Garden 3

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

Moderatori: Pip :>, Garden Master

Avatar utente
Leon Feather
Guerriero
Messaggi: 684
Iscritto il: 06 giu 2007, 19:37
Sesso: M

Re: Garden

Messaggio da Leon Feather »

Le due ombre incapucciate sgaiattolarono rapide nel fondo di un vicolo buio. La città di Deling City era ancora avvolta nel silenzio delle prime luci dell'alba. Il momento perfetto per intrufolarsi senza dare nell'occhio.
Una delle due figure si scoprì il volto, rivelandosi essere la strega Winifred.
- Sembra che ce l'abbiamo fatta.
Il viso coperto da una maschera, l'altra figura rimase in silenzio.
- Hai ancora dei dubbi su quello che stiamo per fare? - le domandò Winifred, accucciandosi a terra.
- Se scoprissi che dietro questo attacco c'è la Seed ed è tutta una recita ordita per imbrogliarti come ti sentiresti?
- È una bugia a fin di bene.
- Immagino che i cittadini di Deling City la penseranno sicuramente allo stesso modo, così come il resto del multiverso.
Si tolse la maschera e abbassò il cappuccio per respirare a pieni polmoni. L'aria mattutina era fredda ma piacevole a contatto con la pelle. Un taglio di capelli e un po' di trucco nascondevano i suoi tratti femminili, nel caso la maschera non fosse bastata. Era di vitale importanza che non fosse riconducibile la mano del Garden di Rinoa in quell'attacco.
- Sembri proprio un uomo conciata così, Elza.
- Già. Essere piatta come una tavola volge a mio favore in quest'occasione.
Winifred la guardò con occhi sgranati.
- Sì, non riesco a credere neanche io di averlo detto.
Rimasero in silenzio per un po'. Il resto della squadra doveva ancora raggiungere la sua posizione e comunque avevano concordato di attaccare quando le strade si sarebbero riempite un po' più di gente.
- Perché hai accettato di farlo se pensi che sia sbagliato?
- Non penso che sia sbagliato. Figuriamoci poi in confronto a quello di cui è capace Konzen - pensò disgustata a quello che era accaduto a Balamb. - Ma è sicuramente rischioso.
- È importante che le persone abbiano nuovamente fiducia nella Seed.
Calò nuovamente il silenzio fra le due mentre il sole si levava sempre più in alto nel cielo e l'aria si riempiva di afa.
- Manca poco - annunciò Elza osservando il via vai di gente attraversare la strada su cui il vicolo sboccava.
- Sono pronta.
- Ricordati che saremo sole là fuori. Probabilmente avremo l'intero esercito di Deling City addosso, senza contare che anche quelli che sono i nostri compagni saranno i nostri nemici e dovranno combatterci.
Winifred annuì, decisa.
- Se i tuoi poteri sono quelli di cui ho memoria di quando eri piccola dovremmo comunque avere un buon vantaggio - aggiunse la ladra con un ghigno, prima di indossare finalmente la maschera. Infine controllò che il suo equipaggiamento, acquistato anonimamente - e illegalmente - per l'occasione, fosse a posto. Coltelli, katana e un piccolo scudo sull'avambraccio.
- Nel caso le cose si mettessero male ho un piano di fuga pronto. Non dobbiamo rischiare di cadere nelle mani sbagliate o saremo tutti nella merda.
Winifred ridacchiò. - Per dirla senza troppi fronzoli.
- Bene, Winnie. Temo che per questa volta dovrai accontentarti di una banale ladra come cavaliere della strega.
Spoiler
Preciso che Elza e Winnie non si metteranno ad ammazzare innocenti o gente a caso!
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


Scheda Garden
grevier
User
Messaggi: 87
Iscritto il: 22 giu 2015, 01:20
Sesso: M
Località: Terni

Re: Garden

Messaggio da grevier »

La strada principale si stava iniziando a popolare dei primi cittadini ignari di quanto stava per succedere, sui loro volti si poteva leggere tutte le sofferenze che avevano patito nel tempo, ultime dei quali l'abbattimento del Garden Supremo sulla città e l'avvento del Macellaio, ormai si erano rassegnati a proseguire la loro esistenza sperando di riuscire ad arrivare al giorno dopo nemmeno i bambini erano salvi da questa agonia privati troppo presto del loro sorriso, il palco allestito per quella serata si ergeva all'interno dell'Arco di Trionfo, una specie di festa era in procinto di iniziare a breve quella sarebbe stata la loro occasione.
Winifred si strinse il mantello a se per ripararsi dal vento gelido che si stava alzando, delle ciocche corvine gli svolazzarono davanti gli occhi, erano anni che non vedeva più il colore naturale dei suoi capelli, le prime luci si stavano accendendo, la folla si stava avvicinando al palco, era il momento...

--- Il giorno prima

- Questa è proprio un'idea del cxxxo Philip! - esclamò Winifred alzandosi dalla sedia sbattendo la mani sulla scrivania del preside
- Winnie ti prego ragiona...
- La mia vita è stata rovinata proprio per questo, ed ora tu vuoi che faccia quello che ho lottato da sempre per evitare di fare? Non sei tanto diverso da quello che era l'Ordine – lo sguardo furente della Strega si abbattè su quello calmo e deciso le Preside
- Winifred ti devo ricordare il motivo per cui sei qui? - disse Leon di rinforzo, Winnie si morse il labbro strozzando le parole che le stavano per uscire
- Winnie se non fosse necessario non te lo chiederei neanche...- gli occhi di Pip non si staccarono un momento da quelli della ragazza
- Se vogliamo farlo si farà a modo mio o niente
- Certo, che hai in mente?
- Te trovami più volontari possibili e sappi che potrebbe non piacergli quello che gli succederà

--- Quella sera

Il concerto era iniziato da poco in vari si erano riuniti vicino al palco le due ragazze si erano intrufolate senza problemi dietro le quinte
- Io rimarrò qua dietro a controllarci le spalle tu fai quello che devi fa... - come se fosse stata un allucinazione Winifred era sparita davanti ai suoi occhi.
Procedeva con passo controllato superando i primi due membri del gruppo, sola in quel silenzio assordante, strappò di mano il microfono al cantante posizionandosi sul bordo del palco, aveva paura, ne aveva come a Esthar anni prima, come se tutto fosse tornato a quei giorni, i suoni si fecero leggermente percettibili, il mondo si stava riprendendo il suo tempo, castò velocemente Silence e Bind sui presenti finendo poco prima che il tempo tornasse a scorrere normalmente, il suono dell'ultima nota accompagnò lo stupore seguito alla paura nei presenti, con sguardo impassibile cercò di mascherare l'orrore di quello che stava per fare, prese un bel respiro e avvicinò il microfono alla bocca
- Cosi è questa la paura che il Macellaio incute... - in molti cercarono di replicare ma non un singolo suono uscì dalla loro bocca e vani erano i loro sforzi nello scappare inchiodati dalla magia della Strega - Eppure molti di voi dovrebbero conoscere la vera paura, quella sensazione di totale impotenza che si prova al solo sentire il suono di una parola...Strega...- Il volto dei presenti si riempì di terrore, non esisteva nessuno che non sapesse cosa quella parola significasse e cosa portava con se – Siete stati piegati da un omuncolo, da un'ombra, no no...è ora per voi di ricordare la vera paura.

Dei riflessi violacei la contornarono mentre il suo ciondolo si illuminò, fisso i presenti e nel momento in cui chiuse il palmo la magia agì, tutte le prime file di spettatori scomparvero, il resto della folla trovatosi di nuovo liberi scapparono terrorizzati temendo la stessa fine mentre in lontananza si vedevano le prime luci di lampeggianti, Elza scattò sul palco avvicinandosi alla ragazza
- Sono da per tutto riesci a rifare il trucchetto di prima?
- Ho un'idea migliore anche se non ti piacerà – Non diede tempo alla ladra di replicare che, inserite le coordinate nel D Jump, l'afferrò sparendo con essa.

Lo sbalzo le fece cadere a terra, Winifred si stava rialzando quando Elza la afferrò per un braccio
- Giuro che ti uccido la prossima volta che lo rifai – disse con ancora il fiato rotto dal balzo
- Ti dovrai mettere in fila, credo di essere diventata la persona più ricercata del pianeta adesso – rispose la Strega tirando su la sua compagna
- Che fine hanno fatto quei ragazzi?
- Nulla di che, ritorneranno tutti alla hall del Garden domani, per loro sarà come se non fosse passato neanche un secondo, spero che non ce l'abbiano troppo con me
- Sono soldati, sanno che corrono rischi e esperienze fuori dalla norma ogni volta che scendono in campo, non ci pensare – davanti a loro una porta si aprì dal nulla rivelando l'ingresso del Garden ancora mimetizzato, le due si incamminarono al suo interno sparendo dietro alla porta che sparì di nuovo rapida, la prima parte del piano era andata.
Avatar utente
Akainatsuki
User
Messaggi: 89
Iscritto il: 04 dic 2015, 23:41
Sesso: F
Contatta:

Re: Garden

Messaggio da Akainatsuki »

Going to HELL
Immagine
L'Isola più vicina all'Inferno non era considerata la migliore destinazione di villeggiatura, ma aveva numerosi motivi per essere apprezzata.

Motivo numero uno: c'era Aura.

Motivo numero due: c'era il mare.

Motivo numero tre: c'erano le fenici.

"...C'è Aura: l'avete capita, no?" incalzò Abi, fermando il gruppetto e battendo le mani per attirarne l'attenzione, ma senza riuscire in quello che avrebbe dovuto essere l'intento di sollevare gli animi dei malcapitati.

Mocéton scosse il capo, intercettando lo sguardo vacuo dietro a cui Lenne aveva malcelato la sua insofferenza a quella battuta di pessimo gusto. Cain commentò qualcosa a riguardo per cui fu Sky ad apostrofarlo con un linguaggio, Blutmiles.

In quel preciso momento, dall'altra parte del mondo, c'era uno stesso gruppetto di personaggi intento a camminare tra le sterpaglie e farsi largo tra i peggiori mostri che quel pianeta avesse mai generato. Fortunatamente, quel gruppetto si era risparmiato le battute sulle fonti energetiche.

"Dalle informazioni che Leon e Alexandra sono riusciti a estorcere a quell'Odell, sembra che questi fantomatici trafficanti di polli abbiano avuto anche i fondi per costruirsi un quartier generale con i fiocchi" commentò Sky, controllando le mappe dell'isola che erano state popolate di percorsi segreti. "Peccato che le direttive siano spaccare tutto e in fretta."

Uno scricchiolare di nocche qualche passo più indietro fu più che eloquente di come qualcuno non vedesse l'ora di prendere alla lettera gli ordini.

"Dobbiamo anche salvare le fenici che hanno intenzione di portare a Esthar" aggiunse Mocéton, smorzando la baldanza del suo compagno di stanza. "Oltre alle cento che quel Larmor si aspetta, dobbiamo cercare di liberare anche tutte quelle che potremo trovare tra le loro grinfie."

Chiyoko tubò soddisfatta: "In nome delle mie compagne ignifughe, ha tutta la mia stima per la sua benevolenza verso la nostra specie, signor Cortante."

Le rivolse un'occhiata stupita: "Non vorrei essere scortese, ma non sei... una fenice."

"Sono un uccello e sono ignifuga."

Il sospiro stizzito di Lenne richiamò all'ordine l'origami svolazzante, mentre si affrettava a spiegare al Bangaa di come quel piccione di cartapesta avesse una fantasia piuttosto vivida.

Proseguirono lungo la via nascosta tra la boscaglia dell'isola, per arrivare in prossimità di un'imponente e robusta fortificazione di legno, rinforzata per resistere agli attacchi dei mostri nelle vicinanze. Bruciature, resti di succhi gastrici e artigliate facevano ben comprendere la natura di quanto si trovasse fuori da quella barriera.

"Spacchiamo tutto. Sfondiamo dall'ingresso principale e andiamo avanti senza ragionamenti inutili" propose Cain, avanzando in testa al gruppo. "Non fate quelle facce, lo ha detto anche il capo."

"In effetti hai ragione" annuì Abi, imitata dai suoi capelli, impegnata a frugare nella tracolla che portava con sé. "Mentre voi andate a spaccare tutto, io magari sto qui fuori e aspetto che torniate con le fenici: intanto se potete gentilmente mettere una firmetta su questo contrattino..."

Lenne si chinò verso di lei, mentre un sorriso gelido le si allargava in viso: "Tu. Vieni. Con. Noi."

"A spaccare tutto?" le sorrise di rimando, riparandosi dietro ai suoi contrattini.

"E fare tutto quello che hanno detto gli altri" concluse, impedendo a Chiyoko l'ennesima tirata sui suoi simili. "Ti voglio nel mio campo visivo, De Vultures."

Deglutì rumorosamente, ricacciando un sospiro sconfitto e osservando la palizzata davanti a loro.

