27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

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DarkSquall
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27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da DarkSquall »

Ok, scusatemi il titolo, è estremamente provocatorio e potrebbe apparire irrispettoso. Ma era uno dei pochi modi per attirare l'attenzione su una questione che mi sta parecchio a cuore.

Premetto dicendo che non è assolutamente mia intenzione negare l'importanza della Memoria: la shoa è stato un abomionio, forse la più grande follia mai compiuta dall'uomo ed è assolutamente necessario che non vada dimenticata.
E a tal proposito, vi consiglio anche di leggere alcuni libri di Hannah Arendt come "Le origini del totalitarismo" e "La banalità del male" che delineano l'orrendo annullamento psicologico nei campi di concentramento e sottolineano il ruolo fondamentale che queste truci pratiche avevano.

Ciò detto, spiego velocemente il perché del titolo "giornata dell'ipocrisia". E' presto detto: oggi tutti i governi, i capi di stato, della chiesa e di tutte le altre istituzioni pubbliche sono riuniti a "non dimenticare", perché è solo avendo memoria storica che si può evitare che certi orrori si ripetano. Assolutamente d'accordo, peccato che questi errori si stiano continuando a ripetere e nessuno stia facendo niente.

Adesso, a parte tutti gli altri atti d genocidio che si dovrebbero ricordare, come ad esempio quello degli armeni o dei curdi, vorrei soffermarmi su una pagina della storia molto spesso ignorata dal mondo occidentale: i conflitti arabo-israeliani.
Probabilmente molti di voi hanno sentito parlare di Palestina, Stato d'Israele, Striscia di Gaza, Cisgiordania e quant'altro, ma sicuramente non molti sanno come stanno le cose.

Ebbene, vedrò di riassumere brevemente le cose, in modo che almeno voi utenti possiate ricordare anche la storia che i governi vogliono dimenticare.
Come saprete, dopo la grande diaspora (circa 600 a.C.), gli ebrei si dispersero in tutto il mondo, abbandonando la Palestina che rimase però abitata da popolazioni arabe.
Durante il corso della storia, la Palestina rimase sempre abitata da queste popolazioni arabe, mentre gli ebrei si dispersero in tutto il mondo.
Nel 1897, però, si tenne a Basilea una conferenza dalla quale nacque l'Organizzazione Sionista, che aveva come scopo ultimo la fondazione di una patria ebraica in Palestina. Stiamo parlando di circa 2000 anni dopo.
Per motivi non molto chiari ma che sono riassumibili nella volontà di occidentalizzare il Medio Oriente, la Gran Bretagna (dopo essersi spartita a tavolino i territori mediorientali con la Francia nell'arccordo si Sykes-Picot) appoggiò l'Organizzazione Sionista e favorì l'immigrazione ebraica in Palestina: in pochi anni, gli ebrei arrivarono ad essere quasi la metà degli arabi (nel 1932 si contavano 360.000 ebrei e 761.922 arabi).
Questa massiccia affluenza di ebrei portò a diversi scontri con le popolazioni arabe, che li vedevano come una minaccia: gli ebrei erano molto ricchi e potevano facilmente comprare a prezzi irrisori terreni palestinesi.
In questi scontri, però, mentre gli arabi continuavano a fare guerriglia disorganizzata, gli ebrei costituivano delle organizzazioni militari di stampo terroristico (ad esempio l'Irgun, del 1932). L'enorme importanza che gli ebrei assunsero nel giro di 15 anni circa portò alla Grande Rivolta Araba: una rivolta iniziata pacificamente con un sciopero ma che fu sedata dal governo britannico e dagli ebrei e che portò circa 5000 morti nella popolazione araba (contro i circa 400 della popolazione ebraica). Si delineava la potenza dei sionisti, determinati a fondare il loro stato in Palestina. Fu probabilmente per questo motivo che il governo britannico tentò di dividere in due stati la Palestina con la Commissione Peel (1937): la proposta fu rifiutata da entrambe le fazioni: gli arabi non capivano la legittimità di uno stato Israeliano nella terra abitata da loro da millenni, gli ebrei avevano invece compreso che potevano ottenere ben più di quanto la Gran Bretagna aveva da offrirgli (circa la metà della Palestina).
Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, il mandato per la Palestina passò nelle mani dell'ONU, che propose una nuova spartizione di territori (che prevedeva circa il 65% dei territori agli ebrei e il 35 agli arabi): la proposta fu nuovamente rifiutata da entrambe le fazioni per lo stesso motivo: questo portò ad una serie di conflitti ed in particolare dell'attacco al villaggio arabo neutrale di Deir-Yassin, che causò centinaia di morti civili (e viene ancora oggi ricordato come Massacro di Deir-Yassin).
Nel 1948 gli ebrei dichirarono la nascita dello Stato d'Israele, che fu subito accettato dalla maggioranza degli stati occidentali ma non dagli arabi palestinesi, che si ribellarono: scoppiò così la I guerra arabo-israeliana. Per comprendere gli esiti di questa guerra, basti considerare che viene ricordata dagli israeliani come "guerra di liberazione", dagli arabi come "la catastrofe". Con questa guerra, infatti, Israele occupò circa un 75% in più dei territori che l'ONU gli aveva offerto, lasciando agli arabi sostanzialmente solo la Striscia di Gaza e la Cisgiordania.
Non sto qui a dirvi tutti gli altri conflitti e spiegare tutti gli eventi che però meriterebbero una spiegazione (in particolare il Settembre Nero in Geordania): la sintesi degli anni successivi è che Israele occupò militarmente anche la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, costringendo la resistenza palestinese a rifugiarsi in Libano.
Nel 1982 Israele invase il sud del Libano, per eliminare definitivamente la resistenza palestinese; intanto, il futuro presidente del Libano, Bashir Gemayel, veniva assassinato. L'omicidio fu imputato agli arabi e i falangisti cristiani (questo è il nome delle truppe Libanesi) che "adoravano" Gemayel si allearono con gli Israeliani e compirono quello che ancora oggi viene ricordata come la più grande tragedia del mondo arabo: il massacro di Sabra e Chatila.
In pratica, le truppe coese israeliane e falangiste, entrarono nei campi profughi di rifugiati arabi civili di Sarba e Chatila e, in due giorni initerrotti di massacri (durante la notte i campi erano illuminati a giorno da razzi al fosforo) uccisero nelle maniere più atroci un numero di civili arabi compreso tra 3500 e 50000. I dati sono assolutamente incerti, ma le stime più accreditate parlano di un numero di morti compreso tra i 15000-25000.
Questo fu riconosciuto dall'ONU come un atto di genocidio e Ariel Sharon (ministro degli esteri israeliano) fu accusato di Crimini contro l'umanità (e probabilmente sarebbe stato giudicato colpevole, se qualcuno non avesse assassinato il suo accusatore, che era poi uno dei capi delle forze libanesi).

In seguito ci furono molti altri conflitti, che portarono sempre di più all'egemonia di Israele in Palestina. Nel 1988 Yasser Arafat, leader dell'OLP(un movimento di ribellione palestinese) proclamò la nascita dello Stato di Palestina, che rimane però ancora oggi non riconosciuto dagli USA, dalla Comunità Europea e dalla maggioranza del mondo occidentale.
Vi consiglio di approfondire da voi la questione perché io ho saltato moltissimi avvenimenti (specialmente i recenti attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, nei quali l'esercito ha utilizzato armi al fosforo bianco, vietate da patti internazionali).

Quello che vi ho detto, potrebbe sembrare molto fazioso e io non nascondo il mio supporto alla causa palestinese: è ovvio che numerosi attentati sono stati compiuti anche dalle forze arabe, ma se si guardano le stime dei morti di alcuni anni (questa è del 2008 e l'IDF è l'esercito israeliano) è facile intuire chi sia il Golia della situazione; inoltre, moltissimi ebrei hanno condannato e continuano a condannare lo stato d'Israele per i suoi crimini

Dopo questo post chilometrico che spero qualcuno leggerà, credo risulti palese il perché del titolo del topic: ancora oggi la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sono occupate militarmente dallo Stato d'Israele e nessun governo occidentale ha mai mosso un dito: l'esercito Israeliano è secondo recenti stime il più pericoloso del mondo (secondo solo a quello degli Stati Uniti) ed inoltre lo Stato d'Israele è uno stato estremamente ricco, considerando che esiste solo da poco più di 50 anni.

Per alleggerire un po' il topic, infine, vi segnalo un capolavoro di film d'animazione: Valzer con Bashir, di Ari Folman, regista ed ex soldato israeliano che racconta l'invasione del del Sud del Libano ed i massacri di Sabra e Chatila.

