Tornei

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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Macha
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Re: Tornei

Messaggio da Macha »

Spoiler
Per chi si annoia a leggere due pagine e mezza di Word e vuole passare direttamente al pew pew, cominciate a leggere dal quarto paragrafo.
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No delay, you take your aim
Fire away, fire away ~



Click, click.

Bersaglio acquisito.

Flesse i muscoli e si lanciò (non nel vuoto).

Afferrò le gambe della sua vittima designata con le manone hextech e in un nanosecondo la ribaltò in aria.

«Flippa compagno di squadra: 5 morti e 3 feriti» titolò quella sera il telegiornale di Esthar.

...
...
...

«Ehilà? Sei ancora fra noi?»
Raiden agitò una mano davanti al viso di Niamh, che sussultò sorpresa – poi scocciata. Quel sogno ad occhi aperti doveva ancora arrivare alla parte migliore!
Raiden le gettò un'occhiata inquisitrice. Dubitava delle sue abilità combattive. «Concentrati. Un torneo non è un gioco».
Niamh sbuffò. «Lo so benissimo». Il suo tono trasudava arroganza. Raiden socchiuse gli occhi, scettico. «Ma io faccio le cose a modo mio».
Il volto dello spadaccino si oscurò. «Questo tuo modo mio ci farà perdere, e io non ho intenzione di essere trascinato a fondo da una palla al piede. Quindi finiscila, e vedi di seguire le mie istruzioni».
Niamh per tutta risposta fece un gesto molto volgare con la mano.
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«Benvenuti al Twisted Treeline!»

La voce impersonale dell'annunciatrice rimbombò nell'arena. Niamh si guardò intorno, incuriosita da ciò che vedeva. Twisted Treeline aveva un aspetto molto diverso dalle arene che aveva visto finora. Più... tenebroso. Ma al tempo stesso, organizzato.
Dalla piattaforma su cui si trovava poteva vedere due corsie parallele snodarsi a nord e a sud di essa, chiaramente in direzione della piattaforma posta sul lato opposto dell'arena. Poco più sotto di lei c'era un enorme costrutto di cristallo che pulsava di una vivida luce violacea, immergendo nella stessa tinta la zona circostante. Il bagliore al centro del cristallo era così intenso che Niamh dovette distogliere lo sguardo, infastidita.
Anche Raiden, accanto a lei, stava silenziosamente registrando i dettagli dell'arena. Non c'era dubbio che stesse già pensando al modo migliore per usare i cespugli ai lati dei sentieri come nascondiglio per lanciare un attacco a sorpresa, ma Niamh non se ne curava affatto. Preferiva lo scontro diretto. E il pavimento di pietra offriva un'ottima stabilità. Per di più, la “giungla” che faceva da raccordo tra le due piattaforme sembrava perfetta per perderci un pomeriggio in esplorazione.
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Niamh fece per scendere dalla piattaforma, per mettere subito in pratica il suo proposito, ma si accorse che al posto dei gradini c'era il nulla totale. Stava per l'appunto misurando la distanza per un salto sulla corsia quando la stessa voce impersonale annunciò: «Trenta secondi all'inizio dello scontro».
Subito dopo, un gradino fece la sua comparsa da sotto il terreno, stridendo lamentosamente mentre ruotava su un perno invisibile e si saldava a poca distanza dai piedi di Niamh.
«Beh, hai capito» sospirò la bruiser, «vogliono proprio farmi perdere la pazienza». Saltellava alternativamente su un piede e poi sull'altro. Fremeva di passare all'azione.
Raiden, invece, continuò ad assorbire con calma i dettagli dell'arena. Era evidente che chiunque stesse gestendo le impostazioni non voleva che i contendenti fossero in grado di sfruttare le qualità del terreno a proprio vantaggio prima che lo scontro vero e proprio avesse inizio. Era perciò importante memorizzare il layout il meglio possibile e farne uso in medias res. Accarezzò distrattamente l'elsa di una delle due scimitarre multilama che portava alla cintola, prima di estrarla e controllarne la fattura e la flessibilità.
Niamh spalancò gli occhi a quella vista. Fischiò. «Bell'arma. Proprio degna di un porno» commentò.
Raiden alzò di scatto gli occhi verso di lei e corrugò la fronte. «Prego?»
«Sei sordo?» lo canzonò la pugile. Le sfuggì una risata. «Sto dicendo che non ti si può prendere sul serio con una roba del genere in mano. Sembri un pappone, o uno di quei perdenti che fanno disegnini porno con le piovre che stuprano delle donnine, di quelli da vendere sottobanco nelle taverne di Alexandria». In passato ne aveva visto alcuni che ritraevano lei, e prima di farli in mille pezzi si era prodigata a scovarne l'autore e distruggergli mano e mobilio. Da quel momento non le erano più capitati altri esemplari sottomano. «Proprio da Bitchboy» aggiunse.
Raiden non sembrò abboccare all'amo, limitandosi invece a lanciarle un'occhiata tanto penetrante quanto indecifrabile. «La regola base del combattimento a squadre è cameratismo. E tu non dai certo prova di questo». Lo scatto secco di un secondo gradino che si saldava sotto il primo accompagnò le sue parole.
Niamh scosse le spalle e si girò nuovamente verso il pavimenti di pietra più sotto, sempre più impaziente di cominciare. Le dita dei guantoni hextech di tanto in tanto si muovevano bruscamente, come per uno spasmo, come se fossero vive.
Quando il terzo ed ultimo gradino si fissò al proprio posto, i muscoli facciali di Raiden si contrassero in un sorriso d'anticipazione. Non c'era momento migliore dell'istante in cui uno scontro ha inizio, quando la vittoria è ancora incerta e sta lì, a portata di mano, e vorresti che fosse la tua ad afferrarla.
Lo spadaccino si avviò con prudenza verso la corsia inferiore, e non fu molto sorpreso di constatare che Niamh aveva scelto di andare in quella superiore; solo che, a differenza sua, faceva talmente tanto casino che sembrava voler attirare guai di proposito.

Niamh trotterellava nella corsia nord, tenendo i guantoni sollevati su entrambi i lati per facilitare la corsa. Di tanto in tanto caricava un Vault Breaker – nome suggerito da Soul of Night, e a Niamh, e chissà perché anche ad Elza, era piaciuto moltissimo -, il cui difetto però era quello di produrre un rumore simile al fischio di una pentola a pressione gigante quando il vapore che alimentava i guantoni veniva espulso con violenza dagli sfiatatoi per darle la spinta necessaria. Ma Niamh se ne curava poco. A che serviva avere delle armi grosse e letali se non poteva farne uso?
«Ma pensa te» disse una voce dai cespugli, «pensavo di trovare un tavolino da tè e invece è una ragazza con delle protesi giganti. Mi dichiaro delusa».
Niamh corse nella direzione da cui proveniva la voce e tirò un pugno poderoso nel cespuglio, producendo un boato al contatto col terreno pietroso che riecheggiò nell'arena. Una forma rotolò via appena in tempo per evitare l'impatto.
«Poco socievoli siamo, eh? Bene: piacere di fare la tua conoscenza. Ora, per favore, stai ferma e fatti riempire di frecce» disse Nataa con un sogghigno.

Raiden alzò la testa di scatto quando sentì il boato. Presumendo che Niamh avesse preso contatto col nemico, era saggio coalizzarsi per fare fuori una, e poi l'altra avversaria. Sempre che non fossero tutte e due contro la bruiser, e in tal caso il lavoro sarebbe stato portato a termine ancora più velocemente.
Si addentrò nella giungla a passo silenzioso, tendendo i sensi. La bassa boscaglia era molto più fitta che nelle corsie ai lati dell'arena, ed offriva molte potenzialità per imboscate. Specialmente considerato il fatto che, a quanto pareva, sia Nataa sia Elza preferivano il combattimento a distanza.
Non un fruscio. Raiden si mosse lentamente da un cespuglio all'altro. Solo un'altra volta il fischio dei guantoni di Niamh ruppe il silenzio immoto dell'arena. L'assenza di rumore poteva essere piacevole in una città affollata come Esthar, ma su un campo di battaglia poteva significare che qualcosa non andava.
E Raiden aveva un'idea abbastanza chiara di chi non andava.

Fu quasi travolto da un altro Assault&Battery – denominazione cortesia di Soul of Night – e fu solo grazie ai propri riflessi che riuscì a spostarsi dalla traiettoria di Niamh, che andò a sbattere violentemente contro il muro alle sue spalle, producendo una pesante incrinatura nella pietra.
«Come ho detto prima: non fare di testa tua» sibilò lo spadaccino.
«vaffxxxxx, Bitchboy» sputò Niamh. «A me piace usare le mie armi, come a te piace atteggiarti ad attore porno con quelle cose che porti alla cintura». Bloccò una freccia di Nataa con uno sventolio della mano hextech.
Raiden cominciava a sentirsi stanco delle provocazioni senza senso di Niamh. «Sono tuo superiore. In un esercito regolare, un simile atteggiamento ti sarebbe valso la -» captò il fischio di un proiettile diretto alla sua testa e si mutò istantaneamente in acqua «- fucilazione» concluse una volta tornato allo stato solido. Si girò in direzione dello sparo e lanciò un Fira nel cespuglio, cosa che produsse, in rapida successione, un «santissima merda!», un odore acre di vestiti e foglie bruciate e una Elza lacrimante arrampicatasi col rampino sul muro più vicino.
Quello che Raiden non si aspettava, però, era Niamh che gli tirava un gancio. Lo schivò di striscio, principalmente perché non aveva calcolato bene le dimensioni della “protesi”. «Che cxxxo pensi di fare?!» gridò alla pugile.
«Come ho detto, Bitchboy, io faccio a modo mio» sibilò Niamh. «Ed eliminare tutta la concorrenza in un colpo solo mi farà vincere il torneo più velocemente. A partire da te!»
Dal suo nascondiglio, Nataa emise un fischio sommesso. «Beh, questo sì che è uno sviluppo interessante!»


Waste your ults, stuns and slows don't save my foes
I'm striking now, not letting up ~



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Leon Feather
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Sossoldi

Messaggio da Leon Feather »

Change everything you are /
And everything you were /
Your number has been called
Chiunque avesse gettato uno sguardo su Elza si sarebbe immediatamente chiesto come era possibile che fosse arrivata tanto lontano in quel torneo. Una ladra e codarda ancora all'inizio del suo addestramento come Seed che combatteva contro soldati con di gran lunga più esperienza di lei. Era una follia già solo pensare che fosse stata accettata tra i partecipanti, il fatto che avesse conquistato delle vittorie puzzava addirittura di losco.
Erano queste le sensazioni che Elza leggeva nel volto della sua compagna, seduta in attesa dell'inizio dello scontro nello stanzito adibito a sala d'attesa per i partecipanti al torneo.
Non che fosse proprio questo ciò che Nataa Arroway stava pensando. Il suo sguardo non lasciava trasparire nessuna emozione, e probabilmente Elza avrebbe letto quelle cose nello sguardo di chiunque per il semplice fatto che sapeva bene lei stessa quello che era: nient'altro che una ladra, appunto.
Scacciò via dalla mente quei brutti pensieri. In qualche modo era arrivato fino a lì e l'importante era continuare. Già sorrideva al pensiero di ciò che avrebbe fatto con tutti quei soldi, avrebbe potuto comprare qualsiasi cosa. Soldi ottenuti in modo onesto, una volta tanto. O almeno quasi.
- Mi stai fissando – Nataa si accorse di come la ladra la stesse osservando già da un po'.
- Scusa – disse Elza abbassando lo sguardo, quasi intimorita. Non conosceva quella donna ma sembrava una tipa tosta.
- Non hai intenzione di chiedermi nulla prima di cominciare?
Volse lo sguardo verso di me. - Mi sono già fatta un'idea. Se entrambe manteniamo la distanza, contro due avversari di quel genere andrà tutto per il meglio.
- Già. Con le mie pistole e il tuo arco non dovrebbero esserci problemi.
Le porte dell'arena si aprirono con un rombo. - Andiamo e cerchiamo di far funzionare questa cosa.
No time to lose /
We’ve got to move /
Steady your hand
La particolare composizione di quell'arena faceva al caso suo. Con tanti posti in cui nascondersi, non avrebbe davvero avuto bisogno di combattere, ma solo di cogliere di sorpresa i suoi avversari e sbarazzarsene in modo veloce e pulito.
Si arrampicò su un albero e si accucciò su di un ramo. Rimase nascosta nel fogliame, l'orecchio teso ad udire anche il minimo suono che arrivasse nella sua direzione, come una cacciatrice in attesa del passaggio della sua ignara preda.
Un leggero scricchiolio, il rumore di un ramo secco spezzato, fu quanto bastò ad Elza per passare all'azione; sogghignò snudando la lama celata e si calò dal ramo.
Lo spadaccino si aspettava una imboscata, che una certa ladra gli saltasse addosso da un cespuglio o da dietro un albero all'improvviso, tuttavia l'attacco dall'alto lo colse di sorpresa.
La lama di Elza affondò nella sua spalla destra; Raiden soffocò un urlo di dolore e reagì prontamente voltandosi di scatto e calciando via la cadetta. La sua mano si spostò rapidamente sul fianco per afferrare... niente.
Osservò Elza che si rigirava Glamdring tra le mani con aria ammirata. - Gran bella spada! - disse afferrandone il manico e testandone la managevolezza.
Lo spadaccino non si mosse, né parlo. L'agilità con cui la ragazza le aveva sottratto l'arma l'aveva sorpreso, ma non poteva mostrare segni di debolezza o sarebbe stato perduto. Glamdring o meno, pensò, Elza non rappresentava una minaccia per lo spadaccino: non era solito sottovalutare il proprio avversario ma a conti fatti cosa poteva fare una semplice ladra contro un soldato addestrato come lui, a parte agire di inganni? In un vero scontro Raiden avrebbe avuto la meglio, non aveva alcun dubbio su questo.
Elza non rimase a ciondolare troppo a lungo. Pistola alla mano cominciò a sparare in direzione del Seed, che scomparve in un'esplosione d'acqua per poi ricomparire pochi metri più in là, incolume.
- Hai intenzione di combattere, ladra? Non ho tempo per i giochi – la provocò. Puntare dritto al suo orgoglio era forse l'unico modo per costringerla ad una reale offensiva.
Elza non stava affatto giocando, tutt'altro. Sapeva bene in cuor suo di non poter competere con lo spadaccino, per questo si manteneva a distanza ed esitava. Il modo in cui le si era appena rivolto tuttavia fece scattare qualcosa.
- Se il tuo scopo è quello di farmi perdere tempo ci stai riuscendo benissimo. Tieni pure la mia spada, non ne ho di certo bisogno per occuparmi di quelli come te.
Digrignò i denti, stringendo il pugno sul manico di Glamdring. Non sentiva di dovere dimostrare niente a nessuno: le importava solo di vincere, con ogni mezzo. Le parole di Raiden non avrebbero dovuto neppure scalfirla, poiché reagire alla provocazione ed affrontarlo a viso aperto era pura follia. Eppure sentiva il sangue ribollirle nelle vene. C'erano in ballo i soldi, o la sua dignità.
Elza scelse i soldi.
Sparò un colpo ai piedi dello spadaccino, il quale rimase impassibile. - Vieni a prendermi, allora – disse in tono canzonatorio, e si dileguò nella giungla di arbusti dietro di lei.

