Garden 2

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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Edith Lance
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Re: Garden

Messaggio da Edith Lance »

Si fermò sulla soglia dell’infermeria, una spalla poggiata allo stipite della porta e le braccia intrecciate al petto. Brian era appena sgusciato via e la donna muoveva nervosamente le mani: non doveva essere facile sentirsi rimproverare da un nanerottolo adolescente, o quasi. Sembrava che il dolore non potesse essere una faccenda privata.
Edith si schiarì la voce per annunciare la sua presenza e quando Aura si voltò c’era un vago sorriso sulle labbra.
«Mi spiace disturbarla in questo momento.» disse a mezza bocca.
La Commander scosse la testa, invitandola a sedersi nella prima poltroncina libera: non se lo fece ripetere la donna e si accomodò.
«Cosa posso fare per te?»
«Ho alcune informazioni che potrebbero esserle utili durante la missione.» Frugò nel tascapane tirandone fuori dei fogli volanti «Mappe e annotazioni sulle varie parti del castello» spiegò «È meglio averle a disposizione: sembra che la sfuriata di Beleren fosse un’abile messinscena, non aspettava altro che un passo falso da parte di Agrabah per poterle dichiarare guerra e togliere vantaggio a Hesperia
Aura sollevò un sopracciglio, scettica. «Perché avrebbe dovuto farlo? È il Comandante della Guardia.»
Edith si passò una mano fra i capelli e sospirò affranta. «Ha stretto un patto con i predatori, a quanto pare» non era certa di potersi fidare del capovillaggio, ma le aveva rivelato il luogo dov’era sua figlia in cambio di quelle informazioni, forse era stata onesta «Selina sarà sua promessa sposa e potrà governare su Hesperia come legittimo Re se vincessero
«Una questione di potere, quindi?»
La donna annuì. «Senza l’appoggio di Agrabah la cittadella è perduta, soprattutto se vi sono alcuni traditori all’interno. Non credo che il Consiglio sia favorevole a una simile situazione ma non ho idea del perché non sia intervenuto. La situazione all’interno delle mura potrebbe essere molto caotica
La Commander si massaggiò la radice del naso: era spossata, si vedeva, ma anche pronta a reagire. «Ti ringrazio Edith.»
Mosse la mano in aria in un gesto di noncuranza. «È la mia casa. Mi… mi dispiace per la vostra perdita.» Aggiunse prima di alzarsi in piedi e portare il pugno al petto in segno di commiato.
***
«Alcol gratis!»
Tutti lo sanno, mai, mai, offrire da bere a un gruppo di soldati che hanno appena perso il loro Capo. Anzi. Mai offrire da bere a dei soldati. Nessuno rifiuterà e il conto in banca sarà prosciugato nel primo giro di alcolici; se poi nel manipolo vi sono spugne del calibro di Egil Snow e Matt Winchester, allora il conto – sempre che esista – non verrà più rianimato.
«Vuoi una birra?» sorrise il cameriere «È offerta!»
Edith scosse la testa, gli occhi fissi sulla ragazza seduta al bancone: aveva bevuto, trangugiato, due boccali e se ne stava accasciata contro il legno del tavolino, ogni tanto si riscuoteva e brindava a qualcuno. Era completamente andata.
Si mosse sullo sgabello, cercando di scendere, ma quello barcollò pericolosamente e Oushi si trovò culo a terra.
«Ahia» sollevò lo sguardo incontrando quello chiaro di Edith che si piegò sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza.
«Sei buffa.» commentò.
«Voglio fare un brindisi, mi passeresti il bicchiere?» le indicò quello che secondo lei era il boccale.
«Dubito sia il caso, sai?»
«Dammi il bicchiere!»
«No.»
«Ti prego» mugolò «Ti prego, Edith»
La donna scosse la testa con una risata.
«Edith» ripetè Oushi con un tono più severo, prima di sciogliersi in un nuovo piagnucolio «per favore.»
«Ti aiuto ad alzarti, se riesci a stare in piedi per più di tre secondi ti farò bere ancora.» Le tese la mano, che Oushi afferrò senza esitazione pronta ad accettare la sfida.
Restò salda sui piedi per ben quattro secondi, li contò, poi crollò fra le braccia di Edith con un: “visto?”
La donna l’afferrò al volo. «Hai vinto tu.» le sussurrò all’orecchio e sorrise nel sentire rabbrividire la cadetta. Senza lasciarla andare, si allungò oltre il bancone e afferrò dell’acqua.
«Non è alcol» Oushi reclinò la testa in modo da poter guardare in viso Edith, che inarcò un sopracciglio.
«Non ho mai detto che ti avrei dato alcolici.»
La ragazza si scostò con la bocca crucciata in broncio, fece un passo avanti e ancora uno, poi oscillò sul posto e ricadde indietro, le spalle trovarono la sicurezza del petto di Edith.
«Non credi di aver esagerato?»
«No.» biascicò.
Edith posò il mento su una spalla della cadetta e le circondò la vita, attirandola a sé. «Che ne pensi di andare in camera, allora?»
«Solo se resti con me.»
Edith inspirò lentamente ed espirò. «Ai suoi ordini, Signore.»
La sollevò in aria e se la caricò in spalla. «È divertente!» ridacchiò Oushi con la testa che penzolava sulla schiena della Comandante.
La donna mugugnò qualcosa di incomprensibile, quando aprì la porta con un calcio e la richiuse con altrettanta grazia. Portò la cadetta verso il letto e la lasciò ricadere con un tonfo sul materasso, veloce le imprigionò i polsi nella sua stretta.
«Vuoi che resti con te, sicura?» bisbigliò nel buio.
In risposta, la donna strinse le ginocchia ai fianchi e il suo corpo si tese alla ricerca di quello di Edith.
La mano libera scivolò sotto la maglia di Oushi, le scostò la biancheria per trovare il seno e lo sfiorò con le unghie. «È quello che vuoi, mh?»
Annuì.
La ragazza batté le palpebre e gemette frustrata nel momento in cui le dita si scostarono.
«Si può sapere cosa ti è successo stasera?» disse, liberandola dalla stretta e rotolando al suo fianco, una mano a sostenere la testa.
Rimase in silenzio a lungo, a fissare le figure che le danzavano davanti agli occhi, senza rispondere alla domanda.
«Sai» fu Edith a interrompere il suo vagare «ho perso una persona, non molto tempo fa.» Sentì lo sguardo della donna scivolare su di lei, attenta. «Ero la sua compagna e questo non andava bene.»
«Perché?»
Edith ridacchiò. «Una confessione per uno: cos’è successo stasera?»
Sbuffò contrariata, ma la curiosità e l’alcol l’avevano resa più vulnerabile; ne aveva bisogno, si ritrovò a pensare, aveva bisogno che qualcuno l’ascoltasse senza giudicare, aveva bisogno che qualcuno la vedesse. «Ho fatto una telefonata» esordì con uno schiocco della lingua «e non è andata come desideravo.»
La donna al suo fianco mugugnò un assenso. «Nel nostro mondo non si è liberi di scegliere chi amare: c’è una scala sociale da rispettare. Io mi sono innamorata di una persona sbagliata.»
Oushi snocciolò qualche parola su Vivien, sul loro passato.
«Nèj non avrebbe voluto cedere, ma dopo anni di spietata corte» sogghignò Edith nel ricordare «ci ritrovammo a condividere il letto, finché non mi fece sua.»
«Sua?»
«Un pezzo per uno, ricordi?» l’ammonì.
«Le ho detto di amarla, stasera. Lei ha attaccato il telefono.»
Edith sollevò un sopracciglio e non poté far a meno di pensare un ‘bella stronza’ ma preferì tacere. Afferrò i lembi della propria maglia e la sfilò con un gesto secco: guidò la mano di Oushi a tracciare i contorni di una vecchia cicatrice sulla clavicola. «Appartengo a Nèj, ne è il simbolo.»
«Cosa vuol dire?» corrugò la fronte nel domandarlo.
«Non ha molta importanza. Parliamo di una persona condannata a vagare per Fìorin e morire a causa della nostra unione.» lo disse con un tono più secco di quanto non avrebbe voluto, per questo cinse le spalle della cadetta e la trascinò su di sé. «Non credi sia il caso di riposare, bimba?»
«Ehi» mugolò «Non sono una bimba»
Edith sorrise, si chinò sulle sue labbra e le diede un bacio con una gentilezza che non le apparteneva davvero. «Dormi.» sussurrò quando si scostò.

