Tornei

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

Moderatori: Pip :>, Garden Master

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Pip :>
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Tornei

Messaggio da Pip :> »

Innanzitutto mi scuso per il ritardo e per questi pochi giorni di assenza, ma certe volte succedono cose che distolgono inevitabilmente l'attenzione da tutto il resto e si prendono, anche tutt'ora, tempo, pensieri e cuore.

Detto questo, giusto per sobbarcarmi un po' di lavoro extra e rendere felici i cari piccoli dolci simpatici amorevoli ( :-D ) membri del Garden Club, diamo il via ad un torneo molto particolare! Ringrazio il nostro neo-SeeD Leon per l'ossatura del Regolamento che trovate qui sotto.

Le iscrizioni sono aperte fino a Giovedi alle ore 13. Quindi, avete più o meno 48 ore. Ovviamente, se sarà possibile, eventuali ritardatari si cercherà di inserirli comunque. Potete postare qui sotto la vostra iscrizione, una volta terminata questa fase verranno estratte le prime due coppie che si fronteggeranno. Gli altri scontri non verranno divulgati per evitare che si abbia troppo tempo per pensare ai propri post. Al termine di ogni scontro, verrà comunicata la coppia successiva.

Buon divertimento! :wink:

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REGOLAMENTO

Le coppie sono casuali, non è ammessa la creazione di coppie a priori. Esse verranno determinate tramite sorteggio prima di ogni fase. Non ci sono distinzioni tra cadetti, Seed e Commander.

Al termine dei combattimenti della fase, verranno formate nuove coppie tra gli utenti vincitori, facendo in modo che non risultino mai le stesse.

Al termine dello scontro, i master promuoveranno al turno successivo non la coppia complessivamente migliore, ma i due singoli postatori che maggiormente si sono distinti nel combattimento.

Alla fine di ogni turno ci possono essere dei ripescaggi, a seconda del numero dei partecipanti, in modo tale da parificare il numero di coppie partecipanti al turno successivo. Il numero di fasi è funzione del numero degli iscritti.

Il torneo non deve pregiudicare il normale proseguimento delle trame del Garden. Gli utenti che parteciperanno al torneo devono prendersi la responsabilità di postare anche in Garden, pena l'eventuale sospensione, a discrezione dei master, dal torneo stesso.
E’ inoltre potere dei master sospendere temporaneamente il torneo nel caso il Garden risultasse bloccato per mancanza di postatori.

Ogni utente ha a disposizione 48 ore per postare la sua parte di scontro, 48 ore dall'apertura del combattimento e da ogni nuovo post della sessione di combattimento. Una volta trascorso il tempo, se non accordate proroghe per giustificato motivo e, in ogni caso, con l'approvazione di compagno e avversari, l’utente verrà escluso dallo scontro e posterà il concorrente successivo.

E' lasciata alla libera volontà dei 4 contendenti la scelta se postare nell'ordine proposto dai master (che si basa sull'ordine di estrazione) oppure accordarsi in modo diverso, tenendo prioritariamente conto delle esigenze di tempo di ogni concorrente. E' preferibile e consigliato cercare di mettersi tutti nelle condizioni di postare a proprio agio. In caso di conflitti decideranno i master. Esempio: se X non può postare nei giorni prestabili e gli altri non adducono giustificato motivo di opposizione, ovvero c'è un diniego arbitrario, l'ordine verrà modificato.

Possono partecipare al torneo solo gli utenti definibili attivi, non vecchie glorie o utenti che non postano da mesi. La richiesta di partecipazione al torneo è a totale discrezione dei master.
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Pip :>
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

Considerando il ritiro di Richi, mi tocca cambiare le regole. Siamo in 14; quindi per non far passare il turno a due utenti senza che ci sia neanche uno scontro, ci sarà una battaglia singola ed il perdente avrà la possibilità di andare in ballottaggio con il migliore fra gli altri utenti eliminati. Sempre che non ci siano altre proposte.

Primo scontro

Le estrazioni hanno decretato che gli sfidanti che si contenderanno il passaggio del turno sono

Drio / Aeli vs Oushi / Alexandra

L'ordine di estrazione è stato Drio - Oushi - Aeli - Alexandra, che è quindi anche l'ordine suggerito per postare.

I termini evidenziati nel Regolamento iniziano da ora. In bocca al lupo. :wink:
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schwarzlight
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Re: Tornei

Messaggio da schwarzlight »

Volevo precisare di nuovo che vi odio tutti.

Comunque, dove si posta?XD
Su un altro topic?°° Qui credo sarebbe confusionario.
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Pip :>
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

Postiamo pure qua. Cancellerò le iscrizioni e tutti i messaggi, ci sarà spazio solo per combattimenti e giudizi. :wink:

Mettete sempre in caratteri grandi i partecipanti allo scontro in cima al post!

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Drio
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Re: Tornei

Messaggio da Drio »

Torneo Garden
Drio/Evan (Aeli) Vs Oushi/Alexandra (Schwarzlight)

1° Turno – Un alleato originale

Ma chi me l'ha fatto fare?...” Pensava Drio nella sua testa mentre attendeva di essere chiamato per entrare nell'arena dove si sarebbe svolto lo scontro del Torneo del Rinoa Garden, una sfida divisa a squadre tra i membri della struttura senza alcuna distinzione di Grado Militare; solamente le abilità dei partecipanti avrebbero dimostrato che era il più abile.

Drio alla notizia del torneo decise di partecipare perché voleva riprendersi al meglio, purtroppo aveva ancora troppe lacune e debolezze nel suo stile di combattimento che lo rallentavano nei riflessi e nelle reazioni; c'era solo un grosso problema che si era creata dopo l'iscrizione: La voglia.
Ma ora era in ballo e non poteva abbandonare all'ultimo minuto, se ne stava seduto sulla panchina con la sigaretta in bocca che faceva qualche tiro.
Dall'altra parte della stanza il compagno di battaglia di Drio se ne stava in un angolo con le spalle poggiate al muro, braccia incrociate e testa bassa; nella stanza vi stava un imbarazzante silenzio, Drio guardò in direzione del ragazzo che in quel momento stava fissando la sigaretta di Drio ma quando si accorse che era osservato fece prima una piccola espressione di stupore per poi abbassare lo sguardo come se fosse intimorito.
Drio staccò la sigaretta dalla bocca tenendola tra le due dita e guardandola per qualche istante -Hai ragione...- disse mentre la strinse nella mano per spegnerla -...Probabilmente a te da fastidio e io neanche te l'ho chiesto.- concluse volgendo la sguardo verso il ragazzo.
Quest'ultimo lo guardò inizialmente con un espressione mista tra l'essere imapurito e imbarazzto allo stesso tempo per poi dire.

???: NO NO NO!!! Non dovevi farlo, non c'era alcun problema!!!

Drio capì che il ragazzo si sentiva a disagio, quindi voltò lo sguardo verso la panca di fronte a se per poi volgerlo verso di lui e, con un accenno della testa e un gesto della mano, lo invitò a sedersi di fronte a lui; il giovane cadetto apparve inizialmente titubante ma poi si avvicinò timidamente verso la panchina e sedersi di fronte a lui.

Drio: Non ci siamo ancora presentati, verrebbe difficile combattere assieme senza conoscere i nostri nomi; mi chiamo Drio, piacere.

Drio porse la mano verso il cadetto accennando un sorriso per cercare di farlo sentire a suo agio, di tutta risposta il suo compagno di battaglia rispose con una stretta di mano da cui si percepiva una certa tensione e disse.

???:Eeeee... Evan, piacere mio...

Mentre diceva il suo nome si sentiva nuovamente un rumore ritmico che si sentiva per tutta la stanza, abbassando lo sguardo Drio vide che era lo zoccolo di Evan che batteva sul pavimento in maniera nervosa; alzando lo sguardo verso Evan gli disse:

Drio: Sei agitato per lo scontro?
Evan: Un po... Per quanto io abbia deciso di scelta mia a partecipare al torneo mi sento un po a disagio. Te non sei teso?
Drio: Leggermente, ma non tanto, finché siamo tra di noi non c'è bisogno di avere paura; fosse stato uno scontro in battaglia con dei perfetti sconosciuti sarei stato molto più teso...

Mentre diceva la parola “sconosciuti” Drio rifletteva sul fatto che adesso, sia chi aveva davanti e chi avrebbe affrontato nello scontro, non erano tanto diverse; da quando si era svegliato non si era impegnato a conoscere gli altri membri che erano arrivati nel Garden.
Conosceva giusto le vecchie glorie come Pip, Drizzt, Aura o Cek mentre tutti gli altri erano perfetti sconosciuti, forse solo Sice a cui aveva offerto il pranzo era l'unica nuova persona che aveva conosciuto mentre gli altri li conosceva solo di vista.
Prese il palmare che aveva poggiato vicino a se guardò le schede dei suoi avversari, erano 2 ragazze; un estrazione alquanto ironica. “Che è? Uno scontro sessista?!
Le aveva intraviste entrambe nel Garden; una aveva i capelli lunghi e un po mossi di colore scuro, fisico snello e aveva pochi anni in meno di Drio, l'altra ragazza aveva la stessa età della sua compagna ma aveva un fisico un po più muscoloso, con i capelli corti e uno sguardo spesso serio e poco “femminile”; Drio l'aveva mentalmente definita una sorta di “Valchiria” giusto per essere simpatici.

Cercando di non farsi notare Drio squadrò alla veloce Evan, aveva con se un arco e la faretra piena di frecce, un piccolo falcetto che però era chiaramente inadatta al combattimento e basta; armi per il combattimento ravvicinato non aveva e visto la tipologia di “creatura” (che brutto termine per definire qualcuno...) avrebbe sicuramente contato sulle sue capacità magiche e sull'agilità concessagli dalle forte muscolatura delle zampe equine per movimenti rapidi e lunghi balzi.

Evan: Darò il massimo, non ti sarò di intralcio!!!

Drio si riprese dalla sua riflessione dall'improvvisa frase di Evan che fissava Drio con sguardo deciso e voleva dimostrare che dietro la timidezza non c'è solo un ragazzo ma anche abile combattente.

Drio: Non l'ho mai pensato.

Disse mostrando un sorriso amichevole che dichiarava un senso di fiducia in Evan; sarà perché sta invecchiando ma provava un certo senso protettivo verso il cadetto dovuta forse alla sua giovane età.
A un certo punto la spia sopra la porta dello spogliatoio si illuminò, segnale che dovevano presentarsi al portone dell'arena; una volta giunti li si sentirono i meccanismi muoversi, mentre i portoni si stavano aprendo Drio poggiò la mano sulla spalla di Evan e facendogli l'occhiolino disse.

Drio: Diamoci dentro, va bene?

Evan rispose con un timido “Ok” per poi estrarre l'arco e guardare il portone con sguardo serio che si spalancava completamente; una volta si usciti si trovarono davanti all'imponente arena e dall'altra parte i loro avversari.
Alexandra e Oushi erano li, entrambe già con le armi estratte; Drio guardò Evan dicendogli “Distraiamole” e nell'immediato accenno di Evan, Drio si lanciò in direzione delle 2 ragazze evocando sulla mano sinistra una grossa revolver cominciando a sparare 2-3 colpi verso di loro.
Alexandra si coprì dietro Oushi che usava lo spadone per parare i proiettili, Drio sparò ancora un colpo per poi sentire dei flebili fischi che era le frecce di Evan che lo superarono passandogli vicino e spezzandosi infine sullo spadone; mentre le frecce di Evan distraevano le ragazze Drio disevoco la revolver per chiamare al suo posto un alabarda che lanciò con gran forza ma direttamente verso le ragazze bensì sul loro fianco.
Le iridi di Drio diventarono rosse “Blu Flash” e in un istante si teletrasportò sul fianco destro delle ragazze ma con una sorpresa inaspettata, Alexandra lo stava attendendo come se avesse già previsto tutto e scagliò un fendente verticale con la spada; Drio usò entrambe le mani per tenere l'alabarda e bloccare il colpo della ragazza dimenticandosi erroneamente per un istante che non era sola ma quando se ne ricordò era tardi perché gli arrivò un calcio dritto sullo stomaco da parte di Oushi che lo fece rotolare per terra di qualche metro da loro.

