Sagra della caccia di Lindblum

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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AngelDemon89
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da AngelDemon89 »

Mi iscrivo pure io, dai :v
Leonheart88
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da Leonheart88 »

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schwarzlight
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da schwarzlight »

Gli spalti erano pieni, affollati tanto da non lasciare spazio nemmeno sui passaggi e le scalinate. Tutta la città era in fermento, i quartieri di Lindblum già chiusi e predisposti alla sagra da quella mattina. La tribuna delle autorità ospitava personaggi illustri da tutti i mondi.
E anche altri.
Tipo un preside e una responsabile della sicurezza di un garden a caso, trascinati quasi letteralmente in quella bolgia di entusiasmo fin troppo esagerato per loro.
- Non è qui che dovrei essere. - mormorò Philip Phoenix, preside del Garden di Rinoa. Mesto. Rassegnato.
- Non è qui che vorrei essere. - rispose Alexandra Schwarzlight, responsabile della sicurezza del suddetto Garden. Insofferente. Rassegnata.
- Non partecipo a una sagra da quattro anni...
- Non volevo partecipare nemmeno in giuria.
- Perché siamo qui.
- ...come perché. Sei tu che mi hai trascinata qui.
- Volevano una rappresentanza del nostro Garden in giuria visto il numero di Seed partecipanti. Ho proposto di estrarre a sorte. Speravo di scamparla.
- Ottimo lavoro.
- Non parlarmene.
Poi il microfono si attivò, assordando tutti con un fischio orribile, prima di trasmettere la voce del commentatore ufficiale dell'evento, sir Vattelapescanonmiricordoilnome.

"SIGNORE E SIGNORI! BENVENUTI ALLA QUINDICESIMA SAGRA DI CACCIA DI LINDBLUM!

*applausi*

Come ben sapete, ormai da anni la nostra splendida città si avvale di ospitare questo meraviglioso ed appassionante evento, una dimostrazione di forza e temerarietà che ha fatto il giro del Multiverso e anche oltre! I partecipanti rendono orgogliosi la nostra..."

- Dimmi che posso fuggire.
- No.

"Patrocinato dalle nobili maestranze che ogni anno..."

- TI PREGO.
- NO.

"E ora, per la vostra gioia, vi illustrerò come la nostra illustre giuria deciderà le sorti di questa competizione!

I parametri di giudizio saranno tre:

SCRITTURA: 10 punti.
Grammatica, sintassi, lessico, scorrevolezza, capacità di coinvolgimento.

PERSONAGGI: 10 punti.
Rispetto del carattere, dei parametri, della scheda in generale. Interazione con altri pg al di fuori della propria squadra.

COMBATTIMENTO: 15 punti.
Svolgimento degli eventi, comprensibilità, originalità. Uso delle tecniche e delle magie durante il combattimento. Scelta dei mostri affrontati e rispetto dei nemici speciali per le squadre.

GRADIMENTO PERSONALE: parametro speciale. Entrerà in gioco solo come elemento determinante nel caso di eventuali pareggi.

Per un totale di 35 punti.

Possibilità di punti extra per qualunque cosa colpisca particolarmente i giudici. In bene o in male. 8D"

- ...Pip, cosa... cosa dovremmo...
- E' per questo che odio stare da questo lato degli spalti.

"E ORA, SIGNORE E SIGNORI, I PARTECIPANTI DI QUEST'EDIZIONE!"

Entrarono uno dopo l'altro, o anche no, gli iscritti. La gente del Rinoa non poteva essere più riconoscibile di così.

PARTECIPANTI:

- Sanji Halverson
- Matt Winchester
- Robert J. Daniels
- Recks Seagull
- Takeaku
- Siegmeyer
- Leon Rayearth

Squadre:
- Raiden e Egil Snow
- Elza e Niamh

Pip fissò la lista di nomi che aveva davanti, ancor più rassegnato. Guardò di sotto. Incrociò lo sguardo di Leon, intento a sfoderare le sue claymore.
Una smorfia vittoriosa sul suo volto.
- Maledettofjdnfdkjfbndc.

Anche Alex fissò quella lista, ancor più rassegnata. Guardò verso le tribune, sui camminamenti sopraelevati. Intravide Oushi che mangiava un gelato beatamente. La notò.
Una smorfia vittoriosa sul suo volto.
- Maledettajcgnbckgbnvfknhl.

"E ORA... CHE LA SAGRA COMINCI!"

*applausi*






E buona fortuna a tutti!
Sì, i giudici saremo io e Pip :>
Ultima modifica di schwarzlight il 02 mar 2015, 00:45, modificato 1 volta in totale.
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Pup :>
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Incontri ravvicinati del terzo tipo

Messaggio da Pup :> »

Incontri ravvicinati del terzo tipo.

"Squadra che vince non si cambia, è risaputo."
All'insegna di questa frase era iniziata sedicesima sagra della caccia di Lindblum. "3 anni fa abbiamo fatto faville, insieme. Che ne dici di ripetere la cosa?" Guardai Raiden con uno sguardo carico di eccitazione. Un po' di sana caccia insieme ad un amico era quanto di meglio si potesse desiderare al momento. E se mi fosse capitato Matt tra le mani... "Una promessa è una promessa, no?"
Tra le grida entusiaste degli spettatori, noi partecipanti eravamo rinchiusi nella stazione del distretto Teatrale, come solito. Aspettando il via ufficiale, c'era chi si riscaldava in attesa dei combattimenti, chi chiacchierava allegramente, chi ancora tremava dall'ansia. Io invece diedi una ricontrollata all'equipaggiamento: i chakram affilati come sempre, un etere ed un paio di distillati di erba dell'eco da usare all'occorrenza, Dabi pronto ad essere evocato in caso di necessità e i cristalli magici appena ricaricati.
Per partire completamente carico decisi di prendere un elisir al distributore dietro l'angolo. "Raiden, tu bevi qualcosa?" "Sì, grazie... Quello che prendi tu." Andai alla macchinetta: 2000 gil, tasto 23 per un paio di elisir... schifosamente caldi. Guardando di sottecchi che nessuno vedesse, allungai il mio con un po' di distillato fatto in casa. Che goduria! Non riuscii nemmeno a tornare da Raiden che... "Signore, signore, mi dà un elisir?" Uno strano bimbo mi guardava con così tanto desiderio che non riuscii a dirgli di no. "Tanto gli do quella di Raiden." Appena gli porsi la lattina, la afferrò e scappò defilandosi tra la gente. "Aspetta... ma gli ho dato il mio elisir?" La lattina ancora chiusa che avevo in mano mi disse di sì. Feci spallucce e presi una lunga sorsata da quello di Raiden, a cui dissi che il distributore li aveva finiti. Mentre lui biascicava una mezza risposta senza senso, le fanfare suonarono il via alla caccia.

Inizia la caccia!

"Si parte per la caccia... di quella grossa!" gli dissi con un occhiolino. Il suo sorriso mi confermò la sua approvazione. Senza riflettere molto ci fiondammo sull'Aircap, direzione a caso, sbucammo nel distretto Commerciale. I primi mostri erano già liberi nella zona e puntammo subito alla preda grossa: un Archeosaurus. Purtroppo per lui, contro un elementalista ed un criomante cedette molto rapidamente, mostrandosi più rumoroso che impegnativo. Sfruttando il dominio del gelo, Raiden creò una spada di ghiaccio e al grido "En garde!" si fiondò sul dinosauro. Una codata della possente bestia arrivò verso lo spadaccino, che con un salto la evitò. Il nemico fu rapido e, mentre Raiden atterrava al suolo, si girò di scatto pronto ad azzannare il SeeD. Quello che lo aspettò fu però una parete di roccia che assorbì il colpo, lasciando il dinosauro stordito per un istante. Un solo Blizzaga ben assestato e una manciata di fendenti bastarono per metterlo al tappeto. La bestia cadde con tutto il suo peso su una bancarella (quella malvagia dei sottaceti Gysahl, che Ozma li maledica tutti) e non potemmo far altro che appurare quanto le barriere a protezione della città funzionassero magnificamente, dato che non un singolo sottaceto cadde per terra... nostro malgrado. Un altro paio di mostriciattoli cadde al primo colpo, lasciandoci la strada libera fino alla piazzetta davanti la chiesa. Un raggio di luce che filtrava tra gli alti edifici della città illuminava la strada dove un lastrone di marmo era rotto, lasciando spazio a qualche fiore di crescere indisturbato. Qualcuno vi aveva lasciato un fiocco rosa sopra. Un'ombra richiamò la nostra attenzione a sopra il tetto della chiesa, dove uno strano personaggio si ergeva guardandoci, i lunghi capelli argentei al vento.
Una strana musica iniziò a risuonare nell'ambiente quando lo strano figuro decise di scendere tra noi. "Estuans interius, ira vehementi" erano le prime parole di una canzone che alcuni ragazzetti stavano cantando in un ripostiglio vicino. "E tu chi sei?" urlai all'intruso "Partecipi anche tu alla sagra?" Ignorando le mie parole, l'uomo misterioso iniziò a sfoderare l'enorme katana che portava al fianco. "Non credo che abbia intenzioni amichevoli" disse Raiden estraendo la Glamdring, mentre il pugnale Pungolo riluceva spaventato. Con le palme delle mani che mi prudevano, afferrai i chakram e iniziai a prepararmi alla difesa.
"Non vi permetterò di oltraggiare ulteriormente la memoria di Jenoiva... Restituitemela!"
A questo grido l'uomo si fiondò a tutta velocità contro Raiden. Fu così rapido da cogliere lo spadaccino impreparato, ma una barriera da me creata all'ultimo momento fece guadagnare a Raiden il tempo necessario per difendersi alla meglio. L'uomo dalla lunga chioma argentata -lo chiameremo Sephiroth, per comodità- muoveva quella enorme katana in maniera fluente ed imprevedibile, lasciando persino l'abile spadaccino spiazzato. Lo scontro era praticamente a senso unico, con Raiden che riusciva appena a difendersi mentre io lo supportavo con magie di recupero e qualche barriera quando potevo. Evocai la GF Kyactus, per dare al mio amico almeno il vantaggio della magia Haste. All'improvviso la situazione era meno disperata di prima, Raiden riusciva persino a rispondere a qualche attacco, nonostante la lunghezza della Masamune non gli permettesse di arrivare al suo avversario, ed io a lanciare qualche magia. Con un rapido scatto di gambe, Sephiroth si portò sullo spadaccino pronto a calare un fendente, ma la Glamdring fu pronta a spezzare il colpo. Cogliendo l'attimo, con un Impatto feci perdere equilibrio al nostro avversario, permettendo a Raiden di penetrare nella sua guardia e colpirlo con un affondo dritto al fianco. Finalmente un vero contrattacco.
Sephiroth esterrefatto fece un salto in dietro portandosi la mano al fianco. Sangue. Il suo sguardo arrivò fulminante dritto negli occhi azzurri del SeeD. "Capisco... Dunque l'energia Mako scorre anche dentro di te..." Al grido di "Heartless Angel" lo strano avversario prese il volo, piombando su Raiden e trafiggendolo dritto al petto. Lo spadaccino riuscì ad anticipare il suo avversario tramutandosi in acqua con il suo "Noli me tangere" per riapparire appena alle spalle di Sephiroth, bloccandolo nella morsa glaciale dell'Ipotermia. "Egil, colpisci ora!" Senza pensarci due volte iniziai a caricare una magia Ultima, mentre il nemico cercava di divincolarsi dalla presa del ghiaccio. Chiusi gli occhi per accumulare quanta più energia potessi in quel colpo ma quando li riaprii scoprii con sorpresa che mi trovavo a fluttuare a due metri da terra. "Aiuto, ma che cxxxo sta succedendo??? RAIDEEEEN!" Entrambi gli spadaccini mi guardarono sconvolti per un secondo, ma Raiden, ignorandomi palesemente, decise di riprendere da solo il suo contrattacco contro Sephiroth, con Dabi al seguito.
Io intanto continuavo a salire, urlando e sbraitando sperando che qualcuno mi sentisse... finché non mi sembrò di toccare terra con i miei piedi. Aprii lentamente gli occhi e quello che vidi fu un esserino blu davanti a me e tutt'attorno pareti di metallo. "Ma perché capitano tutte a me? T____T E poi Raiden... perché diavolo non mi ha aiutato?" Il bimbo smanettò con qualche leva, quindi si avvicinò a me barcollando "Shenti amico... hic... ti volevo ringhrashiare per l'elishir! Era molto buono, shai? Hic! Volevo darti una cosha, peròòòò... non ricordo cosha! Maaa.... ti voglio taaanto bene! Hic!" e detto ciò si accasciò a terra, mentre dalla sua mano cadde una strana carta. Corsi da lui e vidi che era solo svenuto, ma sembrava stare bene (si, vabbè, sbornia a parte!). Presi incuriosito la carta, che riconobbi essere di Triple Triad "KoyoKoyo... ma che roba è?". Spaesato mi affacciai ad un finestrone sopra una piattaforma di comando, mettendo istintivamente la carta in tasca, e mi accorsi che i miei problemi erano tutt'altro che finiti... ERO SU UN cxxxo DI DISCO VOLANTE!
**********
Raiden era riuscito a capire lo schema di attacco del suo avversario e anche solo con Dabi stava riuscendo a tenergli testa. "Senti, non so chi diavolo sia questa Jenova di cui tanto parli, ma ti giuro che non ho niente a che fare con lei!" Le parole però sembravano non toccare minimamente il cuore di Sephiroth, che come una macchina continuava i suoi attacchi, blaterando di una riunione e cose del genere. "I tuoi occhi non mentono, anche tu fai parte dei Soldier... Fai sapere alla ShinRa che mi riprenderò la testa di mia madre a qualunque costo!" L'unica conclusione a cui Raiden potesse arrivare era che quell'uomo avesse battuto forte la testa. Ma non c'era tempo per pensieri di questo tipo... La Masamune andò a sbattere contro un muro di ghiaccio prontamente generato mentre gli aghi di Dabi partirono in tutte le direzioni colpendo Sephiroth ad una gamba. Con l'avversario rallentato, Raiden dissolse lo scudo pronto a contrattaccare ma sfere di energia oscura colpirono lui e la GF da tutte le direzioni, era l'attacco Shadowflare.
Dabi si dissolse in una manciata di lunoli, mentre lo spadaccino rimase a terra stordito dall'attacco. "È ora che gli abitanti di questa terra paghino per i loro peccati, che la razza umana conosca la sofferenza... e la distruzione." Dalla cascata di capelli argentati emerse una piccola pietra nera m al contempo abbagliante di una luce sinistra. "Meteor, io ti invoco, distruggi tutto!" Con un potente fragore, un'ombra nera apparve nel cielo sopra i due combattenti, Sephiroth estasiato dal suo stesso potere, Raiden con la mente che vagliava tutte le possibilità per evitare la catastrofe. Il fragore dell'enorme corpo celeste in discesa fu presto coperto da un suono ancora più rumoroso. A bordo di un oggetto volante non identificato, palesemente in caduta libera, un piccolo omino dai capelli verdi gridava "AIUTOOOOOO"!