***
Si risvegliò con un dannato mal di testa, non ricordava un cxxxo della serata precedente. Ci mise diversi minuti per rendersi conto che non era nella propria stanza e che non era neanche da sola.
Scostò il braccio di Edith e fece un balzo lontano.
«Cosa cxxxo è successo?» Urlò e la donna sul letto si svegliò di soprassalto.
«Buongiorno» disse stropicciandosi gli occhi. «Dormito bene?»
«Cosa cxxxo è successo?»
Si passò una mano fra le ciocche scarmigliate poi, con esacerbante calma, si stirò la schiena. «Niente» rispose infine «Niente di che.»
«Sei senza maglia!»
Sollevò un sopracciglio. «Mi sembra normale.»
«Cos’abbiamo fatto?»
Edith sorrise sorniona. «Sai, credo che resterà un mio piacevole segreto.»
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Leonheart88
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Re: Garden

Messaggio da Leonheart88 »

La cena stava procedendo nel migliore di modi, conversavano amabilmente tra un bicchiere di champagne ed un altro. Certo, Filippo non sembrava molto approvare l'appuntamento ma uno sguardo eloquente di Rina "Tessoro-decido-io-con-chi-uscire" e un semplice gesto di Leon "Ti-spezzo-le-gambe-se-non-la-pianti" lo convinsero a comportarsi in maniera normale.
Al quarto bicchiere Leon battè le mani e subito il barman si avvicinò loro con un vassoio ricolmo di ostriche.
La ragazza ridacchiò.
«Uh ho sempre adorato le ostriche! E poi...hanno un che di afrodisiaco»
Leon la guardò sorridendo, sorseggiando l'ennesimo bicchiere di champagne. «Beh mi son detto.. perchè non provare a rendere le cose un pò più stuzzicanti?»
Allungo la mano verso di lei, senza nessun problema lei l'accolse nella sua. Era calda, piacevole, solo al tatto emanava allegria e giovialità. Trasmetteva voglia di vivere.
«Sono perfettamente d'accordo. Voglio che sia una bella serata»
Con calma ripulirono completamente il vassoio, erano entrambi due belle forchette, anche se Leon ovviamente di più.
Fu quando arrivarono le tagliatelle fatte in casa con spolverata di tartufo fresco sopra che Rina non potè fare a meno di domandare.
«Leon»
«Dimmi mia cara»
«Stasera sei così carino e gentile, ma solitamente fai l'antipatico un pò con tutti. Rispondi male e dici battute volgari. Perchè non puoi essere sempre così?»
Non poteva dire di non aspettarsi una domanda del genere, anzi ne era contento. «Io sono tutto. Sono colui che si preoccupa dei propri cari e non esiterebbe a gettarsi nel fuoco per salvarli e sono colui che ti schianta su un tavolo se gli dai fastidio.»
«Molti non ti capiranno»
«Non mi interessa che capiscano. Io vado per la mia strada, faccio quello che sento essere giusto, ho smesso da tempo di agire in base al pensiero altrui»
Lo guardò fisso negli occhi.
«Saresti un uomo facile da odiare...
«Io spererei di essere facile da amare... chessò anche subito!»
Rina rise di gusto, il Seed aveva quell'innato dono di riuscire a scherzare in ogni momento, qualunque sia l'alone di serietà lui riusciva sempre e comunque a spezzarlo.
«Tanto tu vuoi solo fare sesso con me! Negalo se hai il coraggio!» Fece finta di imbronciarsi incrociando le mani sopra l'enorme seno e facendo le smorfie.
Se possibile così era ancora più eccitante.
«Non nego che mi piacerebbe, e parecchio, ma ora se non sbaglio ci stiamo solo pregustando un'ottima cena. Il resto si vedrà dopo, e ti ricordo che le cose si fanno in due.
Rina bevve un altro bicchiere di chamapagne e gli fece l'occhiolino.
Arrivati al dolce, fragole afrodisiache con un'aggiunta di panna, l'argomento si fece più serio.
«Da quanto lo conoscevi Pip?» Chiede la dea per capire cosa provasse il compagno.
«Da quando sono entrato in Garden per la prima volta, saranno sette anni all'incirca. Non dico che siamo diventati amici da subito, ma compagni si. Poi col tempo ci siamo conosciuti meglio?»
«Quanto meglio? Lo hai conosciuto a fondo?» Rina ammiccò platealmente.
«No. No. Quello è un piacere che lascio solo a Drizzt.»
Leon continuò.
«Una volta, non ti dirò come e perchè, lo stavo quasi per ammazzare. Alla fine mi sono fidato di lui e l'ho risparmiato, i fatti mi hanno dato ragione. Ora però non c'è più.»
Rina si sporse verso di lui, in una posizione che avrebbe fatto venire un infarto ad un cieco, Leon stoicamente rimase impassibile, almeno nella parte sopra al tavolo. «Sono sicura che è ancora vivo...» Le mani si incontrarono nuovamente «Prima o poi tornerà»
Leon la baciò.
Di colpo, senza preavviso, con foga, con trasporto, come se fosse la cosa più importante, le sua labbra si unirono a quelle della ragazza. Non si tirò indietro, assecondò il bacio del ragazzo e socchiuse gli occhi. Le labbra si schiusero lasciando il posto ad un caldo bacio.
Si alzarono sempre avvinghiati l'uno all'altra, abbracciati si stringevano sempre di più. Le mani di Leon percorsero tutto il corpo della ragazza, bloccandosi sulla schiena, nello stesso modo quelle di Rina si intrecciarono sul collo e sui capelli del Seed.
Il momento era perfetto.