Erano state costrette a dividersi, e Nataa capì subito che l'avversaria che le era toccata non era da prendere alla leggera, e che mantenere la distanza era più facile a dirsi che a farsi. Niamh aveva la forza di un toro, la rapidità di una gazzella e una determinazione e spirito combattivo che non lasciavano spazio a margini di errore: ogni suo attacco era mirato a sopraffare il suo bersaglio, una lotta senza esclusione di colpi.
La donna asciugò con una passata di pollice un rivolo di sangue che le colava dal labbro, là dove la pugile era riuscita a colpirla. Sebbene fosse riuscita a piantarle una freccia poco sopra una coscia a inizio dello scontro le stava dando del filo da torcere, ma Nataa sentiva di stare cominciando a comprendere il pattern di attacchi di Niamh e presto avrebbe potuto contrattaccare invece di limitarsi a quella stregua difesa.
Si divisero per qualche attimo per riprendere fiato. Una di fronte all'altra attendevano che una di loro facesse la prima mossa, un solo passo falso e l'altra ne avrebbe approfittato.
Finalmente il fischio dei guantoni Hextech di Niamh ruppe il silenzio. La ragazza scattò in avanti aiutata dalla forza propulsiva dei guantoni e colpì Nataa in pieno stomaco, costringendola boccheggiante in ginocchio.
Niamh sorrise osservando dall'alto verso il basso la donna che ansimava stringendosi lo stomaco con le braccia. La colpì con un calcio al volto mandandola faccia a terra.
Nataa sputò sangue macchiando il terreno di rosso scarlatto. Inspirò a pieni polmoni cercando di riprendere un po' di fiato. Chiuse a pugno una mano sulla terra dell'arena fino a piantarsi le unghie sul palmo della mano, cercando di soffocare il dolore che sentiva alla bocca dello stomaco.
Digrignò i denti e fece per rialzarsi, piantando con forza i piedi a terra e tossendo. Voltandosi sussurrò alcune parole che Niamh non riuscì a udire.
- Ti distruggo! - urlò poi.
Nataa le fu addosso, Senso Inverso aveva impedito alla pugile di rispondere come avrebbe voluto al suo assalto. La donna la afferrò per il collo, Aima stretta in pugno.
Your cover's blown /
No where to go
Vagava cercando l'uscita della foresta, la mano stretta sulla profonda ferita al fianco destro che Raiden le aveva provocato. Respirava a fatica e sembrava che la vista volesse abbandonarla.
Si lasciò cadere seduta, pesante, ai piedi del tronco di un grosso albero per riprendere fiato. Ridotta com'era anche camminare risultava un'ardua impresa.
Alla fine Raiden l'aveva presa. Si era fatta rincorrere a lungo nella foresta; nascondendosi tra i cespugli e saltando da un ramo di un albero all'altro era riuscita per un po' a eludere l'offensiva dello spadaccino, limitandosi ad attaccarlo da lontano con le sue pistole.
Sembrava stesse funzionando, ma non aveva fatto i conti con la realtà: Raiden era un soldato addestrato a cavarsela in ogni situazione, anche quando il suo nemico non era altro che un'ombra che si muove intangibile sfruttando il campo di battaglia attorno a sé, com'era il caso di Elza. E per quanto grande fosse quell'arena, lo spazio di manovra a disposizione era limitato.
Raiden la raggiunse ai piedi dell'albero. La cadetta lo osservò attendere immobile di fronte a sè, le Urmin sguainate. Aveva una manica strappata, la stoffa ricavata arrotolata su una ferita all'altezza dell'avambraccio destro, e un leggero graffio sulla guancia causato dal passaggio di un proiettile. Piccoli fiocchi di neve volteggiavano leggeri nell'aria attorno a noi, effetto delle tecniche del ghiaccio che aveva utilizzato per combattermi. Era un guerriero vero, autentico, nato per la battaglia. Qualcosa con cui non avrebbe mai potuto neanche pensare di competere.
Alzò il braccio verso la sua direzione, come per cercare di afferrare un qualcosa di irraggiungibile, che per quanto ti sforzi non puoi ottenere, e la Glamdring quasi non le cadde di mano. Raiden la afferrò e lasciò che il braccio le scivolasse stanco lungo il fianco.
Lo spadaccino si inginocchiò per raggiungere la sua altezza. - Sei stato un degno avversario. Adesso riposa – disse. Poi Elza lo osservò allontanarsi, prima di cadere in un sonno profondo.
Don’t let yourself down /
Don’t let yourself go /
Your last chance has arrived
Il pisolino durò in realtà pochi minuti, ma ad Elza sembrò che fossero passate delle ore. Si costrinse ad alzarsi aggrappandosi al tronco dell'albero, soffocando urla di dolore e ignorando il sangue che gocciolava dalla ferita e le impregnava i vestiti.
- Immagino che in questa foresta maledetta non ci siano erbe medicinali – disse tra sé e sé. Si risparmio la fatica di controllare e valutò se fosse il caso di continuare a fare finta di essere morta o andare ad aiutare Nataa che si trovava probabilmente contro due avversari e quindi in seria difficoltà.
Decise che avrebbe tentato, se non altro per non dare la soddisfazione a Raiden di averla messa fuori combattimento tanto facilmente. Arrancò lentamente verso il punto da cui provenivano i suoni della battaglia.
Quando li raggiunse, Niamh e Raiden stavano discutendo, piuttosto animatamente per giunta. Cercò di approfittare della momentanea distrazione dei due e, nascosta dentro un cespuglio, sparò un colpo in direzione dello spadaccino, il quale lo evitò tramutandosi in acqua.
- F*****o Aquaman!
Di tutta risposta Raiden diede fuoco al cespuglio in cui Elza si stava nascondendo. La ladra imprecò, battendo con le mani sui vestiti per cercare di spegnere il fuoco e saltando con lo sparampino verso un luogo più sicuro. Si accasciò a terra ancora dolorante e controllò la ferita al fianco: non aveva un bell'aspetto ma poteva resistere ancora un po'.
- Vedo che non ti è andata molto bene là fuori.
- Vale lo stesso per te – Elza notò le ferite al volto della giovane donna, le ginocchia e i gomiti graffiati.
- Puoi ancora combattere?
Elza annuì. - Fammi solo... fammi riposare un attimo – calò le palpebre, ma cercando di rimanere cosciente.
- Hai tutto il tempo che vuoi – Nataa si voltò a osservare Raiden e Niamh. - Quei due stanno combattendo fra di loro.
La ladra aprì gli occhi di scatto. Sorrise. - Ma davvero? - disse sorpresa. Questa era una bella fortuna. Il fattore Niamh aveva rigirato completamente le carte in tavola.
Sollevò lentamente il braccio, la pistola stretta nel pugno. Cercò di mirare nella direzione dei due, poco importava chi avrebbe colpito - Bene allora, questo è il mio contributo.
And use this chance to be heard /
Your time is now
BANG!!!
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Aenima
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All Nightmare Long

Messaggio da Aenima »

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Gocce di sangue ovunque.
Sopra i fili d'erba e le propaggini della foresta, piegate e violentate dalla violenza del combattimento. Tra le sue dita, di color rosso cremisi. Per terra, sui vestiti, intorno.
Era meraviglioso.
La ferita arrecatagli da Elza bruciava ancora, ma Raiden non sembrava badarci, tale era la pulsione dell'adrenalina nelle sue vene. E il fatto che il combattimento avesse preso una piega diversa dal previsto non turbava minimamente lo spadaccino: lui avrebbe combattuto per v i n c e r e.
Con Niamh o senza.
Passò la lingua sulle labbra. Sapevano di sale, di sangue, di quel desiderio istintivo che preme sui muscoli di un uomo e lo porta a combattere per il semplice gusto di farlo. La natura con lui era stata magnanima, gli aveva concesso anche i mezzi per riuscirci con la stessa precisione di un pittore quando tratteggia uno specchio di mare o illumina gli occhi di un riflesso. Era questione di facilità.
Chirurgica.
Il corpo a corpo con Niamh era un susseguirsi di ganci e affondi, parate e schivate. I due avevano messo da parte ogni tatticismo, lasciando libero sfogo alla forza bruta. Nessuno sembrava poter prevalere sull'altro: grazie alla sua tecnica e al controllo dell'Acqua, lo spadaccino riusciva a vanificare molti dei colpi di Niamh che, parallelamente, in virtù degli straordinari riflessi di cui era dotata nonché ai guantoni Hextech, riusciva a tenere testa alle sortite di Raiden in modo ben più che dignitoso.
Ma adesso ne aveva abbastanza.
« Bambina, abbiamo giocato fin troppo » sentenziò in tono tagliente, visibilmente spazientito « Adesso smettiamola. »
Presa com'era dalla foga del combattimento, dalla testardaggine e dalla voglia di continuare ad agire di testa propria, la giovane pugile non si era accorta della coltre di ghiaccio che andava lentamente formandosi sotto i loro piedi, estendendosi a macchia d'olio, silenziosa come una nube di gas che striscia inavvertito sotto le porte, per poi essere scoperto quando è già troppo tardi.
Nel giro di pochi minuti si trovò circondata da una gelida colata cerulea, alla totale mercé dello spadaccino.
Povera, piccola sciocca.
« F****lo Bitchboy, tu e il tuo fo***to ghiaccio! »

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Non rispose.
Sul volto dello spadaccino balenò un'espressione di soddisfazione mista ad intensa concentrazione. Aveva pianificato ogni mossa. Aveva dato modo di credere di aver perso il controllo della situazione, smarrito com'era in quel deathmatch oramai snaturato di ogni regola, senza tuttavia smettere di pensare costantemente ad un'astuta contromossa
Fu allora che lo vide. Il luccichio della pistola di Elza balenò nel buio della foresta, segno che la giovane ladra stava cercando di far fuoco nella direzione dei due contendenti. Ma Raiden svanì, facendosi tutt'uno con il ghiaccio che aveva creato e fu dunque Niamh a cadere nel mirino della giovane ladra: impegnata com'era ad imprecare e a cercare di liberarsi dalle lastre glaciali realizzò troppo tardi d'essere sotto attacco e non riuscì a controbattere in maniera adeguata, venendo ferita di striscio al braccio all'altezza del muscolo bicipite.
Le imprecazioni crebbero in frequenza e in intensità.
Di Raiden, intanto, nessuna traccia. Era sparito entro la coltre di ghiaccio che continuava ad estendere, spostandosi ripetutamente da un punto all'altro di questa, lasciando frattanto Niamh alla mercé di Elza e Nataa.

« eagle hunting and hunting eagles »

Niamh era in difficoltà. Le due ragazze non volevano assolutamente farsi sfuggire l'opportunità di togliere di mezzo la giovane pugile, ergo bisognava passare all'azione.
Ma non in maniera avventata.
Quel bellimbusto di Aquaman era ancora in giro chissà dove e tutto quel ghiaccio non lasciava presagire nulla di buono: non bisognava assolutamente scoprirsi onde evitare di fare il suo gioco.
Cooperazione, signori. Cooperazione.
« Bada tu a Niamh » decretò la ladra « Io ti coprirò le spalle da Aquaman. »
Nataa annuì ed Elza non temporeggiò ulteriormente. La ladra si infrattò nel sottobosco, curandosi di far quanto più silenzio possibile. Sgusciava rapida come un'anguilla tra le propaggini boscose, anche grazie all'ausilio dello sparampino che impiegava di tanto in tanto per saltare da un punto all'altro e guadagnare terreno. Circumnavigava il punto in cui si trovavano Niamh e Nataa, premurandosi di star lontana dal ghiaccio di Waterboy.
Arroway aveva invece saltato a pié pari la parte dei convenevoli ed era passata in men che non si dica all'azione. Sfruttò la magia del Senso Inverso per ostacolare un eventuale tentativo di schivata da parte di Niamh e vi si fiondò contro, Aìma in pugno.
« Time is running out.. »
Mormorò divertita, appena un istante prima di partire all'attacco. A rapide falcate coprì i metri che la separavano dall'avversaria, puntando dritto verso la pugile. Aveva Aìma stretta in ambo le mani; la teneva forte, come se avesse avuto paura di una sua eventuale fuga. Quando fu prossima a Niamh, le fece azzannare l'aria in orizzontale, come fosse un battitore di baseball pronto a mandare la palla in home run, ma contro la pugile. Colpì con un sorriso sulle labbra, sferrando un tondo dritto all'altezza delle scapole nemiche. Complice l'effetto della magia Blu di Nataa, Niamh si difese come meglio poteva smanacciando con i suoi guantoni Hextech prima di riprendere lo scontro. Contro un nemico armato di spada, la ragazza si muniva di un briciolo di prudenza in più, non essendo questi i suoi avversari preferiti.
« Ci hai provato, str***a! » proruppe Niamh in un impeto di adrenalina.
Il combattimento tra le due era entrato nel vivo.