Infine, per chi non lo spaesse, segnalo anche che la Kefia che oggi viene orribilmente indossata per moda, è stata assunta dagli occidentali come simbolo di supporto per la causa Palestinese (in quanto due leader della resistenza palestinese come Yasser Arafat e Leilha Kaled erano soliti portarla)
L'ultima nota è di non confondere MAI l'antisemitismo (assolutamente sbagliato, come qualsiasi forma di razzismo) con l'antisionismo(che è, invece, l'opposizione alla politica sionista e non ha nulla a che vedere con la popolazione ebraica)

Se oggi a scuola avete tutti ricordato la shoa, come , ripeto, è assolutamente giusto e necessario che sia, domani chiedete ai vostri professori di storia cosa sanno dirvi a proposito dei conflitti arabo-israeliani.

EDIT: allego anche un altro video, sottotitolato, di un Rabbino (probabilmente lo stesso dell'altro video) che parla dello stato d'Israele.
“La massa era formata da uomini deboli e pavidi, incapaci di reggere la libertà o la verità, che quindi dovevano essere ingannati in maniera sistematica da individui più forti; l’umanità poteva unicamente scegliere tra la libertà e la felicità; e la maggior parte degli uomini sceglieva la felicità.”
George Orwell, Nineteen Eighty-Four

"E probabilmente questo individuo era irritato che altri esseri avessero qualcosa per loro, appartenessero a qualcuno, fossero possessori di un oggetto tutto per loro. Ora Barbara era di uno. Questo sentimento era più grande e più importante dell’amore, nella sua condizione presente. Essere di uno solo, riservargli qualcosa di profondo e incomunicabile agli altri. Staccarsi dagli altri. Avere ripugnanza degli altri.
Essere uno. Ecco la colpa. Bisognava essere tutti.”

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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Vykos »

Ottimo topic.

Voglio iniziare da dove hai terminato: io credo che avendo cognizione di causa non si possa fare altro che difendere la causa palestinese. Voglio dire, per quanto, come giustamente già fatto notare, anche i palestinesi abbiano intrapreso azioni terroristiche, resta fermo il fatto che se io sto a casa mia e qualcun altro viene a buttarmi fuori dicendo che è sua e che 50 anni prima ci abitava lui non ha esattamente ragione lui, anche se il condominio ed il vicinato ritengono di si. Gli ebrei sono andati in Palestina dopo secoli e secoli a pretendere che fossero restituite loro terre che ormai erano occupate da tribù di palestinesi arabi (il che non significa, come sostiene Israele, che lì non ci fosse nessun tipo di civiltà e che quindi era lecito andarvi a portare la propria,significa solo che la civiltà lì era organizzata in quel modo). Chi invade un territorio esigendo territori non suoi ha torto per definizione, che gli autoctoni siano santi o indemoniati.
Però, come spesso accade nelle guerre, io parteggio per i civili. Perchè Hamas, fazione armata palestinese, che probabilmente è nata come forza difensiva del popolo, è ormai diventata a tutti gli effetti un'organizzazione terroristica. Dall'altro lato, non credo che i civili israeliani desiderino lo sterminio dei palestinesi, credo solo che abbiano paura della figura tipo del palestinese generatasi in seguito a più di un secolo di guerra serrata.
Non faccio però il conto dei morti: per quanto ne so, se Hamas avesse le stesse armi di Israele, sterminerebbe un numero identico di ebrei. Credo che gli israeliani muoiano in pochi prevalentemente perchè Hamas non ha i mezzi per ucciderne di più, non per una maggiore onestà intellettuale.

Voglio citare un giornalista che in genere non condivido granchè, Paolo Barnard, ma che ha fatto di questo tema uno dei suoi cavalli di battaglia. Parla solo dei torti israeliani e solo dei meriti palestinesi, ma credo che queste parole siano molto chiarificatrici della sostanza della questione:
"Immaginate se la Rivoluzione Francese fosse raccontata, nei dibattiti, nei libri, partendo da zero da immagini come un gruppo di uomini esagitati che trascinano in una piazza altri uomini in mezzo ad una folla che inveisce, urla, sputa, manda insulti e questi disgraziati vengono caricati su un patibolo, messi sotto una ghigliottina e viene loro tagliata la testa. Scena due, altri uomini, in stracci, volgari, con mazze, forconi, coltelli, ecc, entrano in una villa, violentano le donne, tagliano la gola ai bambini, bruciano tutti gli archivi che trovano, prendono il capofamiglia e tagliano la testa anche a lui, ecc. Se la Rivoluzione Francesce fosse stata raccontata partendo da zero da queste scene, l'umanità oggi saprebbe che è stato un colpo di stato di un gruppo di terroristi barbari che hanno ammazzato, bruciato, tagliato la testa ad una quantità enorme di persone che si, erano benestanti, ma tutto sommato facevano la loro vita e non avevano fatto male a nessuno, e quindi la Rivoluzione Francesce sarebbe nella mente di tutti come un atto barbaro, da dimenticare per lo sviluppo della civiltà, e che è stato poi superato dalla storia. Guardate che è successa esattamente la stessa cosa con il conflitto israelo-palestinese, cioè hanno iniziato a raccontarci la storia dall'OLP che fa esplodere un aeroporto, dai militari di Abu Abbas che uccidono un ostaggio americano..."
La radice del problema, per la precisione, risale al 1884-85, alla Conferenza di Berlino, dove si riunirono le massime potenze mondiali del tempo che stabilirono il concetto di Terra Nullius, "terra di nessuno". Essendo in epoca coloniale si dovevano giustificare l'occupazione e l'espansionismo, quindi nelle terre popolate da popolazioni barbare, cioè poco più che da scimmie, le potenze civilizzate avevano il diritto di portare la civiltà.
Theodor Hertz, uno dei fautori del movimento sionista, definì la Palestina "una terra senza popolo che doveva essere destinata ad un popolo senza terra". Le classi dirigenti israeliane la pensano tuttora così: i palestinesi sono visti come qualche barbaro qua e là che continuano ad essere barbari da civilizzare. Prima dell'arrivo dei sionisti la situazione palestinese era si arretrata ma pacifica.

Chiudo con un paio di citazioni, visto che il più è stato già detto molto esaurientemente:

"Non vi fu mai un momento nell'immigrazione degli ebrei ortodossi in Palestina nel quale gli arabi abbiano opposto resistenza alcuna. Al contrario, quegli ebrei erano i benvenuti per via dei benefici economici del progresso che ricadevano sugli abitanti locali." - Rabino Yosef Dushinsky, 1947

"Gli arabi furono sempre assai amichevoli e noi Ebrei condividemmo la vita con loro a Hebron secondo le relazioni di buon'amicizia. Sono a conoscenza di una lettera del gran Rabbino Avraham Mordechai Alter che parla di un suo viaggio nella Terra Santa ai tempi in cui si parlava di emigrare laggiù (fine '800). Lo scopo del suo viaggio era stato quello di capire che tipo di persone fossero i palestinesi così da poter dire alla sua gente se andarci o no. Nella lettera egli scrisse che gli arabi erano un popolo amichevole ed assai apprezzabile." - Rabino Baruch Kaplan, impiegato nella Yakov Girls School, Brooklyn


edit: ovviamente i nostri cari politici hanno colto la giornata per prostrarsi ai piedi dei poveri ebrei sempre vittime di chiunque, e Fini ha fatto anche un po'di disinformazione assimilando l'antisionismo all'antisemitismo... di questo passo quali progressi si potranno mai fare?
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Holden »

Dissento.
Non credo che si possa stabilire un parallelo tra la giornata della Memoria della Shoah e ciò che ora sta accadendo nei territori Palestinesi o in generale in quel disastrato pezzo di Medio-Oriente.
Non per ipocrisia, ma perchè sono due cose che vanno tenute scisse. Altrimenti, ricadremmo nello stesso errore (seppur al contrario) di chi avalla qualsiasi atrocità commessa dallo Stato di Israele in virtù di un atavico senso di colpa deviato rispetto all'Olocausto. Non sono per l'assimilare anti-sionismo e anti-semitismo, ma è da un pezzo che ho perso la pretesa di dirimere il conflitto israelo-palestinese in termini in giusto e sbagliato. E' vero ciò che Darksquall dice dei crimini di Tzahal, ma Vykos ha ragione quando dice che Hamas è a tutti gli effetti una organizzazione terroristica che non risparmia nemmeno la popolazione civile palestinese, figuriamoci quella israeliana. E Fatah è poco più che un ammasso di burocrati corrotti, una istituzione che latita della capacità di guidare il proprio popolo.

Ciò che è stato non si può disfare, e sinceramente, credo che sia diventato impossibile qualsiasi soluzione che non preveda due popoli in due stati, per quanto il cammino sembri difficile. La particolare storia della Diaspora ebraica fa si che non abbia altra terra che Israele, e non si può certo chiedere ai palestinesi di smammare. Sono due realtà dolorose l'una contro l'altra, e credo che il servizio maggiore che potremmo portare è l'abbandonare la pretesa di assegnare valutazioni etiche, e tendere a soluzioni pragmatiche.