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Aenima
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Paranormal Hunting

Messaggio da Aenima »

Quando tre tipi non sono abbastanza...
...ovvero come rendere una Sagra della Caccia oltremodo surreale.
Con Egil abdotto da un UFO sbucato fuori dal nulla, Raiden si trovò ad affrontare Sephiroth completamente da solo, in uno scontro all'apparenza impari. Come se non bastasse, una gigantesca meteora stava dirigendosi a tutta birra (no, non quella birra, Egil!) verso Gaya ed avrebbe distrutto ogni cosa se nessuno l'avesse fermata in tempo. Urgeva trovare al più presto una soluzione a quella situazione più spinosa del Kyactus di Egil ma Raiden non disponeva di nessun coniglio nel cilindro da tirar fuor al momento giusto, se non di una sola possibilità, un'unica certezza: sconfiggere il nemico ed annullare il suo incantesimo. La Masamune di Sephiroth sibilò nell'aria, tanto leggiadra quanto letale, impattando tuttavia sulla lama nera di Glamdring che Raiden aveva prontamente frapposto fra sé e la katana nemica: le due lame gemettero, prorompendo in una pioggia di scintille. Per nulla infastidito, Sephiroth levò in alto la spada ed assestò un nuovo, vigoroso fendente che costrinse Raiden ad una seconda parata disperata. Nulla di fatto, ma non poteva andare avanti così: quello stallo avrebbe favorito soltanto Sephiroth, che sembrava divertirsi come un gatto contro un topo. Il raggio d'azione nemico, vista la lunghezza della Masamune, era notevolmente superiore a quello dello spadaccino, per cui Sephiroth poteva continuare ad assalire Raiden senza consentirgli una concreta chance di contrattacco.
« Va bene, questa a quanto pare serve a ben poco. » sentenziò Raiden riponendo Glamdring e portando le mani alla cintola « Visto che, a quanto pare, ti piace giocare a chi ce l'ha più lungo, ti accontento subito. Sarò IO a vincere. » concluse poi lo spadaccino, estraendo i suoi Urmin in quella che stava divenendo sempre più la Sagra del Doppio Senso.
Un ghigno malvagio solcò il volto spigoloso di Sephiroth: a quanto pare aveva di fronte un avversario suo pari, almeno in quanto a determinazione. Dunque perché non divertirsi ancora un po', almeno fino a quando Meteor non avrebbe posto fine allo scontro?
**********
Frattanto Egil era precipitato a bordo del bizzarro disco volante a qualche isolato di distanza dal luogo dello scontro tra Raiden e Sephiroth. Il giovane era a dir poco rintontito e quanto successo non gli sembrava vero: rapito da un UFO nel bel mezzo della caccia. E Raiden che non aveva fatto nulla per impedirlo.
« UFO? A Lindblum? Sogno post sbronza o è DAVVERO successo tutto ciò!? » disse tra sé, tenendosi il capo tra le mani, piuttosto confuso. Non ebbe tuttavia modo di riaversi, ché si trovò circondato da due Death Dealer.
« Oh no, basta carte, vi prego! » sbottò « Ho già fatto indigestione di Triple Triad! »
Carte scagliate come proiettili dai nemici sfiorarono il volto di Egil, producendo dei fastidiosi graffi che tuttavia non parvero impensierirlo. Bimagia, una coppia di Firaga e il primo dei due mostri andò KO. L'altro Death Dealer volteggiò pericolosamente intorno al mago, che riuscì a respingere una seconda raffica di carte con l'ausilio dei suoi Chakram. Il contrattacco fu brutale: un uno-due di magie ben assestate mandarono la bestia al tappeto.
« Dannazione, devo sbrigarmi, cavolo! » imprecò, gettando un occhio al cielo. L'ombra di Meteor si faceva sempre più minacciosa, sempre più vicina. Corse ad ampie falcate verso la piazza del Mercato del borgo Commerciale.
Non riusciva a capacitarsi del perché Raiden lo avesse lasciato andar via senza muovere un dito: erano una squadra, dannazione. Ma, ad ogni modo, doveva raggiungerlo. Ci era quasi, sentiva i rumori dello scontro, ma trovò un ultimo ostacolo: stavolta fu un Budino Oscuro a sbarrargli la strada.
« Aaaargh! I profiteroles non mi hanno mai fatto impazzire! » sentenziò Egil, nel mentre il "profiterole" prendeva l'iniziativa con un Flare bloccato in extremis con una barriera. Il Budino era un osso duro visti i suoi buoni parametri di Difesa, ergo non bisognava andare per il sottile: Bimagia e due Thundaga andarono a segno, arrecando al mostro danni ingenti ma non tali da decretarne la sconfitta. Il mostro era ancora lì e rispose all'attacco con Antima, sollevando e scagliando, ancora una volta, al suolo, il giovane mago.
« Maledetto... » disse tra sé a denti stretti, preparando la controffensiva « Non devo perdere altro tempo... »
**********
Continuava lo scontro fra spadaccini. C'era ghiaccio ovunque nella piazza del Mercato e Sephiroth sembrava piuttosto in difficoltà: Raiden, mescolandosi col ghiaccio, veniva fuori da tutte le direzioni portando attacchi a distanza con i suoi Urmin che, assumendo traiettorie imprevedibili, risultavano difficili da gestire per Sephiroth il quale evidentemente non aveva mai avuto a che fare con armi simili. Cinque lame argentee saettarono verso l'uomo che riuscì a deviarne la traiettoria spazzando l'aria con la Masamune, ma non poté impedire alle gemelle di impattare sul suo torace, producendo vistose lacerazioni. Soffocò un gemito di dolore, senza tuttavia perdere il controllo. Una crisalide di ghiaccio prese a formarsi intorno Sephiroth: Raiden si apprestava a dargli il colpo di grazia, ma un Firaga d'immane potenza sciolse la coltre di ghiaccio generata dal SeeD, che ne venne fuori un attimo prima di essere travolto.
Sephiroth era fuori di sé. Un altro, possente ShadowFlare investì lo spadaccino che stavolta cadde al suolo, inerme. L'uno-due era stato tremendo. Sembrava tutto perduto: adesso Sephiroth torreggiava su Raiden, apprestandosi a colpirlo con la Masamune un'ultima volta, quando accadde. BOOM! L'Impatto fu violentissimo e l'onda d'urto stordì Sephiroth che, colpito alle spalle, non ebbe modo di potersi difendere. Egil era tornato.
« Egil, presto! » ululò Raiden « Incantami queste armi come meglio puoi! » Detto fatto. In status Bimagia, il mago incantò le lame dei due Urmin con le magie Aeroga e Thundaga. Raiden sollevò di scatto le dieci lame gemelle facendole roteare rapidamente intorno a sé prima di scagliarle, con un gesto secco delle mani a mò di domatore con la sua frusta, verso Sephiroth. L'impatto fu devastante. Sephiroth venne investito dalla potenza del Vento e del Tuono e si ritrovò sbalzato a decine di metri di distanza, cadendo rovinosamente al suolo.
« M-madre...p-perché...? » sussurrò, la voce rotta dalla sofferenza, prima di scomparire, sconfitto, insieme alla sua meteora. « EVVAI! ABBIAMO VINTO! » gridò Egil all'indirizzo di Raiden che, tuttavia, non accennò ad alcuna reazione, non un'esultanza, nulla. Lo spadaccino si limitò a fissare Egil, il quale gli si avvicinò, nel tentativo di dargli il cinque, ma si vide puntar contro Glamdring in tutta risposta.
« R-raiden ma...che diamine? » esclamò stupefatto. Il suo compagno di squadra sembrava impazzito di punto in bianco. Il mago arretrò maldestramente nel tentativo di schivare un affondo di Glamdring e Raiden, di scatto, lo sgambettò, mandandolo a terra. Lo spadaccino quindi levò la lama, apprestandosi a colpire. Sembrava volesse ucciderlo sul serio. « Adesso non mi servi più. Prendo io la vittoria. » disse in tono asettico. Egil non riusciva a capacitarsi di una simile reazione. Raiden aveva davvero intenzione di eliminarlo? Non era da lui agire da voltagabbana, per una stupida sagra, poi. Il ghiaccio prese a circondarlo, bloccandogli prima i piedi, poi le gambe, in una progressiva paralisi ascendente. Col fuoco riuscì a liberarsi appena prima che la lama di Glamdring impattasse al suolo, lasciando un profondo solco nel punto in cui si trovava il mago. « Ehi ma che diavolo ti prende? » sbottò Egil incredulo, senza ottenere risposta fuorché un'altra stoccata di Glamdring. Il mago riuscì a deviare il colpo difendendosi maldestramente con i Chakram (no, non amava proprio il corpo a corpo ma, sic stantibus rebus...) ma non si era reso conto che la pozza d'acqua ai suoi piedi, derivante dal ghiaccio ch'egli stesso aveva sciolto, si era tramutata in una spessa lastra gelida che aveva finito con l'immobilizzarlo.
Era alla mercé di Raiden, ma il colpo non arrivò: uno sperone di ghiaccio trafisse il petto dello spadaccino, che si accasciò al suolo per poi svanire. Fu così che lo vide: dietro il fu Raiden un altro (!) Raiden, con la mano ancora alzata, schiumante di rabbia. Un inaspettato coup de theatre.
« Finalmente ti ho beccato, bastardo! Ci è mancato poco eh, Egil?»
Egil non ci stava capendo più nulla. Si sentiva come dopo una delle sue sbronze peggiori: forse DAVVERO stava sognando. « Raiden ma... cosa sta succedendo? Se tu sei qui...chi era...l'altro? » chiese il giovane mago, interdetto.
« Un fot**to Epitaph! » rispose lo spadaccino « Mi ha colto di sorpresa quando ti sei allontanato per andar a prendere qualcosa da bere. Ma doveva essere piuttosto evoluto se è riuscito a far tutto ciò. Mi ha messo KO e ti ha seguito. Ho avuto il mio da fare con i mostri liberi per la città prima di potervi trovare... »
Un clone prodotto da un Epitaph, da non credere. Aveva combattuto fianco a fianco con un doppelgänger senza rendersene conto e stava quasi per rimanerci: un incontro del terzo, anzi, del quarto tipo. Alieni, guerrieri, cloni: di quella sagra poteva dirsi tutto tranne che non fosse piena di colpi di scena.
Cos'altro sarebbe accaduto?
« Beh, in ogni caso ti avrei steso senza problemi, sappilo! » rispose Egil sorridendo « Adesso forza, vinciamo questa sagra! »
Ultima modifica di Aenima il 28 feb 2015, 01:26, modificato 1 volta in totale.
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Leon Feather
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da Leon Feather »

