Contest: Sagra della caccia di Lindblum. Edizione speciale

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Leon Feather
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Marco C.

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Marco C.
Sei una creatura piena d'amore: ce n'è così tanto in quel tuo cuoricino che a volte non riesce a trattenerlo tutto e ti fa impazzire. Ma sono certa che un giorno incontrerai quella persona capace di accogliere tutto quello che sai dare, e la rabbia sarà solo un ricordo lontano.

Stringo i pugni. Vedo lo Iagauro di fronte a me agitare i tentacoli, studia la figura davanti a sé, ma percepisce solo la mia rabbia. Inspiro e mi lancio contro l'animale. Sento il vento freddo sulla pelle, mi lancio dalla Giovine Strahl senza paracadute, precipito veloce verso il lago. Fridja è dietro di me e mi abbraccia; planiamo disegnando grandi spirali attorno alla Bahamut. Sono all'apice della mia esistenza: sì, lo voglio.
L'impatto contro il muso è morbido: sono delusa. Lo Iaguaro apre le fauci in un boato nervoso; stringo il braccio attorno al collo per immobilizzarlo, ma una frustrata mi stordisce e lo Iaguaro si divincola. Barcollo. Cammino intontita appoggiandomi al muro: sono ubriaca. Con un balzo mi raggiunge e ringhia ancora. Vattene mi avverte, perderai. Ma non posso resistere ad una sfida, e lei è così bella. Chiudo la porta del bagno alle nostre spalle, la spoglio lentamente. Il bar è rumoroso, tra di noi c'è silenzio. Esploro il corpo con la lingua; amo la sua pelle. Sarò sempre al tuo fianco le sussurro una mattina di molti anni dopo. Chiudo di nuovo le mani a pugno, dritto nei denti; questa volta l'impatto è duro. Le nocche sanguinano: sono soddisfatta.
Balliamo una strana danza in cerchio, aspettando la mossa dell'altro. Ma' mi fascia il seno appena spuntato, ad ogni giro mi accarezza il viso. Puoi essere quello che vuoi mi ripete sistemando l'Altair nel fodero. Mi stringe le spalle, mi bacia la guancia, passa le dita tra i capelli rasati e mi sposta davanti allo specchio: sono un aviopirata; sono un ragazzo; sono tutto ciò che penso di voler essere.
Mi stufo per prima perché non sono fatta per starmene con le mani in mano. Mi tremano davanti all'altare e fuggo. Mi tremano ora ma mi lancio in avanti, fingo un balzo, arriva un calcio dritto allo stomaco; si accascia su un fianco. Approfitto della sua debolezza, rubo un abbraccio: mi manca il contatto fisico. Ti perdono sussurra mordicchiandomi il collo e si stringe sul mio ventre gonfio. Seppelliamo Isabella senza aver conosciuto la sua voce. Lo Iaguaro annaspa alla ricerca d'aria ma la mia presa sul collo ora è salda. I colpi dei tentacoli mi lacerano la schiena; mi crogiolo nel dolore.
Mi sveglio la mattina e odio me stessa, il mio nome, il mio corpo. Sono un bambino o una bambina?
Lo Iaguaro si erge su due zampe; affondo le unghie nella pelle spessa. Si lascia cadere all'indietro: devo mollare la presa o rimango schiacciata. Quanto dolore per evitarmi.
Mi sveglio la mattina e amo la mia vita, sono marito e moglie. Rigiro la fede tra le dita, sorrido. Sono libera di essere e di fare.
Lo Iaguaro indietreggia e si prepara al contrattacco. I tentacoli si agitano e l'aria si appesantisce. Salto di lato, troppo tardi. Inspiro le tossine: una giusta vendetta. Improvvisamente fa molto caldo, come ai tempi delle esplorazioni nei templi abbandonati dello Jaghd. Mi mancano le nostre avventure; le custodirò assieme a quelle di mia madre.
Non ci vedo più. Cado in ginocchio.
Mi sveglio una mattina e trovo Fridja impiccata nell'hangar, accanto alla Giovine Strahl. Cado in ginocchio, abbraccio il suo corpo senza vita.
Intravedo lo sguardo fiero dello Iaguaro tra il nero che inizia a diradarsi. Sputo l'anima e cerco di nuovo il mio nemico, ma ha già dichiarato vittoria. Mi ha abbandonata.

Sei una creatura piena d'amore: ce n'è così tanto in quel tuo cuoricino che a volte non riesce a trattenerlo tutto e ti fa impazzire mi consola raccogliendo le ciocche di capelli che ho strappato a manciate. Mi invita a sedermi sulle sue gambe, piccola come sono già più alta di lei. Mi guarda dritto negli occhi ancora lucidi, e non so più di chi stia parlando. Ma sono certa che un giorno incontrerai quella persona capace di accogliere tutto quello che sai dare, e la rabbia sarà solo un ricordo lontano.

Io l'ho incontrata, amata, vissuta, perduta. Sono un'illusa, l'amore è un placebo. Trabocco di una sostanza inutile. Piango.
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Leon Feather
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Matteo R.