"Tutti noi abbiamo qualcosa a disposizione che può aiutare nel tirare giù quegli stuzzicadenti" commentò Sky, schioccando le dita. "Non esaurite le vostre forze con questo primo assalto: dopo che avremo sfondato la prima barriera, ci saranno addosso - sperando di non vederci aizzare anche qualcosa di più pericoloso di un essere umano."

Un'enorme biglia che andò a fracassarsi rumorosamente contro la barriera interruppe senza troppe cerimonie il suo discorso.

"Lo avete detto voi" si giustificò Abi, alzando le mani. "Spaccare tutto."
Spoiler
Gente, qui è da un po' che non postava nessuno e ci sono tipo due cose grandi e grosse da tirare giù... Mi sono permessa di tirare la prima granata, ma non fate i complimenti >> avevo tempo libero.

Nell'altra squadra ho pensato a una combo Leon, Egil, Matt, Rina, Paine e chiunque altro voglia unirsi. Insomma, andiamo a menare, mica a fare diplomazia.

Winnie ed Elza ho pensato dovessero prendersi una pausa post-Deling, ma prego, per fare a botte ci sta sempre spazio per tutti!
Scheda personaggio Garden Club - Abi "Hade" De Vultures
xthegame89x
Guerriero
Messaggi: 468
Iscritto il: 23 mar 2012, 18:32
Sesso: M

Re: Garden

Messaggio da xthegame89x »

La taverna "Ali del tramonto" era ancora chiusa. Ciò lo rattristava leggermente, dato che ancora non aveva fatto colazione e aveva una fame da morire. Essendo anche le sei del mattino era più che comprensibile che fosse chiusa. L'aria frizzante e fresca del mattino lo rilassò leggermente mentre le vie della città sembravano ancora deserte, se non per qualche animale randagio o alcuni lavoratori che si alzavano a quell'ora. L'oste aprì finalmente le porte della taverna, facendo entrare la luce mattiniera all'interno del locale: lo salutò allegramente ed entrò all'interno della taverna. L'aria all'interno era calda ed accogliente, leggermente profumata di croissant alla crema e di caffè. Le luci del locale erano delle candele poste ai lati e su di un candelabro nel soffitto, il che dava proprio l'aria di una taverna vecchio stile: completamente in legno, i tavoli rotondi arredavano la taverna, mentre alti sgabelli erano stati disposti in fila davanti al bancone. Una vetrina alle spalle della figlia dell'oste era rifornita di vari liquori e sciroppi, mentre davanti a lei vi erano due impianti spina per la birra locale. Matt sorrise alla bella ragazza alle spalle del bancone e prese posto in uno degli sgabelli del locale.

- Anche oggi mattiniero? - disse con aria allegra

Aveva un bel sorriso e gli occhi verdi facevano da contorno ai lunghi capelli listi e castani.

- Esattamente. Lavoro! - rispose Matt sbuffando - Sempre e solo lavoro.

La ragazza fece spallucce, alzando le mani seguendone il movimento. - Bisogna pur sempre lavorare! Che ti servo?

- Già. - Matt prese uno dei grandi croissant alla marmellata dal dispenser - Fammi un cappuccino, con tanto di bicchiere d'acqua grazie!

Mentre addentava la pasta, la porta della taverna si aprì nuovamente. Leggeri passi si avvicinavano all'ex-Seed del Rinoa's Garden, mentre uno sgabello venne posizionato proprio al fianco del suo. Matt lo squadrò da capo a piedi e sorride, addentando nuovamente il croissant.

- Non sapevo che le alte cariche del Garden ti permettevano di andare a fare colazione in una taverna. Mi sarei aspettato qualcuno che ti portava la colazione in ufficio. - disse Matt prendendo un fazzoletto

Pip sorrise. - Magari. Fosse così avrei spodestato Ruben dalla carica di presidenza tempo fa.

- Beh in effetti! Come mai da queste parti Pip?
- Devi rientrare. Meno Seed esperti ho a zonzo per conto di missioni idiote e meglio è. - rispose Pip ordinando un bicchiere di latte macchiato
- Si ma non posso starmene in panciolle aspettando che scoppi il prossimo pandemonio. Continuando di questo passo, perderò la mia forma fisica. - rispose Matt facendo finta di mostrare gli addominali che non aveva
- Beh, la situazione non è delle migliori Matt. E tu sei l'ultimo dei miei combattenti che vorrei finisse in mani nemiche, catturato o no.

Matt lo guardò per un attimo, preoccupato. - Che significa catturato o no?
- Non è la prima volta che dal Rinoa's spariscono alcuni combattenti... vuoi per informazioni o semplicemente per pura vendetta, alcune società criminali spesso in passato hanno fatto di alcuni di noi dei prigionieri.
- Di questo non ne sapevo niente...
- Perché siamo sempre riusciti a contenere la minaccia e a recuperare i combattenti in questione.
- E allora qual è il problema?
- Che non possiamo più permettercelo. Non possiamo più rischiare di mandare i migliori combattenti in missioni di gradi inferiori a S.

Matt era ancora più perplesso. - A parte che sono un Cadetto, ma non ti sembra di esagerare? Addirittura per grado inferiore a S?
- Non esagero... e tu dovresti sapere più di tutti che non possono catturarti. Vivo o...
- Pip così mi preoccupi.
- Dovresti preoccuparti, Matt. Purtroppo, non viviamo più nella pace e nella tranquillità di un tempo. Nuovi mondi si affacciano al multiverso e nuovi pericoli, di più grandi si avvicinano al nostro mondo... o al nostro Garden se vogliamo metterla così. Per quelle missioni il Garden dispone di squadre mercenarie che si può ancora permettere di pagare.

Detto ciò, Pip si alzò dal bancone e fece per andarsene.

- Se non posso fare queste missioni, almeno concedimi un duello allo Zoolab. - disse Matt
Pip si fermò e si voltò lentamente. - Può darsi! - aggiunse sorridendo e lasciando la taverna
----------
Molto tempo prima...

- Hai scoperto qualcosa di nuovo?

Matt tamburellava nervosamente sul banco dell'infermeria, mentre Aura lo gelò con lo sguardo.

- Per la decima volta, Matt. No. Se me lo richiedi, ti giurò che ti pesto.
- Scusa... e che sono un po' nervoso. Non è normale...

Aura continuò a guardare il monitor davanti a sé, scuotendo la testa e mordendosi un labbro. Il monitor diede un messaggio su una finestra rossa e Matt pensò che stesse per morire.

- Niente. Niente di niente. Ne col Nen, ne con gli esami del sangue. - rispose Aura perplessa
- Ma com'è possibile?? Non può essersi volatilizzato nel nulla! Non che mi dispiaccia, ma non mi sembra una cosa fattibile!

La ragazza continuava a guardare il monitor: qualcosa non le tornava, era come se le tracce di Dark Bahamut e del suo spirito fossero scomparve dal ragazzo. Dopo tutte le minacce di morte, non sembrava logico.

- Ma come ti sei accorto della sua assenza? Avresti potuto accorgertene soltanto provando a...
- ... trasformarmi in lui, esattamente.

Aura lo guardò stupefatta. - Cosa?? Non dirmi che hai provato a farlo di proposito??
- Ti sembra così strano?
- Ma perchè...? Nemmeno tu puoi essere così tanto avventato, per non dire stupido.
- Non lo so... le ultime cose che mi ha detto, che voleva ferire la mia famiglia e che presto ci sarebbe riuscito... la possibilità di perdere i miei amici, le persone che amo e...

La voce gli si ruppe in gola, senza completare la frase. - Non importa... l'importante è che sia scomparso. - Con quello che parve uno sforzo enorme, sorrise. - Una preoccupazione in meno per me! - disse Matt dando le spalle alla ragazza, la salutò e uscì dall'infermeria

- Matt... - mormorò la ragazza guardandolo scomparire dalla porta
Spoiler
Non vi prometto niente, ma mi è mancato postare. Mi è mancata l'eccitazione che provavo quando leggevo ogni singolo post delle battaglie che i nostri personaggi affrontavano e mi è mancato ogni singolo personaggio presente nel Garden. Non volevo fare danno, intromettendomi e magari rovinando una trama bellissima che vecchi e nuovi personaggi del Garden stavano sviluppando. Ogni volta che ritorno prometto che sarò più presente, ma purtroppo tra lavoro e altre preoccupazioni non sono riuscito a continuare a sviluppare il mio personaggio e le varie relazioni in-game. Sembra così strano dire che ci sono da 5 anni nel Garden ed aver postato per solo due di questi anni. Scusatemi per tutte queste divulgazioni ma mi andava di farlo!

PS: So che Aura non sta usando più Aura (non posso credere di aver detto una cosa così xD) e questo dialogo risale a quando ancora era presente nel Garden. Per il momento, dato che ancora non so come sviluppare e portare avanti il personaggio (sempre sé voglio continuare a portarlo avanti, potrei anche portare un nuovo pg probabilmente, si vedrà), ho deciso di bloccare del tutto eventuali "utilizzi" o "uscite" di Dark Bahamut.

Sono tornato ragazzi, con un nuovo canale e con nuove serie. Restate tunizzati per scoprirne di belle! Buona visione! :P
Spoiler
PROGRAMMAZIONE
LUNEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
MARTEDI
- Let's Technic, Minecraft Monster Pack 1.6.4 -
MERCOLEDI
- Fantasy World, Final Fantasy IX -
GIOVEDI
- Desertcraft, Minecraft Regrowth Pack 1.7.10 -
VENERDI
- Il ruggito del T-Rex, Dino Crisis -
SABATO
- Video Random -
Se dovete utilizzare il mio pg nel Garden, controllatevi la scheda prima, barboni! xD
Immagine
Spoiler
LE PERLE DI SAGGEZZA DEL GRUPPO DEL GC SU FB
Egil ha scritto: Non possiamo fare un referendum per dichiarare Matt Winchester illegale e immorale?

Leon ha scritto: Matt Winchester ogni volta che fai un commento inutile, un gattino nel mondo muore
Paine ha scritto: o.ò sisi confermo la mia teoria... Matt è posseduto dal demonio.
Leon ha scritto: E' più probabile che sia il demonio a essere posseduto da Matt Winchester.

Leon ha scritto: Non è la situazione ad essere disperata, è Matt che si è messo in testa di far crashare i server di Facebook.

Leon ha scritto: Matt Winchester la tua firma occupa una schermata intera e ho un fo***to monitor 1920*1080.
Matt Winchester ha scritto: Quindi anche Ruben è a Reloras??? Posso usare il suo pg????
Vero posso posso posso???
Daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Drittz Do Urden ha scritto: No.
Matt Winchester ha scritto: Sob sigh... (A Drizzt Do Urden piace quest'elemento)
Paine ha scritto: Penso che comunque debba smettere di mortificare il povero matt.... è un cazzone, lo sappiamo tutti e mo lo sai anche tu, non ci fosse lui qua staremmo tutti a grattarci le palle, quindi passa un commento anche fosse acido. Paine docet
Leon ha scritto: Matt Winchester minaccia pure i cani randagi che incrocia per strada ormai (ovviamente trasformandosi in bahamut)
Avatar utente
pad93
User Junior
Messaggi: 62
Iscritto il: 29 gen 2017, 20:00
Sesso: M
Località: Ivalice

Re: Garden

Messaggio da pad93 »

I presenti guardarono le fratture lasciate dall'impatto della biglia, guardarono Abi e si voltarono verso Cain. Non riuscivano a capacitarsi che Cain fosse stato anticipato.

Sky:"Ok, sappiamo che dobbiamo fare".

Cain fu il primo ad infierire sulla barriera tracciando dei vistosi solchi nella struttura in legno. Un Sisma creato da Sky fece tremare vistosamente la palizzata mentre Moceton si lanciava ad incendiare la parte danneggiata. Sotto l'effetto combinato delle biglie di Abi e dei colpi di Lenne il varco fu aperto.
Si trovarono davanti un imponente struttura a due piani circondata da torri di guardia e recinzioni con filo spinato.

Chiyoko:"Come appunto le ho detto signor Cortante, sono ignifuga in quanto sono una fenice. Il fatto che abbia resistito così vicina al suo fuoco né una prova. Esattamente come...".

Evitarono una salva di proiettili e magie e ripartirono all'assalto sotto le bestemmie lanciate da Cain. Si scagliarono contro la torre più vicina. All'improvviso si ritrovarono a correre con accanto più Abi di quante si ricordassero e sperarono con tutto il cuore di non vederle brandire dei contratti. Una nuvola oscura di potere oscuro investì la cima della torre mentre un tifone innaturale la scuoteva vistosamente trascinando con sé i malcapitati al suo interno. GLi sventurati vennero ammazzati ancora prima di toccare terra dalle lame di Cain e Lenne.