Osservava sorpresa e stranita la creatura che era saltata fuori dal forziere nel momento stesso in cui lo aveva aperto. Aveva l'aspetto di una sfera di energia fluttuante, circondata da ossa e macerie disposte in modo da formare quelli che dovevano essere i suoi arti. L'essere non perse tempo: allungò uno dei suoi arti, afferrandole la caviglia e sbattendola schiena a terra.
La ladra mugolò di dolore quando lo sentì stringersi sulla sua pelle e penetrare la carne, mentre con forza il Mimic la trascinava verso le sue fauci, lentamente ma inesorabilmente. Sguainò rapida la lama celata e con un taglio netto recise l'arto del mostro. La creatura lanciò un grido che spezzò l'aria, spaventando a morte un Garuda che volava da quelle parti, il quale si volatilizzò in un istante.
- Stai buono - commentò Elza stizzita impugnandò la pistola. - Diamine, fai venire i brividi.
Prima che il Mimic potesse reagire piantò due pallottole al centro del suo corpo. Lo sentì emettere di nuovo quell'urlò agghiacciante di prima, poi la sfera fluttuante semplicemente si dissolse nell'aria e del mostro non rimasero che le rocce e ossa che avevano formato i suoi arti simili a tentacoli.
- È quello che ti meriti per aver infranto i miei sogni di ricchezza.
La Seed appoggiò la schiena su un muro lì vicino per prendere un attimo di respiro. Tutto si sarebbe aspettato tranne che trovare un dannato mostro dentro un forziere. Come se non bastasse, per andare ad aprirlo aveva lasciato Niamh a combattere da sola contro un Archeosaurus.
Convincere la giovane ribella a unirsi a lei non era stato difficile, considerato che le doveva ancora i soldi dei guantoni meccanici. Con lei al suo fianco avrebbe aumentato considerevolmente le sue probabilità di vittoria.
- Come ti pare - aveva detto. - Basta che non mi stai tra i piedi mentre faccio a pezzi quei così.
Elza stava preoccupandosi per le sorti del povero Archeosaurus quando il luccicare di un altro forziere attirò la sua attenzione.

Il ruggito dell'archeosaurus risuonò nella piazza del borgo commerciale di Lindblum, mettendo in fuga i piccoli mostri che sciamavano nell'area e alcuni partecipanti alla gara poco coraggiosi. Ma non Niamh.
Un ghigno sprezzante stampato sul volto, la giovane interpretò il ruggito come una sfida lanciatagli da quel mostro. Evitò la potente carica dell'archeosaurus scartando agilmente di lato, mandandolo a sbattere contro alcune strutture più indietro.
Il mostro scrollò la testa per riprendersi dal colpo. Accecato dalla rabbia caricò ancora una volta, questa volta riuscendo ad afferrare tra le potenti mascelle il braccio sinistro di Niamh.
La giovane restò calma mentre i denti del mostro cercavano di affondare nel suo braccio, incontrando però la resistenza del duro metallo dei suoi guantoni. Oppose resistenza al suo tentativo di sollevarla da terra, poi caricò un gancio destro colpendolo in pieno muso e mandandolo al tappeto.
- Cerchiamone uno più grosso - disse spazzando via la polvere dai vestiti. Si guardò intorno e notò che la sua amica era sparita.
- Elza?

Al sicuro tra gli spalti, Alexandra Schwarzlight si godeva la sagra come spettatrice. Puntò il binocolo sul borgo industriale, dove notò un'inusuale concentrazione di mostri: erano Mimic. Uscivano dalle -censura- pareti: Mimic a destra, Mimic a sinistra, Mimic ovunque.
Nella sua fuga, il ragazzo che quei mostri stavano inseguendo lanciò un aeroga per togliersene alcuni di torno, ma altri ne arrivarono. Uno di quei mostri strinse un tentacolo attorno al suo collo, un altro sul braccio, come in una delle peggiori scene di un tentacle rape. Cadde in ginocchio, la mano del braccio libero stretta attorno agli arti di quel mostro nel tentativo di liberarsi dalla sua presa, o quantomeno di allentarla per riuscire a trarre anche un solo respiro.
Alexandra spostò lo sguardo da quella scena orribile, puntandolo poco lontano. Lì, una ragazza che ben conosceva era intenta ad aprire un forziere.

Trovò Elza nel borgo industriale, intenta a estrarre la daga dal corpo di un Mimic, che si dissolse immediatamente nel nulla.
- Eccoti finalmente!- le disse, raggiungendola. - Non dirmi che hai aperto uno di quei forzieri.
- Sì, certo - disse rinfoderando l'arma. Fece un sorriso forzato. - Uno.
- Ci ho provato anch'io ed è uscito uno di quei cosi.
- I forzieri sono persone orribili.
La Seed si guardò in giro in cerca di altri mostri. Troppo presa dalla caccia ai forzieri, si era dimenticata della vera caccia. - Spero che quell'Archeosaurus valesse qualcosa, perchè non ho raccolto molti punti.
In quel preciso istante un'orda di Mimic sbucò dal vicolo che portava alla stazione degli Aircap.
- Merda! - esclamò Elza. - Pensavo che quel ragazzino avrebbe fatto da esca abbastanza a lungo da togliermeli di torno!
- Quanti diavolo di forzieri hai aperto?
- Credi che mi sia messa a contarli?!
Elza estrasse le pistole e sparo a due Mimic che si stavano avventando su di loro, uccidendoli. Niamh afferrò stretto in pugno il tentacolo di uno di essi, lo tirò violentemente a sè e lo esplose con un gancio.
- Morite, agglomerati di delusione e rimpianto - commentò Elza infuriata allontanandone uno con un calcio, finendolo poi con gli artigli.
Niamh ne lanciò uno addosso a un gruppetto che si stava avvicinando, stendendoli. Altri presero il loro posto: Elza sparò a due di loro che si stavano avventando su Niamh, soprendendola sul fianco destro, mentre la cadetta si occupo con qualche pugno ben assestato di un altro che aveva deciso di attaccarla frontalmente. Schiena contro schiena, le due ragazze liberarono completamente l'area dai Mimic.
- Se vedo un altro forziere vomito - disse Elza crollando a terra seduta. Bevve dalla sua fiasca di acqua magica per recuperare un po' di energie. - Vuoi favorire? - chiese poi a Niamh, porgendogliela.
- Sto bene - rispose lei.
Sembrava che potessero finalmente riposare, quando un uomo gli si parò davanti, saltando giù dal tetto di un'abitazione vicina. Jecht, il leggendario guardiano che accompagnò Braska nel viaggio per la sconfitta di Sin, era stato ricreato dall'Ordine e si trovava ora a fissare Niamh e Elza con aria quasi delusa.
- Credevo che avrei trovato qualcuno all'altezza del Grande Jecht, e invece mi toccate voi ragazzine.
- Tch - Elza gli rivolse un sorriso sprezzante. - Grazie per aver fatto scappare i mostri con la tua brutta faccia, vecchio.
Jecht rise. - Hai fegato, ragazzina. Mi ricordi un altro poppante che conosco bene - poggiò sulla spalla il grosso spadone e con un gesto della mano invitò le ragazze a venirgli incontro. - Va bene allora, vi darò un leggero vantaggio. Attaccatemi pure, a voi la prima mossa.
Niamh si grattò il mento curiosa, uno spettacolo insolitamente buffo considerati i guantoni metallici che indossava.
- Questo pallone gonfiato sarebbe uno di quei mostri fortissimi di cui mi hai parlato, Elza?
- Sì - rispose la ladra. Sospirò nel vedere il sorriso eccitato comparire sul volto di Niamh - Lo so, lo so, è tutto tuo.
Corse verso l'uomo caricando indietro il braccio. Visto che aveva concesso loro di fare la prima mossa, tanto valeva farlo pentire dell'idea. Il pugno lo colpì in piena faccia mandandolo a terra.
Elza incrociò le braccia sorridendo divertita. - Ancora voglia di fare lo sbruffone?
Il guardiano afferrò la spada e si alzò. - Davvero notevole - disse, massaggiandosi il collo.
Niamh non si lasciò intimorire da quell'ostentazione di arroganza. Tentò un altro colpo, che questa volta Jecht schivò scartando di lato. Poi con uno scatto rapido il guardiano la colpì in pieno stomaco con una ginocchiata. La pugile portò le mani allo stomaco, boccheggiante. Prima che potesse riprendersi Jecht la colpì con un pugno sul viso, mandandola a terra.
- Così, così! - esultò Jecht agitando il pugno.
Rialzandosi, la giovane asciugò il sangue che le colava dalla bocca con un gesto secco della mano. Ritornò in posizione di guardia, pronta al contrattacco, quando il suono di uno sparo rieccheggiò nell'aria.
Prontamente, Jecht deviò il colpo di pistola di Elza piazzando l'enorme spadone di fronte al suo corpo.
- Sembra che ti serva una mano - esclamò Elza rivolgendosi all'amica.
- Stanne fuori - rispose seccata la cadetta.
- Eh no - la ladra estrasse una bomba fumogena dalla tasca e la strinse in pugno. - Di questo passo finirai al tappeto, ho il dovere di proteggere il mio investimento.
Jecht tornò alla carica, spadone in pugno. Niamh lo intercettò bloccando il suo fendente con il braccio sinistro, protetta dal guantone metallico. Spezzò la sua guardia deviando il colpo verso l'esterno, poi colpì l'uomo con un gancio destro che lo costrinse a indietreggiare.
Elza non perse tempo. Lanciò la bomba fumogena che si era preparata e nella piazza del borgo industriale calarono le tenebre. Attraversò il muro di coltre attivando i suoi Occhi di Gatto e, coltello alla mano, si lanciò sul guardiano colpendolo con fendenti rapidi e precisi, approfittando della sua difficoltà nel reagire a causa della scarsa visibilità. Infine stufo, Jecht spazzò via in un impeto di rabbia ciò che rimaneva della nube fendendo l'aria con la spada, costringendo Elza ad una rapida ritirata.
- Ora sì che ragioniamo - disse, tutt'altro che intimidito. - È ora di mostrarvi come combatte un vero campione.
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Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da sanji5 »

«Fa' attenzione, mi stai tirando i capelli.»
«Scusa papà.»
Dall'alto delle mie spalle, Aria dimenava le gambette in preda all'eccitazione; gli afferrai le caviglie per intimarlo a darsi una calmata, ma in risposta cominciò a saltellare sul posto, e ricevetti l'ennesimo strattone. Era grande abbastanza da poter camminare da solo anche per lunghi tratti ormai, ma il panorama di Lindblum da quella posizione era un'esperienza che ogni bambino avrebbe dovuto provare: da quando i grandi cancelli si erano aperti, dando inizio alla Sagra, era stato impossibile tenerlo fermo. Lasciammo che gli altri partecipanti ci superassero in fretta per goderci in tranquillità l'atmosfera di festa che ci circondava, prima di unirci al resto dei cacciatori. Raggiungemmo un angolo all'ombra di un albero con buona visibilità sullo spiazzo sottostante e appoggiai mio figlio a terra. Ripassammo ad alta voce tutte le regole del fucile di papà e poi lasciai che le sue manine tremanti si stringessero attorno al calcio dell'arma.

Com'era prevedibile, Aria aveva iniziato ad interessarsi al nostro lavoro. Ci bombardava da circa un mese di domande sul Garden, l'Ordine, il Codice e le differenze tra Cadetti, SeeD. Commander e Anziani. Nonostante capisse, ad essere ottimisti, un decimo delle nostre risposte, era affascinato dalle avventure di mamma e papà, ed inevitabilmente era entusiasta all'idea di potersi arruolare presto. Selene ed io ci eravamo ripromessi, fin da quando era nato, che avremmo dato a nostro figlio tutto ciò che era mancato nella nostra infanzia: onestà e libertà di scegliere il proprio destino erano quindi i pilastri fondamentali nella formazione di nostro figlio. Entrambi ci auguravamo che il futuro lo portasse il più lontano possibile dai luridi artigli dell'Ordine, ma era altrettanto innegabile che, nella mente impressionabile e idealista di un bambino, niente era paragonabile a combattere il male e salvare il mondo. Decidemmo così di mostrargli il lato meno eroico del nostro lavoro: non c'era Commander che valesse qualcosa che non si fosse sporcato le mani di sangue. La determinazione necessaria ad uccidere qualcuno separava i SeeD che avrebbero fatto carriera dai Cadetti che prima o poi avrebbero abbandonato la divisa alle loro spalle – e quale posto migliore per testare Aria se non un ambiente sicuro e controllato come quello della Sagra?
Gli spiegammo cosa fosse il giorno dopo la nostra decisione, e amò l'idea all'istante. Spendemmo la mattina a visitare la città, in cui non era mai stato, e il pomeriggio compilai il modulo d'iscrizione per entrambi.