Oushi: Divertiti col Pony, io mi occupo di questo.
Alexandra: Roger, così vedrò come se la cava il giovane cadetto.

Il tempo che Drio si riprese dalla botta che vide davanti a se Oushi con lo spadone innalzato pronto a colpirlo, “Ma che ca...?!” che Drio si mise a rotolare di lato per evitare i 2-3 fendenti verticali che Oushi gli scagliò per cercare di colpirlo finché non si stufo e al quarto colpo mancato invece di alzare la spada la trascinò sul terreno colpendo Drio di piatto a un braccio e innalzandolo dal suolo di quasi un metro; stavolta Drio cercò di atterrare in ginocchio e richiamando la pistola sparò altri 2 colpi verso Oushi per distrarla e richiamando la sua ala volare a rasoterra verso Evan che intanto aveva castato Haste su di se per cercare di evitare rapidamente gli attacchi di Alexandra che sembrava volesse giocare con il ragazzo per stancarlo.
Aveva raggiunto la distanza adatta per castare una magia di supporto verso Evan ma appena iniziò a dire “Prote...” si trovò davanti Oushi che aveva lasciato lo spadone a terra per poter balzare verso Drio e fissandolo col suo freddo sguardo negli occhi, mentre aveva caricato un attacco con le braccia, gli disse.

Oushi: Pensa a proteggere di più te stesso!!!

E colpì Drio in petto con un possente colpo di palmo che fece nuovamente cadere a terra Drio che cominciò a tossire pesantemente, quella botta gli aveva mozzato il fiato come se per un istante avesse perso la capacità di respirare.

Drio:*COFF COFF COFF* -Merd...- pensò -...Avevo ragione a pensare che fosse una valchiria questa qua...-

Drio si alzò da terra con fatica, l'adrenalina gli aveva fatto compiere troppe azioni errate e le sue condizioni ancora instabili non miglioravano la cosa... Oushi era li, davanti a lui che lo fissava con sguardo serio; Drio fece due respiri profondi mentre teneva d'occhio la sua avversaria mentre sentiva i rumori di magie e frecce che Evan stava utilizzando per affrontare Alexandra.
Drio disevocò le sue armi e si mise in posizione continuando a fissare la ragazza che non accennava alcuna sensazione dal suo sguardo; Drio si scagliò verso di lei e iniziò lanciando prima 2 pugni laterali che Oushi schivò e parò senza problemi, Drio allora decise di lanciare un diretto che la ragazza non solo parò ma decise di prendergli il polso e tenendolo stretto proiettò Drio a terra facendogli sbattere una schienata mostruosa sul terreno.
Seppur stordito dalla botta Drio tennè la mano ferrea sul polso di Oushi e con forza la lanciò verso di se per farla andare quasi oltre a lui e una volta giunta a buon punto Drio si mise le ginocchia al petto e lanciò un doppio calcio a piedi uniti sul petto di Oushi allontanandola da lui di un paio di metri.

-Ouch... Questo dolore alla schiena lo sentirò per un po di giorni...-

Una volta alzatosi in piedi si mise in posizione difensiva, doveva studiare lo stile di combattimento della sua avversaria per provare a trovare una falla dove contrattaccare senza subire conseguenze.
Oushi
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Re: Tornei

Messaggio da Oushi »

Torneo Garden
Drio/Evan (Aeli) Vs Oushi/Alexandra (Schwarzlight)


Lo scontro stava per iniziare, ma nessuna delle due sentiva particolarmente la pressione. Alexandra sembrava persino annoiata, mentre sistemava i sigilli e dava un'ultima controllata alle sue armi prima di entrare nell'arena. Aveva la faccia di una che avrebbe preferito trovarsi da tutt'altra parte.
Oushi strinse con cura i bendaggi alle mani prima di rimettere i guanti.
«Arne non scappa, cerca almeno di far finta di essere concentrata.»
La Seed le scoccò un'occhiataccia, più per celare un lieve imbarazzo che per reale irritazione – non era tipo da prendersela per quel genere di battute. L'infastidiva solo che fosse così facile leggere sul suo volto i pensieri che le attraversavano la mente.
Sguainarono le spade e si prepararono allo scontro.
*
Si erano stesi con un doppio K.O., ma si erano rimessi in piedi quasi subito. Drio si era fermato e aveva alzato subito la guardia, intenzionato a proseguire il corpo a corpo. La cadetta inarcò un sopracciglio, stupita dal netto vantaggio che le stava concedendo l'avversario, ma non lamentandosene di certo.
Si lanciò su di lui pronta a colpirlo con un diretto al volto, lasciando il fianco sinistro scoperto, ma appena lo vide evocare una lancia e tentare l'affondo cambiò la traiettoria del pugno e lo usò per allontanare l'asta da lei. Vi si aggrappò con la sinistra e tirò nella sua direzione, sbilanciandolo in avanti abbastanza per afferrargli i capelli dietro la nuca e colpirlo con una ginocchiata al volto.
Uno schizzo di sangue le macchiò i pantaloni della divisa.
Avrebbe continuato a infierire se due dardi infuocati non fossero sfrecciati a pochi centimetri dal suo orecchio, dividendoli e costringendo Oushi a lasciare la presa sull'avversario e a buttarsi di lato per schivarli. Drio ne approfittò per distanziarsi da lei il più possibile e scagliarle addosso un Blizzara: una serie di stalagmiti di ghiaccio aprì il terreno nella sua direzione, ma lei rotolò all'indietro evitandoli e si rimise in piedi.

Alex, distratta da un Fire a bruciapelo, era tornata a incalzare Evan con Durandal. Il ragazzo era davvero veloce e riusciva a sfuggirle di mano facilmente correndo in giro per l'arena e rimanendo fuori dalla portata dei suoi attacchi, ma la Seed si domandava quanto avrebbe resistito.
… piuttosto a lungo, tutto sommato. Il loro rincorrersi da una parte all'altra stava diventando francamente ridicolo.
Drio castò un Idrora in direzione di Alexandra che riuscì a parare la magia grazie al Sigillo Reflex, ma il contraccolpo la costrinse a fermarsi e a perdere il vantaggio guadagnato fino a quel momento su Evan. Il fauno si portò vicino al compagno di squadra e iniziò immediatamente a tempestarla di frecce: fortunatamente Oushi, che nel frattempo aveva recuperato la spada, si frammise giusto prima che la Seed si trasformasse in un puntaspilli. Uno dei dardi diretti alle gambe, però, prese “la valchiria” di striscio.
Si scambiarono uno sguardo e si avventarono sulla coppia di cadetti a spade sguainate, attaccandoli sui due lati opposti. Schwarzlight incrociò le lame con Drio, una spada appena evocata stretta saldamente a due mani, mentre Oushi tornava a giocare a rincorrersi con Evan.
«Porca -censura-, stiamo scherzando?»
Cercò di afferrarlo per la veste prima che le sfuggisse tornando a saltellare in giro come una capretta, ma alzare il braccio si dimostrò incredibilmente difficoltoso. Sudore freddo le imperlò la fronte e la vista si appannò gradualmente. Sollevò il lembo dei pantaloni scoprendo la ferita alla gamba e trovandola di un colore verdognolo niente affatto rassicurante: Evan doveva averla colpita con una freccia avvelenata. A quel punto non poteva fare altro che trincerarsi dietro la spada e schivare i colpi, cercando di tenere l'arciere occupato mentre la compagna di squadra teneva testa a Drio.

Alex parò un paio di affondi e un fendente muovendo la spada con precisione e abilità, difendendo e attaccando quando l'avversario le lasciava lo spazio di farlo. Cercò di colpirlo con un tondo al fianco, ma Drio la bloccò tenendo la spada con una mano e facendone apparire una identica nell'altra, scendendo immediatamente con un fendente su di lei. La Seed sfruttò il contatto ancora in corso tra le lame per darsi lo slancio e piroettare via dalla traiettoria della seconda arma, che le lambì soltanto la punta dei capelli. Roteò Durandal e la prese a due mani calando con tutto il suo peso alle spalle di Drio, che però evocò appena in tempo una lancia per difendersi. Caricò un montante, bloccato anch'esso, e un'altra serie di colpi che non andarono a segno. L'avversario aveva iniziato a impegnarsi sul serio, circondandosi di armi che gli fluttuavano intorno e che a turno impugnava per attaccare o difendersi.
Schwarzlight iniziava ad accusare i colpi e a indietreggiare rendendo conscio l'avversario della fatica crescente. Ma Drio era così concentrato nello scontro da dimenticarsi totalmente di Oushi: la cadetta lo falciò in scivolata fracassandogli gli stinchi, rompendo la sua concentrazione e dissolvendo nell'aria le sue armi.
Terminarono l'attacco sferrandogli entrambe un calcio alla bocca dello stomaco in perfetta sincronia, buttandolo finalmente a terra.

Non ebbero il tempo di riprendere fiato: un Quake di Evan le costrinse ad allontanarsi dal cadetto frastornato, impedendo loro di sferrare l'attacco finale.
Il fauno le teneva sotto tiro ma esitava, forse preoccupato dalle condizioni del compagno. Oushi lasciò andare un sospiro sofferente. Aveva continuato a muoversi nonostante il veleno in circolo, peggiorando di molto la sua situazione.
«Immagino che tu non abbia portato un antidoto, vero?»
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Aeli
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Re: Tornei

Messaggio da Aeli »

Torneo Garden
Drio/Evan (Aeli) Vs Oushi/Alexandra (Schwarzlight)



