EUTANASIA#1 - Angeal - Stefano91

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Rinoa Heartilly
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EUTANASIA#1 - Angeal - Stefano91

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ANGEAL – Favorevole
Il termine Eutanasia significa sostanzialmente buona morte. Ma chi oggi parla di eutanasia a quale realtà intende fare riferimento?.
Io, prendendo posizione a favore dell'eutanasia intendo, per esempio, garantirmi dal rischio di finire vittima di un accanimento terapeutico capace solo di prolungare l'agonia e la sofferenza. L'eutanasia si pone nel campo del'interruzione o sopressione di una vita umana ed è naturale che ponga innumerevoli problemi morali ed etici. Io da cattolico non dovrei essere favorevole a questa pratica ma, tento di vedere il problema dal punto di vista del paziente sofferente terminale. Quando non c'è alcun rimedio e nessuna speranza per la ripresa della vita del malato, proseguire con cure e terapie a cosa serve se non ad illudere chi le pratica di diventare l'arbitro della vita o della morte del paziente?.
Si potrebbe quasi pensare che i medici o i familiari che si "ostinano" nel'accanimento terapeutico, lo facciano considerando esclusivamente le loro esigenze o per non affrontare e prendersi delle responsabilità così laceranti. Si chiedono veramente cosa ne è del loro caro in preda a sofferenze atroci a cui non esiste rimedio o ad uno stato vegetativo che non si può chimare vita. E' certamente vero che la vita rappresenta un valore supremo e va rispettata e salvaguardata. Tuttavia bisogna chiedersi che cosa si intenda per vità. Essa è una condizione biologica di funzione dei vari organi ma, ciò che distingue la vita umana da quella degli organismi unicellulari è l'insieme delle esperienze, delle relazioni umane, delle gioie e dei dolori, delle speranze, delle emozioni che una persona prova. Ora, se questo aspetto della vita non c'è e non potrà più esserci come nello stato vegetativo persistente, perchè non deve essere presa in considerazione l'eventualità di porre fine alla pura vita biologica?
Con che autorità posso contrastare il diritto di un altro essere a vivere o morire?Chi sono io per negare ad un'altra persona il diritto di decidere della sua vita!L'introduzione nella prassi medica di una qualche forma di liceità dell'eutanasia, suscita la paura che per vari motivi si possa degenerare verso l'accelerazione della morte anche per persone inconsapevoli o non consenzienti violando ogni regola etica. A mio modesto parere, l'eutanasia e il suicidio assistito praticati in un contesto di precise regole e validi controlli sia nei confronti del medico, sia del paziente, costituiscano un'espressione di libertà della persona nel momento in cui questa giudica che la medicina non è più in grado di migliorare il suo stato e che la sua esistenza ulteriormente prolungata sarebbe insopportabile. Ebbene, io sostengo che, le persone sono responsabili della loro vita e che non c'è ideologia, istituzione religiosa o sociale che possa imporre loro un'obbedienza a valori che esse non condividono.
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