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Matteo R.
Che città strana, Lindblum; piena di ingranaggi, vapore e gente che andava di corsa. Ma non per quel giorno: quel giorno, le strade si erano trasformate in un enorme parco giochi per i cacciatori di ogni posto e tempo.
Ed era esattamente quello che faceva al caso suo: non si era risvegliato da molto, quindi ci sarebbe voluto molto tempo prima che i suoi poteri si sviluppassero completamente. Nel mentre però avrebbe fatto bene a ripassare il combattimento corpo a corpo, per vedere se era arrugginito o no. E la Sagra della Caccia della città di Lindblum era l'evento ideale.
Del resto, aveva bisogno di essere in forma il prima possibile. Si sarebbe dovuto preparare per il futuro.
Per "loro".
Non voleva correre troppi rischi, specie con membri del Garden di Rinoa nelle vicinanze quindi aveva deciso di partecipare usando un nome falso, "Bandana Verde". E ora eccolo lì, la bandana stretta in testa e la mazza a due estremità in pugno e lo sguardo deciso, pronto a cercare un mostro in cui piantare la sua arma in quello che doveva essere il borgo industriale.
"Spero di trovare uno di quei dinosauri che ho scorto nelle gabbie;" disse tra sé e sé "un suo dente come souvenir non sarebbe male..."
"Oh, ma in quel caso sarebbe una caccia al mostro troppo banale; dove starebbe il divertimento?"
La voce, seguita da una risata beffarda, era giunta da qualche parte dietro di lui; voltandosi, vide un largo sorriso stagliarsi nel buio di uno dei vicoli, con il suo possessore che uscì per rivelare la sua presenza. Non era molto alto, ma aveva dei gusti per i vestiti a dir poco discutibili; un demone rosa con un solo occhio in cima a un'antenna, una carta in mano e con due simboli ai suoi fianchi.
"Salve, straniero: il mio nome è Ragtime Rat." disse la cretura con un inchino che tralasciava parecchio sarcarmo "Ti avevo adocchiato da un po', e devo dire che mi piaci. Normalmente me la devo vedere con gente disgustosamente colta o saggia, ma tu mi sembri un bruto abituato solo a spaccare cose."
Con le ultime parole, aveva indicato la sua arma, che in risposta lui strinse più forte mentre lasciava uno sbuffo di fastidio.
"Se davvero mi consideri un bruto," rispose "dammi un buon motivo per cui non dovrei piantare la mia mazza nel tuo cranio."
"Oh, che parole minacciose." disse quello, con il sarcasmo così evidente da essere quasi tangibile.
L'essere fece qualche passo per mettersi più nel centro della strada e allontanò da sé i due simboli, che si disposero alla sua destra e sinistra fluttuando a mezz'aria. "Facciamo così:" continuò "ti farò tre domande. Se risponderai correttamente a tutte, avrai vinto e potrai pestarmi quanto il tuo piccolo cuore desidererà. Ma se ne sbagli una sola..."
Nel vicolo da cui era uscito ci fu un bagliore quasi impercettibile.
"...ci sarebbe un altro mostro là con una voglia matta di conoscerti al mio posto. Che ne dici, signor..."
"Bandana Verde." rispose seccato "Normalmente non avrei tempo per questi giochetti, ma oggi voglio divertirmi, quindi perché no? Comincia pure."
"Perfetto! Non preoccuparti, non è un'interrogazione scolastica; sono domande semplici a cui dovrai rispondere con un Vero o Falso colpendo uno di questi simboli;" disse indicandoli uno alla volta "una sfida adatta al tuo cervello primitivo. Oh, e sono calibrati per percepire la verità, quindi se mentirai me ne accorgerò."
"Per l'amor di Heidegger, questo qui adora ascoltarsi." pensò prima che il demone rosa agitasse la carta che aveva in mano per vedere la prima domanda.
"Normalmente faccio domande di cultura generale di Gaya, ma visto che tu mi sembri uno straniero, punterò su qualcosa di più personale." disse mostrando l'ampio sorriso e indicandolo.
"Bene, Bandana Verde, prima domanda: non sei qui a Lindblum solo per partecipare alla Sagra della caccia. Vero o falso?"
La domanda lo scosse un attimo; perché mai quell'essere avrebbe dovuto chiedergli una cosa del genere? E se sapeva già la risposta, come aveva fatto a scoprirlo? Dato che se voleva andare da qualche parte doveva essere onesto, prese la rincorsa e diede un colpo sonoro sul simbolo a forma di cerchio, la risposta del Vero.
Il demone si concesse un attimo prima di alzare un braccio e dichiarare "Risposta esatta!" con un altro sorriso a denti stretti.
"Bene, ma vediamo di sbrigarci. Non voglio perdere troppo tempo." rispose lui stirando il braccio con cui teneva la sua mazza.
"Ma certo, mio impaziente amico." L'occhio del Ragtime Rat aveva un che di inquietante, mentre scrutava la carta.
"Seconda domanda! Hai viaggiato fin qui non solo per cacciare o uccidere, ma anche per cercare qualcosa. Vero o falso?"
La situazione stava diventando più tesa; un mostriciattolo come quello non poteva sapere informazioni così specifiche. Era stato tenuto d'occhio per caso?
Strinse i denti e socchiuse gli occhi: la cosa gli piaceva sempre meno, ma come prima, dovette menare un colpo sul simbolo Maru.
"Risposta esatta anche stavolta! Complimenti, cavernicolo, vedo che stai andando bene."
Poteva quasi sentire le risate che il mostro stava cercando di trattenere.
"Finiscila!" rispose seccato "Fammi una domanda vera e non un'analisi della mia psiche!"
"Ah ah ah, che modi." disse quello girando un ultima volta la carta "È che prima che mi catturassero per questa festicciola, mi è capitato di vedere te e quel tuo amico dalle orecchie a punta parlare in uno dei boschi che frequento qui intorno, tutto qui. Ti ho riconosciuto e ho pensato a qualche domanda a tema apposta per te; e poi probabilmente sono le uniche che la tua piccola spugna grigia riesce ad elaborare."
Ora era davvero furibondo, e stava facendosi venire la mano destra porpora per quanto forte stringeva la sua mazza; dovette ritrovare la calma per non aggredirlo e semplicemente rispondergli. Una volta finita la caccia avrebbe dovuto scambiare quattro chiacchere col contatto che lo aveva portato a Lindblum.