Mentre tendeva l’arco, Evan sentì una goccia di sudore scivolargli lungo la tempia. Il cuore gli batteva così forte che era come se il suo corpo fosse un’unica cassa di risonanza; lo avvertiva nelle orecchie, in gola. Inspirò a fondo tentando di calmarsi, e con la coda dell’occhio cercò di capire se Drio fosse riuscito a recuperare le forze.
Mentre teneva sotto tiro sia Oushi che Alexandra, spostando il suo obiettivo dall’una all’altra ininterrottamente, faceva scudo al compagno col proprio corpo – anche se si sentiva davvero stupido, visto che, se una delle due avversarie l’avesse colpito in qualunque modo, sarebbe probabilmente finito in ospedale.
Era abituato a combattere sfruttando gli occhi e la sua mira infallibile, protetto da alberi e rocce, e trovarsi in un’arena che non offriva alcun riparo lo faceva sentire completamente inerme.
Un colpo di tosse alle sue spalle e un fruscio di vestiti lo fecero sobbalzare: Drio sembrava essersi ripreso dal mancamento momentaneo. Gli fece un paio di domande a mezza voce per sincerarsi delle sue condizioni, ma in risposta ricevette solamente ansiti affannosi e respiri spezzati.
Se avesse distolto lo sguardo un secondo di più sapeva che sarebbe stato fatale, anche se pareva che quella situazione di stallo avesse giovato un po’ a tutti: Alexandra si terse la fronte con la manica, mentre riprendeva fiato; Oushi si era appoggiata allo spadone, ben piantato a terra, e si teneva una mano premuta sul fianco. Tra le due, lei era quella messa peggio, ogni volta che provava a spostare il peso sulla gamba colpita quella tremava violentemente, impedendole di proseguire; aveva la mascella serrata e il volto livido, ma gli occhi conservavano la loro espressione glaciale e ferma… ad Evan ricordò un leone con una zampa ferita, incazzato e se possibile ancora più letale. Non doveva assolutamente abbassare la guardia, o la mattina dopo avrebbe rischiato di svegliarsi sotto ad un cipresso.
Mentre il fauno era perso nelle sue elucubrazioni, Drio stava lottando contro l’irresistibile voglia di vomitare anche l’anima: quei due calci, entrambi in un punto così delicato, l’avevano ridotto ad uno straccio, lo stomaco gli si stava rivoltando. Se avesse aperto la bocca per dire ad Evan che non se la passava così male – tanto perché era la cosa più efficace da dire in un momento come quello, anche se in realtà si sentiva come se l’avessero passato sotto un rullo compressore – probabilmente le sue viscere sarebbero scappate.
Un colpo al diaframma, un movimento involontario, un conato improvviso; Drio rotolò su un fianco, si puntellò con le mani e tossì forte, con un orribile rumore strozzato che impressionò anche lui. Fortuna che – un po’ per l’ansia, un po’ perché quella mattina non si sentiva ispirato - aveva saltato la colazione; sputò a terra, pulendosi dalla saliva con una manica, e cercò di rimettersi in piedi, il corpo scosso da tremiti. Evocò una lancia e la piantò in terra per usarla come supporto e cercare di trascinarsi a fianco di Evan.
Le due squadre sembravano disposte in maniera quasi speculare: entrambe contavano un componente ferito, che si appoggiava ad un’arma per non crollare a terra, ma che non aveva nessuna intenzione di mollare proprio ora; i due restanti, invece, che si squadravano, pronti a sferrare un attacco ma non del tutto convinti.
Poi finalmente, mentre la tensione era così palpabile che stava diventando pesante come una coperta sulle spalle che si impregnava sempre più d’acqua e li trascinava a fondo, Alexandra si spazientì.
Sbuffò, la sua spada scintillò nella luce fredda dell’illuminazione artificiale, e caricò il peso su un piede, pronta a scattare.
Appena si mosse in avanti, la freccia che Evan aveva incoccato vibrò nell’aria come un proiettile, ma la Seed aveva già previsto quel contrattacco piuttosto scontato: fece rapidamente marcia indietro, si mise sulla difensiva e roteò la spada con un movimento fluido per bloccare il dardo.
La mano del fauno che reggeva l’arco tremò leggermente: senza rendersene conto aveva mirato al volto, più per attaccare che per difendersi, ed era una cosa che lui - un adolescente, un ragazzino, che mai aveva dovuto prendere parte a una vera battaglia – non aveva mai fatto prima.
Deglutì. Non era quello il momento di tentennare.
Non era del tutto convinto che quella fosse una lotta ad armi pari, ma era pur sempre una battaglia ufficiale e nessuno di loro avrebbe risparmiato i colpi.
Prese fiato di nuovo ed estrasse un’altra freccia dalla faretra, posizionandola sull’arco e mormorando alcune parole, negli occhi una determinazione diversa e rinnovata.
Nel frattempo Alexandra, che non era il tipo da farsi intimorire da un bastoncino di legno, caricò nuovamente e scattò in avanti a spada sguainata.
Evan batté con uno zoccolo a terra e scoccò una freccia: la Seed schivò, ma questa volta non riuscì ad evitare che il colpo le prendesse di striscio la stoffa dei pantaloni; appena toccò la stoffa, la magia infusa nel legno esplose in un getto d’acqua che bagnò Alexandra come un enorme gavettone. Lei scosse i capelli impiastricciati per toglierli dalla faccia, ma non arrestò la propria corsa.
Forse pensava che il ragazzo avrebbe tentato di nuovo la fuga, ma questi arretrò solo di qualche passo e si limitò ad incoccare un’altra freccia, borbottando ancora qualcosa mentre nascondeva la bocca con una mano.
Dal canto suo, Drio si era castato un Energira - che lo aveva rimesso in forze qual tanto che bastava a riprendere un combattimento che si potesse definire tale - e si era lanciato su Oushi, palleggiando la lancia. Tentava di colpirla, ma la ragazza, nonostante la ferita e il veleno che le scorreva nelle vene, era allenata, concentrata e sempre micidiale. Usava la spada come un prolungamento del proprio corpo, per sopperire alla quasi totale inutilità della gamba lesa, e Drio – che puntava più sulla potenza fisica bruta piuttosto che sull’agilità – non riusciva a prenderla se non di striscio, colpi che la cadetta era perfettamente in grado di incassare.
Finalmente dopo vari tentativi di destabilizzarla riuscì a forzarla a scoprire un fianco, graffiandole la pelle con la lama; Oushi cercò di roteare sul posto per evitare ferite gravi, ma così facendo fu costretta ad appoggiarsi alla gamba ferita, che cedette.
Drio approfittò dell’occasione e si portò all’indietro, per caricare un altro affondo, ma la ragazza fu più svelta nel ricavare un vantaggio dal suo apparente handicap: non cercò di contrastare il proprio corpo che cadeva a peso morto sulla gamba, ma si aggrappò allo spadone e facendosi forza della posizione rannicchiata e del baricentro basso, sferrò all’avversario un calcio dal basso, proprio mentre questo sollevava il braccio per scagliare l’arma.
Il ragazzo, preso alla sprovvista, venne colpito in pieno e fu scagliato all’indietro, ma con uno sforzo di cui neppure lui si sarebbe creduto capace, scagliò comunque la picca in avanti; Oushi era ancora a metà della sua azione d’attacco; per non essere trafitta dovette compiere una manovra instabile a mezz’aria, perdendo completamente l’equilibrio e collassando a terra.

Non molto distante, Alexandra era riuscita a raggiungere Evan e cercava di attaccarlo con la spada, mentre lui la teneva appena fuori tiro tempestando di dardi quei pochi metri che li separavano.
Le lanciò un’altra volta una freccia nella quale aveva infuso un Idro; la Seed sbottò in un grido rabbioso non appena venne investita da un’altra doccia gelata, e mulinando la spada costrinse il ragazzo a togliere l’arco dalla traiettoria dell’arma per evitare che lo tagliasse a metà.
In pochi attimi la donna gli fu addosso: ripose la spada e con una velocità impressionante estrasse due pugnali scintillanti, avventandosi sul fauno, ormai preso in contropiede.
Evan inciampò e cadde all’indietro; Alexandra tentò di scagliarsi su di lui ad armi sguainate, ma i vestiti pesanti e il suolo reso fangoso da tutta quell’acqua la fecero scivolare.
La scena si svolse nel giro di un secondo, un battito di ciglia: Evan si schiantò al suolo rantolando, l’urto gli aveva spezzato il fiato, la Seed gli franò addosso schiacciandolo col suo peso, ma fu pronta ed evitò l’urto piantando entrambi i pugnali a terra e un ginocchio nell’addome del fauno, che tossì e gridò di dolore.
Una delle due lame si conficcò nel terreno, l’altra imbrigliò un lembo della casacca di Evan, tagliandogli una spalla; il sangue cominciò a sgorgare caldo, inzuppandogli la manica, i lunghi capelli di Alex che gli sgocciolavano acqua sulla faccia.
Si era fatto prendere, era finita; non avrebbe potuto scappare, e la Seed l’aveva capito perfettamente. Si sollevò quel tanto che bastava ad estrarre il pugnale da terra e completare l’opera, ma non appena si mosse sentì una fitta improvvisa al fianco, un dolore lancinante. Guardò in basso e vide tre frecce conficcate nella carne: cadendo addosso ad Evan, nella foga del momento, si era praticamente impalata sui dardi, l’adrenalina le aveva impedito anche solo di avvertire l’urto.
Una serie di fulmini si sprigionò, illuminando di luce azzurrina tutta l’area attorno a loro. Il sigillo protettivo di Alex rifletté uno dei Thunder, tentò di deviare gli altri, ma i vestiti zuppi di acqua e polvere non facevano altro che aggravare la magia.
Evan si era voltato in fretta a pancia ingiù, ansimando, raspando con le unghie nella terra, gli zoccoli che raschiavano il suolo, ed era fuggito dalla Seed.
Gli stava venendo da piangere: la spalla doleva tantissimo, il tutto peggiorato dalla sozzura che aveva contaminato la ferita, minuscoli granelli di sabbia e polvere che grattavano la carne viva. Era riuscito solamente a recuperare il suo arco e trascinarsi a forza verso la parete dell’arena, dove si era finalmente accasciato a terra, con le lacrime che gli rigavano le guance. Si strinse la ferita convulsamente, il sangue gli tinse di rosso le mani - sentì che era piuttosto profonda.
Posò gli occhi su Alexandra, che per alcuni istanti fu luminosa come una stella, una fiamma bianca che faceva male agli occhi: era scossa da tremiti, ma i sigilli avevano evitato danni gravi.
Indeciso se stringersi la spalla o l’addome, non sapendo cosa gli doleva di più, Evan si voltò appena in tempo per vedere Drio che evitava per un soffio un fendente di Oushi, a due mani, dall’alto al basso, pieno della frustrazione e di tutta la stanchezza che la ragazza, indolenzita e stordita dal veleno, si portava appresso.
Tornò a guardare dritto davanti a sé: a dieci metri di distanza, Alexandra stava già cercando di rialzarsi, la mandibola serrata, i pugni stretti come delle morse, il corpo ancora scosso da un tremore convulso.
Evan si sentiva troppo stanco persino per pensare; estrasse una freccia dalla faretra, carezzandone le fragili piume della coda, la incoccò e mormorò un “Blind”, prima di vibrare il colpo.
A pochi centimetri dalla Seed si levò una nebbia intensa e fumosa.
Il fauno chiuse gli occhi, inspirando a pieni polmoni l’aria polverosa.
Era stremato.
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schwarzlight
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Re: Tornei

Messaggio da schwarzlight »