Chiyoko:"... e per questo motivo le garantisco che dentro la mia cellulosa si trovan... Signor Cortante! Non è educato lasciare una conversazione a metà!".

La torre collassò all'interno trascinando con sé parte della recinzione. Udirono un ruggito.
Si divisero.
Abi e Lenne scattarono verso un'altra torretta. Un mercenario aprì il fuoco nel tentativo di fermare la loro avanzata riuscendo solo creare un filare sempre più esteso di cactus che lo sbeffeggiavano con delle scartoffie puntate tra le spine. In preda alla rabbia non accorse di essere rimasto solo. Accanto a lui si trovavano solamente i corpi senza vita dei suoi compagni. La sua vita terminò con un sonorò schiocco.

Chiyoko:"Signorina Silveross, era proprio necessario ricorrere a tutta questa violenza? Non sarebbe bastato solamente renderli inabili per il resto dei loro giorni?"

Dalla parte opposta Sky e Cain stavano affrontando un grosso e affamato Archeosaurus. Dalle sue fauci pendevano i brandelli di coloro che gli avevano restituito la libertà. Una nube tossica investì il muso della bestia concendo a Cain l'apertura necessaria per mirare al ginocchio. Un taglio profondo si aprì sulla gamba del mostro che per tutta risposta colpì il cadetto con una codata lanciandolo a diversi metri di distanza. Un fulmine si abbatté sul fianco del mostro che ruggì di rabbia. Davanti a lui si materializzò Cain che, furioso, lanciò un fendente alla gamba già ferita tranciandola di netto. L'archeosaurus morì poco dopo.

Chiyoko:"... no, signorina De Vultures, non credo sia possibile creare dei miei simili dai suoi contratti in modo che si vendano da soli, inoltre..."

Raggiunsero l'ingresso mentre un folto gruppo di soldati si affrettava ad uscire. Il combattimento non durò a lungo. Gli ufficiali caddero rapidamente sotto i colpi di Lenne lasciando i nemici privi di guida. Sky tempestò il gruppo con diverse magie mentre Cain proseguiva la sua corsa lasciandosi dietro una scia di sangue, terrore e arti mozzati. I soldati che provarono a cercare la salvezza nella fuga vennero raggiunti da biglie giganti e dalle magie scagliate da Abi. L'ultimo soldato guardò con terrore i cadetti che aveva di fronte. L'ultima immagine impressa nei suoi occhi fu di un'ombra scura calare sopra di lui.

Chiyoko:"Signor bibliotecario! Finalmente possiamo riprendere la nostra conversazione! Allora.."
Lenne:"Piccione. Stai. ZITTO."
Cain:"F*****a lucertola, geko, iguana, rettile o quel c***o che sei; Per quel porco di Yevon dove c***o sei stato?"
Moceton:"Senti, ero a mettere fuori le comunicazioni. Evidentemente era un compito troppo difficile per un umano come te!."
Sky:"Piantatela. Se volete sfogarvi fatelo sui nemici o allo zoolab. Cain, glie l'ho chiesto io. Moceton, finiscila. Le difese fino ad ora non erano degne di questa strutture quindi adesso inizia la parte difficile. Non sappiamo né chi né cos'altro potremmo trovare qui dentro, quindi muoviamo il c***o, quelle fenici non si libereranno da sole.









Abi:"Che ne dite di mettere una firmetta qui prima di proseguire?"
Avatar utente
Lenne Silveross
User Junior
Messaggi: 47
Iscritto il: 05 feb 2016, 00:35
Sesso: F

Re: Garden

Messaggio da Lenne Silveross »

«De Vultures.»

Il ringhio basso con cui Lenne l'apostrofò costrinse la becchina a sollevare lo sguardo dai fogli che stava consultando mentre procedevano lungo la struttura.

«Cosa?» si difese, rallentando impercettibilmente l'andatura. «C'è quiete adesso ed è il momento adatto per rileggere. Sai com'è...»

«No. Non lo so.»

«I cavilli» puntualizzò l'altra senza che la SeeD volesse effettivamente esserne messa a conoscenza. «Mi devo assicurare che sia tutto in ordine quando firmerete.»

Lenne rivolse un'occhiata penetrante a quella portatrice sana di ansia mortale - almeno quanto una certa segretaria era campionessa mondiale del salto alle peggiori conclusioni - e decise di lasciar perdere. Afferrò Chiyoko prima che andasse a tormentare qualcun altro, o si mettesse a confabulare con Abi essendo lei l'unica a darle retta, e si affiancò a Sky che camminava in silenzio.

I suoi passi erano cambiati rispetto a poco prima. Erano marziali, duri. Ne ascoltò la cadenza, l'eco risuonare lungo lo stretto corridoio che stavano attraversando. Aveva una mente bellica, Haerii, acuta e poté quasi percepire i suoi pensieri rincorrersi, formulare e smantellare ipotesi basandosi sui pochi dati in loro possesso.

Lei stessa aveva fatto altrettanto da quando avevano messo piede lì, affidandosi ai sensi per costruire un luogo di cui non aveva alcuna conoscenza. Aveva inspirato l'odore dell'isola, un grumo di roccia bagnata e terra umida che le aveva restituito l'ostilità selvaggia di un posto dove mal si tollerava la presenza umana. Aveva ascoltato i suoni tra le fronde mentre si avvicinavano alla palizzata esterna, riconosciuto chi non rappresentava una minaccia e chi invece sarebbe potuto diventarlo. Non c'era niente, nell'Isola più vicina all'Inferno, eppure era piena di tutto. Raccontava tanto ma non amava ripetersi, blandendo gli estranei e invitandoli a non abbassare la guardia, perché in quel momento avrebbe affondato senza pietà. Era come se giocasse con loro e Lenne aveva imparato da tempo cosa significasse quando la natura si concedeva di perdere del tempo con te: eri abbastanza insignificante da divertirla, mai troppo forte per vincerla.

La sicurezza di quella base era solo effimera, ora che le difese esterne erano crollate. Doveva saperlo chiunque l'avesse costruita, perché non offriva alcun riferimento: era asettica, un labirinto grigio in cui perdersi prima ancora di capirlo.

«Sei pensierosa» osservò Mocéton all'improvviso, la fronte corrugata e le dita a sfiorarle il braccio con un tocco leggero che molto diceva della sua sensibilità. Non era umano e come tale aveva un registro diverso, una capacità di cogliere quelle sfumature che a molti sfuggivano. Non invase il suo spazio ma le chiese il permesso, lo fece per condividere una sensazione che era anche sua. «C'è qualcosa di strano in questo posto.»

«Tipo il fatto che pur avendo scatenato l'Apocalisse là fuori, nessuno sia ancora venuto qui a farci il culo?» rispose caustico Cain, mani nelle tasche e sguardo stizzito - ma attento: voltandosi a fissarlo, Lenne si accorse che non perdeva di vista nulla. «Bravo lucertola, che mente acuta possiedi.»

«Bambini, non litigate» chiosò Abi, per niente scalfita dall'atmosfera opprimente che li accompagnava a ogni passo.

Cain sbuffò e accelerò il passo per seguire Sky, che se ne fregava dei loro battibecchi. Si era fermata a un bivio per decidere la direzione da prendere ma quando anche Abi li superò per unirsi a loro, Lenne le strinse il braccio e la strattonò bruscamente indietro mentre Mocéton metteva mano alla partigiana. Con uno schianto secco, una fila di sbarre metalliche li divise dai compagni, strappando a Cain un'imprecazione, e un'altra impedì loro di tornare indietro. Per lunghi secondi tutti rimasero in allerta, pensando a un'imboscata o una trappola ben congegnata, finché fu il Bangaa a riporre l'arma e suggerire l'unico da farsi.

«Proseguiamo divisi. Questo posto deve avere una stanza principale, ci potremmo ritrovare lì.»

«Ti sei fatto scemo?» ribatté Cain, picchiando un pugno sulla parete. «Ehi, parlo con te, lucertola

L'altro sospirò, sollevò lo sguardo su quel ragazzino petulante e molesto. «Cosa, Cain? Cosa proponi di tanto intelligente?»

Per tutta risposta, lui impugnò lo spadone e lo abbatté con violenza sulle sbarre. Al contatto ci fu un leggero sfrigolio e Cain fu spinto indietro. Una patina rossastra e vischiosa parve rilucere per un attimo, prima di scomparire.

«Una barriera magica» disse Sky inclinando appena la testa, segno di vago interesse. «Nulla che possa essere spezzato con metodi convenzionali. Sembra che abbiano molto da perdere qua dentro.»

«Probabilmente diverse zone della struttura saranno inaccessibili per questo» le fece eco Abi, fissando il punto in cui la magia si era manifestata. «Sarebbe meglio trovare la fonte e disabilitarla.»

Sky annuì. «Distruggerla potrebbe ostacolarci più di quanto vorremmo. Limitiamoci a interferire con essa, per ora. Andiamo, Blutmiles.»

Masticando un "che palle" fra i denti, il SeeD la seguì e assieme scomparvero nella semioscurità.

«Bene!» trillò Abi qualche secondo dopo, battendo le mani. «Vogliamo andare? Quei polli si staranno consumando nell'attesa.»

«Per quanto non condivida l'espressione della signorina De Vultures, sono d'accordo sulla finalità: le mie compagne non possono aspettare oltre» intervenne Chiyoko mentre Lenne alzava gli occhi al soffitto. «E non faccia così, signorina Silveross. Capisco che il suo massimo altruismo sia alzarsi la mattina e sopportare il genere umano ma potrebbe provare a espandere i suoi orizzonti. Pensi a me che ho a che fare con lei tutto il giorno.»

«Reciproco, piccione.»
Immagine Immagine
Non è stato amore al primo sguardo, anche perché esiste qualcuno in grado di amarla a pelle? Ne dubito. Eppure alla fine è successo. Non la amo per quello che ha, ma per quanto nemmeno immagina di possedere. Certo non è perfetta, non è neppure buona, però non è ipocrita. Non pretende d’essere migliore degli altri; vuole bene col cuore e la testa, qualcosa che pochi sono in grado di offrire.

Era come quell’inverno che l’avrebbe vista morire: una coltre bianca su cui ciascuno poteva leggere le proprie colpe, i propri fantasmi, le speranze e le debolezze. Non svelava niente di sé ed era un tappeto di ipotesi, per questo era difficile amarla senza pretendere.
Leonheart88
Collaboratore RD
Messaggi: 1985
Iscritto il: 22 giu 2007, 19:36
Località: Savona

Re: Garden

Messaggio da Leonheart88 »

«Quindi ricordami.... Kiros è quello effemminato?» Chiese Elza.
«No, quello è il padre del più grande Seed di tutti i tempi»
«Quello di cui hai l'autografo con dedica sul comodino? » Egil si intromise nella discussione
«Si quello»
«Ah ma allora Kiros è quello grasso senza voce?»
«No. Quello è Ward»
«Dai allora Kiros quale è?»
«Quello alto»
«Ah l'ex collonello dell'esercito di Deling! »
«No quello è Caraway, il padre di Rinoa»
«Dimmi un suo segno distintivo...»
«.........aspetta» Leon digitò un messaggio sul suo codec, pochi secondi dopo la voce di Oushi risuonò nell'ambiente
"E' quello nero!"
«Aaah okay»

La missione sull'isola più vicina al paradiso si era conclusa con la disattivazione della base con il relatico traffico di fenici, mancava ora la squadra in missione sull'isola opposta.
Il Gardes era appena atterrato vicino al Lunar Gate, pochi minuti, il tempo di azionare gli specchi deflettenti per cercare di nascondersi almeno parzialmente per poco tempo, e sarebbero scesi.
Pip in testa per incontrare Kiros
«Intanto incontriamo Kiros, poi vedremo come procedere» Disse il preside.
Leon subito dietro di lui (non pensate male pervertiti), da quando Aura era entrata in coma era rimasto l'unico Commander a bordo della nave. Brian probabilmente si era sciolto come un calippo al sole.