Con forza la appoggio al muro del corridoio di fianco alla sua camera.
Continuava a baciarla con forza, mentre la testa di lei si sporgeva all'insù appoggiandosi al muro.
Una mano a cercare le chiavi in tasca, l'altra a scoprire ogni centimetro della schiena nuda di lei, sotto il vestito. La lingua scivolò sul collo mentre l'ansimare della ragazza si faceva sempre più deciso.
Dopo innumerevoli tentativi e decine di bestemmie mentali la porta finalmente si aprì.
Veloce Leon la sollevo di peso e la portò dentro, il coinvolgimento era ormai al massimo, la ragazza venne buttata sul letto nello stesso istante in cui la porta si chiudeva.

Passarono pochi secondi.
«Ellamadonna ma io qua in mezzo soffoco!»
«Leon...»
«Hai il porto d'armi per queste??»
«Leon...»
«Non soffri di mal di schiena cronico??»
«...sta zitto!» Con la mano lo afferrò per la testa e lo portò giù, verso il proprio seno.
«Pffffff...Muuuuuuuu»

Notte fonda.
La ragazza dormiva di fianco a lui, beata, con una mano le accarezzò la testa in un gesto di affetto che non era da lui.
Era stata una bella notte, più volte avevano raggiunto il culmine del piacere.
Ma c'era ancora qualcosa di stonato. Qualcosa di discronico che rischiava di fottere tutto il resto.
E sapeva benissimo cosa fosse.
Nonostante tutte le puttanate, l'aria da approfittatore menefreghista e tutto il resto, quando calava il buio e arrivavano i pensieri, tutto diventava diverso.
Solo in quell'istante si rese pienamento conto che forse lo aveva perso, che forse non lo avrebbe più rivisto. Era -censura- vero, ti rendi conto delle cose più importanti solo quando stai per perderle. E ora si era pienamente reso conto di averlo perso, di non essere riuscito a fare nulla per salvarlo. Forse Pip era morto. Definitamente morto.
Non erano migliori amici, ma comunque una persona verso la quale aveva condiviso molte cose.
«Mi mancherai»
Solo questo e nulla di più. Non era necessario.
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RinaYeah
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Re: Garden

Messaggio da RinaYeah »

Apro gli occhi, scivolando dolcemente fuori da sonno. Attesi che la nebbia dovuta all'alcool e alla stanchezza si diradasse, mentre mi gustavo il dolce calore che emanava il corpo nudo di Leon. Che calore familiare...
Appoggio la mia testa contro il suo corpo, inspirando profindamente il suo odore. Sapeva di colonia, sudore, rose, alcool e un tocco di... sole.
Che odore ha il sole?"
Difficile da spiegare, quel particolare odore di pelle cotta dal sole, un pò dolce, un pò acre.
Inspiro di nuovo questo odore.
Mi ricorda Ivalice, il deserto, le lunghe giornate illuminate dal forte sole, le meravigliosa nottate al chiaro di luna, la gente che ride, che vive, Flik...
Mi alzo dolcemente, cercando di non destare il ragazzo.
Succede ogni volta, ogni uomo mi ricorda il mio vecchio marito. Con tanta nostalgia ricordo il nostro primo incontro, il nostro primo bacio, la nostra prima notte insieme, la sua proposta e, senza possibilità di escluderla, l'ultima volta che lo vidi. Quell'ultimo sfuggente bacio dato prima della battaglia che si prese la sua vita. Se non fosse morto allora, credo che non avrei continuato a cercare vendetta, non avrei odiato tanto, non sarei arrivata qui.
Entro nel bagno e lavo via i pensieri insieme al sudore di questa notte.
Esco, prendo una delle sue camicie e la indosso
-Ehi, splendore!
-Ecco il guerriero che si desta dal suo sonno di riposo, dopo la cruenta battaglia di ieri sera!- dico con voce teatrale.
-Ahahah! Sembrava ti piacesse.
-Oh, in effetti ci sai fare... ma ho conosciuto uomini, come dire, più "portati", non so se mi spiego.
-Ahi, questo ferirebbe ogni uomo!
Gli lancio un'occhiata provocante.
-Sono cattiva, vero?
Lui risponde con un sguardo veramente sensuale.
-Con la mia camicia ancora di più.
Ci fissiamo per pochi secondi, poi scoppiamo in una grossa risata.
-Dovremmo rifarlo qualche volta, che ne so, anche oggi stesso.
-Ora non esagerare... Dipenderà da te.
Gli mando un bacio e vado alla porta, dopo aver raccolto ciò che mi appartiene.
-Dove vai?
-A differenza di molti scansafatiche, io ha un lavoro!
Apro la porta ed esco. È tardi, quasi tutti dovrebbero essere in piedi a quest'ora.
Con tanto di nonchalance vado verso la mia camera, quando incrocio la piccola Silphiel.
-Buongiorno!
-Buongiorno, Rina...?
-Scusa ma devo lasciarti, tesoro... se vuoi vieni al bar più tardi.
Mi congedo rapidamente ed entro in stanza, poso l'abito da una parte, mi tolgo la camicia e mi preparo per la giornata.

Passo un attimo al bar, preparo un vassoio e lo porto in infermeria.
-Sorpresa!- urlo spalancando la porta.
Vedo Aura alzare di scatto la testa.
Corro verso di lei, poggio il vassoio sulla scrivania e mi siedo di fronte a lei.
-Buon appetito!
-Grazie, Rina... sei un tesoro.
-Ahi...
Mi sporgo indietro, vedendo un Raiden dolorante svegliarsi.
-Scusa, Raiden... e buongiorno... c'è un muffin anche per te, se lo vuoi.
-Sì, sì, buongiorno.
Mi volto verso la dottoressa con uno sguardo alla "non-é-mica-colpa-mia".
Mi ricambia con un debole sorriso.
-Stai bene?
-Sprizzo allegria da tutti i pori, non vedi?
-Anch'io ho paura, Aura. Ho vissuto troppo a lungo per sapere che la vita non è affatto una favola, che se le cose possono andare male, andranno peggio. Ma abbandonarsi a questi pensieri pessimisti è il primo passo per arrendersi. A volte faccio difficoltà a continuare a sperare, ma se non lo faccio io, chi altro lo farà. Di solito è Pip quello che ci tira sil morale, ma in assenza di lui qualcuno deve prendere il suo posto, ed io sono pronta a caricarmi questo peso.
-Rina, Rina... e dire che la prima volta che fino ad un anno fa ti facevi odiare così tanto, mentre ora parli di speranza...
-Ho perso troppe persone care... le uniche possibilità che ho sono di farmi odiare da tutti... o di lasciare un bel segno nelle persone che mi stanno attorno. E la vita è troppo breve per entrambe le cose, tu dovresti capirlo molto bene.
Faccio un cenno col capo, indicando le foto dei vari compagni caduti. Non ne conoscevo nessuno, ma Aura sembrava voler bene a tutti loro.
-Scusa, Aura- mi alzo e mi allontano -scusa, non avrei dovuto... ora devo andare. Filippo mi ucciderà se ritardo ancora un pò, e ha ottime ragioni.
Esco dall'infermeria, non prima di aver dato un muffin e un bacio sulla fronte, ottenendo per risposta un mugugno fastidioso, a Raiden.

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Starlight Extinction
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Re: Garden

Messaggio da Starlight Extinction »

Le iridi argentee di Shaira accolsero l'alba color ambra che conferì loro una sfumatura più calda per qualche secondo, prima che la donna volgesse lo sguardo verso il lontano buio del corridoio. Al di là delle ombre potevano ancora udirsi le voci lontane dei compagni presi dalle loro vite e dagli eventi che si erano susseguiti come gocce di pioggia; cose gravi erano accadute, ma la mente della maga era sempre stata altrove. Come poteva rimanere lì sapendo che il demone che la stava cercando era sempre più vicino? E come poteva rimanere sapendo che la sua casa era ormai distrutta? Semplicemente, non poteva. La sua utilità in quegli eventi era stata pressochè nulla proprio perchè presa da questi pensieri che di certo non si addicevano ad una paladina del bene, come avrebbe dovuto essere. Era egoista, in fondo. La bussola nella sua mente non cessava di indicare un punto ben preciso, al di là delle questioni del Garden, e loro non avrebbero potuto aiutarla. Un sospiro abbandonò il suo petto, rilassandolo, dopodichè si alzò, calando il cappuccio del suo mantello sul viso. Non si fermò a salutare nessuno, giacchè erano stati pochi quelli con cui aveva interagito davvero, e al momento avevano altri pensieri per la testa... Come lei. Avviandosi verso l'ingresso del Garden senza essere vista, silenziosa come un'ombra, si girò solo un'ultima volta per ammirare quella che, seppur per un breve periodo, era stata la sua casa. Grazie. sussurrò mentre le porte dischiuse lasciarono entrare la luce ormai dorata del sole, nella quale la sua figura fu inghiottita; quando i battenti si ricongiunsero, Shaira era sparita. La sua vita la attendeva fuori da qualsiasi sicurezza... Ma lei la avrebbe affrontata.
Spoiler
Come sarà evidente, questa è l'uscita di scena di Shaira. Presto posterò la nuova scheda e farò entrare in scena la nuova pg.
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La solitudine del numero 2

Messaggio da Aura »

Lo schienale della poltrona scricchiolò quando Aura vi posò la schiena. Il nero della pelle ogni volta che ella vi si sedeva faceva risaltare il suo pallore nel buio della stanza. In particolari momenti la faceva assomigliare ad un malato terminale che aspetta soltanto il momento in cui il suo cuore non avrebbe più pompato sangue, o ad un cadavere evaso dalla sua tomba per inseguire un sogno che non gli era mai appartenuto. La mano corse lungo le gambe per afferrare la gonna e portarla qualche centimetro più in là, a coprire l'unico spacco di pelle presente fra l'orlo ed il risvolto degli stivali. Non le era mai piaciuto indossarla, ogni volta che camminava lungo i corridoi si sentiva nuda e per una puritana come lei era qualcosa di davvero imbarazzante. Spesso aveva risolto quel problema portando dei pantaloncini scuri, ma l'ossessione rimaneva e non la lasciava in pace finchè non si chiudeva nella sua camera.
Un raggio di sole entrò dalla tapparella abbassata e colpì il muffin che giaceva sulla scrivania. La carta colorata di rosa in puro stile Rina era l'unica nota di colore che brillò nella stanza, buia e asettica come il resto dell'infermeria. Vedere la ragazza così gioviale e con il sorriso sulle labbra l'aveva sconvolta, doveva ammetterlo. Erano passati pochi giorni dalla scomparsa di Pip, ma per Aura non sembravano abbastanza dal ritrovare un'espressione del genere, spontanea e felice come se non fosse accaduto nulla. Avrebbe accettato qualsiasi parola, qualsiasi sorriso per cercare di tirarle su il morale. Ma non quello.
Stirò la schiena, piegando la testa all'indietro a guardare il soffitto.
Aura forse non sarebbe mai stata la persona che mente sui propri sentimenti, quello non le riusciva praticamente mai. Probabilmente agli occhi degli altri ella era la più emotiva fra l'organico del Garden, colei che non avrebbe mai mascherato la sua debolezza anche nelle piccole cose. Era fatta così, non ce la faceva. Ma se c'era una cosa che riusciva a nascondere alla perfezione era il delicato equilibrio su cui la sua mente si reggeva, una serie di pensieri che perennemente la albergavano e le impedivano di farla finita. In vita sua non si era mai sentita davvero importante per qualcuno. Nel suo piccolo mondo infelice si era definita come "l'eterna seconda", l'opzione B delle scelte altrui, la sedia scomoda su cui sedersi in mancanza della poltrona in pelle nera.
Non lo aveva mai detto a nessuno, nemmeno ai suoi affetti più cari. Quel pensiero la disgustava eppure non poteva fare a meno di pensarci. Era sempre lì, non la lasciava mai. Le aveva persino dato un nome, anche se molti la conoscono solo come coscienza. Ad ogni nuovo avvenimento che la turbava, ella le ricordava che era ancora viva, che c'era qualcuno per cui continuare a vivere e che, nonostante non fosse la prima scelta, veniva comunque presa in considerazione. Quando Pip scomparve davanti ai suoi occhi comprese quanto fosse fragile la vita, non importa quanto una persona si impegna per proteggerla e nei giorni che seguirono si rese conto di quanto essa andasse avanti sempre e comunque. Un concetto davvero egoistico che finalmente aveva cominciato a comprendere.
Aveva sempre pensato che una persona potesse morire due volte. La seconda è quando il suo ricordo viene dimenticato. Pip era già stato dimenticato ed il muffin che troneggiava davanti a lei ne era la conferma.
Alzò la mano e lo afferrò. Con un solo gesto, Aura lo spedì dritto nel cestino. Che senso aveva adoperarsi tanto per i propri cari se questi se ne sarebbero andati prima o poi? Che senso aveva metterci la faccia, i sentimenti se quel che ne derivava poi era la solitudine? Ne valeva davvero la pena se alla fine il risultato era sempre quello, un dolore atroce che non ti lascia mai e ti lascia a discutere con il proprio cervello su quanto sia importante amare ed essere amati? Gira che ti rigira, non c'era modo di scappare alla morte, sia questa metaforica che fisica. L'eternità era solo una parola, un tempo indefinito che non esiste e mai esisterà benchè lo si rivendichi in qualcosa di astratto e metafisico come l'amore.
L'amore eterno non esiste. Esiste solo l'amore temporaneo dato dalla durata di una vita fragile e fugace.
Un saggio un giorno disse "è meglio aver amato e perso che non aver mai amato". Nel preciso momento in cui il muffin toccò il fondo del secchio, Aura prese una decisione. Se il suo ruolo, il suo vero ruolo per cui era nata e per cui era giunta al Garden, era soffrire, allora lei avrebbe continuato ad amare.
Io continuerò ad aspettarti, Philip. Fin quando avrò fiato in corpo, continuerò a sperare nel tuo ritorno. Ti voglio bene, amico mio.

- Rina.
La giovane alzò la testa curiosa dal vassoio che stava caricando di altri muffin. Nel vedere Aura rivolgerle un sorriso sincero, ella ricambiò.
- Vuoi un altro dolcetto? Filippo li ha appena sfornati, se non sbaglio sono al tuo gusto preferito.
La Commander scosse la testa - Per stavolta declino l'offerta. Sono passata solo per ringraziarti prima di partire per la missione. Mi serviva una spinta.
L'amica le fece l'occhiolino - Ah, non serve! Per la mia cicci questo ed altro! Sicura che non ne vuoi un altro, o magari una bibita che ti dia la giusta carica? Sapessi il casino che c'è stato qui in mensa ieri sera, Egil e Matt non riuscivano più neanche a reggersi in piedi da quanto alcool hanno bevuto.
A dispetto delle sue aspettative, Aura non rispose. La Cadetta la fissò per qualche istante interdetta, non sapendo come reagire di fronte a quell'improvvisa freddezza in quanto le parve del tutto innaturale. In compenso, la dottoressa puntò gli occhi sul colletto della sua divisa, abbottonandolo ben bene intorno al collo stretto.
- Non esprimerò pareri su quello che è successo ieri sera - disse infine - Piuttosto, per favore, la prossima volta che tu e Leon decidete di divertirvi, avvisatemi che metto i tappi per le orecchie. Non ho chiuso occhio tutta notte e mi trovavo dall'altra parte del dormitorio.
Rina arrossì vistosamente, ma sbolognò presto la questione - Beh, sai com'è...
- No, non lo so com'è. Ma per favore, non parlarmene ora che sono di fretta. Ero solo passata per dirti grazie, davvero.
Sfoggiò un altro sorriso, questa volta un po' imbarazzato per via dell'argomento. Poi afferrò fulminea un muffin alle gocce di cioccolato dal vassoio e si diresse all'hangar, laddove un jumper ospitava già il resto della squadra.
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Aenima
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Altruismo

Messaggio da Aenima »

La luce del sole filtrava pigramente attraverso le tapparelle dell'infermeria, producendo strani giochi d'ombre sulla parete della stanza. Raiden si era appena svegliato; lo spadaccino aprì lentamente gli occhi per dare loro il tempo di abituarsi alla luce del mattino, strabuzzandoli più volte prima di spalancarli del tutto. La notte era trascorsa tranquilla, aveva dormito di un sonno molto profondo, senza sogni -o almeno non ne ricordava alcuno-, per almeno otto o nove ore. Grazie agli antinfiammatori e agli analgesici che Aura gli aveva premurosamente somministrato, il dolore si era fatto tollerabile e le ferite, medicate con cura, andavano progressivamente rimarginandosi. Tuttavia non poteva ancora dirsi del tutto guarito e Aura era stata categorica con lui: non avrebbe potuto prendere parte alla missione che avrebbe avuto luogo ad Hesperia. Ancora qualche giorno di pazienza, gli aveva detto la dottoressa, ancora qualche giorno e avrebbe potuto riprendere le sue normali attività.
Qualche giorno... sarà, ma a me, qui dentro, il tempo sembra non passare mai...
Si mise a sedere sul letto, scostando le tapparelle con le dita così da poter guardare fuori. Il sole era alto nel cielo e gli bastò gettare un'occhiata all'orologio affisso alla parete per confermare il suo sospetto: erano le undici del mattino, tardissimo per uno mattiniero come lui. A memoria, non gli risultava di aver dormito così tanto in vita sua.
« Cavolo... » borbottò fra sé, reggendosi la testa con le mani « Ma quanto tempo è passato? »
Sporse un braccio oltre il bordo del letto, afferrò una bottiglia d'acqua ai piedi dello stesso e ne trasse abbondanti sorsate. Aveva perso liquidi a causa delle ustioni e Aura, dopo aver staccato la flebo di soluzione fisiologica, gli aveva imposto di bere almeno due litri d'acqua al giorno per reintegrare le perdite. Si preparava così ad affrontare un'altra noiosa giornata in infermeria quando la porta si aprì, rivelando la sagoma di Lenore.
« Buongiorno, campione! » esordì la ragazza, sorridendo. Aveva in mano una bustina con dei cornetti e una tazzina con un po' di caffè « Colazione per lei! » Raiden ringraziò la ragazza, prese quanto gli aveva offerto ed iniziò a mangiare. Si sforzò di apparire educato, ma la fame era tanta e, in men che non si dica, cornetto e caffè erano spariti.
« Però, qualcuno qui aveva fame, eh? » commentò Lenore divertita « Scherzi a parte, ti trovo molto meglio. Mi fa davvero piacere. » Lo spadaccino era felice di vederla lì, in piedi, sana e salva, e non come compagna di stanza in infermeria, dati i recenti avvenimenti. Pip scomparso, il Garden ancora sotto shock, Panèon in subbuglio ... insomma, un momento tutt'altro che tranquillo in cui gli eventi potevano irrimediabilmente precipitare da un momento all'altro.
« Sarà ... ma non mi troverò mai meglio finché non sarò uscito da questo posto. » rispose lo spadaccino con malcelata insofferenza. Quel posto iniziava a stargli stretto e Lenore, che ormai aveva imparato a conoscerlo, lo sapeva bene: Raiden non era il tipo da starsene buono a letto per una settimana, l'inazione lo logorava, rendendolo più scontroso del solito.
La ragazza cambiò argomento « Mi hai fatto preoccupare, e non poco, brutto idiota! » gli disse tra il serio ed il faceto, mettendosi a sedere sul bordo del suo letto « Ma sappi che il tuo gesto ti fa molto onore ... io sono fiera di te, Raiden. » continuò, stringendogli le mani. Lo spadaccino non disse nulla. Il suo gesto non aveva motivazioni, lo aveva fatto e basta, aveva salvato la vita ad una compagna di squadra anteponendola all'istinto di sopravvivenza.
« ...però sappi che non te l'avrei mai perdonato se ci fossi rimasto, eh! » disse, continuando a fingersi arrabbiata. Raiden abbozzò un sorriso. Lenore riusciva sempre a metterlo di buon umore, una dote rara per uno dal carattere piuttosto difficile come lo spadaccino. Non riusciva a trovare le parole giuste da dire in quel momento, nè tantomeno, intontito dal sonno com'era, aveva voglia di sforzarsi più del dovuto. L'unica cosa che gli riuscì di fare fu trarre a sé il viso della ragazza e baciarla. Lenore ricambiò il bacio e le pareti dell'infermeria parvero dissolversi: in quell'istante c'erano soltanto loro, e nessun altro.
« Sono contento di essere qui con te, Lenore. » le sussurrò Raiden « Qui, me e te soltanto... »
Strinse a sé la ragazza, desiderando che non andasse più via.
« The world needs bad men. We keep the other bad men from the door. »

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Stray
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Re: Garden

Messaggio da Stray »

Da quando erano tornati senza il preside non aveva cercato strane consolazioni o di ricordarlo con grandi bevute: si era buttato in officina, a riparare qualsiasi veicolo fosse presente negli hangar, dai Jumper alle moto, lavorando anche ad un progetto che gli era balzato in mente da un po' di tempo, ma che non aveva mai avuto modo di realizzare.

"Fa male perdere un compagno, lo so, tutti quelli che fanno questo lavoro lo sanno o lo dovrebbero sapere. Non sarà ne il primo, e nemmeno l'ultimo. Proprio per questo è un fatto che bisogna accettare. Prima ce la farai, e prima riuscirai a portar rispetto a chi non c'è più, vivendo anche per loro."

Prima il suo caposquadra nella polizia di Esthar e poi il suo addestratore a Trabia gli avevano inculcato questo, andare avanti senza dimenticare, di vivere pure per chi non c'era più. Non voleva dire comunque che fosse facile, la prima volta che aveva perso un compagno era rimasto bloccato per un mese prima di riuscire a riprendere servizio senza problemi.

Poi il continuo cinguettio del codec lo riportò alla realtà, e le notizie non erano delle migliori: accusati dell'omicidio di un consigliere ed impossibilitati a dimostrare la propria innocenza. Tanto per cambiare, dovevano apparire come dei capri espiatori.

Se si fosse reso necessario, avrebbe partecipato ad un'eventuale squadra di soccorso o investigazione.

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Leonheart88
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Re: Garden

Messaggio da Leonheart88 »

*Prima della missione*

La ragazza lo afferrò brutalmente per il retro della divisa mentre passeggiava in corridoio.
Veloce lo portò a sbattere contro il muro, schiena appoggiata al freddo marmo e viso obbligato a guardare quegli occhi inferociti.
«Ho saputo che ti sei fatto Rina» Disse con voce fredda, quasi glaciale.
Ahia.
Non sapeva che Edith fosse diventata in così breve tempo amica della Dea, e ora stava per scoprire quanto lo fosse. Per quel poco tempo in cui l’aveva conosciuta, si era fatto l’idea che la donna sapesse esattamente quante ossa ci siano nel corpo umano, e come spezzarle perfettamente tutte.
Una goccia di sudore freddò gli scivolò dalla tempia mentre la Comandante di Hesperia alzava il pugno, pronta a colpirlo.
Si fermò a mezz’aria.
«Complimenti fratello! Bella preda hai conquistato!»
Una un brofist. Un -censura- brofist.
Leon tirò un sospiro di sollievo, nello stesso istante un pugno lo colpì alla bocca dello stomaco, facendolo piegare in due su sé stesso.
«Maccheccazz…»
«Beh ci sei arrivato prima di me, non posso dire che mi faccia piacere!» Disse la ragazza ridendo allegramente.
Si rialzò dolorante, cercando di riprendere fiato.
«Hai poco di cui parlare. Oushi oggi era un fascio di nervi, alcuni uccellini mi hanno raccontato che è corsa via stamattina dalla tua stanza»
Sorrise di gusto.
«Ah quindi immagino che sia meglio che giri al largo da lei per qualche giorno, per evitare che mi tempesti di domande»
«Ma…. Quindi siamo diventati cugini di salsicciotto o quel che è??»
La ragazza lo squadrò per qualche istante, portando poi la mano alla fronte nel tipico gesto del facepalm.
«Purtroppo no, alla fine sono troppo buona… Era ubriaca, non sarebbe stato divertente»
«E perché non glielo dici? Evitando la sua autocombustione da rimorso?»
Abbozzò un ghigno malevolo.
«Non sono così buona»
Leon fece per andarsene, si girò di spalle e iniziò a incamminarsi, quando Edith lo fermò nuovamente strattonandolo per un braccio.
«Non ti ho più ringraziato per l'aiuto»
Il Seed sbuffò.
«Alla fine è stato divertente, e poi tra noi ci si aiuta sempre.» La guardò negli occhi. «Sono importanti per te vero?»
«Sono la mia famiglia, ma te nessuno deve saperlo, soprattutto loro, o me lo rivangherebbero in eterno»
«Me ne vuoi parlare?»
Si sedette sul muretto vicino, che delimitava il percorso dalla grande fontana con tartarughe, uno spreco sicuramente eredità della precedente amministrazione, ed iniziò a raccontare.
«Prim per i vostri canoni è poco più di una bambina. Ha poco più di sedici anni. E' ingenua, spensierata, fa quello che ritiene giusto senza preoccuparsi di conseguenze future, più di una volta ho pensato fosse quello il modo giusto di fare. Dice sempre quello che pensa, ed in modo anche abbastanza diretto e talvolta duro. E' più forte di lei, non riesce a farti sapere il suo pensiero.»
«Un bel tipo insomma»
«Se vuoi fartela amica esiste un solo modo... regalarle della cioccolata.»
«Tipico di voi donne pretendere regali»
Edith lo ignorò completamente.
«Simia è un cretino, solo perché ha da poco compiuti vent'anni ora si crede un uomo fatto e finito. E' impulsivo, immaturo, confusionario e casinista. In pratica è come una dannata scimmia che per sbaglio una mattina ha indossato dei vestiti.
Se vuoi averlo come cagnolino fedele per tutta la vita basta che gli paghi da mangiare. Avrai la sua eterna gratitudine.»
«E poi ti lamentavi dei personaggi che abbiamo qua al Garden...»
«Edan avrà circa la tua età più o meno, forse è la persona con la quale potresti andare più d'accordo. Per descriverlo bastano solo tre parole: tabacco, alcool, donne. Non gli interessa altro e non c'è niente altro da dire»
«Nient'altro?»
Edith ci pensò qualche istante.«Ah si, se non beve è anche un discreto amante.»






La chiamata lo colse nel cuore della notte, a tentoni si avvicinò al codec sul comodino, maledicendo colui che li aveva inventati.

Codec:
«Che succede?»
«Abbiamo fermato una ragazzina all'ingresso, dice che deve parlare con te di Edith»
«Ma farvelo dire voi?»
«Ripeto testuali parole “Mettetevi su per il culo le vostre armi e chiamate Leon” »
«Arrivo.»

Prima però Leon fece una tappa obbligatoria.
In mensa a prendere della cioccolata.

Prim lo aspettava all'ingresso, braccia incrociate e sguardo crucciato. «Certo che te la sei presa comoda, mi stavo stufando di aspettare» disse.
Aveva due ipotesi, prenderla a calci in culo finchè non riusciva a modificarle il caratteraccio, oppure addolcirla con la cioccolata. Propense per la seconda, solo perché era convinto che la prima Edith l'avesse provata più di una volta»
Una volta consegnata la tavoletta di cioccolata, e l'aver ricevuto un sorriso più finto di un asino nel presepe, Prim iniziò a spiegargli cosa stava succedendo.
Di come loro avevano solo fato finta di allontanarsi, di come avevano scoperto del piano di Beleren per liberarsi di Altanus e di tutto il consiglio per regnare su Hesperia facendo ricadere la colpa di tutto ai Seed, e di come i suoi compagni si stessero dirigendo a liberarli.
«In pratica a cosa vi serviamo?»
«Purtroppo dal culo non ci sono ancora spuntate le ali, serve qualcuno che li vada a prendere e faccia desistere gli hesperiani dall'inseguirli.»
«Uhm... Prim sai usare una mitragliatrice?»
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Edith Lance
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Re: Garden

Messaggio da Edith Lance »

«La gentile signorina Sakura mi ha già mostrato le sue visioni» mormorò Leuwih Kolot, l’Anziano sopravvissuto «e vi scagionano senza alcun dubbio, non che ve ne fossero dopo il tradimento di Beleren.» Il nome dell’uomo fu sputato con veleno, ma Drizzt non ci fece caso.
«Vi chiedo una mano per fermare questa inutile battaglia, non sono necessarie nuove morti per comprendere gli errori.»
«E una volta fermata la carneficina?»
«Mi assicurerò che ogni cosa si risolva per il meglio, ma vi chiedo di restare fuori dalle nostre vicende. Paneòn deve badare a Paneòn, nessun’altro.»
Drizzt afferrò la mano che gli aveva teso l’uomo e la strinse. «D’accordo, avrete il nostro aiuto per un’ultima volta.»
L’Anziano si sedette sul lettino che ospitava Edith, mentre Aura le medicava la spalla: i piedi del ragazzo non toccavano terra, dondolavano avanti e indietro, solo allora la donna ricordò la giovane età di Leuwih.
«Sarete un’ottima guida, Signore.» disse, scompigliandogli i capelli.
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Leon Feather
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Re: Garden

Messaggio da Leon Feather »

- Riesci a vederlo, Kal?
Stray alzò lo sguardo dal binocolo. - Sì, Elza - disse. - Beleren si sta barricando dentro il palazzo di giustizia assieme ad un manipolo di soldati.
La ladra gettò uno sguardo in basso sul piazzale, dove i Seed stavano combattendo e spingendo i predoni e Beleren sempre più verso il palazzo di giustizia.
- Di questo passo finirà in una carneficina - commentò Kaleco. - Potresti sparargli e farla finita adesso.
- No - obiettò Elza. - Non sappiamo come reagirebbero i suoi seguaci a quel punto.
La ladra impugnò lo spara rampino e poggiò una mano sulla spalla di Kal. - Facciamo come ci è stato ordinato e catturiamo quel bastardo vivo.
Superarono le linee nemiche aiutati dalla magia Vanish e oltrepassarono le porte del palazzo prima che i soldati le chiudessero per portare in salvo il loro comandante.
- Maledizione! - la voce di Beleren rimbombò attraverso la sala. - Quegli stramaledetti Seed!
Dei proiettili morfeo e la lama di Kaleco neutralizzarono buona parte dei soldati a difesa di Beleren, cogliendoli di sorpresa. I due rimasti si unirono in formazione di fronte al capitano delle guardie, le lance puntate verso i due Seed.
- Ancora voi - ringhiò Beleren. - Uccideteli!
Elza evitò l'affondo scostandosi dalla traiettoria della lancia. Fece scorrere la lama del coltello lungo l'asta della lancia, abbassandola, mentre con un movimento rapido della lama celata andò a cercare l'apertura sul collo tra elmo e resto dell'armatura. L'uomo cadde a terra in ginocchio e morì subito dopo.
Accanto a lui, Kaleco rallentò con la magia slow il suo avversario per poi sbarazzarsene senza troppi problemi con un coltello da lancio.
Era andato tutto a rotoli. Il braccio di Beleren che impugnava la spada tremò, rabbia e paura presero il sopravvento.
- Perchè?! - ringhiò.
- Vogliamo evitare ulteriori spargimenti di sangue. Dì ai tuoi uomini di arrendersi e avrete salva la vita.
- Mai!
Un coltello da lancio colpì la spalla di Beleren, facendogli perdere la presa sulla spalla. Elza gli si avvicinò a lunghe falcate e calciò via l'arma, trovandosi così di fronte al Capitano delle guardie in ginocchio. Con lui e i suoi uomini fuori dai giochi, i predoni si sarebbero trovati in netto svantaggio numerico e si sarebbero arresi di conseguenza.
- Non ho sentito bene, vuoi ripetere?
Beleren strinse i denti. - Mai - sibilò.
Lo colpì con un calcio sul viso, facendolo cadere disteso a terra. Beleren sputò sangue e digrignò i denti, allungando il braccio verso la spada troppo lontana. La ladra infierì piantando uno scarpone sulla mano dell'uomo.
- Hai perso.
- I tuoi uomini verranno massacrati insieme ai predoni.
Avevano ragione. L'intervento dei Seed aveva cambiato totalmente l'esito di quello scontro, doveva darne atto. Anche se fosse morto lì ora, là fuori la sua battaglia sarebbe stata persa comunque.
- D'accordo - biascicò l'uomo. - D'accordo.
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They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Re: Garden

Messaggio da Ruben -.- »

Con Beleren in gabbia e i suoi sostenitori catturati o in fuga, Hesperia tornò rapidamente sotto controllo. Il Garden aveva fatto la sua parte e adesso (FINALMENTE) avrebbe potuto fare ciò che è, o sarebbe dovuto essere, il suo scopo principale: contribuire alla pace di Paneon prendendo parte al tavolo degli accordi.
Ma no. Tutto si scontrava con la richiesta esplicita di Kolot di farsi da parte. "Paneon deve badare a Paneon. Nessun'altro."

Così, mentre Leon faceva scaldare i motori del Garden e preparava i calcoli per il salto spaziotemporale, Aura e Brian si erano ritrovati in seduta privata con il consiglio degli anziani di Hesperia per fare le ultime raccomandazioni. Almeno quelle dovevano concedergliele.
Il consiglio aveva mostrato la sua gratitudine ai SeeD per aver contribuito a scovare il traditore ma aveva fermamente espresso la volontà di avere assoluta autonomia nel districare l'intricata matassa politica che Paneon rappresentava. Hesperia, i predatori, Agrabah...ogni parte del puzzle con la sua storia, le proprie ragioni, i propri difetti e propri errori con i quali dover fare i conti.
Brian ritenne che quella richiesta fosse dettata dalla grande dignità e dall'orgoglio degli Hespiriani. Farsi aiutare dai SeeD anche nelle questioni politiche sarebbe stata forse una falla troppo vistosa nella loro dignità. La situazione non era semplice ma c'erano le basi per poter rifondare una nuova Paneon e stabilire un discreto equilibrio.

"Siamo consapevoli che ognuna delle parti dovrà riconoscere i propri errori e fare delle rinunce." commentò Kolot mentre riaccompagnava i due Commander al Garden. "Gli altri saggi ne sono consapevoli e hanno uno spirito volenteroso. Spero che anche le altre forze di Paneon siano disposte a trovare un punto di accordo."
"Agrabah lo sarà di sicuro." disse Aura. "Il sultano si è dimostrata persona ragionevole ed equilibrata. Ora che ha la principessa Nymeria al suo fianco ha ritrovato la serenità necessaria per prendere di nuovo giuste decisioni."
"La parte veramente delicata sarà la questione Predatori." incalzò Brian. "I loro metodi sono stati non certo ortodossi ma hanno delle valide ragioni. Ragioni che si scontrano prepotentemente con le vostre. Sta a voi e a loro stabilire se ciò che siete disposti a sacrificare sia un investimento che la vale la pena fare per un risultato di gran lunga migliore."

Ci fu una seria di formali inchini e saluti. Poi le porte del Garden si chiusero e quest'ultimo si alzò progressivamente in volo. Drizzt aveva deciso di andare via subito da quel mondo. Non sarebbero andati ad Agrabah come qualcuno aveva ipotizzato. La morte di Pip era una questione che Drizzt non voleva affrontare ... tantomeno con Nymeria.

Il varco temporale si era appena richiuso alle loro spalle e la vista dei grandi prati vicino a Winhill aveva appena rallegrato gli occhi dei SeeD che una flotta di Hovercraft affiancarono il Garden ancora in volo. L'Ordine aveva organizzato davvero un bel comitato di accoglienza a Drizzt e tutti i SeeD del Rinoa's. La missione: scortare il vicepreside Do'Urden al Garden supremo.
Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi,
è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza.
-
Romano Battaglia
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Starlight Extinction
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Re: Garden

Messaggio da Starlight Extinction »

Da quanto tempo era in quello stato, fluttuando fra i due signori dell'esistenza? Le sarebbe parsa un'eternità se fosse stata cosciente, ma in realtà era stato niente più che un frammento infinitesimale di esistenza che era niente in confronto al tessuto stesso dello spazio tempo. In fondo tutto ciò era poco importante: sospesa nell'infinito del vortice, sembrava che la Faen fosse destinata a rimanere in quello stato inerte per sempre. Venti temporali e lampi di materia infuriavano intorno a lei nutrendo il caos primordiale che sosteneva tutto, quando all'improvviso uno stralcio di coscienza si risvegliò in lei; qualsiasi cosa stesse accadendo, ancora non la sapeva. Si sentiva... Strana, diversa dal solito, come se fosse più pesante; i suoi occhi non riuscirono a vedere distintamente ciò che le era intorno, nonostante lo percepisse, ma in quel momento qualunque senso in suo possesso era intorpidito. Un vago bagliore di un blu vivo e profondo invase il suo campo visivo, e tutto d'un tratto si sentì come trascinata da una corrente soverchiante impossibile da combattere... Infine fu come cadere.

Roteando sul proprio asse, sempre più vorticosamente, il corpo della Faen atterrò pesantemente su una qualche superficie. La botta fu così violenta che le tolse il respiro, lasciandola trafelata e stordita. Quando recuperò abbastanza forze da tornare completamente in sè, si rese conto che qualcosa non andava: sul suo volto si vedeva dei fili color argento che le occludevano la vista. Cosa erano quei cosi? Di nuovo, sentì il suo corpo stranamente pesante mentre si metteva seduta su quello che doveva essere un pavimento. Non aveva mai compiuto quelle azioni in vita sua, cos'era successo? Dov'era finita? Non può essere... non ebbe tempo di finire di formulare quel pensiero che una voce giunse alle sue orecchie. "Ma... Stai bene? Hey!" chiese la voce concitata, una che pareva essere femminile. La Faen girò lo sguardo verso di essa, trovandosi davanti ad una donna dall'aria decisamente preoccupata e oltremodo sorpresa. "Sei piombata qui all'improvviso! Cosa è successo?" le chiese di nuovo mettendole una mano sulla spalla. Una spalla... Da quando aveva un corpo umano? Gli occhi smeraldo della donna continuarono a guardarla insistentemente, in attesa di una risposta.

"Dove sono...?" chiese la Faen, confusa almeno quanto la sua interlocutrice, che sbattè le palpebre qualche volta prima di rispondere. "Sei sul Garden di Rinoa..." rispose inclinando appena il capo "Adesso devi rispondermi tu. Chi sei? Come sei arrivata qui? Stai bene?" la sequela di domanda lasciò la ragazza interdetta. "Io... Il mio nome è Shareen." rispose, fermandosi poi quando avrebbe dovuto rispondere alle seconda domanda che la donna le aveva posto. "Non so come sono arrivata qui... Ma credo di star bene." replicò dopo un breve intervallo, guardando l'altra come a cercare risposte. La ragazza sospirò e annuì. "Capisco... Il mio nome è Aura Lundor. Sono il medico capo del Garden, e qui sei nella mia infermeria." disse porgendo la mano a Shareen per aiutarla ad alzarsi; quando fu in piedi si ritrovò a traballare vistosamente, e non cadde solo perchè dietro di sè c'era un lettino, sul quale si trovò seduta. Aura si avvicinò, ancora più sorpresa di prima. "No, tu non stai bene... Fatti dare un'occhiata.". "N-no, sto bene... Devo solo abituarmi ad avere un corpo..." a quelle parole, gli occhi della dottoressa quasi minacciarono di uscire dalle orbite. "... Come scusa?" chiese con entrambe le sopracciglia alzate. Solo allora Shareen realizzò che tutto quello doveva essere molto strano anche per lei, oltre che per se stessa. "Mi dispiace... Non so proprio cosa sia successo... Se non ti fiderai di me lo capirò. In fondo potrei essere un nemico." sussurrò mantenendo il contatto visivo con lei, cercando attraverso di esso di farle capire che non era una minaccia. Aura mise le mani sui fianchi e scosse il capo "Non essere sciocca. Un nemico si sarebbe comportato diversamente, e poi non vedo malvagità in te. Potrò sbagliarmi... Ma in caso saresti tu ad essere nei guai, in una base di mercenari. Saresti una contro tutti." osservò guardandola cordialmente, e quelle parole fecero annuire la ragazza. "Ti ringrazio per la fiducia. Vedrò di non deluderti." disse accennando un sorriso. In tutta risposta la dottoressa sfoggiò un ampio sorriso e le porse la mano "Bene, allora. Benvenuta al Garden di Rinoa! Rimani con noi vero?" le chiese stringendole vigorosamente -dal suo punto di vista- la mano. "Rimanere?" chiese Shareen prima di abbassare lo sguardo sulle loro mani giunte, corrucciandosi appena. "Non ho più un posto dove andare... Corona è stato distrutto." proferì incontrando di nuovo lo sguardo di Aura, che annuì. "Non preoccuparti. Ero spaventata, sei uscita da una specie di faglia luminosa nell'aria... Adesso va tutto bene. Se ci fosse un Preside ti porterei da lui..." fece una pausa, scura in volto, ma poi riprese. "E il Vicepreside è nei guai... Ma a questo punto credo di poterti accettare io, in quanto Commander." finì riprendendosi in apparenza dall'ombra di tristezza che le aveva attraversato gli occhi. Shareen la guardò interrogativa. "Commander...?". "Ne hai di cose da imparare... Ci sarà tempo, non temere." la rassicurò dandole una leggera pacca sulla spalla. A quel gesto rassicurante la Faen annuì; quel viaggio era quello che doveva averle riservato il destino.
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Bloccato

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