Alexandra abbassò l'arma, sfiancata da quell'assurda lotta che stava riducendo tutti in brandelli - che aveva già ridotto tutti in brandelli. Mollò la presa su Sky e Nivalis, che caddero a terra con un tonfo metallico, e dopo essersi liberata dalla nube di Blind a forza di agitar le braccia, guardò fisso negli occhi i propri avversari e la propria compagna di squadra.
- Vaffan*ulo, io ne ho abbastanza.
E uscì dall'arena.
Mentre la porta si chiudeva alle sue spalle - e mentre la sua attenzione era già focalizzata su quelle di Arne - sentì un ultimo grido feroce, un ultimo urlo rancoroso.
- Sei una merda ubercavallideeeeeee!!
Le ultime parole che Oushi le rivolse, prima di esser spazzata via da un blizzara di Drio.
Spoiler
O almeno così sarebbe andata se davvero avesse avuto la forza di trascinarsi fino alla stupida porta di quella stupida arena. Ma chi diavolo glielo aveva fatto fare, poi, di iscriversi a quel cavolo di torneo? Vabbe' che si stava annoiando, ma aveva sfiorato livelli di stupidità acuta a segnare il suo nome fra i partecipanti di quel massacro. Davvero, l'unica cosa che rimaneva da fare era scrivere un bel necrologio, da far leggere a qualche anima pia, tipo, boh, Pip. Pip ci avrebbe messo l'enfasi necessaria senza alcun dubbio. Amen.
Insomma, Evan si era accasciato contro la parete, e aveva perso i sensi subito dopo averle lanciato un'ultima freccia decisamente fastidiosa, visto l'effetto di cecità. Oushi e Drio... si stavano probabilmente massacrando da qualche parte alla sua sinistra, se erano ancora in piedi, o magari l'avversario la stava tranquillamente caricando per darle il colpo di grazia definitivo, visto che non poteva vedere una fuffa.
Lei stessa, poi, era... pff, santo cielo. Annaspava ancora per le scariche elettriche appena subite, senza contare che muoversi anche solo di poco le procurava fitte lancinanti al fianco. Tre frecce mica erano uno scherzo.
Rimase a terra, in ginocchio, mentre tentava di riacquisire un minimo di forze e soprattutto di concentrazione. Più in là, Oushi aveva ormai definitivamente abbandonato lo spadone: le sue forze residue le permettevano a malapena di supportare se stessa, figuriamoci se doveva aggiungere del peso superfluo. La gamba ferita le impediva ancora i movimenti, ma ormai non sentiva quasi più il dolore. L'adrenalina, o il veleno, non sapeva a cosa attribuire questo miracolo, se così poteva chiamarlo. Dopo aver parato l'ultimo attacco con la lancia di Drio, lasciò cadere la sua arma, uscendo da dietro la sua trincea di metallo. Si lasciò scivolare in basso - non avrebbe mai ammesso che in realtà le avevano ceduto le gambe per lo sforzo troppo grande di raggiungere l'avversario - e tentò di far perdere l'equilibrio al cadetto colpendolo al ginocchio. Drio non riuscì a evitare del tutto la falciata, Oushi era sì mal messa, ma ancora molto veloce, e lui non poteva vantare un'agilità eccelsa. Si ritrovò schiena a terra - di nuovo - con Oushi che stava per piombargli addosso con tutto l'intento di prenderlo a pugni fino a farlo svenire. Poi... l'illuminazione.
Con un'antima bloccò Oushi a terra. La pressione applicata dalla magia non le permise nemmeno di alzare la testa per constatare come sarebbe finita la sua gloriosa avventura: con un proiettile nei polmoni? Con un bello sfregio sulla schiena? Con una lancia conficcata nell'addome? Decapitata?
Drio sembrò optare per la soluzione più semplice ed efficacie: evocò una pistola, puntandola contro la ragazza. Non sapeva come fosse possibile che gli facesse male perfino il dito con cui doveva premere il grilletto, ma mise da parte la questione per dopo e si apprestò a mettere fine almeno a uno dei suoi problemi.
Ma era no.
Un calcio ben assestato sul polso gli fece perdere la presa sull'arma, impedendo il KO di Oushi.
- Non ti hanno insegnato di prestare attenzione a tutto ciò che accade sul campo di battaglia?
Alex si era precipitata in soccorso della compagna di squadra. Non aveva la minima voglia di continuare quel torneo, ma le avrebbe dato abbastanza fastidio non passare e regalare la vittoria. Quindi, finché era in gioco, avrebbe tentato il tutto per tutto pur di vincere. Brandendo sempre le due daghe - Durandal era troppo pesante per lei in quelle condizioni - impegnò Drio in una serie di attacchi serratissimi, partendo già in vantaggio grazie all'effetto sorpresa. Ignorando anche il Sigillo Vitale che aveva sull'avambraccio, che si stava pian piano illuminando sempre di più, in stile "Ehy, guarda che se non ti fermi a riposare un po' io mi completo e poi tanti cavoli per tutti".
Il cadetto non poté fare a meno di richiamare a sé, a sua volta, altre due daghe, che al momento erano le uniche armi con cui avrebbe potuto tener testa alla Seed. Una Seed anche abbastanza irritata.
Un taglio alla coscia, una parata alta, un incrocio di lame a pochi centimetri dal suo viso, un calcio a random perché tutto faceva brodo, le spalle al muro o quasi. Però l'aveva intravisto, il suo punto debole: era ancora fin troppo provata dalla grave ferita infertale da Evan, seppur per un fortuitissimo caso. La sua guardia era allo stesso tempo incredibilmente serrata ed incredibilmente lacunosa proprio sul fianco ferito. Nello sforzo di evitare ulteriori danni, non riusciva a coprirlo a sufficienza.
Così decise di lasciarsi colpire: una lama avversaria gli si conficcò dritta nel bicipite, di cattiveria proprio, ma ebbe la prontezza di spirito di restituire il favore richiamando un blizzara e scagliando delle scheggie di ghiaccio proprio sulla famosa ferita. Con un rantolo soffocato, Alex si allontanò di scatto da lui, resistendo miracolosamente alla tentazione di lasciarsi cadere a terra per non rialzarsi più. Pure Drio, però, era esausto. I numerosi tagli subiti e le ferite precedenti avevano improvvisamente reclamato tutte le sue energie, e poco gli bastava per perdere le ultime scintille di vitalità che lo animavano.
E poi... eccola.
- Direi che... è tempo di chiudere questa sprucida faccenda.
Oushi. Dopo l'intervento di Alex, la magia che le impediva i movimenti era scomparsa, e ora, assolutamente e sfacciatamente incurante della vista che le si stava appannando, e delle fitte di dolore che le raggiungevano i nervi ad ogni... neanche passo, ad ogni respiro, lei si era rialzata, e aveva raggiunto la compagna.
- Sì... al mio tre?
- ...cosa?
- Anche prima.
- Ehy, aspettate... che volete...
Le parole gli morirono in gola. O meglio, nei polmoni. L'ormai collaudato calcio in sincrono delle due ragazze lo colpì di nuovo, e stavolta fu sicuro di avvertire un paio di costole incrinarsi. Un'esperienza terribile. Poi cadde a terra, riverso sulla schiena. Di nuovo.
Anche Oushi, passato il momento di lucidità, perse i sensi all'istante dopo quell'ultimo attacco. Era già un miracolo che fosse ancora cosciente, era un rottame ambulante già da metà scontro.
E Alex rimase da sola. Il respiro affannoso che echeggiava, o almeno così le pareva, nell'arena. Le orecchie che fischiavano. Il sangue che continuava a imbrattarle gli abiti. Perché diavolo non avevano ancora mandato le barelle a recuperarli tutti?
E poi... capì.
Una freccia. Una sola, dannatissima freccia.
"Non ti hanno insegnato di prestare attenzione a tutto ciò che accade sul campo di battaglia?"
Ora si sentiva molto, ma molto stupida. Per fortuna che il tizio, lì, era già nel mondo dei sogni, o sarebbe stato ancora peggio.
Era stata così incauta da dare per scontato che Evan non si sarebbe risvegliato. Era stata così incauta da dargli le spalle per tutto quel tempo. Ed ora, ecco che pagava la sua distrazione.
Una freccia semplice, senza alcuna magia infusa, l'aveva colpita alla spalla destra, ormai sprovvista del sigillo protettivo da tempo.
Riuscì a voltarsi per un solo attimo a scorgere la figura del fauno, ancora a terra, ancora che si sorreggeva alla parete, ma con l'arco in mano e gli occhi puntati su di lei.
Crollò sulle ginocchia, e poi cadde nella polvere dell'arena.
Un ultimo pensiero, un'ultima considerazione.
- Vi odio tutti...
Ma perché non se n'era andata davvero?
Ma la verità era che, anche se avesse agito in quel modo, sicuramente le armi di Drio sarebbero comparse a bloccarle la strada, conficcandosi sulla porta e sul terreno, impedendole di raggiungere la salvezza. E allora sì che si sarebbe arrabbiata.
- WTF NON POSSO NEMMENO RAGGIUNGERE LA FO*TUTA USCITA.
Avrebbe urlato in preda allo sconforto.
E dietro di lei, Oushi sarebbe esplosa in una risata che avrebbe avuto dell'inquietante, misto a un'euforia folle.
- MWAHAHAHAHAHAHAH! MUORI CON ME, SCHWARZLIGHT!
E così sarebbe, ed era, stato.


Non puoto più. Vi odio tutti.
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

GIUDIZIO

...ansia eh?

Devo ammettere che quello che ho letto mi è piaciuto molto. Avete dato vita ad uno scontro avvincente e molto crudo, realistico. Complimenti a tutti.

Come negli scontri ben riusciti, mi sono trovato parecchio in difficoltà nella scelta dei vincitori. Come nei giudizi più difficili i margini di critica sono ampi, ma in ogni caso non ci si può sottrarre ad una decisione.

Il post migliore dello scontro è quello di
Spoiler
Aeli
che passa il turno con un combattimento ottimamente descritto, che ha dato importanza a tutti i personaggi coinvolti e alla caratterizzazione di Evan, PG nuovo nel Garden e del quale mi ha fatto comprendere bene personalità e caratteristiche. Inoltre, ho apprezzato particolarmente il punto in cui Alexandra viene ferita accidentalmente dalle frecce di Evan: l'ho trovato uno spunto molto, molto, molto realistico. Bravissima. Forse un post leggermente troppo lungo, ma che comunque si fa leggere con molta scioltezza.

Il secondo utente che passa il turno è
Spoiler
sfortunatamente per lei, Alexandra
Il post è scritto benissimo con il suo solito stile un po' scanzonato, ma molto chiaro, preciso e lessicalmente adeguato. E' il post più originale del combattimento a partire dal layout, un post circolare con un'idea di fondo. Ammetto che mi sono detto "un po' arrogantella Alex con l'accusa a Drio di non prestare attenzione al campo di battaglia", salvo poi capirne il motivo nel finale. Un ottimo post anche nelle scene di combattimento, che risulta molto leggero e piacevole. Brava anche la nostra sfaticata.

Oushi e Drio purtroppo non accedono al turno successivo ma hanno prodotto anche loro due ottimi post. Il combattimento della prima è sulla falsariga di quello di Aeli (o forse sarebbe meglio dire il contrario), a livello di descrizione e anche devo dire di "stile di scrittura". Vi assomigliate, infatti la differenza (secondo il mio giudizio, ovviamente) è stata davvero minima. Del secondo ho apprezzato tanto la parte iniziale: Drio ha dato molta importanza al fatto che questo è un torneo dove le coppie vengono formate a caso, dove ci si può anche non conoscere e ci si può trovare a combattere contro chiunque. Buona parte del post è incentrata su questo aspetto. Il combattimento, tuttavia, è stato troppo focalizzato su Drio/Oushi, mentre negli altri post stata c'è più interazione e anche più descrizione delle parti di combattimento in cui non agiva il proprio personaggio.

Se avete dubbi/critiche o necessità di chiarimenti sono ovviamente disponibile!

*****************************

Secondo scontro

Le coppie di sfidanti sono

Recks/sanji5 vs Nataa/Hjordis

L'estrazione è avvenuta nell'ordine Recks - Nataa - sanji5 - Hjordis

In bocca al lupo. :wink:
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Recks
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Torneo- scontro del disagio

Messaggio da Recks »

Ero a terra, le mie ginocchia immerse nella sabbia. Al contatto con i granelli, la larga ferita sulla gamba bruciava così tanto da farmi imprecare. Mentre il terreno si tingeva di rosso, non potei fare a meno di rimproverarmi per quanto successo. In quel momento la spada di Damocle pendeva sopra la mia testa: una sentenza definitiva, quella che di lì a poco avrebbe compiuto Hjordis.

“ Sono un idiota. Come potevo pensare di vincere contro una guerriera esperta e una Commander? Spero che questo strazio finisca presto, almeno non dovrò reggere per un minuto di più l'afa”.


Il sole abbacinante rendeva tutto rovente al tatto, sabbia compresa. Le lapidi, attorno alle quali svolazzavano gli avvoltoi, sembravano sciogliersi come burro. La statua di Lea scintillava, così come la freccia conficcata nell'avambraccio. I suoi occhi erano puntati su di me, impassibili. Mi osservavano. Mi stava dando dei suggerimenti? Mi rimproverava per aver gettato la spugna troppo presto, oppure stava semplicemente aspettando la mia prossima mossa?
Sicuramente, non ero un bello spettacolo. Ero lì, fermo, ad aspettare la sconfitta, senza nemmeno cercare di cambiare le cose.


Non posso sempre reagire così di fronte alle difficoltà.
Per una volta, solo una, vorrei tanto non arrendermi.

"Non ti arrendere, possiamo ancora farcela".

Sì, forse hai ragione.


***

Decisi di tenere gli occhi chiusi, almeno finché un fischio non avrebbe dato il via alle danze. Intorno a noi, il paesaggio cambiava. Non potevo ancora vederlo, ma a giudicare dalla fronte già madida di sudore, doveva sicuramente far caldo e non esserci nemmeno un filo di vento. Sentii gracchiare degli uccelli, forse dei corvi. Quando riaprii gli occhi, dovetti ricredermi: erano avvoltoi. Ciò che il panorama offriva era una landa desolata, abitata solo dagli avvoltoi, dalla sabbia e dalle lapidi. In lontananza si scorgevano le rovine di un castello, probabilmente ormai disabitato.

<Ricordati il piano, Lea!>
<Ce la metto tutta. Devo solo rimanere concentrata e non distrarmi. >
<Non sarò certo io a distrarti, piuttosto queste due. Non sottovalutarle. >
<Pensa a non farti mettere subito fuori gioco da Hjordis>.
<Non posso fare miracoli, spiacente. >

Il fischio d’inizio.

Hjordis scattò in avanzi, la spada impugnata a due mani. Ogni suo colpo, per quanto brutale, era preciso e frutto di un'occhiata rapida ma attenta alla guardia dell'avversario. Mentre Lea tentava di non farsi sopraffare dalla sua furia, io mi occupai di Nataa, che stava già allontanandosi per usare Algiz indisturbata. La terra sulla quale mosse i suoi primi passi cominciò a vibrare intensamente, per poi scuotersi impetuosamente. La ragazza cadde a terra; la sentì imprecare, mentre le sue mani si staccavano dalla sabbia rovente. Un avvoltoio volò sopra di noi, chiedendosi quale tra i due soldati sarebbe stato il suo prossimo pasto.