"Fai questa stramaledetta terza domanda, così poi posso ridurre quella tua faccia di lampone a una poltiglia informe."
"Va bene, come vuoi. Terza domanda: in realtà stai cercando te stesso. Vero o falso?"
Questa volta rimase completamente spiazzato. Quella domanda non aveva senso, né per conto suo né se associata con le due precedenti. E allora perché quel demonietto dispettoso che lo aveva spiato si era produgato per chiedergliela?
Dovette pensare un minuto se fosse un trucco o una diavoleria simile, ma alla fine si convinse che era solo un bluff o un modo per quel nemico di prenderlo in giro; e in ogni caso, voleva farla finita lì e ora. Con sicurezza, pesto stavolta la grossa X voltante, il simbolo Batsu.
Tuttavia, qualcosa non andò come sperato, visto che il simbolo trillò in modo assordante, e il demone rosa scosse il capo, deluso.
"Che peccato, sembra che tu abbia sbagliato la risposta. Oh beh, succede, Bandana Verde."
E con quello, si fiondò nel vicolo da cui era sbucato; quando lui provò a inseguirlo però, il bagliore di prima riapparve e dal buio sbucò fuori una tozza scultura di pietra, raffigurante un umanoide che reggeva una lastra.
"Non basterà un sasso per fermarmi, lo sai?!" urlò per farsi sentire "Lo ridurrò in briciole in pochi secondi!"
"Oh, ma quello non è un sasso qualunque," echeggiò la voce del Ragtime Rat "è un Epitath. Come me, adora giocare con la tua persona, e vedrai in un attimo cosa è capace di fare."
"Non se prima spacco quel suo schifoso muso di pie-"
Non riuscì a finire la frase, in quanto la statua si mosse e si aprì a metà, il mezzo della lastra come punto di giunzione; un bagliore accecante pervase il vicolo, e quando lui poté riaprire gli occhi, vide una cosa che non si aspettava.
Davanti a lui c'era una figura umanoide che gli assomigliava in tutto e per tutto: la bandana, i capelli, gli spallacci, la mazza, i vestiti e le scarpe. Tutto era uguale, pure la sua posa di combattimento; ma a differenza di lui, quella copia non aveva espressione, né sembrava emettere emozioni.
"Vedi?" continuò il demone rosa "L'Epitath può creare una copia di te o di ciò che ti è caro, fedele al 100%, ma poco pratica. Sai com'è, in presenza degli originali, le copie tendono a ucciderli in un colpo solo, mi spiace."
Infatti la copia protese una mano, e davanti a lui si materializzò uno specchio, dentro a cui c'era una figura ossuta armata di falce. Lui però non si mosse, né provò ad attaccare.
"È stato bello, Bandana Verde, ma ora è tempo che tu sparisca. Addio!" concluse ghignando la voce del Ragtime Rat mentre lo specchio si disintegrava davanti a lui, producendo un altro bagliore di luce.
Ma quando la luminosità tornò normale, lui non era caduto né si era ferito gravemente; aveva solo un leggero taglio sul braccio sinistro. In compenso la figura che stava tra lui e la statuta era cambiata.
In peggio, a detta sua.
"Tra tutte le varianti che dovevano capitare..." commentò con un ringhio di irritazione. Davanti a lui, quella che prima era la sua copia era cambiata in una delle persone che stava cercando.
Una delle peggiori.
"...Leandre."
Anche senza una vera espressione, quella figura gli dava sui nervi. Con quel suo pizzetto, le due lame nere e la coda con una mano attaccata come una macabra marionetta.
"Se era questo quello che il demone intendeva col cercare me stesso, allora ho sbagliato davvero." continuò sarcastico "Ma ha sbagliato anche lui: questa copia non mi è cara neanche un po'. E io sono diverso da lui."
Con quello, scattò in avanti per avventarsi sull'automa dell'Epitath, che parò il colpo con entrambe le armi; lui dovette scartare di lato per spezzare lo stallo, ma ormai non era intenzionato a mollare.
"Io sono meglio di lui."
Un primo colpo sul ginocchio destro dopo essersi abbassato di scatto, per spezzare l'articolazione e far perdere l'equilibrio.
"Io sono meglio di tutti loro."
Un secondo al mento della testa abbassata, per sbattere il corpo a terra a pancia in su.
"Perché io..."
Un calcio alle armi per allontanarle mentre l'altro piede schiaccia il gomito per tenerlo fermo.
"...io..."
Il colpo di grazia, dritto in testa. Quanto toglie la mazza, la copia si è dissolta in una polvere luminosa.
"...io non sono un pupazzo nelle mani di un codardo debole!"
Quelle ultime parole uscirono amare mentre rivolgeva la sua attenzione al mostro di pietra, che anche non dandolo a vedere stava provando qualcosa di simile alla paura.
Ma lui non gli avrebbe dato un'altra occasione per creare una nuova copia. Il primo colpo della mazza rovesciò il mostro su un lato, impedendogli di muoversi, poi ne bastò un altro deciso.
CRACK
L'Epitath si riempì di crepe e quindi si disintegrò in grossi pezzi, che cadendo a terra rivelarono come l'interno del mostro fosse vuoto. Alla fin fine era tutto un elaborato trucco di illusionismo.
Uscendo dal vicolo respirò a fatica per riprendersi dallo sfogo e dovette sedersi e togliersi la bandana per far passare un po' d'aria fresca sui capelli. Del Ragtime Rat non c'era traccia; probabilmente se l'era svignata quando credeva che l'Epitath stesse per vincere.
"Deve pregare che lo trovi un altro cacciatore che gli dia una morte rapida, perché se lo ritroverò io, non ci saranno domande che tengano."
Dopo un paio di minuti si rialzò in piedi rimettendosi la bandana e impugnando la mazza prima di rimettersi in marcia.
"Se lo ritroverò cadrà miseramente, così come cadranno tutte le mie copie imperfette sparse in questo caos. Specialmente Leandre."
Con un po' di fortuna avrebbe davvero trovato uno dei denti di dinosauro che cercava come souvenir.
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Nicholas C.