«Punta il mirino là, cosa vedi?» gli chiesi, indicando una piccola colonna di fumo a circa duecento metri davanti a noi. Il gruppetto di Koyokoyo che avevo individuato faceva giusto a caso nostro: erano una specie relativamente innocua e pacifica, ed ero sicuro che Aria li avrebbe trovati adorabili.
Avrei mentito se non avessi pensato che portarlo qui all'età di sei anni fosse prematuro. Io e Selene avevamo discusso anche di questo: con i miei nove anni, ero una triste eccezione per le mie particolari circostanze, ma di norma a nessun bambino veniva mai chiesto di uccidere. Una parte di noi si augurava che la Sagra, più che mostrargli l'altro lato della medaglia, lo spaventasse e basta. Avere il coraggio di premere il grilletto di una vera arma da fuoco, anche solo verso il vuoto, non era cosa da poco; resistere alla tentazione di piangere dopo averlo fatto era ancora più raro. Tuttavia, non potevamo prevedere come si sarebbe comportato Aria, quindi eravamo preparati ad ogni possibilità: pallottole di gomma e sicura ancora innescata. Nell'eventualità che andasse fino in fondo, avrebbe avuto lo stesso un'altra occasione per ripensarci. Leggermente ipocrita da parte nostra, ma che razza di genitori saremmo stati se avessimo lasciato un bambino uccidere qualcuno per davvero? In cuor mio, speravo solamente che da un momento all'altro si aggrappasse alle mie gambe in lacrime e mi supplicasse di tornare a casa.
Si avvicinò titubante al mirino per dare un'occhiata, ruotando prudentemente il fucile con due dita.
«Trovati?»
Si girò verso di me e annuì, quindi tornò ad osservarli dal mirino, mani dietro la schiena, come gli avevo insegnato, per diversi minuti. Decisi di lasciarlo ai suoi ragionamenti ancora un po', sperando che decidesse di rendermi partecipe di sua iniziativa.
«Papà?» mi domandò infine, «non voglio sparargli.»
Mi sedetti sul muretto a braccia aperte, invitandolo ad avvicinarsi, ma proprio nel momento in cui ero pronto per incoraggiarlo ad essere orgoglioso della sua decisione, mi anticipò.
«Non sembrano mostri cattivi. Guarda» disse indicando il mirino. Lo assecondai.
Il gruppetto di KoyoKoyo era raccolto attorno ad una piccola navicella spaziale, l'origine della colonna di fumo che aveva attirato la mia attenzione prima. Un paio di esserini correvano freneticamente avanti e indietro trasportando gli oggetti più disparati; il resto era radunato in piccoli gruppi stretti a cerchio, come per consolarsi a vicenda. Aria tirò i pantaloni della divisa per chiamarmi.
«Cosa stanno facendo?» mi domandò.
«Non sono sicuro. Sembrano molto indaffarati.»
«Aiutamoli!»
«Non ti preoccupare, ci penseranno le guardie di Lindblum.»
«Ma siamo SeeD! Dobbiamo aiutarli...»
Il tono di voce era improvvisamente cambiato; l'eccitazione di qualche momento prima era svanita, e Aria si stava rabbuiando. I SeeD erano supereroi, niente l'avrebbe convinto del contrario – come potevano rifiutare una richiesta d'aiuto? Non ebbi altra scelta: caricai Aria sulle mie spalle e imboccammo la stradicciola che portava ai KoyoKoyo. Fortunatamente, l'ondata di cacciatori che ci aveva preceduto si era occupata di eliminare qualsiasi minaccia dal percorso; raggiungemmo il disco volante senza incidenti.

I KoyoKoyo erano più interessati ad Aria che a me. Superata la diffidenza iniziale, si lasciarono coccolare, e, nel più impegnativo gioco di mimo a cui avessi mai partecipato, riuscirono a spiegarci rozzamente perché fossero così nervosi. Il loro disco volante si era scontrato contro le barriere invisibili che circondavano le abitazioni della città, le quali avevano compromesso il sistema di guida e causato il successivo schianto. Avevano ammassato una quantità notevole di spazzatura trafugata da ogni angolo di Lindblum ai piedi dell'UFO, nella speranza di trovare pezzi di ricambio per ripararlo. Qualcosa, però, era accaduto al meccanico. Tentarono di spiegarci anche questo, ma interpretare la serie di sbadigli e abbracci che seguirono fu impossibile. Si strinsero attorno a noi disperati, e all'unisono iniziarono a piangere.
«Papà...»
Lo sguardo di Aria era pieno di speranza e preoccupazione: ritirarsi era impossibile, ma non sapevo nulla di meccanica. Tentai di calmarli avvicinandomi alla pila di ferraglia, dividendo i vari pezzi per materiale e dimensione; un'inutile perdita di tempo che però li tranquillizzò momentaneamente. Se non altro, avevamo comunicato loro le nostre buone intenzioni. Anche Aria era tornato ad essere felice: aveva completamente dimenticato il motivo per cui stava partecipando alla Sagra, e chiacchierava con i KoyoKoyo mentre divideva meticolosamente i pezzi di metallo in file ordinate.
Uno squee! interruppe il nostro lavoro: era un KoyoKoyo tornato da un giro di perlustrazione, correva verso di noi agitando le braccia in aria. Dalle reazioni degli altri alieni, doveva essere un segnale di allarme. Abbandonarono immediatamente ciò che stava facendo e si nascosero dietro la navicella. Li seguimmo; afferrai Aria per il polso e lo portai vicino a me.
«Vado a vedere cosa sta succedendo. Tu resta qui con i KoyoKoyo e non ti muovere, va bene?»
Annuì, e anche i Koyokoyo sembravano avere capito il significato delle mie parole, perché si avvicinarono a lui giocosi; allontanarsi fu più facile grazie alla loro distrazione.
Lanciai un'occhiata rapida oltre l'UFO – la via era libera, qualunque cosa la sentinella avesse avvistato, doveva essere lenta. Avanzai con cautela verso un cespuglio che offriva una buona copertura, e lì individuai il mio obiettivo: un budino oscuro si stava trascinando pigramente verso la navicella; c'era qualcosa al suo interno, ma dalla mia posizione era difficile distinguerne i particolari. Con un balzo mi portai più vicino; avevo perso la visuale sui Koyokoyo e mio figlio, ma nessun altro sembrava essere nei paraggi. Nondimeno, odiavo dover lasciare Aria da solo.
Dallo stomaco del budino proveniva un luccichio: era una chiave inglese! E un KoyoKoyo attaccato a quella. Tornai rapidamente sui miei passi.
«Cos'hai visto?» mi chiese Aria impaziente. Non stava più nella pelle dall'emozione: il test decisivo della sua ipotetica carriera di SeeD si era trasformata in un'avventura che rivaleggiava quelle di mamma e papà.
«C'è un budino oscuro qui vicino. Si è mangiato il meccanico!»
Sorrise divertito all'immagine nella sua mente, ma preoccupato al tempo stesso per il destino dell'alieno.
«Come sta il kiokio?»
«Sta bene, ma è intrappolato dentro il budino. Dobbiamo tirarlo fuori.»
«Sei capace?»
«Certo! I proiettili non fanno nulla contro i budini, ma io ho un asso nella manica. E' una mossa speciale che solo io so fare, guarda e impara» gli risposi facendogli l'occhiolino. «Vi serve questo?» chiesi ai KoyoKoyo prendendo un tubo lungo circa quanto me dalla pila. Si consultarono un attimo e poi scossero la testa. Perfetto.
«Ho bisogno del tuo aiuto però; devi creare una distrazione. Vuoi ancora provare a sparare? Non devi colpire nessuno.»
Annuì. Puntai il fucile contro un muro, dalla porta opposta di dov'ero diretto.
«Se non te la senti, non preoccuparti, ok? Me la caverò anche senza. Fai attenzione al rinculo, mi raccomando; ricordati di quando ne abbiamo parlato.»
Lo abbracciai forte e tornai alla mio nascondiglio; il budino nel frattempo si era avvicinato a noi. Diedi il segnale; partì uno sparo. Portai il peso in avanti, e con uno scatto mi lanciai in aria verso il budino, usando la panchina come trampolino.
«BAILAMME!»
Confondere un nemico con un colpo alla testa richiede una precisione e tecnica che pochi posseggono. Ovvero, una passeggiata per il sottoscritto. Rotolai davanti al budino per attutire la caduta; questi, ancora rintontito dal colpo, aveva spalancato la bocca in un enorme sbadiglio. Fiondai il bastone all'interno, incitando il meccanico ad aggrapparsi. La manovra più complicata era arrivata: occorreva uno strattone secco e deciso, sufficientemente potente per staccarlo dalla gelatina e portarlo ad una distanza sicura prima che il mostro riprendesse i sensi. Le mie capacità erano indiscutibili; quanto salda fosse la presa del Koyokoyo, un'incognita. Non c'era tempo per pensare: la leggera vibrazione del bastone mi informò che si era aggrappato. Roteai il bastone con tutte le mie forze; il Koyokoyo si librò in aria descrivendo una perfetta parabola e atterrò accanto ai suoi compagni.
«Aria, da me!»
Corremmo l'uno verso l'altro, incontrandoci a metà strada.
«Dobbiamo andarcene di qui! Il budino si riprenderà a breve e non abbiamo difese contro di lui.»
«Ma... i kiokio!»
«Se la caveranno.»
Il meccanico si era già messo al lavoro, mancavano solo pochi ritocchi all'UFO e poi sarebbe stato pronto per sollevarsi da terra di nuovo. Presi Aria tra le mie braccia e risalimmo la stradina che portava all'albero sotto il quale avevamo sostato all'inizio. Sentivo l'atmosfera attorno a noi rarefarsi, come se venisse risucchiata; il budino stava preparandosi a lanciare Flare.
«Sdraiati dietro quel muretto e tappati le orecchie!» urlai a mio figlio raggiunta la piazzetta in alto appena in tempo. La scossa arrivò fino a noi, mettendo in vibrazione il nostro riparo, seguita da un'ondata di calore. Aria si strinse tra le mie gambe, in lacrime.
«Lassù!» gli dissi indicando un punto in alto nel cielo, dove un disco grigio si allontanava barcollando fino a sparire tra le nuvole, «ce l'abbiamo fatta.»
Si rialzò in fretta, spolverando con le mani la divisa da Cadetto che gli avevamo regalato per l'occasione. Saltellava euforico intorno a me, ridendo incontrollabilmente e biascicando frasi senza senso finché la scarica di adrenalina non cessò.
«E' stato divertentissimo» mi disse abbracciandomi stretto. «E ho sparato! Hai visto? Diventerò un SeeD, e salverò tutti i kiokio del mondo!»
Senza lasciarmi tempo di ribattere, stava già correndo verso i cancelli della Sagra, dove Selene ci aspettava. Forse, non era ancora arrivato il momento di smettere di sognare.
Spoiler
Alexandra si ricompose dopo l'esplosione. Per un pelo non ci rimetteva le penne per dare una mano ai KoyoKoyo a sistemare l'UFO in tempo. Tornò alla sua posizione e annotò quanto successo nel taccuino. Nascosta dietro la panchina, recuperò il binocolo: Sanji e il figlioletto si stavano dirigendo verso l'uscita, non si erano accorti della sua presenza. Missione compiuta. Cancellò i loro nomi dalla lista e si diresse verso il prossimo partecipante: lo stalking della Sagra era solo agli inizi.
Nightmare/dark sephirot
SeeD
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da Nightmare/dark sephirot »

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Se non riuscite a leggere ho raggiunto il mio scopo ditemelo che riscrivo tutto al piccì
Richi
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Solo il passato è immortale.

Messaggio da Richi »

Era una notte buia e tempestosa mattina fredda e assolata quando un certo imbecille decise di fermarsi davanti alla vetrina di un negozietto di Lindblum. Aprì il portafogli, e in esso non c'erano manco le ragnatele.
Era andato ben oltre il verde, e la sua situazione economica non era di certo resa più facile dall'indipendenza del Rinoa's.
Verissimo, la libertà non ha prezzo, ma è anche vero che non è che serva a molto essere liberi se poi devi vivere come un barbone.
E salvare il mondo non sembra essere una delle migliori fonti d'introiti.
Tornando a noi, Il mocciosetto si stava stufando del fatto che l'unica cosa che poteva fare per darsi un cambio d'abito era rivoltarli come dei calzini.
Specialmente per quello che riguardava il suo cappotto.
E trovare un sostituto altrettanto figoso...bhè, okay, trovarlo non era il problema.
Il difficile era avere la grana per comprarselo.