Chiedo scusa se il concetto è confuso, ma non ho al momento strumenti migliori per esprimerlo. Eventualmente, ci proverò se la discussione (auspicabilmente), prosegue. Riassumendo, la Shoah è un unicum nella storia umana, e non può essere oggetto di se e ma. Seriamente, non credo che nella lunga e flagellata storia dell'uomo nulla abbia potuto anche solo avvicinarsi all'orrore che è stato l'Olocausto. Consiglio a tal proposito l'ottimo Se questo è un uomo di Primo Levi. Quindi, scindiamo gli argomenti.

Tornando a ritroso nello scorrere dei miei pensieri, devo dire che il titolo del topic mi ha inizialmente fuorviato. La mia prima reazione è stato il pensare a tutti quei piccoli eventi e minuscoli episodi che mi fanno pensare che la Giornata della Memoria sia nulla di più di un giorno come un altro sul calendario, con l'unica differenza di avere un suo nome proprio. Ricordarsi la Shoah è idealmente volto a far si che nulla di simile ad esso possa mai più accadere. Ma quando mi guardo intorno sento parlare di Bianco Natale, di pulizia etnica, di squadrismo. Noi sottovalutiamo questi segnali, li derubrichiamo come esternazioni innocue. Ma questo vuol dire che abbiamo dimenticato, e istituire una giornata della memoria o stare in silenzio un minuto non ci salverà.

E un lager, cos'è un lager?
Il fenomeno ci fu. E' finito! Li commemoriamo, il resto è un mito!
L'hanno confermato ieri giù al partito, chi lo afferma è un qualunquista cane!
Cos'è un lager?
E' una cosa sporca, cosa dei padroni, cosa vergognosa di certe nazioni,
noi ammazziamo solo per motivi buoni... Quando sono buoni? Sta a noi giudicare!
Cos'è un lager?
E' una fede certa e salverà la gente, l' utopia che un giorno si farà presente
millenaria idea, gran purga d' occidente, chi si oppone è un giuda e lo dovrai schiacciare!
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da DarkSquall »

Chiedo umilmente scusa ad Holden e Vykos (e a tutti gli altri utenti interessati): dopo aver aperto un topic così "pesante", non ho più risposto. Non l'ho fatto per una lunghissima serie di motivi, tra i quali esami universitari ed una lunga permanenza a Roma senza connessione internet.

Dunque, per prima cosa vorrei chiarire le mie idee: non ho né avevo alcuna intenzione di assimilare la Shoa ai conflitti arabo-israeliani. Era una provocazione bell'e buona che aveva come intento quello di attirare lettori nella speranza di poter discutere a proposito di un tema che sto approfondendo da un po' di tempo; inoltre, rimane il mio fermo intento di denunciare l'ipocrisia dei media che continuano imperterriti a non curarsi di faccende scomode e persistono nello sfruttare tragedie storiche sulle quali l'opinione comune è unita.
Quindi, lungi da me arrivare a delirare a proposito dell'olocausto, come sta facendo certa gente sul web dicendo che era un'operazione programmata dai Sionisti: tragicomico.
Riconoscendo, quindi, l'importanza della memoria (ed apprezzando la citazione gucciniana), vorrei ritornare all'argomento.

Per quanto riguarda "l'atavico senso di colpa deviato rispetto all'Olocausto" citato da Holden, mi dispiace terribilmente ammettere che credo che in realtà moltissima gente non riesca ad informarsi come dovrebbe sulla questione proprio a causa di questo. Nella mediocre ed orrida opinione comune il nome degli ebrei è inevitabilmente legato all'Olocausto e, perciò, deve necessariamente restare immacolato. A proposito di ciò, mi ha terribilmente deluso Travaglio, un grande giornalista che continuo a stimare, quando parlando del suo essere filoisraeliano ha detto "perchè ho imparato la pietà studiando i campi di concentramento": con asserzioni simili rasentiamo il "popolo dell'amore" del tanto odiato Berlusconi.
Ma tralasciando anche Travaglio e tornando davvero all'argomento principale:

non voglio parlare di buoni e cattivi, ma solo fare un po' di critica storica. Quindi non avrei il coraggio di prendere le difese di Hamas, ho visto anch'io cosa fa e non si può negare che sia un'organizzazione a stampo terroristico che, come ha detto Vykos, se avesse i mezzi distruggerebbe istantaneamente lo stato d'Israele.
Però bisogna considerare la realtà dei fatti e non si può tralasciare che, in realtà, Hamas questo arsenale di armi non ce l'ha. Ed è proprio per questo che secondo me è sbagliato parlare di guerra quando ci si riferisce a ciò che accade in Palestina: quella compiuta da Hamas (ripeto, per mancanza di mezzi pratici, non per bontà) risulta essere ancora oggi poco più di una guerriglia ben organizzata che, però, riceve in risposta attacchi ben più letali: e non vorrei assolutamente fare il conto dei morti (rispondendo a Vykos) perché è una cosa orribile, ma è altrettanto necessaria per comprendere le dimensioni effettive di ciò che accade.
E' questo il problema: non li si può lasciare al proprio destino, come se fossero due cani che si sbranano assurdamente per un osso: non si possono prescindere gli attacchi di Hamas dalla politica espansionistica adottata negli ultimi 50 anni da Israele (non ancora completamente abbandonata...) e non si può chiudere gli occhi di fronte ai morti civili ebrei (siano essi pochi o numerosi).
Se si continua così non si potrà fare altro che continuare a massacrarsi a vicenda e, pur ammettendo la mia simpatia filopalestinese, non posso fare a meno di constatare che l'unica linea politica possibile è quella che, vent'anni fa, cercava di portare avanti Arafat: "la pace per la terra". Ma sappiamo bene che Hamas probabilmente non si accontenterà di una concessione dalla parte di Israele ed è per questo che io spero che i governi occidentali (esempio di democrazia?!), riconoscendo le innegabili ragioni originarie della causa palestinese e il fatto che, come ho tentato di spiegare su, non si può parlare di una vera e propria guerra, medino una pace tra i due popoli e una divisione di terre.
Non è ciò che credo sia giusto, ma è oggettivamente l'unica soluzione (tutto ciò, ovviamente, in un utopistico mondo non regolato dal denaro in cui il traffico di armi non produca rendite così alte e nel quale sia ben chiara la posizione degli stati che circondano la Palestina...)
E a proposito dell'interessarsi dei governi occidentali, si tornerebbe alla spiegazione del titolo del topic...

Per quanto riguarda il citato Barnard, mi permetto di esprimere due parole al riguardo: concordo assolutamente con il paragone con la rivoluzione francese ed è grazie a lui se ho "scoperto" il filosionismo di Travaglio (che mi ha molto stupito), lo stimo per il suo impegno per la causa palestinese ma mi dispiace che sia in continuo battibecco con Travaglio e che tenti continuamente di screditarlo: perfettamente d'accordo che da un uomo che fa giornalismo così "professionale" non mi aspettavo delle risposte così assurde, poco argomentate e quasi "per sentito dire" come quelle che ha dato Travaglio (in modo anche molto presuntuoso ed arrogante, tra l'altro), ma non per questo bisogna negare la valità della denuncia dello schifo italiano che costantemente fa...
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Vykos »

Se si continua così non si potrà fare altro che continuare a massacrarsi a vicenda e, pur ammettendo la mia simpatia filopalestinese, non posso fare a meno di constatare che l'unica linea politica possibile è quella che, vent'anni fa, cercava di portare avanti Arafat: "la pace per la terra". Ma sappiamo bene che Hamas probabilmente non si accontenterà di una concessione dalla parte di Israele ed è per questo che io spero che i governi occidentali (esempio di democrazia?!), riconoscendo le innegabili ragioni originarie della causa palestinese medino una pace tra i due popoli e una divisione di terre.
Guarda che finora i vari cessate il fuoco sono stati infranti da Israele, non da Hamas. Perfino quando si stava raggiungendo una forma di pace basata sulla sottomissione dei palestinesi, gli israeliani comunque non hanno inteso proseguire con la tregua. C'è l'intenzione piuttosto chiara di prendersi quelle terre e basta, lo dimostrano gli embarghi spietati che colpiscono anche merci di prima necessità o del ramo sanitario e non solo quelle militari.
perfettamente d'accordo che da un uomo che fa giornalismo così "professionale" non mi aspettavo delle risposte così assurde, poco argomentate e quasi "per sentito dire" come quelle che ha dato Travaglio (in modo anche molto presuntuoso ed arrogante, tra l'altro)
Attenzione: Travaglio ha deluso anche me per la sua visione in bianco e nero del conflitto palestinese, ma nello scambio di mail al quale ti riferisci quello che inizia con l'arroganza e le argomentazioni assurde è Barnard. Travaglio lascia perdere ogni tipo di riguardo solo dopo numerose mail di insulti non avvalorati da dati da parte di Barnard, se chiunque ti avesse detto le cose che B. ha detto a T. vai tranquillo che l'avresti mandato a quel paese molto prima.