Entrarono nella struttura, era dannatamente imponente come l'aveva sempre sentita descrivere.
L'enorme rampa troneggiava vuota davanti a loro.
«Benvenuti» Kiros si avvicinò sorridendo, nonostante l'età ormai avanzata si mostrava ancora atletico e scattante, con l'immancabile divisa rossa.
«Signor Kiros, è un onore, sono il Preside Phoenix e loro sono....» seguirono le immancabili presentazioni.
«Purtroppo abbiamo poco tempo per i convenevoli, dovete raggiungere il prima possibile Rinoa» si interruppe «Grandiosa comunque l'idea di utilizzare una strega contro di lui, il popolo è in fermento, sempre più gente inizia a dubitare che l'aver sacrificato la libertà per la sicurezza sia stata una buona idea. Continuate così»
Leon si guardò intorno, non c'era traccia di navette.
«Mi scusi... ma come andremo nello spazio? Non vedo traccia di navette»
Il sorriso di Kiros si allargò.
«Beh. Non è ovvio? Andremo su col vostro Garden»
Facce sbigottite.
Facce ancora più sbigottite.
«Siamo a Esthar. Con la meravigliosa tecnologia di Esthar. Vi daremo una mano a prepararlo per il volo»
Spoiler
Mi sono permesso di portare avanti le cose, non svolgendo la missione sulla seconda isola dato il momento un pò lento di posting, per qualunque problema pm :wink:
Avatar utente
Akainatsuki
User
Messaggi: 89
Iscritto il: 04 dic 2015, 23:41
Sesso: F
Contatta:

Re: Garden

Messaggio da Akainatsuki »

Back from Hell
Aka: COOL GUYS DON’T LOOK AT EXPLOSIONS
Spoiler
Bene, velocizziamo un po' la trama. Insomma, diamoci una mossa che quei polli che prendono fuoco non attizzano molto gli animi, per cui... eccovi la parte finale della missione sull'Isola più Vicina all'Inferno. Peccato solo per l'Isola più Vicina al Paradiso, avrebbe potuto essere divertente vedere gente alle prese con qualcosa come una miriade di uccellini mitologici con seri problemi di autocombustione.
Immagine
“Ci siamo separati.”

Abi rivolse un’occhiata dietro alle spalle, per poi tornare ad avanzare lungo il corridoio malamente illuminato, sotto lo sguardo attento di Lenne. “Nei film dell’orrore c’è sempre il genio che propone di dividere il gruppo e il suddetto gruppo fa una fine raccapricciante: Cortante, tu non sei appassionato del genere, vero?”

Mocéton continuò a camminare davanti a lei, senza dire una parola, il Baffo puntato davanti a sé, pronto ad affondare alla comparsa di nuovi scagnozzi o trappole nascoste.

“Non avremmo potuto fare altrimenti.”

Il commento giunse dopo l’ennesimo angolo perlustrato con attenzione, deludente nella sua mancanza di avversari o barriere magiche dalle tempistiche discutibili. “Possiamo solo andare avanti, finché non troveremo quello per cui siamo venuti fino a qui. Spero sia il prima possibile, non vorrei che fosse troppo tardi.”

Il trio continuò nella sua marcia, accompagnato dallo sfarfallare delle alucce di Chiyoko, seguendo l’unica via che si apriva davanti a loro.

Parecchi muri di distanza, lungo un percorso non troppo dissimile da quello degli altri compagni, Cain stava sfogando tutta la sua frustrazione nell’essere al fianco di quella gambelunghe pelleossa che non aveva perso un secondo nel prendere in mano la situazione con un so quello che faccio, Blutmiles.

“E piantala di colpire la barriera, che solo gli Dei sanno di cosa potrebbe essere fatta e cosa potrebbe aizzarci contro.”

Le rivolse un ghigno: “Hai paura di morire in quest’isola sperduta? Non ti preoccupare, che abbiamo anche il beccamorto se dovesse disgraziatamente succedere qualcosa.”

Il messaggio sul codec che giunse pochi secondi dopo la sua infelice battuta, peggiorò ulteriormente il suo umore.

Codec:
Missione Isola più Vicino a #dovesapetevoi conclusa!
FTW!
Chi è the best Commander evah?!
PS: Ma siete davvero ancora lì a cercare quei polli allo spiedo? Che n00b, Blutmiles!

Sky alzò gli occhi al cielo, mentre velocizzava l’andatura per stare al passo con quella testa calda, del tutto convinta che certe emoji e slang da quindicenne non potessero davvero provenire da Leon.

I corridoi scendevano nelle profondità dell’isola: lunghi anni di GDR avevano insegnato a ciascuno come avrebbero sicuramente trovato la stanza più nascosta del dungeon (cit.) solo percorrendo quei sentieri tortuosi fino in fondo, accompagnati da una musichetta ripetitiva che ben presto avrebbero voluto mettere in muto perché gli dava parecchio ansia.

Come aveva immaginato Mocéton si ritrovarono in un enorme spazio sotterraneo, circondati da decine di gabbie illuminate dal chiarore di un fuoco sconosciuto, caldo ma al tempo stesso incapace di scaldare le profondità in cui erano sbucati.

“Le mie compagne ignifughe! Le abbiamo trovate!”

La felicità di Chiyoko venne soffocata dal trillare improvviso di quei cervelli di gallina arrosto, che si unirono in un unico coro di allarme, mettendo il gruppo sulla difensiva, schierandosi schiena contro schiena.

La barriera magica che li aveva divisi era tornata a rilucere nell’enorme stanza: qualcosa stava avanzando in quella direzione.

“Qual è il nemico naturale delle fenici?”

Una domanda fatta a denti stretti: la mente di Sky aveva già iniziato a fare i suoi calcoli per organizzare quella che sarebbe stata l’ultima battaglia su quell’atollo disperso nel nulla dell’oceano.

“I serpenti.”

I capelli di Abi si muovevano preoccupantemente in direzione del grande e unico ingresso. “Quelli grossi.”

Pochi esseri striscianti potevano essere considerati degni avversari di un gruppetto di esseri umani e di uno squamato Bangaa. Un gigantesco Anacondaur rientrava nella categoria.

“Circondiamolo. Cercate di non venire colpiti dalle sue esalazioni, potrebbero farvi passare un brutto quarto d’ora.”

Lenne strinse Celebros tra le mani. “Puntiamo alla testa. Perdere tempo con il resto del corpo sarebbe uno spreco di energie.”

“Posso provare a immobilizzarlo, per rendervi più facile il lavoro.” Abi si fece seria, osservando l’enorme creatura che li fissava con i suoi occhietti gialli di rettile.

“E in cambio vuoi che firmiamo uno dei tuoi patti col Diavolo, stramba?”

La replica di Cain materializzò quello che tutti avevano pensato, provocandole a una smorfia delusa.

Sky mise mano alle armi, mentre Mocéton si preparava al salto, sfruttando le gabbie che potevano ben fungere da trampolino improvvisato.

Velocità e colpi precisi: in assenza di magia, la strategia era semplice. Evitare i colpi velenosi dell’Anacondaur richiedeva attenzione, agilità e anche una buona dose di fortuna che i Rigene lanciati da Abi andavano a riequilibrare.

“Sei l’unica a poter usare la Magia, De Vultures. Cerca di farne buon uso.”

Le parole di Lenne le erano suonate più come un ordine molto simile al ti voglio sempre davanti a me, De Vultures, ma anche quello che poteva sembrare un atto di fiducia. O forse era semplice sopravvivenza.

Mocéton volava da un punto all’altro della stanza, infilando i colpi del Baffo a ogni difesa aperta che riusciva a trovare, mentre Sky e Cain affondavano senza esclusione di colpi, evitando di pochi centimetri di venire schiacciati dal corpo di quella bestia.

Finalmente la gigantesca massa dell’Anacondaur crollò a terra, spargendo i suoi liquidi vitali tutt’attorno. Prima che il grido di esultanza del Bangaa si propagasse nell’aria, il fragore di una serie di esplosioni fece ammutolire qualsiasi baldanza.

“Sono felici” commentò serafica Chiyoko, mentre le gabbie risplendevano di un bagliore sempre più accecante, dello stesso colore del sole a mezzogiorno, costringendoli a ripararsi gli occhi davanti a quella luca improvvisa.

Pochi secondi dopo, il rumoroso pigolare di decine di pulcini spennacchiati e sputacchianti nuvolette di fumo, palesò quello che era successo.

Lenne alzò un sopracciglio.

Cain bofonchiò qualcosa su come tanta epicità mitologica fosse stata buttata nel cesso e Sky gli tirò un calcetto alla stinco, cercando con lo sguardo qualcosa in grado di caricare il loro bottino.

Mocéton ebbe un guizzo paterno nel profondo delle sue scaglie, mentre Abi si tuffava tra i pulcini, spupazzandoli come fossero peluche.

“Possiamo tenerli? Sembrano adorabili, potrebbero servirmi come mascotte oltre ai miei cactus...”

La preghiera rimase senza risposta, mentre il gruppo usciva dalla fortificazione e caricava il suo pigolante carico su un camioncino incredibilmente pronto alla fuga.

Cain si voltò verso l’edificio, giocherellando distrattamente con un esemplare piuttosto riottoso che gli era stato piazzato in custodia. “Vogliamo davvero andarcene e non finire il lavoro?”

Uno sguardo interrogativo lanciato da Lenne, fece allargare su quella faccia da teppista di terza categoria un ghigno crudele.

Spacchiamo tutto. Con fuochi artificiali.”
Scheda personaggio Garden Club - Abi "Hade" De Vultures
Avatar utente
pad93
User Junior
Messaggi: 62
Iscritto il: 29 gen 2017, 20:00
Sesso: M
Località: Ivalice

Re: Garden

Messaggio da pad93 »

Si fermarono, andarono sul retro del camion e guardarono per l'ultima volta quel pigolante ammasso crepitante. Non appena la luce investì le piume delle fenici smisero di emettere alcun suono. Uscirono distruggendo completamente il camion nella gioia della rinnovata libertà. Volteggiarono sui loro salvatori, fecero due spire di fuoco e poi si dileguarono all'orizzonte mentre il sole illuminava i mille colori nelle loro code.
Osservarono quel volo estasitati.

Chiyoko:"Eh si, siamo veramente una visione magnifica quando voliamo all'orizzonte. Ma... la base non sarebbe dovuta collassare o esplodere circa 3 minuti e mezzo fa?"

L'origami non aveva tutti i torti.
Nel momento in cui si voltarono verso la base l'esplosione li colse di sorpresa. Sky rotolò di lato mentre Lenne trascinò a terra Abi proteggendola. Moceton venne sbalzato contro i resti di una torretta mentre Cain rimase in piedi, stoico mentre la base bruciava alla sue spalle.

Cain:"Embé lucertola? Non sai resistere ad una misera esplosione?"

In verità va detto che la sua schiena era coperta di ustioni, ma un sapiente uso della magia di Rigene né nascose rapidamente gli effetti.
Moceton si rialzò malconcio, e vomitò insulti verso il suo compagno di stanza. Gli fecero cenno di andare e si riunì ai suoi compagni.

Abi:"Moceton, non ti sei accorto che la tua giacca sta andando a fuoco?"
Moceton:"Cosa?!"

Si sfilò la giacca in fretta e furia la giacca, la lanciò a terra e la vide diventare cenere in pochi istanti. Il bangaa osservò esterrefatto la scena. Un lieve pigolio si levò dalla sua schiena.

Moceton:"Ehm... qualcuno me lo può togliere dalla schiena?"
Chiyoko"Signor Cortante, credo che questo pulcino l'abbia riconosciuto come madre".
Cain:"Stupidi son stupidi, però è riuscito a trovare l'unica femmina del gruppo"

Sotto lo sguardo d'odio dei presenti Cain iniziò ad allontarsi verso la foresta limitrofa.

Moceton:"Quindi dovrà rimenermi appiccicato alla schiena per il resto dei miei giorni?"
Abi:"Ecco, a questo proposito ti vorrei proporre l'offerta muori uno paghi tre. Si tratta..."

E fu così che anche Abi iniziò ad avviarsi verso la vegetazione sotto sguardi carichi di odio.

Chiyoko:"Non si preoccupi signor bibliotecario, ci vorranno solo un paio di giorni questo pulcino possa redersi autonomo. Siamo piuttosto celeri nella crescita, sà".
Moceton:"Ok ma... io come diavolo lo gestico un uccello infuocato in una biblioteca?! Ehm... Lenne?"
Lenne:"No".
Sky:"Puoi sempre provare ad addestrarlo".
Moceton:"Ok... Ehm... Lenne?"
Lenne:"... D'accordo".
Sky:"Hai già deciso come chiamarla?"
Moceton:"Non ancora, ci penserò una volta tornati al Garden".

***

Abi:"Qualcuno si ricorda dove avevamo parcheggiato?"
Cain:"Lasciami indovinare, era in una foresta vicino ad un covo di mostri".
Moceton:"Non ti facevo così acuto Cain."
Cain:"Provaci ancora, Lucertilia Lacertidae".
Moceton:"Hai davvero letto il libro sui rettili che ti ho lasciato? Sono colpito".
Sky:"Piccioncini smettettela. E' qui."

***

Al loro rientro trovarono Leon ad attenderli.

Leon:"C***o ce ne avete messo di tempo. Noi in neppure mezz'ora avevamo ripulito tutto e preso pure un aperitivo. Comunque alla fine non c'era fretta, persino i migliori ingegneri di Esthar hanno bisogno di una settimana per riuscire a spedire Groviera nello spazio."