Stazione dell'Aircap, Borgo Industriale.
Homura Tsukihime diede un'occhio alla sua competizione, e non potè trattenere un ghigno.
Tutta gente dall'aria esperta, senza dubbio, ma era curioso di sapere quanti di loro erano davvero capaci di combattere e quanti fossero solo dei nobilotti emofiliaci manco buoni a inforchettare qualcosa senza l'ausilio della servitù.
E se doveva giudicare dallo sfarzo dell'equipaggiamento, avrebbe detto che quasi tutti loro cadevano nella seconda categoria.
Restavano ancora dieci minuti.
Giusto per andare sul sicuro, decise di procurarsi qualche medicina per gli status alterati.
Perlomeno un po' dei fondamentali: qualche ago dorato, dell'erba dell'eco, colliri, qualche antidoto, un po' di erba ghisal, e infine un paio di megapozioni, giusto per andare sul sicuro.

Poi annunciarono la partenza.
Tutti quanti scattarono verso l'uscita principale e, con il loro eccessivo zelo, si incastrarono e si accalcarono alla porta, perdendo secondi, e in alcuni casi, minuti preziosi in quella ressa con liti e spintoni e insulti.
I più furbi decisero di starsene fuori e di attendere che la folla si levasse di torno.
Un mocciosetto più furbo di tutti loro aprì una delle finestre e sgattaiolò fuori prima di tutti loro.
Street Smart: 1.
Blue Blood: 0.

"E perchè mai dovrei accompagnarti in un casinò?"
"Perchè da solo non ce la farei, e mi servirebbe un'attrice del tuo calibro per riuscire a raccimolare un bel po' di soldi."
Per quanto ad Elza piacessero le adulazioni, ciò non basto a smuoverla.
"Possiamo dividerci il guadagnato."
"Novanta percento a me allora"
"No, no, Elza, cinquanta e cinquanta."
"Novanta a me"
Diamine se era avida.
"Ok, ok, d'accordo, ho capito. Il sessanta percento va a te"
"Non volevi forse dire l'ottanta?"
"Settanta a te."
"Settantacinque o non se ne fa nulla."
Il ragazzo fece una smorfia di nervoso.


Se le cose fossero andate bene al casinò, allora lui non sarebbe dovuto entrare nella piazza adibita alle statue decorative.
Un inquietante museo dedito ad ospitare ciò che restava di chiunque avesse osato mettersi contro un Epitaph.
Ragazzi <morti> nell'istante in cui si videro davanti il loro doppelganger.
Statue che ritraevano guerrieri mentre eseguivano un fendente, o tentavano di darsi alla fuga.
L'unica cosa che spezzava tale orribile silenzio era il suono di qualcosa che strisciava sul lastricato della piazza.


E proveniva da dietro di lui.



Non doveva accettare.
Dovevano limitarsi ad un paio di rapide truffette e via.
Nulla di troppo complicato. Voglio dire, per Elza, ovvio. Homura era li solo per fare presenza.
Poi arrivò il figlioletto di papà di turno, e lei decise di rendersi la <portafortuna> di quel cretino.
Il quale era più interessato a cercare di tirarsi a letto Elza che alla roulette, e perciò cercò di farla sbronzare.
Robert cercò di intervenire, ma lei lo fermò e decise di stare al gioco.
Molti bichieri più tardi, e molti più due picche dopo, il ragazzo cercò di prendersi ciò che voleva con la forza.
E prima che l'accompagnatore della gentil attrice potesse intervenire, l'uomo in questione si beccò una scarica di magi-pallottole nell'addome. Una delle quali, complice la sbornia, mancò il bersaglio e colpì in pieno la persona sbagliata.
Seguirono risse, fughe, candelabri cadenti, finestre rotte o da un'Elza intenta a fuggire senza Robert, o dalla gente e dalla mobilia che stava venendo scagliata in giro per il locale.
E il mezzo Jenoma dovette uscire da quel merdaio strisciando.


Insomma, quella che si poteva chiamare una bella serata.



Non stette nemmeno a voltarsi. Intuendo che l'abominio stava per castargli Medusa, scattò subito verso una delle statue e la usò come riparo.
Però non vide ne sentì nessuno degli artigli di pietra sbucare dal suolo per pietrificarlo.
Sbirciò, e vide che dall'interno del sarcofago demoniaco stava emergendo una figura fatta di sabbia colorata, la quale iniziò ad assumere l'aspetto di Homura.
Il ragazzo iniziò a scattare verso l'Epitaph.
La copia stava già assumendo le sue fattezze.
Homura prese un ago dorato e se lo tenne tra le dita della mano sinistra, a guisa di tirapugni.
Il doppelganger si era appena completato.
"Io sono il vero Robert Jack Daniels!"
Non accadde nulla, non apparve alcuno specchio su cui veniva riflesso il triste mietitore.
Nulla di nulla.
Il ragazzo superò la sua copia con uno Shukuchi, riapparve davanti al sarcofago e ci conficcò dentro l'ago dorato.
E mentre quello si riduceva in polvere, si voltò verso la sua brutta copia.

"Robert Jack Daniels non è più qui, str***o. Se proprio lo vuoi cercare, va all'obitorio di Lindblum."

Entrambi si misero in guardia.

Passò l'intera nottata a cercare Elza, ma dopo un buon tre vane ore, ci rinunciò. Lei era come una gatta: indipendente, orgogliosa, elegante (quando voleva) e sopratutto mai presente quando la cerchi, a meno che non lei abbia bisogno di te.
E poi probabilmente se n'era già tornata al Garden.
Solo, lui non aveva la benchè minima voglia di tornarsene là. Perlomeno, non subito.
Prima voleva farsi un giretto.
E fu nel suo vagare che trovò un manifesto in cui si invitava a partecipare alla Sagra.
Inizialmente, quando glielo avevano proposto, lui aveva detto di no.
I propositori però si erano dimenticati di menzionare i premi, tra i quali figurava anche la sommetta di cinquecentoventimila Guil .

Il manifesto non commise tale errore.



Stridio.
Scintille nate da lame d'avorio.
Si staccarono, e poi, mentre una cercava la gola nemica, l'altra si frappose in mezzo, e ripresero la danza.
Daniels colpiva con molta più aggressività di Tsukihime, il quale era costretto ad indiettreggiare sulla difensiva, limitandosi a schivare e a parare quando era necessario.
Stufo di tale stallo, evitò l'affondo spingendo via la mano armata con quella libera e cercò di affondare il pugnale nel volto dell'avversario.
Scartò la testa di lato, ricevendo solo un graffio al posto di un taglio profondo fino all'osso.
Spinse via Tsukihime e cercò di infilzarlo allo stomaco, schivò piroettando e cercò pugnalarlo nella nuca, colpo schivato con una ruota in avanti.
Diede un'occhio alla maglietta: squarciata, e stava già iniziando a tingersi di rosso.
Rialzò subito lo sguardo solo per vedere che Robert aveva già chiuso la distanza e stava per colpire.
Parò col pugnale e lo spinse via con la mano libera.
Gliela afferrò, si tirò verso di lui mirò al torace.
Homura piantò il pugnale nell'avambraccio del nemico, evitò il colpo chinandosi e contrattaccò con una spazzata.
Robert la evitò spiccando un balzo sopra il suo <gemello>, e a mezz'aria lo colpì con ambo i piedi nella mandibola, spingendosi a distanza di sicurezza.
Nell'istante in cui lui atterrò, Tsukihime stava tentando di rialzarsi.
Chiuse la distanza, e cercò di colpire con una pugnalata dall'alto.
L'altro si alzò, gli bloccò la mano armata e cercò di conficcargli il pugnale nell'addome, che fu bloccato dalla mano libera dell'altro.
Erano così vicini che il loro respiro stava solleticando il volto dell'altro.
Poi, Homura scattò in avanti e azzannò il naso di Daniels, il quale perse la presa sul coltello e se lo ritrovò piantato nel fegato.
Poi Tsukihime gli piantò una ginocchiata nei testicoli, e con la stessa gamba tirò un calcio con cui gli sfondò il ginocchio.
Estrasse il pugnale, piroettò sotto il braccio armato e lo pugnalò all'ascella.
Mentre l'altro stava perdendo rapidamente sangue a causa dell'arteria recisa, un Homura sporco del sangue avversario concluse la piroetta e si pose dietro il suo avversario, bloccandogli il braccio in una leva che proseguì fino a che non udì il suono del braccio armato lussarsi all'altezza della spalla.
Poi gli lasciò andare il braccio rotto, solo per piantargli il pugnale tra le vertebre cervicali.
Estrasse il pugnale e spinse via il cadavere del doppelganger, il quale si dissolse in polvere ancora prima di toccare terra.

Iniziò a cercare tra le tasche del cappotto.
Tutto quello che trovò furono solo fiale di megapozioni rotte, molto probabilmente distrutte durante lo scontro.
Non imprecò nemmeno, semplicemente fece dietro-front e si allontanò da quella piazza.

Odiava quel moccioso.

Lo odiava così tanto che si doveva trattenere dal rompere la mandibola a chiunque ne pronunciasse il nome.

E sapeva per certo che, a prescindere dal numero di coltellate che potesse tirargli, non sarebbe mai riuscito ad ucciderlo.

Dopotutto, com'è che uno può uccidere il suo passato?
Ultima modifica di Richi il 28 feb 2015, 23:52, modificato 1 volta in totale.
xthegame89x
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da xthegame89x »

Realtà o immaginazione?
Sai qual è la differenza?
Tutto intorno a lui sembrava tacere. Ormai l'aveva presa come un'abitudine, isolare completamente i suoi sensi: solo che, in quel caso, non lo aveva fatto per impedire che una parte di sé uscisse a fargli visita. In quel momento doveva concentrarsi, i nervi tesi, l'adrenalina che scorreva dritta nel cervello rendendo completamente nitide le immagini che vedeva. Da quanto tempo non partecipava ad una Sagra? Aveva perso il conto, i giorni erano passati come fossero minuti nell'ora che rappresentava la sua vita. Ci fu uno scoppio, il pubblico acclamò a gran voce i partecipanti ed infine cominciò. Date le circostanze, Matt Winchester non aveva avuto bisogno di controllare il suo equipaggiamento. Non aveva più i suoi pugnali magici, dato che col tempo avevano esaurito il loro potere; non aveva bisogno del Revolver, dato che in mano aveva una lama lunga poco più di un metro rivestita completamente di squame blu zaffiro. Lo sguardo determinato, di qualcuno che aveva in testa solo una cosa: vincere.

- E vincerò... - sussurrò più a sé stesso Matt mentre, dato un ultimo sguardo alla tribuna destinata ai giudici, si lanciava all'interno della bolgia più completa

Vide un Creeper esplodere in faccia ad un ragazzino, ed entrambi presero a scomparire dopo aver finito i propri punti vitali. Aveva solamente sentito parlare di quegli esseri silenziosi, imbottiti di esplosivo dal tipico comportamento di kamikaze. Una sorta di involuzione dei Piros, dato che questi ultimi erano abili perlomeno nelle magie del fuoco mentre i Creeper, al contrario, erano abili solamente a farsi esplodere. Sentì un ruggito alle sue spalle e si voltò, ma desiderò non averlo fatto. Un Grand Dragon e un Rub Rum Dragon lo guardarono con aria famelica, avvicinandosi lentamente e pregustandolo ad ogni passo che diminuivano la distanza tra il ragazzo e le loro fauci. "Draghi... perfetto. Come se non ne abbia abbastanza di draghi." pensò scuotendo la testa. Sopra la sua testa, vide una grossa meteora scendere in picchiata, proprio in direzione del pianeta.

- Ma che diavolo...

La distrazione gli costò caro, se non fosse stato per l'abilità speciale del suo Gunblade. Le fiamme si avvilupparono attorno a Dragon Soul, permeandola come se fossero una coperta e scomparendo al suo interno. Il Rub Rum Dragon aveva deciso per un arrosto a cottura istantanea.

- Mi dispiace cari, ma non sarò la vostra cena. - affermò Matt sorridendo

La magia Haste fece subito effetto, accelerando il corpo del Seed come una scheggia: la lentezza dei draghi sembrò ancora più lenta a quella velocità. L'enorme massa delle creature era la loro più grande debolezza, dato che le loro ali troppo deboli per poterli alzare, se non per qualche secondo, erano attaccate al loro dorso come se fossero un ornamento. Essendo anche troppo vicini, per Matt fu semplice intrufolarsi in mezzo a loro, separare la lama dal fucile ed attaccare entrambi. Il colpo del fucile fece sbilanciare il Grand dragon alla sua sinistra, mentre il fendente orizzontale della lama ferì il Rub Rum Dragon. Entrambi ruggirono e forse in quel momento capirono che il loro avversario era ben lungi da diventare il loro pasto. Ciò che forse non si aspettavano, era la magia Flare esplosa proprio al centro e in mezzo alle creature che li fece rivoltare sulla schiena quasi nello stesso momento, come se stessero facendo nuoto sincronizzato.

Fammi uscire...

