Accademia 4 [cadetti]

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Nightmare/dark sephirot
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Nightmare/dark sephirot »

Era passato un po' di tempo da quando il gruppo si era separato da sirius,kyomi e nir; avevano camminato per un paio di chilometri in mezzo al deserto per raggiungere finalmente una grande oasi circondata da case e sporadiche mura.
Le abitazioni non erano numerosissime ed erano quasi tutte stranamente piccole,costruite con legna,sassi e fango. All'interno dell'oasi si intravedevano costruzione leggermente più grandi,alcune evidentemente usate come stalle per gli strani animali che ogni tanto si potevano scorgere.
Fu interessante notare che le porte del villaggio non erano in alcun modo presidiate, da ciò si poteva presumere che quella gente non era soggetti ad attacchi di sorta di altre popolazioni o di animali selvatici; l'unico fattore problematico poteva essere il clima.

Appena messo piede nell'oasi i cadetti furono al centro dell'attenzione: benchè non vi fossero molte differenze tra loro e gli indigeni ciononostante questi ultimi non poterono evitare di far caso al diverso abbigliamento e al fisico minormente sviluppato.
Tutti gli abitanti,donne comprese,vantavano un'ottima massa muscolare e i loro vestiti erano fabbricati con quella che doveva essere la pelle degli animali visti in precedenza,ottima per ripararsi dal solem cocente del deserto e abbastanza grassa per proteggere dall'escursione termica notturna.

Per conto loro,i cadetti erano molto provati. La battaglia,l'incidente,il viaggio sotto al sole,la sete...Avevano tutti bisogno di un luogo dove riposarsi e rinfrescarsi,a stento riuscivano a portare dietro il bagaglio,seppur irrisorio, prelevato sul momento al momento dell'abbandono della Guenda. Tuttavia,avrebbero dovuto aspettare ancora un po',del resto ancora non conoscevano le intenzioni degli indigeni.Uno di essi esortò il gruppo a seguirlo verso la costruzione più grande,situata nell'oasi.

Night: Che tocca fare...? La domanda era rivolta ad Otta e Holden.
I due diedero uno sguardo alla compagnia... Tutti stravolti,qualcuno sul punto di delirare...
Morgana:.. ...Sete...
Teo: Il mio braccio...Perchè?.....diamine......
Otta: Per ora vediamo cosa vogliono,non penso abbiano cattive intenzioni.
Holden: inoltre,forse potremmo scambiare qualche nostro oggetto oramai inutile per dei viveri e un alloggio temporaneo...Sono tutti stanchi,abbiamo dei feriti e fra qualche ora calerà la notte.

Senza pensarci ulteriormente,si diressero verso l'edificio; All'interno vi era una scala che conduceva ad una grotta sotto la superficie che si divideva in alcune ale. A quanto pare gli indigeni avevano costruito un villaggio sotterraneo per sopportare le condizioni climatiche critiche.
Ultima modifica di Nightmare/dark sephirot il 09 giu 2010, 10:25, modificato 1 volta in totale.
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Kerokun
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Kerokun »

Offtopic: spero di non aver snaturato nessuno, ma non di tutti ho trovato la scheda caratteriale. gomen

La preside Otta si premurò di inviare un gruppo di cadetti a recuperare chi, apparentemente, era rimasto all’interno della Guenda. Camminare stava diventando un’azione per nulla elementare, anzi quasi impossibile. Fortuna che il villaggio di indigeni era vicino. La vegetazione che cominciava a spuntare e a diventare sempre più fitta mentre procedevano, infondeva molta speranza sulla presenza di fonti d’acqua. Morgana si tolse la giacchetta, rimanendo solo con la camicia bianca e allentò il nodo del fiocco rosso che teneva legato al colletto. Un gruppo di donne facente parte dei curiosi indigeni che si erano avvicinati loro, sembrarono mostrare un insolito interesse per la giacchetta che Morgana si era appena levata. La guardavano con l’espressione incuriosita, borbottando tra loro parole gutturali a lei incomprensibili. Ovviamente si accorse degli occhi che la fissavano e che si spostavano costantemente sul tessuto che ora teneva rispiegato sotto il braccio destro. Fu allora che un’idea cominciò a farsi spazio nella mente, irrompendo nei suoi continui sforzi di non pensare alla sete. Si avvicinò al gruppetto di indigene e porse loro la giacchetta nera. Queste indietreggiarono, prima di tornare ad avvicinarsi con circospezione. I loro sguardi saettavano, preoccupati, da Morgana al capo da vestiario e rimbalzavano sulle loro espressioni incuriosite. Quando furono abbastanza vicine una di loro, quella al centro, prese coraggio e accarezzò per prima la stoffa scura. Distolse quasi subito la mano, probabilmente colpita dal tipo di tessuto. Poi, assieme alle altre, torno a tastarne consistenza e morbidezza con il palmo, piuttosto sporco, della mano. Morgana le invitò a prendere la giacchetta con un gesto deciso delle braccia e le indigene sembrarono recepire il messaggio: la presero tra le mani e cominciarono a studiarne la forma, aprendosela davanti agli occhi come un bambino che sfoglia le pagine del suo primo libro. Catturò poi la loro attenzione, indicando la giacchetta, poi loro, poi se stessa e infine mimò di bere qualcosa da un’invisibile bottiglia. Lì per lì sembrarono non capire cosa intendeva, ma quando mimò nuovamente l’azione, dal gruppo si sollevarono versi eccitati. Che avessero realmente capito? Un paio di donne si diressero velocemente in direzione del villaggio al quale ormai l’intero gruppo era prossimo. Tornarono poco tempo più tardi quando tutti erano ormai all’ingresso, scortati dal rimanente gruppo di indigeni. Una della due donne, la più robusta, teneva in mano una sacchetta di pelle piuttosto gonfia. La porse a Morgana, emettendo qualche verso. La ragazza la prese tra le mani: la pelle era fresca e dal rumore che proveniva dall’interno…acqua. Portò il beccuccio in legno alla bocca e prese a bere.

Otta: -Questo è il villaggio, se non altro c’è un po’ di vegetazione. Penso proprio che dovremmo trovare un posto per sistemarci questa notte. Sarebbe stupido mettersi in viaggio alla cieca, senza provviste, né acqua ne un’indicazione di dove diavolo siamo-
La preside Otta era rinomata per il suo carattere solare e il suo temperamento deciso, piuttosto eccentrico in verità. Ma l’attuale situazione la portava a considerare quali fossero le opzioni migliori per procedere in un mondo del tutto sconosciuto, cercando per quanto possibile, di aumentare le percentuali di sopravvivenza dei suoi cadetti.
Holden: -Bisognerebbe cercare un modo per intendersi con questi indigeni-
Stranamente le parole di quel ragazzo giunsero alle orecchie di Morgana con un lieve tono di minaccia. Evidentemente era seccato per la situazione, o ancora di più per lo stato in cui era stata ridotta la povera guenda…
Macha: -Preside Otta- irruppe la giovane cadetta nella conversazione –c’è una ragazza qui con noi che non fa parte dell’accademia-
L’attenzione dei presenti venne spostata interamente su di lei, che evidentemente non ne fu molto soddisfatta
Otta: -Come? Com’è arrivata qui?-
Macha: -Ancora non l’ha detto. È infortunata ad una gamba e non credo possa camminare da sola- spiegò con un lieve rossore in volto.
Otta: -Mh…questo mi convince ancora di più a fermarci qui, almeno per questa notte-

La preside si consultò con Holden, mentre gli indigeni ospitavano l’intera colonia di cadetti nel loro villaggio, tra le facce incuriosite di tutto il villico popolo. Quelli che stavano meglio aiutavano quelli più mal ridotti a proseguire, fino alla struttura al centro. Una grotta che conduceva ad un vero e proprio villaggio sotterraneo, con un temperatura decisamente più sopportabile di quella presente in superficie. Offriva persino uno spettacolo piuttosto suggestivo.
Tutti esausti e stanchi, la maggior parte privi di forze per aver dovuto sopportare gli stenti dovuti alla temperatura subito dopo una dura battaglia. Morgana era stata invero davvero fortunata: un “pisolino” e si era risvegliata qualche tempo dopo a scontro concluso. La preside si consultava con chi, del gruppo, aveva ancora le forze per discutere.

Morgana: -Prendi- la maga nera lanciò la borraccia di pelle alla guaritrice, Macha, che in assenza delle sue arti magiche, steccava la gamba ad Aeli.
Il gesto però non sfuggi a uno dei cadetti.
Night: -Ehi ehi frena, quella da dove salta fuori?-
Morgana: -L'ho barattata per la mia giacca. Non mi serviva, fa già abbastanza caldo qui- spiego con il suo tono spento la ragazza.
Gli occhi di Otta si illuminarono per un istante. Picchiò il pungo destro sul palmo della mano sinistra.
Otta: -Certo, baratto-
Holden: -Sono interessati ai tessuti?-
Otta: -Non lo so, ma con la guenda semi distrutta e nulla di meglio da scambiare, possiamo solo liberarci di tutto quello che non ci serve al momento per un po’ di provviste. Ragazzi- la preside alzò il tono di voce, di modo da farsi sentire da tutti, mentre la caverna le faceva lieve eco –So che di chiedervi un altro sforzo, ma ho bisogno che vi togliate di dosso tutto quello che non sia strettamente utile. Proveremo a barattare i nostri indumenti per qualcosa di commestibile e un po’ d’acqua-

Ci fu un fuggi-fuggi di sguardi e dopo qualche mormorio, diversi ragazzi e ragazze cominciarono a sfilarsi di dosso le giacche delle proprie divise, nastri per capelli, occhiali, tenendo solo lo stretto necessario.