***
Fu nel momento di massima concitazione dello scontro tra Niamh e Nataa che Raiden calò il suo asso. Lo spadaccino era riuscito a localizzare Elza grazie ad un sapiente uso del Kami-e. Non aveva usato la tecnica per difendersi o per attaccare, ma, sfruttando il temporaneo acuirsi delle proprie capacità sensoriali, era riuscito a percepire i flebili rumori prodotti dagli spostamenti della ladra nella boscaglia.
Emerse dal ghiaccio come un proiettile d'acqua nel punto più prossimo a quello in cui si trovava Elza e riacquistò le sembianze antropomorfe quando era ancora a mezz'aria.
Grazie ad un'altra Rokushiki, la Geppou, per Raiden non fu difficile compiere uno, due, tre salti a mezz'aria prima di piombare come un falco pellegrino in picchiata su Elza, Glamdring in pugno.

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Sorrideva.
Di quel ghigno sprezzante e beffardo che soleva mostrare ai nemici nel pieno di un combattimento.
La vide.
La puntò, la sua avversaria tanto attesa.
Il colpo basso che gli era stato giocato da Elza lo aveva ferito nel pieno dell'orgoglio e adesso aveva l'opportunità di restituire a Cesare ciò che spettava a Cesare.
Di ripagare l'offesa con la stessa moneta.
« Non sei l'unica ad essere in grado di colpire dall'alto, cherie. » sentenziò lo spadaccino.
La lama Nera di Glamdring affondò nella spalla sinistra di Elza nello stesso momento in cui un proiettile della ragazza, che cercò di difendersi in extremis, andava a lacerare superficialmente la coscia destra dello spadaccino, qualche centimetro al di sopra del ginocchio. Lo spadaccino soppresse a forza un gemito di dolore, atterrando rovinosamente a terra nel mentre Elza, stringendosi la spalla ferita in una morsa di dolore, lasciava cadere a terra la pistola ancora fumante.
Ansimavano, in preda alla fatica, ma non cessarono di guardarsi negli occhi neppure per un istante: la tensione fra i due era così densa da potersi fendere con un coltello.
Mentre Raiden ed Elza recuperavano energie, Niamh e Nataa continuavano a fronteggiarsi senza sosta, in una situazione diametralmente opposta.
D'altronde il mondo cos'era, se non una fo**uta questione di prospettive?
« The world needs bad men. We keep the other bad men from the door. »

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Nataa
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Località: Garden.. finalmente XD!!
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Re: Tornei

Messaggio da Nataa »

Clink.
Un rumore flebile, nient’altro che l’acciaio a scontrarsi contro la pietra. Sollevai la testa annusando l’aria, gocce di pioggia dure come frustate mi flagellarono il volto, il temporale aveva risvegliato centinai di odori. Erba e spine, fango, frutti schiacciati sul terreno, foglie putrescenti e sangue: un sentore metallico che copriva la boscaglia, un odore selvaggio ricordo di pelle bagnata e paura.
Un brivido lungo la schiena si perse nelle viscere.

Clink.
Un tintinnio e un raschiare, prima d’immergermi nel plumbeo silenzio pieno d’attesa. Digrignai i denti voltandomi verso il fitto della foresta: un fruscio lieve fu seguito dal rumore di passi sul terreno, il vento a portare una debole voce.
Pericolo. Morte.

Mi avventai verso la fonte del rumore - un’angoscia impaziente a guidare le gambe.
Aìma impattò contro i pugni metallici, stridendo e cigolando.
Non cedette.
Ringhiai una bestemmia, liberando l’ingaggio; un calcio al costato per mandarla col culo a terra, fu scartato. Si mosse dannatamente veloce e feroce. Il gancio si abbatté sulla scapola: scricchiolò sotto la pressione, un dolore che tolse il fiato e si scompose in colori, luci e suoni.

Scivolai a terra, negli occhi il velo morbido della sofferenza che contrasse il mondo per un istante. Le dita di Niamh si aggrapparono alla gola, le unghie a incidere la carne in una stretta che era ferro e acciaio. Il sangue rombava nelle orecchie, un battito che distinse il confine tra vita e morte trasformando il dolore in un rantolo di collera. Annaspai alla ricerca di una freccia abbandonata sul terreno: la sfiorai in punta di dita, una speranza che sfumò nella deflagrazione del pugno nello stomaco. Sboccai bile. Un grido roco che scartavetrò le corde vocali.
Sorrise la mia avversaria, un gusto distorto tra le labbra: la sfida era la misura con cui giudicava il mondo, ai suoi occhi la dignità si conquistava pugno su pugno.

Il respiro era una fastidiosa nuvoletta di vapore, che si condensava e scioglieva al suo ritmo; alzai gli occhi al cielo era una cappa di nubi nere, plumbee. Rimasi a fissarle, gustando il dolore e il peso della donna sul mio petto, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Le dita strinsero la poltiglia di fango e sangue –scorretta, viscida e subdola– le immersi il viso nell’odore della terra e Niamh si ritrasse. La scaraventai al suolo, portandola sotto di me e infilzandole la spalla con Aìma. Rigirai la lama fino a trovare la durezza di un osso che si frantumò in schegge. Imprecò quando divelsi la spada.
«Ti piace il dolore?» Un colpo di tacco le schiacciò la ferita aperta strappandole un mugugno sommesso «Stronza.»
Il suo sguardo si assottigliò, una sfumatura d’esaltazione le colorò l’iride: non avrebbe mollato perché era troppo divertente –fu quello l’istante in cui disprezzai il suo giocare nella polvere della guerra.
Aìma si aprì la strada nella carne, i muscoli s’irrigidirono e un formicolio l’afferrò scivolando lungo i nervi, fino a perdersi tra le dita di una mano contratta in una rigidità innaturale.

Un grido mi fece voltare verso il folto del bosco. Elza. Digrignai il suo nome, una consapevolezza che si frantumò tra il rimbombo degli spari, dovevo raggiungerla. Fissai la mia avversaria un momento, la lasciai con il rimpianto di una belva ferita.
Corsi; radici affioranti su cui inciampai, rami bassi frustavano la faccia lasciando tracce rosse sulle guance. Continuai a correre, seguendo solo l’istinto, senza meta e direzione, senza fiato. Il sangue era un odore nauseabondo, sgocciolava da Glamdring, goccia a goccia.
Elza in ginocchio a tenersi il fianco e Raiden pronto a colpire una volta in più: la spallata gli arrivò sul fianco, inaspettata, caracollò a terra, il tempo per far tornare in piedi la mia compagna e schierarci spalla contro spalla.

Affondai, la lama trafisse il vuoto.

Lo stridere delle lame di Elza mi comunicò la posizione di Raiden: si dissolse quando la ladra provò un calcio.

La figura cristallina deviò Aìma, portando un tondo con Glamding intercettato dall’elsa della spada. Un fendente che divise l’acqua. E ancora il vuoto.

Fiutai la contrazione dei muscoli della mia compagna nello sforzo di resistere all’ingaggio con lo spadaccino.
Si chinò passando la difesa, la lama nascosta scattò a scalfire solo la pioggia.

La spalla bruciò, un dolore sordo che si propagò fino al petto togliendomi il fiato: soffocai un rantolo, non avrebbe avuto soddisfazione dalle mie ferite. Sogghignai, assecondando il movimento della spada quando tentò di estrarla –non poteva trasformarsi in -censura- acqua, non nel momento in cui faceva forza- avvicinandomi di un soffio, lo afferrai per il collo sbattendolo a terra, un pugno che s’infranse contro il terreno.
Strinsi i denti nello strappare la lama dalla mia stessa carne, un dolore che aveva il sapore del sarcasmo. «Ops. Mi sembra che qualcuno abbia perso la propria spada.»


«E poi danno a me della ladra.» Elza rotolò, schivando un pugno.
Spalla contro spalla, ancora.
La recluta deviò un calcio, tentando un affondo che finì per l’ennesima volta in un buco nell’acqua la sua tensione era percepibile nel digrignare dei denti, la pressione psicologica stava crollando come macerie di pelle e sangue.
La frusta tentacolare schioccò stridendo l’aria, come un sibilo serpentino, Elza imprecò: una delle lame si era conficcata nella gamba strappandole brandelli biancastri, i muscoli s’irrigidirono, il dolore le strappò un urlo. Cadde riversa al suolo.

Tentai di afferrarla, ma il volto di Raiden si frappose –un incubo di superbia e tracotanza– un ghigno di virulenta malvagità si allungò sul suo viso.
Strinsi più forte Glamdring fendendo l’aria. Un bagliore bluastro dalle sfumature trasparenti si condensò a scontrarsi con la lama: l’impatto fu tanto forte che per poco non tranciò la spada. Rinsaldai Aìma.
Nonostante il freddo e la pioggia, il sudore bruciò gli occhi, annebbiando un istante la vista.
Maegnas brillò alla luce, prima di cercare la via dello stomaco. Un colpo di piatto lo sorprese facendogli scricchiolare l’ulna e perdere la presa.
Mi puntellai sulle ginocchia centrando il peso e affondai la spada nera, l’acqua inglobò l’arma con un gorgoglio terribile. Un risucchio che mi lasciò interdetta. I
narcai un sopracciglio. «Niamh aveva ragione. Sei terribilmente equivoco.»
Lasciai la presa di Glamdring che cadde al suolo, ingoiata da un terreno fatto di melma e fango. Un pugno sullo sterno che fendette solo acqua.
Il dolore strisciò sordo. Boccheggiai cercando il respiro che si era annidato in gola. Indietreggiai portando le mani al fianco, uno spuntone di ghiaccio aveva eroso la pelle, inchiodandomi in una raggelante realtà. Sentii il terreno svanire sotto i piedi e un tonfo.

La nebbia divenne sempre più fitta fino a diventare tanto densa da condensarsi in neve. Un odore che conoscevo, a cui mi abbandonai senza indugio: il mondo divenne ghiaccio, la foresta morì congelata e il cielo fu tanto lontano e bianco da non poter essere sfiorato. Percepii una presenza selvaggia e famelica – un’ombra nella neve.
«Hai già dimenticato?» La sua voce fu il soffio del vento a cui mormorai una preghiera «Lui è l’inverno a cui sopravvivere.»
Strinsi tra le dita la neve.
«È un vigliacco del cxxxo. E da uno come lui non posso difendermi: solo guardare avanti e sperare di colpire.»
Rise. Una risata distorta, informe. Familiare, eppure così diversa. La misura di ricordi che non avrei voluto vedere, né sentire. Perché era dolore e sofferenza ciò che legava il passato. Chiusi gli occhi cercando una memoria che non odorasse di sangue e lupo, eppure scavando persi me stessa tra le foschie di inverni interrotti, catramosi nel loro putrescente destino.
«Sono sicura che adesso sei pronta, Nataa.»
Sentii il suo calore sulla spalla, in una stretta che era racconto di storie antiche e di un futuro ancora da scrivere. Una pagina strappata che mi voltai ad afferrare, per chiedere di restare spezzando l’orgoglio, ma trovai solo aria a cui aggrapparmi. Le spalle sempre più lontane a dire addio. Un momento per condividere e uno per tornare di nuovo da sola, a combattere.


I fumi dello svenimento si diradarono in uno straziante urlo, al mio fianco, in ginocchio, Elza a tamponare una ferita che perdeva sangue, troppo. La fissai senza davvero vederla.
Esiste solo un obiettivo: pensa a lui.
Afferrai il bavero della divisa della ladra e la portai a me.«Devi darmi tempo. Poco tempo.» Una supplica che venne tradita dal tremare della voce. Vidi le iridi divenire incerte. «Puoi farcela, ne sono certa.» La lasciai andare, rigirandomi e tentando di rimettermi in piedi.
Quel -censura- str***o me l’avrebbe pagata cara. Voleva dolore e lo avrebbe avuto. Non una, due o tre volte. Di più. Strinsi i pugni, giurandolo a me stessa.
Barcollai fino a un punto riparato, la visione d’insieme era ciò che più amavo, comprendere la battaglia, penetrarla fino a conoscerne i moti e le direzioni. Farne parte.
Elza si parò davanti all’uomo, sulle labbra un ghigno e lui abboccò alla trappola. Non le lasciò tempo per finir di parlare, ma attaccò trasportato dall’adrenalina, dalla voglia cieca, famelica e sguaiata di vittoria. Un predatore dalle fauci grondanti sangue. Schioccò la mandibola.
Un fischio si fece strada tra la vegetazione, uno stridio metallico sempre più vicino. Niamh. Entrò nel campo di battaglia a testa bassa. La voglia di colpire e sentire le ossa implodere sotto la sua potenza. Non importava null’altro. Amico o nemico.
Sentii Elza biascicare un’imprecazione, prima di utilizzare lo spara rampino per togliersi dalla traiettoria. La pugile si fiondò contro Raiden.
Scoccai la freccia.
Un lungo attimo di silenzio rotto dal sibilo dell’aria. Fendette l’acqua e si conficcò nel fegato di Niamh. Rimasi in attesa. Il corpo dello spadaccino iniziò a ribollire, l’acqua sfuggì al suo controllo rigettando se stessa e controcendosi fino a divenire una bolla verdastra e ributtante. Il sangue tornò a scorrere in un feticcio di carne solida e malata. Vomitò nel momento stesso in cui gli fui sopra per afferrarlo al collo e gettarlo nella stessa merda in cui lui ci aveva fatto sguazzare. Un pugno si infranse sullo zigomo, frastagliati fiotti di sangue mi colpirono in volto. Gli calciai la gola, facendolo rantolare in un respiro annaspato. Un colpo e ancora uno. La pelle si aprì e finalmente potei vedere il colore rosso. «Il tuo sangue non è acqua.» Sogghignai.