Spoiler
Sì accettano volentieri suggerimenti sul nome della fenice
Avatar utente
Leon Feather
Guerriero
Messaggi: 684
Iscritto il: 06 giu 2007, 19:37
Sesso: M

Re: Garden

Messaggio da Leon Feather »

Esthar, la città ipertecnologica a est del continente. Quando l'Ordine era caduto, Esthar era tornata a nascondersi agli occhi del resto del mondo, come aveva fatto dopo la guerra della strega.
Elza osservava affascinata la città dall'alto, la guancia appoggiata al grande finestrone di vetro del corridoio che collegava i dormitori della stazione di ricerca spaziale al resto della struttura.
- Quindi Esthar ha ricostruito la stazione spaziale Lunarside.
- Intanto togli la faccia da lì che stai sbavando la finestra.
La ladra lanciò un'occhiataccia a Egil che sbuffò scuotendo la testa.
- Sì, si sono dati da fare in questi ultimi quindici anni. Il Presidente Loire non smette mai di sorprendere - fece una pausa in cui sorrise a pensare alle parole di Kiros. - Mandare il Garden nello spazio...
A quelle parole Elza si strinse nelle braccia.
- Ho sentito dire che ci sono mostri terribili, lassù...
- Hai appena rischiato di affrontare un esercito e hai paura di qualche insetto troppo cresciuto?
- Sì ma cosa succederà ai muffin, in assenza di gravità?
Il mago portò la mano alla fronte nel tipico gesto del facepalm.
- Niente. Non succederà niente ai muffin. E poi, tecnicamente...
Non riuscì a finire la frase perché Elza gli si era attaccata al braccio, in lacrime.
- Nello spazio nessuno può sentirti urlare!
- Ugh... t'oh, guarda, c'è Moceton!
Il bangaa, che passava di lì per caso, si ritrovò in braccio la Elza che Egil le aveva lanciato addosso.
- Mocci...
Elza tirò su con il naso, in modo piuttosto fastidioso e rumoroso tra l'altro, poi la sua attenzione cadde sul pulcino che il bangaa (che non capiva che diamine stesse succedendo e osservava la ladra immobile, una singola goccia di sudore sulla sua fronte a testimoniare l'evidente disagio) aveva sulla testa. Inclinò la testa su un lato, stringendo la vista sull'animaletto. Quindi rapida lo afferrò tra le sue mani.
- È... carino - disse semplicemente.
- Ah sì, lei. L'ho trovata all'isola più vicina all'inferno. Devo ancora decidere come chiamarla, tra l'altro...
- Chomokko.
- Eh?
- Il nome di questa fenice d'ora in poi è Chomokko.
Il bangaa si grattò la testa, confuso.

Era passata una settimana dal grande annuncio, e il Garden era finalmente pronto. Nell'enorme hangar del centro di ricerca spaziale, il team addetto che aveva lavorato ininterrottamente alle varie modifiche stava dando gli ultimi ritocchi alla nave, mentre in sala comandi un tecnico stava spiegando a un Leon piuttosto entusiasta come funzionava quel nuovo gioiellino.
- Partiamo appena è possibile, siamo stati fermi anche troppo a lungo - ordino Pip al Commander.
- Agli ordini! D'altronde non vedevo l'ora di mettere le mani sui nuovi comandi...
- Se qualcosa ci attacca, non dite che non ve l'avevo detto.
- Elza smettila...
- Ho letto... cose! Storie vere!
Gli occhi di Pip si rotearono talmente tanto verso l'alto che quasi non partirono verso lo spazio, prima del Garden. - Va bene, lascio il resto a voi - disse uscendo.
Leon annuì e sedette di fronte al pannello di controllo, lo sguardo sicuro.
- Come si dice in questi casi? Ah, sì, conto alla rovescia...
- DIECI SECONDI! NOVE!
- HEY ASPETTA!
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


Scheda Garden
Avatar utente
Akainatsuki
User
Messaggi: 89
Iscritto il: 04 dic 2015, 23:41
Sesso: F
Contatta:

Re: Garden

Messaggio da Akainatsuki »

“Datemi il buon motivo per cui siamo andati nello spazio.”

Lenne non era solitamente soggetta a rimostranze per quanto di più o meno assurdo le passasse sotto gli occhi ogni giorno della sua vita all’interno del Garden, ma quando i motori finalmente smisero di rombare e la gravità artificiale permise di tornare a camminare sulle proprie gambe, alzò un sopracciglio.

“Essere mangiati dai mostri alieni, senza che nessuno possa sentirci gridare” commentò in risposta Elza, non contenta dalla scarsa reazione avuta da Leon e chiunque altro l’avesse incrociata a fluttuare nell’aria fino a poco prima.

Un sospiro si levò da Pip, mentre cercava di ignorare l’insistente Contrattino per Eventuale Dipartita Causa Forze Aliene che gli stava insistentemente venendo sventolato sotto il naso.

“Deling City è in subbuglio dopo l’apparizione della Strega e la distruzione delle due basi ha interrotto - anche se solo temporaneamente - il traffico di fenici verso Esthar: renderci invisibili al Macellaio è la soluzione migliore mentre analizziamo l’evolversi degli eventi.”

“L’analisi l’hai già fatta: una città grossa nei casini e un tizio che voleva farsi il cappottino modaiolo incazzato come una biscia” ringhiò Cain, scansando l’ennesimo scappellotto di Sky.
Spoiler
Nella mia mente è questo.
Immagine
“Se il Macellaio fosse davvero riuscito nel suo intento, avremmo avuto un problema ben più serio di qualche fenice in meno” aggiunse il Preside, cercando di zittirlo con un gesto della mano. “A quanto pare quel cappottino modaiolo ci avrebbe messo di fronte a un avversario molto meno umano di quanto già non sia.”

Lo sguardo di Cain si spostò sul resto della squadra, mentre sul volto si dipingeva un sorrisetto canzonatorio: “Come se qui fossimo tutti normalissimi esseri umani, eh?”
***
Nel dizionario, alla voce Accetta, avrebbero in futuro aggiunto anche una piccola foto di Konzen Gelassenheit, armato della suddetta arma, ora ben piantata nel bersaglio a qualche metro di distanza da lui.

Dalla parte opposta della stanza, riluceva di un bagliore caldo quello che parecchi chilometri sopra la sua testa era stato amichevolmente ribattezzato il cappottino modaiolo.

L’hagoromo era una veste magica, intessuta delle piume di centinaia di fenici ardenti, capace di dare a chi la indossasse qualche piccolo e totalmente trascurabile power up aggiuntivo alla sua bassa condizione di essere umano. Tra cui l’immortalità, l’invulnerabilità al fuoco e un paio di altre cosucce essenziali per diventare qualcosa di molto simile a un Dio.

Proprio mentre rimirava quell'oggetto, poco prima di lanciare la sua accetta sul muro di fronte a lui, Konzen aveva avuto un'intuizione semplice quanto fondamentale.

Era circondato da un branco di idioti.

Prima Odell. Poi Deling City. Infine le due isole.

“...E li avresti informati di cosa l’hagoromo sia in grado di fare, giusto?”

Staccò lentamente l’accetta dal solco che aveva scavato, rigirandola tra le mani. Alzò lo sguardo sull’omone mollemente appoggiato alla lunga falce nera, il quale annuì appena, accarezzandosi pensieroso la barba.

“Niente che non si possa leggere su Mooglepedia. Ma non credevo sarebbero potuti arrivare fino a questo punto.” Una risata divertita riempì la stanza, per poi spegnersi al rilucere di quell’attrezzo da falegnameria di Timber. “Spero non le abbiano messo troppo i bastoni tra le ruote, signor Larmor.”

Scosse il capo, soppesando l’arma. “Se mi mettono i bastoni tra le ruote, i vostri affari in questo mondo e nel Multiverso vanno male, De Vultures.”

Pensò a come quella cricca di beccamorti fuori dalla grazia degli Dei si fosse rivelata uno dei suoi investimenti più interessanti, in un curioso scambio di favori.

Pezzi di carne in pasto agli avvoltoi. Non riusciva a trovare metafora migliore.

“La comparsa della Strega a Deling City ha aumentato i nostri introiti, a essere sincero” ribattè, tamburellando sull’asta. “La paura è un’ottima fonte di guadagno, ma il terrore non ha paragoni.”

Un ghigno gelido si dipinse sul volto di Konzen, mentre l’accetta infilava l’aria, per incastrarsi sul muro alle spalle del suo interlocutore.

“Esattamente come la tua espressione. Terrore.” Si avvicinò all’hagoromo incompleto che brillava nella penombra della stanza, sfiorandone le piume vibranti. “Terrore per qualcosa che non ha nemmeno un nome e un volto: almeno quell’Edea aveva avuto il buon gusto di presentarsi a dovere, in grande stile.”

“Tuttavia, non sappiamo chi sia questa nuova Strega” aggiunse l’altro, arricciandosi pensieroso i baffoni. “Anche se pensare come possa provenire dalle fila della SeeD non è troppo difficile, dopo quello che hanno combinato con Odell e le fenici.”

Si voltò di scatto verso di lui, mentre una venuzza irritata iniziava a pulsare su una tempia. Dissimulò un colpetto di tosse, mentre le labbra si stiravano in una linea dritta.

“Cosa te lo fa credere?”

Soppesò le parole, roteando la falce sul posto. Aveva taciuto qualche piccolo e trascurabile particolare con quell’uomo, tra cui un dettagliuccio che considerava il suo asso nella manica.

“Uno dei nostri pulcini è parte della SeeD, da qualche tempo.” Lasciò andare un risolino sommesso. “Ha lasciato perline ovunque sia andata, un po’ come in quella favoletta...”

Un luccichio illuminò per un istante gli occhi di Konzen, la bocca che lentamente si torceva in una smorfia.

“Dove sarebbe il vostro pulcino, quindi?” lo interruppe, avanzando di un passo. “Da quanto mi hai raccontato, mi siete sempre sembrati una bella famigliola unita voi De Vultures.”

Si drizzò inorgoglito da quelle parole, per poi aggiungere, fin troppo vivacemente: “Di certo, non si trova più qui sulla Terra, ma è pur sempre su questo piano esistenziale!”

Gli rivolse un’occhiata confusa, per poi seguire il gesto della sua mano.

Nello spazio.

I denti scricchiolarono, mentre si rendeva conto di come un certo Presidente Loire lo avesse continuato a prendere in giro fin dal giorno in cui il Garden Supremo si era schiantato su Galbadia.

Strinse le nocche in un fremito di rabbia: nessuno poteva fargli un simile affronto; lui era il Macellaio. Deling City poteva anche esplodere dal terrore del ritorno della Strega, ora aveva un affare ben più importante a cui prestare attenzione.

Cercò di contenere il pulsare alla tempia, tornando a volgere lo sguardo verso l’hagoromo che continuava a brillare.

Esalò un respiro profondo, schioccando le labbra nel pregustare le parole che risuonarono nel silenzio della stanza.

“Esthar. Come siete messi con gli affari?”
Spoiler
Seriamente. Siamo nello spazio e pensiamo che Ze Macellaio ce la faccia passare liscia? :D
E non avendo idee migliori ho fatto 2+2 e mi sono detta "ehi, ma qui muore un sacco di gente! I becchini gioioscono!" ed è uscito quanto segue.
Se qualcosa non andasse bene, let me know via PM!
Scheda personaggio Garden Club - Abi "Hade" De Vultures
grevier
User
Messaggi: 87
Iscritto il: 22 giu 2015, 01:20
Sesso: M
Località: Terni

Re: Garden

Messaggio da grevier »

- Chissà perché immaginavo che ti avrei trovato qui

- Come se frequentassi chissà quanti posti - rispose di rimando la Strega al SeeD dietro di lei - Per cosa mi cercavi Egil ?

- Da quando siete ritornate da Delig sei sparita dalla circolazione

- Avevo bisogno di stare da sola. - disse stringendosi di più le gambe al petto

- Winnie non devi sentirti colpevole di nulla, era necessario...

- E' la stessa cosa che mi dicevano nel laboratorio. “E' per un bene superiore, è necessario, i tuoi sarebbero fieri di te”. Peccato che mia madre era già morta e mio padre non sapeva neanche della mia esistenza all'epoca e tutto perchè faccio parte di una discendenza maledetta con dei poteri che non ho mai voluto e che forse non avrei mai avuto se non mi fossero stati risvegliati artificialmente, per tutti ero solo un esperimento, un'arma, nei loro sguardi vedevo solo odio, brama e terrore, finché...

- Finché non hai incontrato lui – concluse il mago guardando il cristallo davanti alla ragazza

- E' stato il primo a credere in me, il primo a vedermi come una persona e non come un oggetto, potevo sentire la sua determinazione nel proteggermi mai nessuno prima di lui aveva avuto tali sentimenti nei miei confronti. Sai, quando sono arrivata dentro di me nonostante il mio scopo qui, si era riaccesa quella voglia di riunirmi a lui che avevo quando sono partita, ma a quanto pare i nostri cammini ormai sembra non debbano più incontrarsi, eppure qualche volta mi sembra come se riuscissi a captare di nuovo la sua essenza... Ma meglio cosi, almeno non avrò nessuna distrazione e lui non potrà vedere cosa sono ora...

