- Se non vuoi lasciarci la pelle - rispose Leon con un sorriso sprezzante. - O credi che ci andrò leggero con te, stronzetto?
- Ti passerà la voglia di ridere tra poco.
- Abbassate i livelli di testosterone ragazzi - li rimbeccò Elza. - È solo un addestramento.
- Poche chiacchere, fate le squadre - li esortò Winifred.
- Io scelgo Elza - esclamò subito Leon. La ladra sospirò sconsolata.
- E va bene... - disse Winifred incrociando le braccia.
- Fermi tutti, io non faccio squadra con nessuno - esclamò Cain prima che l'aviopirata potesse dire qualcos'altro. - Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per farvi il culo a strisce.
Elza fece schioccare la lingua come per dire "Ma te guarda questo!", poi andò a cercare lo sguardo di Leon, forse nella speranza che lo facesse ragionare visto che aveva già combattuto con lui. Il commander si limitò a fare spallucce, segno che la ladra pensava male.
- Ognuno per sè, allora - disse quindi Winifred.
- Come vi pare! - Elza fece la linguaccia in direzione dei tre e corse verso la sala comandi.

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Qualche minuto dopo che ebbe finito di armeggiare con il pannello di controllo e tornò da loro, l'arena si trasformò. I quattro seed si trovarono nel cuore di una città semi distrutta. Erano in mezzo a una strada di cemento completamente diroccata, attorno a loro v'erano veicoli in pezzi, divelti, molti capovolti come se qualcosa li avesse investiti e sbalzati via. La strada passava al centro di due file di edifici crollati, imponenti grattacieli dalle pareti grigie per lo più ridotte in un cumulo di macerie se non per qualcuno che si reggeva ancora miracolosamente in piedi.
- Carino - commentò Leon sarcastico, poggiando la claymore sulla spalla. - L'ideale per una scampagnata.
- Ho premuto pulsanti a caso, non prendetevela con me.
- È abbastanza spazioso, non mi interessa altro - disse Cain trepidante di menar le mani.
- Bene allora! - esclamò Winifred puntando una pistola in direzione di Leon, l'altra di Cain. - Chi vuole un assaggio del mio piombo?
Cain non se lo fece ripetere due volte ed estrasse Mehen, ma una scarica di proiettili da parte di Elza lo costrinse ad usarne la lama come scudo, facendolo indietreggiare.
- Scusami, Winnie - disse Elza sorridendo e lanciandosi sul ragazzo, spada in un pugno e pistola nell'altro. Sferrò un fendente diretto al petto del ragazzo, che lo schivò e contrattaccò con un fendente a sua volta. La ladra si abbassò per evitarlo, quindi sparò qualche altro colpo, costringendo Cain a indietreggiare ancora, fino a trovarsi spalle contro il portellone di una macchina. Le mani salde sul manico dello spadone, non si fece intimorire e caricò con tutta la forza che aveva in corpo Elza... che gli venne a sua volta incontro... e lo superò con un salto, passandogli proprio sopra la testa. Il ragazzo si voltò di scatto, osservandola superare la macchina di prima. La seguì e i due scomparirono all'interno dell'edificio.
- È stato... interessante.
Winifred che era stata distratta a guardare i due combattere, a sentire la voce di Leon portò tutta la sua attenzione su di lui. Puntandogli contro entrambe le pistole.
- Sembra che voglia fare il suo gioco. O è stupido o è troppo sicuro di sè.
- Un po' dell'uno, un po' dell'altro.
Winifred sospirò. Ah, beata gioventù. - Sembra che mi tocchi vedermela con te.
- Già - il commander la guardò inclinando leggermente la testa. - Che sfortuna, vero?
- Facciamo che se riesci a colpirmi anche solo una volta ti offro una birra.
L'uomo sorrise. - E va bene, sbruffona.
Click.