Nathan: -Fantastico…davvero. Non ho nulla da barattare. Mi auguro vivamente che questo non pregiudichi la mia cena…- osservò il povero cadetto in boxer
Morgana iniziò a fissarlo insistentemente e lui se ne accorse.
Nathan: -Che c’è-
La ragazza si limitò a indicare il basso ventre del giovane, con molta naturalezza e inespressività.
Nathan: -…Che?? Mi spiace, se insisti dovremo aspettare di tornare in accademia per certe cose. Sono un tipo focoso, io- battuta che, ovviamente, la ragazza non colse.

Otta: -Bene, forse con queste cose riusciremo a cavarcela almeno per un po’. A giudicare dal tempo direi che è fa anche piuttos…Teo- il tono della preside si fece improvvisamente sospetto.
Il cadetto, Teoskaven, si girò con aria innocente e confusa verso di lei.
Teo: -Preside?-
Lei fissava la protuberanza che spuntava dai suoi pantaloni, quella che incuteva molto timore a Morgana.
Otta: -Quella non ti serve più, giusto?-
Teo: -Veramente…-
Otta: -Via, nel mucchio.- disse secca, indicando la pila di roba. Ovviamente non parlava sul serio, ma perché non torturare un po’ i suoi cadetti, specialmente in una situazione tanto scomoda.

Night: -Pensi ancora alla guenda, eh-
Holden non rispose, si limitò a socchiudere gli occhi e godersi quei pochi attimi di tranquillità a ridosso della fresca parete rocciosa.
Night: -Dì un po’, quei cristalli..-
Holden: -E’ inutile parlarne ora. Al momento non ho idee. I cristalli sono fusi, l’accademia è a pezzi e qui è tutto…primitivo. A meno che non caschino dal cielo, non vedo come poterne uscire- sospirò, scrocchiando il collo un paio di volte.
Otta: -Accidenti, quasi me ne scordavo. Che fine ha fatto il gruppo di salvataggio?-
Scheda Morgana

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wolf moon
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da wolf moon »

Che diamine... Entrato da poco e già così tanti guai...

La situazione attuale era davvero difficile da sopportare, non tanto per eventuali combattimenti o armamenti che preoccupavano al momento Sirius e altri cadetti. Nir per fortuna aveva con se la sua fida balestra che non aveva nulla di tecnologicamente avanzato a o magico.
I problemi che si trovava ad affrontare però erano diversi, se Remiem per combattere il caldo era rimasto a torso nudo, Nir non poteva adottare questa opzione, la sua pelle molto chiara avrebbe finito per scottarsi in poco tempo e un insolazione o ulteriori fastidi erano l'ultima cosa di cui aveva bisogno viste le guarigioni rese difficoltose dall'assenza di magia.

Un breve sopralluogo tra i rottami della Guenda riuscì almeno a alleviare un po' di sete ai cadetti, il bottino era misero: tre bottigliette d'acqua, calde per giunta, era tutto ciò che avevano recuperato e dovevano spartirselo.
La prima a beneficiare dell'acqua fu Sarachan che rinvenne e si sentì un pochino meglio avendo reintegrato i liquidi. Nir dal canto suo pativa più la sensazione di appicicaticcio provocata dai vestiti ormai zuppi di sudore che la sete.

In lontananza si poteva scorgere una piccola carovana in rotta verso di loro, rinforzi e acqua speravano i cadetti tra i rottami della Guenda. Nell'attesa Sirius, riavendosi pian piano dallo shock iniziale tornò a ragionare lucidamente e da calcolatore, per come si era fatto conoscere e suggerì di ispezionare attentamente l'area delle prigioni in cerca di una falla ed effettivamente un po' insabbiato, Remiem aiutato da Sara, notò un punto delle prigioni che aveva accusato il colpo.
Nir suggerì di sfruttare un semplice principio di leva per forzare il punto e creare una via d'uscita da quella trappola rovente ed i cadetti "liberi" si misero alla ricerca di rottami utili per attuare il meccanismo di leva.

Lentamente l'addestramento, il bagaglio culturale e l'istinto di sopravvivenza di ognuno tornavano attivi, il clima purtroppo non aiutava i cadetti e nemmeno la stanchezza dagli scontri precedenti.
Ultima modifica di wolf moon il 09 giu 2010, 16:32, modificato 1 volta in totale.
SCHEDA CADETTO RINOA'S GARDEN
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citazione: Capitan Harlock le parole del suo avo Phantom Harlock I:
"Se tu continuerai a credere ai tuoi sogni niente nella tua vita sarà mai stato fatto invano"
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Lonelywolf
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Lonelywolf »

Quando tutti gli elementi del gruppo, chi con riluttanza e chi no, finirono di accumulare tutto il barattabile, gli indigeni si avvicinarono incuriositi ai loro corpi seminudi, piuttosto esili per i loro standard, e dopo un primo momento di curiosità ridacchiarono tra loro. Probabilmente li stavano prendevano in giro, ed Oushi sembrava non gradirlo. Tuttavia, la cadetta sembrava avere poche forze in corpo ed il suo disappunto era ravvisabile solo da una vena pulsante sulla tempia. Lo stupore per gli indigeni e per il villaggio aveva indotto il gruppo a non considerare la sua debolezza, e del resto lei faceva di tutto per nasconderla.
Otta si fece avanti ed intavolò a gesti delle trattative. Tuttavia, gli indigeni la interruppero subito. Evidentemente, non era con loro che doveva parlare. La invitarono a gesti a seguirla.
Otta si voltò
- I feriti rimangano a riposarsi. Chi si sente in vena di politica venga con me, credo che dovremo parlare col loro capo -
- Capo? - domandò Teo.
- Sarà il classico culone che si fa credere un Dio... - osservò Night
- ...o colui che più spicca per intelligenza... - continuò Holden
- ... secondo me è il guerriero più cazziuto :asd: - conluse Otta
I feriti restarono a riposarsi, mentre gran parte del gruppo si dirigeva verso una grotta vigilata da due guerrieri. La sua entrata, delimitata da una tenda, nascondeva il suo interno alla vista. Gli indigeni parlarono con i guerrieri, che entrarono nella grotta, e poi invitarono il gruppo ad aspettare. Quando le guardie tornarono, la tenda fu accostata.
Dentro quella grotta non c'era alcun capotribù, ma un lungo tavolo presso il quale erano seduti quattro individui. C'erano un uomo muscoloso e minaccioso, un altro leggermente più esile, che li osservava con uno sguardo arguto, una donna dal portamento fiero, un'altra dall'aria più bonaria. Quest'ultima li accolse con un largo sorriso e li invitò ad avanzare.
La rappresentanza dell'accademia osservò stupita i quattro capi. Evidentemente era una civiltà più evoluta di quanto sembrasse: il potere era esercitato da persone che rappresentassero le idee più diffuse presso di loro. Era una forma di democrazia come poche se n'erano viste in civiltà indigene. Subito altri indigeni raggiunsero la sala, portando la merce da baratto, e le trattative iniziarono.
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DarkSquall89
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Bambini

Messaggio da DarkSquall89 »