- Non hai fatto del male a nessuno, per quanto hai risvegliato l'antica paura che attanaglia questo mondo, non sei come le Streghe venute prima di te e il fatto che ci stai cosi ne è la prova, non ci sono scuse per quello che hai passato ma quei poteri che tanto odi sono comunque una parte di te, devi smetterla di averne paura, dominali invece di farti sottomettere da loro, solo allora riuscirai ad andare avanti e ad utilizzare i tuoi poteri a fin di bene –

Winifred si alzò e finalmente il mago riuscì ad incrociare gli occhi smeraldini della ragazza ma rimase stupito dal suo sguardo
- Che intenzioni hai?

- Hai ragione, questi poteri sono parte di me e devo riuscire a domarli e ho giusto in mente chi mi può insegnare a farlo – cosi dicendo la ragazza si alzò dirigendosi verso la porta a gran passo

- Che fai vieni?

- Dove stai andando? - replicò il mago seguendo la Strega

- Dagli altri ad avvertirli che andrò via per un po'

Egil riuscì fermarla un attimo afferrandole un polso ma la ragazza non gli diede il tempo di parlare

- Devo andare da Edea.



Spoiler
Anche se piccolo ho voluto postare qualcosa per cercare di togliere un po' di ruggine sperando che qualcosa si muova
Avatar utente
pad93
User Junior
Messaggi: 62
Iscritto il: 29 gen 2017, 20:00
Sesso: M
Località: Ivalice

Re: Garden

Messaggio da pad93 »

Moceton "Da quanto tempo siamo qui?"
Elza "Troppo."
Moceton "E ancora non ci sono novità?"
Elza "Poche, il Macellaio non é stupido e sa che per arrivare ad Esthar ci vuole tempo. Sta agendo con scrupolo, disponendo le sue azioni come tessere di un domino."
Moceton "Come siamo poetici oggi"

Elza lo guardò di sottecchi.

Elza "Sarà lo spazio".

La vide afferrare i volumi appoggiati sul bancone della biblioteca e avviarsi verso l'uscita. Sorrise mentre dava un lieve buffetto sulla testa di Chomokko, anche la fenice pigolò allegra. Tornò a concentrarsi sul volume che stava studiando solamente per accorgersi che Elza gli aveva sottratto il pranzo. Di nuovo.

Da quando erano arrivati nello spazio il bangaa si era stupito nel vedere la biblioteca sempre più affollata. Se persino Cain tra un insulto e l'altro era venuto a prendere in prestito un libro la situazione era divenuta veramente grave.
Sentì la tasca vibrare, era Pip: riunione generale.
Moceton si stupì nel leggere quel messaggio, quanto tempo era passato dall'ultima volta che Pip aveva convocato tutti nel suo ufficio?
Si avviò verso la presidenza.

All'improvviso sentì le scaglie rizzarsi in un lungo e gelido brivido.

Abi "Carissimo Cortante, come stai oggi?"
Moceton "Buon giorno De Vultures, sto come al solito, nulla di nuovo"
Abi "Proprio un mortorio questo garden eh?"

Non sapeva se fosse più triste la noia di quei giorni passati in attesa di qualcosa o il fatto che ormai stesse iniando ad abituarsi alla presenza della becchina.

Moceton "Eh già..."
Abi "Ti è poi passato quel lieve dolorino che avevi tra le costole?"
Moceton "Devi smetterla di origliare le mie conversazioni in infermieria..."

Sospirò

Moceton "Comunque sì, mi è passato."
Abi "Ah... sicuro?"
Moceton "Si. Abi, ho già firmato il tuo contratto, mi lasci vivere in pace"
Abi "Solo se mi lasci coccolare Chomokko per una settimana"

Si ritrovò a valutare seriamente quest'opzione.

Moceton "... ti odio".

***

Pip "So che è passato molto tempo dall'ultima volta che vi ho convocato, ma c'è una ragione se l'ho fatto ora. Kiros ha portato alla mia attenzione alcuni cambi di comando in diverse strutture di Esthar, tra cui una collegata con la base spaziale. Il presidente Loire ha avviato un indagine ma dubito che troverà quacosa."
Leon "Pip c'è una trasmissione in arrivo dalla base spaziale"
Operatore "Presidente Phoenix é un emergen"

La telecamera venne macchiata di sangue. Un'accetta aveva aperto in due la testa dello sventurato.
Si udirono dei passi avvicinarsi alla postazione.
Un ghigno malvagio comparve sullo schermo.

"Buona sera Philip, ti sono mancato?"
Avatar utente
Lenne Silveross
User Junior
Messaggi: 47
Iscritto il: 05 feb 2016, 00:35
Sesso: F

Re: Garden

Messaggio da Lenne Silveross »

Spoiler
Premessa. Trattasi di post lungo e pure tanto. Siete più che legittimati a ignorarlo, leggerlo saltando cinque righe alla volta o tenerlo come lettura estiva sotto l'ombrellone. Anche se è passato più di un anno, ho preferito riallacciarmi al post di Moceton come se fosse stato scritto ieri e dare un senso a quanto fatto finora portando a quella che potrebbe essere (finalmente) l'ultima parentesi con il Macellaio - motivo per cui forse mi ha preso quasi due mesi. Non sapendo se e chi abbia voglia di essere ancora attivo, ho direttamente menzionato i più probabili ma siamo tutti coinvolti. Come la Marvel, rimanete in sala dopo i titoli di coda per eventuali chiarimenti.
Le parole si strozzano in gola all'operatore, quando l'accetta gli apre il cranio come un frutto maturo; un suono grottesco, molliccio, accompagna gli schizzi di sangue che macchiano parte dello schermo, poi rumore di passi e una figura che divelle l'arma dal cadavere, entrando alla fine nel suo campo visivo.

«Buonasera, Philip.» la voce del Macellaio è sottile quanto una lama, altrettanto tagliente. Accenna un inchino, gli occhi gelidi e fissi dei serpenti. Il preside non lo vorrebbe ma avverte il terrore montare onda dopo onda - i cerchi lenti di una risacca pericolosa. «È passato più di un mese. Non ti sono mancato?»

«Aspettavo uscissi dal buco in cui ti sei rintanato e ti mostrassi per lo scarafaggio che sei, Konzen.» A dispetto della paura che gli morde le viscere, Philip non arretra, ne sostiene lo sguardo - un blu limpido che non è mai cambiato in tutti quegli anni, dopo le troppe cicatrici, gli affetti diventati ormai un ricordo.

L'uomo ride e non per posa: pare proprio divertito.

«Curioso, detto da chi ha portato un intero Garden nello spazio pur di non farsi trovare. Lo riconosco, pensavo che voi SeeD foste soltanto una grottesca parodia militare e invece siete addirittura capaci di elaborare discrete strategie. Sono davvero colpito.»

Il preside serra le labbra, incassa il colpo, tace; non è sicuro di avere da replicare, perché uno dei punti forti di Konzen è proprio quello. Il carisma perverso del leader: sa sempre cosa dire e il modo migliore per farlo, affondando con la protervia del predatore. L'altro non sembra turbato dal suo silenzio. Scosta il cadavere dalla sedia, si accomoda e sospira, le mani giunte davanti a sé - piacere? Soddisfazione?

«Se arrivi a farti vedere di persona, devo ipotizzare che le tue preziose fenici siano un lontano ricordo.»

«Saperlo non ti farà vincere questa guerra, né darà pace alle vittime che non hai saputo salvare.» Non è una risposta, ma uno schiaffo: nelle intenzioni se non altro, in una voce quieta ma insidiosa, le parole di Konzen gli grandinano addosso come un'accusa.

Philip annaspa perché quella del Macellaio non è la sola verità, eppure nemmeno può dirla menzogna. È, in fondo, ciò che la polvere risalita dalle macerie del Garden Supremo ha svelato a tutti: un orizzonte senza angoli netti né confini, un limite grigio oltre il quale è facile perdersi. Perdere ogni cosa. Vacilla, il preside, ma non è da solo. Leon è una presenza solida al suo fianco, un uomo dalle molte maschere che soprattutto sa quando indossare quella giusta; avverte sulla nuca lo sguardo tranquillo di Moceton, quello penetrante di Lenne appoggiata al muro con le braccia conserte al petto; sull'avambraccio le dita di Edith si appoggiano con finta casualità, quasi un inciampo mentre annuisce appena, perché la lealtà del soldato si respira nei gesti anziché nelle parole. I capelli di Abi ondeggiano sibilanti, quello di Matt è il basso ruggito del drago che riposa nel suo cuore. Uno dopo l'altro, i SeeD si stringono attorno a lui, lo fanno senza muoversi davvero, una complicità che nasce da motivi diversi ma volta a un solo obiettivo.

Lo sguardo di Philip è di nuovo risoluto, perché nel momento in cui domandi all'istinto di guidare le tue dita sulla scacchiera, devi accettare l'idea di trovarti all'improvviso circondato e spaesato, che se accetti la sfida devi essere pronto a giocare - a farti male; non devi però mai scordare che persino gli scacchi pretendono l'azzardo e non puoi vincere la guerra se per ogni pezzo mosso sfiori la mano del nemico.

«Immagino tu non sia tipo da lasciarti condizionare dalle apparenze, Konzen.» risponde, calmo. «Non è nemmeno una mia abitudine. Macellaio è il nome che ti dai per illuderti di essere diverso dalla bestia che sei, come chiunque di noi. Fotti meglio e prima degli altri, te lo concedo, ma di superiore in te non c'è nulla. Poche lettere sgualcite sono solamente il rifugio d'un folle e un codardo assetato di sangue.»

Cain sogghigna. «Bella stoccata: se quello str***o fosse capace di impallidire, adesso sarebbe livido.»


Già, pensa Philip. Livido e pieno di rabbia omicida.

«Temevo di essermi tratto in inganno.» sussurra. È lontano anni luce, eppure il SeeD lo sente addosso come un'oscura maledizione. «Invece sei talmente idiota da blandire il fuoco dopo un bagno di pece. Sono stanco», aggiunge e pare sul serio un sibilo, «di parlare, né vedo interlocutori alla mia altezza.»

«Cosa ne dici di combattere, allora?» ringhia Philip. «Vieni allo scoperto e mostra quello che sai fare.»

Un sorriso tetro sfregia le labbra del Macellaio e la pupilla si allarga, dandogli un aspetto allucinato ma al contempo perfettamente consapevole. «Perché? Non ne ho certo bisogno per ammazzarvi tutti. Hai giocato in difesa troppo a lungo, Philip, è tempo per te di fare i conti con una strategia sbagliata.» Mima la sua mossa: il nero si muove e azzanna il bianco.

Uno scossone scuote il Garden dalle fondamenta. Il preside barcolla, si regge in piedi, cerca gli occhi di Leon, una rassicurazione che non arriva. L'uomo digrigna i denti, passa da uno schermo olografico a un altro mentre i sistemi di allarme iniziano a urlare.

«I cristalli.» mormora attonito. «Hanno superato la temperatura massima, né accennano a rallentare.»

Egil scatta in piedi, esce correndo dalla stanza, con lui Cain, Moceton e Winifred. Il vicepreside mastica una bestemmia in cui Lenne riesce a riconoscere le parole "manovra d'emergenza", poi si muove verso la sala comandi seguito a ruota da Edith. Elza, Sky e Brian reagiscono all'unisono, si dirigono al centro di sicurezza. Matt, Abi e i SeeD rimasti si dividono il perimetro del Garden per assicurarsi che nessuno resti bloccato al di là delle paratie una volta chiuse.

«Tu non vai?» le domanda Philip senza guardarla.

«Qualcuno deve rimanere con il capitano mentre la nave affonda. Lo Zoolab è un mortorio comunque.»

«Passi troppo tempo con Abi. Non sei divertente.»

«Non volevo esserlo.» Lenne accenna con la testa al monitor, al quale il Macellaio è ancora connesso.

Il preside ne cerca lo sguardo. Le dita, strette in un pugno, graffiano fino a ferire la carne. «Konzen...»

«Tutti sono servi del Macellaio, Philip.» Il suo tono è accomodante. «Credevi davvero che le modifiche al tuo Garden sarebbero passate inosservate, o di essere intoccabile solo perché a Esthar? Hai voluto spostare la guerra altrove esponendo la regina e di fronte a un'apertura simile, basta un solo pedone.»

Stringe i denti. Respira. Conta - non è sufficiente.

«La tattica non si addice alla gioventù tanto quanto la presunzione di conoscere nell'intimo il nemico e sono proprio gli avventati come te, Philip, a portare alla rovina chiunque li circondi.» Konzen ride e non serve altro a ricordargli come sia meglio un pugno o uno schiaffo: la memoria della pelle è più fragile di quella dell'orgoglio. «Divide et impera. Quando il tuo pilota avrà concluso la manovra d'emergenza, sarete soltanto granelli di polvere alla mercé di un mondo in rovina. Manomettere il tuo Garden era la prima cifra di un'equazione più articolata e perfetta nella sua logica. Perché credi abbia tardato tanto?»