Questo senza contare che Barnard rosica in un modo assurdo perchè nessuno se lo fila, la Gabanelli da quando lo ha allontanato per aver perso una causa per diffamazione è improvvisamente diventata un'agente dei sionisti che censura le menti libere, insomma, se la pensi come lui sei un figo, altrimenti sei un sionista maledetto. Ed in tutto questo, mentre lui narra di complotti internazionali per il controllo dell'umanità, afferma che l'11 settembre non è stato una macchinazione americana perchè "ehi, sarebbe troppo grande come macchinazione!" come se quelle da lui esposte non fossero altrettanto o più estese. Come giornalista avrebbe anche le sue potenzialità ma si perde dicendo che la situazione italiana non è un problema e che l'antisistema è in realtà parte del sistema (tipico ragionamento complottista a gratis per il quale comunque vada ci deve sempre essere qualcuno che ti in**la a sangue), oggettivamente due punti di vista errati: con l'Italia attuale, Barnard spera forse che possiamo impegnarci in una corretta informazione storico-politica svincolata dai pregiudizi e dagli interessi? Crede seriamente che, prima di essere uno stato serio per conto nostro, si possano dare lezioni di democrazia e tolleranza all'estero? Pessimo Travaglio in riferimento agli arabi, pessimo Barnard sempre e comunque (riferendosi ai modi ed alla correttezza, non alle conoscenze in possesso dei due).
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da DarkSquall »

Vykos ha scritto:Guarda che finora i vari cessate il fuoco sono stati infranti da Israele, non da Hamas. Perfino quando si stava raggiungendo una forma di pace basata sulla sottomissione dei palestinesi, gli israeliani comunque non hanno inteso proseguire con la tregua. C'è l'intenzione piuttosto chiara di prendersi quelle terre e basta, lo dimostrano gli embarghi spietati che colpiscono anche merci di prima necessità o del ramo sanitario e non solo quelle militari.
Sì questo lo so, io stavo facendo un discorso molto generale e collegato anche all'opinione pubblica che vede Hamas solo ed esclusivamente come pazzi terroristi che usano bambini come scudi umani. Ed è per questo che dicevo che non si può considerare guerra quella che sta avvenendo in Palestina e considerare Hamas come uno "stato" in guerra perché effettivamente non lo è: se la situazione rimane così e i "potenti" non intervengono, Israele - come hai scritto tu - cercherà probabilmente di ottenere quelle terre e di far passare anche questa come una guerra di liberazione ma sicuramente Hamas non inizierà rapporti diplomatici per una pace duratura perché non mi sembrano questi i suoi scopi, per quanto abbia sempre rispettato i cessate il fuoco.

Per quanto riguardo Barnard dovrei informarmi meglio: ho già visto che ha visioni molto apocalittiche per quanto riguarda "il sistema" (a volte mi sembra che voglia imitare Pasolini con certi suoi discorsi, ma non è che ci riesca bene...) ma ammetto la mia parziale ignoranza per quanto riguarda i famosi battibecchi tra lui e Travaglio...
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"E probabilmente questo individuo era irritato che altri esseri avessero qualcosa per loro, appartenessero a qualcuno, fossero possessori di un oggetto tutto per loro. Ora Barbara era di uno. Questo sentimento era più grande e più importante dell’amore, nella sua condizione presente. Essere di uno solo, riservargli qualcosa di profondo e incomunicabile agli altri. Staccarsi dagli altri. Avere ripugnanza degli altri.
Essere uno. Ecco la colpa. Bisognava essere tutti.”

Corrado Alvaro, L'uomo è forte.

"I soviet più l'elettricità non fanno il Comunismo, anche se è un dato di fatto che a Stalingrado non passano."

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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Vykos »

Pubblico un estratto dall'articolo che pubblicizza il sit in pisano di oggi contro l'attacco israeliano alle navi diplomatiche:
E' avvenuto questa notte un attacco da parte della marina israeliana contro il convoglio Freedom Flotilla, che si stava dirigendo verso la Striscia di Gaza per portare aiuti umanitari.

I militari hanno aperto il fuoco causando la morte di almeno 16 persone, secondo i volontari a bordo, ma il bilancio potrebbe salire.
Le Ogn denunciano a gran voce: "Assalto illegale in acque internazionali", e rispondono all'accusa fatta dai militari israeliani, secondo i quali dalla nave avrebbero "sparato sui commando che stavano salendo a bordo".

I funzionari della direzione della dogana turca hanno nel frattempo dichiarato alla stampa internazionale che tutti i passeggeri saliti a bordo della nave Mavi Marmara sono transitati attraverso i rilevatori a raggi X, e nessuno di loro, hanno precisato, aveva armi con sè.

[...]

Tempestivo il comunicato del gruppo Bds: "Inumano, vergognoso, non ci sono parole per descrivere quello che è successo stanotte nelle acque internazionali davanti alle coste di Gaza - si legge - La Freedom Flottilla è la più grande flotta civile che abbia mai tentato di rompere l'assedio che da ormai due anni stringe in una morsa di povertà e isolamento gli abitanti di Gaza. Un'impresa titanica: una stima di circa 10000 tonnellate di aiuti umanitari, otto convogli provenienti da Grecia, Algeria, Svezia, Irlanda e Turchia con a bordo centinaia di passeggeri, uomini, donne e bambini da tutto il mondo, parlamentari, artisti e musicisti da più di 40 paesi."

"Le sei imbarcazioni attaccate nella notte a 64 km dalle coste in acque internazionali - continua il gruppo - erano partite da Cipro ed erano attese a Gaza questa mattina. Ma le forze militari israeliane hanno abbordato i convogli e aperto il fuoco, facendo sedici morti e numerosi civili (le stime ancora non sono definitive)."

Viene quindi lanciato un nuovo appello: "Da troppi anni i crimini israeliani restano impuniti. L'impunità israeliana per le stragi di civili, le violazioni dei diritti umani, delle risoluzioni ONU, del Trattato di Ginevra è intollerabile. E' nostro dovere morale di cittadini italiani, abitanti di uno Stato
sedicente democratico e che si riconoscono in valori quali la dignità umana, la libertà di esprimere un dissenso, la libertà di realizzare la propria vita, il diritto a una casa, prendere posizione rispetto alle costanti violazioni dello Stato di Israele. Israele non è uno stato democratico, e quella di stanotte ne è solo l'ennesima dimostrazione. Bisogna condannare Israele per tutti i crimini che ha commesso. Un modo nonviolento per farlo, quello più accessibile a qualunque cittadino, è di boicottare i prodotti economici e le relazioni con questo Stato, finchè non risarcirà il popolo palestinese delle violazioni subite e non deciderà di rispettare le risoluzioni internazionali, quindi di porre fine all'occupazione della Palestina. Per questo chiediamo a ognuno di voi di aderire alla campagna internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni su Israele), lanciata dalla società civile palestinese nel 2005 e che ormai si è già diffusa a livello internazionale.

http://www.pisanotizie.it/news/news_201 ... tilla.html
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Vykos »

Ecco un articolo di Paolo Barnard sulla questione dell'attacco alla Flotilla, punti di vista secondo me non granchè distanti dal vero.
ISRAELE AMMAZZA CIVILI PER POLITICA

- DI PAOLO BARNARD -

E’ politica di Stato in Israele dal 1948 (e prima col Sionismo) ammazzare i civili. Non sono “tragici errori”, non “danni collaterali”, non c’è alcun “rammarico per l’accaduto”. Ammazzare civili è ciò su cui Israele è nata con la pulizia etnica della Palestina, ed è ciò su cui sopravvive.

A questo si aggiunge l’impunità totale di cui Israele gode grazie al fatto di essere la base militare americana più grande del pianeta, e solo marginalmente al fatto di essere Stato ebraico discendente dall’Olocausto.

Unendo la politica congenita di Israele di ammazzare i civili con la sua assoluta impunità si ottiene precisamente ciò che è accaduto sulla Gaza Freedom Flotilla.
Nel gennaio del 1948, i padri fondatori d’Israele Yigal Allon e Ben Gurion dichiaravano che “C’è bisogno di una reazione brutale. Dobbiamo essere precisi su chi colpiamo, se accusiamo una famiglia palestinese dobbiamo colpirli senza pietà, donne e bambini inclusi… non dobbiamo distinguere fra colpevoli e innocenti”. Nel 1978, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito d’Israele, Mordechai Gur, dichiarò all’analista militare israeliano Ze’ev Schiff che “Per 30 anni abbiamo combattuto una guerra contro civili che vivono in villaggi… abbiamo colpito civili consciamente perché se lo meritano… il nostro esercito non ha mai fatto distinzione fra target militari e civili, ma ha attaccato di proposito target civili”. Nel 2000, Dan Halutz, che sarà Capo di Stato Maggiore dell’esercito di Tel Aviv, dopo un attacco aereo da lui stesso condotto su Gaza e dove furono massacrati dei civili dichiarò “Cosa ho provato? Solo una piccola scossa al mio aereo per lo sgancio della bomba, ma dopo un secondo passa tutto”.