Perse per un attimo la concentrazione, acquisendola qualche frazione di secondo più tardi. I due dragoni, ustionati e feriti gravemente, sembravano più pericolosi che mai. Sentì i suoi muscoli tornati alla normale velocità: doveva escogitare qualcosa di diverso. I draghi che aveva davanti erano conosciuti per essere dotati di una lunga vita e di tanti punti vitali. Non poteva di certo aspettare che la meteora che aveva visto sopra la città cadesse per risolvergli il... a proposito, che fine aveva fatto? Improvvisamente il cielo era tornato limpido e sereno. Che fosse opera di qualche mago? I draghi attaccarono istantaneamente, uno con una fiammata e l'altro con un soffio che il Seed conosceva bene per proprietà venefiche. Con un balzo, riuscì ad evitare il soffio tossico del Grand Dragon ma la sua sagra stava per finire per colpa del getto perfetto del Rub Rum Dragon con il suo respiro infuocato.

- Ti piacerebbe.

Le fiammate avvolsero una creatura che Matt conosceva bene e che lo aveva accompagnato durante moltissime battaglie: il demone del fuoco, Ifrid. Il leone ruggì prepotentemente, come a voler rimarcare la propria superiorità nei confronti dei draghi.

- Matt, contro quel coso posso fare ben poco. Penso che tu lo sappia, ma contro l'amichetto... - disse assaporando la battaglia contro il Grand Dragon
- Come preferisci, amico. - disse Matt sorridendo, mentre si rialzava

Con un pugno, riuscì a sbilanciare il Grand Dragon e, durante il suo attacco, rimase scoperto rispetto al Rub Rum Dragon che fece per approfittarsene. Inutile dire che non riuscì a fare gran che. La magia Vanish e la magia Levita avevano fatto il loro effetto, mascherandolo agli occhi e alle orecchie del drago color rubino. La falciata calò potente sul dorso del drago il quale, mentre aveva tentato di colpire Ifrid con i suoi artigli, ruggì feroce e dolorante. Si voltò verso la sua ferita, ma non vide nessuno. Tese gli altri sensi al massimo, dopotutto era pur sempre un drago. Non udì alcun rumore.

Fammi uscire...

In lontananza, gli sembrò di scorgere un bambino che lo fissava. Sorrideva malignamente. Scosse la testa, ma le magie avevano fatto il loro corso e quell'attimo di esitazione gli aveva fatto perdere l'occasione per finire il combattimento. Il Rub Rum Dragon sferzò l'aria con la sua coda e Matt andò al tappeto. Ansimava, le squame avevano ferito il suo viso, facendolo sanguinare nella parte superiore del labbro. Il Grand Dragon era riuscito ad avvelenare Ifrid e quindi a metterlo in difficoltà, cosa che riteneva quasi impossibile.

Fammi uscire... prima o poi, ti servirà il mio aiuto...

"Sei peggio della diarrea durante un esame Seed scritto." pensò scocciato. Il mondo sembrò oscurarsi.

- No... - disse Matt chiudendo gli occhi

Era ancora in mezzo alla battaglia? Sembrò quasi alienarsi dal resto del mondo, era nella sua mente ma non vedeva nulla. Il Rub Rum Dragon parve accorgersi dell'attimo di titubanza del ragazzo, il quale cadde sulle ginocchia, lo sguardo perso nel vuoto. Si avvicinò lentamente.

Hai bisogno della mia forza...

Le squame presero posto nella sua pelle, le ali fecero altrettanto nella sua schiena. La trasformazione in Bahamut era completa. Era ora di concludere. Le ali si aprirono scuotendo l'aria intorno a lui, spiccò il volo.
**********
- E ti pareva... - fu il commento di Pip scuotendo la testa

Alex guardò il Commander con aria incuriosita, ancora leggermente scocciata dalla sua presenza in quella sagra che di sagra non aveva un bel niente. - Che c'è? - fu il commento acido della giovane donna

Pip si limitò a fare un cenno alle sue spalle. Un essere alato, molto simile a Bahamut volteggiava pigramente e con grazia sopra la città.

- C'è forse una battaglia dove Matt Winchester non utilizzi i poteri di Bahamut? - disse Alex battendosi una mano sulla fronte
- Penso che se un cane gli desse fastidio, si trasformerebbe in drago solo per difendersi. - fu la risposta di Pip con un sorriso

Il drago si voltò in direzione loro, i quali si gelarono all'istante. A quella distanza, Matt poteva averli sentiti?
**********
- Hatchou!

Eppure siamo quasi in estate a Gaya. Qual è il deficiente che si prenderebbe un raffreddore? Matt Winchester. Oppure, qualcuno potrebbe parlar male di me in questo momento. "Scegli, Matt. La lista è lunga." pensai divertito. Il Rub Rum Dragon accennò ad alzarsi in volo, cosa che gli fu impedita dalla sua enorme mole. Intanto, Ifrid aveva messo letteralmente a ferro e fuoco il suo nemico.

- Matt, la bistecca la vuoi al sangue o cotta a puntino? - disse Ifrid mentre girava il Grand Dragon come se fosse infilato in uno spiedo

Sembrava che il veleno avesse fatto il suo effetto, perché Ifrid era quasi allo stremo delle forze. Il Rub Rum Dragon capì di essere in svantaggio, anche quando Ifrid scomparse lasciando il cadavere fumante del Grand Dragon. "Grazie Ifrid" pensai divertito. Dopotutto, avevo le sembianze di Bahamut e non per niente veniva chiamato re dei draghi. Mentre volteggiavo sopra il drago, pronto a sferrare ogni tipo di attacco che i poteri di Bahamut mi fornivano, scorsi in lontananza Egil e Raiden: i due combattevano fianco a fianco, eliminando qualsiasi minaccia si interponesse tra loro e la vittoria. Per un attimo, ebbi un senso di nostalgia e di tristezza. "Se non ti fossi comportato come un deficiente, probabilmente il tuo migliore amico starebbe aiutando te e non Raiden..." pensai mestamente. Il Rub Rum Dragon spedì un'altra fiammata verso di me, inutile dire che lo asfaltai sfoderando subito una delle tecniche speciali di Bahamut, affinata durante il periodo di assenza dal Garden: Istinto. Le ali si aprirono, mostrando tutta la loro grandezza: due paia di sfere scure, che mostravano un leggero riflesso blu al centro. Volteggiarono per un attimo, descrivendo un cerchio perfetto, poi esplosero sul Rub Rum Dragon rendendolo una bistecca di drago fumante.

- E anche questa è fatta. - dissi soddisfatto

I due draghi mi avevano quasi prosciugato le forze, restava giusto qualche goccia per un ultima risorsa, di cui forse non avrei avuto bisogno durante la sagra. Tornai normale, non c'era bisogno di sprecare ulteriori energie. Mentre lo facevo, il tatuaggio sulla mia schiena bruciò leggermente, come se fosse appena fatto. Evidentemente, Dark Bahamut non l'aveva presa bene.
**********
- Avrei giurato che finisse la Sagra trasformandosi in Dark Bahamut. - sbuffò Alex

Pip non rispose. Sapeva la realtà delle cose e perché Matt aveva ridotto al minimo il consumo di energie trasformato in Bahamut. Ma aveva pregato lui e Drizzt di non farne parola con nessuno dei suoi problemi e che solo le persone di cui si fidava ciecamente avrebbero saputo tutta la verità.

- Eppure... per quanto Matt possa essere impulsivo, irragionevole e delle volte immaturo, ha preferito tornare normale.
- Già... - disse Pip

Alex lo guardò per un attimo, perso nei suoi pensieri. - Tutto ok, Commander Phoenix?
Pip guardò l'orologio nel suo polso e poi di nuovo le strade di Lindblum, mentre un Flare esplodeva poco sotto la loro tribuna, mettendo a dura prova le barriere magiche, che vibrarono come scosse da un forte vento.

- La sagra sta per finire.
**********
Non aveva incontrato altri mostri o nemici degni di nota. Aveva giusto visto un ragazzo che si atteggiava, lottare con due membri del Garden, dai capelli bianco-rossi e un tizio con un'armatura dall'aspetto veramente pesante e armato con due lame dall'aria letale, cadere sotto i colpi di altri due tizi del Garden. Mentre guardava il viso di quel giovane urlare di gioia per la sconfitta del suo nemico, non poté non ricordare quando era ancora un Cadetto del Garden di Rinoa. La spilla sulla sua giacca, un po' ammaccata ma ancora perfettamente integra e lucente, sottolineava il fatto che lui era un Seed, un guerriero del Rinoa's.

"Sono tornato..." pensò sorridendo e mentre Dragon Soul compariva nuovamente nel suo braccio destro, si lanciò nuovamente all'attacco.
**********
Spoiler
Potevo fare molto meglio... :( vabbe, è andata così. Buona fortuna a tutti i partecipanti!

Sono tornato ragazzi, con un nuovo canale e con nuove serie. Restate tunizzati per scoprirne di belle! Buona visione! :P
Spoiler
PROGRAMMAZIONE
LUNEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
MARTEDI
- Let's Technic, Minecraft Monster Pack 1.6.4 -
MERCOLEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
GIOVEDI
- Desertcraft, Minecraft Regrowth Pack 1.7.10 -
VENERDI
- Il ruggito del T-Rex, Dino Crisis -
SABATO
- Video Random -
Se dovete utilizzare il mio pg nel Garden, controllatevi la scheda prima, barboni! xD
Immagine
Spoiler
LE PERLE DI SAGGEZZA DEL GRUPPO DEL GC SU FB
Egil ha scritto: Non possiamo fare un referendum per dichiarare Matt Winchester illegale e immorale?

Leon ha scritto: Matt Winchester ogni volta che fai un commento inutile, un gattino nel mondo muore
Paine ha scritto: o.ò sisi confermo la mia teoria... Matt è posseduto dal demonio.
Leon ha scritto: E' più probabile che sia il demonio a essere posseduto da Matt Winchester.

Leon ha scritto: Non è la situazione ad essere disperata, è Matt che si è messo in testa di far crashare i server di Facebook.

Leon ha scritto: Matt Winchester la tua firma occupa una schermata intera e ho un fo***to monitor 1920*1080.
Matt Winchester ha scritto: Quindi anche Ruben è a Reloras??? Posso usare il suo pg????
Vero posso posso posso???
Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Drittz Do Urden ha scritto: No.
Matt Winchester ha scritto: Sob sigh... (A Drizzt Do Urden piace quest'elemento)
Paine ha scritto: Penso che comunque debba smettere di mortificare il povero matt.... è un cazzone, lo sappiamo tutti e mo lo sai anche tu, non ci fosse lui qua staremmo tutti a grattarci le palle, quindi passa un commento anche fosse acido. Paine docet
Leon ha scritto: Matt Winchester minaccia pure i cani randagi che incrocia per strada ormai (ovviamente trasformandosi in bahamut)
Macha
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da Macha »

«Elza, da quand'è che c'è un torrente con le tartarughe in mezzo alla hall?»
«Non chiederlo a me, sarà un attacco di follia spendereccia di Sirius».

In piedi davanti all'acqua corrente, Niamh osservava a braccia conserte l'insieme.
Non è adatto a farci un bagno d'estate, troppe tartarughe.
Così, si avvicinò a uno dei rettili e ne punzecchiò il carapace con un dito. Sfortunatamente, indossava ancora i suoi inseparabili guantoni meccanizzati e la tartaruga si rovesciò all'istante. Dondolò per un secondo o due prima di cominciare ad agitare le corte zampe nel patetico tentativo di tornare dritta.

Potrebbe essere divertente, pensò Niamh, e attaccò la seconda tartaruga più vicina.

Alla fine, l'intera colonia di tartarughe dovette rassegnarsi a stare zampe all'aria. Ma qualcuno, nell'ombra, aveva giurato vendetta...


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Una misteriosa statua di pietra era piazzata in mezzo al viale del borgo teatrale. Nemmeno l'ignoranza architettonica di Niamh le poté impedire di notare quanto la cosa fosse fuori luogo: quale funzione poteva mai avere una statua in mezzo alla strada? Così, Niamh decise di risolvere la questione a modo suo, e si avvicinò alla scultura. Che tremolò.
Facendo presa sui piedi artigliati della... cosa, con un notevole sforzo meccanico Niamh la ribaltò. Ecco, molto più facile da far rotolare fuori dai piedi, pensò.
La statua però non parve essere d'accordo. Tremò con più violenza, e di colpo la parte anteriore – che ora era rivolta verso l'alto – si spalancò e una nube di nebbia avviluppò brevemente l'area.
Tossendo, Niamh fece vento davanti a sé, e quando la nebbia si diradò si ritrovò di fronte una certa ladra.

«Pensavo fossi giù al borgo commerciale, Elza».

La ragazza restò silente ed assunse una posa di guardia, gambe leggermente divaricate, la mano sinistra in avanti, con le unghie di gatto già estratte e pronte all'uso. Niamh sollevò un sopracciglio.

«Sono lusingata che tu voglia combattere qui, ma c'è tempo e luogo per ogni cosa,» disse la pugile. «E poi quella vera non fa mai così, non le piacciono gli scontri faccia a faccia,» e aveva appena concluso la frase che il clone si trovò lanciato dall'altra parte del borgo da un poderoso Vault Breaker. Non arrivò mai a schiantarsi contro un edificio – si dissolse a mezz'aria.