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Nicholas C.
"Dodici minuti, Dodici -censura- minuti, cosa posso uccidere in dodici minuti?" rimuginai innervosito, mentre correvo per il Borgo Teatrale di Lindblum.

Anche se, ripensandoci, dovevo ammetterlo: ero felice, immensamente felice, quanti potevano vantare di aver partecipato alla leggendaria "Sagra Della Caccia"?

Procedevo velocemente, senza pensare troppo a ciò che mi circondava, dovevo trovare mostri da uccidere, tolsi di

mezzo alcuni Koyokoyo, ma aimè, non valevano molti punti.
La mia attenzione era completamente dedita alla ricerca.

Allo stesso modo però,quest'ultima rischiò di farmi finire abbrustolito.

Mentre attraversavo uno dei piccoli vicoli che costellavano la città mi ritrovai circondato dalle fiamme.
Maledicei me stesso per non aver prestato attenzione mentre cercai disperatamente di allontanarmi.

Tentai di liberarmi, ma inciampai in una piccola cassa che aveva preso fuoco e caddi rovinosamente a terra, pensai di essere arrivato al capolinea.
Fu in quel momento che le fiamme, di colpo, svanirono.

Rimasi immobile per qualche secondo, fin quando da dietro all'angolo che mi si prospettava sbucò un ragazzo che conoscevo molto bene...

- Zeno? Che ci fai qui? -
- Tento di vincere questa competizione Dimitri, magari evitando di diventare cenere. - Dissi, rimettendomi in piedi.
- Ah Scusa, non era mia intenzione.- Replicò, accennando un sorriso, socchiudendo gli occhi e scuotendo delicatamente la testa, come per voler smorzare l'accaduto. - Credevo fossi andato verso il Borgo Industriale. -
- L'idea era quella in principio, ma ho visto che vi si sono dirette molte persone, ciò significa che ci sarà più competizione, dunque ho deciso di ripiegare qua. -
- Beh apparte te ho visto una ragazza e un SeeD armato di Gunblade, non dico che siamo gli unici, ma sicuramente siamo pochi. -

La quasi piacevole conversazione fu subito interrotta dal suonare della campana che aveva il compito di scandire i minuti.
Una voce femminile risuonò nell'aria: - Undici minuti rimanenti. -

"Già undici minuti rimanenti, Maledizione!" Pensai, mentre sentii la paura del fallimento attanagliarmi il cuore.
Non mi passò nemmeno per la testa l'idea di arrendermi però, non ero arrivato fino a la per fermarmi.

Salutai in fretta Dimitri, che ricambiò nello stesso modo, avevamo perso fin troppo tempo a chiaccherare.

Ripresi la ricerca, senza sforzarmi troppo, se mi fossi stancato avrei avuto maggiori difficoltà a uccidere i mostri.

Uscii dal vicolo e raggiunsi dei giardini in prossimità di quest'ultimo.
Posai gli occhi su queste piccole oasi verdi.
Erano ricolmi di fiori; Il leggero vento che soffiava da Nord li fece ondeggiare, facendoli assomigliare a un grande

mare di mille colori
Ricordavano tanto il mio paese prima dell'avvento della guerra.
Quel piccolo paesello in riva al mare, dove si viveva di pesca e commercio.
Ogni qualvolta che dei mercanti raggiungevano il villaggio, rimanevano incantati dagli enormi campi di fiori, che ondeggiando al vento, insieme ai loro petali, creavano fantastiche coreografie.

- Ma a che penso? Non è il Momento! - esclamai, riportandomi al presente.

In quel momento mi accorsi che un Adamantartus mi stava osservando, come un leone osserva la sua preda prima di attaccare.

Non so cosa mi spaventò, forse fu che, conoscendo a malapena la magia, lo scontro con una creatura del genere sarebbe stato molto impegnativo.
Le sue enormi zampe, ricolme di sangue di qualche malcapitato, mi fecero rabbrividire.

Sapevo che la spada lunga che impugnavo nella mano sinistra, usata come mezzo per aprirmi varchi nelle difese

nemiche, sarebbe stata inutile, solo la Mietitrice, essendo incantata da una magia non elementare, avrebbe potuto tirarmi fuori da guai, se solo non fosse stata quasi "vuota".

La forza vitale assorbita uccidendo i Koyokoyo non era sufficiente a sostenere uno scontro di tale difficoltà,

quanti colpi avrei potuto sferrare prima che la Mietritice iniziasse ad assorbire la mia forza vitale? Tre, forse quattro fendenti?

Non potevo permettermi un tale rischio.
Mentalmente ripassai il contenuto del mio zaino, nulla di ciò che trasportavo avrebbe potuto aiutarmi in quella situazione.

L'Adamantartus cominciò ad avvicinarsi.
La paura non mi permise di muovermi, ero pietrificato.

Un enorme freccia fischiò accanto al mio orecchio e finì per colpire l'occhio della bestia.
In un momento di lucidità mi girai per capire da dove fosse partita.

Proprio mentre compivo il movimento roteatorio, un altra freccia mi passò davanti agli occhi, non potei far a meno

di seguire la sua traiettoria con lo sguardo; questa diede il colpo di grazia all'enorme tartaruga.

Rimasi sbalordito.

Mi si avvicinò un uomo enorme, alto quasi 3 metri, indossava uno scafandro.

Avevo sentito parlare di lui, non conoscevo il suo nome, sapevo solo che veniva chiamato "Il Terrore Degli Abissi"
Le descrizioni che mi erano state fatte prestavano fede alla sua imponenza, era davvero spaventoso.

- Woah, Ehi, grazie mille per ave... -

Non riuscii a finire la frase, L'uomo utilizzò la fiocina, usata in precedenza per scagliare le frecce, come un martello.
Feci appena in tempo a mettere le braccia davanti al volto per proteggermi, ma l'impatto fu devastante e venni scagliato a qualche metro di distanza.

- Ma che cxxxo combini? Sei impazzito? -
- Questa... Zona... Mia... Scappa... Io... Niente... Pietà... -

Sembrava riuscisse a malapena a parlare, le parole erano molto distaccate, intermediate da lunghi e sonori respiri.

" Merda... meglio andarsene, contro un tizio di questo genere non ho speranze. "
- D'accordo, me ne vado, grazie ancora dell'aiuto. -

Mi guardò per qualche secondo, poi si girò e riprese la sua ronda.