Le invasioni del Libano da parte d’Israele, la sue condotte nei Territori Occupati, sono un litania continua e reiterata di massacri intenzionali di civili. Le condanne che ha ricevuto da ogni singolo organo di legalità internazionale e organizzazione per i diritti umani sono esplicite e consultabili da chiunque. Nulla sarebbe cambiato se i morti della Gaza Freedom Flotilla fossero tutti stati pacifisti americani. Rachel Corrie lo era, e l’hanno massacrata, Tristan Anderson era americano e gli hanno sparato nella testa a sangue freddo, e così Tom Hurndall, James Miller e Brian Avery erano nomi occidentali, anglosassoni.

La lezione che se ne deve trarre è che questi giovani eroi che diedero la vita e che l’hanno data per fermare il crimine contro l’umanità della Pulizia Etinica della Palestina – perché è esattamente ciò che Israele sta facendo da 60 anni e che oggi fa affamando e strangolando vivi i civili palestinesi sotto gli occhi di noi Paesi vigliacchi e complici, con il benestare dei nostri presidenti complici di crimini contro l’umanità come Giorgio Napolitano - non hanno destinato bene il loro supremo sacrificio. Perché fino a che le opinioni pubbliche occidentali continueranno a credere che “SI’ Israele uccide e sbaglia, MA Israele è l’unica democrazia, MA Israele deve difendersi, MA Israele è vittima del terrorismo arabo, MA Israele è comunque il meno peggio ecc.”, non vi sarà massacro, non vi sarà giovane vita sacrificata, non vi sarà eroismo che farà una qualsivoglia differenza per la giustizia in Palestina.

Basta mettere la propria vita a repentaglio laggiù, non serve a nulla. Usiamo le nostre vite per creare nelle opinioni pubbliche occidentali la consapevolezza di cosa veramente è Israele – che non è una democrazia, che non deve difendersi, che è il vero terrorista, che è il peggior pericolo in Medioriente - e di quanto abominevole sia la sua totale impunità, perché come disse Noam Chomsky “la Storia ci insegna che quando la gente scopre la barbarie, si mobilita per fermarla”. E’ l’unica strada.

Fonte: http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=184
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

Messaggio da Vykos »

Israele e i simboli complicati della storia

- di Gad Lerner -

Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
La simbologia della terra e del mare in Israele è fortissima. Dagli albergoni sul Mar Morto, attraverso il panorama spettrale di Sodoma e Gomorra ci hanno trasportati in pullman fino a ridosso della fortezza di Masada, dove l’ultimo contingente ebraico che resisteva alla colonizzazione romana scelse il suicidio collettivo piuttosto che arrendersi, quattro anni dopo la distruzione del secondo Tempio di Gerusalemme a opera dell’imperatore Tito (70 dopo Cristo). E pazienza se il vento caldo del deserto di Giudea interferiva nei microfoni: era magico assistere lì, in mezzo al nulla, al Nabucco di Giuseppe Verdi, cioè la storia degli ebrei trascinati in cattività a Babilonia quasi 6 secoli prima di Masada, dopo che re Nabuccodonosor aveva distrutto il primo Tempio.
Non mi era mai capitato che il direttore d’orchestra concedesse il tris. Dopo avere ripetuto una seconda volta il “Va pensiero sull’ali dorate”, sommerso da applausi emozionati, Daniel Oren ha interrotto l’esecuzione: “Per favore non applaudite fino all’ultima voce in discendendo, che è la più bella. Come per voi è magico anche per me condividere la musica in questo luogo santo. Partecipate al coro, e pazienza se non conoscete tutte le parole”.
Così abbiamo cantato in seimila il “Va pensiero”, una terza volta, immedesimandoci negli ebrei che piangevano la perduta Gerusalemme. Tra effettacci scenici che trasformavano il deserto con l’acqua ed il fuoco. All’uscita, prima di reimbarcarci sui pullman, venivano offerti dei provvidenziali ghiaccioli al limone per reidratarsi. Ma siccome non si scherza con l’acqua ed il fuoco, con la terra ed il mare, la forza dei simboli ci costringerà a ricordare il Nabucco di Masada quale colonna sonora della tragedia consumatasi pochi giorni prima al largo di Gaza.
Sapevo di suscitare la reazione insofferente di molti ebrei parlando di un Exodus rovesciato, dopo l’arrembaggio cruento e dilettantesco della marina israeliana alla nave turca “Mavi Marmara”. Ma era la mia sofferenza. Chi vive immerso nella simbologia, fino a trasformare quasi la memoria della Shoah in una religione civile, difficilmente sfuggirà a una tale nemesi. So bene che le navi armate da diverse ong internazionali per violare l’embargo della striscia di Gaza, congegnato assieme da Israele e Egitto, non solo lontanamente paragonabili all’Exodus che nel 1947 tentò invano di entrare nel porto di Haifa con a bordo 4500 soperstiti dei lager.. Le cacciatorpediniere britanniche speronarono l’Exodus, costringendolo a ripiegare su Cipro. Tutta un’altra storia? Certo.
Saltiamo disinvoltamente fra il mito e la realtà, fra i secoli e i millenni, dalla Babilonia del 580 avanti Cristo, alla Masada del 74 dopo Cristo, fino al 1947 dopo Cristo. E rimaniamo feriti dalla nostra medesima disinvoltura. Chi trova nella Bibbia, e poi nel trattamento subito dagli ebrei dispersi per duemila anni nell’esilio, la legittimazione del loro miracoloso ricongiungersi come popolo d’Israele, sa bene quale grande responsabilità morale ciò assegni.
I governanti e i militari israeliani che si macchiano di azioni disonorevoli non commettono dunque solo un errore politico disastroso, come dimostra la rottura della partnership con la Turchia. Essi macchiano la storia di quello che fu un nazionalismo mite, eppure grandioso e duraturo, così come lo abbiamo cantato tutti in coro, con le lacrime agli occhi, a Masada.

http://www.gadlerner.it/2010/06/09/isra ... toria.html
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

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I fascisti travestiti da sionisti

di: Antonio Rispoli

In questi giorni si è assistito ad uno spettacolo a dir poco deprecabile, ma tutto sommato divertente, se uno non pensa alle stragi che ci sono dietro. Infatti abbiamo avuto il Presidente della Camera Gianfranco Fini che è andato in visita in Israele, dove ha dato l'assenso ai continui attacchi israeliani contro i civili palestinesi, in nome della difesa di Israele. Ha usato parole come: "La priorità è e deve essere la difesa di Israele", come se fosse il paese ebraico ad essere attaccato. Dall'altra parte abbiamo avuto a Roma una manifestazione organizzata da associazioni sioniste come l'Ugei (Unione giovani ebrei italiani) e la Benè Berith, in ricordo di un soldato israeliano rapito, Gilad Shalit; questo con l'egida e il pieno appoggio del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. AL quale importa tantissimo di un soldato rapitio, ma evidentemente non gli interessa nulla di oltre 10 mila palestinesi detenuti illegalmente nelle prigioni israeliane, senza processo, senza diritti e senza alcuna prospettiva di tornare a casa. Anche perchè nel frattempo i commilitoni di Shalit stanno trucidando donne e bambini palestinesi e ne stanno distruggendo le case, per evitare che possano intralciare i piani di espansione territoriale di tel Aviv.
Ed è divertente vedere due ex (ma saranno poi ex?) fascisti come Fini e Alemanno, che facevano parte dell'MSI, che indossano la pelle dei sionisti, e appoggiano le loro iniziative propagandistiche per nascondere lo sterminio che il governo di Tel Aviv sta commettendo a Gaza.
Uno sterminio che viene coperto tranquillamente dai mezzi di informazione italiani, che sembrano le agenzie stampa del Ministero della Difesa israeliano, dato il taglio che danno alle notizie. E si può prendere ad esempio proprio la cronaca di un episodio accaduto ieri. Mentre si svolgeva la manifestazione sionista, guidata dal capo della comunità ebraica di Roma, Attilio Pacifici, un gruppo di una quarantina di pacifisti, italiani e palestinesi, deponevano candele accese sulle scalinate del Campidoglio e facevano un sit-in di protesta, contro la decisione del sindaco di prendere così apertamente le parti degli israeliani e in memoria dei palestinesi detenuti illegalmente, trucidati, torturati dai soldati con la stella di David. Purtroppo per loro, la scalinata sta sulla strada che molti dei partecipanti alla manifestazione ebraica prendevano per tornare nel quartiere ebraico della capitale. E si sa che ai sionisti non piacciono le manifestazioni democratiche, quando non solo le loro. Di conseguenza sono partiti all'assalto dei pacifisti, soverchiandoli con la violenza e col numero, e mandando una ragazza in ospedale con ferite serie (pare sia stata accolta all'ospedale con un codice giallo) e ferendo almeno altre tre persone più lievemente. Poi è arrivata la Polizia che ha diviso i due gruppi, ma guardandosi bene dall'identificare e denunciare gli aggressori. Cosa dovuta contro gli italiani che commettono reati, ma non evidentemente contro gli ebrei.