Un fulmine a ciel sereno si aggiunse allo scenario, terminando sul corpo di Arroway. Le scariche elettriche raggiunsero ogni punto del suo corpo. A causa degli spasmi, la sua gamba sinistra si muoveva a intermittenza. Mentre si riprendeva, Nataa si schiarì la voce.

<Giuro che questa me la paghi>.
<Spero con tutto il cuore di no!>

Considerai l’idea di continuare a infierire almeno finché lei non si fosse completamente rialzata. Tuttavia, un rapido sguardo a Lea e Hjordis mi fece cambiare idea. La Gria mostrava già diverse ferite sul petto, dalle quali il sangue usciva copiosamente. In quel preciso istante, le lame delle loro due armi si erano incontrate, pronte per un lungo bacio. Avevo già visto quella situazione fin troppe volte: sapevo che Lea non ne sarebbe uscita vittoriosa.

Non conoscevo tuttavia l'arte della Geomanzia. Il sole parve splendere più intensamente del solito.

Le scottature sul corpo fecero tentennare l'Ajsynn e una scheggia di ghiaccio completò l'opera. Prima di poter vedere la disfatta dell'avversaria, una freccia mi colpì alle spalle. Il sangue cominciò a riversarsi su tutta la divisa.
Non le avrei permesso di ferirmi nuovamente.

<E ora fuggi. Ricordo che anche alla sagra piaceva nasconderti.
Non hai le palle>.

Vero.
Non ho le palle.
Io mi sento totalmente diverso da voi.
Non sono come voi SeeD.
Hjordis è il soldato che io non sarò mai: imperturbabile, qualunque cosa succeda. Non l'ho mai vista cedere di fronte a nulla da quando è entrata al Garden. Io cosa sono rispetto a lei?
Nulla. Io sono il suo opposto.
Non ho né la sua tenacia, né la sua esperienza.
Io ho paura di troppe cose, che lei invece troverebbe infantili.

Io ho paura di morire e di vedere gli altri intorno a me esalare l'ultimo respiro.
Lei no.
Eppure, le mie paure, i miei incubi, sono concrete realtà che ogni SeeD vive quotidianamente.

Perché allora mi ostino a rimanere al Garden?



Una coltre mi avvolse, rendendomi invisibile. Avrei soccorso Lea. Mentre la raggiungevo, lanciai un Haste per renderla ancor più agile del solito, aiutandola così ad evitare la furia implacabile dell'avversaria. Sapendo tuttavia che ciò non sarebbe bastato, lanciai una sfera incandescente verso Hjordis. Sfortunatamente, i suoi ottimi riflessi le permisero di schivare facilmente l'incantesimo con una capriola.

Dopo la capovolta, Hjordis riprese la sua corsa. Inaspettatamente, i suoi passi non si avvicinarono a Lea ma a me. Com'era possibile? Come poteva vedermi, nonostante la mia invisibilità?

Mi resi conto solo in quel momento dell'errore che avevo commesso. Le mie orme nel deserto mi rendevano una preda tanto vulnerabile quanto Lea. Ero così impegnato ad aiutarla che mi ero dimenticato di utilizzare Levita.

< Recks, scappa! Non ti arrendere! Possiamo ancora farcela!>

Anche la Gria si accorse del mio sbaglio. Cercò di aiutarmi rincorrendo Hjordis e colpendola con la Katana.
Fu una freccia Stop a impedirglielo. Il suo corpo divenne rigido come quello di una statua.

Idiota.
Stupido.
Nessuno avrebbe commesso questo errore.


L'Antarian aveva aperto una ferita al livello del ginocchio, facendomi crollare a terra. Nataa, che ci aveva raggiunto, lanciò le mie armi a qualche metro di distanza da me.

Ero in ginocchio.


***

Un trucco vile. Forse ero rimasto influenzato da Robert durante l'ultimo scontro allo Zoolab. D'altronde, cos'altro avrei potuto fare? Con il bastone e la spada a diversi metri da me, l'unica arma a mia disposizione era la sabbia. Mentre Hjordis si ripuliva in fretta la faccia, io cominciai a fuggire.
Credevo di averla fatta franca.


Stupido. Stupido. Stupido.
Credi davvero che questo stratagemma possa farti vincere? Oh certo, Hjordis sta perdendo tempo a pulirsi la faccia perché la sabbia le dà troppo fastidio. Certo. Non ti ricordi che Nataa che si trova dietro di lei?
No, evidentemente no; non sei capace di pensare a più di una cosa per volta.

Se ti girassi, vedresti la sua faccia divertita, che gioisce come un bambino in un negozio di caramelle. E' solo questione di tempo, Recks.


Una freccia si scagliò contro una lapide alla mia destra: aveva sbagliato bersaglio.
Recuperai il bastone, adagiato contro la tomba. Forse non era ancora detta l'ultima parola.

<Haste> cominciai a dire.
Troppo tardi.

Aveva già fatto centro.
Nataa aveva mantenuto la sua promessa.



***




"Il sole è scomparso, lasciando spazio al buio pesto. Intorno a me ci sono solo gli avvoltoi. Non emettono versi ma parole a me familiari. Rimproveri. Dalle lapidi riemergono magicamente dei corpi. Calien, Rina, Raiden, Alex, Leon. Tutto il Garden. Tutti intorno a me sono morti, Lea, Nataa e Hjordis comprese. Di loro rimangono solo qualche brandello di carne e parti della divisa.
Mi osservano tutti, con aria di rimprovero”.


<Perché non ci hai aiutato?>
<Potevi salvarci, eppure hai deciso di scappare. E tu saresti un SeeD?>
<Sei solo un bambino. Solo un bambino. >
<Sì, Recks, piangi. Lamentati di quanto le cose non vadano bene senza poi muovere un dito. Questo ti è sempre stato molto utile nella vita, non è così?>.


"Che cosa fa più male? Una freccia o una parola? La penna o la spada? Tutti credono che la morte peggiore sia quella fisica ma ce n'è una più atroce. Pensiamo sempre ai soldati che muoiono trafitti dai proiettili, senza mai ricordare l'unico superstite che vede morire i suoi compagni davanti ai propri occhi, mentre lui impotente assiste alla scena.

Quella è la morte peggiore. Sei vivo fuori e morto dentro. Passi ogni giorno a pensare a chi non c'è più. Vivi nel passato, chiedendoti se tu non avessi potuto fare qualcosa per salvarli. Pensi, tristemente, che forse sarebbe stato meglio morire con loro che salvarsi. Paradossalmente, credi che essere sopravvissuto sia stato un brutto scherzo del destino.

Vivi per inerzia, non perché vuoi realmente vivere, ma solo perché il tuo cuore batte ancora.
Tu non provi niente, nemmeno una singola emozione.
Vivi nel presente, eppure la tua mente è ancora fissa sul passato.
Intrappolato dai sensi di colpa e dai ricordi di quei compagni che non ci sono più.

E' questo il mio incubo".
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Nataa
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Località: Garden.. finalmente XD!!
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Re: Tornei

Messaggio da Nataa »

Torneo Garden
Recks/Sanji5 (Lea) Vs Nataa/Hjordis



Conoscersi è seguire la linea imperfetta delle cicatrici che disegnano la storia della propria vita. Ferite che scavano in profondità e riaffiorano in dolore e lacrime; una vulnerabilità intima che lacera la carne, bruciando l’orgoglio e l’onore.
Cordoli per raccontarsi senza maschere.
Rinfoderai Aìma, concludendo la sessione d’allenamento.
«La pace che cerchi non esiste.» Si scostò ciocche di capelli madide di sudore «Non al di fuori di te.»
Tamponai il rivolo di sangue che colava lungo lo zigomo «È una verità scomoda, così non posso prendermela con il mondo.»
«È mai servito?» Sorrise
«No, non davvero.»

Hjordis parò di piatto un fendente, un guizzo dei muscoli e allontanò le lame per scartare di lato e lasciarmi la strada libera per un calcio al fianco che si infranse contro un guizzo verde.
Recks digrignai tra i denti ma non riuscii a comprendere dove fosse. Lea tentò un affondo.
Era agile. Precisa. Furba.
Il campo di battaglia era un ruvido insegnante, impara o muori; una lezione che condividevo con Hjordis, ma che appresero in fretta anche i nostri avversari.
L’iniziale difficoltà fu vinta dal gioco crudele del sangue, l’istinto strisciava sotto la pelle affiorando a graffiare e lacerare la voglia di vivere: la morte era l’ombra degli avvoltoi appollaiati tra le tombe.
Si erano riscoperti soldati e compagni; un legame che li accordò, armonizzando movimenti e pensieri: un pericolo.
Balzai all’indietro e la lama di Lea trovò solo l’aria da scalfire, un colpo di reni e parò Antarian. Audacia. Una forza innaturale -nuova- le diede modo di far retrocedere d’un passo la donna dal gusto di vento e neve.

«Silje mi ha detto la verità: i tuoi occhi possiedono l’acume e l’onore del lupo.» Increspai le labbra, sorridendo ai ricordi di giorni passati a inseguire la bruma d’inverno «Hai il gusto della neve.»
Rispose a quel nome annusando l’aria, circospetta, guardinga come un animale ferito; strinse gli occhi scavando, tra le sfumature delle mie iridi, una verità a cui temeva di aggrapparsi.
Esitò, perdendo il respiro tra le labbra.
Fu un istante in cui il volto della figlia perduta si sovrappose al mio, una ferita non cicatrizzata che grondava sangue e dolore.


Affondò le dita nella sua pelle, artigliandole un braccio, ma un movimento e Hjordis la bloccò a terra schiacciandola tra la rena; la violenza della terra proruppe in tutta la sua potenza: un mulinello di sabbia tagliente spazzò il campo costringendola a lasciare la presa; la Gria tentò di librarsi in aria, ma il piatto di Aìma la costrinse supina a mangiare la polvere dell’attacco. La tempesta di sabbia passò come una stilettata, aprendo ferite tra la pelle e facendo assaggiare il disgustoso sapore del sangue.
Mi costrinsi in piedi.
Rabbia e frustrazione.
Un nemico invisibile e silente, un serpente annidato tra le rovine e le tombe che assistevano mute allo spettacolo.
Lanciai un’occhiata al mio fianco, Hjordis era accanto a me -una sicurezza e un appoggio. La vidi contrarre la mandibola, mentre gli occhi si lasciavano guidare tra le dune del deserto alla ricerca di un miraggio.

«Dov’è?» Avanzò d’un passo.
«Non puoi ancora raggiungerla.» Guardai a occhi lontani «Fa male, vero?»
Afferrò il bavero della divisa e quando parlò le sue labbra scandirono una voce di ghiaccio tagliente «Dove si trova?»
Scrollai le spalle «Ha raccontato di una donna forte –una guerriera, una regina e una madre– il cui sguardo non è offuscato da accuse, ma che possiede la forza per guidare senza ostacolare. Una donna che non si lascia scalfire dall’errore, ma prosegue il suo cammino per ripararlo.
Una spada onesta e onorevole a cui è facile votarsi.
Mi ha narrato un padre, un uomo duro e d’onore, un Re anche con i figli. Pietra di montagna che non retrocede al dovere.
Ha accarezzato con lo sguardo la figura di un fratello, Arne, a cui donare il proprio cuore.»
La presa s’indebolì al suono di ricordi violati da una voce estranea.
«La troverai. Lei vuole essere trovata, ma non attraverso estranei.»


Schioccai la lingua «Maledetto codardo.»
Un nervosismo che mi rese inquieta e impreparata, la Gria era in piedi –un fuscello di canna tra l’oro della sabbia– la spada di fronte a sé, le braccia tremanti di stanchezza, ma attenta a ogni sguardo: scrutava e soppesava gli avversari, cercando il nodo da stringere e la debolezza da scalfire.
E tra le iridi di granito e sangue trovò le profondità delle ferite che la storia mi aveva inferto.
Si portò avanti; schivai l’affondo.
Un tondo che s’infranse su Hjordis.
Un pugno la costrinse alla distanza. Un velo di sangue le coprì la visuale ma gli occhi rimasero fissi a scavare tra le piaghe di ricordi e nebbie.