Nathan era seduto accanto a Lonelywolf in una piccola rientranza scavata nella roccia, intento a osservare i quattro capi degli indigeni. Otta e Holden, in qualità di cariche più alte dell'Accademia, si sarebbero occupati del baratto, con l'aiuto di chiunque avesse potuto dare una mano. Il popolo nel quale si erano imbattuti e che aveva offerto loro accoglienza non sembrava costituire una vera e propria minaccia: fino ad allora non vi erano stati gesti ostili nei confronti dei nuovi arrivati, e tutto lasciava ben sperare che le cose potessero volgere al meglio.
Ciò non si poteva dire per i pensieri che attraversavano la mente di Nathan. Si sentiva perso, spaesato: una bussola senza il suo ago. Gli eventi degli ultimi giorni si erano susseguiti ad una velocità tale che aveva a malapena avuto il tempo di riprendere fiato, lasciando dietro di loro, come unica eredità, dubbi ed interrogativi. Si chiedeva spesso cosa avrebbe fatto se e quando (perchè non era un'ipotesi del tutto certa) avessero fatto ritorno nel loro mondo. Il suo futuro era una zona d'ombra, al momento impossibile da rischiarare. Era perfettamente conscio che La Piramide fosse ancora sulle sue tracce: conosceva fin troppo bene Helena e gli altri, e soprattutto chi li comandava, per farsi futili illusioni su una possibile rinuncia alla caccia da parte loro. Ed era consapevole della possibilità che l'Accademia, il Garden o l'Ordine avrebbero potuto decidere di non offrirgli aiuto, in quell'impresa. Lui stesso si sentiva a disagio: aveva abusato della protezione che gli avevano offerto, si era aggrappato al loro aiuto come un naufrago si aggrappa a tutte le sue forza ad un pezzo di relitto durante una tempesta, ricambiandoli con mezze verità.
Ma lui era un naufrago, dopo tutto. La sua vita era stata un continuo susseguirsi di privazioni e momenti bui, di perdite e di rinunce: aveva perso le sue radici (se mai le aveva avute) e la sua strada; le scelte che aveva compiuto non appartevano a lui, ma erano state dettate dalla sua volontà, ma da quella di altri. Un fantoccio. Né più, né meno.
Ed ora tutto questo rischiava di ripetersi. L'ignoto lo terrorizzava più di ogni altra cosa, proprio perchè temeva di soffrire di nuovo. Continuava a chiedersi cosa sarebbe successo quando tutto questo fosse finito. Che La Piramide potesse ritrovarlo era chiaro quanto il sole, avevano già dimostrato la potenza della loro organizzazione e la facilità con cui potevano mettersi sulle loro tracce. Che l'Ordine o l'Accademia decidessero di aiutarlo, invece, era una questione di più difficile interpretazione.
Sospirò. Odiava sentirsi così.
« Ti si riempe la fronte di rughe, quando pensi troppo. »
Nathan trasalì. Si era completamente estraniato dagli altri, dimenticandosi di seguire le trattative.
Morgana lo fissava da un punto poco distante dal suo e di Lonelywolf. Aveva pronunciato quelle parole come un piccolo automa, meccanicamente e senza particolare traccia di emozione. Quella ragazza lo metteva a disagio: sembrava quasi inumana, sprofondata in un mondo tutto suo, immune agli sconvolgimenti di quello reale.
« E tu non sorridi mai? » le domandò a sua volta.
Lei lo fissò per un attimo.
« Non vedo perchè dovrei, non ho motivi validi per farlo. Dovresti pensare a trovare una qualche sorta di vestito, comunque » proseguì, lanciando un eloquente sguardo alla figura coperta solo da un paio di boxer a pochi metri da lei, « tra poco arriverà la notte e farà freddo. »
I suoi occhi brillarono al buio, due piccole capocchie di spillo in un lago di oscurità. A Nathan venne la pelle d'oca a quella vista: si passò automaticamente le mani sulle braccia, frizionandole, cercando di controllare i brividi.
La scena non sfuggì a Night e a Macha.
« Un accendino scosso da brividi di freddo? Il mondo va veramente al rovescio » sghignazzò il primo.
« Magari vuol far colpo sulle indigene locali mettendo in mostra la "mercanzia", che ne sai? Non smontare subito i suoi eroici piani di gloria » aggiunse l'infermiera.
Tutti risero. Nonostante l'imbarazzo, Nathan si rallegrò di ciò: qualunque tentativo per smorzare la tensione era ben accetto, da troppo tempo tutti avevano i nervi costantemente a fior di pelle.
Rosso in viso, Nathan scoccò un'occhiataccia a Macha e le disse: « Sbaglio o sei tu quella che mi ha tolto i vestiti una volta arrivato a bordo dell'aeronave? »
Per tutta risposta, lei gli rivolse uno sguardo completamente smaliziato. « Beh, i vestiti erano di impiccio nelle tue condizioni, sai com'è, se si fossero attaccati completamente al tuo corpo, viste le ustioni, avresti potuto perdere qualcosa di prezioso, o no? » rispose, lanciando un'occhiata di traverso ai boxer di Nathan.
La piccola caverna rimbombò di nuovo delle risate dei cadetti, che vennero interrotte dall'arrivo di un gruppo di donne, portanti dei vassoi in mano, carichi di quello che, a prima vista, sembrava...
« CibooooooH :smt007 »
Otta non riuscì a trattenere l'entusiasmo alla vista di tutto quel ben di Dio, il suo stomaco mandava lamenti degni di un brontosauro intento a russare.
« Preside, cerca di darti un pò di contegno, quel cibo probabilmente ci viene offerto come segno di amicizia prima di iniziare le trattative » le sibilò Holden all'orecchio, a metà tra l'irritato e il divertito.
« Holdy, come posso contenermi? E inoltre, sono più che lieta di fare amicizia con questi tipi, se trattano così bene gli ospiti :stupito Sogno o son desta? Per caso quello è un cosciOttoH? :smt007 » domandò rivolta a tutti e nessuno, con gli occhi grandi come due piattini da té.
Holden si battè una mano sulla fronte, conscio di star combattendo una battaglia ormai persa, mentre gli indigeni ridevano: avevano compreso dai gesti e dai comportamenti cosa era successo, e parevano aver apprezzato il siparietto. Dopo che il comandante dell'Accademia e il suo Vice si furono serviti (Otta aveva ammucchiato una pila di viveri così alta che sfidava le leggi della gravità), le donne con i vassoi vennero verso i cadetti, porgendo loro il contenuto. Tutti si servirono, tranne Macha che fece per prendere qualcosa in modo da portarlo ai feriti rimasti nell'altra grotta, ma venne fermata da una delle indigene, che le rivolse un sorriso: evidentemente aveva capito le sue intenzioni, e a giudicare dai gesti che rivolgeva all'infermiera, aveva già provveduto personalmente a portare da mangiare anche agli altri.
Per alcuni minuti, l'unico suono che interruppe il silenzio fu quello di numerose paia di mandibole e mascelle intente a masticare. Nathan capì, ancora una volta, quanto il cibo potesse far bene all'umore.
La sua attenzione venne richiamata da una piccola bambina, che si teneva attaccava alla gamba di una delle donne che avevano offerto loro da mangiare: piangeva a dirotto, e la madre cercava inutilmente di calmarla, ma senza risultati evidenti. Il ragazzo si alzò automaticamente, mosso da istinti dettati dalle eco del passato che gli attraversavano la testa in quel momento. Rivolse un sorriso incoraggiante alla madre della piccola, stringendole un braccio per farle capire che non aveva nulla da temere, poi si chinò, finchè i suoi occhi non arrivarono a livello di quelli della bambina. Lei lo fissò trattenendo il respiro, indecisa sul da farsi: dopotutto era la prima volta che si trovava di fronte quegli stranieri così diversi dal suo popolo, e ne aveva paura. Nathan le sorrise, poi raccolse tre sassolini da terra ed iniziò a lanciarli in aria, facendoli ruotare e passare da una mano all'altra più velocemente che poteva: in breve tempo, la bambina seguiva ammaliata i giochi di prestigio di quel ragazzo così alto e dagli occhi neri come la notte, e rideva ad ogni presa particolarmente difficile o ad ogni sasso che cadeva a terra. Quando la piccola si fu calmata e si accorse che gli occhi le risplendevano di gioia, Nathan tornò al suo posto in mezzo agli altri.
« Però, ci sai fare con i bambini eh? » gli chiese Lonelywolf.
Nathan non rispose subito, i ricordi degli anni passati e del prezzo che avevano comportato ben presenti nella mente. Un « già» sussurrato a mezza voce fu tutto quello che riuscì a dire. Nessuno aggiunse altro, evidentemente l'ombra di tristezza che aveva velato gli occhi del pirocinetico non era passata inosservata. L'atmosfera si fece pesante, nessuno sapeva come stemperare quel momento di imbarazzo.
« Quando ero prigioniero nei laboratori della Piramide molto spesso mi occupavo dei bambini. Non ero l'unico su cui compivano esperimenti, diciamo. Il punto è che non potevo sopportare di sentirli piangere continuamente, quindi facevo tutto ciò che era in mia potere per farli star meglio: li consolavo, li facevo ridere, li aiutavo a mangiare quando non volevano ingerire boccone. Voi non avete idea, credo che nessuno possa farsela se non prova il tutto sulla sua pelle. Era qualcosa di così...aberrante, potrei dire...non mi vengono altre parole in mente per descriverlo. Li avevano strappati dalle loro famiglie, privati della loro vita, compivano su di loro cose che...io... »
La voce gli morì in gola, e non aggiunse altro. Nessuno osò dire alcunché: la rivelazione aveva sconvolto tanto loro quanto Nathan, che sentiva i ricordi degli orrori che aveva visto e subìto perforarlo come frecce infuocate.
Avvertì una mano sulla spalla, e voltò il capo.
Holden lo guardava dall'alto, in piedi dietro di lui.
« Non credo che ora come ora abbia molto senso pensare al passato. L'unica cosa importante è portare dentro di te gli insegnamenti che esso ti ha trasmesso, per quanto dolorosi e orribili possano essere, e applicarli in modo corretto, rispettando te e gli altri: solo così riuscirai a costruirti un futuro adatto a te. E » aggiunse, fissandolo negli occhi, « il consiglio vale anche per l'avvenire. Non puoi permetterti di stare ad angustiarti su ciò che potrà accadere o meno, nessuno ha mai il pieno controllo sugli eventi. E, per quello che può valere, non ti lasceremo solo. A buon intenditor, poche parole. »
Il vicecomandante si allontanò di nuovo, tornando al tavolo delle trattative, che stavano per iniziare.
Nathan lo seguì con lo sguardo, un tumulto di pensieri in testa. Venne distratto da un rumore di passi. La madre della bambina che il ragazzo aveva aiutato si diresse verso di lui, tenendo in mano un sacco, che gli porse con un sorriso caldo e rassicurante. Nathan lo aprì e ne rivelò il contenuto: vestiti in tutto e per tutto uguali a quelli indossati dagli altri indigeni. Evidentemente la donna voleva aiutarlo a risolvere il problema della sua "nudità".
« Augh, piccolo accendino pellerossa » lo schernì Night con un mezzo ghigno.
Il ragazzo indossò gli indumenti, e si mise di nuovo a sedere accanto agli altri, osservando le trattative per i baratti prendere il via. L'ombra di tristezza che poco tempo prima gli aveva coperto gli occhi era scomparsa.
La tenda che copriva l'interno della grotta venne scostata all'improvviso. Teo entrò, un'espressione preoccupata sul volto, e si incamminò direttamente verso Macha.
« Credo che Oushi non stia affatto bene » le disse. « Non vuole darlo a vedere, ma è completamente coperta da sudore e ogni tanto si piega in due tenendosi la pancia, come se avesse delle fitte pazzesche. Ho pensato fosse il caso di avvertirti. »
L'infermiera si alzò silenziosamente ed uscì, diretta verso la cadetta, mentre le trattative iniziavano.
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Danke Fraulin (Lenne xD) per l'avatar, il banner e per Mara. Deh! è.é



Kary's Artbook , ovvero la galleria di disegni e quant'altro della mia sorellina in spirito Diletta, date un'occhiata e lasciate un commento, ne vale la pena ;).




"Vivevano la lenta e invisibile compenetrazione dei loro universi, come due astri che gravitano intorno a un asse comune, in orbite sempre più strette, il cui destino chiaro è quello di coalescere in qualche punto dello spazio e del tempo".
Oushi
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Oushi »

Trovò la forza di maledire mentalmente Teo nonostante gli spasmi micidiali che le trivellavano l’addome. Aveva cercato di trattenersi il più possibile ma probabilmente, nonostante avesse convissuto con quel tipo di dolore dai sette anni fino alla fine dell’adolescenza, si era abituata in fretta all’assenza della malattia. Quando la fitta scemò fino quasi a spegnersi e Oushi alzò gli occhi, la prima cosa che vide fu una massa indistinta di capelli rossi.

Macha: Che succede?
Respirò a fondo e si asciugò il sudore dalla fronte.
Oushi: Non è niente.
Macha: Come scusa?
Oushi: Ho solo un po’ di aria nello stomaco.

Macha la fissò prima attonita, poi lo stupore mutò in un forte senso di irritazione. Stava cercando di prenderla in giro? E a cosa poteva giovarle comportarsi in quella maniera? Ma mentre esplicitava i suoi pensieri, Oushi fissava intensamente il vuoto davanti a sé e stringeva con forza il tessuto dei pantaloni, e l’infermiera capì che non era il momento di discutere.
La fece distendere e le controllò il ventre, giusto per scrupolo. Non poteva essere una ferita superficiale e infatti la pancia era chiara e liscia, anche troppo, priva delle piccole cicatrici e tracce di ustioni che costellavano le zone di pelle circostante. Non sapeva cosa fare. Infondo non era un medico, non aveva la più pallida idea di cosa le stesse succedendo né di come agire. Le tastò la fronte, scoprendo che era abbastanza calda. Subito inviò Teo a prendere dell’acqua e una pezza, e lui scattò, attirando l’attenzione degli indigeni che si riunirono a capannello intorno alle due ragazze.
Oushi afferrò il braccio di Macha, costringendola a voltarsi.

Oushi: Sta calma, so cosa devo fare. Passerà da sé.
Macha: Ma…
Oushi: Ti dico che passerà.

Macha mantenne il sangue freddo, ma si sentiva comunque impotente. L’altra chiuse gli occhi, immergendosi nell’oscurità e cercando di isolarsi dal mondo esterno. Agitarsi non serviva, non poteva fare altro che aspettare. Sarebbero finite.
Avvertì la pezza imbevuta d’acqua aderirle alla fronte, portandole un po’ di ristoro.
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Holden
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Holden »

La sera era scesa quando Otta ed io uscimmo dalla capanna, scostando la tenda e guardando i cadetto assiepati nei dintorni, tutti riuniti accanto a un grande falò che era stato accesso dagli indigeni al centro del piccolo insediamento. la luna era alta nel cielo, e faceva un freddo difficile da sopportare.
-Night: Ne avete messo di tempo. Mi ero già stufato di aspettare che finiste di conciliabolare sui destini dell'umanità e sui massimi sistemi.
-Otta: Night, non rompere. Non sai quanto sia difficile conversare con qualcuno di qualsiasi argomento quando non sai nemmeno come si dice “ciao” in quella lingua.
-Nathan: Siete riusciti a concludere qualcosa?
Soffermai il mio sguardo sul ragazzo e sul suo nuovo peculiare abbigliamento.

-Otta: Innanzitutto, sono ritornati Nir, Sirius e Kyomi?
Alzò lo sguardo Sirius, precedentemente seduto vicino al fuoco intento a valutare con sguardo critico il grado di tensione di un arco che teneva in grembo.
-Sirius: E' stata più faticoso del previsto ma ce l'abbiamo fatta. Abbiamo recuperato Remiem e Sarachan, nonché guadagnato un nuovo compagno. Si fa per dire, visto l'utilità pratica di avere un sacco di pulci ad accompagnarci in questa situazione. Se non altro, ha perso la lingua.
Addossata a un albero, accanto a Remiem, Sara accarezzò la testa del lupo pacificamente addormentato accanto a lei e fulminò il cadetto con uno sguardo.
-Otta: E' già qualcosa. Remiem, visto la situazione più che straordinaria la tua detenzione disciplinare è revocata fino a data da destinarsi. Non farmene pentire.
Il cadetto non più mago fece un cenno convinto della testa.
-Holden: Come siamo messi con i feriti?
Si fece avanti Macha, visibilmente esausta.
-Macha: Abbiamo un ulteriore problema, Oushi. Da qualche ora accusa fortissimi dolori all'addome. Non so di preciso a cosa siano dovuti, ma non è da escludere una infiammazione del tratto intestinale. Comunque sia, siamo praticamente impotenti.
-Holden: Dov'è ora?
La ragazza indicò una capanna nelle vicinanze.
-Macha: Lì. Gli abitanti del villaggio ci hanno graziosamente concesso una capanna dove farla riposare. Ci hanno inoltre aiutato a prestare loro cure migliori di quanto abbia potuto fare io.
-Otta: Sta dormendo?
-Macha: Si. Una delle donne mi ha dato delle foglie che se masticate alleviano il dolore e la fatica. Gliene ho date qualcuna ed è riuscita ad addormentarsi finalmente senza svegliarsi a ogni ora per il dorlore. Ma è una soluzione molto temporanea.
-Holden: Chi altro è attualmente ferito o acciaccato?
-Macha: Aeli ha una storta alla caviglia, ma l'abbiamo steccata e dovrebbe riprendersi in breve, purché non si sforzi troppo. Qualcun altro aveva qualche leggera ferita, tipo Teoskaven, ma sono cose da poco. Nathan ha bruciature in varie parti del corpo, ma dopo le cure somministrate prima del crash non rischia l'infezione.

-Kyomi: Passando ad altro, siete riusciti ad ottenere qualcosa?
-Otta: Non è stata una passeggiata farci capire, ma alla fine ci siamo intesi. In cambio delle uniformi che teniamo ancora a bordo della Guenda, di alcune attrezzature che a noi non servono più ma che loro possono lavorare e di armi, ci riforniranno di cibo, acqua potabile, vestiti adatti, medicinali e altre cosette utili.
-Teoskaven: Non vorremo mica stabilirci qui?
-Holden: No, non avrebbe senso. Ma non possiamo nemmeno muoverci alla cieca. Questo me lo ha regalato uno dei capi.
Srotolai una pergamena che tenevo in mano e la feci vedere tutti alla luce scoppiettante del fuoco.
-Holden: E' una mappa rudimentale della zona in cui ci troviamo. I caratteri che indicano i nomi dei vari punti d'interesse non li riusciamo a decifrare, ma grazie ai tratti graficipossiamo capire cosa è cosa.
Indicai con il dito i disegno abbozzato di alcune capanne. Era il villaggio in cui ci trovavamo in quel momento.
-Holden: Come vedete, scendendo giù a Sud si attraversa una vasta savana desertica ricoperta solo di vegetazione raggrinzita e rari punti dove sorgono laghetti. Scendendo ancora, la morfologia del territorio pian piano cambia e abbiamo a che fare con una lingua di terra fertile attraversato da un fiume di medie dimensioni. Lì la vegetazione è molto più fitta e rigogliosa. Ci sono boschetti un po' ovunque, e per il momento può essere un punto di sosta ideale. Si può cacciare e e pescare quindi i mezzi di sostentamento non mancano.
-Otta: Da quello che siamo riusciti a capire, la nostra attuale destinazione disterebbe qualcosa come trecento chilometri. Troppi per farli a piedi, ci dobbiamo quindi preparare ed attrezzare.
-Nir: E abbiamo anche Oushi, che non creda possa viaggiare.
-Otta: Appunto. I capi ci hanno segnalato che a qualche chilometro da qui, vicino a un'altra oasi, si trovano spesso branchi di cavalli selvaggi. Domani un nutrito gruppo di noi partirà per catturarne il più possibile. E' chiaro che chiunque abbia mai avuto esperienza di cavalli dovrà assolutamente partecipare alla missione. Se riusciamo a procurarci quelle cavalcature, viaggiare sarà più sempre. I villici ci hanno promesso un paio di carri per trasportare eventuali compagni impossibilitati a muoversi e chiunque altro non riesca a camminare o non disponga di una cavalcatura personale.
-Darkhearts: Io ho cavalcato e ho avuto a che fare con cavalli selvaggi da addomesticare. Se però gli abitanti potessero darci una mano, sarebbe molto gradito.
-Otta: Ottimo, e infatti due di loro verranno con noi.
-Lonelywolf: Quindi, una volta impadronitoci dei mezzi di locomozione a assicuratici che tutti sappiano almeno cavalcarli senza finire per terra, partiamo?
-Otta: Si. Ci vorranno forse alcuni giorni, ma poi facciamo scorta di provviste e di acqua, poi ci avviamo.
-Morgana: Avete in mente di lasciare qui il vostro mezzo?
Alzai le spalle con rassegnazione.
-Holden: Purtroppo, non possiamo portarcela dietro. Dopo aver recuperato tutto ciò che ci può essere utile, e aver svuotato l'armeria, la lasceremo qui. Non credo corra rischi.

-Aeli: Scusate se mi intrometto, ma la sensazione è che abbiate in mente di fare il pionieri della frontiera. La priorità non è andarcene da qui?
-Otta: Chiaramente, ma non è evidente come sembra. E visto che non possiamo vivere all'addiaccio nel frattempo, è nel nostro interesse organizzarci al meglio. Ci accamperemo nei pressi del fiumi di cui vi parlava Holden, e quando saremo sicuri di essere un minimo organizzati inizieremo ad esaminare le nostre possibilità. Non dimenticate comunque che ci staranno già cercando, sia esso il Garden o l'Ordine. Se è quello il timore di alcuni di voi, sappiate che non passeremo il resto della nostra vita qui. Ma non staremo nemmeno con le mani nelle mani nel frattempo.
-Nir: Riassumendo, domani andiamo a recuperare tutto ciò che ci può servire dalla Guenda, organizziamo una gitarella per trovare e catturare cavalli. Altro?
-Holden: Si, andremo anche a caccia. Ci serviranno provviste per i viaggio, e la carne secca è ottima per un clima simile. Nonché frutta, ed eventuali erbe medicinali. Dividiamoci i compiti come meglio pensiamo, basta che il tutto sia fatto.
-Otta: Boh, credo che per oggi abbiamo avuto il nostro carico di emozioni e fatiche. Ci hanno messo a disposizione della capanne per dormire, approfittiamone. Domani sarà una lunga giornata.

Pian piano tutti ci disperdemmo.

Entrai nell'edificio dove era “ricoverata” Oushi e vi trovai anche Macha intenta a controllarne la temperatura.
-Macha: Non si usa bussare?
-Holden: Non rompere. Come sta?
La ragazza fece un sospiro stanco.
-Macha: Non benissimo. E' capitato proprio nel momento peggiore, in cui non abbiamo nessun modo di aiutarla seriamente.
Fissai la ragazza addormentata dal respiro affannoso. I suoi tratti erano contratti dal dolore, e la fatica delle ultime ore aveva lasciato segni evidenti. Ma da un lato, sembrava che anche nel sonno il suo corpo rifiutasse di svelare la propria vulnerabilità
Le posai la mano sulla fronte in una carezza che sapevo mi sarebbe costata caro se lei fosse sveglia, quindi mi guardai intorno fino a trovare ciò che cercavo.
Sfilai la sigaretta dal pacchetto e feci per uscire.
-Macha: Buona notte.
-Holden: Buona notte Macha. Tra un po' vai anche tu a riposare, ne hai bisogno. Se serve, ti do il cambio.
La ragazza annuì e andai a sedermi accanto al fuoco.

Accesi la sigaretta, aspirai una boccata e un colpo di tosse mi colse. Ma passato quello, chiusi gli occhi e mi lasciai andare a contemplare il cielo stellato, la mente percorsa da mille pensieri.

-------------------------
Questo è l'attuale organico dell'Accademia, in totale 17. I cadetti non attivi da tempo sono omessi per non caricarci di NPC, ma è chiaro che possono rientrare quando vogliono.
Se ho dimenticato qualcuno, fatemi un fischio.
Remiem, Holden, Otta, Sarachan, Darkhearts, Nir/Wolf Moon, Sirius, Oushi, Night, Kyomi, Teoskaven, Macha, Axel, Lonelywolf, Nathan/Darksquall89, Aeli e Morgana/Kerokun.
Creep with me, as we take a little trip down Memory Lane.
Otta
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Otta »

La sera era giunta da un pezzo e la temperatura del deserto era calata in maniera impressionante. Forse non era stata un'ottima idea quella di vendere giacche e pezzi di abbigliamento in eccesso ma non c'era stata altra scelta.
I cadetti si erano sistemati alla meno e peggio chi sopra un mucchio di paglia, chi appoggiato ad una abitazione, chi direttamente steso a terra ed erano tutti intenti a recuperare le energie con un buon sonno ristoratore.
Nel frattempo Otta si era allontanata di un paio di decine di metri dal villaggio e, con la pelle d'oca sulle braccia nude, stendeva di scatto più e più volte la mano destra. Sembrava stesse giocando da sola a sasso-carta-forbici. E invece...

O: 'Porca l'oca, non riesco a richiamare la mia spada... Domani mattina mi toccherà per forza farmi di nuovo la bella passeggiata fino alla Guenda ç.ç ... Comunque che fatica oggi farci capire con quei capi...'

****Flash Back****

Il gruppo di cadetti e capivillaggio si scambiò occhiate a metà strada tra l'incuriosito e il sorpreso.
Otta fu la prima a prendere la parola.

O: 'Vediamo se capiscono... Vorremmo scambiare queste merci con viveri...'

Silenzio di tomba.

H: 'Se capivano le nostre parole avevamo già risolto con gli abitanti del villaggio...'

O. 'Si ma magari i capi conoscono qualche altra lingua... We would change these things with food!'

Tabula rasa.

O: 'Changer ç.ç???'

Lonelywolf e Nathan sghignazzarono per un istante mentre Morgana fissava la scena in silenzio e senza cambiare espressione.

O: 'Baich T.T??'

H: 'E questa che lingua è?'

O: 'Elfico, vuol dire 'scambi' U_U'

Ma nemmeno quella lingua sembrava comprensibile per i capo villaggio.

O: 'E se provassimo il classico 'Io Tarzan, tu Cita'?'

H: 'Non credo sortirebbe alcun effetto'

****Fine Flashback****

La comandOtta cacciò via il pensiero. Non poteva credere che alla fine e gesticolando in maniera ridicola erano riusciti a portare a termine il baratto. Holden era quello che si era impegnato di più. Alla fine era addirittura riuscito ad accordarsi con loro per ottenere pseudo pianta della zona (meglio di nulla) e consigli. E il giorno dopo sarebbero andati a cercare cavalli. E l'idea di un guerriero cazziuto in sella al suo destriero le faceva deformare il viso in un sorriso idiota (non togliendo nulla alla sua coccinella gigante che, al contrario dei cadetti, essendo abituata ai climi desertici era stata momentaneamente liberata per godersi una breve pausa finalmente fuori della nave). Otta non era stata mai su un cavallo. Cioè, quando era piccola ogni tanto faceva con il padre e con il fratello maggiore delle passeggiate lungo il tronco di Cleyra e il massimo che le era toccato era stato un pony molto mansueto. Qui si trattava di cavalli liberi e che nel peggiore dei casi dovevano essere un poco domati.
Cacciò via anche questo secondo pensiero e si decise a credere a quel proverbio che recitava 'La notte porta consiglio'. E così fece: rientrò nel villaggio con il braccio destro leggermente indolenzito e si adagiò su un cumulo di fieno.
Looooool XD -> [x]

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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Sirius »

Sirius anche se privo dei suoi poteri non era comunque in grado di dormire, pertanto decise di far pratica con l'arco; era da molto che non utilizzava quel tipo di arma ma fortunatamente non si era dimenticato come si usava anche se, ovviamente, non era abile come un arciere professionista ma il fatto che fosse in Mithril lo rendeva estremamente leggero e maneggevole, dunque avrebbe comunque potuto contribuire alla caccia; aveva escluso la cattura dei cavalli perché, pur avendo cavalcato dei Chococbo, sapeva che addomesticare un cavallo selvaggio era tutt'altra cosa. Ad un tratto si accasciò al suolo portandosi la mano al petto, la vista era diventata nera ma non si trattava di oscurità: era perfettamente in grado di distinguere ciò che lo circondava ma sembrava che ogni cosa fosse stata dipinta di nero, alla fine comprese. Nella battaglia precedente aveva consumato molte energie e per riequilibrale ed impedire che le cellule Jenova prendessero il sopravento avrebbe dovuto eseguire la sua tecnica meditativa ma sapeva che non avrebbe sortito alcun effetto in quel mondo privo di magia, purtroppo le cellule Jenova erano un'altra cosa, esse erano reali, erano parte del suo corpo e lo stavano consumando lentamente come un cancro. Che cosa sarebbe successo se avesse ritardato troppo la sua meditazione? Si sarebbe trasformato in Tenebras? Oppure, visto il mondo in cui si trovava sarebbe semplicemente morto? Qualunque fosse la risposta, Sirius non desiderava saperla e scacciò quei pensieri.

Dopo poco, tutto tornò com'era prima e Sirius decise, dopo aver recuperato le frecce, di avvicinarsi al fuoco.
Sirius: “Comandante, non sapete che il fumo nuoce gravemente alla salute?”
Holden non rispose alla domanda e si limitò a lanciargli un fugace sguardo.
Sirius: “Avrei una domanda da porvi.”
Holden: “Preferirei di no.” rispose stanco.
Sirius: “Io preferirei essere altrove, comunque la domanda è questa: quante probabilità abbiamo, realisticamente, di venire a capo di questa situazione?”
A quel punto Holden si rizzò e sospirò osservando il fuoco, poi volse lo sguardo verso Sirius ma non disse nulla.
Sirius: “Ricapitolando, la Guenda ha aperto un varco verso una destinazione sconosciuta sia per il Garden di Rinoa che per l'Ordine.”
Holden: “La Guenda dispone di un sistema di registrazione che comunica istantaneamente l'apertura di un varco all'Ordine. Appena rileveranno l'anomalia invieranno dei soccorsi alle nostre coordinate.”
Sirius: “Sempre ammesso che abbia funzionato.”
Holden: “Se anche così non fosse, la Guenda è una struttura dell'Ordine e la sua scomparsa non rimarrà un mistero ancora a lungo.”
Sirius: “Questo è certamente vero, tuttavia il multiverso è un luogo sconfinato; se anche decidessero di cercarci in ogni dimensione potrebbero impiegare secoli e nessuna ricerca dura così tanto, inoltre io non avevo mai sentito di un mondo totalmente privo di magia.”
Holden: “Cosa vuoi che ti dica?”
Sirius: “Nulla, desideravo solo fare il punto della situazione: siamo dispersi, privi di poteri, senza certezza di tornare indietro e neppure siamo certi che possano rintracciarci.”
Dopo questa affermazione, Sirius si mise ad osservare il fuoco mentre Holden si sdraiò nuovamente ad osservare le stelle.

Il mattino seguente, approfittando delle prime luci dell'alba, Sirius fece una rapida escursione per farsi un'idea del territorio circostante, purtroppo l'immagine non era delle più confortanti: un'immensa savana si estendeva di fronte a lui ed oltre si intravedeva appena un fiume; nessuna traccia di civilizzazione ne di tecnologia, non che ci avesse sperato ma era ugualmente frustrante. Tornando al villaggi, Sirius ebbe la fortuna di imbattersi in un animale selvatico di piccole dimensioni, non aveva idea che specie fosse né se fosse effettivamente commestibile, ma decise ugualmente di tentare di prenderlo. Si avvicinò di soppiatto alla preda, incoccò la freccia e... prima che potesse scagliarla, la sua preda gli fu sottratta da una specie di canide di grosse dimensioni, troppo grosso per essere cacciato, pertanto decise di abbandonare, almeno per ora, la caccia e di raggiungere gli altri. Arrivato al villaggio vide che quasi tutti si erano già preparati e si stavano dividendo i compiti.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Teoskaven »

Teoskaven non riusciva a dormire. Era tutto successo così in fretta... la battaglia, i due spiriti nel sogno, lo sbalzo, l'arrancare fino a un villaggio di baluba, e ora l'aspettare prima di partire verso l'ignoto sperando di trovare qualcosa per tornare indietro...
Ormai era abbastanza nell'Accademia per chiamare la Guenda "casa", e vederla ridotta così con la possibilità che non si sarebbe più riportata indietro era lancinante come shock.
Come se non bastasse non era guarito da tutte le ferite ricevute nell'esplosione del proiettile laser, e ora che la mano bionica non funzionava più non riusciva a muovere la coda rischiando anche di sbilanciarsi quando camminava.
Così impotenti.
Così disperati.
Così inesistenti quasi.

Cosa avevano fatto i cadetti per meritarsi tutto questo?
Teoskaven cercò di sopprimere questi pensieri: finchè c'era la speranza di ritornare a come si era prima non si sarebbe dato per vinto.
Pensava a cosa avrebbe fatto il giorno dopo: aveva già cavalcato un cavallo durante il suo viaggio d'andata per la Guenda, ma non aveva mai provato ad addomesticarne uno selvatico.
Forse avrebbe fatto meglio a tornare alla Guenda: forse il Laboratorio era ancora in grazia di dio e forse c'era qualcosa di recuperabile.
Ma chi prendeva in giro? Lui rivoleva la sua Omega: era così affezionato al ragno che capire che aveva subito la più bastarda delle morti lo faceva sentire arrabbiato e in colpa allo stesso tempo.
Non sapeva se Omega si sarebbe riuscita a portare: neanche rimpicciolita era cosa da poco, ma se la sua stima era corretta ce l'avrebbe potuta fare a portarla; poi chissà, se fossero tornati in un posto almeno dove la tecnologia fosse funzionata, allora...
Inutili fantasie: se anche Teoskaven fosse riuscito a portarsi sulle spalle Omega non sapeva quanta strada avrebbero percorso e forse non sarebbero nemmeno usciti da quella dimensione infernale.
Concluse che avrebbe deciso il giorno successivo.
Provò a guardare il cielo: quel tipo di notte gli ricordava quelle di casa sua a Yous Well... chissà se non fosse più tornato quanto sarebbero rimasti delusi suo nonno e sua madre...
Provò ad addormentarsi ma non ci riuscì: aveva paura di non riuscire a sognare.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Aeli »

Il mio post si colloca temporalmente prima di quello di Otta, ma collocarlo qui non fa nessuna differenza. Purtroppo mi sono assentata venti minuti e hanno postato tre persone °°
-Nir: Riassumendo, domani andiamo a recuperare tutto ciò che ci può servire dalla Guenda, organizziamo una gitarella per trovare e catturare cavalli. Altro?
-Holden: Si, andremo anche a caccia. Ci serviranno provviste per i viaggio, e la carne secca è ottima per un clima simile. Nonché frutta, ed eventuali erbe medicinali. Dividiamoci i compiti come meglio pensiamo, basta che il tutto sia fatto.
-Otta: Boh, credo che per oggi abbiamo avuto il nostro carico di emozioni e fatiche. Ci hanno messo a disposizione della capanne per dormire, approfittiamone. Domani sarà una lunga giornata.
La breve riunione per discutere sul da farsi sembrava conclusa, e Otta aveva saggiamente suggerito di recarsi nelle capanne offerte loro dagli indigeni e di riposare. Uno dopo l'altro i cadetti abbandonarono quell'edificio, con la preside che chiudeva la fila.

Aeli osservò pensosa la propria caviglia steccata, e il livido violaceo che si era formato sul polpaccio. Poi, presa un'improvvisa decisione, si affrettò a raggiungere Otta, aiutandosi con una stampella di fortuna che Macha aveva recuperato dall'aeronave qualche ora prima.

Aeli: Mi scusi...! Mi scusi, preside...

Otta si fermò e si voltò, invitandola a proseguire.

Aeli: avevo pensato... Io sono in grado di cavalcare, certo non ad alti livelli, però potrei dare una mano, ad esempio nella caccia.
Otta: per il momento le tue condizioni mi sembrano ancora troppo precarie, e ricorda che si parla di cavalli selvaggi. Macha ha detto che la tua guarigione non dovrebbe impegnare molto tempo, ma se sforzi la caviglia la rallenterai.
Aeli: ne sono consapevole, ma credo che l'approvvigionamento sia prioritario...

Otta soppesò mentalmente la questione.

Otta: cosa sei in grado di fare?
Aeli: so usare le fruste. Ne possiedo due. La prego, mi dia ascolto. Tutto quello che ho fatto finora è stato barattare una sciarpa, una cintura e un paio di polsini con un po' di cibo, e non mi sembra molto.
Otta: nel tuo stato è già abbastanza. Ora come ora mi sorgono altre domande; per prima cosa: da dove arrivi?
Aeli: abito a Fisherman's Horizon. Per farla breve, il mio desiderio è di diventare cadetto. Per questo ho cercato di raggiungervi con un piccolo velivolo e sono stata risucchiata nel varco dimensionale e catapultata qui.
Otta: si, comprendo. Così su due piedi sarebbe da incoscienti accettare la tua richiesta, ma nella situazione in cui siamo troppe formalità sarebbero solo d'intralcio. Ti do il permesso di aiutarci, a patto che aspetti ancora due giorni. Solo due, d'accordo? Nel frattempo non affaticarti.
Aeli: la ringrazio. Beh, ora è meglio che vada. Buonanotte preside.
Otta: buonanotte. E chiamami Otta, per favore.

La ragazza si congedò con un cenno della testa e si diresse verso il proprio alloggio improvvisato. Vide Holden stazionare all'entrata della capanna che ospitava Oushi. Non conosceva la cadetta, ma era soprattutto per lei che sentiva premere dentro di sé la voglia di rendersi utile. Non aveva idea di cosa potesse essere causa del suo dolore, ma al confronto la sua storta faceva ridere. Non poteva stare con le mani in mano.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da wolf moon »

La sera era fredda, indubbiamente fredda e Nir ne fu compiaciuto, adorava la sensazione tagliente del freddo sulla pelle, il suo punzecchiare. Dopo il caldo che aveva patito qualche ora fa era quello che ci voleva. Si lasciò quindi cullare dal fresco lasciando dubbi e perplessità da parte. In realtà non aveva poi grossi quesiti, era un tipo che si adattava facilmente e quella situazione, per quanto estrema non faceva eccezione. Era convinto che prima o poi Il Garden di Rinoa o qualcuno dell’ordine li avrebbero rintracciati, nel frattempo si sarebbero adattati a quel posto, per il momento non gli sembrava nemmeno tanto male, sentiva la natura, la percepiva tutt’intorno, forte, padrona…
La sua più grande preoccupazione erano i suoi compagni che faticavano ad adattarsi, specie chi era abituato ad appoggiarsi molto alla magia o chi faceva affidamento su poteri particolari. Avevano anche fatto nuovi acquisti a quanto pare, due ragazze gli avevano detto le intravide appena nel villaggio ma non era famoso per la sua socialità, così non ci furono presentazioni. Era steso fuori, all’addiaccio, gli piaceva e così avrebbe potuto godere di un cielo favoloso che lo accompagnò nel sonno.

La mattina seguente il caldo lo accolse fastidioso e come sveglia non fu delle migliori, si sciacquò razionando l’acqua e si preparò, a differenza di altri aveva fatto in modo da avere vestiti completamente coprenti… la sua pelle non reagiva al sole, se non bruciandosi per qualche motivo a lui sconosciuto il suo corpo non produceva molta melanina.
Prese a controllare la sua balestra, verificando la tensione delle corde, Holden che passò di lì gli chiese cosa pensava di fare “Mi unirò alla cattura dei cavalli, successivamente alla caccia, potremmo trovare anche qualcosa sulla via del ritorno…” “Hai esperienze in cavalcature?” “Non sono espertissimo ma ho già cavalcato altre volte, poi mi piacciono gli animali” “Immagino saprai che non è così facile con i cavalli selvatici… Buona fortuna quindi” “Grazie”.
Nir era quasi certo che al gruppo di “Domatori” si sarebbe unito Lonelywolf il nuovo arrivato, si vedeva che aveva un feeling particolare con la natura, se si fosse unito pensava il cadetto, avrebbe sicuramente riservato qualche sorpresa. A Nir era subito parso come uno che non scopre mai tutte le sue carte. Certamente durante l’attacco alla Guenda aveva dimostrato grandi abilità.
SCHEDA CADETTO RINOA'S GARDEN
Wolf's Moon
Quest your light in your darkness
citazione: Capitan Harlock le parole del suo avo Phantom Harlock I:
"Se tu continuerai a credere ai tuoi sogni niente nella tua vita sarà mai stato fatto invano"
citazione:
"sia morire che privare della vita non sono cose innaturali, è più innaturale vivere senza avere uno scopo" (kiba, wolf's rain)
Nir - by Aeli - (grazie ^^),wolf in accademia by Kary (grazieee*__*),miglior cadetto alla 4a sagra di caccia di Lindblum
Macha
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Macha »

Le prime luci dell'alba sfiorarono gentilmente le palpebre di Macha. La ragazza si ridestò, cercando confusamente di ricordare quando mai si era addormentata. La stanchezza giocava brutti scherzi, e lei sicuramente non si sentiva fresca e riposata come dopo una buona notte di ristoro, complice il fatto che aveva corso da una parte all'altra a bendare, steccare e visitare sommariamente i feriti. Si pentì una volta di più di non aver letto meglio i manuali di medicina a disposizione nella biblioteca di Esthar: all'epoca aveva pensato fosse inutile addentrarsi troppo in branche specialistiche della medicina come le malattie intestinali o i parassiti, dato che erano un campo specifico dei veri dottori. Non sentiva che all'esercito di Esthar servisse un medico che sapeva tutto sull'osteoporosi ma non poteva nemmeno castare un Energia. Ergo, si era concentrata più sull'aspetto pratico dell'essere un soldato medico che sulla teoria, e ora si trovava nella merda. Non aveva nessunissima idea di come trattare l'infezione intestinale – se poi veramente lo era – di Oushi, né se era guaribile. La reticenza della “paziente” nel rivelare le cause del suo malessere non aiutava di certo.
Ora, non avendo praticamente più niente degli strumenti medici di base – garze sterili, lacci emostatici, magari anche un termometro – si sentiva sommamente inutile, e a ciò si aggiungeva anche la Sarnga che era divenuta inutilizzabile. Senza dardi, la pistola-balestra era un rottame scarico.
Fu con questi pensieri che giravano a vuoto nel suo cervello sovraccarico che si alzò dal suo improvvisato giaciglio per osservare lo stato dell'accampamento. Erano quasi tutti svegli, tranne Teo – con la coda nascosta sotto ciò che rimaneva dei vestiti –, Nathan, Lonelywolf, Kyomi e la strana coppia. Decise di non disturbarli, dal momento che molto probabilmente sarebbe servito qualcuno di forze fresche di lì a poco.
Andò a controllare i bendaggi di alcuni dei feriti, dette un'occhiata alla caviglia violacea di Aeli, misurò la febbre di Oushi e scoprì che era aumentata ulteriormente, nonostante fosse stata sistemata nel ricovero migliore disponibile. Forse era davvero una febbre di origine batterica, ma non c'era modo di appurarlo. Terminò il giro di controllo esaminando l'occhio sinistro di Morgana, che tanto per gradire si era gonfiato pure quello e stava assumendo una delicata tonalità tra il viola e il nero.

Macha – Ma come è successo tutto questo?
Morgana – Qualcosa mi è volato addosso durante la baraonda all'accademia.
Macha – Una baraonda... Modo interessante di vedere la cosa.

Raccomandò alla cadetta di mettersi un impacco d'acqua fredda sull'occhio, in mancanza di meglio. Il ghiaccio nella Guenda doveva essersi già sciolto da un pezzo, perciò era impensabile organizzare una spedizione all'aeronave solo per andare a recuperare qualcosa che non c'era. Le sembrava che Holden avesse fatto cenno all'organizzazione di un gruppo per ritrovare roba utile da usare come mezzo di scambio; avrebbe approfittato della proposta per prendere qualche kit medico. Perciò andò dalla preside ed espose la sua idea. Otta si limitò ad approvare con un cenno della testa, troppo stanca per pensare a qualcosa di più complesso da fare. Non aveva quasi chiuso occhio per la preoccupazione e ora ne stava pagando le conseguenze, ma nonostante ciò cercava di organizzare il meglio possibile i gruppi.
Macha quindi andò in giro a reclutare: Morgana di sicuro, l'occhio non le impediva di usare le braccia per trasportare. Aeli insistette molto per rendersi utile in qualche modo, e Macha si sentì quasi obbligata ad includerla nel gruppo che andava formando, se non altro perché un po' di lavoro poteva servire a distrarli tutti dalla situazione non troppo allegra in cui si trovavano; la avvertì però di non sforzarsi troppo e di prendere le cose più leggere, altrimenti l'avrebbe rispedita immediatamente al campo a marcire assieme agli altri feriti. Il terzo ad essere incluso fu Nathan, che si era svegliato poco tempo prima e aveva colto qualcosa nell'attività che regnava nell'accampamento. Se non altro, coi vestiti nuovi che si trovava, anche se un po' larghi, non rischiava un'insolazione. A quel pensiero Macha osservò preoccupata i propri: era roba adatta per il clima caldo di Esthar, ma non per un deserto; bisognava approfittare della relativa freschezza dell'alba per muoversi e tornare il prima possibile col carico.
L'unico che Macha non riuscì a trovare fu Night. Non sarebbe stato male avere un altro paio di braccia maschili ad aiutarli, ma dato che tutti gli altri erano occupati e Night non si vedeva da nessuna parte Macha ne concluse che probabilmente era andato ad imboscarsi nei cespugli a dormire o pisciare (in fin dei conti era fuor di questione che ci fossero dei bagni chimici, lì). Così cominciò ad avviarsi fuori dal villaggio, sperando di riuscire a recuperare il necessario prima che la sabbia e il sole cominciassero a scottare.
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Kerokun
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Kerokun »

Offtopic: Notare l'ora...Vorrei ringraziare questo fantastico caldo per la mia notte totalmente insonne che mi ha indotto a scrivere dalla disperazione. Grazie maledetto infame

Quella notte, la loro prima notte nel villaggio indigeno, Morgana dormì poco e nulla. Non era tanto il trovarsi in un luogo sconosciuto, quanto l’aver riposato tutto il tempo dopo la botta che l’aveva mandata K.O. e l’essersi risvegliata solo poche ore prima quando ormai la guenda si era ribaltata nel nuovo mondo. Passò così la maggior parte del tempo morto nel tentativo di fare funzionare il Moggoth. Tentativo che si rivelò irrimediabilmente invano. Quando spuntarono le prime luci del giorno ma ancora il sole non si intravedeva oltre la linea dell’orizzonte, venne reclutata nel gruppo di Macha per recuperare quanto possibile dalla guenda.

Aeli: -Che c’è?- chiese accorgendosi di avere addosso lo sguardo di Morgana quando raggiunsero l’ingresso del villaggio.
Macha: -Sì, viene anche lei con noi- rispose tranquillamente la sinergista, interpretando la domanda nonostante il silenzio.
Morgana: -Ha una caviglia distorta-
Macha: -Non è una distorsione poi così grave-
Aeli: -Non ti preoccupare, sto bene- aggiunse l’infortunata
Morgana: -Ci rallenterà-

A quelle parole, pronunciate con molta naturalezza come fossero uscite dalla bocca di un’innocente bambina, seguì un silenzio imbarazzante. Macha fece finta di non aver sentito, Nathan fu scosso ancora dai brividi e Aeli, forse per non creare discussioni, si limitò ad abbozzare un sorriso tirato.

Aeli: -Prometto che non sarò d’impiccio-

Morgana la fissò per qualche istante silenzioso, poi tornò a camminare in direzione del mare di sabbia. In effetti Aeli fu di parola: cercava di fare meno leva possibile sulla caviglia gonfia, aiutandosi con la stampella, ma riusciva perfettamente a tenere il passo. Evidentemente non era una distorsione poi così grave, esattamente come previsto dalla curatrice.
Il relitto dell’accademia era visibile già a pochi passi dal villaggio. Morgana, più fresca degli altri, camminava in testa al gruppo. Aveva strappato le maniche alla camicia e aveva annodato la parte inferiore, così da rimanere a pancia scoperta, probabilmente in previsione del caldo. I capelli erano annodati in una lunga coda corvina e in spalla portava lo zaino dal quale spuntava la testa del pupazzo-moguri. Il cambio di riserva lo aveva ceduto nella grotta, quando avevano accumulato “beni” barattabili.

Nathan: -Ma che se ne fa di un peluche?- borbottava sottovoce per non farsi sentire.
Macha: -Non chiederlo a me, non ne ho idea. Forse ha problemi di insonnia-
Nathan: -Dici che è così piccola da avere ancora bisogno dell’orsacchiotto?? Mh…quanti anni avrà secondo te?-
Macha: -Come faccio a saperlo, scusa. Vai a chiederlo direttamente a lei, no?-
Nathan: -No, penso che farò a meno. Ha uno sguardo che mette i brividi...- La curatrice e Aeli ghignarono sotto i baffi per via di quel commento. Del resto, come dargli torto.

Impiegarono poco tempo a raggiungere la carcassa esanime dell’areonave accademica. Sebbene il sole non fosse ancora sorto, ormai l’orizzonte aveva iniziato a tingersi di una tonalità accesa di arancione che andava sfocando nell’azzurro di un cielo terso, proiettando una grossa ombra sulla guenda. Quella luce le conferiva un’aria decisamente vissuta, come fossero al cospetto di un’antica rovina. La sabbia tutt’intorno aiutava a rendere quell’impressione ancora più realistica.

Aeli: -Ora dobbiamo solo trovare il modo di entrare…mh…-
Nathan: -Lì-

Il ragazzo indicò un punto non molto distante da loro. L’accademia non era finita perfettamente in asse sulla sabbia, ma lievemente sbilanciata indietro. Il ponte che conduceva all’ingresso era sollevato qualche metro da terra. Nulla di irraggiungibile. Nathan prese una piccola rincorsa, saltò e una volta aggrappatosi, si issò con le sue sole forze.

Macha: -Bello. Ora darai una mano anche a noi-
Nathan: -E in cambio?- domandò con aria furba
Macha: -Se vuoi portare tutti i pesi da solo, fai pure. Noi ti aspettiamo qui-

Incastrato. Si sporse sull’orlo e allungò una mano alla curatrice. Quando aiutò anche Aeli a montare a bordo, si preparò per aiutare anche l’ultima ragazza, prima di accorgersi della sua assenza.

Nathan: -Dov’è la ragazzina?-
Macha: -Ma come, non l’hai vista?-
Aeli: -è salita da sola ed è anche già andata avanti- spiegò la ragazza, indicando l’ingresso con la mano libera.
Nathan: -Certo che è un tipo davvero strano- osservò mentre procedevano nella Hall, come stessero percorrendo una discesa.
Macha: -Un po’-
Nathan: -Solo un po’?-
Macha: -In realtà mi riesce facile parlarci. E’ come usare uno dei terminali della biblioteca-
Il ragazzo la guardò confuso, mentre Aeli per scendere si teneva al corrimano posto lungo i lati del corridoio d’entrata.
Macha: -A Esthar la biblioteca aveva dei terminali dove selezionare i libri che ti interessavano. Il sistema si occupava di recuperarli-
Aeli sorrise: -Che paragone severo-
Macha: -Beh, non ho proprio detto che sia uguale ad un terminale… Ecco la piantina. Meglio dividersi; io e Aeli andiamo in infermeria a recuperare i kit di pronto soccorso e il resto, tu occupati delle cucine. Vedi se ci sono cose che possono tornarci utili, anche utensili per gli indigeni dovrebbero andar bene-
Nathan: -Ricevuto. Ma come facciamo se quell’altra si perde?-
In risposta la curatrice indicò una lunga coda di capelli neri che scompariva lungo il corridoio dei dormitori. La giovane maga nera aveva già trovato da sola la strada.
Macha: -Ah e vedi anche se c’è dell’acqua confezionata che possiamo portarci dietro nel viaggio verso il fiume. Prima di raggiungerlo ci aspetta una bella piana desertica pare- gli aggiunse, prima di avviarsi verso l’infermeria assieme all’altra ragazza.
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Morgana che nel frattempo aveva raggiunto la zona lavanderia, vicino al dormitorio, era intenta a riempire un sacco di tessuto. Aveva optato, non senza ragione, per un po’ di pantaloni, qualche gonnella e delle lenzuola. Non avrebbe avuto senso riempire la borsa con giacchette della divisa che aveva già barattato la prima volta. Si trattava di indigeni, ma per andare sul sicuro era decisamente meglio variare tipologia di merce per stuzzicare la loro ingenua curiosità. Quando stava ormai per finire, si accorse che in un angolo della stanza c’era qualcosa di strano. Sembravano delle palle di pelo, di un marrone piuttosto chiaro. Fu avvicinandosi che si ritrovò davanti tre cuccioli piuttosto giovani e addormentati, appallottolati l’uno addosso all’altro. Forse si sarebbe soffermata volentieri a rimirarli con la sola visuale dell’occhio destro, se il campanello d’allarme che le suonò in testa non l’avesse distratta. Rinchiuse il sacco in fretta e furia, ficcandoci dentro le ultime lenzuola e poi schizzò fuori dalla lavanderia.
--------------------
Macha: -Vediamo…qui ci sono i kit-
Aeli: -Io ho trovato le bende-
Macha: -Ottimo. Direi che possia…-

Ma la cadetta non riuscì a terminare la frase. Le sue parole furono interrotte da un ringhio profondo e sinistro che proveniva dall’ingresso della stanza.

Macha: -Oh merda.-

Le ragazze stavano fissando un grosso canide dall’aria piuttosto incazzata. Aveva un pelo ispido e corto e delle grandi orecchie, probabilmente una razza tipica dei posti caldi. Era anche piuttosto magro, ma i canini che mostrava, avanzando lentamente nella stanza, erano appunti come pugnali. Aeli cercava di mantenere la calma e di non fare mosse brusche, ma era anche lei evidentemente turbata dalla presenza della fiera.

Aeli: -E adesso?- chiese a denti stretti.
Macha: -Mi spiace, io tratto solo con i felini- borbottò la curatrice, schiacciandosi contro gli armadietti e cominciando a guardarsi intorno in modo febbrile alla ricerca di un oggetto da difesa.
Aeli: -Potresti ballare- suggerì
Macha: -Ballare??-
Aeli: -Penso sia un lupo del deserto-
Macha: -Non credo di riuscire a corromperlo al ritmo di un tango appassionato!- sibilò.

Ma la bestia selvatica non sembrò gradire quel repentino cambio di tono e se prima era rallentata dall’indecisione, ora puntava dritta verso Macha. Poi sembrò fiutare qualcosa nell’aria che attirò la sua attenzione. La caviglia di Aeli. I movimenti della ragazza erano più impediti di quelli della curatrice. Era indebolita e questo la rendeva la preda ideale.

Aeli: -Non costringermi a farti assaggiare la mia stampella- intimò

Quello che seguì avvenne in una frazione di secondi: il lupo digrignò i denti, pronto a saltare alla povera giugulare di Aeli, ma in tutta risposta ricevette una saccata sul fianco e finì dritto spantegato contro gli armadietti. Quando si tirò in piedi, si scosse intontito e fuggì di corsa dalla sala medica emettendo versi spaventati.

Aeli: -C’è mancato un pelo…Grazie-

Morgana teneva ancora ben salde nelle mani le corde della sacca ripiena.

Morgana: -Durante la notte qualcuno è entrato nell’accademia- Sì, il suo ‘qualcuno’ si riferiva a quei lupi che avevano appena incontrato.
Macha: -Probabilmente cercavano riparo- ipotizzò la rossa, asciugandosi la fronte e prendendo con sé i kit di emergenza.
Morgana: -E’ più probabile che cercassero da mangiare. Ci sono dei cuccioli nella lavanderia-
Aeli: -Quindi quello che abbiamo incontrato era un genitore?-
Morgana: -Se lo era, era la madre- era sempre stata un’acuta osservatrice.
Aeli: -E allora dov’è papà lupo? Se avevano fame, saranno andati di sicuro nelle cucine-
Alle sue stesse parole, lo sguardo di Aeli si illuminò ben presto di una luce strana. Una luce che era balenata anche negli occhi della curatrice una frazione di secondo prima.
Macha: -…Nathan-

Spoiler
Ok, la battuta sul lupo ("Potresti ballare") era bruttina...ma cercate di capire, non ho chiuso occhio e la mia sanità mentale è scesa ai minimi storici. P.S. chi continua la trama non uccida mamma o papà lupo se può OQ sono animalista!
Scheda Morgana

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Lord Remiem
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Lord Remiem »

Remiem: Pazzesco.

Steso a terra accanto al fuoco, Remiem lasciava che i suoi pensieri vagassero un po' come aggradava loro. Ormai la sua compagnia era compopsta da Shiranui, che dormiva accoccolato come un qualsiasi cane, e Sarachan, che dormiva anch'essa usando Shiranui come cuscino. Il non-mago, invece, non riusciva a prendere sonno.
Non era ancora riuscito a capacitarsi di aver combinato quello scempio. Se la Guenda era finita in quel luogo odioso, privo di magia e simili, e soprattutto se era in panne era colpa sua. Si maledisse mille volte per aver dato retta all'istinto.
Non doveva usare quella magia. Non doveva. Firaja era troppo estesa per avere trascurabili effetti sull'ambiente.
Le braccia incrociate dietro la testa, trovava occupazine nel cercare di distinguere le costellazioni. Il cielo era stellato, ma non gli parve di riconoscere niente, nè costellazioni di cui avesse letto nè costellazioni già viste.
Ma non poteva scappare ai rimorsi. Ormai era convinto che il mondo intero lo odiasse. Sapeva che Otta lo aveva fatto per il suo bene, lo aveva incarcerato per impartirgli una lezione, ma non riusciva ad accettarlo.
Ingabbiato come un criminale. Va bene, aveva esagerato, ma...

Decise di rialzarsi in piedi e farsi un giro. Stando a quanto aveva capito, un gruppo di persone era andato a caccia di equini, cavalcature, qualcosa per muoversi velocemente.
Remiem era riuscito ad ottenere un bastone di legno da una donna del villaggio barattando la sua armatura nera. Quando lo fece gli era parso di abbandonare un amico. Quella corazza lo aveva sempre accompagnato, nelle battaglie, nella vita...ora, per cause di forza maggiore, aveva dovuto scambiarla per ottenere cibo, acqua e un bastone. Preferiva non usare il suo per allenarsi, avrebbe potuto romperlo.
Lo fece per non essere inutile. Spesso lo usava per esercitarsi in tecniche di combattimento con esso, anche ignorando il sonno e i morsi della fame. Voleva cercare di imparare tecniche d'attacco di cui aveva ricevuto i fondamenti in passato, ma che nel corso degli anni erano andate perse. Doveva rispolverare quelle antiche basi e migliorarle. Da solo.
Attacco dall'alto, attacco orizzontale, attacco di punta. Senza la sua magia era inutile, almeno in questo modo avrebbe cercato di imparare come difendersi o attaccare, come rendersi utile in qualche modo, sebbene dopo quel casino che era successo Remiem tendesse a isolarsi, con Sara e Shiranui.
Non aveva fatto mai parola, da quando era stato liberato. Era riconoscente a chi lo avesse salvato, sebbene chiedendosi se lo aveva fatto per amicizia o per ordini ricevuti, e insultandosi subito dopo.
Non era tranquillo. Covava una rabbia tale che avrebbe voluto dar sfogo al suo potere magico con furia e potenza.

Notte fonda, e Remiem andava avanti ormai da un'ora a combattere contro l'aria, con il nodoso bastone di legno rimediato al villaggio.

Remiem: Dannazione. É colpa mia. Colpa mia.

Si sarebbe punito corporalmente, se solo il buonsenso non l'avesse fermato, unito alla consapevolezza che non era vero che il mondo lo odiava. Era combattuto tra rabbia cieca e ragione.

Chiedo scusa se non ho usato nessun personaggio, ma nemmeno voi avete usato il mio =P a parte Holdy, ma vabbè...comunque io non lo sono, ma Remiem è incazzato nero, se non l'aveste già capito. Si comporta gentilmente solo con Sara e Shiranui.
Ultima modifica di Lord Remiem il 10 giu 2010, 16:23, modificato 1 volta in totale.
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