«Ecco fatto», commentò soddisfatta Niamh. L'Epitaph ribaltato percepì la sconfitta della sua creatura e tremò. Nessuno seppe mai – nemmeno Alexandra Schwarzlight, che osservava lo scontro col binocolo d'ordinanza – se quel brivido fosse dovuto a un moto di paura, o se il mostro si stesse preparando a creare qualche altro clone di nebbia, perché Niamh calò tutto il peso dei guanti meccanici sull'essere e lo infranse in mille pezzi.

«Avrei dovuto farlo prima,» brontolò. Si guardò poi intorno e non vide nulla di interessare da cacciare (o ribaltare). Probabilmente gli altri partecipanti avevano già ripulito l'area. Tanto valeva tornare al borgo commerciale; aveva un appuntamento con Elza – quella vera, s'intendeva.

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Prima l'Epitaph, poi l'Archeosaurus, poi i Mimic. Nessuno dei due era stato sufficiente come riscaldamento; Niamh aveva bisogno di qualcosa di più impegnativo per sentirsi davvero coinvolta nella sagra. Fino a quel punto era stato tutto troppo facile, quasi soporifero, e la pugile cominciava a credere che l'organizzazione avesse deciso di sabotare il suo stesso evento scegliendo solo mostri noiosi.
Fu proprio quando Niamh stava perdendo le speranze di divertirsi che comparve Jecht. La ragazza non lo conosceva, ma aveva sentito qualcosa qua e là sulla sua leggenda, e quello che aveva fatto nei pochi istanti tra la sua sfida e l'intervento di Elza per separarli era servito a rafforzare la sua impressione che aveva finalmente trovato ciò che cercava.
«È ora di mostrarvi come combatte un vero campione».

Musica per le sue orecchie.

L'aspetto di Jecht cominciò a cambiare: la pelle divenne, se possibile, ancora più scura, quasi squamosa, barba e capelli divennero bianchi; ma furono gli artigli, il braccio sinistro raddoppiato di dimensioni e le protuberanze sulla schiena a farlo apparire più grosso di quanto fosse in realtà.
L'uomo si sgranchì il collo. «Nh... La forma dell'Eone di Braska non sarà sta gran bellezza, ma vedete di non farvi spaventare, intesi?» disse. La sua voce aveva assunto un'eco di sottofondo, come se stesse parlando da molto distante – o dall'aldilà. Le due ragazze non si mossero. Lo osservavano, guardinghe.

«Non c'è bisogno di scommettere su chi vincerà, perché sarò io!». Fedele alla propria natura irruenta, Jecht-Eone scattò in avanti, portando la pesante spada in un fendente che però le due ragazze schivarono con sveltezza, saltando di lato in direzioni opposte. Jecht perciò si trovò posizionato esattamente a metà strada tra le due, ma quando si voltò di lato verso Elza, che aveva giudicato come quella fisicamente più debole, non vide nulla. Approfittando della sua momentanea distrazione, Niamh lo assalì alle spalle con un gancio, deviato a malapena dallo spadone all'ultimo secondo. Elza ricomparve da dietro Jecht, e lui reagì con un calcio, che però non incontrò resistenza – si trattava di una delle copie create da Gilda dei Ladri. Infatti, l'altra era poco distante da lì, impegnata a fare le boccacce a Jecht.

«Got you» sussurrò una voce all'orecchio del guerriero, e una punta metallica gli penetrò nel fianco.
La vera Elza emise una risatina mentre si allontanava di scatto da Jecht. Sebbene i suoi tempi di reazione fossero eccellenti, com'era previsto che fossero, Jecht notò con un certo disappunto che invece le forze stavano venendo a mancargli, ma essendo in forma Eone di Braska si trattava di un handicap che normali esseri umani avrebbero trovato difficile sfruttare.
Jecht si massaggiò il collo con la mano libera. Anche in forma Eone certi tic faticavano a sparire. «Eccellente. Almeno qualcosa la sapete fare», commentò. «Ma questo lo sapete parare?».
D'improvviso lanciò un raggio verso Niamh, che lo parò con un guantone. Lei realizzò presto l'errore, perché il guanto meccanico e l'intero braccio si pietrificarono istantaneamente, e il peso era tale che non poteva nemmeno più sollevare l'arto. Jecht saltò e le tirò una ginocchiata sotto il mento; d'istinto Niamh arrotolò la lingua, e solo grazie a quel piccolo gesto evitò di troncarsela di netto quando il ginocchio di Jecht entrò in contatto con la sua mandibola. Niamh cadde a terra, anche trascinata giù dal peso del braccio pietrificato, e dopo un momento di disorientamento sganciò il guanto libero e si tastò il mento dolorante in cerca di fratture.
Jecht non perse tempo in movimenti inutili e si avventò subito dopo su Elza, resasi nuovamente invisibile col Rifugio d'ombra. Aveva una vaga idea di dove fosse grazie al rumore dei suoi passi, ed eseguì un arco orizzontale che costrinse Elza ad indietreggiare e a far cadere l'incantesimo. Jecht scattò nuovamente in avanti, ma la ladra creò un'altra coppia di cloni e li disperse, circondando l'Eone con tre Elze perfettamente uguali. Jecht quindi lanciò un altro Jecht Beam, che colpì una delle copie prima che entrambi si disperdessero nell'aria. Un'altra Elza corse verso di lui e rotolò in avanti quando Jecht eseguì un altro tondo. Troppo tardi Jecht si rese conto che si trattava di quella vera, perché la copia rimanente si avventò su di lui nello stesso istante in cui l'altra Elza tirava un'altra granata fumogena.
Approfittando della confusione, Elza porse le Lacrime della Dea a Niamh. «Riesci a bere?», sussurrò alla pugile. Lei annuì, piangendo in parte per il dolore e in parte per il fumo.
Qualche spazzata di Jecht diradò, come in precedenza, la cortina di fumo. Il guerriero piantò lo spadone a terra, poggiò una mano sul fianco e le guardò. Niamh ed Elza lo fissarono a loro volta – era tornato in forma umana. E nonostante l'aria da sbruffone, notarono anche le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte.

«Allora, signorine, vogliamo finire col botto?».
Leonheart88
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da Leonheart88 »

Per anni hai popolato i miei sogni. Bella e terribile, ti ritrovavo davanti a me con il Gunblade in mano pronta ad attaccarmi, a volteggiare nuovamente con me in una danza mortale ma irresistibile.
Mi addormentavo sperando di sognarti, mi svegliavo al mattino con il retrogusto amaro di chi per qualche istante ha sperato che i propri desideri, le proprie fantasie, fossero divenute realtà. Trascorrevo le giornate nell’attesa di rincontrarti. In un posto dove i limiti materiali non avevano più alcun valore.
Combattevamo e ci amavamo. Ci amavamo e combattevamo.
In piedi l’uno di fronte all’altro ci studiavamo, ci guardavamo, e in quel momento sapevo di essere completo.
Gli anni sono passati, hai lentamente smesso di popolare i miei sogni. Ma non ti ho mai dimenticato. Ti ho incontrata nuovamente, non pensavo fosse possibile, ed eri cambiata.
Eravamo cambiati.
Li ho avuto la prova definitiva che non si può guardare indietro. Sempre avanti.
Helena.


Il Seed si rialzò lentamente, il polveroso pietrisco che ricopriva le strade di Lindblum si poteva trovare ovunque sui suoi vestiti. Maledicendo Yevon e tutte le divinità che gli venivano in mente in quel momento, Leon pulì dalla sua lama il sangue dell’Archeorosaurus. Era stato un combattimento atroce, per riuscire ad eliminarlo aveva dato fondo a tutte le energie rimaste.
Fece un passo indietro e con una sonora imprecazione cadde nuovamente al suolo, in compagnia del cadavere sgozzato di quello che era stato il suo nemico.
All’ultimo secondo era riuscito ad aprirsi un varco nell’agguerrita difesa del mostro, arrivando a diretto contatto con la gola. Un solo movimento e schizzi di sangue si erano sparsi in tutte le direzioni. Fine del combattimento. Il tributo era però stato alto: in un disperato tentativo di resistenza, mentre Leon si avvicinava per sferrare il colpo decisivo, il mostro era riuscito a conficcare una delle sue zanne nella coscia sinistra del Seed.
Lentamente si trascinò lontano dal cadavere, mordendosi la lingua per non urlare, con la gamba che segnava nel terreno un piccolo solco di colore rosso, una Claymore nel pugno destro e la mano sinistra impegnata nel tentativo di contenere l’emorragia in corso.
Arrivò fino ad una delle piazze principali, nella fontana al centro riconobbe una fonte di salvezza. Con un grugnito strappò i vestiti, ormai inzuppati di sangue, nella parte prossima alla lesione. Gradualmente il tessuto si staccò dalla carne, a cui ormai si era unito. Con un ultimo grido Leon completò l’operazione e quando poté gettare acqua sul profondo taglio, lo colse un senso di sollievo. Ma non poteva lasciarsi andare al senso di torpore che lo stava cullando, si strappò una parte della manica e dopo averla bagnata la legò sulla coscia.

Dannato arrosto ambulante, prossima volta invece che al sangue ti faccio alla brace


Armi in pugno cercò di allontanarsi velocemente dalla piazza, i mostri presto avrebbero sentito l’odore del sangue e si sarebbero radunati in massa. E lui non aveva assolutamente voglia di partecipare al loro banchetto in qualità di portata principale.
Prese una stradina secondaria, svoltò in un vicolo per poi ricomparire su una strada principale parallela a quella precedente, doveva evitare il grosso dei mostri se voleva vincere.
Non c’era nessuno.
Esistono momenti in cui l’esperienza è tutto. Abilità, tecnica, forma fisica danno il loro contributo ma non sempre risultano fondamentali. Essere avvezzi al campo di battaglia permette di comprendere le cose un istante prima che accadano. E spesso quell’attimo fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Tra la vita e la morte.
Era tutto troppo perfetto: nessun nemico all’orizzonte, nessun rumore di mostri in avvicinamento. Solo silenzio.
Tutto perfetto. Forse troppo.
L’impercettibile clic di un grilletto che si armava. Leon si lanciò all’istante in una piccola viuzza che tagliava lateralmente lo stradone. Per pochi centimetri il colpo non andò a segno.
Una sottile nube di fumo circondava il Gunblade, con un secco gesto della lama allontanò i residui dello sparo, mettendosi nuovamente in posizione di combattimento.
Helena era pronta alla lotta.

Che schifo.
Ho sognato per anni di poterti riaffrontare in un campo di battaglia. Ho ripercorso fino allo sfinimento tutte le volte che ci siamo incontrati, tutto quello che abbiamo fatto. Ogni gesto, ogni espressione, ogni parola, ogni azione. E ognuna di queste cose mi ha dato sollievo come una goccia d’acqua e dolore come un ferro rovente sulla carne viva.
Ti dimentico, passo oltre, e ora ti ritrovo qui.
Tu non sei reale. Non sei lei. Lei non è più cosi. In questo momento è al Garden Supremo seduta comodamente su una carrozzella. Lei è andata avanti. Non è qua.
In piedi.
Pronta a combattere.
Sei un illusione dannatamente invitante.


Si rialzò.
Un esplosione di dolore partì dalla coscia, seguendo i nervi si diffuse su tutta la gamba, al fianco, al braccio, al collo. Istintivamente strinse la benda con il palmo della mano. Come a voler anestetizzare la ferita. Niente da fare.
Se voleva vincere poteva fare solo una cosa.
Helena si avvicinava a passi rapidi sul selciato, il Gunblade scintillante alla luce del sole.

Prima che l’avversaria potesse raggiungerlo, Leon si lanciò all’attacco.
Senza una parola estrasse le due Claymore. Si guardarono nel silenzio irreale che si era formato, impossibile per il Seed non pensare al passato. Un duello che negli anni si era già ripetuto numerose volte, e sempre un unico vincitore.
Un indizio: non era Leon.
Tentò un tondo con la Claymore destra, abilmente schivato da Helena che, dopo un paio di passi indietro per evitare il colpo, contrattaccava con un affondo. Parato con la seconda lama.
Con una torsione su se stesso liberò la prima Claymore, un fendente improvviso e micidiale, deviato con facilità dalla falsa Helena. Oltre all’aspetto ne aveva preso anche le abilità.