Lasciò cadere le braccia lungo il corpo e fece qualche passo indietro a incontrare il muro, fino a scivolare a terra –il peso di madre a gravarle sulle spalle e negli occhi le memorie di una terra e una figlia lontane.
«Raccontamela.»
Mi sedetti di fronte a lei, una mano all’indietro per reggere il peso del corpo e un ginocchio piegato su cui abbandonai il braccio «Si raccontò davanti un fuoco in una notte di stelle e bruma; non distolse mai lo sguardo dalle fiamme come se lì, nelle profondità del calore, rivivesse la sua storia. Occhi di un verde rubato ai prati, fatti per guardare le sfumature impercettibili di ciò che le sta intorno: nulla sfugge alla percezione del suo animo, una sensibilità che l’ha ferita nella ricerca di un affetto ruvido, una carezza e un calore –ora lo sa– che non avrebbe mai potuto chiedere, non al Primo tra i guerrieri.
Un cucciolo di lupo, che può crescere ed ergersi a montagna, una roccia innevata come la sua determinazione. Mi narrò di aver sfidato un Re per seguire una strada che si era costruita da sola –poneva lei i suoi obiettivi, non lasciando ad altri il compito di indirizzarla e guidarla su sentieri battuti.» Lasciai che gustasse il sapore della figlia, la testa all’indietro e gli occhi socchiusi su un mondo antico.


Molleggiai sulla destra e provai un affondo, ma Lea fu veloce a schivare – Haste aiutò una naturale destrezza. Contrattaccò, una torsione decisa del polso ad accompagnare il colpo, ma lo deviai facilmente.
Un fendente scartato a sinistra, digrignò i denti quando Hjordis le fu sopra con una gomitata alla schiena.
Di nuovo ginocchia a terra, ansante, Lea sputò sangue. Non riuscì ad alzarsi al primo tentativo: le gambe cedettero e l’ombra che la sovrastò le fece ingoiare l’orgoglio.
M’inginocchiai davanti a lei, le afferrai il mento tra le dita e scrutai tra gli occhi azzurri la voglia di vincere, ma non riuscii a riconoscere il barlume di sicurezza che la attraversò. Quell'unica parola che avrebbe dovuto condurla all'oblio del sonno, quando la sussurrai, parve invece renderla più agguerrita. Compresi troppo tardi l'ennesimo intervento di Recks - lui e la sua -censura- codardia, anche solo per intervenire personalmente: la spinta di Lea mi giunse inaspettata, finii faccia a terra a respirare polvere mentre nella spalla di Hjordis andava ad allargarsi una macchia di sangue.
La Gria divelse la katana con una smorfia di piacere, strappandole un lamento ovattato.
Il vento sferzò una frustata portando l’eco di ricordi lontani, mentre ai miei occhi la sabbia divenne neve.

Quando fu pronta riaprì gli occhi per incontrare i miei, inclinai la testa da un lato lasciandomi trasportare in quella notte di racconti e ricordi.
«Spese parole a dipingere la protezione silente e invisibile di una madre, il cui affetto e la cui fiducia la forgiarono nell’amore.
Le parole più dolci le riservò per suo fratello: il suo tono era vellutato nel ricordare i giorni d’infanzia –tra libri e giochi– in cui camminava affianco a lui, perché attraverso il suo amore era cresciuta e diventata donna. Un legame che ancora oggi sussurra, tra le cicatrici di un destino che li separò.»



Alzai lo sguardo su un cielo plumbeo, gocce di pioggia trafiggevano il volto: lacrime antiche si seccarono sulle guance, un dolore indelebile che aveva il sapore del suo nome.
La neve scricchiolò sotto i passi di una figura dai contorni incerti, un miraggio tra le dune bianche. Puntellai le ginocchia a terra cercando di rialzarmi, ma un calcio mi fece rotolare tra la neve.
«Non sei cambiata. Debole. Legata alla tua emotività, non riesci a guardare la realtà» Nella voce -un sottile filo metallico- il timbro crudele del disprezzo.
«Ti ho cercata, Lenne.» Mi lasciò tornare in piedi
«Sono sempre stata qui.» Allargò le braccia per lasciarle ricadere lungo i fianchi «Perché continui a inseguirmi?»
«Ho bisogno di te.» Mi morsi le labbra, una realtà che non avevo mai lasciato trapelare, dalla quale non volevo lasciarmi scalfire «Ho bisogno di te, sempre.»
«Non mentire. Tu vuoi il mio perdono.» Una risata cigolante le sgorgò dalle labbra «Tu che non sai scegliere e lasci siano altri a farlo al posto tuo; il mio sangue ti bagnerà e ti distruggerà. Eppure vuoi già il mio perdono.»
Strinsi le dita a graffiare i palmi, sorda alle sue parole «Voglio solo vederti. Salvarti.»
«Mi ucciderai, Arroway. Lo sappiamo entrambe.»
Il brontolio cupo del cielo si levò sul silenzio attonito della verità; lo scroscio d’acqua s’infranse sugli alberi innevati. La pioggia si fece sempre più pesante, una coltre che sfocò in un guizzo rosso dal sapore metallico. Alzai una mano a raccogliere le gocce: sangue.
Pioveva sangue.
Il respiro si mozzò in gola, dovetti ingoiare l’impulso del rigurgito.
Una risata storta «Hai l’odore della morte.»
Il volto della donna iniziò a sciogliersi e distorcersi, come la cera di una candela colò e assunse contorni disumani; la pelle divenne diafana lasciando intravedere la carne rossastra, le braccia divennero zampe e artigli.
Annusò l’aria e agganciò il suo sguardo sul mio, lanciò un mugghio che gli scoprì le zanne. Un morso e sarei morta.
Si lanciò con un balzo, Aìma penetrò il braccio recidendo i muscoli fino all’osso: digrignò i denti lasciandosi sfuggire un latrato fin troppo umano. Non si fermò.
Cademmo a terra, un suono sordo.
Gli artigli penetrarono il cuoio capelluto, prendendomi la testa e scuotendola «Riprenditi Nataa.» La voce fu un’eco lontana, la pioggia di sangue grondava dal cielo e mozzava il fiato. Un colpo allo zigomo, le fauci del mostro schioccarono di rabbia e frustrazione.
«Avanti riprenditi.» Uno schiaffo.
La nebbia si diradò e il caldo afoso mi investì come un pugno allo stomaco.
La neve si sgrano tra le mani e tornai a stringere fini granelli di sabbia «Hjordis…» Sussurrai ancora stordita.
La donna mi sovrastava col suo corpo, ferita ed esausta mi aveva trascinato fuori dal fuoco nemico, al riparo dietro alcune rovine.
«Caos, maledizione.» Imprecai Hyne e tutta la sua progenie per aver lasciato il fianco scoperto «Ti ringrazio.» Sorrisi, mentre mi tendeva una mano per rialzarmi.

Le regalai un silenzio a cui non ero mai stata votata; un silenzio che mi aveva ferito più della lama, perché mai avevo imparato a scavare e comprendere tra le sue grida.
Le tesi una mano «Vinci con me.»
sanji5
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Re: Tornei

Messaggio da sanji5 »

Il Mystes è nostra madre, ci circonda e ci protegge: non soffriamo il caldo né il freddo, i virus non ci indeboliscono, i veleni non ci uccidono. Sotto la sua benedizione, prosperiamo ovunque, perché siamo i suoi figli prediletti. Ma il Mystes è una madre severa, e per averci reso guerrieri perfetti, richiede un tributo di sangue.

Vidi Hjørdis aiutare Nataa a rialzarsi. Ispezionai il campo alla ricerca di Recks, lo trovai accasciato ad una lapide: la rapida successione di magie lo aveva stremato. Richiamai la sua attenzione con un ghigno, un cenno del mento gli indicò la situazione. Bisognava agire in fretta e sfruttare quei pochi secondi di quiete per non perdere il vantaggio conquistato. Abbandonai la katana, inutile contro le abilità impareggiabili delle due donne, e pregando che Recks avesse capito il mio labiale, mi lanciai all'attacco. Il terreno udì le mie suppliche e prese a vorticare ai piedi Hjørdis, che perse l'equilibrio. Un Fira strategicamente piazzato alle mia destra la fece sbalzare all'indietro, allontanandola di parecchi metri dalla mia vittima. Afferrai al volo un pugno di sabbia e raggiunsi Nataa, distesa e ancora leggermente stordita, e soffocai il suo urlo di aiuto; con i pollici sulle sue palpebre, affondai il viso nella trappola che avevo creato.
Hjørdis, nel frattempo, si era rialzata, Antarian stretta in mano. Percepii nelle vibrazioni delle sue falcate una naturalezza nel combattimento simile alla nostra. Con la punta della lingua mi bagnai le labbra, ravvivando il sangue incrostato. Il sapore familiare mi trasportò indietro nel tempo, a Ghi. Ricordai le forme della sua anima nascosta dietro i suoi occhi, e ne riconobbi i tratti in quelli della donna davanti a me. Mi abbandonai alla malinconia. Sospeso alla sua altezza, lasciai che mi raggiungesse, accogliendo la pugnalata al ventre come una cara amica. Accarezzai il viso di Hjørdis e posai le mie labbra sulle sue. La carne si lacerò al contatto con canini aguzzi. Assaporai il sangue che ora scorreva dentro me; volevo decifrarne ogni segreto.

Uno spostamento d'aria mi riportò alla realtà; Nataa si era liberata dalle sabbie mobili. Accecata dalla rabbia, brandì Aima alle mie spalle, pronta a colpire, ma una potente uragano sollevò tutti e tre da terra. Rinvigorito grazie a Rovescio, afferrai Nataa al volo e planai in direzione di Recks. Dall'alto della mia posizione, la lasciai cadere ai piedi del mio compagno. Un Fira a mezz'aria aggravò le scottature già presenti sulla pelle della SeeD.
«Ancora un po', e possiamo romperla»
Gongolavo di gioia, ma Recks mi guardava confuso. Strisciai il palmo della mano sul filo della katana che mi stava porgendo. La mano alla bocca, succhiai la ferita. Nataa era in piedi, il naso rotto di Recks volò all'indietro assieme al resto del corpo. Caricò un altro pugno diretto verso di me, ma con un calcio agli stinchi mi spostai alle sue spalle. Le girai la testa prendendola per i capelli e sputai con tutte le mie forze. Una maschera rossa di sangue essiccato copriva il suo viso. Io, invece, avevo ormai un'armatura. Raggiunsi con le dita il buco all'addome lasciatomi da Hjørdis mentre rovinavo a terra, prossima allo svenimento. e me le portai alla bocca. Sapevano di Ghi.

Recks, mi affido a te.
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Hjordis
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Re: Tornei

Messaggio da Hjordis »

Torneo Garden
Recks/Sanji5 (Lea) Vs Nataa/Hjørdis


La trovai in piedi già alle prime ore del giorno successivo al Torneo, la pelle lucida del sudore buono della fatica.
Nel perimetro sabbioso, tirava di scherma contro uno dei fantocci messi a punto da poco. I capelli sferzavano l'aria mentre con accanimento eseguiva affondi e respingeva quelli che, incalzato dalla pressione, il bersaglio le restituiva con tempestività; nei suoi gesti - precisi, essenziali - riscoprii ancora una volta l'efficiente ruvidezza del soldato.