***
«Acta est fabula. Si torna amici.» Mi porse la mano per aiutarmi a salire gli ultimi gradini degli spalti. Fissai per un secondo le sue dita, la sua pelle priva di cicatrici e ricordi. Una vita piatta, vissuta all'ombra di un nome e un prestigio che aveva guadagnato senza versare sangue, non il suo. Lo disprezzai una volta in più. Noi ce l'eravamo sudata la nostra vita, nelle ossa le fratture della guerra e nel cuore i cordoli che la morte aveva disegnato. «Summum ius summa iniura.» Gli sorrisi, rispondendo nella sua stessa lingua, con la sua stessa spocchia. Presi la mano e lo tirai verso di me con forza, scansandomi all'ultimo secondo per lasciarlo ruzzolare nella polvere di un'arena che lo aveva visto perdente. «Impara a stare al tuo posto.»
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Pip :>
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Messaggio da Pip :> »

:smt104

Inizio col dire una cosa che magari può far piacere agli eliminati, o magari no, ma che mi va comunque di dire: ammesso e non concesso che io fossi riuscito a passare la prima manche.. Penso proprio che dallo scontro che ho appena letto sarei uscito sonoramente sconfitto. Mi sa che mi hanno superato in parecchi xD lo dico perché avete tutti raggiunto un livello davvero, ma davvero, alto.

COMPLIMENTI!

Passiamo ai giudizi. L'utente migliore di questo scontro è
Spoiler
Nataa
Trovo straordinaria la sua capacità di descrizione, soprattutto in combattimento. Davvero oltre la media, che pure è molto alta. Sei riuscita ancora una volta, e ancora di più, a rendere tutta la crudezza di un combattimento che ho trovato molto realistico e vero. Riuscivo quasi a sentire l'odore del sangue, il freddo del ghiaccio ed il fastidio della polvere del terreno sulla faccia. Mi sono completamente immerso nel tuo post e, beh, tanto basta per dissipare ogni dubbio. Complimentissimi.

L'altro utente ad accedere alla finale è
Spoiler
Raiden
Layout davvero accurato ed elaborato, che è la prima cosa che mi ha colpito ma non ovviamente l'unica. Prima di leggere il post di Nataa, non me ne volere per la sincerità, l'ho trovato quasi perfetto. C'è la personalità di Raiden, c'è inventiva, ci sono colpi di scena ed il post offre un ritmo molto buono, l'ho trovato parecchio appassionante. E' anche un post molto chiaro, un vero post di combattimento impreziosito da certe considerazioni attinenti al contorno dello scontro che contribuiscono ad alleggerire una descrizione meccanica degli eventi. Utilizzi le parole giuste, nel numero giusto, al momento giusto. Confesso che l'immagine del ghigno, inserita in quel particolare momento, mi ha fatto venire qualche brivido. Un altro ottimo lavoro.

E a questo punto mi dispiace davvero per Leon e Macha che hanno disputato un torneo più che ottimo. L'ho detto spesso nei miei giudizi, ma non mi interessa indorare la pillola: non chiedetemi mai più di giudicare un torneo se devo essere così in difficoltà xD è forse il primo torneo da quando sono in Garden (quindi tanto, tanto tempo..) in cui gli esiti degli scontri non erano pronosticabili. Ciò deve dare a tutti la consapevolezza che sostanzialmente.. Ognuno poteva portarselo a casa.

Di Macha mi è piaciuta tantissimo la scelta dell'arena e la capacità di predisporre ciò che, in effetti, hanno portato avanti gli altri post. In primis il fatto che Niamh volesse sconfiggere anche Raiden, elemento ripreso da tutti gli altri utenti. Davvero una bella idea, forse c'è stato troppo poco combattimento in un contesto in cui il combattimento è la parte centrale, perché per il resto sei un'altra di quegli utenti che trovano nella capacità, e nella facilità, di scrittura la propria dote migliore.

Di Leon, invece, non riesco tanto a trovare un aspetto negativo. Bellissima l'attuazione di quello che aveva suggerito Macha, ovvero che Niamh iniziasse a combattere con Raiden, nonché tutta la descrizione del combattimento. Elza riesci ad "attuarla" benissimo nei tuoi post, così come riesci a padroneggiare altrettanto bene gli altri utenti. Voler trovare per forza degli aspetti negativi per giustificare una scelta non è da me; quindi, ti dico che mi sono sostanzialmente rimesso alle mie sensazioni e al mio intuito: Raiden e Nataa mi hanno colpito di più, i loro post li ho trovati con più ritmo.

In ogni caso, davvero complimenti ad entrambi!

********

E alla fine siamo giunti all'ultimo (?) scontro.

Nataa/Raiden vs Alexandra/Leon88

L'ordine, al solito, è Nataa - Alexandra - Raiden - Leon88
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Nataa
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Re: Tornei

Messaggio da Nataa »

Nataa-Raiden vs Alexandra-Leon

Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
È finita.

Serri le unghie contro i palmi. È odio, dolore e sofferenza ciò che preme contro il petto; una contrazione che mozza il respiro e ti rende fragile.
Alzati!
Un ordine che il corpo non ascolta, paralizzato da spasmi che lo inchiodano nella polvere.
Senti i suoi passi. È il suono della resa.
S'inchina, le sue dita afferrano il mento per costringerti a ciò che non hai mai voluto fare, guardarlo.
Riesci a vedere la scintilla di rimpianto? No, vero? È più facile ascoltare l'angoscia che ti ha spezzata, la solitudine di anni sterili. Egoista.
Il volto di Leon è una maschera di sudore, sangue e rimorso ma ne riconosci la pelle e le cicatrici che vi hanno reso uguali.
Ti divincoli -fa male vedere- ma la sua stretta è ferro, non ti lascia scappare. È un bacio a fior di labbra il sussurro che svuota la mente e ti concede il sonno del fallimento.
Un ringhio di disprezzo è l'ultima resistenza.

Ti odio.
Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
L’arena è un labirinto di scale e fuoco, l’aria brucia il respiro: il pavimento è incrostato di cenere grigia e calda, tumoli di un tempo passato e reliquie carbonizzate giacciono accanto a ossa annerite –combattenti senza futuro. Stalagmiti di roccia si innalzano dal pavimento come guardiani. Ogni volta che il vento s’incunea tra i corridoi, le fiamme crepitano, ondeggiando e tremando sui volti dei guerrieri passati e presenti.
Raiden fissa la propria mano, un filo di fumo consuma l'acqua. Le dita sanguinano quando torna nella pelle d'uomo. È umano e vulnerabile, i suoi poteri lo tradiscono, corrodendolo e ferendolo più della lama.
Lo dovrai proteggere, pur detestando ciò che scorgi in lui: un ragazzino –l’illusione di essere migliore, di conoscere il sapore del sangue e di aver respirato polvere quando non ha mai appreso la lezione più importante. La guerra, la vita, è cicatrici: se non ne hai, sei solo un vigliacco che si crede eroe.

Le scelte comportano sacrificio. Un prezzo che non hai mai voluto pagare.


Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
Alexandra è agile, schiva i tuoi attacchi lasciando solo aria e fumo da colpire e far sanguinare. Un fendente si abbatte sul terreno, un clunk sordo che risuona nell’atrio.
Dietro di te.
Voltati.
Durandal solca la pelle e si bagna di rosso, un dolore che conosci e con cui hai imparato a vivere. Ti strappa un mugugno e un sorriso, la gomitata le arriva nello stomaco, si piega a cercare il respiro.
È il momento.
Rinsaldi la presa su Aìma -cercando una sicurezza che non ti ha mai tradito- colpisci le vertebre con il piatto e attendi lo scricchiolio familiare delle ossa, il dolore dei nervi contratti in uno spasmo, ma la sua schiena è un arabesco di luci e ombre che respinge il tuo attacco, uno scudo su cui s’infrange il tuo ghigno.
Rotea la lama per caricare il tondo.
Sfuggi.
Corri.
Sali le scale.
Le dita di Alexandra si artigliano alla caviglia, una catena dalle maglie troppo strette. Finisci a terra, il mento contro il marmo e la bocca si riempie di un sapore ferruginoso che sputi a terra. Digrigni i denti mentre monta la rabbia. È la tua nemica, il tuo scoglio. Non lo hai mai superato –non ci hai mai provato.
Durandal si conficca nel braccio, un taglio superficiale, ma tracima dolore quando scoppia la scintilla del fuoco. Brucia la carne, un odore che ti disgusta la memoria.
Scatti in piedi, livida e sporca. Le nocche sbiancano quando stringi le dita in un pugno di furia: lo scagli contro la tua avversaria. Si scosta di lato, afferrandoti polso e gomito. Sfrutta la tua potenza e ti scaraventa spalle a terra. È un tonfo sordo il respiro che si mozza nel petto.
L’istinto corre più veloce dei pensieri: sta arrivando, caricherà, lo senti sulla pelle. È un brivido lungo la schiena.
È su di te.
Afferrala.
D’impulso arpioni la fronte: una scossa le atrofizza i pensieri, un vuoto che scorgi negli occhi vitrei, una bambola senz’anima.
Ti sfugge un sospiro di sollievo.
Sotto il fumo portato dal vento riesci a sentire l’odore della battaglia? Ristagna la puzza di sangue e sudore, un sentore acre che non si dimentica.
Aìma trova agile i muscoli e incide una ferita senza sangue, congelato in un battito. Alexandra è la puntina immobile di un giradischi rotto. Rigiri la lama sapendo che la sofferenza arriverà, esploderà non appena si dissolverà il velo dell’incantesimo.
È un plotch che attira la tua attenzione, una goccia rossa finisce a terra tra il marmo rovente.
La guardi.
La ferita gronda sangue e la donna è una maschera di dolore, si piega su se stessa stringendo la spalla.
Troppo presto.
Contrai le dita, un gesto nervoso.
È Leon. Lo sai. Non hai bisogno di vedere.

Sei deludente. Prevedibile.
Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
Salta.
La Claymore scivola sul terreno colpendo il vuoto.
Destra.
Intercetti la seconda spada, Aìma scricchiola sotto l’ingaggio, devi retrocedere.
Sinistra.
Durandal brilla di sfumature ignee, una lama di ghiaccio si scaglia sull’arma prima di sciogliersi in acqua tiepida.
È Raiden. È lui a salvare te, alla fine dei conti. Lui che disprezzi.
Brucia la consapevolezza più del taglio sul braccio.
Digrigni i denti, l’orgoglio è un compagno che non sai domare, ma non si vince senza controllo. Ricordi? Combatti svuotata, lascia te stessa fuori. Non riesci, vero? Ombre e fantasmi sono catene da cui non sai liberarti. Sapore di neve sul palato.
Affonda nella carne, Aìma. Fiotti amaranto bagnano il terreno e sogghigni. Un tondo ti coglie alla sprovvista, Glamdring si frappone deviando Alexandra e spingendola indietro.
Il piatto della Claymore colpisce uno stinco del tuo compagno. Impreca, mordendosi la lingua per non cedere un passo.
È tenace, lo devi ammettere.
Tendi Mistreo. Ora!
Incocchi la freccia, tra gli occhi si sovrappongono guerrieri e armi.
Raiden si piega, Durandal gli sfiora la guancia spellandolo, la contrazione involontaria dei nervi tradisce l’elettricità che lo attraversa.
Non distrarti.
Non demorde, Raiden. Trattiene Leon, che si è accorto di te: digrigna i denti e lo afferra per il bavero della divisa, lo porta a sé immobilizzandolo.
Sai cosa fare.
La freccia è un sibilo indistinto nel rombo del fuoco, s’infrange nell’acqua fumante.
Ora. Concentrati. Incantala.
Si pianta nella gamba di Alexandra esplodendo nel dolore di ricordi e incubi. Un velo che la trapassa lievemente.
Sanguina Raiden tornando uomo e perdendo la presa su Leon che è una belva di rabbia e frenesia. Lo piega sotto di sé e schiaccia ferite aperte.
Urla il tuo compagno –non puoi non goderne, attendi il giusto pur di assaporare il momento in cui comprenderà il dolore.
Uno.
Due.
Tre.
Eccolo.
Scocchi la seconda freccia, s’incunea sul pavimento, un soffio da Leon che basta per richiamarlo.
Sorridi. E diventi la sua preda.

Ti crogioli in parole vuote, non sei in grado di affrontare la verità.
Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
L’odore della guerra è putrido, carne viva macerata e divorata da lame incandescenti: attecchisce sulla pelle e diviene ombra. Non si dimentica il fetore marcio, un pizzicore che scava nell’anima e incide la sua memoria. È una belva assopita, attende il fianco per divorare. È un sentore dal colore livido che vi ha resi uguali.
Patetici. Egoisti.
Vi siete riconosciuti e conosciuti: è dolore ciò che condividete. Ha ansimato sul tuo collo, sentendo la pelle della schiena cedere alle tue unghie, una stretta dolorosa sui fianchi e sulle labbra il sapore di un amore che è polvere e guerra.
I ricordi scivolano tra il clangore delle lame.
La Claymore si abbatte sul terreno. Scatti in avanti, ti pieghi, sfuggi al pugno. Troppo sicura. Abbassi la guardia e la ginocchiata ti scaraventa a terra. Rotoli evitando il colpo. In piedi.
Scosti ciocche madide di sudore, un compagno fedele in quell’arena, il calore non ha smesso di soffocare e ardere la gola. Ansimi e Leon sogghigna, tra le labbra una battuta che ti fa scuotere la testa.
È lui a caricare.
Indietreggia. Ubbidisci.
Ti scosti nel momento in cui non può cambiare direzione, un calcio sulla schiena e ruzzola.
Senza tregua.
Aìma gli apre il fianco, ma ti conosce, sei prevedibile per lui.


Mi conosci. Hai avuto la mia fiducia e l’hai spezzata, non si torna indietro.


Non è il momento. Ci sarà un tempo.


È già passato.

È una frazione d’istanti: ti afferra un polso in una morsa feroce e ti sbatte al muro. Sibili rancore tentando di graffiargli il collo, ma è più veloce, scarta di lato e ti afferra anche l’altro braccio. Sei sua prigioniera.
Alzi il ginocchio cercando il punto debole dell’inguine, ma ridacchia frenandoti a pochi centimetri.
Fai leva sugli avambracci, la gamba sinistra a cercare il collo, lo avvolgi e lo scaraventi a terra.
Un calcio nello stomaco gli tira via l’aria dai polmoni in un rantolo sordo, ma non ti lascia spazio, afferra il braccio ti tira a sé.
Le dita ti grattano sotto il mento, come fossi una bestia.
E la rabbia monta.
Aìma lo inchioda a terra, inforcandosi tra la tibia e il perone. Urla e tu inarchi un sopracciglio. Il gioco è appena iniziato.

Esiste ancora un futuro.
Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
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schwarzlight
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Re: Tornei

Messaggio da schwarzlight »

Il calore brucia la gola, mozza il respiro, ustiona la pelle. Porta con sé ricordi di deserto e rovina, immagini di civiltà fiorenti precipitate nell'oblio, eroi e gente comune sullo stesso piano, perché non è rimasto nessuno a ricordare né gli uni né gli altri.
La lava scava nella roccia, incurante della distruzione che porta sui secoli di storia scolpiti in essa. E le lame incidono la carne, le frecce feriscono i muscoli, i colpi inferti fiaccano il fisico. Non c'è la gloria delle antiche battaglie in quello scontro. Non c'è la ricerca e la protezione di un ideale: è solo puro combattere, senza remore, senza pesi sulle spalle.
Chi sfoga la sua rabbia, chi si immerge in quella che è la sua essenza, chi si bea dell'euforia folle della lotta, chi ha rimosso ogni limite, perché per una volta è bello lasciarsi andare alla propria forza, alla propria sete di violenza.
Quattro persone, ognuna con il proprio passato, storie personali che non sono mai semplici. Quattro persone, sconosciute e familiari, legami vecchi e nuovi che si spezzano e si intrecciano in nuove forme. Lame alleate che diventano nemiche in un attimo.
In pochi minuti è accaduto tutto e niente, un'eternità passata ad affrontarsi che svanirà in pochi secondi.



- Non è che ti farai problemi a combattere contro di lui?
Lo sguardo che restituisce a Leon è emblematico di una relazione che ormai non esiste più.
- Dovrei?
Lui sorride.
La risposta è sufficiente.



Ha mirato al collo, troppo scoperto e invitante per lasciar andare l'opportunità di farla finita subito. Ma Raiden è agile, e ha evitato per un soffio l'attacco, finendo col subire solamente un taglio sul volto. Si scontra con occhi che conosce bene - i pensieri dietro di essi... non ne è sicuro. Sono occhi spietati quelli che gli restituisce Alexandra. Occhi da guerriero, risoluti, che inchiodano. Occhi che ha già incrociato in battaglia, in situazioni simili; occhi che ha amato. Per i quali potrebbe ancora...
Potrebbe ancora...



- Ah, sai, ho avuto un'interessante conversazione con Alex prima...
Qualche fendente a vuoto della Claymore di fronte a sé, spavaldo, scanzonato come sempre.
Continua, ha la sua attenzione.
- Lei al suo fianco vuole un uomo... - distende le labbra, ironico. Affila il tono. - Non un ragazzo.
Raiden cede alla provocazione, la concentrazione che vacilla in favore dell'impulsività.
Scatta in avanti e Glamdring fende il terreno in una scia di scintille e polvere.
Il mezzo ghigno di Leon si tramuta, scopre i denti in un sorriso feroce. La battaglia comincia.



Si riscuote da pensieri ingombranti, per bloccare quello che era il suo avversario iniziale. Una freccia di Nataa impedisce ad Alex di correre in soccorso del compagno, conficcandosi nella gamba e costringendola a ricordi, passato e futuro che si mescolano. Di cos'è che ha paura? Cos'è che teme?
Una scossa la percorre lungo la schiena, un volto ormai svanito nella storia che si sovrappone a uno ancora presente e vivo, nuovo e così radicato nei suoi pensieri. Un tremore che non ha voce, ma solo dolore e lacrime d'aria.
"No!"
E' passato. L'incubo si è dissolto, ma non era che uno spiraglio nei suoi pensieri più remoti, più oscuri e temuti, rinchiusi lontano nella memoria. Non devono tornare a galla. Mai.
E' durato un battito di ciglia, ma fa male come un uncino conficcato nella carne, impossibile da togliere. Si può solo nascondere alla vista.
Intanto Raiden e Leon continuano a lottare, finché la seconda freccia di Nataa non attira l'attenzione del nemico, senza però raggiungerlo. L'altro si chiede perché non l'abbia colpito nonostante lo stesse bloccando... era un perfetto bersaglio immobile in quel momento.


"E' questo che vuoi? Nataa?"
Non ci pensa due volte. Si libera dalla presa e si affretta a colmare la distanza.
In fondo è quel che vuole pure lui. Un ritorno al passato, ad anni un po' più spensierati.
Meno pesi, meno compagni persi.
Meno abbandoni.
Tradimenti che riguardavano solo il con chi aveva diviso il letto.
Affrontarla lì è tornare a tutto questo, affrontarla lì è l'unico modo che ha per ritrovarla.



Raiden tenta di frapporsi fra Leon e le scale, ma una scarica elettrica gli sbarra la strada, sfiorandolo e costringendolo sul posto.
Non se n'era dimenticato.
Si volta verso Alexandra, la gamba sanguinante ma libera dall'impedimento della freccia, il simbolo del Sigillo del Tuono ancora vagamente visibile nell'aria fumosa. Non esita neanche un attimo prima di scattare verso di lui e impegnarlo in un serrato scambio di fendenti.
Combatte senza remore, senza trattenersi. Per uccidere, per spezzare, non si fa alcuno scrupolo a dare fondo a tutta la sua abilità. Un varco nella guardia quando Raiden si sbilancia leggermente in seguito a una schivata. Cerca la caviglia, per recidere; mira in basso, ma lui la prevede e devia la traiettoria di Durandal. Prepara il prossimo attacco.
E' facile intuirlo: Glamdring che scorre sul terreno è sempre stato un suo vizio. E' una buona occasione per colpirlo al fianco sinistro, che rimane scoperto per quell'attimo dopo la falciata. Ma la gamba la tradisce, non supportandola a dovere, e si ritrova a rotolare di lato prima che la lama nera trovi la sua carne.
La piattaforma su cui si trovano non le è favorevole; alle sue spalle le correnti ascensionali portano l'odore di fuoco e roccia fusa, il bruciante calore del sangue della terra.
Lo sente, il fiume roboante sotto di loro.



Nataa.
Nataa che lacera. Nataa che morde e graffia, nel vivere, nel combattere, nell'amare.
Nataa che ha gli occhi scuriti da dilemmi e scelte obbligate.
Nataa che è così tanto, e così lontana.
Non può raggiungerla. Non vuole raggiungerla.
Sarebbe la fine per entrambi.

Aìma sfoderata, che ferisce come la padrona, senza controllo, rabbiosa. Con un grido frustrato, la donna abbatte l'arma
sull'avversario con tutta la potenza di cui è capace, ma la Claymore non vacilla poi tanto sotto la sua furia.

Cosa sarebbe potuto essere, di loro, se non se ne fosse mai andato?

Sta combattendo contro la sua rabbia, non contro la sua abilità. Se solo non si lasciasse andare così facilmente
il sangue alla testa, potrebbe essere così tanto più letale da dare i brividi al pensiero.
Vibra un colpo di taglio, le spezza la guardia.
Gli artiglia il braccio in risposta, invadendo il suo raggio d'azione senza alcun timore.
Carica una magia nel palmo; Leon però è più svelto, e le rifila una ginocchiata allo stomaco, facendole perdere il
fiato e la concentrazione necessaria, bloccandola poi con una presa che la soffoca.
Sta giocando con lei. Lo sa che sta giocando con lei. E' insopportabile.
Ma lei è tenace, e orgogliosa.
Affonda i denti nell'avambraccio, il sangue sgorga. Morde come una belva, trattenendosi più del necessario mentre lui
rantola tentando di divincolarsi dalla morsa serrata.
Lo lascia andare, soddisfatta.
"Non osare sottovalutarmi!"
Si distanzia, sputando a terra il sangue dell'avversario; non si ripulisce quello sul volto, trofeo di guerra.
Uno Slow e un Bio che intacca la carne ma non riesce ad avvelenare. Incocca una freccia su Mistreo.
Lo scontro riprende.



Non c'è alcuna esitazione, come sempre. Eppure c'è più ferocia, più potenza. E' letale e precisa, stavolta non si trattiene. Riesce a scorgerlo il soldato, dietro le sue movenze. Più chiaro che mai.
Ed è giusto così. E' sempre stato così.
Anche Raiden ha sempre tralasciato i sentimenti personali quando si tratta di lavoro. L'ha sempre considerato un punto fondamentale dell'essere un soldato, e così è.
Quindi perché si stupisce? Perché si scopre esserne deluso?
Non vuole ammettere l'esistenza di una parte di lui che vorrebbe scorgere un trattenersi, un momento di debolezza. Dei sentimenti residui nei suoi confronti, una traccia che gli confermi che loro due erano stati davvero.
Ma in quello scontro non c'è Alex. In quello scontro c'è solo la Seed Schwarzlight.
Fredda, distante. Lei è il ghiaccio che non potrà mai comandare.
Ed è la peggiore ustione che quell'arena ha da offrirgli.

Torna a pressarla: è ferita, la sua naturale destrezza minata. Non la decisione, quella no. Le due spade si scontrano in una prova di forza, tremano sotto la pressione esercitata, ma non cedono. Alexandra riesce a respingere il suo avversario, ma continua ad arretrare: ormai si trova quasi sul ciglio dell'abisso. Lancia un'occhiata di sotto, il calore della caverna che la strema.
Un Fira ai suoi piedi. Si sbilancia all'indietro, sta per cadere di sotto.
E' fatta, per Raiden. Deve solo lasciarla precipitare e un'avversaria è eliminata.
Lo guarda, tende la mano.

Senza riflettere, la lucidità l'abbandona, l'istinto agisce prima della ragione. Afferra la sua mano, una presa salda metafora di cose non dette. Lei rimane sospesa nel vuoto, le gambe puntate sul margine della caduta. Se l'aspettava.
Piega le labbra vittoriosa.
Lo sapeva.
E' in quell'attimo che lo scontro viene deciso. Lui ha perso. Per descrivere la sconfitta non servono le parole; basta quel sorriso.
Stringe la presa sul polso di Raiden, non può più liberarsi. Fa forza sulle gambe e si dà la spinta, trascinando con sé lo spadaccino.
Cade con lei.
La sconfitta è fatta di silenzio.
Quando si riprende è solo, non c'è traccia della sua avversaria. Sono piombati a pochi metri dalla lava, su un pianerottolo quasi nascosto alla vista dall'alto. Si rialza a fatica; durante la caduta Alexandra l'ha ribaltato in modo da farlo atterrare di schiena, che ora brucia più che mai per l'impatto e il calore insopportabile della pavimentazione spaccata. Si guarda attorno scorgendo un'irta scalinata semi-diroccata.
Avrebbe potuto salvarsi facilmente usando una delle Sei Arti. Ma in quel breve istante non aveva avuto tempo nemmeno di pensare. Non era in grado di riflettere, solo rendersi conto di quanto ancora fosse incatenato a giorni vicini eppure lontani, prima convinto di essersi lasciato alle spalle. Non era così. Non del tutto.
Lei ha ancora potere su di lui.
Lo sta facendo sprofondare, sempre più.
Silenzio... e solitudine.
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Aenima
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Fire, dance with me...

Messaggio da Aenima »

Quattro diversi guerrieri con quattro diverse vite, quattro diverse storie, quattro diversi destini, accomunati dal fil rouge di un brutale combattimento, stretti nella morsa di un fato impietoso che costringe loro a scontrarsi senza sosta come inconsapevoli danzatori di un walzer che, alla fine dello spettacolo, avrebbe visto un solo vincitore.

waLzEr number OnE » ]oDeRInt dum mEtUAnt[ «
Una delle massime di Manson recitava:

"Non credo che la gente esprima abbastanza il proprio odio. Ha bisogno di lasciarlo uscire.
Uccidere é uccidere, non c'é differenza.
La società fa di qualcuno un eroe e di qualcun altro un criminale,
é solo una gara di popolarità.
La moralità in ciò é decisa dall'uomo donna che ha
l'artiglieria più fornita
."

No, pensai. Non c'è alcuna differenza.
Uccidere è semplicemente uccidere, niente di più, niente di meno. Mentre combattevo, ripetevo tra me e me questa frase come una sorta di mantra, perché sì, quel giorno io avrei vinto.
Quel giorno, io avrei...
u c c i s o.
Quel figlio di buona donna riuscì a schivare il mio dardo, complice l'effetto di Haste e di Esna, che aveva vanificato le alterazioni di status da me provocate. Peccato. Avrei provato un particolare piacere nel sentire il rumore che la mia freccia avrebbe prodotto lacerando e penetrando entro le sue carni, rumore che sarebbe stato sicuramente seguito da un guaito di dolore represso e da irripetibili imprecazioni, ma non andò così: la freccia passò oltre, finendo col dissolversi tra le fiamme con un raccapricciante sfrigolìo.
Bah, poco importa.
Puoi muoverti più rapidamente grazie ad Haste? Bene, altrettanto rapidamente andrai incontro alla sconfitta.
Rinsaldata la presa sulle sue Claymore, fu istantaneamente su di me.
Era furente, glielo si leggeva negli occhi, ma questa volta fu meno impulsivo e più prudente: quel bastardo aveva castato su di sé Protect e Audacia prima di tornare all'attacco e gli ultimi residui di Haste rendevano i suoi colpi inusitatamente veloci oltre che possenti.
Fintò una stoccata con l'arma imbracciata a sinistra, ma portò un colpo rapido, di taglio con l'altra Claymore, descrivendo, da destra verso sinistra e in diagonale, un mezz'arco inclinato di circa 45°, una mossa, questa, che mi costrinse ad intercettare la sua lama frapponendo Aìma tra i nostri corpi.
Il suo ghigno beffardo mi ferì più dell'altra lama che andava lacerando la cute del mio fianco sinistro.
Non urlai, non imprecai.
Reagii.
Continuai a combattere senza mostrar segni di cedimento, cercando di portare i miei attacchi dal lato in cui, poco fa, avevo lasciato il mio segno; l'effetto di Audacia andava svanendo, lo si poteva intendere da come il suo ritmo fosse progressivamente calato. Dunque, se proprio avesse dovuto aprirsi una breccia tra le sue difese, questa si sarebbe formata senz'altro dal lato dell'arto ferito che mai avrebbe potuto resistere in maniera prolungata alla fatica.
E, dopo l'ennesimo fendente respinto, questo accadde.
Il suo braccio sinistro finì col muoversi più lentamente del controlaterale, cosicché, mentre con l'arto sano cercava di colpirmi con un roverso sgualembrato, quello ferito si bloccò a mezz'aria, contratto spasmodicamente dal dolore. Dolore che, come una venefica tossina, andò rapidamente propagandosi tra le sue carni impedendogli dunque di portare a termine l'attacco.
Fu dunque facile per me disarmare l'arto sano grazie ad un colpo ben assestato portato con il piatto della lama di Aìma in prossimità dell'elsa della Claymore, che volò via sotto la forza dell'impatto. Contemporaneamente, facendo scattare la mia gamba sinistra come una falce, lo sgambettai facendogli perdere l'equilibrio.
Non riuscì ad imprimere abbastanza forza per colpirmi con l'altra Claymore, il dolore era troppo forte.
Fui io a colpire stavolta, non lui.
« I know that I can turn you on... »
Gli piazzai, mentre cadeva, un poderoso gancio all'altezza dello zigomo destro. Colpii così forte che avvertii io stessa dolore. Dolore d'intensità senz'altro trascurabile a quello che stava provando lui. Rovinò al suolo come un sacco di patate, reggendosi la guancia dolorante con la mano disarmata. Nei suoi occhi una smorfia di dolore, frammista ad orgoglio ferito.
Non mi sarei fermata lì.
Io avrei v i n t o.
« ...I wish I could just turn you off. »
waLzEr number TwO » ]fRaNGar non fLeCTar[ «
Che palle...
Fu l'unica cosa che riuscii a pensare, pur cercando di ignorare il dolore. Quella fot**ta bastarda mi aveva fregato, c'era poco da girarci intorno. Ma no, non gliel'avrei data vinta così facilmente.
Commise un errore, la stronza.
Tardò nel darmi il colpo di grazia.
Ancor prima di rialzarmi le castai un Blind: così facendo potei guadagnare del tempo e, facendomi forza, mi rimisi in piedi imprecando mentalmente per sopprimere -senza successo- il dolore pulsante che mi attanagliava.
Recuperai la Claymore che Nataa aveva sbalzato via. Ero pronto a tornare in gioco.
Per uno strano scherzo del destino, combattere a denti stretti contro di lei era l'unico modo che avevo per sentirla vicina, per rivivere le vestigia di momenti che ormai non ci sono più.
Se è questo che vuoi, pensai tra me, non posso non accontentarti, mia cara.
« You can't see me! » ghignai in tono provocatorio « Andiamo, vieni a prendermi, cherie! »
Il ghigno si tramutò in sorriso. Sorrisi pacatamente mentre, con una lentezza disarmante, alzavo entrambe le mani.
Resa?
Offesa.
Cercò di colpirmi, ma senza successo: la sua lama finì col mulinare l'aria, a vuoto. Mi fu sufficiente scartare di lato con due, forse tre rapidi passi per schivare il colpo e con un altro paio di passi mi avvicinai a lei.
Quanto bastava per affondare il mio piede nel suo addome e mozzarle, ancora una volta, il fiato in gola.
Non riuscì ad imprecare. Le venne fuori soltanto un mugugnio per il dolore.
Potrai dire tutto di me pensai, sentendo la rabbia ribollire eccetto che non ti abbia lasciata senza parole...
Mi apprestai dunque a vibrare il colpo di grazia, ma qualcosa di strano accadde.
Nel rimettersi in piedi, bisbigliò qualcosa ma non fui in grado di comprendere le sue parole. Qualunque cosa avesse detto, ebbe il potere di immobilizzarmi e di trattenermi dall'attaccarla.
Era più forte di me, non riuscivo, non potevo colpirla. Ed era la mia stessa volontà ad impedirmelo.
Leon, sei un coglione, un coglione grosso quanto un Archeosaurus... ripetei tra me mentre invertivo la rotta dirigendomi verso Alexandra che nel frattempo sembrava essersi liberata di Aquaman. Dovevo attaccarla, era questo il comando che la mia mente sembrava impartirmi in quel momento. Dovevo attaccarla, senza remore.
Lucenera fu colta di sorpresa da quel mio improvviso slancio. Feci scattare la mia Claymore con un gesto secco del braccio, come se stessi schioccando un colpo di frusta e mi risultò inusitatamente semplice disarmarla. Era stremata, dopo aver fronteggiato Raiden e di certo non si aspettava un simile comitato di benvenuto.
Bene, adesso non mi restava che portare a termine l'opera: Lucenera era sotto scacco.
Feci per scagliare un altro colpo ma la mia lama fu improvvisamente arrestata da un blocco di ghiaccio nel quale andò ad incastrarsi, come in una bizzarra parodia di Excalibur. Ghiaccio che prese ad estendersi lungo il filo della Claymore, arrivando a lambire il mio polso.
Ero bloccato.
Quando il gelo raggiunse le mie vene finalmente realizzai: ero stato incantato da Nataa, che mi aveva spinto ad attaccare la mia stessa alleata. Ma allora perché mai Aquaman si era frapposto fra me e Lucenera? Che Nataa avesse incantato anche lui? Oppure era così coglione da pensare ancora di poterla riconquistare inscenando questa pantomima?
« Nient'affatto. » mi rispose, la voce tagliente come una stilettata. « Ma spetta a me affrontarla. E sconfiggerla. »
Il ghiaccio prese a circondarmi, lasciandomi alla mercé di Nataa mentre i due spadaccini riprendevano il loro combattimento.
waLzEr number ThReE » ]wE're in tHIs togEtHer[ «
« E' così che tutto ha avuto inizio, ricordi? » le dissi, in tono asettico « Con uno scontro. E con uno scontro avrà fine. »
Sollevai la spada alta sopra la testa, pronto al duello. Alexandra si fermò. I nostri sguardi si incrociarono, vidi i suoi occhi, occhi nei quali mi ero più volte specchiato mentre le nostre labbra si avvicinavano...
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Scacciai quei pensieri, ora facevano parte del passato. Il presente poneva un unico imperativo: combattere e vincere contro Alexandra e contro i fantasmi del passato.
La pallida lama di Durandal si mosse, fendendo l'aria torrida dell'arena. La intercettai. Non ci fu alcun impatto di metalli quando le lame cozzarono, solo una acutissima vibrazione, simile al lamento di agonia di chissà quale specie vivente. Non cedeva d'un passo. Bloccai un secondo fendente, un terzo, un quarto, poi arretrai di un passo sotto il turbinare dei suoi colpi.
Danzavamo e volteggiavamo come dei dervisci in un vortice di lame. Era così che la nostra storia aveva avuto inizio, poco dopo il mio arrivo al Garden di Rinoa, con un allenamento allo Zoolab ed era giusto che finisse allo stesso modo.
Arretrai, ma non mi arresi.
Le avrei dimostrato la mia piena maturità e determinazione.
L'avrei affrontata da soldato, non da uomo dal cuore infranto.
Avanzai.
Le nostre spade tornarono ad incrociarsi, a cozzare l'una contro l'altra, un fendente dopo l'altro, un mandritto dopo l'altro, un affondo dopo l'altro, una parata dopo l'altra. Sentii il suo respiro farsi pesante per la fatica. Ero altrettanto stanco, provato, ferito, ma a costo di crollare al suolo inerme avrei versato ogni goccia delle mie energie e del mio sangue in quel combattimento. Non mi sarei risparmiato.
E alla fine fu lenta, troppo lenta. La lama nera di Glamdring arrivò a mordere la sua pelle nivea. Sangue gocciolò sulle sue vesti, sangue che fumava al contatto con il suolo ardente dell'arena e sembrò rosso fuoco liquido a contatto con la roccia.
« Non perdi l'abitudine di lacerarmi le vesti, eh? »
Quella frase le uscì spontaneamente, eppure ebbi come l'impressione che, dietro al tono ironico, si celasse qualcosa di più. Dopotutto, nonostante le nostre strade si fossero irrimediabilmente divise, non era possibile obliterare i ricordi allo stesso modo con cui si cancellano dei files da un hard disk.
Continuammo ad affrontarci sull'orlo fumante di un precipizio, il sudore che scorreva copioso, imperlando i nostri corpi.
Ci battevamo con rinnovato vigore, impegnando le nostre lame oltre ogni limite in una danza di sangue e polvere, di sudore e di sofferenza.
Ero stato io ad estrarre per primo la spada, questa volta.
E il triste canto insito nelle esiziali vampate d'aria calda che si innalzavano dal magma fumante narrava mestamente cosa ciò significasse.

S o n o q u i p e r t e .

La lama balenò in avanti nell'affondo in un batter d'occhio letale, pronta ad affondare nell'orbita destra dell'occhio del mio passato arrestandosi solo all'ultimo -mezzo centimetro più in avanti e avrebbe potuto sgonfiare macabramente il bulbo oculare- per spedire la mano sinistra libera posta di taglio a colpire brutalmente l'anca in un turbine di cristalli glaciali formatisi sulla pelle come uno splendido guanto tanto scintillante quanto gelido.

P e r t e .

Mi voltai in una piroetta, agilmente e spietato, nell'intento di portarmi al suo fianco sinistro, chinandomi in ginocchio nel movimento, lasciando che la danza circolare dell'acciaio terminasse in basso con una spazzata netta portata dietro la gamba ricoperta di tenebre.

Guardami, Alexandra.

D a n z o p e r t e .
« The world needs bad men. We keep the other bad men from the door. »

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Leonheart88
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Re: Tornei

Messaggio da Leonheart88 »

Nataa-Raiden vs Alexandra-Leon


Seduto su una panchina del parco si stava godendo gli ultimi istanti di pace e tranquillità prima della finale. Immerso in uno stato di totale abbandono e di tranquillità ammirava lo splendore del cielo limpido, del sole che splendeva alto, delle fugaci nuvole che talvolta facevano capolino. Era davvero una bella giornata.
Con un pigro gesto della mano raccolse un sassolino, bianco, era caldo a causa del sole a picco ma era comunque una sensazione molto piacevole al tatto. Lo rigirò qualche secondo nella mano destra, passandoselo delicatamente e lentamente tra un dito e l’altro, infine lo lanciò contro un albero. Il sasso c’entrò perfettamente il tronco nodoso e imponente del pino. Bersaglio colpito.
“Leon il cecchino, non l’avrei mai detto” Alexandra fece capolino, arrivandogli alle spalle.
“E’ solo che non voglio mostrare troppo le mie qualità” Si stiracchiò alzando le braccia al cielo ed emettendo un sonoro sbadiglio “dobbiamo andare?”
“Ancora qualche minuto possiamo permettercelo” Si sedette di fianco a lui “Certo che se avessi saputo che questo torneo durava così tanto non mi sarei iscritta” sospirò, portandosi con un gesto teatrale la mano alla fronte.
“Questa finale sembra una puntata di Beautiful” Il tono della voce di Leon divenne improvvisamente più grave “La si potrebbe denominare la rivincita degli ex”
“Vabbè il passato è passato, nessun rimpianto giusto?”
“Assolutamente no” Si alzò dalla panchina aiutandosi con le mani “Mi sa che ora tocca a noi”
Si trovarono davanti all'imponente arena. [Dario/Drio]


…………………….

Il magma scorreva impetuoso sotto di me. Rapido e violento si infrangeva contro le strutture in pietra dando l’impressione di un grosso mare violento ed incazzato.
Incazzato almeno quanto il sottoscritto.
Me ne stavo lì a fare la bella statuina di ghiaccio mentre Alexandra era messa in difficoltà da quel borioso stronzetto del suo ex. Dovevo muovermi. Feci leva con tutti i miei muscoli per spezzare quella coltre di gelo. Qualcosa stava cedendo. Non sapevo se le mie ossa oppure quelle catene bianche. Nel dubbio triplicai i miei sforzi.
Nataa mi guardava pochi metri più in là, Aìma che pigramente tamburellava contro il suo fianco, un sorriso amaro che le attraversava il volto.
Se la stava prendendo comoda, quella stronza. [Alessandra/Schwarzlight]
Nataa.
Centro dei miei pensieri per tanto tempo.
Istanti di vita a immaginare un futuro migliore per noi. Frammenti di esistenza che si erano disintegrati al contatto con la gelida realtà.
Non mi pentivo delle mie scelte, non me ne ero mai pentito. Ma mi chiedevo spesso come sarebbe stato. Cosa sarebbe successo se entrambi avessimo intrapreso altre strade, altre professioni, altre vite. Riflessioni che non servivano a niente a parte spingermo a chiudere il mio cuore ancora di più.
Il tempo delle riflessioni era finito.
Ora dovevo prenderla a calci in culo.
Una goccia di sudore si fece strada lungo la guancia, scivolando quasi con fatica, rimanendo infine aggrappata al mento per una frazione di secondo prima di cadere e precipitare nel vuoto. [Martina/Oushi]
La vidi avvicinarsi per darmi il colpo di grazia, guardandomi fisso negli occhi: voleva gustarsi tutto il mio odio per poi porre fine a tutte le mie speranze.
Esattamente come io avevo infranto la sua fiducia. Spinsi ancora con più forza.
Crack.
Un rumore secco e il ghiaccio si ruppe. Una muta preghiera verso chi aveva scelto l’arena per il nostro scontro. Potevo sentire distintamente invece le silenziose bestemmie di Raiden. Le sue abilità da saltimbanco subivano una fortissima limitazione in tali circostanze. In tale frangente Aquaman non sarebbe stato lo stesso.
Ma ora era il mio momento.
Frapposi la Claymore tra me e Nataa, ombre infuocate danzavano sulla lama, la vidi fermarsi. Lampi d’odio e di sorpresa nei suoi occhi.
Scattai in avanti, la spada impugnata a due mani. [Davide/Recks]
Nataa rimase per un istante interdetta. Il cervello che le diceva di arretrare per fronteggiare meglio l’attacco. Il cuore che voleva attaccare ad oltranza, fino all’ultimo battito. Ne approfittai.
Un tondo da destra a sinistra, parato all’ultimo istante con la lama di Aìma. Avanzare, mai retrocedere. Un calcio nello stomaco la colse impreparata, un ringhio simile ad una bestemmia fu la risposta.
Finì letteralmente col culo a terra. Strinsi con la sinistra l’impugnatura della seconda Claymore calando un rapido e letale fendente.
Stunk.
Il rumore sordo dell’acciaio che si scontrava con il ribollente marmo del pavimento. Potevo vedere Nataa rotolare al suolo per evitare il fatale impatto.
“Stai ferma e fatti infilzare” Le dissi con tono stizzito.
“Fottiti. In ogni caso mai come piacerebbe a te” Se uno sguardo potesse uccidere io sarei già morto carbonizzato, resuscitato, smembrato e infine, dopo, ucciso di nuovo.
Avanzai rapido, un affondo schivato all’ultimo istante, un fendente parato con Aìma, un secondo colpo che si infranse sul caldo marmo. Respiravo a fatica, negli occhi un velo di sudore e polvere, ma non mi importava. Ora esisteva solo la battaglia, la mia unica sorgente di vita.
La commander fece forza sugli addominali. Rotolò all’indietro rimettendosi in piedi. L’ammiravo per la sua tenacia.
Accecata dalla rabbia, brandì Aìma. [Marco/Sanjii]
Scattò nuovamente in avanti con tutto l’odio in corpo, deviai con facilità il colpo. Uno sgambetto le fece perdere l’equilibrio. Il mare infuocato proprio di fronte a sé.
Tre passi.
Due passi.
Un passo.
Si bloccò proprio sul bordo della piattaforma, neanche il tempo di respirare quell’aria malsana ed insalubre che le fui subito addosso.
Si abbassò all’ultimo istante per evitare un tondo da sinistra a destra, un clangore metallico. Aìma che rimbalzava scomposta a terra.
Nei miei occhi lo stupore. Un gesto di resa? Di sottomissione?
Non potevo crederci. La Nataa che conoscevo mai si sarebbe arresa, mai avrebbe accettato una sconfitta. Mai. In battaglia come nella vita.
E infatti mi aveva appena -censura-.
Mi afferrò con due mani il polso e tirò violentemente verso di sé, come in un ultimo abbraccio, all’ultimo momento però scomparve scartando di lato.
Lasciandomi solo nel vuoto.
Caddi.
Una mano a cercare la salvezza. Trovata. Il bordo esterno del pavimento come mia ultima speranza. Potevo sentire i muscoli gemere dal dolore mentre con una mano cercavo disperatamente di non abbandonarmi all’inferno di fiamme.
La Claymore cadde nel magma incandescente. Potevo sentire distintamente lo sfrigolare della lama mentre si scioglieva nel mare incandescente. Mi maledissi per la mia debolezza e la mia ingenuità, la conoscevo da troppi anni per cadere in un trucco banale come quello.
Nataa riusciva sempre a fregarmi. Era la mia debolezza.
Sentii i suoi passi. Fece capolino dalla piattaforma.
Il suo sguardo non lasciava trasparire nessuna emozione [Mattia/Elza]
Crack.
Sentii distintamente il mignolo spezzarsi. Soffocai un gemito di dolore mascherandolo con una sonora bestemmia.
Quattro dita alla sconfitta.
“Ti arrendi?” Sorrideva con la bocca ma non con gli occhi.
“Tua madre”
Scrollò le spalle. Alzò pigramente lo stivale, una risata di scherno, la suola che va a impattare contro l’anulare. Sentii improvvisamente il dolore.
Nataa schiacciò.
Tre dita alla sconfitta.
Stavo per perdere la presa, solo il mio orgoglio non mi aveva ancora fatto cedere. La mia voglia inesauribile di vincere, di non arrendermi.
Fin dove può arrivare un uomo prima che ammetta la bellezza di una sconfitta?
Chiusi gli occhi, pronto a lasciarmi andare e finire nell’oblio dei perdenti. Un urlo mi fece risvegliare.
Alexandra.
Nataa fece un balzo all’indietro tenendosi con una mano il costato ferito. Il sangue usciva caldo, scivolava sui vestiti, ne percorreva le curve e cadeva a terra in una sinfonia di gocce dal carattere spettrale.
La Seed mi tese la mano. L’afferrai. Risalii sulla piattaforma giusto in tempo per vedere Raiden gettarsi a capofitto su di noi.
Nel muoversi estrasse la lama nera di Glamdring, facendola roteare sempre a contatto con il suolo. [Raffaele/Raiden]
Le lame cozzarono a mezz’aria. Spada nera contro Claymore. Tecnica contro forza bruta.

………………………………………………

Lo spogliatoio adiacente allo zoolab era un luogo comune. Amici e nemici si ritrovavano lì prima e dopo la sfida. Tutta la rabbia del combattimento non doveva trovare posto in quello spazio. Lì da avversari si tornava compagni.
Leon aveva appena finito di lucidare il filo delle sue armi quando lo vide. Raiden. Aveva avuto anche lui la stessa idea, la lama di Glamdring luccicava potente a qualche metro da lui, mentre il proprietario metteva via il suo set personale di accessori per la cura delle spade.
“Bell'arma. Proprio degna di un porno” Commentò. [Elena/Niamh]
“Scusami hai detto qualcosa?” Girò la testa palesemente infastidito.
“Guardavo solo la tua spada. Molto bella.”
“Ah grazie” Fu la sua gelida risposta.
Benché apprezzasse le sue doti in combattimento, ritenendolo un membro molto importante del Garden, c’era qualcosa in Raiden che stonava. Qualcosa che lo faceva apparire distante ai propri occhi.
Il Seed era quasi sempre calmo e misurato, persino quando era stato mollato da Alexandra non aveva quasi perso la calma. Mantenendo intatto il proprio atteggiamento.
Non era come Calien, progettata così, la sua era una scelta. Dettata dalla consapevolezza estrema dei propri mezzi, del proprio talento.
Forse era quello.
Raiden non amava giocare nel fango. Buttarsi nella mischia senza una ragione precisa, lui era un talento puro. Raffinato. Adatto più ai circoli di scherma che alla lotta in fondo ad un cortile.
Forse era per quello che a Leon sembrava distante anni luce.
“Buona fortuna” Disse per proforma.
“Grazie anche a te”
La situazione era gelata, e non solo per merito di Raiden.


……………………………………………

Tondo. Schivato da Raiden con un balzo indietro.
Fendente. Frapposi la Claymore e deviai il colpo.
Affondo. Schivò Durandal trasformandosi in acqua. Gocce di sangue salutarono il suo ritorno in forma umana. Una smorfia di dolore faceva da contorno al viso.
La freccia saettò in aria per poi conficcarsi nel polpaccio della Seed, un urlo di dolore accompagnò la punta che penetrava con violenza la carne.
E poi sembrò come vederla al rallentatore.
Ogni suo movimento durava tre volte più del normale, il suo respiro appariva anch’esso interminabile ed asfissiante, la vidi provare un fendente verso Nataa, la commander ne prese il polso con la mano sinistra e deviò con tranquillità il colpo.
Aìma si fece strada lungo il suo petto. Uno squarcio obliquo, da sinistra a destra, ne lacerò nuovamente le vesti e fece fuoriuscire violenti zampilli di sangue. Profondo ma non troppo.
Mi girai di scatto, colto alla sprovvista, Raiden ne approfittò assestandomi un calcio sulla bocca dello stomaco.
Arretrai ansimando vistosamente, la Claymore alzata per evitare che lo spadaccino ne approfittasse.
Stavo lottando contro l’irresistibile voglia di vomitare anche l’anima. [Eleonora/Evan]
Feci appena in tempo a castare un Esna, mormorato tra un respiro affannato e l’altro, alla mia compagna prima di vederla sparire. Nataa incalzandola senza tregua era riuscita a separarci; portandola su una piattaforma più bassa e lasciandomi in balia dell’ex Aquaman.
Le mie risate invasero l’arena. Erano folli grida di gioia e di soddisfazione.
Aveva fatto una cazzata gigantesca. Contro di lei ognuno dei due desiderava ardentemente la vittoria. Nessuno era disposto a cedere, probabilmente ci saremmo annullati a vicenda.
Con Raiden era tutta un’altra cosa. Lui voleva vincere il torneo per il prestigio. Io volevo massacrare lui.
Il sangue versato sul campo di battaglia mi aveva insegnato una cosa fondamentale: in una guerra vince chi davvero non ha paura di perdere tutto.
Lo spadaccino era diventato il mio obiettivo.
Ero pazzo? Forse sì.
Scattai in avanti, la Claymore in pugno. Raiden mi aspettava al varco, gambe leggermente piegate per schizzare velocemente, Glamdring rivolta al suolo pronta a scattare come una belva inferocita. Fintai un fendente, non ci cascò. Un affondo, scartato lateralmente. Contrattaccò con un tondo da destra a sinistra, un Protect istantaneo ne deviò la traiettoria.
Attaccai con un gomitata rivolta al mento, Raiden la bloccò con il palmo della mano. Mi girai immediatamente su me stesso, un tondo della Claymore rivolto alla sua schiena. Parato d’istinto dalla spada nera rivolta parallela alla schiena.
Eravamo in una situazione di stallo.
Continuavo ad incalzarlo ma nessun colpo andava a segno; tondo, affondo, fendente, ancora tondo. Stavo velocemente esaurendo le energie, nemmeno il NoGrav sulla Claymore migliorava la situazione. Le lame cozzarono nuovamente. Davanti a noi ed in perfetto equilibrio.
Ora!
Una supplica tra i denti, sentii le energie crescere in me. Feci ancora più forza, la sua lama cedette.
Ancora un po’.
Uno sforzo in più.
E poi il nulla.
Raiden saltò in aria. Ma invece di ricadere preda della mia lama fece due, tre balzi in volo atterrando dall’altra parte della piattaforma.
“Brutto pallone gonfiato torna indietro” Gli urlai incazzato.
“Derideri merito potest qui sine virtute vanas excercet minas.” Lo sentii rispondere, ovviamente senza capire che porco Yevon volesse dire.
L’aria si faceva ogni secondo sempre più soffocante, gocce di sudore ci coprivano la visuale, le gambe si facevano sempre più dure. I polmoni ci provocavano spasmi continui. Lo sforzo, conati di vomito.
Ma continuavamo, imperterriti. Finalmente anche il Seed era stato preso dall’estasi della battaglia. Dalla voglia di vincere e di sopraffare l’avversario.
Finalmente era una vera finale.
Scartai rapido lateralmente per evitare l’ennesimo affondo, pronto al contrattacco. Raiden invertì rapidamente la presa sulla spada mentre la sollevava per vibrare un violento fendente. [Stefano/Kaleco]
Rimasi sbilanciato dalla mossa, deviai il colpo all’ultimo, ma Raiden incalzava.
Affondo.
Non feci in tempo a fuggire.
La Claymore cadde al suolo mentre l’acciaio gelato mi penetrava la carne. Sentii la lama fuoriuscirmi dalla schiena. Fiotti di sangue caldo bagnarono l’ancor più bollente arena.
Caddi al suolo mentre Raiden sentiva già la vittoria in tasca.
Pivello.
Un unico gesto della mano mi fu sufficiente. Non se l’aspettava. Crollò al suolo addormentato.
Dolore. Una sensazione sempre comune per me, familiare, ma nonostante tutto bella. Mi ricordava che ero vivo.
Mi misi a fatica in ginocchio, cercando di tamponare in qualche modo le ferite e di rimettermi in piedi, tanto sapevo di essere un folle.
Strappai una manica della divisa e la utilizzai come benda improvvisata. Leon passione infermiere.
Mi sembrava di volare. Di essere incorporeo e di poter passare sopra a qualunque cosa. Volteggiavo rapido nel cielo osservando le quotidiane fatiche degli esseri umani.
Ero immortale, ero speciale.
Un rumore di passi mi riscosse. Non era tempo di svenire.
Qualcuno stava salendo le scale. Avevamo vinto?
No.
Nataa mi si balenò nuovamente di fronte.

………………………………………………

La incontrò per la prima volta in Accademia. Lui cadetto, lei già Seed ma nella struttura per un permesso temporaneo.
E caso strano Leon giaceva ferito dopo uno scontro in sagra.
Corsi e ricorsi storici che non cambiano mai.
Non fu amore a prima vista, non era una storia semplice e lineare.
Era un uragano di emozioni: simpatia, affetto, odio, rispetto, rabbia. Tutto nel crogiolo che nel tempo avrebbe formato il rapporto tra Leon Rayearth e Nataa Arroway.
Erano cresciuti e si erano avvicinati. Sotto diverse forme il loro rapporto cresceva e si evolveva.
L’amore assumeva sempre diverse forme: l’ultima era l’unica che potesse garantire la sopravvivenza di entrambi. E Leon lo sapeva.
La vide all’entrata del Garden. Era appena arrivata, sicuramente stava andando a prepararsi per il torneo.
Sarebbe stata la sua avversaria, il nemico più ostico che potesse affrontare.
Nataa non pensava. Era guidata da un istinto legato alla consapevolezza che la paura fosse una condizione chimica avvinta al tempo – perché quando hai il nemico davanti non puoi ragionare, solamente colpire per primo o morire. [Giorgia/Hjordis]
Utilizzava questa filosofia non solo in battaglia ma sempre. Lei aggrediva la vita, desiderava plasmarla a suo piacimento. Anche se talvolta non aveva la forza di terminare quanto iniziato.
Erano due anime legate dal filo di una spada.
“Ti amo” Sussurrò con un filo di voce.
Fu lui l’unica persona a sentirlo.


………………………………………………

Zoppicava vistosamente. La gamba destra presentava un taglio profondo all’altezza della coscia. Una striscia di sangue scarlatto bagnava le scale e il pavimento fino al punto in cui si trovava.
Sicuramente l’ultimo regalo di Alexandra prima della sua resa.
Eravamo due morti che camminavano per miracolo. Ripresi la Claymore da terra. Pronto all’ultimo scontro.
Era lo sprint finale, quel piccolo tratto che separa dal traguardo, così breve ma così difficile da percorrere. Non c'era più tempo per le cazzate. [Marco/Siegmeyer]
La mia velocità aumentò di poco, forse ero di nuovo più veloce di una tartaruga. Attaccai con un fendente obliquo, Nataa schivò portando indietro il corpo. Un tondo di Aìma mi costrinse sulla difensiva. Potevo sentire il suo respiro affannato e prossimo alla resa forzata.
E io non ero da meno.
Sapevo che poteva usare l’arco, probabilmente in questa situazione le avrebbe fatto risparmiare energie preziose, ma Nataa non voleva vincere il torneo, voleva vincere me. E la spada era l’arma da utilizzare.
L’ennesimo, folle, attacco. Nataa predispose la difesa puntellandosi sulle gambe e ponendo Aìma dinnanzi a sé.
Il rumore secco delle lame che si incrociano fu l’unico suono che si sviluppò nel silenzio ovattato della piattaforma. La sua lama cedette contro la forza della mia, ne assecondò il movimento ma io non lo immaginavo, le lame si diressero nella sua direzione. E’ finita. All’ultimo deviò il colpo lateralmente. Un gancio sinistro mi raggiunse sul viso.
Caddi all’indietro.
Fiotti di sangue che uscirono dal mio naso ormai rotto.
Mi raggiunse subito. Un calcio nello stomaco mi fece vomitare bile.
Un altro.
Ancora uno.
Rantolavo per terra, lei mi era sopra. Mi guardava con aria soddisfatta. Ero la persona, ancora in vita, più simile a lei. E al contempo più distante.
Per questo non poteva fare a meno di odiarmi. E di amarmi.
La Claymore era a pochi metri da me.
Un’occasione. L’ultima speranza.
Mi lanciai verso di lei. La lama era rivolta verso di me, non mi interessava. L’afferrai forte, il filo incise righe indelebili sulla mia mano. Con un unico gesto la scagliai verso la Commander. NoGrav ad aumentarne la velocità.
Crack.
Il rumore secco di una caviglia che si spezza.
Cadde a terra con un boato ed una bestemmia ringhiata a mezza voce.
“Stavolta è il mio turno di esserti sopra” Mi concessi un sorriso sprezzante “Purtroppo non come eri abituata ai vecchi tempi”
Uno sputo mi scivolo lungo il collo.
Un calcio le ruppe definitivamente il fiato.
La guardai a terra, sconfitta ma non domata, mi inginocchiai al suo fianco. Fissando i suoi occhi castani. Era bella. Era lei. Quello che avevo sempre cercato ma mai voluto.
Sollevai la mano. Mi guardò priva di espressione, il suo corpo fu scosso da un tremito. La magia del sonno si occupò di lei.
Avevo vinto.
All’improvviso buio. Svenni sul suo corpo.
Non sapevo se Pip avesse dichiarato la mia vittoria oppure un pareggio.
Ma sinceramente non me ne fotteva niente.
Una lacrima mi scivolò sul viso. Evaporò immediatamente.
Nessuno vedeva mai le mie emozioni.



Con quante parole si può scrivere una sconfitta?
[Federica/Nataa]
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Pip :>
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

Un po' come quando si affida al sonno la soluzione a problemi dai quali non si riesce proprio a venir fuori, stamattina ho letto lo scontro e ho rimandato la decisione a stasera, sperando in un'idea per trovare il vincitore. Arrivati a questo punto, è quasi ridondante dire che la scelta è difficile, impegnativa e quasi arbitraria, èiù tendente ai gusti miei personali. La grammatica è perfetta in tutti i post, la sintassi anche, i combattimenti sono stati ben descritti ed appassionanti, i personaggi messi quasi interamente a nudo da parte di tutti. Non ho davvero tanti elementi per una scelta che, almeno negli intenti, sia oggettiva e scevra dalla mia personale concezione di combattimento. In verità già in altri scontri mi sono trovato in questa situazione, ma qui persino le tematiche affrontate erano comuni a tutti e quattro gli sfidanti, quindi le difficoltà sono state ancora maggiori; ovviamente, questo discorso non significa che non abbia apprezzato tutti e quattro i post. Li ho apprezzati eccome, tutti quanti. E penso debba essere per tutti e quattro un motivo di vanto il fatto di essere arrivati fin qui e di avermi costretto ad una scelta di questo tipo.

Inizio subito col dire che non è finita qui. Premierò i "migliori" due che si scontreranno in una finalissima singola.

Passiamo ai giudizi.

Il primo utente a passare l'ultimo turno ha fatto, finalmente, una cosa che mi aspettavo da tutto il torneo.
Spoiler
Raiden
Mi riferisco al cambiamento del punto di vista, ruolando in prima persona un personaggio che non fosse il suo per una parte di combattimento. Trattandosi di uno scontro a coppie, è uno dei primi "metodi" di affrontare un post che mi sia venuto in mente, è quello che avrei sicuramente fatto anche io in un post del torneo, se avessi partecipato. Si tratta di una scelta che denota la ricerca di un qualcosa in più di un post perfetto; non una scelta particolarmente originale, non è questo il punto, bensì il tentativo di dare al post un'angolatura che non fosse sempre la stessa, magari per tutto il torneo. Per il resto, il post è praticamente senza difetti. Complimenti!

L'altro utente a passare il turno è
Spoiler
Leon88
e non datemi del maschilista per favore xD. Quello che viene premiato del post di Leon è una cosa personale ed una personalissima.

Quella personale riguarda la mia idea di combattimento, che si sposa perfettamente con ciò che ha fatto Leon. In tutti e quattro i post ci sono stati momenti riflessivi davvero bellissimi, uniti a momenti di scontro. il punto è: cosa è successo in questi momenti di scontro? Chi ha inserito più eventi, più colpi di scena, più magie, più ferite? Chi ha descritto la parte di combattimento migliore, non facendola passare un po' in secondo piano? La mia risposta è stata Leon. Soprattutto la parte dove Nataa gli spacca le dita, fantastica.

Quella personalissima riguarda questa parte, che mi ha provocato l'unico brivido dall'emozione del combattimento.
L'essenza di Leon.
All’improvviso buio. Svenni sul suo corpo.
Non sapevo se Pip avesse dichiarato la mia vittoria oppure un pareggio.
Ma sinceramente non me ne fotteva niente.
Una lacrima mi scivolò sul viso. Evaporò immediatamente.
Nessuno vedeva mai le mie emozioni.
Per Nataa e Alexandra, rinnovo i miei complimenti. Torneo fantastico per entrambe e rimando a quello che ho scritto più su. A Nataa dico che ha trovato forse lo stile più congegnale al suo tipo di scrittura: mi sono bevuto il tuo post senza fermarmi un attimo, chiarissimo ed avvincente. Ma quello della semifinale, come contenuto, per me rimane insuperabile, forse il migliore del torneo. Peccato fosse in un'altra manche. Ad Alexandra, che se la prossima volta parteciperà al torneo con la voglia di vincerlo ce la farà, considerando che sperava nell'eliminazione al primo turno XD scherzi a parte, davvero bravissima.

***************

Concludiamo sto torneo, finalmente!

Leon88 vs Raiden

Questo l'ordine. Buona fortuna. :wink:
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Re: Tornei

Messaggio da Pip :> »

Dopo averne discusso con Leon e Raiden, avendo personalmente deciso di non rendermi disponibile a giudicare la finale e non avendo trovato, per contro, soluzioni alternative soddisfacenti, comunico che il torneo si chiude qui con un ex aequo.

Alla prossima!
Leonheart88
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Re: Tornei

Messaggio da Leonheart88 »

TORNEO DI BLITZBALL!

E con l'approvazione di Pip e Ruben comunico l'inizio di un nuovo TORNEO del Garden Club!

Questo sarà però un pò particolare, perchè i contendenti non si sfideranno a duello, ma ad una partita di Blitzball!!
Si giocherà in un torneo, con sfide uno contro uno a eliminazione diretta, fino ad arrivare ad avere un unico vincitore!

Di seguito le regole base, per capire come funziona, prima del torneo arriverà una versione più dettagliata.
- Gli utenti si sfideranno uno contro l’altro, a eliminazione diretta. Fino ad arrivare alla finale. In caso di numeri dispari verranno effettuati ripescaggi.

- Ogni utente prima di ogni singolo confronto dovrà selezionare la sua squadra di sei giocatori. Non ci potranno essere giocatori uguali nelle due squadre.
Ogni utente sceglierà un giocatore per volta.
Il primo giocatore (sorteggiato casualmente) sceglierà un personaggio, oltre a sé stesso che sarà obbligatorio, poi toccherà al secondo sceglierne uno tra i rimanenti, poi di nuovo al primo e così via. Fino ad arrivare a sei per squadra. (portiere, due difensori, centrocampista, e due attaccanti). Essi verranno utilizzati come NPG nel proprio post (e in quello ovviamente dell'avversario)
La scelta può essere dettata da criteri personali, oppure da valutazioni in base al ruolo, però deve comunque risultare coerente nell’ottica generale.

- Un post a testa per scontro. Per sorteggio si deciderà chi inizia.

- Il tono dei post può essere sia comico che serio, alla fine il/i giudice/i decreterà il vincitore, che passerà al turno successivo. In base a parametri che saranno comunicati in seguito.

- Ci sarà un tempo limite entro il quale postare, per non bloccare lo scontro. Una volta superato, a meno di gravi e giustificate motivazioni, l’avversario verrà decretato vincitore.

- Obbligatorio sia la partecipazione pregressa al Garden che il continuare a postare normalmente anche durante il torneo! Non è che se si partecipa si è dispensati dal postare nel topic principale, al contrario!. (No utenti che non postano da mesi).

- Si utilizzeranno le mosse classiche del blitzball più in aggiunta la possibilità di utilizzare le proprie tecniche speciali, per rendere la cosa più divertente.
Per le iscrizioni. Saranno aperte da ora fino alle ore 24 del 1/7/2015, scrivete il vostro nome qua sotto per partecipare!
Per ogni informazione potete o contattare me o scrivere direttamente qua sotto XD

Ideatori del torneo: Leon ed Elza.
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Aenima
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Località: Neapolis

Re: Tornei

Messaggio da Aenima »

E blitzball sia! Parteciperò.

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Leon Feather
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Iscritto il: 06 giu 2007, 19:37
Sesso: M

Re: Tornei

Messaggio da Leon Feather »

Come potrebbe non partecipare il capitano della squadra del Garden? Mi iscrivo!
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Sesso: F
Contatta:

Re: Tornei

Messaggio da Aura »

Partecipo anche io :3
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