Leon sorrise, nonostante tutto doveva essere bello poterla nuovamente ammirare in combattimento, vedere la sua tecnica, la sua agilità, la sua grazia. Un ritorno al passato. Helena era stata il suo primo e vero mentore. Se lui era ancora vivo gran parte era merito suo. Doveva essere felice di poterla avere come prima.
Tutte cazzate. Il ricordo è come un grumo nero che malignamente ti cresce subdolo nel petto e quando meno te lo aspetti viene fuori. Non ti fa stare bene, ti fa solo dimenticare quanto hai perso. Non è sollievo, è condanna.
Ti avevo dimenticato, ho provato a metterti da parte convincendomi che stavo meglio da solo. E ora ti rivedo. Ti odio.
Sento la rabbia crescermi, le lacrime che fanno da contorno agli occhi. Non voglio essere qua. Non voglio rivederti. Voglio andare avanti e tu non me lo permetti.

Colpì con un pugno il vicino muro, disegnando su un mattone una perfetta impronta di sangue, il dolore gli permise di riprendere il controllo di sé stesso.
Avrebbe vinto lo scontro. Il suo modo per dimostrare a lei, e soprattutto a sé stesso, quanto fosse migliorato. Quanto avesse imparato.
Affanculo al mondo. Io sono il migliore.

La gamba si mosse con una rapidità tale che Leon riuscì a vederla a fatica, ma la sentì perfettamente, anche troppo, quando impattò contro il suo stomaco.
Con il fiato rotto arretrò arrancando per riuscire a respirare, neanche il tempo di alzare lo sguardo che la lama del Gunblade stava saettando rapida e letale verso di lui. La deviò lateralmente con il piatto della lama. Helena per un secondo perse l’equilibrio e si ritrovò scoperta.
Subito il Seed provò ad approfittarne con uno sgualembro da destra a sinistra. La lama si alzò alta nel cielo, Helena lesse in anticipo ciò che stava per succedere e, un istante prima che la Claymore scendesse per colpire, bloccò il polso di Leon. Lo portò a se come fosse la cosa più facile del mondo. Fletté sulle ginocchia e tirò. Il guerriero venne letteralmente sollevato di peso e caricato sulla spalla destra dell’ex capitano di Kalos. Per un istante il mondo sembrò essersi rovesciato, o forse era solo perché il sangue gli stava confluendo velocemente al cervello.
Probabilmente esisteva una posizione simile nel kamasutra, ma era sicuro che quello saldamente ancorato a terra fosse l’uomo.
Helena completò l’opera lasciandosi cadere all’indietro.
Cadde di schiena con un tonfo secco, il corpo schiacciato ridicolmente su se stesso. Le ossa scricchiolarono evidenziando il danno subito, per qualche secondo gli sembrò di non riuscire a respirare dalla pressione. Fu solo quando Helena scartò lateralmente che riuscì a rendersi conto pienamente della situazione.
Poteva sentire i cocci del pavimento conficcarsi dolorosamente nella schiena, probabilmente aveva qualcosa di rotto, non riusciva a muoversi. Helena si era rialzata e lo guardava con indifferenza.

Ragiona.
Respira e pensa. Non ti arrendere. Non puoi perdere.
C’è ancora qualcosa che puoi fare. Non mollare. Guardati intorno.


Con un calcio la donna allontanò dal corpo a terra le due spade.
Leon provò una disperata resistenza, le mani protese ad afferrare qualsiasi cosa che potesse essere utilizzata come arma. Un sasso, un bastone, del terriccio da lanciare. Nulla. Tutto vanificato da un calcio in pieno stomaco. Rivoli di sangue uscirono rapidamente dalla bocca.
Era la fine.
La lama del Gunblade si stagliò in tutta la sua lunghezza alla luce del sole, riflessi argentei si diramarono da essa. Protesa verticalmente sopra il Seed sembrava come aspettare l’ordine per terminare la sua missione.

Leon guardò la lama scintillante e non provò niente. Sin dal primo istante in cui la figura di Helena era comparsa lungo la via di Lindblum, il Seed aveva capito che sarebbe andata così. Se temi l’avversario hai già perso. Se sei convinto di essere inferiore hai già perso. Non riusciva ad avere la meglio contro l’ombra sbiadita di una persona. Un ricordo. Un’anima che fin troppo aveva condizionato la sua vita.
Sei davvero bella.
Fu l’unica cosa che riuscì davvero a pensare.

Il comando arrivò.
Entrò di prepotenza nel torace. Le carni si allargarono, il sangue iniziò a fuoriuscire copioso. Il rumore sinistro dei muscoli che si lacerano, della carne che viene trapassata.
E’ un istante.
Indimenticabile.
Era finita, Helena ripose l’arma nella fondina mentre il sangue di Leon cospargeva la piazza, mentre i suoi occhi fissavano un punto indefinito nel cielo. Che ormai lui non poteva più vedere.
L’Epitaph abbandonò il suo rifugio per avvicinarsi al cadavere del suo nemico. Sconfitto dal proprio passato e incapace di cambiare il proprio destino. Ormai era fuori pericolo. L’umano era morto.

«Blind!»
Il grido colse tutti di sorpresa mentre Helena, ormai accecata, tentava di rimettere mano all’arma. Troppo tardi.
Una Claymore, come sospinta dal vento, leggera come una piuma, percorse in volo la piazza. La giugulare venne rescissa completamente mentre la punta della lama fuorusciva trionfante dal retro del collo.
Cadde a terra senza un grido. Per poi polverizzarsi all’istante una volta toccato il suolo. L’illusione era stata spezzata.
Il mostro non ebbe nemmeno il tempo di reagire, creando un’altra solida illusione, che la sua testa venne mozzata di netto.
Rapida caracollò nella ghiaia mentre il corpo dell’Epitaph crollava su se stesso sbriciolandosi, ormai senza vita. Non ebbe neanche il tempo di capire chi potesse essere stato.
Leon arrancò verso il centro della strada, si strappò l’altra manica della divisa e la utilizzò per pulire le due lame insanguinate. Zoppicando si diresse verso il suo sosia, che in una nuvola di fumo ritornò all’aspetto originale. Ditto. Era stato sconfitto ma le sue ferite non erano mortali, il suo corpo primario non era stato colpito a morte.
Guardò con falsa noncuranza il punto dove pochi istanti prima era sparita Helena. O almeno quello che doveva essere il suo ricordo impresso dentro di lui. Si sforzò di non provare niente.
Si inginocchiò. Con il dito tracciò una scritta sul terriccio ormai umido dal sangue.

Hai vinto anche oggi.
Complimenti.


L’epigrafe alla tomba del suo ricordo.
Ora era sicuro di essere più forte. Non avrebbe più dubitato.
La sagra non era ancora finita. Ma dentro di lui sapeva che nulla sarebbe stato impegnativo come quello.
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Re: What / If

Messaggio da Recks »

Spoiler
Spero che l'idea di fondo vi piaccia.
MI auguro anche che perdoniate l'uso di un sito esterno per il post. Purtroppo non sapevo come realizzare la cosa con un solo post! :smt100

Ps: tutte le informazioni utilizzate dai mostri le ho prese da internet. Qualora ci fossero problemi, posso documentarle!

* What / If *

Una calma incredibile, quasi disturbante, quella che precedeva l'inizio della sagra. Per quella nuova edizione, mi trovavo in una delle piazze del settore commerciale. Intorno a me, altri combattenti. Non potei fare a meno di notare Calien. Mi avvicinai a lei.
"Buona fortuna" le dissi.
"Recks, quante volte te lo devo dire. La fortuna non esiste. E' solo qualcosa inventato dagli umani per spiegare l'inspiegabile. E' quella che tutti voi al Garden nominate quando ci tiriamo fuori da situazioni intricate e difficili da risolvere. In realtà, tutto il multiverso è un sistema che è governato da svariate leggi fisiche. Tutto è controllabile. Come osservava Newton, la mela cade dal ramo per un motivo. Analogamente, la tua scelta di imboccare la via a destra o a sinistra non appena comincerà la competizione dipenderà solo da qualche elaborazione cerebrale. Solo che, non conoscendo a fondo tali meccanismi, attribuisci tutto alla fortuna" rispose Calien, che come al solito non si smentiva mai.
"Fai finta come se non avessi detto niente, Calien".

Uno squillo di trombe diede inizio alla competizione. Tutti intorno a me corsero, alla caccia della loro prima preda.
E io invece?
Sarei andato a destra? Sarei andato a sinistra?
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Re: Sagra della caccia di Lindblum

Messaggio da schwarzlight »

Cose stupide saltabilissime. Ma dovevo farlo.
Spoiler
- Dov'è finita Alex? Quella maledetta traditrice, se è andata a combattere anche lei, io... fdgbvnxdgkbjdgfb.
- Preside Phoenix!
Pip si ricompose all'istante, sfoderando un sorriso abbagliante.
- Sì?
- Preside Phoenix, abbiamo un problema! la sagra non può concludersi!
- Eh?
- Ci hanno derubati!
- ...eh?
- Qualcuno ha rubato una parte importantissima del segnale di fine sagra e l'ha portata di sotto in mezzo ai mostri! Come faremo, siamo disper...
- CI PENSO IO VADO IO NON PREOCCUPATEVI.
E Pip scese trionfale in mezzo ai combattimenti. Non l'aveva fatto solo per quello, eh. avrebbe recuperato quel che doveva. Dopo un po'.
...ma cos'è che doveva trovare?

*

Oushi buttò la coppetta di gelato nel primo cestino che trovò, ancora mezza piena.
Le facevano schifo i dolci. Ma aveva voluto dare un'occasione al gelato al sale marino, non certo per l'influenza che aveva avuto su di lei una certa serie di videogiochi, eh. No, no.
Ma si era rivelato un buco nell'acqua. E ringraziò mentalmente che non ci fossero lì attorno personaggi dall'umorismo discutibile a chiederle se l'acqua fosse dolce o di mare.
- Cos'è quella nuvola, mamma?
Seguì pure lei il dito della bambina lì di fianco, e scorse effettivamente un gran polverone per le strade di sotto. Un polveone che seguiva una creatura muoversi a tutta velocità.
Le andò di traverso il gelato che non stava più mangiando.

*galopp galopp*


La creatura si muoveva a tutta velocità, schivando per puro caso oggetti e persone e mostri, lasciando dietro di sé una scia di confusione. Le zampe spingevano potenti mentre sorpassava membri del Garden di Rinoa, cacciatori di taglie, soldati, gente comune in cerca di gloria, giudici in incognito che controllavano l'andamento della sagra da dietro un murett... wait.

*OMG*

Il rumore della frenata sostituì per un attimo quello del galoppo sconclusionato dell'animale, prima di finire con un sonoro *SPATACRASH* contro un portone.
Si raddrizzò subito, una scrollata e... via, verso l'obiettivo!

*MAFTER ALECF*

*ZOMP*

*SBAM*

L'urlo di Alexandra risuonò nell'intero circondario mentre un lupo troppo cresciuto non cosciente della sua stazza le piombava addosso senza delicatezza alcuna.
- MOON MOON. STUPIDO LUPO CHE NON SEI ALTRO.
*LUV U MAFTER ALECF*
- Cosa vuoi... omg smettila di leccarmi la faccia! Ho capito! HO CAPITO! SEDUTO.
*imma sittin*
- Bravo. Cosa fai qui. Perché non sei con Arne.
Ma rimproverare un cucciolone troppo cresciuto non era facile, specie se era il tuo cucciolone troppo cresciuto. Così le coccole presero il sopravvento sulla ramanzina... finché non notò la mazza del gong tra le fauci dell'animale.
- Cos'è quello?
*MAFTER ALECF LA FAGRA E' FINITA! FUONI IL GONG!*
- Cos... non dirmi che quella è... oddio.
Moon Moon abbaiò, le orecchie a fare flapflap a ogni movimento affermativo della testa.
- MOON MOON COSA HAI COMBINATO!
*but luv u* *whimper*
- Efgdfngbjdfhb va bene, non è colpa tua. Ora riportalo indietro. Hai capito? Moon Moon?
*lol, imma takin it back*

*

- Chissà cos'era successo...
- Dove?
- Oh, in tribuna. C'era una gran confusione perché non potevano dare il segnale di fine sagra... mi sono offerto di andare a risolvere la situazione...
- Ah, quando sei sceso nell'area di combattimento e hai fatto a fette ogni cosa davanti a te.
- Ehm, sì. Sai, lo stress accumulato... Comunque alla fine hanno risolto. Dicono che sia arrivato dal nulla questo lupo a una velocità spaventosa verso il gong che hanno messo al posto delle campane quest'anno. il problema è che non è riuscito a frenare in tempo...
- Groan... Moon Moon...
- E ha sbattuto direttamente contro lo strumento di muso, dando lui il segnale. E ora possiamo andarcene a casa!
- ...Pip?
- Sì?
- Non dimentichi qualcosa?
- ...gli sci?
- La tabella delle valutazioni.
- ...Oh. Mai una gioia.
SAGRA CONCLUSA~

Oltre alle stupidate ho un avviso da fare che riguarda i tempi di valutazione. Qualcuno va in vacanza (maledettghdjhgkdg), quindi i risultati slitteranno al prossimo fine settimana!
Se dovete avercela con qualcuno non guardate me :>
Bloccato

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