Aveva seguito Elza all'interno di quell'edificio, trovandosi in quello che sembrava un centro commerciale. Il piano su cui si trovava era ampio e spazioso, come la hall del Garden e, ironicamente, al suo interno si trovava quello che una volta doveva essere stato uno splendido giardino al chiuso. Ora la natura aveva completamente reclamato quello spazio; l'erba era cresciuta a dismisura rompendo il cemento sotto i suoi piedi e ricoprendo a grossi ciuffi tutta l'area; l'edera si era arrampicata lungo le pareti, le colonne, le panchine, la maestosa fontana di pietra al centro del giardino e qualsiasi superficie calpestabile, persino lungo le due rampe di scale che portavano al piano superiore, e la spessa ringhiera di vetro che ne percorreva i lati continuando sul perimetro al limite del piano. Il sole illuminava la sala filtrando attraverso le finestre rotte dell'edificio e i buchi sul soffitto e sulle pareti.
Cain udì un colpo di pistola, ma a giudicare da quanto era lontano intuì che doveva essere stato sparato da Winifred. Si guardò intorno in cerca della sua preda e lì la trovò, in equilibrio su due piedi sulla ringhiera del secondo piano. Lo guardava sorridendo divertita. Con un balzo atterrò su tutti e quattro gli arti sul morbido manto erboso di fronte a lui.
- Ti sei fatta inseguire fino a qui... per cosa? - domandò sprezzante.
- Per avere uno po' di privacy, caro.
Cain fece schioccare la lingua, indispettito da quelle parole. Si lanciò sulla ladra agitando lo spadone, potente ma preciso. Lei si limitava a schivarlo e sparare qualche colpo di tanto in tanto, che Cain bloccava con il piatto della spada.
- Parlano tutti male di te, ma non trovo che tu sia tanto male.
Schivò un fendente che si abbattè su una delle panchine di pietra, mandandola in pezzi.
- Sei carino. Anche se hai proprio un caratteraccio.
Lo spadone di Cain le passò pochi centimetri sopra la sua testa, sfiorandole appena i capelli castani. Saltellò indietro fino a sopra la fontana.
- Direi il tipico bel tenebroso!
Cain fendette l'aria di fronte a sè con lo spadone. - Insomma, vuoi parlare o combattere?!
- Mi stavo solo riscaldando! - ribattè Elza con fare serio. - E poi è divertente infastidirti, non ti pare?!
Estrasse il coltello dal fodero dietro la schiena e passò una mano sopra la lama, caricandola con la magia thunder.
- A te!

Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Lenne Silveross
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Re: Zoolab

Messaggio da Lenne Silveross »

LENNE VS NANASHI
Regole: Nessuna
Numero di post: A discrezione dei partecipanti

«Vacci piano con lui, d'accordo?» Elza osserva con aria critica l'asse di legno che sta tagliando, ma non si è persa un secondo del breve scambio tra Lenne e Nanashi. «Abbastanza da fargli passare la voglia di fischiare ancora e lasciarlo d'un pezzo. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, non di pesi morti.»

Lenne risponde con un cenno del capo, poi ritorna all'angolo che si era scelta per lavorare in silenzio e senza l'obbligo d'essere sociale. La concentrazione è altalenante, complici gli sporadici stridii che quel bizzarro ninja continua a emettere, incurante di una minaccia che non è solo una posa - non ha alcuna voglia di menare le mani per motivi assolutamente superflui, non in una situazione critica come la loro, ma può sfruttare l'occasione per verificare le abilità di Nanashi. È bravo a non farsi notare, gliene deve rendere atto, o almeno dovrebbe se il puzzo d'alcol che lo accompagnava non le avesse sempre fatto intuire la sua posizione, ovunque fosse, in Garden. Non l'ha, però, mai visto in azione. Non una singola volta allo Zoolab dove chiunque, per una ragione o l'altra, finiva a farsi incrinare qualche osso. Nanashi invece era sempre stato un'ombra in quel senso: la incuriosiva poiché nessuno, salvo forse De Vultures che era troppo impegnata a distribuire contratti, era mai stato sordo tanto a lungo al richiamo della lotta.

Per scommessa, noia, voglia di mettersi alla prova, persino astio, che fosse contro una creatura oppure un compagno, da quando ha preso il posto di Cek come responsabile dello Zoolab non c'è stato SeeD che Lenne non abbia visto lottare. Nanashi Mumei è l'eccezione particolare: un fantasma. Semplice da individuare, almeno per i suoi sensi, ma fin troppo rilassato per ritenerlo uno sprovveduto. Qualcosa, nel modo indolente in cui si muove, le fa pensare a un avversario da non sottovalutare. Ha tacitamente promesso a Elza che non gli farà nulla, giusto fargli ingoiare quel fischietto, tuttavia non ha ugualmente intenzione di andarci leggera. Serra i denti quando un altro fischio lacera l'aria: dovesse assecondare l'istinto, lo pesterebbe a sangue, talmente è forte la necessità di portare un minimo di pace nei pensieri.

Invece, china la testa sul proprio lavoro e lascia sia il mastro carpentiere a perdere la pazienza per tutti.