Che giornata, non ero mai stato così tanto inutile in vita mia, e quel colpo molto probabilmente mi aveva fratturato qualche osso dato che il dolore che provavo alle braccia era insostenibile.
Provai con qualche incantesimo curativo, ma ciò che riuscii a fare fu solo alleviare leggermente il dolore.

La campana rintoccò ancora una volta.
- Sette Minuti Rimanenti. -

Ormai era ovvio, avevo perso, quanti punti avevo fatto? 10? 11? Mentre sicuramente tutti gli altri erano già oltre i 60.

Preso dallo sconforto mi sedetti su degli scalini.
Rimasi immobile qualche secondo, fin quando non mi accorsi di star piangendo.
Avevo pianto raramente nella mia vita, e quando lo facevo era per motivi importanti.
Perché stavo piangendo per questa inutile competizione?
Perché ci tenevo.
Volevo dimostrare di essere il migliore, ma come potevo riuscire, avevo ancora così tanto da imparare.

Alzai gli occhi, umidi per le lacrime e vidi una donna con dei lunghi capelli rossi, era mia madre.

Come poteva essere possibile?
Un allucinazione?

Mi avvicinai lentamente a lei.
Cosa poteva esserci meglio di un abbraccio della mamma per tirare su il morale?

In quel momento però compresi, quella non poteva essere mia madre.
Quando ero piccolo mia madre portava i capelli lunghi, ma quando decisi di partire scelse di tagliarseli, per

scaramanzia disse lei, non potevano essere di nuovo così lunghi.

Scattai di lato, e dall'altra parte della strada lo vidi.
Un Epitaph.
Avrei dovuto immaginarlo, come potevo essermi fatto fregare così.

Mi guardai intorno.
Tre... quattro Epitaph, e altrettante copie di mia madre.

Mi pulii gli occhi, sfoderai la mia spada lunga e poggiai la mano sulla Mietitrice.
Molto probabilmente molti avrebbero indugiato nell' "uccidere" la propria madre, beh non io, sapevo che quella era
una stupida copia, molto probabilmente la Vecchia stessa mia avrebbe schiaffeggiato se mi avesse visto indugiare.

Lo scontro non fu semplice.
Le quattro copie continuavano ad attaccarmi, senza darmi il tempo di reagire.
Dovetti aspettare, sapevo che prima o poi avrebbero lasciato un apertura, era solo questione di tempo.

Fu in quel momento che cominciò il vero scontro.

Con un solo fendente della Mietitrice ne "uccisi" due.
Non erano esseri viventi, ma erano comunque creati attraverso l'energia vitale, dunque la differenza fra energia assorbita e energia utilizzata dalla lama maledetta vide la prima leggermente superiore.

Le rimanenti si scagliarono ancora all'attacco, beh erano prevedibili, non ci misi molto, un paio di fendenti ben assestati con la spada lunga e riuscii a toglierle di mezzo.

Con aria di superiorità guardai verso i vari Epitaph.
Non ci misero molto a produrre altre copie.
Mi sbattei la mano sulla fronte.
" Se non li tolgo di mezzo è ovvio che continueranno a sfornare copie! "

Fu come ballare, ogni secondo che passava assestavo fendenti letali alle copie utilizzando la Mietitrice, tentavo di avvicinarmi all'Epitaph scoperto, ma venivo allontanato dalle altre copie.

Cominciai a stancarmi, i miei riflessi si facevano sempre più lenti e cominciavo a essere scoordinato nei movimenti, in più il dolore alle braccia tornò a farsi sentire.

Decisi di allontanarmi.
Raccolsi le forze e feci lungo salto all'indietro.
Riuscii a prendere fiato.
Fu in quel momento che mi accorsi che la Mietitrice risplendeva di un bagliore violaceo, era piena!
Questa era l'occasione per ribaltare la situazione e togliere di mezzo quelle creature.

Sfoderai la Mietitrice, la impugnai in modo canonico e tirai qualche fendente.
Essendo piena, essa mi stava restituendo le energie, ciò mi permise di cambiare il mio stile di combattimento,

passando a una modalità completamente offensiva.

Mi lanciai di nuovo nella mischia.
Lo scontro non durò a lungo, in meno di 30 secondi distrussi tutti e quattro gli Epitaph.

La spada si spense e io tornai a sedere sugli scalini.
Guardai il grande orologio che torreggiava sul Borgo Teatrale.

3..
2..
1..

La campana rintoccò 5 volte.
Il tempo era scaduto.

- Per Favore, riunitevi nella piazza centrale per la premiazione. -

Mi incamminai, conscio di non essere arrivato primo, ma questo scontro mi aveva tirato su di morale, quanti del mio
livello erano riusciti a far fuori quattro creature del genere in così poco tempo?


La piazza centrale era talmente affollata che a malapena le persone riuscivano a muoversi.
Non avevo motivo di entrare la dentro, in mezzo a tutte quelle persone, tanto valeva restare vicino l'entrata della piazza, almeno non avrei avuto problemi nell'uscire.

Non appena ci fu silenzio, Cid, dalla cima del palco, cominciò a parlare.

- Grazie a tutti voi per aver partecipato, a breve elencheremo i punteggi di tutti i partecipanti, voglio solo che sappiate che non importa che abbiate vinto o no, oggi avete dimostrato al mondo, anzi, all'universo che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare cose incredibili, quindi ottimo lavoro, siete stati tutti quanti bravissimi. -

Un applauso si levò dalla folla.
Applaudii anche io, mi sentivo come se ciò che Cid aveva detto fosse stato rivolto esattamente a me.

I risultati non tardarono ad arrivare, e con essi, nemmeno la voce di Cid, che cominciò a elencare i primi 3 classificati.

Fino all'ultimo sperai di sentire pronunciato il mio nome, ma fu scontato non sentirglielo dire.

La premiazione andò piano piano finendo, fra risate della folla e i discorsi di Cid e dei vincitori, e la gente cominciò piano piano a lasciare la piazza.