Il resoconto che si può leggere di questa vicenda è surreale: ieri, quando i fatti erano freschi, quei pochissimi organi di stampa che hanno raccontato questa aggressione hanno usato termini incerti: "Non si sa chi ha cominciato per primo, è scoppiata una rissa, una ragazza è stata ricoverata (ferita da chi non si sa? Nessuno è andato a chiederglielo? Che strano modo di fare)" e così via. Oggi, che ci sono state 24 ore di distanza, invece trovo su Rainews un resoconto completo, con tanto di interviste. Ovviamente interviste fatte da una parte e dall'altra, per ricostruire la vicenda, pensarà qualche ingenuo di turno. No, interviste fatte solo a personaggi della comunità ebraica: ad Attilio Pacifici, ad alcuni presunti testimoni, e ai soliti politici che pensano di aumentare il loro charme politico "insaponando" la comunità ebraica, come Alemanno, il presidente della Provincia di Roma, Zingaretti, la Presidente della Regione Lazio Polverini ed il capogruppo del Pd a Roma, Cioffredi. Che non erano presenti ai fatti, ma si sono sentiti in dovere di condannare i pacifisti pro Palestina e i palestinesi, rei probabilmente di essersi fatti menare.

Naturalmente questo è solo un esempio, non intendo certo colpevolizzare Rainews. In Italia così si fa informazione sul Medioriente: si sente solo ed esclusivamente la campana della propaganda ebraica-statunitense-occidentale, e mai si verificano i fatti. Anche perchè oggettivamente non si possono verificare. A Gaza infatti è impossibile entrare legalmente. L'unica possibilità per farlo è entrare in Egitto, contattare Hamas ed entrare nella Striscia attraverso i tunnel scavati dai palestinesi, insieme al cibo, all'acqua e a qualche medicinale. Perchè anche se a quanto pare tutti l'hanno dimenticato, il fatto che Israele abbia dirottato le navi cariche di aiuti umanitari della Freedom Flottilla nel porto israeliano di Ashdod, uccidendo almeno 19 pacifisti che cercavano di salvare i palestinesi, significa che quegli aiuti non sono arrivati ai palestinesi. E non ci arriveranno mai, perchè gli israeliani hanno scaricato le navi, preso quello che gli serviva e distrutto il resto. Cioè c'è ancora un milione e mezzo di persone che sono rinchiuse in una immensa prigione a cielo aperto dove alla Mezzaluna rossa o ad organizzazioni umanitarie tipo Emergency non è concesso avvicinarsi (la Croce Rossa, da bravo organo della politica italiana, non lo chiede neanche, se ne disinteressa completamente); dove i camion di aiuti umanitari che l'Onu cerca di far arrivare vengono fermati e distrutti dai soldati con la stella di David; dove ci si alza la mattina senza sapere se prima di sera una cannonata o una bomba d'aereo israeliana ti colpirà durante la giornata. Il tutto nella assoluta indifferenza dell'Occidente, che non ne vogliono sapere nulla e che se ne fregano.
Immagino a questo punto la critica: "Ma Israele deve difendersi da Hamas". Vediamo i dati: l'ultimo israeliano ucciso da Hamas su territorio israeliano è del 2008; da allora Israele ha ucciso oltre 8000 palestinesi su suolo palestinese. Chi è che sta all'attacco e chi in difesa?

http://www.julienews.it/notizia/dal-mon ... o_1_1.html
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

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IL POTERE OCCULTO: DA DOVE NASCE L'IMPUNITA' DI ISRAELE?

- di Manuel Freytas -

La grande complicità internazionale con i massacri periodici israeliani non si creano per paura di Israele ma per paura di quello che lo stato ebraico rappresenta. Israele è il simbolo più emblematico, la patria territoriale del sionismo capitalista che controlla il mondo senza frontiere dagli uffici direttivi di banche e corporazioni transnazionali. Israele è fondamentalmente la rappresentazione nazionale di un potere globale sionista, che è padrone dello Stato di Israele tanto quanto degli Stati Uniti e degli altri Stati con le loro risorse naturali e sistemi economico-produttivi. E che controlla il pianeta attraverso le banche centrali, le grandi catene mediatiche e gli arsenali nucleari militari.



Il potere occulto

Israele, è il più chiaro riferimento geografico del sistema capitalista transnazionalizzato che controlla dai governi ai sistemi economici produttivi e i grandi mass media, sia nei paesi centrali come nel mondo sottosviluppato e periferico.
Lo Stato ebraico, al di là della sua incidenza come Nazione, è il simbolo più rappresentativo di un potere mondiale controllato nelle sue molle decisive da un gruppo minoritario di origine ebraica e conformato da una struttura di strateghi e tecnocrati che operano le reti industriali, tecnologiche, militari, finanziarie e mediatiche del capitalismo transnazionale esteso nei 4 punti cardinali del pianeta.
Con una popolazione di circa 7,35 milioni di abitanti, Israele è l’unico Stato ebraico del mondo.

Ma quando parliamo d’Israele, parliamo prima di tutto di un disegno strategico di potere mondiale che lo protegge, interattivo e totalizzato, che si concentra attraverso una rete infinita di associazioni e vasi comunicanti tra il capitale finanziario, industriale e dei servizi che trasforma i paesi e governi in gerenze d’enclave.

La lobby sionista che sostiene e legittima l’esistenza d’Israele, non è uno Stato nel lontano Medio Oriente, ma un sistema di potere economico planetario (il sistema capitalista) di banche e corporazioni transnazionali con ebrei dominando la maggioranza dei pacchetti azionari o egemonizzando le decisioni dei gerenti dai loro posti di direttori e esecutori.

Chi si prende la briga di indagare i nomi dei membri dei direttivi o degli azionisti delle grandi corporazioni e delle banche transnazionali statunitensi ed europee che controllano dal commercio estero e interno fino ai sistemi economici produttivi dei paesi, sia centrali che “sottosviluppati” o “emergenti”, potrà facilmente verificare che (in una stupefacente maggioranza) sono di origine ebraica.

I direttivi e gli azionisti delle prime trenta mega aziende transnazionali e banche (le più grandi del mondo) che sono quotati negli indici Dow Jones di Wall Street, sono principalmente ebrei.

Megacorporazioni del capitalismo senza frontiere come Wal-Mart Stores, Walt Disney, Microsoft, Pfizer Inc, General Motors, Hewlett Packard, Home Depot, Honeywell, IBM, Intel Corporation, Johinson&Johnson, JP Morgan Chase, American International Group, American Express, AT & T, Boeing Co (armi), Caterpillar, Citigroup, Coca Cola, Dupont, Exxon Mobil (petrolifera), General Eletric, McDonald’s, Merck & Co., Protecter & Gamble, United Technologies, Verizon, sono controllate e/o dirette da capitali e persone di origine ebraica.

Queste corporazioni rappresentano la creme de la creme dei grandi consorzi transnazionali ebraicoo-sionisti che, attraverso la lobby esercitata dalle ambasciate statunitensi ed europee, dettano e condizionano la politica mondiale ed il comportamento di governi, eserciti o istituzioni mondiali ufficiali e private.

Sono i proprietari invisibili del pianeta: quelli che guidano i paesi e i presidenti con un telecomando, come se fossero burattini di ultima generazione.

Coloro che ricercano con questo stesso criterio, inoltre, i mass media, l’industria culturale o artistica, associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sociali, fondazioni, organizzazioni professionali, ONG, sia nei paesi centrali come periferici, si sorprenderà della notevole incidenza di persone di origine ebraica nei posti decisionali più alti.

Le tre catene televisive principali degli USA (CNN, ABC, NBC e Fox), i tre giornali principali (Wall Street Journal, New York Times e Washington Post) sono controllati e guidati (attraverso il pacchetto azionario o di famiglie) da gruppi lobbisti ebrei, principalmente newyorkesi.

Allo stesso modo come le tre più influenti riviste (Newsweek, Time e New Yorker) e consorzi egemonici d’Internet come la Time-Warner (unitasi con America online) o Yahoo!, sono controllati da direttori e capitale ebraico che opera a livello delle reti e conglomerati allacciati ad altre aziende.

Colossi del cinema di Hollywood e dello spettacolo come Walt Disney Company, Warner Brothers, Comlumbia Pictures, Paramouth, 20th Century Fox, tra gli altri, formano parte di questa rete interattiva del capitale sionista imperialista.
La concentrazione del capitale mondiale in mega-gruppi o mega-compagnie controllate dal capitale sionista, in una proporzione schiacciante, rende possibile le decisioni planetarie di ogni tipo, nell’economia, nella società, nella vita politica, nella cultura, ecc. e rappresenta l’aspetto più caratterizzante della globalizzazione imposta dal potere mondiale del sistema capitalista imperiale.

L’obiettivo centrale espansivo di questo capitalismo sionista transnazionalizzato è il controllo e il dominio (attraverso guerre di conquista o “sistemi democratici”) delle risorse naturali e dei sistemi economico-produttivi, in un’azione che i suoi sostenitori e teorici chiamano “politiche di mercato”.