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Il controllo è tutto, Lenne: questa la prima lezione di Lars. Senza, non sei niente, le ripeteva, piedi nudi e addosso solo i pantaloni della divisa da SOLDIER mentre la sfidava a farsi avanti, la cresceva in una grotta buia, sotto il cielo stellato, con la pioggia o la neve, mostrandole soltanto la ferocia del fuggitivo - consapevole già da allora che non sarebbe vissuto abbastanza per insegnarle altro. Solo sopravvivere. Il controllo ha tante forme e viene messo alla prova in diverse situazioni: la pazienza è una di queste, la ragione per cui, soprattutto, accoglie il consapevole ritardo di Nanashi con un vago sorriso. La piazza è deserta a quell'ora, niente di più normale all'interno di una comunità ristretta come Fishermans Horizon e ancora più giustificata dagli infetti fuori: oltre alla guardia cittadina e qualche volontario, nessuno ha il coraggio di lasciare la sicurezza della sua casa, persino se quella stessa precaria incolumità si deve a persone come loro; gente pacifica, per la maggior parte, che Arne Leifson aveva raccolto sotto di sé e trasformato in soldati capaci nel giro di pochi giorni.

Nanashi si avvicina mostrando una spavalderia che è solo di facciata: non la teme, non ne ha ragione, sono alleati, eppure i suoi occhi passano di casa in casa, elusivi mentre tormenta l'unghia del pollice, il polso. È nervoso ma non ha nulla a che vedere con la situazione contingente e Lenne lo prende come un sintomo di qualche paranoia tutta sua. Lo scruta mentre la raggiunte e anche dopo, lascia scorrere il tempo addosso a entrambi ma Nanashi ne sostiene lo sguardo, senza abbassarlo nemmeno quando gli sembra troppo - troppo indagatore. Troppo intenso.

Lenne inclina il mento verso di lui, aspetta. Nanashi si morde il labbro inferiore, sospira e le fa un cenno con la testa.

«La tua spada.» le dice e la sua voce è roca, di chi non è abituato a parlare. O forse si è appena svegliato, se anche solo quel poco che ha intuito di lui è vero. «Perché la stai nascondendo?»

«Nessun trucco. Non ho intenzione di usarla oggi.»

A quel punto il ninja si fa attento, persino diffidente. Cerca in lei qualsiasi traccia di bugia e non ne trova - vuole davvero combattere disarmata. Si umetta le labbra, eliminando le poche tracce di alcol restanti, dopo la sbronza che si era preso appena finito con il lavoro al cantiere navale, aggrotta le sopracciglia.

«Non sarebbe un duello onorevole… o divertente.»

In tutta risposta, Lenne allarga le gambe, raddrizza la schiena, chiude a pugno la mano sinistra, stende davanti a sé la destra. «Vogliamo iniziare, Mumei

Il primo, vero, contatto che Nanashi ha con lei è un pugno dritto al plesso solare che gli toglie il respiro.
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Non è stato amore al primo sguardo, anche perché esiste qualcuno in grado di amarla a pelle? Ne dubito. Eppure alla fine è successo. Non la amo per quello che ha, ma per quanto nemmeno immagina di possedere. Certo non è perfetta, non è neppure buona, però non è ipocrita. Non pretende d’essere migliore degli altri; vuole bene col cuore e la testa, qualcosa che pochi sono in grado di offrire.

Era come quell’inverno che l’avrebbe vista morire: una coltre bianca su cui ciascuno poteva leggere le proprie colpe, i propri fantasmi, le speranze e le debolezze. Non svelava niente di sé ed era un tappeto di ipotesi, per questo era difficile amarla senza pretendere.
Nanashi Mumei
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Il primo vero avversario di Nanashi.

Messaggio da Nanashi Mumei »

Il primo avversario di Nanashi, appena uscito dalla casa del vecchietto che lo aveva presumibilmente salvato, fu un kyactus.
Semplicemente, gli scappava, e non s'era reso conto di averla fatta addosso ad un vegetale senziente.
Aveva le braghe calate, la spada attaccata alla cintura e quindi in terra, ed era dunque disarmato.
Ciò nonostante, fu una cosa veloce.

Nanashi tornò a casa del vecchio per farsi levare gli aghi dal sedere, il kyactus che rideva su un promontorio lì vicino, troppo distante per le shuriken.

Non riuscì mai a vendicarsi.

Che da ciò ne derivasse un desiderio di rompere le palle agli altri? Un inconscio desiderio di rivalsa?

Forse. Ma Nanashi non credeva in Freud. E nemmeno nelle sconfitte. C'erano solo lezioni pagate con troppo sangue. Tutto qui.