Quando ormai era rimasta poca gente, andai a consultare uno dei tabelloni alla base del palco.

Arrivai ventiseiesimo su più di duecento partecipanti.
"Beh, gli Epitaph non sono avversari così facili, è normale che valgano molti punti" pensai.

Decisi di trascorrere la notte a Lindblum.
Il giorno dopo sarei ripartito.
Era ora di trascorrere un po' di tempo a casa.
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Niki B.

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Niki B.
“Aveva sempre pensato che l'ombra fosse la sua casa, la sua dimora, la sua essenza.
Da essa traeva vita, protezione, invulnerabilità.
Essa lo rendeva l'essere perfetto ed immortale di cui narrano le leggende.
Se il suo cuore non gli avesse permesso di provare emozioni, avrebbe creduto il suo regno fatto d'ombra, il porto sicuro in cui tornare.
Fin quando non lo vide accasciarsi a terra privo di vita.
Una lacrima scese dagli occhi color lavanda solcandogli il viso.”


Il discorso di Re Cid si era appena concluso ed i concorrenti, dopo la stretta di mano di rito, avevano preso posizione lungo le vie ed i cunicoli della città per valutare il luogo ottimale che gli avrebbe permesso di dare il massimo in battaglia.
Così fece pure lui.
Non era stupido Drizzt, se doveva tuffarsi in un covo di mostri assetati di sangue, perlomeno l'avrebbe fatto in un campo a lui congeniale e così fece.
Scrutò per qualche attimo i vicoli del borgo teatrale della città di Lindblum.
In realtà, per lui, non era granché rilevante scegliere un posto specifico, si sarebbe comunque adattato per mezzo delle sue tecniche.
Adocchiò poco lontano una serie di stradine ciottolate in mezzo a delle abitazioni evidentemente in disuso da qualche tempo.
Alcuni Iaguaro tampinavano la zona, i tetti spioventi delle case di Lindblum proiettavano una serie di ombre che gli avrebbero permesso di muoversi come meglio voleva, di sentirsi a casa sua.
Altrimenti avrebbe inglobato le bestie tra l'abbraccio delle ombre e festa finita.
Dopo qualche attimo si tuffò nell'oscurità sparendo inghiottito da essa.
Uno. Due. Tre. Quattro.
Quattro felini maculati, con in testa tentacoli molto simili a quelli di un polipo, aspettavano che qualche sprovveduto combattente finisse tra le loro grinfie per consumarne un succulento pasto.
Schioccavano in aria impazienti i due tentacoli più lunghi emettendo scosse statiche.
Drizzt sorrise eccitato, Lampo nella mano destra, Mortegelida nella sinistra e si tuffò con un rapido scatto fuori dall'ombra affrontando il primo degli Iaguaro.
Uno.
Scartò subito di lato la prima frustata che la bestia tentò di infliggergli, era rapida, ma non quanto lui.
Atterrò facendo una capriola in terra rialzandosi successivamente di fronte alla creatura.
Se comunque voleva evitare di ritrovarsi in fin di vita o con qualsivoglia disfunzione cerebrale, doveva evitare di subire Blaster e Frusta Mentale, questo era il piano.
La bestia mulinò ancora una volta le fruste presenti sul capo, non poteva schivare questa volta. Attraverso il salto d'ombra si tuffò contro la parete per ricomparire poi qualche attimo dopo sopra la testa del malcapitato Iaguaro che venne trafitto poco dietro al collo da Mortegelida accasciandosi inerme al suolo.
Quel che gli impedì di essere fritto da un Blaster, scagliato dagli altri Iaguaro corsi in soccorso, furono udito e vista sviluppati grazie alla tecnica peculiare dei drow sensi acuti.
Capì tramite visione termica da dove essi si stessero avvicinando, saltò via dal corpo della bestia morta, rifoderando velocemente le due scimitarre ed estraendo quindi Ivory ed Ebony le sue fidate semiautomatiche.
Piroettò in aria facendo fuoco sulle creature.
Due.
Dopo la prima scarica di colpi anche il secondo felino si accasciò al suolo inerme privo di vita.
Gli altri due indietreggiarono quel tanto che bastava per evitare di essere colpiti a morte, ma presentavano comunque ferite superficiali.
Ormai disorientati, cercavano di dare ascolto allo spirito di sopravvivenza animalesco guardandosi attorno cercando una via di fuga.
Tre.
Troppo tardi, il drow sparì inghiottito dalle ombre, al suo posto apparvero tentacoli oscuri, fatti anch'essi d'ombra, che si avvolsero attorno al collo del felino soffocandolo.
Quattro.
L'elfo oscuro ormai aveva la vittoria in pugno, osservò lo Iaguaro rimasto che non aveva la benché minima intenzione di far la fine dei precedenti compagni, rimase immobile attendendo che “quel' umano” spaventoso riapparisse da qualche parte.
E così fu.
Drizzt apparve all'improvviso, scimitarre alla mano, aspettando un contrattacco della bestia che arrivo dopo qualche secondo.
Il felino scattò in avanti rapido mulinando i tentacoli, il primo fu parato abilmente dal drow tramite Lampo, la scimitarra che utilizzava principalmente per difendersi, mentre il secondo lo prese di striscio al fianco sinistro.
L'elfo oscuro imprecò dal dolore, ma si rasserenò realizzando di non essere stato avvelenato.
Rimasto nelle retrovie fino a quel momento, l'ultimo Iaguaro si dimostrava essere non solo il più agile dei quattro, ma anche il più potente.
Decise quindi che per lui era arrivato il momento di ritenersi soddisfatto, estrasse quindi una piccola statuetta con sembianze di pantera evocando Guenhwyvar, ci avrebbe pensato lei a mettere il suo simile K.O.
Con un cenno del capo quindi saltò nell'ombra diretto verso la via parallela, mentre Guen, così gli piaceva chiamarla, conficcava le spesse unghie nel corpo della bestia dilaniandone il petto.
La strada era sgombra da pericoli, la visione termica non rilevava nessun essere vivente nel raggio di qualche centinaio di metri, esclusi l'Adamantartus ed il Barbatos privi di vita poco più avanti.
Chiunque fosse passato di lì, aveva svolto un ottimo combattimento.
Drizzt osservava i due cadaveri incuriosito, nella speranza remota che l'avversario delle due creature potesse essere qualcuno di propria conoscenza.
Un rumore alle sue spalle lo scosse dal torpore, estrasse Lampo ed Ebony voltandosi di scatto in tempo per vedere l'Epitaph spalancare la porta che lo avrebbe trascinato in un oblio oscuro di profonda sofferenza.
<<C azzo!>>
L'imprecazione uscì soffocata, aveva osservato la zona con estrema cura proprio per evitare di incappare in quella creatura.
Aveva la facoltà di proiettare davanti al malcapitato una copia esatta della persona a cui quest'ultimo teneva di più e Drizzt sapeva chi gli sarebbe comparso davanti.
Realizzare all'improvviso l'inutilità che i suoi sensi acuti avevano avuto nei riguardi del monolite, lo fece sentire un totale stupido.
Rimase immobile per qualche secondo mentre la nube che stava uscendo dal petto dell'Epitaph prendeva forma addensandosi.
Si guardò intorno in preda al panico cercando l'ombra più vicina dove potersi tuffare e scomparire dalla vista del mostro, avrebbe affrontato un Archeosaurus piuttosto.
Troppo tardi, la pallottola esplose da Nilmë, un potente Gunblade realizzato in Lama di adamantio rivestita di strati di Mithril imbracciato da un ragazzo sulla ventina con la divisa simile alla sua, ferendo di striscio l'orecchio del drow.
L'elfo oscuro scartò di lato quando il suo avversario tentò di colpirlo ancora, parando il fendente con il piatto della scimitarra.
Rimasero qualche attimo lì, immobili, a guardarsi negli occhi.
Le iridi color lavanda del drow si spensero velandosi di tristezza alla vista del suo migliore amico che lo combatteva.
Se non avesse conosciuto l'abilità dell'Epitaph nel creare una copia fedele del proprio compare, come da anni gli piaceva chiamarlo, avrebbe seriamente creduto che fosse tornato in vita per lui e che alla fine la profonda speranza di partecipare a quell'evento per ritrovarlo lì a combattere al suo fianco era diventata realtà.
Seppur conscio dell'assurdità della cosa, sapeva benissimo di dover porre fine alla vita della copia per far sì che essa sparisse per sempre per poi occuparsi del monolite, ma qualcosa lo stava bloccando.
Si limitava a parare i fendenti che il finto umano gli scagliava contro, fissandolo con le iridi verdi così simili a quelle dell'originale, ma in qualche modo meno profonde, più fredde e inumane.
Fu questo che lo convinse che temporeggiare nel fronteggiare una copia così perfetta esteticamente, ma arida di sentimenti all'interno, non gli avrebbe restituito il suo migliore amico, che quegli attimi anche se gli conferivano speranza, erano vanesi.
Spinto ormai contro la parete dagli incalzanti attacchi della copia, evocò i tentacoli d'ombra che lo strinsero affinché il drow potesse porre fine a quell'incontro estenuante.
Mentre la morsa dei tentacoli lo immobilizzava, Drizzt trafisse l'amico con Mortegelida dritto nel petto.
<<Scusami compare.... >>
Aveva immaginato un incontro perfetto con un finale col botto e invece...
Si lasciò quindi andare contro la parete alle sue spalle facendosi inghiottire dalle ombre ormai unico porto sicuro rimastogli che in quel momento poteva contenere ed alleviare il suo dolore.
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Leon Feather
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Raffaele A.

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Raffaele A.
Ragtime for a Dream
La chiave gira nella toppa. Sono libero.
Con un balzo sono fuori dalla gabbia e devo appellarmi a tutte le mie forze per evitare di essere travolto dal bailamme che mi circonda: mostri, tanti mostri delle specie più disparate liberi di scorrazzare per le vie di Lindblum, pronti ad ingaggiar battaglia con il malcapitato di turno.
Neanche il tempo di percorrere poche centinaia di metri che già sono assediato da un giovane dalla chioma corvina e dall'aria piuttosto aggressiva. Non mi dà tempo, non riesco a dir nulla, il suo pugno impatta sul mio corpo mozzandomi il fiato in gola. Riprende posizione e si appresta ad attaccarmi nuovamente; non ho alternative, devo battere in ritirata, dal momento che non sembra aver capito chi io sia.
Imbocco rapidamente un vicoletto alla mia destra, passando dalla padella alla brace: un uomo ed una donna stanno lottando contro una coppia di Elementi Blu ed io sono lì nel mezzo. La magia Idroga colpisce in pieno il ragazzo, un guerriero, che viene scaraventato con violenza al suolo, provocando la reazione della donna, una maga nera, che controbatte colpo su colpo eliminando il nemico con un possente Thundaga. Il tuono risuona cupo e roboante nel cielo di Lindblum, facendo presagire la stessa sorte per il secondo Elemento Blu. Eliminati i due nemici, la coppia di cacciatori rivolge l' attenzione su di me e, al pari del ragazzo incontrato in precedenza, non sembrano avermi riconosciuto, così mi tocca scappare di nuovo. Che destino ingrato. Tra guerrieri e potenti mostri mi sento come un pesce fuor d'acqua. Troverò chi mi riconoscerà e mi affronterà come dovuto? Oppure continuerò a fuggire, senza meta?
Un tonfo secco mi riporta alla realtà. Volgo lo sguardo in basso e vedo la testa mozzata di uno Iaguaro rotolare ai miei piedi. Istintivamente mi guardo intorno ed infine lo vedo: un guerriero armato di alabarda, la lama ancora sporca del sangue del nemico, mi sbarra la strada, fissandomi spazientito.
« Levati di torno. » mi dice in tono burbero « Mi ricordo di te. Non avrò pietà. »
Osservando con più attenzione, mi torna in mente: avevo già incontrato quel guerriero in una delle foreste del Continente della Nebbia e potevo in un certo senso vantarmi di averlo sconfitto. Non aveva risposto in maniera corretta.
Mi appresto a fare la mia mossa ma vengo bruscamente interrotto. Un violento ruggito squarcia il silenzio e la terra prende a tremare, scossa da passi pesanti: l'Archeosaurus torreggiava imperioso su di noi, dilaniando con le sue fauci i resti dello Iaguaro sconfitto dal nostro uomo. Il dinosauro sputa la carcassa del mostro qualche metro più in là dopodiché fa per attaccarci, ringhiando minaccioso.
« Non scappare. » mi dice con fare sbrigativo « Dopo baderò a te. »
Il sauro muove la coda come una frusta, tentando di colpirlo ma la reazione è pronta e rapida: quell'uomo balza agilmente, evitando il colpo. Prima che l'Archeosaurus potesse reagire, il guerriero carica quella che sembra energia sulla lama della sua alabarda e sferra un vigoroso fendente in direzione del dinosauro, producendo un'onda d'urto che impatta sul petto della bestia. L'attacco risulta efficace, lasciando delle vistose bruciature sul corpo del mostro che prorompe in un ruggito di dolore prima di tornare alla carica. Lo scontro inizia a farsi violento, costringendomi ad allontanarmi dalla scena per non essere coinvolto. Riesco soltanto a sentire urla e ruggiti frammisti a quelle che sembrano esplosioni, ma non ho idea di cosa stia accadendo così rimango in attesa nel mio nascondiglio. E’ quando vedo quell'uomo arrivare che realizzo che ha sconfitto il mostro. E’ piuttosto malconcio, il corpo solcato da numerose lacerazioni fortunatamente non profonde e le vesti strappate in più punti. Aveva recuperato le energie sorseggiando un Elisir ed era venuto subito a cercarmi.
« Eccoti, finalmente. » borbotta, una volta trovatomi « Sono pronto. »
Così, lo scontro può aver inizio. Evoco Maru e Batsu e subito rivolgo a quel misterioso guerriero la prima domanda. « La vettura Berqumea è dell'anno 8? »
L'uomo è lesto. Senza rifletterci più di tanto, colpisce il cerchio rosso con la sua alabarda. Risposta corretta. Maru e Batsu spariscono, sgancio diversi Guil e fuggo via.
« Ehi! Dove vai? Vieni qui! »
Mi insegue. Incappa in un Grenade, ma non sembra essere un problema per lui e me lo ritrovo di nuovo alle calcagna, mentre il mostro esplodeva in una girandola di colori. Corro. Svolto in direzioni casuali, prima a destra, poi a sinistra ed ancora a destra, perdendo l’orientamento, ma quel guerriero non molla la presa. Evito mostri, cacciatori, combattimenti ma tutto ciò non sembra impensierirlo: ha me come suo unico obiettivo. Infine la mia fuga si arresta in un vicolo cieco. Non ho alternative, sono spalle al muro, devo affrontarlo.
« Bobocell è l'uccello della fertilità? »
Colpisce Batsu con così tanta forza da scagliarlo al suolo, ma la risposta è, ancora una volta, corretta. Mi servo di Maru e Batsu per distrarre quell'uomo e scappare via, ma il piano non sembra avere successo: è di nuovo dietro di me, non riesco a liberarmene.
Ma cosa vuole? Gli altri mostri non sembrano interessarlo, eppure dovrebbe eliminarne il più possibile per trionfare nella Sagra. Cosa diavolo ha in mente?
Ho soltanto un'altra domanda da fargli e fuggire non ha più senso. Lo fronteggerò una volta per tutte. Arresto la mia corsa e mi volto di scatto, evoco per l'ultima volta Maru e Batsu e lo fisso intensamente negli occhi prima di sottoporgli il mio quesito. Vedo una luce strana brillare nei suoi occhi, la luce di un uomo che sembra alla disperata ricerca di qualcosa o qualcuno. Gli pongo così il mio ultimo interrogativo.
« E' possibile sconfiggere me, Ragtime Rat? »
Mi guarda e con decisione colpisce il simbolo corrispondente al vero. Accade tutto in un istante: Maru e Batsu cadono a terra e io con loro mi accascio al suolo. Sento le mie energie venir meno secondo dopo secondo, minuto dopo minuto. La vista mi si annebbia e le orecchie prendono a ronzare insistentemente, il ronzio è così forte al punto tale da offuscare il segnale sonoro che annunciava lo scadere del tempo: la Sagra della Caccia è giunta al termine. Quell'uomo, però, non va via, non esulta per avermi sconfitto. Mi si avvicina e mi pone una domanda alquanto inaspettata. Forse la più difficile che potesse mai farmi.
« Mio fratello ... tu che sai tutto. Lo hai incontrato? E' ancora vivo? » mi chiede con fare convulso, piuttosto agitato. Non ho forze, non riesco a rispondergli, ma devo dargli almeno un segnale, sperando che riesca a capirmi. Mi volto verso Maru, sollevo non senza fatica la mia zampa e la stringo intorno al cerchio rosso prima di perdere definitivamente i sensi.
E’ finita.
********
Sento girare ancora una volta la chiave nella toppa. Sono di nuovo in gabbia, inspiegabilmente vivo. Di quell’uomo nessuna traccia. Di lì a breve mi avrebbero ricondotto nel mio habitat naturale in una delle foreste del Continente e la vita avrebbe ripreso il suo corso, conducendomi a nuove sfide. Chissà se un giorno avrei incontrato di nuovo quel guerriero, con la speranza che possa aver trovato risposta alla sua domanda. Io non so e non posso dirvi altro. In un mondo popolato da eroi, mostri, campioni e divinità resto soltanto un semplice mostro, soltanto Ragtime Rat.
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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