«Piccolo stronzetto» sentii Nataa ringhiare quando Recks, approfittando del disorientamento e della momentanea cecità, l'aggredì alle spalle con un fendente maldestro che molto raccontava della sua scarsa capacità di maneggiare un'arma. Il colpo, tuttavia, andò a segno lacerando la divisa e la pelle del braccio. «Ora te la faccio davvero pagare!»
Si lasciò guidare dall’udito, dal sibilo con cui la lama fendette l’aria. Evitò il secondo colpo senza difficoltà, caricò il ginocchio e colpì il mago al centro dello sterno. Il giovane si piegò su se stesso, il respiro ridotto a un rantolo.
La SeeD si strofinò le palpebre con la manica, gli occhi arrossati lacrimarono un poco. «Stupido sgorbio codardo!»
Lui allungò la mano ma non arrivò a recuperare il gunblade. Inchiodato al suolo, ricevette uno schiaffo così violento che l’eco turbò persino gli avvoltoi in attesa su alcune rocce vicine. Si divincolò ma lei gli era superiore in tutto.
Spostai lo sguardo su Lea semicosciente, coperto da quella sabbia che fino allora era stata la sua forza: nei miei primi anni di permanenza su Ivalice la loro razza si era rivelata per me più una leggenda che nutriva l'immaginario.
Delle terre di Jylland raccolsi soltanto poche voci, perché la prudenza sembrava tenere gli esploratori ben lungi da alcuni di quegli spazi - c'erano miniere abbandonate all'oscurità e fantasmi nati dal cuore di una palude marcia.
Ordalia occupava l'estremo orientale del continente. Pochi s'erano spinti fino a Tramdine, poiché in una landa sterile fatta di rocce e rade foreste la Storia aveva confinato il clan di un popolo selvatico e ostile: le Gria amavano lottare più di quanto non desiderassero vivere. Avevano appetiti feroci e l’energia dei draghi; forgiavano spade perché non credevano in niente se non nella forza delle lame, portando poi sul campo di battaglia una voracità distruttiva.
Erano macchine che non potevi arrestare, solo anticipare. Un popolo dove ai cuccioli per prima cosa s'insegnava a mordere, plasmando una vocazione naturale in un sistema di vita che nasceva e moriva nell'esercizio della guerra.



La donna si massaggiò il collo, le spalle. Poi, accortasi della mia presenza, ripose la spada nel fodero e si girò: non le concessi tregua, continuando a osservarla, percorrendola per soppesare e valutare ogni centimetro del corpo.
«Non hai molte cicatrici» commentai. Quelle parole la spinsero a sfiorare l'addome, indugiando oltre il necessario.
«È difficile colpirmi» rispose stringendosi nelle spalle, lo sguardo perso in ricordi troppo lontani da raggiungere.
La vita si scrive ogni giorno, raschiando la pelle – anche la tua – per scollarne memorie e polvere, sorrisi e sogni.
Si scrive e riscrive sempre, perché cancellare e dimenticare è l’unica possibilità rimasta per inventarsi un domani.
Lo sapeva bene lei, che portava in sé le tracce di una pagina strappata. Senza la minima pietà per se stessa – qualità di cui era sprovvista ma alla quale, come compresi nelle ore trascorse assieme sul filo delle relative spade e parole, suppliva con una lingua tagliente – si era cercata negli attimi del passato e vista per ciò che era: nulla, se non carne.
Ogni esame, persino il mio, sembrava avere per lei il gusto di un’infanzia brevissima, rifiutata e chiusa nel cassetto delle occasioni perdute; ogni esame chiamava una paura che il tempo aveva trasformato in una nebbia rada, sottile.
Era nata e subito si era ritrovata adulta, a camminare in un mondo che accettava soltanto il prezzo del sangue.


Nataa non pensava. Era guidata da un istinto legato alla consapevolezza che la paura fosse una condizione chimica avvinta al tempo – perché quando hai il nemico davanti non puoi ragionare, solamente colpire per primo o morire.
Se ti fermi a riflettere avrai timore di essere ferito, provare dolore, non fare ritorno e l'insicurezza ti paralizzerà.
La SeeD, però, quel tempo non l’aveva, non se lo voleva concedere: sotto di lei, il volto schiacciato contro la sabbia, Recks piagnucolava e soffiava come un gatto. Tentò di sollevarsi per scrollarsela di dosso ma la donna non cedette.
I suoi occhi mancavano tanto di compassione che d’indulgenza. Gli torse un braccio dietro la schiena ma al suono della scapola spezzata subentrò invece un gorgoglio indistinto: un accesso di tosse e Nataa sboccò sangue e saliva.
Il mago era consapevole di non avere una seconda possibilità. Con una gomitata la scostò da sé, poi si trascinò in piedi e indietreggiò sino a guadagnare il sostegno dell'arco di pietra alle spalle; a terra, strozzata dall'emorragia, la mia compagna si puntellò su un ginocchio e spingendosi in avanti, spada stretta fra le dita, cercò di raggiungerlo.
Un sussurro fra le labbra, il palmo premuto al suolo, e il giovane trasformò il terreno a suo vantaggio: a dividerli, in quel momento, una rosa di ghiaccio dalle cuspidi affilate alte sette piedi, trasparenti e illusorie come solo la neve.



«Per te la vita non ha valore. L'ho capito da come ti batti: non hai paura, neppure speranza. Non ti afferri a niente.»
«È un’eredità di tutte le scelte che ho fatto.» Un sorriso cupo, quasi nostalgico, la toccò. «Un’eredità utile, a volte.»
La scrutai, scorgendo nei suoi occhi un riflesso diverso: era silenzio e una bellezza strana, selvatica e dolorosa - un'immagine che svanì in un istante troppo breve. Scossi la testa. «Se non rafforzi l’anima, sarai una preda facile.»
Inarcò un sopracciglio, ricambiando la mia occhiata. «Non capisco come questo sia legato al nostro ultimo duello.»
«Il tuo spirito è il bagliore di una candela esausta: lottare così è come corteggiare il fuoco dopo un bagno di pece.»
Socchiuse le palpebre. Lungo i fianchi, le dita si contrassero in pugni chiusi. «Ti assicuro che so bruciare se voglio.»
Ed era vero. Bruciava, inseguendo un fantasma e diventandolo a sua volta, consapevole che la strada scelta non le avrebbe lasciato nulla, se non un ricordo che l'avrebbe incisa - di quelli che il tempo non avrebbe saputo cancellare.
Nella voce, quando le chiesi cos'avesse visto in quei pochi secondi, una malinconia che respirava già nella tragedia.


Osservai Recks deglutire, mentre mi chinavo a sollevare la testa di Lea e sostenerla con un braccio. Stava prendendo tempo e quell'errore incoraggiò l’avversaria, che trasse dalla sua incertezza l’invito a una nuova, decisiva offensiva.
«Sentivo proprio bisogno di qualcosa che raffreddasse un po’ l’ambiente» sibilò la SeeD. Individuato il punto debole del muro improvvisato abbatté Aìma in un fendente di pura potenza, riducendo due stalagmiti a ridicoli monconi.
Lo raggiunse, ne deviò il goffo tentativo di difesa e lo agganciò al collo per sferrargli un pugno quasi più pericoloso della lama. «Ti confido un segreto» ringhiò quando ormai era a pochi passi da noi, allungando una ginocchiata allo stomaco che lo lasciò stordito. «Non ho ancora mai ammazzato qualcuno a mani nude: tu potresti essere il primo.»
«Bevi» ordinai alla Gria e quando la pozione gli inumidì la bocca secca, lui dischiuse le labbra inghiottendo d'istinto due lunghe sorsate. «Con calma o finirai per vomitarla e davvero non puoi concederti un lusso del genere, adesso.»
Tossì un paio di volte, scosse il capo. Infine riaprì gli occhi. All'iniziale confusione e intorpidimento si sostituì ben presto la comprensione; l'addome era avvolto da una leggera patina trasparente che deviava dall'azzurro al verde.
«Era da molto che non arrivavo a godermi uno scontro» risposi alla sua domanda inespressa. «Devo almeno avere la possibilità di riconoscertene il merito. Inoltre...» mi limitai ad aggiungere, accennando a Recks sul pietrisco rovente.
Lea sorrise, una smorfia da predatore: con uno scatto raggiunse il compagno, che si stava passando il dorso della mano sulla bocca. Nataa, tuttavia, gli aveva aperto le labbra e forse spaccato il naso. Il sangue continuava a colare.
La katana impugnata due mani, gambe divaricate per abbassare il baricentro e conferire una maggiore stabilità alla difesa, la Gria strinse l'elsa e attese. Nello sguardo, uno scintillio metallico a svelare una fame dagli accenti bestiali.
Di nuovo al fianco della SeeD, ruotai sul capo Antarian e la piantai al suolo con un tonfo soffocato: dalle cosce alla schiena ero un unico crampo ma sospettai che la fine di quel combattimento avrebbero dovuto decretarla i giudici.



«Quando la ucciderai» le dissi soltanto - e fu singolare la forza con cui le mie parole la colpirono, tanto da farla arretrare «dovrai assumerti la responsabilità di guardarla negli occhi, perché verrà il giorno in cui siederai davanti alle conseguenze delle tue stesse azioni e ti accorgerai che niente di quanto ti sei raccontata basterà al rimorso.»
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

GIUDIZIO.

Allora.

Si è trattato di uno scontro molto diverso dal precedente. Molto carente riguardo ai contenuti del combattimento in sé, con poche idee e colpi di scena. Al contrario, avete più o meno tutti dato importanza prioritaria (se non esclusiva) a flashback, ai personaggi e alla loro interiorità, al contorno del combattimento e non solo. Anche a questioni che col combattimento c'entrano poco. Il giudizio, quindi, si è basato proprio su questo aspetto. Preciso che le parole precedenti non rappresentano una critica, ma solo una constatazione: più che interessati al combattimento, ho trovato che vi siate concentrati di più su un altro aspetto. Tutto qui.

L'utente migliore in questo scontro è stato
Spoiler
Hjordis
Le proprietà di linguaggio sono note a tutti e, soprattutto, non dev'essere stato facile interpretare, nel modo in cui lo hai fatto, un personaggio come Nataa che mai hai potuto ruolare prima d'ora, su una precisa questione sulla quale vi sarete sicuramente messe d'accordo, ma che comunque è stata resa molto bene. E' anche il post che ho trovato meglio bilanciato: si nota bene lo stacco fra la parte in corsivo del combattimento e quella normale in flashback ed in generale il post è lessicalmente molto chiaro. Va dritto al punto, che è la cosa che più ho apprezzato. Il post ha un fine che viene perseguito con fermezza. Comunque, trovo tu possa dare ancora di più. In ogni caso, brava e complimenti!

Il secondo utente che passa il turno è
Spoiler
Nataa
Post speculare a quello di Hjordis, la cui scelta di collegarli in questo modo da un lato non aiuta ad "integrare" gli altri partecipanti allo scontro, ma dall'altro rappresenta il significato di questo torneo a coppie casuali, ovvero sfruttare al meglio delle proprie possibilità il compagno che il fato vuole affibbiare a ciascuno. Direi che l'impegno nel farlo si è visto tutto e questo vale anche per Hjordis. Il post è scritto sicuramente in modo ottimo, anche qui le proprietà di linguaggio sono note: a differenza di Hjordis, tuttavia, ho trovato un po' esagerato l'utilizzo delle parole come "immagini", spesso ho dovuto rileggere le frasi più volte per figurarmi la scena o capirne il significato. In certi momenti mi sono sentito come in un vortice di parole XD anche questa cosa può avere aspetti positivi, ovviamente: tuttavia, i canoni di giudizio di questo giudice vorrebbero una maggiore (non troppa!) immediatezza :-D
D'altra parte, sempre a differenza di Hjordis, le scene di combattimento sono state descritte in modo più realistico, dando enfasi su particolari ed immagini anche crude. Bella la parte del Caos nella sua descrizione. Buon post, brava.

Recks e Sanji non passano il turno. Il primo ha dato il via a questo scontro introspettivo risultando comunque un po' ridondante, nella sua visione di Recks come un vigliacco. Forse ho già letto queste cose troppe volte, mi è sembrato leggermente ripetitivo. E' comunque un post che denota impegno ed il combattimento è quello descritto, negli eventi, forse meglio fra tutti. Sanji mi ha invece lasciato un po' l'idea di amaro in bocca: non perché non mi sia piaciuto, anzi. Il post è scritto molto bene e soprattutto prometteva bene, ma è davvero troppo corto. I post di Nataa e Hjordis, ma anche di Recks, invece, sono più sviluppati e mi hanno permesso di "entrarci" di più.

Sono disponibile per chiarimenti e critiche, ovviamente. :wink:

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Terzo scontro

Le ultime due coppie (prima del combattimento singolo che chiuderà la prima manche) sono:

Leon Feather / Leon88 vs Night / Macha

Estrazione avvenuta nell'ordine Leon Feather, Night, Leon88 e Macha.

Buono scontro. :wink:
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Leon Feather
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Re: Tornei

Messaggio da Leon Feather »

Torneo Garden
Elza / Leon Rayearth Vs Siegmeyer / Niamh
Cosa c'è peggio di un Siegmeyer? Due Siegmeyer!
Il mio compagno di squadra era seduto su quella panchina di metallo a osservare il terreno sotto i sui piedi, pensieroso.
Leon Rayearth era un mercenario, un uomo con una forza tale da permettergli di tenere in pugno due Claymore e maneggiarle con una destrezza non indifferente. Ma non era il tipico soldato tutto muscoli e niente cervello che attacca senza pensare e basa la sua strategia unicamente sulla propria forza: Leon era anche una persona intelligente e dotata di un'immensa esperienza sul campo di battaglia, e come se tutto ciò non bastasse era in grado di usare la magia.
Con un alleato del genere al mio fianco sentivo di avere già la vittoria in pugno.
Spostò lo sguardo su di me e mi scrutò per qualche istante. “Cerca di non finire KO in un singolo pugno di Niamh”
Incrociai le braccia assumendo un'aria offesa, volgendo lo sguardo lontano da lui. A differenza di quanto tutti pensassero sapevo combattere. Semplicemente nella maggior parte dei casi preferivo evitarlo, per una questione di semplice spirito di conservazione, o perchè trovavo più logico liberarmi di una minaccia attaccandola di sorpresa e alle spalle. Qualcuno in passato mi aveva definito codarda per questo, ma non mi importava.
“Scherzavo, scherzavo!” rise. “E' solo che mi sembri un po' fragile, e quella lì picchia forte”
“Ascoltami bene” mi avvicinai a lui e gli puntai il dito contro “Ci sono dei soldi in palio per questa pagliacciata. Quando ci sono soldi di mezzo, Elza da il massimo. Tentare di vincere un torneo con ogni mezzo è il minimo che possa fare. Tu non sai di cosa sono capace! Venderei la biancheria di Schwarzlight per 50 guil!”
“Spero che la determinazione ti basti allora” si alzò, le porte dell'arena si stavano aprendo. “Qui nessuno vuole perdere, tanto quanto te”
Poggiai una mano sul suo petto. “Leon... spacca!”
La luce investì la stanza.

Il simulatore entrò in funzione e l'arena comparve lentamente attorno a noi. Mi ritrovai al centro della piazza di in un piccolo villaggio, formato da due larghe strade battute che si incrociavano. Nel punto in cui le strade si incontravano si trovava la piazza, larga e circolare. Case di diversa grandezza, ma mai più alte di due piani, costeggiavano i lati delle strade.
Di fronte a me osservai Niamh aprire e chiudere i pugni di metallo, tremando al pensiero del momento in cui li avrebbe schiantati sulle nostre facce. Avevo visto in azione la pugile altre volte e sapevo di cosa era capace: non dovevo permetterle di colpirmi con i suoi pugni, o sarebbero stati dolori.
Poco di fianco a lei c'era Siegmeyer con il pugno stretto sul manico della Wakizashi, pronto a estrarla. Lui era probabilmente l'avversario più pericoloso, perchè dal comportamento più difficile da prevedere. Da Niamh sapevi quantomeno sempre cosa aspettarti.
Strinsi nervosamente il pugno sul manico della spada e gettai un'occhiata alla mia destra dove Leon, Claymore poggiata sulla spalla, aspettava con aria impaziente che la battaglia iniziasse.
Quando ci fu fatto segnale di partire, Siegmeyer scattò immediatamente in avanti, puntando verso Leon. Vidi il mio compagno parare un fendente con il piatto della Claymore, e poi più nulla perchè Niamh mi era già addosso.
Schivai un diretto muovendo la testa di lato, poi anticipai un montante diretto allo stomaco e lo evitai facendo un passo indietro. Cercai di contrattaccare con un fendente di spada ma lo deviò semplicemente usando il parabraccio sinistro come scudo.
Non perse tempo e approfittando della distanza ravvicinata attaccò con un gancio rapidissimo; strinsi i denti cercando di ignorare il tremendo dolore al fianco sinistro, dove mi aveva colpito, e la allontanai con un taglio orizzontale che la costrinse a balzare indietro.
“Come vedi le armi che mi hai dato funzionano bene. Ti ringrazio”
“Mi sento terribilmente stupida ad avertele costruite adesso”
Si passò la lingua sulle labbra e scattò nuovamente in avanti, ora nel pieno di quell'eccitazione che la sfida le provocava, e ci unimmo in uno scambio velocissimo di pugni e fendenti in cui nessuno intendeva lasciare all'altro lo spazio per mettere a segno un singolo colpo.

Nel frattempo anche Siegmeyer e Leon si stavano dando da fare. Il mercenario aveva risposto in fretta all'iniziale aggressione della Soul of Holden, rafforzando le sue difese con Protect – i colpi della Wakizashi erano difficili da schivare – e contrattaccando con le sue Claymore.
Impedì con un Novox a Siegmeyer di castare uno Slow che altrimenti lo avrebbe messo in grossa difficoltà, poi caricò con tutta la forza che aveva in corpo impugnando una Claymore con entrambe le mani. Siegmeyer saltò via dal punto di impatto della grossa spada per poi impugnare Senza vie di fuga. Fece per dire qualcosa ma l'effetto di Novox glielo impedì.
“Grazie al cielo non puoi parlare, sono sicuro che avresti detto qualcosa di terribilmente fastidioso!”
Siegmeyer assunse un'espressione contrariata. Poi sparò.

Montante, diritto, sgualembro, gancio. Passai l'arma sull'altra mano, deviai a fatica un altro diritto, poi sollevai il braccio destro. Uno scatto e il congegno metallico nel parabraccio si azionò facendo uscire la lama nascosta, che calò su Niamh lacerandole i vestiti e ferendole il petto. Sorrisi soddisfatta, anche se consapevole che una mossa del genere non avrebbe più funzionato. Decisi di approfittare della momentanea sorpresa della pugile e mi preparai per un affondo con la lama stessa, ma il colpo sparato da Siegmeyer mi passò vicino all'orecchio, andandosi poi a infrangere sui guantoni metallici di Niamh. Entrambe, respiro affannoso, indietreggiammo fino a distanziarci di qualche metro: l'interruzione da parte di Siegmeyer ci aveva colte di sorpresa, ma ero contenta di poter avere finalmente un attimo di respiro.
Mi ritrovai schiena contro schiena con Leon.
“Uno scontro a distanza potrebbe essere un problema per me. Cambio?”
“E' tutta tua”
Ci cambiammo di posto e mi trovai di fronte a Siegmeyer.
“Torna da me, tesoro! Avevamo appena cominciato!” assunse uno sguardo sorpreso. “Oh, posso parlare di nuovo!”
Senza nascondere un certo disagio rinfoderai la spada e feci per estrarre le pistole, ma Siegmeyer mi fu addosso con la Soul of Holden. Costretta a indietreggiare per evitare i veloci fendenti della Wakizashi mi trovai presto con le spalle al muro: una casetta bloccava la mia ritirata.
“Strada chiusa” portò indietro la spada pronto a eseguire il fendente decisivo.
Crash.
Per mia fortuna mi ero ritrovata con una finestra alle spalle. Siegmeyer mi seguì, saltando dentro la casa a sua volta. Afferrai un vaso di fiori dal davanzale per bloccare un fendente; finì distrutto e rotolai indietro sopra un tavolino per evitare un altro fendente. La Wakizashi affondò la sua lama nel legno, in mezzo alle mie gambe allargate in una posizione imbarazzante.
“Mi hai davvero” estrasse la Wakizashi dal tavolino “Stancato!”
Aprii il pugno chiuso e lanciai la terra del vaso che avevo usato prima come protezione negli occhi di Siegmeyer, che portò una mano a strofinare gli occhi e mancò completamente l'attacco. Ritirai le gambe e calciai il tavolino che si rovesciò sulla faccia di Siegmeyer, poi gli saltai sopra e uscii dalla casa appena in tempo per trovarmi nella traiettoria della carica di Niamh contro Leon. Totalmente nel panico afferrai lo sparampino e sparai in direzione del tetto della casa. Il rampino si attaccò a qualcosa e mi tirai su, permettendomi così a evitare la furia di Niamh ma quello a cui mi ero aggrappata non resse il mio peso: caddi rovinosamente a terra, per fortuna da pochi metri di altezza, ma su una catasta di scatole colme di frutta e verdura. Le tegole a cui mi ero aggrappata che mi avevano fatto cadere per fortuna si infransero poco vicino o sarebbero state loro a vincere il torneo al posto mio.
Mi rialzai togliendomi un fin-troppo-reale-per-essere-una-similuazione pomodoro dalla faccia quando la porta della casa venne sfondata da un Siegmeyer incazzato come un chocobo in astinenza da Erba Ghisal.

Niamh aveva totalmente ignorato l'intrusione e aveva continuato determinata la sua carica su Leon. Uno slow piazzato appena in tempo permise al mercenario di evitare il pugno diretto al suo viso. Un barile dietro di lui esplose al posto della sua faccia, distribuendo quelle che sembravano sardine in giro per la piazza e sulle teste dei due contendenti. Terminato l'effetto di Slow Niamh estrasse un pesce dalla sua scollatura con un “Che schifo!” e tornò alla carica di Leon, che però era questa volta deciso a contrattaccare.
La ragazza parò incrociando le braccia un fendente della Claymore di Leon impugnata con entrambe le mani, poi con forza le respinse indietro. Lo spadaccino perse l'equilibrio quanto bastava per Niamh per abbassarsi ed effettuare uno sgambetto: Leon si trovo a terra, e a quel punto Niamh le saltò addosso. Si scansò rotolando appena in tempo, per vedere il terreno accanto a lui finire in pezzi.
“Spaventoso!” si rialzò il più rapidamente possibile e castò un Protect che venne infranto da un violento calcio della ragazza.
“Provo pena per chiunque sarà tuo marito”
“Tch” Niamh ignorò la provocazione e scaricò una serie di pugni sul mercenario che li schivò e parò indietreggiando, finchè i due non si ritrovarono fuori dalla strada, in quello che sembrava un piccolo pezzo di prato ricoperto d'erba e all'interno del quale pascolavano delle mucche. Niamh ne afferrò una e la ribaltò contro Leon.
“CHE CAZZ-” il Seed la affettò con la Claymore prima che lo investisse con il suo grosso peso.
“Assassino!” la ragazza gli punto un dito contro con aria inquisitrice.
“E' una simulazione! E poi me l'hai lanciata tu!”

Cominciavo ad essere stanca. Nessuno si era seriamente ferito fino a quel momento, ma cominciavo già ad essere stanca.
Schivai un fendente della letale Soul of Night di Siegmeyer e cacciai la mano a rovistare nella tasca dei pantaloni finchè le dita non toccarono il freddo metallo dei proiettili. Bingo. Ne tirai fuori un paio e ne strinsi uno fra i denti mentre caricavo Mond con l'altro.
“Uno...” caricai anche Stern “E due” osservai Siegmeyer arrestarsi di colpo e puntarmi contro Senza vie di fuga.
“Giochiamo allo stesso gioco, ti va?”
“Bastardo schizofrenico” mirai alla sua spalla destra.
Il rumore di tre spari risuonò nell'arena. Un proiettile mi colpì di striscio all'altezza delle costole, sul fianco destro. Al contrario Siegmeyer uscì illeso dallo scambio di battute.
“Dove credevi di sparare, bambolina? Sono qui!” sparò un altro colpo che colpì il terreno polveroso, poco vicino ai miei piedi.
“Si prende gioco di me?” pensai digrignando i denti, “Ha mancato apposta”
Siegmeyer sorrise divertito. La Soul of Paine era una vera stronza.
L'adrenalina e la paura stavano compromettendo la mia infallibile mira? Strinsi i pugni sulle pistole, sentendo l'energia fluire al loro interno. Non dovevo distogliermi dal mio obiettivo. Nessuna esitazione. “Siegmeyer!!!”
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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