«Lascialo parlare.» mormora Lenne. «Lo hai punto sul vivo, non è così lucido da sapersi controllare.»

Nemmeno lei, però, è preparata alle immagini che si mostrano sullo schermo. Un uomo si sposta sul lato destro di un marciapiede, dondola in avanti. Si gratta il fianco sotto la maglietta rossa, fiuta l'aria. Socchiude la bocca umettando le labbra spaccate, asciutte di parole che non siano vaghi grugniti. Una ragazza, simile a lui nelle movenze, gli sfiora le dita emettendo un gemito gutturale. L'uomo solleva un sopracciglio, la prende per le spalle scagliandola di peso in mezzo alla strada, ringhia, le salta addosso e le sfonda il cranio sul cemento, lasciandola poi lì, una girandola di ossa e sangue. Schiocca la lingua contro il palato, inspira e all'improvviso, senza una ragione apparente, si artiglia il volto con le unghie, scava mentre un ruggito animale sgorga dalla gola. Scuote la testa, crolla in ginocchio, grida, preda di un tormento noto solamente a lui. L'inquadratura si allarga, Lenne e Philip riconoscono le vie di Deling City e l'infezione che la sta divorando. Preda di una rabbia bestiale, gli abitanti di aggirano sofferenti e feroci lungo le strade, aggrediscono qualsiasi cosa non somigli loro, trovando nella violenza una breve tregua alla loro angoscia. Il preside arretra, pallido.

«La mente umana è complessa ma incredibilmente fragile: basta un nulla a polverizzarne le certezze, a renderla schiava.» La voce di Konzen accompagna le immagini che si susseguono una dopo l'altra, in una giostra di pazzia e morte. Perché essere il più forte, quando puoi essere il più crudele? È quella la vera essenza del Macellaio, scivola sotto la pelle e puoi solo subirla, non importa quanto tu sia attento e sensibile e guardingo. «È logico, è matematico. Dimostra a qualcuno la futilità dell'esistenza ed egli impazzirà senza rimedio. Vivrà ma è una non-vita, perché quando sei sotto il controllo di qualcuno non sei veramente vivo; e tutti adesso rispondono a me. Buona sopravvivenza all'inferno, preside Phoenix.»

«Konzen!» urla Philip ma il Macellaio non si mostra più e le ultime parole riverberano la loro condanna.

Nella sala briefing cala un silenzio pesante, mentre sul monitor Deling City continua a vivere morire. In un gesto automatico, Philip risponde alla chiamata codice rosso dalla sala comandi, lo sguardo vacuo.

«Philip, siamo pronti. Non c'è modo di riportare alla normalità i cristalli, né abbiamo abbastanza energia per convogliare al meglio un salto. Rimbalzeremo entro l'atmosfera del pianeta e sfrutteremo la spinta almeno per far scaricare i cristalli e uscirne vivi, ma quanto al fatto di trovarci tutti nello stesso punto...»

«Lo so. Procedi, Leon, è la nostra sola possibilità.»

Il preside lascia cadere il braccio lungo il fianco, si morde un labbro fino a farlo sanguinare, poi apre la comunicazione con il Garden - la voce ancora una volta ferma e sicura, come il leader che dev'essere.

«Stiamo per effettuare una manovra d'emergenza. Rimarremo entro i confini del pianeta ma con molta probabilità verremo divisi. Qualsiasi cosa succeda, ovunque ci troveremo, raduniamoci tutti alle Rovine di Centra a una settimana da adesso. Ricordatevi, non fidatevi di nessuno. Solo dei vostri compagni.»

Il salto dimensionale strappa quelle ultime sillabe.


------------------------------

Non ci sono stelle a illuminare il cammino, la neve è un ostacolo sempre più insuperabile e quella che doveva essere una richiesta di aiuto a persone civili si era rivelato uno scontro all'ultimo sangue. Lenne alza il volto in mezzo alla tempesta, annusa l'aria. Preferirebbe di buon grado qualsiasi altra soluzione ma: il passaggio attraverso le montagne è bloccato da una frana; ma: è troppo tardi per cercare subito una via alternativa; ma: è troppo freddo per restare accampate all'aperto. Dietro di lei, Edith incespica, sibila una bestemmia a mezza bocca. Si volta, ne scruta l'espressione contratta dal dolore e la mano premuta contro il fianco, che si affretta a spostare appena se ne rende conto. Gocce brunite scivolano dalle dita sporcando la neve: se continua a perdere sangue in quel modo, rischia lo shock ipovolemico, non proprio la situazione migliore quando ci si trova nel mezzo di una tormenta annunciata e in fuga da qualcosa che ancora non possono comprendere - il Macellaio era stato vago ma le immagini, oh quelle avevano parlato molto chiaro prima che ne fossero direttamente coinvolti. L'assenza di Elza pesa su di loro in un silenzio consapevole. Non si tratta solo di risparmiare le forze ma mettere a tacere una verità che non vogliono prendere in considerazione: sono rimaste separate durante l'inseguimento, potrebbe benissimo essere in condizioni migliori di loro. O...

Lenne riporta lo sguardo davanti a sé. Il paesino si intravede a malapena dalla distanza ma è davvero lì come indicato dalle mappe; saranno dieci minuti di cammino ancora, possono farcela. Fa scivolare il braccio di Edith attorno alle spalle, incurante delle sue deboli proteste, e la sorregge finché giungono ai cancelli: sono quattro case diroccate attorno alla piazza della chiesa, nessuna persona nei paraggi. Le porte sono tutte aperte e ci sono lenzuola chiare appese di fronte a una delle abitazioni, spettri che si agitano nel vento, ma Lenne non pensa a quello, non può farlo - il sole è ormai tramontato ed Edith ha bisogno di cure migliori, un tetto, un posto caldo dove riposare. Quel villaggio è solo un'occasione di cui approfittare e se dovesse davvero nascondere qualche minaccia, la affronteranno a tempo debito.

Dentro la prima casa trovano acqua, del cibo, ma le finestre sono rotte, così passano alla seconda e poi alla terza dove finalmente recuperano la legna per il fuoco assieme a delle coperte. Nessuna delle due è dell'umore per esultare, non sono però nemmeno tanto ingenue da sputare in faccia a questo colpo di fortuna. Meglio bloccate in una valle deserta che… troppo altro, a ben pensarci. Qualcuno ha sbarrato le finestre, Lenne non si attarda a chiedersi perché e accende il fuoco, mettendo a scaldare dell'acqua prima di voltarsi verso Edith che nel frattempo si è lasciata andare su una sedia vicino a una finestra e non ha smesso per un secondo di guardare di fuori dagli spiragli delle assi mal inchiodate - una smorfia contratta in viso e il respiro pesante. È così lontana dal camino da essere quasi immersa nell'oscurità, una sagoma più scura stagliata contro il muro, solo pochi riflessi sui bottoni della divisa slacciata o sui suoi occhi attenti ma Lenne la vede lo stesso: tiene un ginocchio raccolto al petto, il tacco dello stivale contro il bordo della sedia e il braccio abbandonato sulla gamba, mentre un tremore leggero la scuote dalle spalle alle mani. Cerca nei cassetti, nel bagno e anche al piano di sopra qualsiasi cosa che possa sfruttare per ricucirla: ago, filo e una bottiglia d'alcol è quanto di meglio riesce a recuperare, e una volta radunato tutto raggiunge la SeeD ancora immobile.

«Spogliati. E levati quell'espressione dalla faccia.» aggiunge annoiata, quando al suo iniziale stupore subentra un ghigno malizioso. «Non sei il mio tipo.»

«Tre frasi e persino del sarcasmo. Stiamo facendo progressi, Silveross, mh?» irride ma Lenne la fissa e basta. «Ho capito, ho capito.» sbuffa, obbedendo.

Trascina la sedia vicino al fuoco, si sfila la giacca e la maglia sporca di sangue borbottando qualcosa in merito al volere vestiti puliti, poi torna a sedersi con il fianco rivolto verso le fiamme. Lenne imbeve una pezza d'acqua, la passa lungo tutta la ferita senza esercitare troppa pressione: i bordi sono slabbrati in maniera superficiale e non è troppo profonda ma rimane il rischio d'infezione. Prende l'alcol, lo versa sul lembo del panno ancora asciutto; ignora il sibilo dolorante di Edith, grata anzi che non stia parlando.

Quello stato di grazia regge molto poco. «Dov'è?» chiede di punto in bianco e Lenne rallenta il proprio meticoloso lavoro di cucito per sollevare lo sguardo incontrando il suo. «Dai, l'hai capito di cosa parlo.»

Aggrotta la fronte, al che ragazza le picchietta una spalla ottenendo un'occhiata minacciosa. «Cosa

«Quella sorta di grillo parlante violetto. Siete come il pane e il burro, è incredibile non vederla con te.»

Prima che Lenne possa anche solo pensare a una risposta, una voce querula si leva dalla bisaccia - la sua, naturalmente. «Trovo questo paragone molto inesatto signorina Lance: io e la signorina Silveross siamo insieme per una serie di sfortunati eventi, se mi consente l'espressione, a poterlo fare si sarebbe liberata di me già da tempo. Inoltre, sarei una gru.»

Edith scoppia a ridere all'improvviso, un sussulto al quale segue un'inevitabile smorfia sofferente. Poco più in là si levano diversi fruscii finché la testolina di Chiyoko non fa capolino: un momento dopo sta già svolazzando verso la spalla di Lenne, dove si posa con un lieve fremito per scrutare meglio la ragazza.

«Suppongo che adesso sia tutto come deve.» tuba e al "no" di Lenne fa da contraltare il "sì" divertito di Edith. «Suggerisco di prendere esempio, signorina Silveross, e apprezzare come lei la mia presenza.»

Per tutta risposta, Lenne fa ciò che le riesce meglio in quei casi: la ignora. Con la coda dell'occhio nota Edith allungare un dito verso la testolina della gru e ascolta distrattamente le domande in merito al suo funzionamento, una curiosità che inorgoglisce quel petulante foglio di carta viola grato alla fine di avere una persona che "riconosca il suo valore". Trattiene un sospiro, mette gli ultimi punti e nel risollevarsi in piedi spazza con finta casualità la spalla spedendo via Chiyoko, che esprime tutta la sua indignazione arruffando le pieghe e spostandosi sopra il camino.

«Con questi mezzi di fortuna non è possibile fare di meglio, nel frattempo reggerà. Ti servono però cure decenti il prima possibile, per evitare un'infezione.»

Edith mastica un'imprecazione, giocherella poi con la maglia stretta fra le mani mentre fissa lo sguardo nelle fiamme guizzanti. «Cos'erano diventate quelle persone?» chiede, a voce tanto bassa che sembra stia parlottando fra sé e sé. «cxxxo,» aggiunge con uno sbuffo sarcastico, «se non scadesse in un film di serie B giurerei fossero dei -censura- morti viventi.»

«La cosa ti stupirebbe?» la voce di Lenne è priva di inflessioni mentre scruta oltre le assi della finestra.

«Solo se non ci fosse una multinazionale malvagia a tramare nell'ombra. No,» aggiunge dopo un lungo silenzio e il suo tono cambia ancora, si fa più serio, «abbiamo affrontato merda peggiore. Penso. Però mi chiedo se a questo punto io non sia già infetta.»

A quelle parole, Lenne si volta, quasi sorpresa che Edith sappia affrontare un discorso senza agire da idiota com'è solita fare. Osserva il profilo tracciato dalle fiamme, un nervo contrarsi sotto la mascella - le verrebbe da dire che ha paura, se solamente ce ne fosse la minima traccia in lei. Non è neppure la quieta rassegnazione di chi è arreso a un'evidenza ancora tutta da confermare: c'è consapevolezza e nient'altro, in quella considerazione buttata lì come per caso, non teme l'eventualità e le sue inevitabili conseguenze dandole piuttosto una voce concreta.

Non sa niente di lei, non hanno mai parlato prima e non le è mai interessato farlo. Da quanto ha capito ascoltando le chiacchiere degli altri SeeD aveva un ruolo di comando nel suo mondo, qualcosa che alla fine non era nemmeno difficile da intuire se sapevi dove guardare, i gesti ai quali prestare attenzione - oltre una leggerezza che era spesso una forzatura. E davanti alla prospettiva di non avere un futuro, di diventare pelle cadente e mascelle che schioccano, dimostra una tranquillità anomala, persino curiosa. Forse è la ragione per cui Lenne sceglie di dirglielo.

«Non lo sei.» Edith volta di scatto la testa, la fissa; studia la sua figura nella penombra, gli occhi verdi che sembrano bruciare e la pupilla inumana, sottile come quella di un felino. «Non sei infetta.» precisa.