-0-

Sentì il fiato uscirgli a forza dai polmoni, la saliva che schizzava via e la bile risalirgli per l'esofago.
Non l'aveva vista arrivare.
Come diceva sempre quel vecchio, mentre lo aiutava ad apprendere le arti shinobi?
Ah, sì: "Tutti scialli fino a che il cielo non ulula".
Solo ora ne capiva il significato. Era stato troppo rilassato. Troppo sicuro di sé.

Ingoiò la bile, si costrinse a non cadere in ginocchio e mise mano alla spada.
Ne avrebbe avuto bisogno.
Vide ancora Lenne scattare in avanti, e d'istinto sguainò la lama in modo tale da colpire con un singolo movimento.
La guerriera si arrestò poco fuori il raggio della spada ed entrò con un calcio mirato ai genitali.
Nanashi con una ginocchiata ne deviò la gamba ed entrò con una gomitata sul costato della donna.
Questa sembrò incassare bene il colpo e rispose con un manrovescio, sotto il quale il ninja si chinò per caricare un violento montante, schivato con un passo di lato.

Nanashi aveva affrontato dei monaci bangaa pazzi abbastanza da provare a bloccare la sua Kodoku a mani nude. Si ritrovarono con la guardia spezzata in tre colpi e un venti centimetri di ferro nello stomaco.
Lenne era saggia, e dunque schivava quella tempesta di colpi indietreggiando, tenendosi fuori misura, cercando di attendere l'attimo in cui Nanashi si stancasse per finirlo.
Sembrava che tale attimo non esistesse, tanto era serrato il ritmo dei suoi colpi, tanto era metodica la maniera in cui cercava di metterla all'angolo.
Poi, il momento, l'errore: un fendente troppo ampio, in cui il ninja sembrava essersi lasciato scoperto appena per un istante.
Lenne fece per placcare, quando vide il sorriso di Nanashi.
Un click.
Vide, con la coda dell'occhio, un tubetto di mythril uscirgli dal braccio prostetico.
Sapeva che l'avrebbe notato, e contava su un attimo di esitazione, di sorpresa, per bruciarla con la magia Holy.
Lenne non rallentò, e si tuffò in una capriola contro le gambe del ninja, facendolo cascare in terra, ma quando si voltò per volargli addosso e bloccarlo al suolo, questo si stava già rialzando qualche metro più in là.

Sapeva come giostrare lo spazio, doveva dargliene atto.
Vide una lama uscire dall'avambraccio e scivolargli nella mano prostetica.

"Dovevi portarti dietro la spada."
Leonheart88
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Re: Zoolab

Messaggio da Leonheart88 »

Cerco sfidante
xthegame89x
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Re: Zoolab

Messaggio da xthegame89x »

@leonheart88 sfida accettata

Sono tornato ragazzi, con un nuovo canale e con nuove serie. Restate tunizzati per scoprirne di belle! Buona visione! :P
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PROGRAMMAZIONE
LUNEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
MARTEDI
- Let's Technic, Minecraft Monster Pack 1.6.4 -
MERCOLEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
GIOVEDI
- Desertcraft, Minecraft Regrowth Pack 1.7.10 -
VENERDI
- Il ruggito del T-Rex, Dino Crisis -
SABATO
- Video Random -
Se dovete utilizzare il mio pg nel Garden, controllatevi la scheda prima, barboni! xD
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LE PERLE DI SAGGEZZA DEL GRUPPO DEL GC SU FB
Egil ha scritto: Non possiamo fare un referendum per dichiarare Matt Winchester illegale e immorale?

Leon ha scritto: Matt Winchester ogni volta che fai un commento inutile, un gattino nel mondo muore
Paine ha scritto: o.ò sisi confermo la mia teoria... Matt è posseduto dal demonio.
Leon ha scritto: E' più probabile che sia il demonio a essere posseduto da Matt Winchester.

Leon ha scritto: Non è la situazione ad essere disperata, è Matt che si è messo in testa di far crashare i server di Facebook.

Leon ha scritto: Matt Winchester la tua firma occupa una schermata intera e ho un fo***to monitor 1920*1080.
Matt Winchester ha scritto: Quindi anche Ruben è a Reloras??? Posso usare il suo pg????
Vero posso posso posso???
Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Drittz Do Urden ha scritto: No.
Matt Winchester ha scritto: Sob sigh... (A Drizzt Do Urden piace quest'elemento)
Paine ha scritto: Penso che comunque debba smettere di mortificare il povero matt.... è un cazzone, lo sappiamo tutti e mo lo sai anche tu, non ci fosse lui qua staremmo tutti a grattarci le palle, quindi passa un commento anche fosse acido. Paine docet
Leon ha scritto: Matt Winchester minaccia pure i cani randagi che incrocia per strada ormai (ovviamente trasformandosi in bahamut)
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