Il capitalismo transazionale, su scala globale, è il proprietario degli stati e delle loro risorse e sistemi economico-produttivi, non soltanto del mondo dipendente, ma anche dei paesi capitalisti centrali.
Così i governi dipendenti e centrali sono gerenze d’enclave (di sinistra o di destra) che con varianti discorsive realizzano lo stesso programma economico e le stesse linee strategiche di controllo politico e sociale.

Questo capitalismo transnazionale “senza frontiere” della lobby sionista che sostiene lo Stato d’Israele si basa su due pilastri fondamentali:

* la speculazione finanziaria informatizzata (con base territoriale a Wall Street) e la tecnologia militare-industriale di ultima generazione (la cui massima espressione di sviluppo si concentra nel Complesso Militare Industriale degli USA).

La lobby sionista internazionale, sulla quale si basano i pilastri esistenziali dello Stato d’Israele, controlla dai governi, eserciti, polizia, strutture economico produttive, sistemi finanziari, sistemi politici, strutture tecnologiche e scientifiche, strutture socio-culturali, strutture mediatiche internazionali, fino al potere della polizia mondiale fondato sugli arsenali nucleari, i complessi militari industriali e gli apparati di dispiegamento militare degli USA e delle potenze centrali.

Questo potere, e non lo Stato d’Israele, è ciò che temono i presidenti, politici, giornalisti ed intellettuali che tacciono o deformano giornalmente i genocidi d’Israele in Medio Oriente, intimoriti dal rimanere sepolti a vita sotto la lapide dell’”antisemitismo”.

La Lobby imperiale

La lobby sionista pro-israeliana, la rete del potere occulto che controlla la Casa Bianca, il Pentagono e la Federal Reserve, non prega nelle sinagoghe ma nella Cattedrale di Wall Street. Un dettaglio di cui tener conto, per non confondere la religione con il mito e l’affare.
Quando si riferiscono alla lobby sionista (che chiamano lobby pro-israeliana) la maggior parte degli esperti ed analisti parlano di un gruppo di funzionari e tecnocrati, nelle cui mani c’è il disegno e l’esecuzione della politica militare nordamericana.

A questa lobby di pressione viene attribuito l’obiettivo strategico permanente di imporre l’agenda militare e gli interessi politici e geopolitici del governo e lo Stato d’Israele nella politica estera degli USA.
Come definizione, la lobby pro-israeliana, è una gigantesca macchina di pressione economica e politica che opera simultaneamente in tutte le fasce del potere istituzionale statunitense: la Casa Bianca, il Congresso, il Pentagono, il Dipartimento di Stato, la CIA e agenzie della comunità dell’intelligence, tra i più importanti.

Per mezzo dell’uso politico del suo potere finanziario, della sua strategica posizione nei centri decisionali, i gruppi finanziari della lobby esercitano un'influenza decisiva nella politica interna e estera degli USA, la prima potenza imperiale, oltre al suo ruolo dominante nel finanziamento dei partiti politici, dei candidati presidenti e dei congressisti.
A livello imperiale, il potere finanziario della lobby si esprime principalmente attraverso la Federal Reserve degli USA, un organismo chiave per la concentrazione e la riproduzione del capitale speculativo a livello planetario.

Il cuore della lobby sionista statunitense è il potente settore finanziario di Wall Street che ha implicazioni dirette e la partecipazione alla nomina di funzionari chiave del governo degli Stati Uniti e organi di controllo della politica monetaria e degli enti creditizi (nazionali e internazionali) con sede in Washington e New York.

Gli organismi economico finanziari internazionali come la OCDE, la Banca Mondiale, il FMI, sono sotto diretto controllo delle banche centrali e dei governi degli USA e delle potenze controllate dalla lobby sionista internazionale (Gran Bretagna, Germania, Francia, Giappone tra le più importanti).

Organizzazioni e alleanze internazionali come l’ONU, il Consiglio di Sicurezza e la NATO sono controllati dall’asse sionista USA-UE, le cui potenze centrali sono quelle che garantiscono l’impunità degli stermini militari d’Israele in Medio Oriente, come è successo con l’ultimo massacro degli attivisti solidali con il popolo di Gaza.
Le principali istituzioni finanziarie della lobby (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Lehman Brothers, ecc) e le banche principali (Citigroup, JP Morgan, Merrill Lynch, ecc) influiscono in modo decisivo alla nomina dei titolari della Federal Reserve, il Tesoro e la segretaria del Commercio, oltre ai direttori della BM e del FMI.

Il mito dell’ ”antisemitismo”

Questo fenomeno di “potere capitalista mondiale” ebraico, e non Israele, è cioò che temono presidenti, politici, giornalisti ed intellettuali che evitano puntigliosamente di condannare o nominare nei giornali i genocidi militari di Israele a Gaza, ripetendo quello che hanno già fatto durante il massacro israeliano in Libano nel 2006.
La grande complicità internazionale con i periodici massacri israeliani non si creano per paura dello Stato d’Israele ma per paura di quello che lo Stato d’Israele rappresenta.

Non si tratta d’Israele, uno Stato sionista in più, ma del “Grande Israele”, la patria del giudaismo mondiale (con territorio rubato ai palestinesi), della quale tutti gli ebrei del mondo si sentono i suoi figli prodigi sparsi nel mondo.
Non si tratta d’Israele ma delle potenti organizzazioni e comunità giudaiche mondiali che hanno appoggiato in toto il genocidio militare d’Israele su Gaza, che usano il loro potere e “scala di prestigio” (costruita attraverso la loro vittimizzazione storica dell’Olocausto) per trasformare in un lebbroso sociale chi osa criticare o alzare la voce contro lo sterminio militare israeliano a Gaza.

I governi del mondo capitalista, i giornalisti, intellettuali, organizzazioni sindacali e sociali non hanno paura d’Israele, ma della loro lapidazione sociale come “antisemiti” ( parola con cui viene chiamato chi sfida e/o denuncia il sionismo ebreo).
Non temono lo Stato d’Israele ma ai figli d’Israele camuffati nei grandi centri decisionali del potere mondiale, principalmente economici- finanziari e mediatico-culturali.
I politici, intellettuali e giornalisti del sistema non temono Israele ma temono i mass media, organizzazioni e aziende ebraiche e la loro influenza sui governi e processi economico-culturali del sistema sionista capitalista esteso in tutti i paesi su scala planetaria.
In definitiva temono che le aziende, università, organizzazioni, fondazioni internazionali sioniste che finanziano e o promuovono la loro promozione e posti nel macchinario del sistema li dichiarino “antisemiti” e li lascino senza lavoro, senza vacanze e senza pensione.
Questa è la ragione principale che spiega perché gli intellettuali, accademici e giornalisti del sistema vivono rimuginando analisi intelligente della "realtà" politica, economica e sociale senza la presenza della parola Ebreo o del sistema capitalista che paga per i loro servizi.

Sebbene c’è un gruppo di intellettuali e di militanti ebrei di sinistra (tra di essi Chomsky e Gelman) che hanno condannato e ha protestato contro il genocidio israeliano a Gaza, la stragrande maggioranza delle comunità ebraiche e delle organizzazioni a livello globale ha sostenuto esplicitamente la macellazione di civili a Gaza, sostenendo che si trattava di una "guerra al terrorismo".

Nonostante Israele non ha invaso né abbia perpetuato un genocidio militare a Gaza con la religione ebraica ma con aerei F-16, missili, bombe a grappolo, elicotteri Apaches, carri armati, artiglieria pesante, navi, sistemi informatici, e di una strategia ed un piano di sterminio militare su vasta scala chi questiona tale massacro è condannato come “antisemita” dal potere ebraico mondiale distribuito nel mondo.

Le campagne di denuncia di antisemitismo con le quali Israele e le organizzazioni ebraiche cercano di neutralizzare le critiche contro il massacro, affrontano la questione come se il sionismo ebraicoo (sostegno dello stato d’Israele) fosse una questione “razziale” o religiosa, e non un sistema di dominio imperiale che include interattivamente il piano economico, politico, sociale e culturale, superando la questione della razza o dei credo religiosi.

La Lobby sionista non controlla il mondo con la religione: lo controlla con le banche, transnazionali, egemonia sui sistemi economici- produttivi, controllo sulle risorse naturali, controllo della rete informatica, e della manipolazione mondiale, e il controllo dei valori sociali attraverso la pubblicità, la cultura ed il consumo standardizzato e globalizzato dei mass media.

In definitiva, la lobby ebraica non rappresenta nessuna sinagoga né espressione razziale, ma è la struttura che controlla il potere mondiale attraverso il controllo sui centri economici finanziari e di decisione strategica del sistema capitalista diffuso come “civiltà” unica.
Prima della religione e la razza, la lobby sionista e le sue reti si muovono da un’ideologia politica funzionale: il sionismo capitalista- imperiale che antepone il mercato, la concentrazione di ricchezza, la “politica degli affari”, a qualsiasi filosofia che sfiori le nozioni del “bene “ e del “male” intesi dentro i parametri sociali.

Quindi: Cosa intendono quando parlano di “antisemitismo” o di “anti-giudaismo religioso”?
Su quali parametri di riferimento si basa la condizione di antisemita?
Chi è antisemita?
Chi critica gli ebrei per la loro religione o per la loro razza nelle società mondiali?

Al massimo, gli ebrei, come è comprovato nella realtà sociale di qualsiasi paese, non sono criticati per la loro religione o condizione razziale ma per il loro attaccamento eccessivo allo status del denaro (coltivato anche per altre collettività) e all’integrare strutture o gerarchie di potere dentro un sistema ingiusto di oppressione e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, come lo è il sistema capitalista.

Salvo gruppi minoritari di fanatici e razzisti che rappresentano solo se stessi nella società (ad eccezione dei nazisti tedeschi ed alcune eccezioni) quasi mai c’è stata una “persecuzione religiosa o razziale” dell’ebreo, ma c’è stata un’associazione dell’ebreo con il “peggior volto del capitalismo”, rappresentato nel sistema economico-finanziario speculativo.

In sintesi:

La lobby sionista che protegge lo Stato d’Israele (da destra e sinistra) è conformata da una struttura di strateghi e tecnocrati che operano nelle reti industriali tecnologiche militari finanziarie e mediatiche del capitalismo transnazionale esteso nei quattro punti cardinali del pianeta.

Le sue reti si esprimono attraverso una moltitudine di organizzazioni dedicate a promuovere l’attuale modello globale, tra le quali si contano principalmente: The Hudson Institute, The RAND Corporation, The Brookings Institution, The Trilateral Commision, The World Economic Forum, Aspen Institute, American Enterprise Institute, Deutsche Gesellschaft für Auswärtigen Politik, Bilderberg Group, Cato Institute, Tavestock institute, e il Carnegie Endowment for International Peace e altri.

Tutti questi think tank o “banca di cervelli” riuniscono i migliori tecnocrati, scienziati e studiosi nei loro rispettivi campi, i laureati delle università degli Stati Uniti, in Europa e nel mondo.
La lobby non risponde solo allo Stato d’Israele (come affermano gli analisti di “destra” dei neocon) ma ad un potere mondiale sionista che è il proprietario dello Stato d’Israele tanto quanto dello Stato nordamericano e del resto degli Stati con le loro risorse naturali e sistemi economico-produttivi.

La lobby non è soltanto alla Casa Bianca ma comprende tutti i livelli delle operazioni del capitalismo su scala transnazionale, il cui disegno strategico di grandi teste charmans e dirigenti di banche e società multinazionali che fanno parte del Washington Consensus e condividere il pianeta come una torta.
Né la sinistra né la destra partitica parlano di questo potere “totalizzato” per il semplice motivo che tutte e due sono fuse (a modo di alternative falsamente scontrate) ai programmi e strategie del capitalismo transnazionale che controlla il pianeta.
Di conseguenza, e mentre non si articola un nuovo sistema di comprensione strategica (una “terza posizione” rivoluzionaria del sapere e della conoscenza) il potere mondiale che controlla il pianeta continuerà a perpetuarsi nelle false opzioni di “sinistra” e di “destra”.

E la lobby ebrea di “destra” dei repubblicani conservatori continuerà a succedere alla lobby ebraicaa di “sinistra” dei democratici liberali in una continuità strategica avente le stesse linee guida dell’Impero sionista mondiale.
E i massacri dello Stato d’Israele continueranno, come in passato, impunite e protette dalle strutture del sistema del potere mondiale sionista capitalista che lo considera come la “sua patria territoriale”.

Fonte: http://www.iarnoticias.com/2010/seccion ... n2010.html

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA
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Israele, i sopravvissuti della Shoah contro la nuova norma sull'immigrazione

di Peacereporter

L'organizzazione che riunisce il maggior numero di reduci dell'olocausto ha criticato duramente l'inasprimento delle norme che regolano l'immigrazione - I sopravvissuti allo sterminio nazista hanno rivolto un appello al premier israeliano Benyamin Netanyahu affinché riveda il nuovo provvedimento legislativo varato dal governo e che prevede l'espulsione per gli immigrati, anche regolari, che non rispondono a determinati criteri: l'essere iscritti in una scuola, la conoscenza della lingua ebraica e risiedere nello stato da almeno cinque anni. Secondo questa norma si stima che almeno quattrocento bambini di età inferiore a cinque anni sarebbero costretti a lasciare il Paese imponendo, di fatto, ad alcuni di loro di doversi separare dai genitori. I membri dell'organizzazione con la loro denuncia hanno voluto far riflettere il governo sulle affinità con le separazioni avvenute tra genitori e figli nei campi di sterminio e sulla crudeltà del gesto. Contro la riforma si sono schierati anche diversi membri del parlamento appartenenti al partito laburista, in minoranza al governo e un deputato dell'opposizione che hanno riconosciuto il principio razzista che sta alla base del regolamento.

http://notizie.virgilio.it/notizie/este ... ml?pmk=rss
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

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Risposta di un italiano che vive in Palestina a Roberto Saviano, che ha elogiato Israele e Tel Aviv come un luogo di pace e tolleranza.
http://www.youtube.com/watch?v=NBgI_QWgXaI
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Re: 27 gennaio: Giornata dell'ipocrisia

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Le frasi dei leader israeliani sui palestinesi
http://www.youtube.com/watch?v=hgotduB1 ... re=recentf
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I pacifisti di Viva Palestina entrano a Gaza con gli aiuti
pubblicata da INFORMAZIONE LIBERA il giorno domenica 24 ottobre 2010 alle ore 8.03

di Viola Cremaschi

MEDIO ORIENTE. Dopo mesi di impedimenti l’Egitto consente al convoglio “VivaPalestina 5” di fare ingresso nel territorio sotto embargo. I 370 attivisti, partiti da Londra, trasportano cibo e medicine.

Alla fine ce l’anno fatta e, contrariamente a tutte le aspettative, hanno rotto l’assedio. Ieri mattina il convoglio Viva Palestina 5, coi suoi 150 mezzi, 370 attivisti da tutto il mondo, e cinque milioni di dollari in aiuti quasi tutti medici, è finalmente entrato nella Striscia di Gaza, in mezzo alla folla in festa che lo aspettava al valico egizio-palestinese di Rafah. Eppure, nonostante l’esultanza, le ombre su questa vicenda non mancano. C’è anzitutto la questione relativa al contingente italiano che, secondo quanto riportato nei giorni scorsi dal blog “Inviato speciale”, sarebbero stato zittito con la minaccia dell’allontanamento. Durante il tragitto il blog avevano raccontato anche i momenti difficili dell’avventura di Viva Palestina 5: le attese estenuanti, i nervi a pezzi per la guida ininterrotta e le inevitabili discussioni che sorgevano fra passeggeri da provenienze così diverse fra loro: attivisti di sinistra britannici, studenti neozelandesi, affiliati delle comunità religiose che supportano la causa palestinese. Racconti che avrebbero soltanto fornito dettagli su quanto sia difficile portare aiuto al milione e mezzo di palestinesi intrappolati a Gaza, ma che alla direzione di Viva Palestina non erano per niente piaciuti, perché minavano l’immagine armoniosa che il convoglio voleva offrire. E ancora, il tragitto: a quanti chiedevano la ragione per cui Viva Palestina continuasse a scegliere la via terrestre, passando per l’Egitto piuttosto che chiedendo l’accesso a Israele, l’ufficio stampa di Viva Palestina ha più volte ribadito che l’intenzione era di non collaborare in nessun modo con le autorità israeliane. E se il ragionamento non fa una grinza, visto che Tel Aviv continua a proibire l’ingresso anche solo delle spezie da cucina a Gaza, per non parlare del carburante e dei medicinali, è anche vero che l’assedio egiziano contro i palestinesi non è certo meno duro. Il Cairo ha recentemente innalzato un muro di ferro per spaccare in due Rafah, e nei tunnel sotterranei usati per trasportare derrate e vestiti - nonché anche armi, secondo l’accusa egiziana – l’esercito di Mubarak è arrivato a spruzzare gas velenosi per arrestare i traffici clandestini che l’assedio rende indispensabili. Eppure con l’autorità egiziana Viva Palestina ha deciso di trattare, nelle scorse settimane, al punto di cercare di sminuire in tutti i modi il fatto che il leader dell’intera iniziativa, il parlamentare britannico George Galloway, è stato bandito dall’ingresso a Gaza insieme ad altri 16 passeggeri che figuravano fra i presenti a bordo della Mavi Marmara, attaccata dall’esercito israeliano lo scorso maggio. L’unica colpa certa di Galloway agli occhi del Cairo è il non aver risparmiato critiche contro quanto sta avvenendo nei Territori Occupati. Ma in nome della realpolitik, il caso Galloway è stato archiviato. L’importante è che il convoglio, dopo una flottiglia assaltata a primavera, sia riuscito a raggiungere la Striscia tutto intero.
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