«Questo l'avevo capito ma come fai tu a saperlo?» Lenne non le risponde, torna a scrutare all'esterno. «Si può sapere perché cxxxo sei così certa, o no?»

Lenne le offre uno sguardo distratto. «L'ho sentito.» è la sola, essenziale spiegazione che le concede.

«Ah, ovvio. Ora è tutto chiaro.» sibila tagliente. Poi la guarda, perplessa. «No aspetta, l'hai annusato

La donna scrolla le spalle. «Se vuoi metterla così.»

Edith sembra rifletterci sopra un momento, sgrana gli occhi - avvampa. «Puoi annusare tutto?» Lenne libera un sospiro esasperato, annuisce. «Oh. Come aveva detto una volta Paine, sei proprio un cane.»

Lenne le rivolge un'occhiata in tralice, la linea della schiena rigida, una contrazione istintiva dell'anulare destro - tace e ascolta il silenzio, ciò che nasconde.

«Devo andare a cercare Elza.» dichiara a un certo punto, prendendo la spada appoggiata alla parete lì accanto e agganciandola alla schiena. «Tu pensa a recuperare le forze, non rimarremo qui per molto.»

«Hai scoperto qualcosa?» le domanda ma quando Lenne la ignora per l'ennesima volta, le agguanta il polso di scatto appena le passa vicino. «Rispondi.»

La donna le cerca gli occhi, la fissa con un'intensità spaventosa - così quieta da esser quasi aberrante.

«Hai la guerra nel sangue, Edith Lance. Lo dovresti sapere che quando tutto tace niente è mai sicuro.»

Senza aggiungere altro, si libera con uno strattone dalla sua presa e raggiunge l'ingresso, ma la SeeD si alza, annulla la distanza che le separa - testarda.

«Qui non ci resto. Non te ne andrai lì fuori da sola.»

«Non pensavo ci tenessi tanto alla mia incolumità.» la sbeffeggia Lenne, una mano stretta alla maniglia.

Edith snuda i denti, le punta l'indice contro. «Visto che sei affabile come un palo nel culo, detto fra noi non me ne frega un cxxxo. Ma preferisco ignorarti da viva all'idea di dovermi proteggere da te morta

Lenne curva un angolo della bocca. «Come credi, ragazzina. Prega solo che quei punti non si aprano, perché ti fiuteranno prima che tu possa pentirtene.»

Edith si esibisce in un'espressione persino comica, se fuori da quella porta non ci fosse una tempesta e chissà cos'altro ad attenderle. «Cosa significa?»

«Significa», risponde la donna senza più guardarla, «che il tuo regale culo dovrai proteggerlo da sola.»

«Stronza.» borbotta rivestendosi in fretta ma Lenne l'ignora ed esce senza perdere ancora altro tempo. La SeeD ingoia un altro insulto, la segue, assieme a Chiyoko che si è rinchiusa in uno strano silenzio.

All'esterno, la temperatura è scesa ulteriormente da quando hanno trovato riparo, il vento sferza e taglia mentre la neve rende impossibile vedere al di là di qualche metro. Incurante del freddo, Lenne inclina il mento a destra, a sinistra - arriccia le labbra sui denti, socchiudendo la bocca mentre annusa l'aria, l'ambiente circostante. Edith le si affianca, il respiro corto che si spegne in sbuffi di condensa, gli occhi vigili per quanto sia possibile. Lenne alza il volto al cielo nero, dilata le narici, cerca un odore familiare.

Escono dal paesino ma scelgono di costeggiarne il perimetro, perché anche Elza era a conoscenza del luogo e avrebbe potuto raggiungerlo. Non c'è altro che bianco a perdita d'occhio, davanti a loro, ma se qualcuno fosse passato da lì la neve ne avrebbe lo stesso celato le tracce. A Lenne ricorda il passato, quando correva con Slever e la gente al confine di Aynil li chiamava "giorni della polvere" - venti feroci e fiocchi di neve ruvidi, taglienti persino, momenti in cui il confine tracciato dal fiume era una crepa della memoria, perché a un palmo dal naso c'era il nulla. Come allora. Si chiede se negli anni il clima di quel mondo non sia peggiorato perché, nonostante non ci abbia passato molto tempo, neppure le zone più gelide arrivavano a tanto: le neve vetrifica ovunque si posi, sulle ciglia, sulla testa, lungo la curva delle spalle, ma se il gelo non sfiora chi è già morto una volta lo stesso non si può dire per Edith. Nemmeno i guanti sembrano impedire alle sue dita di perdere sensibilità, a giudicare da come strofina le mani fra loro, eppure non dice niente. Tutto intorno è bianco: quando infuria la tempesta, persino pochi passi al di fuori della zona sicura bastano a condurti in un inferno lattiginoso dove nulla è più come dovrebbe essere e le distanze sono una dimensione emotiva.

«Senti qualcosa?» le domanda a un certo punto, a voce abbastanza alta da farsi sentire ma non tanto da creare un'eco, segno che ha assimilato in fretta una fra le tante leggi non scritte - se la tormenta è così fitta da rendere persino l'aria un velo opaco, la vista serve a poco laddove udito e olfatto diventano i migliori alleati sul campo, oppure i peggiori nemici.

Lenne scuote la testa, poi all'improvviso si ferma e stende un braccio per bloccare anche la SeeD, che ci sbatte contro sibilando un'imprecazione. Volge lo sguardo a sinistra, aumenta il passo senza fornire spiegazioni ed Edith avanza a stento al suo fianco, il volto congestionato dal gelo e le labbra livide. C'è un tronco abbandonato e non ancora coperto dalla neve, non tanto da nascondere la traccia vischiosa che emerge in mezzo a tutto quel bianco. Lenne si inginocchia, strofina il sangue tra le dita, lo annusa.

«Non vorrai leccarlo, spero.» E pensa che farebbe bene ad abbandonare quella ragazzina in mezzo al nulla oppure cedere a un legittimato istinto omicida.

Si rialza, punta lo sguardo di fronte a sé. «È suo ed è andata di là.» la informa laconica. «Muoviamoci.»

Edith strizza gli occhi nel buio. «Ma laggiù c'è la...»

«… chiesa, esatto. Sono stupita che tu sia riuscita a tenere un vago senso dell'orientamento, Lance.»

Per tutta risposta lei solleva un elegante dito medio e riprende a seguirla, la neve ormai oltre le caviglie. Potrebbero tornare all'interno del villaggio, arrivare di fronte all'edificio, ma Lenne non vuole perdere la traccia rinvenuta, seppur lieve, e alla fine raggiunge un lato dell'edificio; l'aura di morte ad ammantarlo è tanto soffocante che persino Edith la percepisce e storce la bocca. Nonostante la fatiscenza delle altre abitazioni, la chiesa sembra all'apparenza inviolata, non ci sono pareti crollate o punti che possano aver offerto a Elza un ingresso sicuro. Lo stesso tetto è troppo al di fuori della portata del rampino ma della ladra non c'è traccia: se non è nei paraggi, e Lenne su questo può scommettere, deve avere scoperto il modo per intrufolarsi - qualcosa che a loro sfugge.

«Non mi piace fare la voce della ragione, signorina Silveross, ma questo edificio pare piuttosto antico. Sarebbe lecito supporre che abbia più di un'entrata, se capisce cosa intendo.» interviene Chiyoko dallo spiraglio della bisaccia, la testolina appena visibile.

Edith schiocca le dita, illuminandosi. «I sotterranei! Bravo, piccione. La cosa non mi esalta, ma bravo.»

«Signorina Lance, la prego. Nutrivo speranze in lei, non mi apostrofi in una maniera tanto indecorosa.»

«Tiro a indovinare, c'entra forse qualcosa una certa SeeD dagli atteggiamenti più bestiali che umani?»

«Non può capire.» lamenta la gru cogliendo l'assist al volo e se Lenne non fosse impegnata a sondare il terreno vicino si sarebbe già liberata di entrambe.

Alla fine trova quello stava cercando, una lastra di pietra sottile rimessa al suo posto in malo modo: la solleva, scoprendo una rampa di scale che scende nella più totale oscurità. Osserva Edith in silenzio e la ragazza ricambia, il sopracciglio destro inarcato.

«Non mi rinchiuderai dentro una volta passata, sì?» domanda, rendendosi conto solo dopo di aver dato a Lenne un'idea a cui magari non ha pensato; poi, scrutandola meglio, realizza che ha già considerato quella e infinite altre opzioni. «Mi voglio fidare, eh.»




Per chi è arrivato vivo fino a qui. Nel caso non fosse chiaro dal post, siamo tutti sempre nel mondo di Final Fantasy VIII ma sparsi ovunque, il Garden è integro per quanto possibile ma "scarico" e soprattutto la questione infetti: l'ispirazione è presa dall'equazione anti-vita della DC Comics e in parte dalla sua versione nella serie attualmente in corso DCeased ma anziché essere morti viventi veri e propri, immaginateveli come nel film 28 Giorni Dopo e dunque portatori di un virus non dissimile a quello della rabbia. Per qualunque altro dubbio, PM o piccione viaggiatore.
Immagine Immagine
Non è stato amore al primo sguardo, anche perché esiste qualcuno in grado di amarla a pelle? Ne dubito. Eppure alla fine è successo. Non la amo per quello che ha, ma per quanto nemmeno immagina di possedere. Certo non è perfetta, non è neppure buona, però non è ipocrita. Non pretende d’essere migliore degli altri; vuole bene col cuore e la testa, qualcosa che pochi sono in grado di offrire.

Era come quell’inverno che l’avrebbe vista morire: una coltre bianca su cui ciascuno poteva leggere le proprie colpe, i propri fantasmi, le speranze e le debolezze. Non svelava niente di sé ed era un tappeto di ipotesi, per questo era difficile amarla senza pretendere.
Avatar utente
Akainatsuki
User
Messaggi: 89
Iscritto il: 04 dic 2015, 23:41
Sesso: F
Contatta:

Re: Garden

Messaggio da Akainatsuki »

"Siamo caduti giù e tu non hai nemmeno pensato fosse una buona idea spalancare le alucce e tipo fare da... motore ausiliario?"

Abi si guardò attorno, togliendosi la sabbia dalle orecchie, dai capelli da qualsiasi piega o angolo si fosse infilata. Scoccò un'occhiata interrogativa verso Matt, sperando in una risposta da parte sua o da parte di quello - come aveva avuto occasione di origliare - che era una sorta di mascotte formato drago che si portava appresso. O meglio, Bahamut, ma insomma, quisquilie.

Sperava di essere finita in quel posto desolato con qualcuno di conosciuto - un Egil (armato di casse di birra), un Moceton (armato di parlantina), una Lenne (armata e basta) - ma le andava bene anche la nuova compagnia. Nuovi contrattini che avrebbe potuto far firmare con la sua penna preferita, se solo non fossero andati perduti nella disastrosa caduta verso la terra.

Matt non era esattamente della medesima voglia di intavolare un discorso, nonostante Abi si fosse messa a schioccargli le dita sotto il naso.

"Dollet. Siamo a Dollet" abbozzò dopo qualche lungo minuto di silenzio. "Non ci sono altri oltre a noi qui?"

Scosse il capo, svuotando lo stivale dalla sabbia che si era accumulata: "Mi piace Dollet! Una volta avrei voluto venirci a fare le vacanze, ma c'è sempre troppo lavoro, la gente continua a morire. Sempre."

"Le persone non muoiono per loro volontà" la riprese, iniziando a camminare e pentendosi immediatamente delle sue parole. Egil gli aveva detto qualcosa al Giardino dell'ultima matta arrivata al Garden e si stava beccando tutto il pacchetto, arretrati inclusi.

"Quelli a Deling City si stanno mettendo di impegno" alzò un sopracciglio. "Anche se ho una mia teoria su quello che ha combinato questo Macellaio."

Le rivolse uno sguardo vuoto: "Abbiamo da camminare, prego, illuminami."

"Mi vuole bene. Mi vuole far guadagnare un sacco di soldi senza il minimo sforzo!" esclamò, gli occhi che si illuminavano di una lucina sinistra. "Basta incrociare le braccia e aspettare che si diano la dipartita da soli, poi noi andiamo a proporre qualche contrattino facile facile e..."

"Non staremo con la braccia incrociate" la fermò. "Non lasceremo che il Macellaio l'abbia vinta."

Piegò le labbra in una smorfia triste: "Stavo scherzando."

Matt sospirò, ignorando i commenti che un suo certo coinquilino aveva iniziato ad avanzare. Guardò oltre la spiaggia, in direzione del molo della cittadina: "Hanno detto di provare a raggiungere le Rovine di Centra. Cerchiamo un modo per farlo... senza motore ausiliario."
Scheda personaggio Garden Club - Abi "Hade" De Vultures
Bloccato

Torna a “Garden Club”