Accademia 4 [cadetti]

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Sarachan89
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Sarachan89 »

Era sorta l'alba... Sarachan aveva passato la notte stando Con remiem e Shiranui. Quest'ultimo era stato sveglio a far la guardia.
I raggi del sole svegliarono la non più angel, che si stiracchiò.
Diede il buongiorno a Remiem, ma notò qualcosa che non andava in lui. Capì e si limitò a sorridergli e a chiacchierare di altro senza nominare l'accademia o altre cose legate ad essa.
Poco dopo decisero di farsi un giretto per il villaggio a curiosare.
i bambini giocavano con i loro cani, le donne parlavano tra di loro, le ricordava il suo villaggio.. tranquillo come questo.
Però Sarachan notò Che remiem aveva sempre lo sguardo un pò giù, anche se ridevano e scherzavano assieme, indi Sarachan decise di ritornare accanto al falò, ormai spento e lo fece sedere accanto, e lei si sedette subito dopo accanto al mago.
Gli altri erano tutti in disparte a decidere chi sarebbe andato a caccia e catturato cavalli, mentre Shiranui sta giocando con i bimbetti del villaggio

Sarachan: Senti.. Sfogati se vuoi, io sono qui ad ascoltarti!
Remiem: Non ne vale la pena...Tanto..
Sarachan: Non fare così.. Sembri me =PPP
Remiem: .... Per quello che è accaduto è colpa mia.. Se non avessi lanciato quel Firaja...

Remiem lanciò un pugno a terra, aveva lo sguardo basso, sembrava che da un momento all'altro dovesse lanciare un urlo. Sarachan li non sapeva bene se fare, non sapeva se starsene zitta e ascoltarlo sfogarsi, oppure dire la sua. Ma ad un certo punto Remiem le chiese di abbracciarla, Lei, sorpresa, gli sorrise e lo abbracciò forte.

Poco dopo Teoskeaven, raggiunse i due, he nel vederlo si staccarono all'istante con un lieve imbarazzo.
Fece finta di non averli visti e poi disse

Teo: Sara, Remiem. Stiamo per partire a caccia di cavali per renderli mezzo di trasporto e poi andremo a caccia.
Sarachan: Uhm. Posso unirmi anche io alla caccia di cavalli?
Macha: Sicura?
Sarachan: Si, Anche non capendo più la lingua degli animali, io li capisco in ogni caso. A me piacciono molto, loro lo capiscono e trasmetto a loro sicurezza. ^^ Però non voglio unirmi alla caccia di animali.. vengo solo per aiutarvi a domare i cavalli, tutto qui u.u
Teo: Ok, preparati che tra poco si parte
Sarachan: Certo! Uhmn.. Oushi come sta?
Teo: Non bene.. non ci sono segni di miglioramento.

Subito dopo Teo tornò dal gruppo, mentre Sarachan chiese a Remiem se voleva venire. lui non rispose e se ne stette li dov'era.
Sarachan allora richiamò Shiranui e gli disse stare con lui, mentre lei non c'era. Lui obbedì e si sedette accanto a Remiem.
DarkSquall89
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da DarkSquall89 »

Macha: -Beh, non ho proprio detto che sia uguale ad un terminale… Ecco la piantina. Meglio dividersi; io e Aeli andiamo in infermeria a recuperare i kit di pronto soccorso e il resto, tu occupati delle cucine. Vedi se ci sono cose che possono tornarci utili, anche utensili per gli indigeni dovrebbero andar bene-
Nathan: -Ricevuto. Ma come facciamo se quell’altra si perde?-
In risposta la curatrice indicò una lunga coda di capelli neri che scompariva lungo il corridoio dei dormitori. La giovane maga nera aveva già trovato da sola la strada.
Macha: -Ah e vedi anche se c’è dell’acqua confezionata che possiamo portarci dietro nel viaggio verso il fiume. Prima di raggiungerlo ci aspetta una bella piana desertica pare- gli aggiunse, prima di avviarsi verso l’infermeria assieme all’altra ragazza.
Dopo essersi separato dal resto del gruppo, Nathan si incamminò verso le cucine, piantina stretta in mano a rivelargli la strada. Il percorso si rivelò essere più difficoltoso del previsto, a causa dell'inclinazione della Guenda: in diversi punti fu costretto a scendere tenendosi costantemente aggrappato ai corrimano per scongiurare possibili cadute, mentre in altre occasioni dovette aggirare pile e pile di oggetti accatastati gli uni sopra gli altri, grossolanamente sbalzati qua e là in seguito all'impatto dell'aeronave con il suolo. Riuscì a destreggiarsi come meglio poté, finchè raggiunse una porta a due battenti. Secondo la cartina che aveva in mano, era arrivato.
Aprì cautamente uno spiraglio e fece entrare solo la testa: l'ambiente era completamente buio, non si vedeva ad un palmo dal naso, poichè le riserve di energia della nave, e conseguentemente l'impianto elettrico, avevano cessato di funzionare. Rimpianse amaramente di non poter disporre del suo potere in quel momento. Rischiarare l'ambiente sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma non aveva voce in capitolo: il giorno precedente si era impegnato con tutto sé stesso, ma non era stato in grado di evocare la benché minima scintilla di fuoco. L'accendino si era momentaneamente intoppato, a quanto pareva.
"Pazienza. A mali estremi, estremi rimedi. Dovrò arrangiarmi".
Aprì del tutto uno dei due battenti e mise piede all'interno della cucina. La debole luce proveniente dal corridoio illuminò fiocamente la stanza, e la scena che si presentò davanti ai suoi occhi era l'apoteosi del caos. Pentole, padelle, mobili, ripiani, stoviglie varie, elettrodomestici erano sparsi in qualunque direzione, come pezzi di una scacchiera colpiti dalla mano di un gigante. Ritrovare qualcosa di utile da barattare con gli indigeni e soprattutto da portarsi dietro nel lungo viaggio che li attendeva non sarebbe stato affatto semplice, in mezzo a tutto quel bailamme.
Si tenne accanto alla parete destra, toccando il muro con una mano. Come prima cosa, occorreva più luminosità, che avrebbe facilitato enormemente la ricerca, per questo aveva deciso sin da subito di dedicarsi ai vari oblò e finestre: in breve tempo riuscì a liberarne due, che erano stati quasi completamente oscurati dal gran numero di cose che gli si erano addossate davanti; pochi minuti e diversi calci e pugni dopo, riuscì a sfondare anche le ante di una finestra, le ripulì dalla sabbia che vi si era depositata sopra e la lasciò aperta, favorendo sia l'entrata dei raggi solari che della lieve brezza che tirava all'esterno. Fu solo quando il refolo d'aria gli carezzò il viso che si accorse di essere completamente fradicio dal sudore: uscire il più fretta possibile da quella specie di forno crematorio divenne la priorità assoluta, non voleva correre rischi.
Prese ad esaminare tutto ciò che gli capitava sott'occhio. In breve tempo aveva ammucchiato nel suo zaino e nella tracolla che si era portato dietro un buon numero di utensili, che giudicò utili per quanto riguardava i futuri scambi con il popolo che li aveva accolti e dato loro ospitalità. La sua attenzione volse al problema per loro più pressante: cibo e acqua, da portare via in preparazione del lungo viaggio che li attendeva.
Si piazzò di fronte a uno degli enormi armadi a muro che costellavano la cucina, lo aprì ma non trovo nulla di rivelante al suo interno, solo un'infinita serie di elettrodomestici. Il secondo tentativo fu altrettanto infruttuoso, ma al terzo trovò quello che cercava: sparpagliati ovunque all'interno di contenitori di varia grandezza trovò numerosi pezzi di carne essiccata, che si sarebbe rivelata preziosa nell'immediato futuro. Oltre ad essa, girovagando per la stanza si imbattè anche in una piccola riserva di frutta secca: raccolse anche quella, in aggiunta a vari contenitori per cibi, borracce, coltelli di varie dimensioni (utili sia in caso di caccia che per scuoiare e tagliare le prede catturate) e numerose confezioni di fiammiferi. Gli venne da ridere al pensiero di quello che Macha e Night avrebbero detto vedendolo armeggiare con quei bastoncini.
Il carico sulle sue spalle continuava a farsi sempre più gravoso, le cinghie dello zaino gli stavano quasi segando i muscoli. Sbuffando di fatica e di caldo, si inginocchiò dinanzi a un bancone, cercando nelle mensole più basse. Un sorriso tirato gli illuminò il volto: disposte di fronte ai suoi occhi si trovavano pacchi e pacchi di acqua in bottiglia. Individuò subito l'altro risvolto della medaglia: per portarli all'aperto occorreva l'aiuto degli altri, da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
Soddisfatto della sua esplorazione, fece per rialzarsi, ma un rumore appena accennato lo bloccò sul posto. Alzò di poco la testa, e quello che vide gli fece rizzare i peli della nuca in un brivido impossibile da trattenere. Un lupo si stagliava sull'ingresso della cucina. Nonostante fosse magro, quasi emaciato, i muscoli del suo corpo erano tutti in tensione, così come il labbro superiore era sollevato in un inconfondibile ringhio: a denti scoperti (denti molto lunghi, tra l'altro), muoveva gli occhi a destra a sinistra, cercando di individuare la fonte del suo disagio. Aveva sicuramente avvertito la presenza di un altra creatura all'interno della stanza; Nathan era riuscito a passare inosservato semplicemente perchè era rimasto accucciato dietro il bancone dell'acqua. La sua mente iniziò a lavorare frenetica in cerca di una possibile via di uscita, mentre il lupo fece definitivamente il suo ingresso in cucina, iniziando ad esplorare cautamente l'ambiente.
Nathan aprì lo zaino senza fare il minimo rumore ed estrasse due striscioline della carne essicata che aveva raccolto in precedenza. Rimanendo accucciato e muovendo solo il braccio, le scagliò nel punto più lontano da lui, dove atterrarono con un piccolo tonfo sordo. Il lupo captò all'istante il suono, si voltò e si allontanò, diretto verso la fonte del rumore. Il cupo sganocchio di mascelle al lavoro riempì il silenzio della stanza.
Gli occhi del pirocinetico caddero su una bottiglietta d'alcol, posta su una delle piccole mensole al suo fianco. L'afferrò in silenzio, ne svitò il tappo e, dopo aver tirato a sé uno degli strofinacci sul pavimento e averlo avvolto intorno al manico spezzato di una scopa, ne versò il contenuto sopra la sua torcia improvvisata.
Decise tutto in attimo, senza prendersi del tempo per pensare: temeva che la paura avrebbe potuto bloccarlo. Si alzò in piedi, uno dei fiammiferi che aveva raccolto in mano, e si preparò a passarlo sulla dura superficie dei banconi accanto a lui. Il lupo non perse tempo, si voltò e in breve tempo riuscì a coprire quasi interamente la distanza che li separava, zanne snudate e un ringhio feroce in gola. Nathan scriccò il fiammifero sul tavolo, e avvicinò la fiammella allo straccio imbevuto di alcol, che prese fuoco all'istante, sprigionando una fiammata più alta di quanto si aspettasse. Alla vista di quello spettacolo il lupo cambiò subito direzione, catapultandosi fuori dalla cucina: evidentemente aveva capito che era meglio non scherzare col fuoco. Si imbattè quasi subito nel terzetto formato da Macha, Morgana e Aeli, armate di bastoni, spranghe e quant'altro erano riuscite a raccattare. Le ragazze presero ad armeggiare le loro armi di fortuna in aria o a sbatterle sugli oggetti, provocando quanto più rumore possibile.
Il tutto fu troppo per il lupo: scartò le tre che gli si paravano di fronte, arrivò fino alla fine del corridoio e si fermò, solo per essere raggiunto, pochi secondi dopo, da quella che evidentemente era la sua compagna e dai loro cuccioli. Con la coda tra le gambe, il gruppetto sparì alla vista dopo pochi secondi.
« Il lupo perde il pelo ma non il vizio, eh? » ironizzò Macha osservando la rudimentale torcia che Nathan stringeva tra le mani spegnersi lentamente.
« A quanto pare » le rispose lui con un sorrisetto. Si intascò la bottiglia di alcol e proseguì: « Fatto buona caccia? »
Aeli lo mise al corrente di quanto avevano trovato, mentre Morgana si era già avvicinata alla riserva d'acqua.
« Come la portiamo fuori? » domandò, gli occhi piatti come due laghetti.
« Beh, intanto possiamo accatastarne un pò sul ponte, non sono pesantissime, anche se l'ideale sarebbe un paio di braccia in più » ribatté Nathan, iniziando a spostare il primo pacco di bottiglie.
Gli altri seguirono il suo esempio.
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Danke Fraulin (Lenne xD) per l'avatar, il banner e per Mara. Deh! è.é



Kary's Artbook , ovvero la galleria di disegni e quant'altro della mia sorellina in spirito Diletta, date un'occhiata e lasciate un commento, ne vale la pena ;).




"Vivevano la lenta e invisibile compenetrazione dei loro universi, come due astri che gravitano intorno a un asse comune, in orbite sempre più strette, il cui destino chiaro è quello di coalescere in qualche punto dello spazio e del tempo".
Nightmare/dark sephirot
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Nightmare/dark sephirot »

L'unico che Macha non riuscì a trovare fu Night. Non sarebbe stato male avere un altro paio di braccia maschili ad aiutarli, ma dato che tutti gli altri erano occupati e Night non si vedeva da nessuna parte Macha ne concluse che probabilmente era andato ad imboscarsi nei cespugli a dormire o pisciare
.

Fisiologicamente depurato,Night si diresse barcollando verso un laghetto in mezzo all'oasi. Era ancora mezzo assonnato e dovette lavarsi due volte la faccia per potersi dire sveglio.Con se portava sempre tutto quello che possedeva,la spada e la borsa in particolar modo,del resto sebbene fossero stati salvati dagli indigeni non vi era motivo per fidarsi completamente di loro; e poi si sa,l'occasione fa l'uomo (o quel che è) ladro.
Nel villaggio c'era già gran movimento,le prime ore della giornata erano le meno calde e conveniva sfruttarle al meglio. Al contempo un po' di cadetti si erano già messi in marcia,chi diretto alla guenda chi a caccia. Per quanto gli riguardava,si sarebbe attardato ancora un pochino....

[...]

« Come la portiamo fuori? » domandò, gli occhi piatti come due laghetti.
« Beh, intanto possiamo accatastarne un pò sul ponte, non sono pesantissime, anche se l'ideale sarebbe un paio di braccia in più » ribatté Nathan, iniziando a spostare il primo pacco di bottiglie.
Gli altri seguirono il suo esempio.
Fu in quegli istanti che si accorsero di un'altra presenza che si avvicinava a loro; i passi rimbombavano nel corridoio di ferro e in breve poterono scorgere una figura alta,col le braccia interamente fasciate,un gilet della stessa pelle lavorata dagli indigeni,dei pantaloni consumati e un turbante che copriva gran parte del volto.
Instintivamente Nathan fece per chiedere "Chi sei",dimenticandosi che in quel mondo nessuno parlava la loro lingua. Forse.
Lo sconosciuto si fermo e rivelando il volto rispose.
Night: Stai manzo,pochaontas, sono io. Vi serve una mano?

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Mentre trasportavano l'acqua ebbero modo di mettersi reciprocamente al corrente dei fatti. Chi aveva trovato cosa e così via.
Dal suo canto,Night si era attardato per fare qualche scambio proficuo al villaggio,alcuni suoi vestiti e della colla vinilica per il gilet,il turbante,le bende e due borracce. Inoltre aveva impiegato una buona mezzora per tentare di familiarizzare con un indigeno.
Aeli: Vi siete messi a giocare a dama?
Night: Penso sia un gioco simile,per la verità non ho capito bene le regole. suppongo di aver perso sempre. Beh,se non altro adesso quel tale sa pronunciar eil mio nome...più o meno.
Nathan: che intendi per più o meno?
Night: Beh,vuol dire che o pensa che io mi chiami Nagut o nagut vuol dire "imbecille che perde sempre". Rimango felicemente nel dubbio.

Oltre all'acqua,rimanevano da controllare pochi locali tra cui quelle che erano le camerate in cui alloggiavano i cadetti,la serra o quel che ne rimaneva e la stiva.

Night: Quando torneremo al villaggio,bagnamo un po' i vestiti o usate delle bende umide per fasciarvi... Il viaggio è breve ma il sole è tremendo.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Aeli »

Rimanevano da controllare pochi locali tra cui quelle che erano le camerate in cui alloggiavano i cadetti,la serra o quel che ne rimaneva e la stiva.
Night: ragazzi, a questo punto credo che dividerci sarebbe inutile. Muoviamoci in gruppo, ispezioniamo un locale alla volta, così portiamo in un solo viaggio quanti più carichi possibili.
Nathan: anche perché se incappiamo in un'altra allegra famigliola di lupi affamati essere da soli non sarebbe auspicabile.
Night: lupi affamati? Siete andati a fare una gitarella allo zoo nel frattempo?
Aeli: non direi proprio... Allora, da che parte ci dirigiamo?
Morgana: la serra è la più vicina, direi di recarci lì. Essendo stata quasi del tutto distrutta dal fuco, non dev'esserci rimasto molto.

Il gruppetto giunse nell'ambiente prestabilito, ridotto esattamente come si aspettavano. Tutto quello che riuscirono a recuperare furono un paio di piante grasse da cui era possibile estrarre dell'acqua e qualche piantina con proprietà lenitive. Dalle camerate, invece, presero degli altri vestiti, variando un po' la gamma per non rischiare di risultare ripetitivi e poco allettanti agli occhi degli indigeni. Avevano bisogno di far fruttare tutta la loro merce di scambio.
Trovarono anche qualche arnese utile, come due coltellini svizzeri e degli accendini, che Nathan provvide ad aggiungere alla sua piccola scorta di fiammiferi.
Aeli vide che Macha osservava un paio di scarpe che sbucavano da sotto un letto.

Aeli: infilale nel mio zaino.
Macha: certo. Queste servono sempre. Noi hai idea di cosa voglia dire dover correre avanti e indietro a piedi nudi su
sabbia che scotta come carboni ardenti.

L'ultima parte della Guenda che perlustrarono furono le stive e i garage.
Night: qui è pieno di ferraglia che non ci servirà ad un'emerita mazza.
Si sparpagliarono per ispezionare meglio.
Nathan: ehm, scusate?
Tutti lo raggiunsero.
Nathan: questi cosi funzionano?
Il ragazzo stava indicando quattro jumper di diverse dimensioni allineati lungo una parete.
Macha: se i serbatoi sono pieni...
Morgana: funzionano a benzina. Non è una fonte di energia né magica né elettronica, quindi non dovrebbe avere problemi qui.
Aeli: forse comunque prenderli tutti sarebbe più scomodo. Ci conviene sceglierne uno di media grandezza, riempirlo con quello che riusciamo e andarcene.
Macha: allora svuotiamo i serbatoi di quelli che lasciamo qui, mettiamo la benzina in taniche e portiamocela dietro.
Night: nella stiva dovrebbero esserci altre taniche di carburante, quelle di riserva. Accendino, vieni a prenderle con me. Non vorremmo far portare tanto peso alle fanciulle.
Nathan: si, arrivo.

Il jumper comprendeva quattro sedili, conducente compreso, e un vano di medie dimensioni per eventuali carichi.

Night: ora bisogna decidere chi guida.
Il tono con cui aveva parlato lasciava intendere che l'avrebbe fatto lui, ma Aeli si intromise e lo pregò caldamente di lasciarla guidare.

Macha: hai una caviglia ancora steccata...
L'osservazione suonava abbastanza seccata. Essendosi impegnata per garantire alla ragazza la migliore guarigione, la testardaggine di questa le stava facendo girare gli ammenicoli, in modo anche abbastanza palese.
Aeli: ma non mi affaticherei per nulla. I pedali... - salì sul mezzo e provò a schiacciarli - non sono per niente duri, anzi. Sarà una guida scorrevole.
Morgana: io l'avevo detto che ci avresti rallentati.
Aeli: fatemi fare una prova.

Nonostante le perplessità, nessuno obiettò e infine la ragazza si mise al volante.

Aeli: ok, si parte.

Gli oggetti accumulati vennero sistemati un po' sotto le gambe di chi stava seduto sui sedili, quelli più leggeri in grembo, altri nel bagagliaio sul retro e per ultime le taniche, legate con delle corde sul tettuccio. Le armi che avevano recuperato, qualche coltello, pugnali e corte spade, alcune armi da fuoco leggere e delle granate, erano state accuratamente sistemate sul retro e avviluppate in teli spessi.
L'immagine complessiva dei cadetti, che essendo in cinque si erano dovuti considerevolmente stringere, era un po' ridicola, ma si poteva procedere.

Appena fuori dalla Guenda Macha si accorse di una carcassa metallica di dimensioni modeste che non sembrava essersi staccata dall'aeronave al momento dell'impatto.

Macha: scusate, quello cos'è?
Aeli rallentò, in modo che tutti potessero guardare meglio.
Night: è Omega. Oltre a non essere più funzionante, si è rimpicciolita, ecco perché non l'hai riconosciuta subito.
Macha si sporse di più verso il finestrino, mentre Aeli arrestava definitivamente il mezzo.
Macha: e che ci facciamo? La lasciamo qui?
Morgana: non funziona più. Non credo ci serva a molto.
Macha: lo so, però mi sembrava che Teoskaven si fosse affezionato parecchio a lei, e comunque ci ha aiutati nella battaglia. Voglio dire, non funzionerà più, ma è stata preziosa.
Aeli: anche l'aeronave è stata per voi una casa, ma siamo costretti a lasciarla qui.
Nathan: effettivamente però, Omega è piccola. Con un cavo d'acciaio non dovrebbe essere così gravoso trainarla.

Dopo un po' di disquisizioni a proposito, si decise che Omega li avrebbe accompagnati. Aeli si accostò all'aracnide meccanico, mentre Night e Nathan scesero e vi attaccarono due cavi d'acciaio. Quando furono sicuri di averli fissati al meglio, risalirono sul jumper, e ripartirono. Grazie allo spesso strato di sabbia, l'andatura era scorrevole, nonostante il peso di Omega.
Dopo dieci minuti erano già al villaggio. Aeli non guidava male, ma aveva la tendenza a pigiare un po' troppo sull'acceleratore.
Quando scesero, andarono tutti a riferire ciò che avevano trovato, e a discutere con gli altri - quelli rimasti, che non erano andati né a caccia né alla ricerca di cavalli selvatici da domare - cu come impiegarli al meglio.

Macha: il jumper servirà anche a trasportare Oushi, che è quella più infortunata e che non si può proprio muovere. A proposito, come sta?
Holden: si è appena svegliata. Sembra che stia un po' meglio, ma non si può dire con certezza. Ogni tanto ha qualche fitta di dolore talmente forte da procurarle sudori freddi. E' meglio che tu vada a darle un'occhiata.

La ragazza annuì e si allontanò. Aeli la seguì poco dopo, per informarsi a proposito delle sue condizioni. Dato che sarebbe stata ancora il conducente del jumper, poiché guidare era per la sua caviglia meno gravoso che camminare, voleva almeno sapere come regolarsi alla guida.
Lonelywolf
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Lonelywolf »

Lon aprì gli occhi. Quanto doveva aver dormito? A lungo, probabilmente, perchè si sentiva molto in forze e volenteroso. Subito cercò di orientarsi per collaborare nella ricerca di cavalli, come aveva richiesto Holden. Del resto, gli piaceva stare a contatto con gli animali, anche se nulla dava la stessa sensazione impagabile del contatto con le piante. Quella sensazione sembrava gli mancasse da secoli.
Tuttavia, una cosa lo colpì. Una figura umana si stagliava all'orizzonte. Un indigeno? No, era seminudo e fendeva l'aria con un bastone. I suoi colpi, tuttavia, non sembravano dettati dal cervello. Le braccia muovevano il bastone in modo asincrono, e spesso si sbilanciava. Poi Lon si accorse di una ragazza che camminava verso l'accampamento. L'aveva già vista, era una dei prigionieri; quindi quel goffo combattente doveva essere l'altro, Remiem. Holden l'aveva temporaneamente assolto dalla sua pena, ma non sembrava affatto rinfrancato o felice. Così non andava, le difficoltà richiedevano coesione e l'aiuto di Remiem sarebbe potuto essere prezioso. Inoltre, Lon non poteva negare a se stesso di essere mosso da una certa compassione. Così i suoi passi si mossero, e raggiunse il cadetto isolato. Accanto a lui sedeva un lupo, ma sembrava mansueto. Il cadetto scattò con la testa, come sorpreso, poi voltò le spalle.
- Vattene, non sono dell'umore. In questi giorni non avete fatto che giudicarmi. Anche se mi pentissi, sono certo che non smettereste di ridere alle mie spalle -
- E Nir, Sirius, Kyomi? Vi hanno aiutati ad andarvene - ribattè Lon.
- Perchè così gli è stato ordinato -
- E chi ti assicura che non ci tenessero a te e Sara? -
Quelle parole sembravano non toccare Remiem. La vergogna e la frustrazione lo rendevano sordo a quelle illazioni; tuttavia riprese sorprendentemente a parlare per primo.
- Io ho cercato di aiutarvi, - esordì sommessamente - e ci ho provato con una magia di difficile controllo. Era la prima volta che la eseguivo, il mio fisico avrebbe potuto non reggerla -
Alzò quindi il tono della voce, e continuò, il viso rivolto verso Lonelywolf:
- Ho rischiato per tutti, e tutti vedono solo ciò che ho fatto in negativo -
Finì urlando al cielo:
- Ho cercato di salvarvi, perchè mi restituite questa indifferenza? -

Remiem ansimava. Lon lo lasciò calmare per un attimo, cercando di rispondere con tono sereno. Tanta rabbia l'aveva turbato, ma più di tutto l'aveva colpito lo sguardo triste e ferito di Remiem.
- Hai rischiato la tua vita, ma non hai pensato alle conseguenze. Hai praticamente distrutto la Guenda ed hai rischiato di ucciderci... - Lon sospirò, e sorrise - ma credo che puntare il dito e lanciare occhiatacce, da parte nostra, non migliorerà le cose -
Lon toccò il bastone di Remiem col suo, invitandolo a combattere. Il secondo, confuso dalle parole del primo, alzò poco dopo la sua nuova arma, e lanciò un prevedebile fendente di punta. Lon lo parò, schivò di lato e colpì Remiem al ginocchio. Era ancora offuscato, i suoi tempi di reazione erano lenti, ma dopo essersi inginocchiato tentò di ricomporsi. Stavolta tentò di combinare due colpi, ma Lon seguì il movimento del bastone nemico e riuscì a bloccarlo e respingerlo al mittente. Continuò a difendersi per i successivi cinque minuti, durante i quali Remiem prese a respirare con regolarità e sembrò ragionare prima di muoversi. Ad un certo punto, l'ex detenuto lasciò la posizione da combattimento, e sussurrò, tendendo la mano
- Grazie -
Lon strinse volentieri la mano
- Non credo che ci siamo ancora presentati. Piacere, Lonelywolf -
- Piacere, Remiem. Ma credo che la mia fama mi preceda - aggiunse il cadetto, con un leggero sorriso. La rabbia non sembrava essere scomparsa del tutto, ma la ragione sembrava aver ripreso il controllo sull'istinto.
- Vuoi tornare con me dagli altri? Io devo proprio andare; gli altri mi spareranno se non trovo qualcosa di commestibile -
- Resterò qui ancora un pochino, grazie. Tranquillo, continuerò a stare con voi, ma voglio riflettere ancora un po' - rispose Remiem, sedendosi. Lon annuì e si allontanò alla ricerca di una squadra approvvigionamenti per cercare di essere utile agli altri, e da lontano osservò Remiem steso, intento ad accarezzare distrattamente il lupo al suo fianco. Non aveva voluto parlare con lui per ipocrisia. Capiva che spesso prendere uno schiaffo è molto più utile di essere consolati, ma gli sembrava che quel ragazzo di schiaffi ne avesse presi a sufficienza. Inoltre gli sembrava che Remiem avesse del potenziale, ed era giusto cercare di aiutarlo nell'esprimerlo.
Account disattivato il 17/06/2013
wolf moon
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da wolf moon »

Lonelywolf, assieme a Nir e qualche altro cadetto erano andati a cercare di domare i famigerati cavalli selvaggi.
Presero temporaneamente la mappa che Holden era riuscito ad ottenere (assieme a tutte le raccomandazioni del caso riguardo la stessa, prima della consegna) e con quella iniziarono il cammino, a Nir parve durare un eternità sotto il sole, che seppur non ancora alto nel cielo, già scaldava terribilmente. Uscendo dal villaggio videro un jumper ritornare, buon segno... la squadra che si era mossa verso la Guenda si era alzata alla buon ora.

Giunti all'oasi indicata, discussero degli ultimi punti. Gettarsi a capofitto in mezzo alla mandria significava mettere in fuga l'intera mandria e ridurre al minimo le possibilità di catturare qualche esemplare, lungo il tragitto avevano deciso per una strategia ben precisa, Lon fu il direttore ed ideatore della stessa: avrebbe cercato un approccio comunicativo, grazie alle doti che gli erano proprie ma non sapeva se avrebbe funzionato... Comunicare con la natura non era una magia, era piuttosto uno stato spirituale superiore, così aveva spiegato lui ai più perplessi. Se la comunicazione fosse fallita e i cavalli si fossero agitati, una parte dei cadetti avrebbe cercato di mandarli verso una direzione e a sorpresa gli altri gli sarebbero piombati addosso, cercando di prenderli.

Il piano ebbe inizio, i cadetti si nascosero e l'ex seed si avvicinò cautamente, all'inizio i cavalli sembrarono turbati, poi sembrarono calmarsi quasi si lasciarono avvicinare ma non oltre un certo limite, una linea immaginaria di confine che sembravano aver tracciato, Lon cercò un contatto, cercò di capirli, di parlargli e in un primo momento sembrò funzionare ma improvvisamente la situazione stallò e si dovette passare alla fase due del piano, la mandria fu spinta alla meno peggio nella direzione desiderata e anche Nir e il secondo gruppetto di cadetti poté entrare in azione tra cui Nir.

Il primo cavallo gli sfrecciò di fianco al galoppo, il ragazzo sentì lo spostamento d'aria ma non riuscì a reagire in tempo, era una specie di gioco rischioso che lo divertiva da morire, aveva uno strano sorriso stampato in faccia, l'adrenalina cominciò il suo mestiere, eccitando sempre più il cadetto. Si lanciò in corsa cercando di affiancare un cavallo, nettamente più veloce di lui quando con la coda dell'occhio vide un cavallo incrociare la sua direzione, virò bruscamente la sua corsa e con un piccolo balzo si aggrappò alla meno peggio al cavalo che non fu molto felice ed accelerò il passo, Nir si reggeva alla meglio un po' strisciava i piedi ed un po' correva malamente erano attimi doveva venire a capo della situazione, cercare di saltare sul cavallo lateralmente equivaleva a finire sottosopra ma non poteva nemmeno rimanere in quella situazione ancora per molto, cercò un suo equilibrio, una falcata i legamenti del ginocchio non gradirono il contraccolpo, strinse i denti. Un altra falcata, un mezzo abbozzo di corsa ed infine un balzo riuscì a montare in groppa al cavallo, metà del lavoro era fatto, ora bisognava trovare un modo per "guidarlo". Il metodo non era stato dei migliori ma per ora era in groppa...

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Non ho specificato i nomi dei cadetti perché non so chi voleva partecipare ^^
il metodo sembra assurdo ma mi sono rifatto alla sviluppata agilità fisica del mio pg, estremizzando un po'
SCHEDA CADETTO RINOA'S GARDEN
Wolf's Moon
Quest your light in your darkness
citazione: Capitan Harlock le parole del suo avo Phantom Harlock I:
"Se tu continuerai a credere ai tuoi sogni niente nella tua vita sarà mai stato fatto invano"
citazione:
"sia morire che privare della vita non sono cose innaturali, è più innaturale vivere senza avere uno scopo" (kiba, wolf's rain)
Nir - by Aeli - (grazie ^^),wolf in accademia by Kary (grazieee*__*),miglior cadetto alla 4a sagra di caccia di Lindblum
Oushi
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Oushi »

Nero. Pece, catrame, denso e viscoso come asfalto che cola direttamente nelle orbite. Stringi le gambe al petto, tenendole saldamente con le braccia. Cerchi un rifugio dal buio.
Le tue mani sono piccole come quando eri bambina. Le ginocchia sbucciate; uno, due cerotti sul viso e un sapore di ferro sulla punta della lingua, quella che sfiora il labbro rotto. La maglietta scucita, i pantaloncini sporchi e le scarpe slacciate.
Stai sognando. Te ne accorgi con la più completa lucidità, eppure capisci che questo non cambierà l’essenza del sogno. Non sei in grado di fare niente, non potresti neanche volendo. Sei troppo debole, troppo esposta, troppo impotente, troppo impaurita. Hai paura del buio. Paura dei fantasmi che si celano nel silenzio infinito di morte che ti circonda. Paura della solitudine.
«Eppure sei stata tu a cercarla.»
Davanti a te c’è un altro bambino. I capelli biondi arruffati e gli occhi azzurri enormi, ti fissano con una strana espressione. Tra l’incuriosito e l’indifferente.
«Sei stata tu a decidere di voler stare da sola.»
Non ti muovi. Hai paura. Paura che se ti sposterai comincerà a fare di nuovo male. Tutto. Il corpo come il cuore.
«Stai pensando che è la tua punizione. Per non essere stata abbastanza forte.»
Il bambino si volta, mostrandoti la schiena polverosa della logora camicia a quadri che indossa.
«Stai pensando che i perdenti buoni a nulla come te capaci solo di farsi manipolare dagli altri e di deludere le persone, non dovrebbero nemmeno esistere. Tu non dovresti esistere.»
La tua vita non è stata altro che un vuoto ripetersi di dolori e fallimenti uno più acuto dell’altro.

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Aprire gli occhi le costò uno sforzo immane. Le palpebre si alzarono, stancamente, e la luce la accecò filtrando prepotentemente attraverso lo spiraglio. I muscoli le dolevano per l’eccessiva e prolungata tensione alla quale erano stati sottoposti, le braccia in particolare le sembravano pesanti come macigni.
Appena si fu abituata alla luce, intravide una sagoma appoggiata alla parete di fronte a lei. Sagoma che riconobbe come Holden; immobile ma sempre vigile, si svegliò non appena Oushi incominciò a muoversi.

Oushi: Non si dorme sul lavoro.
Holden: Anche i migliori capitolano. Come va?
Oushi si tirò su, appoggiandosi sui gomiti.
Oushi: Di merda, ma almeno adesso ha smesso. Credo che si stabilizzerà.
L’altro annuì, ma poco convinto. Lei lo schernì con un mezzo sorriso.
Oushi: Non dirmi che ti preoccupi per me.
Holden: Non più di quanto faccia per gli altri cadetti.

Si alzò in piedi e uscì dalla capanna, Oushi invece tornò a distendersi. “Disfatta” era il termine più appropriato per descrivere il suo stato attuale. Sudore le imperlava la fronte, e i muscoli indolenziti la bloccavano al suolo come se vi fosse incatenata. Il dolore non era svanito, ma ora era presente in maniera più discreta, sommessa, come ovattato. E aveva un impellente bisogno di andare al cesso.

Dopo poco lo vide rientrare accompagnato da Macha e da un’altra ragazza di cui non conosceva il nome ma che aveva intravisto all'arrivo il giorno precedente. Non avevano nemmeno il tempo di presentarsi, tanto le sue condizioni erano precipitate velocemente. Macha le si avvicinò per controllare la temperatura e farle qualche domanda, finalmente munita di un kit medico dignitoso, ma non fece altro che constatare i precedenti pensieri della malata, ovvero che le sue condizioni erano notevolmente migliorate.

Macha: Ha un po’ di febbre, ma nulla di preoccupante.
Rassicurati al riguardo, era arrivato il momento di mettere bene in chiaro alcune questioni. Oushi sentiva di dover loro qualche spiegazione. Si mise seduta.

Oushi: Non ho idea di quello che mi stia succedendo.
L’improvvisa sortita mise non poco a disagio i presenti, risultato del suo modo eccessivamente diretto di trattare con gli altri. In particolare in quel caso suonava come il riconoscimento di una sconfitta. Si stropicciò gli occhi.
Oushi: Voglio dire, so che cosa mi sta succedendo. Quello che non capisco è il perché.
Holden: Procediamo un passo alla volta. Ora come ora sapere che cosa stai passando di preciso è già meglio di niente.
Oushi annuì, esaminando i volti delle tre persone che le stavano di fronte. Holden corrugava appena la fronte pensieroso; Macha la guardava con apprensione; Aeli sembrava completamente rapita da lei, vogliosa di sapere il più possibile riguardo a quella storia.

Oushi: Se vi interessano nome e cognome, si chiama morbo di Crohn. È una patologia cronica che mi porto dietro da una vita, un’infezione intestinale. Anche se fino a ieri la consideravo morta e sepolta.
Macha: Ma come hai fatto a guarire se è cronica?
Esitò, il tempo di sollevare appena la maglietta e mostrare l’addome latteo.
Oushi: C’era una cicatrice enorme qui prima di cambiare dimensione.
Aeli: I segni dell’intervento?
Oushi: Esatto.
Non capivano. Come poteva essere che una cicatrice sparisse così, all’improvviso e senza apparente motivo? Holden mise insieme i pezzi, formulando un’ipotesi apparentemente azzardata.
Holden: Potrebbe ricollegarsi alla mancanza di energia elettrica e di magia. Di questa in particolare.
Oushi fece spallucce.
Oushi: Potrebbe essere, dal momento che non ho nessuna idea del tipo di operazione che ho subito.
Calò un silenzio imbarazzato. Avevano sentito bene?
Macha: Cosa vuol dire che non ne hai idea?
Oushi si oscurò in volto. Avrebbe preferito non doverci ripensare.
Oushi: Non so che metodo abbiano utilizzato, non conosco nemmeno i nomi dei chirurghi che mi hanno sventrata come un tacchino. Mi sono trovata così e basta.
La stava buttando molto sul vago, e i cadetti capirono che non voleva scucirsi. Non era di molto aiuto da quel punto di vista.

Aeli le si avvicinò tutto a un tratto e le strinse una mano per rassicurarla. I suoi occhi verdi penetrarono nelle lenti cristalline dell'altra con una fermezza spiazzante.
Aeli: Non avere paura. Non resterai sola in tutto questo.
Oushi aggrottò le sopracciglia, interdetta. Non capiva cosa stesse blaterando, visto che lei non aveva mai nemmeno nominato il fatto di avere paura. Non che ne avesse. Non aveva idea di cosa stesse parlando. Si sottrasse al contatto in maniera un po' brusca. Non aveva voglia di perdere tempo con discorsi del genere, la testa le faceva ancora un male cane.

Oushi: Se si tratta di magia, ci sono anche troppi elementi tra i cadetti a cui si potrebbe chiedere un parere.
Holden: Esatto. Vedremo di domandare a chi di dovere.

Holden e Aeli uscirono dalla struttura, assicurando la malata alle cure della sua infermiera e lasciando che discutessero insieme sul modo migliore di portare avanti le cure.

Aeli: Non so niente su di lei, ma mi ha dato l'impressione di essere una persona molto fragile.
Holden trattenne un sorriso.
Holden: Le circostanze sono state piuttosto inclementi in questa occasione, ma credimi se ti dico che non lo è affatto. Sa camminare con le proprie gambe.
Non sembrò molto soddisfatta della risposta. Si chiese fino a che punto lo stesso Holden fosse convinto di ciò.
Sirius
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Sirius »

Sirius vide arrivare un Jumper con a bordo la squadra inviata alla Guenda in cerca di provviste, avvicinandosi ad esso notò che trascinava con se una strana carcassa; osservandola meglio notò che si trattava di Omega Mark XII, evidentemente recuperata su richiesta di Teoskaven. Dal mezzo scesero diverse persone ed il suo sguardo incrociò quello di una ragazza che non aveva ancora avuto modo d'incontrare; il suo sguardo era vitreo, inespressivo.

Nathan: “Si chiama Morgana. È una nuova arrivata.” disse notando che Sirius la osservava pensieroso.
Sirius: “Vedo che riuscite a vivere senza la possibilità di dar fuoco alle cose, signor Blake.” rispose vedendogli spuntare dalle tasche diversi fiammiferi ed accendini, poi aggiunse, riferito a Morgana: “Ha un'esperssione strana, distaccata.”
Nathan: “Lo so, sembra che non provi emozioni. Personalmente ritengo metta i brividi.”

Sirius era del parere opposto, ammirava lo sforzo di alcune persone di reprimere le proprie emozioni; lo considerava un tentativo di trascendere le proprie debolezze umane. Sapeva che molti degli errori passati compiuti dall'uomo era da imputarsi alle sue emozioni, come futuri Seed lo considerava un dovere implicito per rendere al meglio durante le missioni. Un soldato privo di emozioni è un soldato capace di tutto, privo di limiti se non quelli naturali. Ad un tratto udirono un urlo: “OMEGAAA!” e videro Teoskaven, in estasi, correre in contro al suo 'cucciolo' e parlargli come se potesse sentirlo.

Aeli: “Pazzesco! È davvero ossessionato da quella 'cosa', mi domando se vorrà portarsela dietro?” disse un'altra ragazza, anch'essa nuova per lui.
Sirius: “Temo di sì. Conosco bibliotecari che, potendo, si trascinerebbero dietro l'intera biblioteca piuttosto che lasciarla. Non ci siamo ancora presentati: io sono Sirius Valantine, piacere di fare la vostra conoscenza, signorina...?” chiese dopo aver effettuato un lieve inchino.
Aeli: “Mi chiamo Aeli Nor.”
Sirius: “Suppongo voi siate una nuova cadetta.”
Aeli: “Non proprio, anche se è mia intenzione diventarla, o almeno lo era; considerata la situazione, comunque, non credo faccia molta importanza.”
Sirius: “Affatto. Vedo che siete indaffarata, pertanto non vi trattengo oltre, spero avremo modo in futuro di conversare ancora.” detto ciò la salutò con un altro accenno d'inchino.

Poco tempo dopo, Sirius poté osservare Remiem e Lonelywolf duellare poco distanti dall'accampamento. Da quella distanza non poteva sentire quel che si dicessero, ma gli parve che Remiem fosse irritato, tanto che non riusciva a tenere testa agli attacchi del suo avversario; dopo pochi istanti, però, tutto ebbe termine e Remiem si sedette accanto a quella stana creatura simile ad un cane, Shibalui o Shiranui, non ricordava bene. Chiaramente non doveva aver preso molto bene la detenzione punitiva e forse avrebbe necessitato di sostegno psicologico adeguato, cosa d'altronde comune per prevenire problemi quali depressione, euforia da battaglia o la sindrome da stress post traumatico. Sfortunatamente gli psicoterapeuti non crescevano sugli alberi e loro avevano altre cosa a cui pensare; Sirius si domandò solo se potesse rendersi utile nelle attuali condizioni. Mentre era assorto nelle sue riflessioni, venne avvicinato da Holden e Aeli in cerca di un parere concernente la magia e l'attuale situazione di Oushi.

Sirius: “Capisco. Effettivamente esistono diverse benedizioni o, più propriamente, incantesimi persistenti che possono bloccare una malattia cronica. In genere, però, tali incantesimi vengono mantenuti attivi facendo indossare al paziente dei particolari oggetti incantati.”
Holden: “E la cicatrice scomparsa?”
Sirius: “Su questo non saprei che rispondervi. Potrebbe darsi che abbiano introdotto l'oggetto incantato all'interno del corpo, come una protesi; tuttavia, il fatto che la cicatrice sia svanita, mi lascia perplesso: una cicatrice, anche se provocata da magia, è qualcosa legato all'organismo e non alla magia in sé. Dovrei saperne di più per formulare ipotesi più precise.”
Aeli: “Purtroppo non se la sente di parlare.”
Sirius: “Mi rendo conto che possa non desiderare parlare del proprio passato ma sulla base di questi elementi non sono in grado di...”

Sirius s'interruppe bruscamente, assalito nuovamente da un forte dolore al petto: il cuore gli batteva all'impazzata e vedeva nuovamente tutto nero. Erra sul punto di crollare ma si costrinse a rimanere in piedi, un Principe di Belkadan non poteva mostrarsi debole difronte ad alcuno. “Tutto bene?” domandò Aeli, notando la smorfia di dolore. “Sì, tutto regolare.” rispose cercando di tenere un tono normale. “Ti è forse venuto in mente qualcosa?” chiese Holden “No, nulla. Se non vi dispiace ora vorrei andarmi a sdraiare qualche minuto, questo sole mi ha provocato una lieve emicrania.” i due annuirono in risposta e Sirius si avviò verso la capanna dov'era alloggiato. Fu solo per pura forza di volontà mista a superbia se le gambe lo ressero; una volta arrivato alla capanna dov'era alloggiato le forze lo abbandonarono ed egli cadde in ginocchio. La vista nel frattempo era tornata normale ma ora era zuppo di sudore freddo e scosso da brividi; assetato, Sirius prese la propria borraccia e bevve un sorso d'acqua trattenendola in bocca per circa trenta secondi così da mantenerla umida e ridurre la sensazione di sete. Stanco, si sdraiò sul suo giaciglio e si domandò fino a quando avrebbe potuto tenere nascoste le proprie condizioni precarie.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Lonelywolf »

Guadagnata la sua nuova cavalcatura, Nir osservò la situazione intorno a sè, cercando con lo sguardo Lonelywolf. Lo vide ad un decina di metri, mentre si avvicinava ad un cavallo isolato. Era un puledro candido, dagli occhi splendenti. Il cadetto teneva gli occhi fissi in quelli dell'animale, come a volerlo ammaliare; il cavallo scuoteva la testa, ma non arretrava. Stava comunicando con lui? Un attimo, Lon aveva cinto la testa dell'equino con le sue mani, Lo guardò ancora più intensamente, doveva proprio parlargli. Poi il cadetto tirò indietro il capo e... diede una testata al cavallo :smt104 L'equino restò intontito, e Lon ne approfittò per cavalcarlo. L'animale si riprese e tentò di disarcionarlo, ma il cadetto resistette aggrappandosi alla criniera. Alla fine il cavallo cedette, e Lon, colmo d'entusiasmo, lo spronò per dirigersi verso Nir, esclamando:
- Vai, Zucchero a velo! :smt050
Nir osservò Lonelywolf. Non sapeva più dire se fosse sorprendente o semplicemente un idiota. Balbettò:
- Ma il tuo rispetto verso gli animali? La comunicazione... -
- Non so dirti esattamente il perchè, ma qui non funziona. E poi rispetto anche Zucchero a velo, semplicemente mi serviva un passaggio e lui non voleva aiutarmi. Ho fatto valere la mia autorità, ma ciò non significa che non gli voglia bene -
Il cavallo nitrì il suo disappunto. Sulla sua fronte, nel punto dove Lon l'aveva colpito, troneggiava ora un lungo bernoccolo, che lo faceva somigliare ad un unicorno.
Gli altri cadetti del drappello, intanto, erano riusciti a radunare un cavallo a testa. Tutti insieme cercarono di sforzarsi per radunare qualche altro cavallo ancora; del resto ne servivano anche per chi era rimasto al campo base, e la radura vicino all'oasi dove si trovavano era abbastanza ampia da non permettere di individuare altri possibili cadetti domatori. Con un accorto lavoro di squadra Lon, Nir e i loro compagni rincorsero e sfiancarono altri tre cavalli, uno alla volta, finchè il sole alto in cielo non li sfinì. Decisero quindi di tornare al campo, per evitare di far scappare le cavalcature che avevano preso in prestito da Madre natura.
L'utilità di un mezzo di trasporto rapido si rese palese durante il viaggio di ritorno, che fu effettivamente molto più rapido dell'andata. Giunti vicino al campo, Otta fece loro cenno con la mano di avvicinare gli animali.
- Ma che belli *.* Vedo che avete trovato i cavallini -
- Io ho un belliffimo unicorno, e si chiama Zucchero a velo u.u - la corresse Lon.
A quelle parole, la preside si gettò a terra dalle risate, e quando si riprese Nir le domandò.
- Ne abbiamo portato anche qualcuno in più. Dove li lasciamo? -
Otta indicò una recinzione artigianale
- Oggi io e Kyomi ci siamo dilettate nella carpenteria, con il legname dell'oasi ovviamente -
- Stiamo ripulendo la natura del luogo, insomma. Comunque, col tuo permesso andremmo un po' all'ombra -
Otta annuì e, depositati i cavalli e l'unicorno, i cadetti appena tornati trovarono un piacevole sollievo all'ombra dei tendoni.
Account disattivato il 17/06/2013
Teoskaven
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Teoskaven »

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, e ora che era giorno non sapeva come rendersi utile: non sarebbe stato capace di collaborare con la squadra di cattura dei cavalli, e la squadra di recupero era già partita.
Ormai aveva accettato la situazione: dopotutto in una situazione disperata come la loro bisognava tralasciare il tralasciabile, anche se ci si era affezionati.

???: Sei triste per caso?

Qualcuno dietro: non sapeva chi era ne voleva saperlo.

Tsk: Na, sono solo affranto.
???: Modi diversi per esprimere la stessa emozione.
Tsk: Dimmi solo che vuoi: non ho tanta voglia di chiaccherare.
???: Niente: passavo solo di qua per caso e volevo vedere se la ta scelta di entrare in Accademia era stata quella giusta.

Adesso stava rompendo troppo. Si girò e vide una faccia familiare: non ricordava dove l'aveva visto, ma quei due occhiali da sole nascosti sotto a delle bende non erano per niente nuovi...

???: Eh sì, devo avere proprio un'attrattiva particolare per i deserti, ma preferivo Salgin a questa prigione.
Tsk: "!" Tu!
???: Ci sei arrivato vedo; non farti strane idee, sono solo confinato qui esattamente come voi: tuttavia questo posto non mi dispiace. È quello che mi ci vuole per allenarmi in condizioni estreme.
Tsk: Come hai fatto a trovarmi?
???: Ah, non è stato difficile: qui non capitano stranieri molto facilmente. Piuttosto.

Prese un oggetto dalla sua borsa.

Tsk: Credo che questa sia tua.

Lanciò l'oggetto e lui lo prese al volo: era una semplice palla d'acciaio, ma scuotendola si sentiva tintinnare qualcosa dentro. Non poteva essere...

Tsk: Come l'hai trovata?
???: L'ho trovata ieri notte: era tra le zampe del tuo cucciolotto. Sembra che prima di spegnersi avesse voluto prendere qualcosa che ti ricordava...
Tsk: Tch...
???: Non ti preoccupare, su. Bhe, io è meglio che riparta ora.
Tsk: Perchè non vieni con noi? Potresti darci una mano e magari insieme potremo tornare alla normalità.
???: Na, non ci tengo tanto: voi siete un buon gruppo già così; e poi ti ho già detto che resterò qui ancora per un po' ad allenarmi.

Lo straniero stava per andarsene.

Tsk: Almeno dimmi chi sei, o come ti fai chiamare!
???: Come mi faccio chiamare? Hmf... capirai forse con questo.

Gli lanciò addosso qualcosa e poi sparì balzando via verso il deserto.
Lui restò come uno scemo immobile con in una mano la palla e nell'altra l'oggetto: guardandolo vide che era un piccolo pugnale, niente di speciale; sul fodero erano marchiate a fuoco le iniziali D. C.

Tsk: D.C.? Che vorrà mai dire... Uh?

Qualcosa scintillò all'orizzonte: la squadra di recupero... aveva trovato un jumper funzionante? Ma poi vide qualcosa dietro...

Tsk: Non è possibile... è...
Nightmare/dark sephirot
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Nightmare/dark sephirot »

La giornata volgeva al termine e tutti i cadetti,quelli che si eran dati da fare per cacciare e catturare cavalli,quelli che erano andati a recuperare le ultime cose in guenda,quelli in condizioni fisiche precarie e quelli che avevano pensato bene di prendere il sole tutto il giorno invece di aiutare, si radunarono per fare il punto della situazione in vista del viaggio da affrontare.
In definitiva potevano contare su una buona riserva d'acqua,carne fresca e in parte essiccata, garze e materiale medico di fortuna, un numero di cavalli pari alla metà dei cadetti e un jumper. Nonostante le lamentele iniziali di teoskaven alla fine si concordò che Omega Mark sarebbe rimasta nel villaggio indigeno,scambiata con vari oggetti utili: borracce,tende e così via.

Holden: Domani mattina ci avvieremo verso il fiume. Sarà un viaggio lungo e le scorte alimentari e d'acqua sono limitate quindi dovremo muoverci con celerità sperando che il tempo ci assista. Preparate subito il vostro bagaglio e assicuratevi di avere con voi una borraccia d'acqua,un'arma e qualche medicamento base. Gli infortunati viaggeranno nel jumper che trasporterà anche le scorte di acqua e il resto dei medicamenti. I viveri verranno razionati e distribuiti quindi occhio a non abusarne.
Per nessun motivo dovremo perdere tempo. Inoltre ricordatevi di coprirvi la testa per evitare insolazioni e chiunque si trovi in difficoltà per qualsivoglai motivo lo faccia presente agli altri.

Alcuni concetti erano ovvi,altri un po' meno,comunque in qualità di leader doveva preparare tutta la squadra alle evenienze e ai disagni che di li a poche ore avrebbero incontrato. Otta stava finendo di organizzare dei baratti con gli indigeni,anche lei era stanca e stressata dalla situazione ma anche lei non poteva assolutamente darlo a vedere.

La situazione era quella,non potevano fare affidamento in eterno su quella tribù,nè tantomeno avrebbero trovato con facilità altri oggetti di scambio;la traversata del deserto per raggiungere il fiume era un rischio che bisognava necessariamente correre. Ogni cadetto si era fatto le sue idee sulla situazione,ognuno aveva i suoi dubbi e le sue perplessità: sarebbero tornati nel loro mondo? Avrebbero trovato qualche soluzione? Vi erano delle città oltre al piccolo villaggio? E nel peggiore dei casi cosa avrebbero fatto?
Con mille pensieri ognuno andò a raccattare le proprie cose organizzando il bagaglio.

Night colse l'occasione e si diresse verso la carcassa di Omega,che giaceva vicino una casupola. Era molto mal ridotta e la maggior parte dei circuiti erano scoperti.
Dopo qualche minuto di ricerca riuscì a trovare un magnete,lo staccò e lo mise nella borsa. Tornato al suo alloggio provvisorio tirò fuori un po' di cose dalla borsa,cianfrusaglie che era riuscito a recuperare nella guenda: una ciotola,del sughero bruciacchiato,qualche ago (che sarebbe potuto tornare utile anche per eventuali vesciche o ferite di vario genere).
Utilizzando la piccola calamita per magnetizzare l'ago si creò una piccola bussola,sarebbe stata utile per non perdersi durante la traversata del deserto. E invece.....

Gli ci volle un po' di tempo per trovare Otta e Holden,per fortuna i posti in cui cercarli non erano tantissimi. Entrambi poterono notare che non aveva una delle sue espressioni migliori in viso.
Night: Abbiamo un problema.....
Mostrò la bussola fatta in casa: l'ago si muoveva continuamente senza trovare un punto di stabilità.
Tuttavia i due non furono colpiti dalla cosa.
Otta: Questo probabilmente è collegato al non funzionamento delle attrezzature elettroniche. Potremmo concludere che questo mondo ha un campo magnetico tutto suo tremendamente forte.
Night: Si,ok;capitan obvious strikes again. Il problema è come faremo a orientarci? Non possiamo fare affidamento sulle stelle,ci vorrebbe troppo per capire quali mantengono una posizione fissa nell'arco della notte,quali no e saluti e baci. Inoltre,dobbiamo necessariamente viaggiare anche di giorno.
Anche in questo caso i due non si scomposero; fu Holden a prendere la parola.
Holden: Otta prima è riuscita ad Ottenere un paio di questi dai capi villaggio -mostando dei bastoncini a forbice- sono bastoni da rabdomante e reagiscono piuttosto bene alla presenza di acqua. Gli indigeni li usano per raggiungere la foresta oltre il deserto,nonchè nostra meta. Probabilmente scorre una falda sotterranea che collega il fiume all'oasi del villaggio o chissà quale altra cosa. Ad ogni modo conviene tentare.

Night guardò per qualche secondo i rametti,in silenzio,per poi allontanarsi con passo fiacco.
Night: Vado a dormire o domani col cavoloc he riuscirete a svegliarmi. Nel caso domani mi dimenticassi,in culo alla balena water hunters.

"Speriamo bene...."


Fra poco dovremmo in linea teorica incontrarci con i seed. Invito quindi chi non l'avesse già fatto a leggere gli ultimi post in garden e quelli a seguire.
Oushi
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Oushi »

Macha la svegliò prima che il sole sorgesse, con suo sommo disappunto. Aveva fatto una fatica del diavolo per dormire le poche ore che era riuscita, e la stanchezza che quella situazione le causava traspariva chiaramente dal suo volto. Si stropicciò gli occhi e raccolse le poche cose che aveva tenuto per sé. Le uniche armi che le erano rimaste erano le due daghe, la spada era stata barattata con qualcosa di decisamente più utile; in ogni caso non sarebbe riuscita a portarla con sé. Se ne sarebbe fatta forgiare un’altra, in futuro.
Si alzò in piedi a fatica, ma rifiutò qualunque aiuto per camminare.
Le sue condizioni fisiche le avevano impedito di seguire attivamente i progressi ottenuti dai suoi compagni nel frattempo, per cui non aveva la più pallida idea di dove si sarebbero diretti da lì in poi. La consapevolezza della sua inutilità in quel contesto la colpiva più forte del dolore fisico. Odiava restarsene con le mani in mano, e ancora di più odiava dover dipendere dagli altri, essere un peso per loro.
Raggiunsero il gruppo di cadetti radunati vicino al jumper e ai cavalli.

Night: Toh, allora non sei del tutto da buttare.
Oushi digrignò i denti in silenzio.
Otta: Sarcasmo a parte, come stai?
Oushi: Bah, da cani. Per distrarmi ho aiutato Macha a fare l’inventario dei medicinali.
Macha: Possiamo fare affidamento su più o meno una ventina di kit di pronto soccorso che abbiamo recuperato dalla Guenda. Sono completi di antibiotici ad ampio spettro, antidolorifici, antinfiammatori e fermenti lattici vari. Oltre a cerotti, bende, disinfettante e il necessario per suture e affini.
Otta: Bene. Acqua e provviste sono già state caricate?
Morgana: Sì, e due cavalli sono già stati disposti per trainare la carovana.
Lonelywolf: Anche gli altri sono pronti a partire. Sono in ottima salute e scalpitanti.
Holden tirò di nuovo fuori la mappa, indicando il percorso che si apprestavano a percorrere. Nell'enorme savana in cui stavano per addentrarsi si presentavano dei laghetti sporadicamente, punti in cui probabilmente la falda acquifera sotto i loro piedi affiorava.
Holden: Con un giorno di marcia o poco più dovremmo raggiungere questa zona, e trovare un oasi per accamparci e riposare.

Otta annuì soddisfatta.
Otta: Direi che possiamo avviarci, allora.

Oushi venne aiutata a salire sul mezzo di trasporto, Aeli alla guida. I cavalli non bastavano per tutti per cui vennero distribuiti a sorte, stabilendo dei turni regolari per scambiarsi la cavalcatura con i cadetti rimasti a piedi.
Holden e Otta si attardarono per salutare i quattro capi villaggio, ringraziandoli a gesti della disponibilità nei loro confronti. Parecchi degli indigeni si radunarono ai confini del villaggio per salutare e per osservare affascinati lo sconosciuto mezzo di trasporto che rombando alzava grandi sbuffate di polvere.

Oushi: Che cxxxo fai con quell’acceleratore?
Aeli: Uff, tu torna a dormire. Al resto penso io.
Oushi: Meglio di no, ho paura che non mi sveglierei più.

La Preside apriva il gruppo, impugnando uno dei rami da rabdomante, mentre Night a piedi al suo fianco osservava scettico l’altro bastoncino chiedendosi se sarebbe mai servito a qualcosa.
La guerriera alzò il braccio puntandolo verso l’orizzonte distante, così nitido e duro, che segnava la linea di confine tra il terreno arso e l’azzurro intenso del cielo.

Otta: Verso l’infinito e oltre!
Holden: ...in marcia!

Il gruppo cominciò ad avanzare attraverso l'aria ancora fresca del mattino, il sole alla loro destra rasente l'orizzonte li fissava come un grande occhio, incuriosito. Gli abitanti del villaggio continuarono a salutarli agitando le braccia finché non sparirono dalla loro vista, inghiottiti dal deserto.
Oushi si appoggiò al finestrino, svogliatamente, osservando il mondo di fuori sfilare seguendo una lenta processione. Chiuse gli occhi e strinse i denti; le fitte ricominciavano a farsi sentire. Sul cruscotto teneva già pronti gli antibiotici che avrebbe dovuto prendere qualche ora più tardi: tra tutte le sfortune che le erano capitate, almeno era stata felice di scoprire che l'Accademia era abbastanza ben attrezzata da possedere ciò che faceva al caso suo. Forse sarebbe addirittura sopravvissuta.
Aeli le lanciò uno sguardo di sfuggita.

Aeli: Si prospetta una lunga e calda giornata!
Oushi: Sta zitta...
Otta
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Otta »

Otta, su uno stallone dal pelo marrone scuro e brizzolato si sentiva incredibilmente scomoda a causa della sella improvvisata che aveva provato a costruire con pelli e cuoio il giorno prima insieme a cadetti e abitanti del villaggio. Per proteggersi dai colpi di sole aveva strappato la parte inferiore della maglietta e con quella stoffa si era creata una bandana. A causa della pancia non perfettamente tonica al vento, era stata oggetto delle risatine nascoste di molti cadetti e delle grasse risate da parte del Gaio. Esse però durarono poco: passato l'effetto sorpresa della novità, il cadetto aveva iniziato a lamentarsi della bella visione.

O: 'Non capisci nulla! Non hai notato il mio ombelico perfetto? Sembra una cupola! Una cupola perfetta!'

N: 'No, sto facendo di tutto per non avere sotto gli occhi quel biancume -.- ... A destraaaaaaaaa'

Otta reagì un pò tardi al suo bastone da rabdomante e quasi rischiò di essere tamponata da Holden che le cavalcava accanto.

O: 'Ma non hanno le frecce 'sti cosi ç.ç?'

Un paio d'ore erano passate. E il caldo si faceva sempre più forte. I cavalli sembravano avere le forze ancora per qualche miglio, così il gruppo decise di proseguire rallentando comunque di poco l'andatura. Otta aveva il braccio destro indolenzito, si sentiva il sedere quadrato e aveva iniziato a provare fastidio alla schiena a causa del suo spadone che, in assenza di magia, aveva dovuto legare sietro alla schiena con strisce di cuoio e stoffa (per non parlare della sua pressione bassa a causa del caldo).

O: 'Holden, dammi il cambio, non mi sento più la mano. Vado a controllare la situazione dietro di noi'

H: 'Non sforzare troppo il cavallo'

Il comandante accelerò di poco e fece una versione ad U senza aver bisogno di scalare la marcia ('La comodità delle bestie u.u' ndOtta). Subito dietro il gruppo dei rabdomanti c'erano Nathan, Lonelywolf e Kyomi che si scambiavano di rado poche parole per evitare di consumare l'acqua. Al centro il gruppo era più numeroso: Nyr, Teos, Remiem, Sirius, Sara e Axel; dietro ancora Morgana, Darktrain e Darkhearts cavalcavano in silenzio e con volti seri. A chiudere la fila il jumper con sopra Aeli (che fece con la mano un gesto di saluto alla vista del cavallo brizzolato e del suo fantino) e Oushi (che si stava accendendo una sigaretta). Accanto ad esso Macha sul suo cavallo era pronta in caso ci fosse stato bisogna del suo aiuto.
La strada era ancora lunga. E tutti i cadetti erano accumumato da un unico pensiero: arrivare il più in fretta possibile.
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Kerokun »

Ed eccoli partiti. Nella turnazione per la monta dei cavalli, Morgana si era ritrovata una tra le prime a dover montare. Senza lamentarsi né battere ciglio aveva preso posto sulla schiena dell’animale, provvista di sella improvvisata, e seguiva il gruppo nella traversata desertica. Portava ancora i capelli legati in una lunga coda, la camicetta annodata, il gonnellino di quella che prima era una divisa scolastica e il fedele zaino in spalla. Si era fasciata la nuca con una striscia di tessuto umido e portava ancora le bende che le fasciavano l’occhio sinistro. Non era mai stata in sella ad un cavallo e a dirla tutta non aveva la minima idea di come si cavalcasse, ma visto che agli ordini non si discute…
Il cavallo dal manto bruno sul quale montava sembrò infastidito da qualcosa. Continuava a sbuffare dalle narici, e scuotere il muso di tanto in tanto. Morgana si voltò, incrociando con lo sguardo la nuvoletta di fumo che proveniva dal jumper. Non riusciva a distinguere esattamente da chi provenisse e nel frattempo il cavallo accelerò per i fatti suoi. Quel passo di trotto contribuì a renderla decisamente più rigida.

LonelyWolf: -Dovresti rilassare i muscoli- osservò lievemente divertito dalla postura rigida della ragazza.

Morgana lo guardò qualche secondo, con la bocca lievemente socchiusa. Stava notando la differenza con il suo modo di cavalcare, una differenza decisamente evidente. Provò ad assumere la stessa posizione del giovane, rilassando le spalle e i muscoli delle braccia.

LonelyWolf: -Ecco, così. Lasciati cullare dal movimento. Accompagnalo, non frenarlo-

La teoria divenne quasi subito pratica. Tutto acquistò un altro sapore. Per quanto fosse scomoda la sella, anche il cavallo sembrò più a suo agio. Probabilmente la sua postura rigida lo costringeva a svolgere un doppio lavoro. Invece ora procedeva a passo tranquillo, lontano dal puzzo di sigaretta e agevolato dal più comodo peso sulla schiena. Morgana borbottò un "Grazie" al fianco di Wolf, accennando un minuscolo sorriso. Un movimento raro per i suoi muscoli facciali, che non sfuggì e quasi disarcionò Nathan per la sorpresa, mentre osservava la scena lì vicino.
Avevano fatto bene a partire presto. Il viaggio si prospettava lungo e il sole aveva già cominciato a battere sui loro turbanti. La pelli avevano ripreso a sudare e la sabbia così come la sabbia riprese a scottare. Ognuno di loro cercava di resistere fino all’ultimo prima di attingere alle riserve d’acqua fornite dalla propria sacca a tracolla, ma tutti, dal primo all’ultimo, dovettero ben presto cedere alla sete. Fecero in tempo a fare due cambi della monta, prima che Holden, ora appiedato, rompesse quell’affannato silenzio.

Holden: -Mi è sembrato di sentirlo vibrare- osservò riferendosi al bastone a V che teneva in mano.
Night: -Sei sicuro? Non è che il caldo ti sta tirando qualche brutto scherzo? Dopotutto l’età…-
Holden: -Ti dico che…-

Ma le parole del ragazzo vennero interrotte da un verso acuto, come se un lupo stesse ululando ad un invisibile luna, solo a qualche ottava più alta del solito. Era nientemeno che Otta, gli occhi brillanti e il sorriso allargato in un’espressione trasognante.

Otta: -Cosa vedono le mie pupille!-

Indicò un punto inizialmente indistinto all’orizzonte. Poi la forma di alcune palme divenne sempre più nitida e ben delineata. Nel mezzo del mare di sabbia, a non molti metri da loro, spuntava un agglomerato di cespugli verdognoli e palme rigogliose. Erano arrivati ad una delle oasi. