La coltre rossa che rivestiva il cielo si frammentò in tante piccole nuvole, le quali si dispersero fino all'orizzonte, dove si dissolsero senza lasciare di loro alcuna traccia. Un sole accecante inondò di luce l'intera catena montuosa, facendola risplendere come un gioiello prezioso fatto di semplice metallo grezzo. La flora ammucchiata ai piedi del monte era completamente morta, ora un'enorme distesa di rami rinsecchiti ed erba bruciata. Un debole vento fece vibrare i pochi sopravvissuti a quella devastazione, due fiori dal polline dorato con solo cinque petali che emanavano un tenue bagliore celeste.
Yggdrasill era stato debellato. Il morbo era stato sconfitto, la malattia curata. Panèon era finalmente libero di prosperare.
Sì, ma a che prezzo?
Le ginocchia sfregarono contro le scaglie metalliche del suolo. Stretta fra le sue mani, Nilmë rigò appena con il filo della lama la roccia su cui Aura aveva ceduto. In quell'ultimo attimo prima di esser risucchiato dall'albero, Pip le aveva passato il suo gunblade con un sorriso. Pip... Già le faceva male nominarlo e non erano passati nemmeno cinque minuti.
Philip Phoenix.
Pip.
Anche lui se n'era andato. Dopo Ruben, anche lui. Anche lui non c'era più.
Perchè?
Con uno scatto improvviso, Nilmë si conficcò nel terreno. Pesava, ma non quanto la perdita prematura. Aura si issò con fatica sulle sue gambe, le labbra serrate e gli occhi fissi sul cadavere di quello che era stato descritto nei libri come un luogo sacro, quello stesso luogo che si era preso una fra le persone più care che ella aveva. Digrignò i denti, fece perno sulle gambe ed estrasse la spada con un solo, faticoso gesto. Strusciò sul metallo producendo leggere scintille, percorrendo per pochi passi la strada scavata nella roccia che conduceva alla grotta, ora chiusa da un recente crollo.
Alle sue spalle, Egil distolse lo sguardo dal monte e lo rivolse al frutto che stringeva saldamente in mano. Al suo interno non brillava più alcuna luce, quasi fosse anch'esso morto insieme ad Yggdrasill. Probabilmente con lui, anche tutti gli altri frutti avevano perso il loro potere. Rassegnato, il giovane ripose nella tasca la reliquia. Osservò Elza aiutare Raiden ad alzarsi e cominciare ad incamminarsi verso il Garden, poi gli occhi slittarono su Alexandra che convinse Sakura a fare la stessa cosa. Poco lontano Homura ripose le sue armi nei rispettivi foderi e non si volse nemmeno a controllare i suoi compagni riorganizzarsi per rincasare. Oushi, Kaleco e Leon lo seguirono a ruota, non prima che quest'ultimo fece desistere la dea dall'inseguire Aura, ferma davanti ala montagna di massi che le ostruiva la strada.
Soltanto Egil e Matt rimasero a guardarla da lontano, forse più nella speranza di vedere sbucare il preside dai detriti da vera preoccupazione nei confronti della Commander. Il mago si passò una mano sulla faccia, stirando i capelli indietro ed espirando forte dal naso. Il Seed invece strinse forte la catenina che portava al collo prima di rivolgere uno sguardo eloquente all'amico.
- Sarà meglio lasciarla sola per un po' - gli disse sedendosi su di una roccia. Matt non potè che essere d'accordo.
Un forte grido riempì l'aria, ma la coppia non si mosse. Restarono entrambi fermi al proprio posto, due coppie di occhi puntati sulla scena in atto e le orecchie in ascolto. Con il fiato corto, Aura spostò l'ennesimo masso metallico. Si morse le labbra a sangue per lo sforzo, le dita grattarono intorno ai sassi che non poteva muovere con il Nen. Troppo pesanti, ma non come la frustrazione che aveva cominciato a roderle il corpo dall'interno.
Ti odio.
Un pugno andò ad impattare contro la fredda montagna. Per la prima volta in vita sua, la ragazza imprecò. Insultò il cielo, la terra, il destino stesso mentre puntava il gunblade dell'amico fra un'insenatura e l'altra per fare leva. L'acciaio sfrigolò, in più punti venne segnato a furia di scavare e tagliare e farsi strada tra le macerie. Per minuti interminabili Nilmë graffiò, Aura stessa usò le unghie ed i denti e quando finirono le energie, un'alta parete senza anfratti nè crepe le si parò davanti. Una barriera impenetrabile che chiudeva l'unico accesso al Mondo Eccelso, l'unica cosa che la separava dal compagno.
- PIP! - gridò con quanto fiato aveva in gola battendo i pugni.
- Pip, vedi di uscire di lì! Non farmi questo scherzo, esci subito!
La lama del gunblade si alzò sopra la sua testa. Calò varie volte sulla parete, ma non ottenne alcun risultato.
- Apriti! APRITI, MALEDETTA!
Un calcio, poi un altro ed un altro ancora.
- PIP! Pip, vieni subito fuori!
Nilmë era pesante per lei. Lo scontro contro l'alchimista l'aveva privata delle sue energie, eppure ella non si arrese. Infilzò la lama nel terreno e pose le mani sulla roccia. Il labbro ormai le sanguinava copioso, ma i denti continuarono a mordere e le dita a premere per cercare di lacerare la barriera con la propria energia spirituale. Ancora una volta non accadde nulla.
Non c'era alcun modo per liberarlo. Altri pugni impattarono contro la parete. Una fitta al polso le comunicò che se l'era appena slogato.
- PIP!
Non poteva fare niente. Un calcio, Aura sentì distintamente la caviglia torcersi.
- Vieni fuori, Pip! Vedi di muoverti, hai capito?!
Non poteva salvarlo. Era tutto inutile. Sbatté la fronte e lì rimase insieme alle mani, sfinite e sanguinanti.
- Vieni fuori... Pip, ti prego.
Strusciò il naso fin quando la forza le venne meno e si ritrovò accasciata a terra. Fu a quel punto che cominciò a piangere. Pianse così forte che tutto il corpo cominciò a tremare e la testa le pulsò di dolore. Era pesante. Troppo pesante. E dolorosa.
- Ti prego, non lasciarci così... Non anche tu.
Cosa vuoi fare, brutto idiota???
Quello che va fatto.
- Ti odio...
Rimarrò nel Mondo Eccelso, sperando che il mio cuore sia più forte di quello della Viverna. Se sarò ancora me stesso, cercherò il Falco e l'Aquila e forse un giorno ci rivedremo.
- Ti odio.
Per ora... Addio, Amici.
- TI ODIO, PIP! Vedi di tornare, capito?! Torna, DEVI TORNARE! Non ti azzardare a lasciarci da soli!
Pip, cosa...
Conservala tu. La voglio pulita e splendente al mio ritorno.
Aura alzò lo sguardo sull'arma dell'amico. La lama rifletté la luce del sole sulla spalla della ragazza. Piano, le dita ne accarezzarono il filo sino all'elsa, stringendosi attorno all'impugnatura in parte levigata dl suo continuo utilizzo. Cinque solchi ne ornavano un fianco, altri cinque l'altro. Una mano le si poggiò sulla spalla, la ragazza non le diede molta attenzione.
- Dobbiamo andare - sussurrò Matt accovacciatole accanto. Al suo fianco Egil teneva lo sguardo fisso a terra.
Lei si pulì il sangue dalla bocca - Io rimango qui.
- Non credo sia una buona idea. Il Garden sta per partire, ci lasceranno a piedi.
- Che facciano pure. Drizzt è con loro, ci penserà lui a dirigerlo in assenza di Pip.
- Aura, rimanere qui non servirà a nulla. Che pensi di fare, buttare giù questa parete a pugni?
- Se è l'unica soluzione, lo farò. Io non lo lascio qui.
Il Cadetto intervenne, stufo di sentire quelle baggianate. Sorpassò il compagno ed afferrò la ragazza per un braccio costringendola a guardarlo negli occhi - Non dire cazzate, sappiamo entrambi che è inutile! Non possiamo fare più niente per lui!
Lei si divincolò dalla presa - Questo lo dici tu. Io non me ne vado da qui e se proverai a costringermi con la forza, mi spiace ma mi vedrò costretta ad opporre resistenza.
- Non voglio usare la forza.
- Allora lasciami in pace. Tutti e due, andatevene!
La ragazza si appoggiò al gunblade per rialzarsi. Con fatica si rimise in piedi, ma qualche secondo dopo fu di nuovo a terra completamente sfinita. Egil e Matt la fissarono riprovarci e fallire una seconda volta prima di intervenire.
- Hai finito? - domandò sarcastico il mago incrociando le braccia.
- No. Io al Garden senza Pip non ci torno - replicò lei col fiato corto.
- Aura, capisci che non possiamo andarcene lasciandoti qui - continuò Matt afferrandola per le spalle. Lei sfuggì dalla sua presa, puntandogli contro Nilmë dopo averla alzata con fatica. Di fronte a quella resistenza, il Cadetto perse le staffe.
- Piantala di comportarti così! Ci manca solo un altro di noi che se ne va e siamo a cavallo.
Non potendo reggere l'arma per troppo tempo, ella la abbassò e si lasciò scivolare contro la parete di ferro prima di graffi - Oggi le tue battute lasciano davvero a desiderare.
- Non era una battuta. Raiden è ferito, ha bisogno di cure. Vuoi startene qui impalata ad aspettare il miracolo o ti muovi?
Aura agitò una mano allontanando quella tesa che Matt le offrì in quel momento come aiuto - Non voglio ripetermi, senza Pip io non mi muovo di qui.
Il giovane curvò la schiena - Allora scusami, ma non mi lasci altra scelta.
- Non osare.
Prima che la Commander potesse opporre qualsivoglia resistenza, Egil evocò una delle sue magie per metterla a dormire. Affianco a lui Matt sospirò affranto e prima di issarsi la ragazza in spalla, diede un'ultimo sguardo a quel che restava dell'albero Yggdrasill. Per tutto il tragitto, sebbene addormentata, Aura non lasciò la presa su Nilmë. Pesava, ma mai quanto il dolore che l'afflisse una volta risvegliatasi.
Anche se non l'ho scritto, vorrei comunque prender parte alla prossima missione ad Hesperia.
Mondo: Paneòn
Continenti: Sorya, Meran, Fiorìn
Città di Sorya: Hesperia (Città grande e potente di Sorya...forse la capitale); Avamposto dei predatori (località sconosciuta ma non troppo distante)
Città di Meran: Agrabah (capitale del sultanato), Guera (città desertica del sultanato. Pare ci siano forze a favore dei Belah'dian) Nimrud (paesino minacciato dai Senza Ombra, mostri umanoidi pericolosi per il Sultanato)
PNG principali:
Altanus (anziano membro del consiglio di Hesperia)
Varys (membro del consiglio più giovane)
Beleren (Primo cavaliere del consiglio, probabilmente a capo dell'esercito della città. Promesso sposo di Nymeria)
Voryn (anziano membro del consiglio, attualmente prigioniero dei Predatori)
Shaward (capo dei predatori, aka antica stirpe Belah'dian)
Gyzha (matriarca dei predatori ed ex sovrana di Hesperia)
Selina (figlia di Gyzha e legittima sovrana dei Belah'dian. In custodia al Garden)
Rilye (un ragazzino di 14-15 anni, probabilmente un servitore)
Vahram Nenad Ishtar (Sultano di Agrabah)
Nymeria (principessa guerriera del sultanato e comandante delle guardie. Promessa sposa di Beleren)
Zodho (uno dei mercenari assoldati dal sultanato, originario di Guera. In realtà una guardia al servizio di Wesjdiof e fedele ai Belah'dian, fuggito da Guera e disperso)
Wesjdiof (alchimista di Guera, conosce il modo di riattivare i cristalli)
Ah'sor (il più giovane tra i figli del Sultano, ha rubato un Jumper ed è scappato nel deserto)
Hikmet (Capitano di Agrabah, è morto nella lotta ai Senza Ombra)
Eko Alois (Capitano delle truppe di Hesperia di istanza a Meren)
Earleen (Soldato di Hesperia di istanza a Meren)
Mitqua Talduna (Comandante dell'esercito del sultano, coordinatore della ricostruzione di Agrabah. Non ha l'occhio destro)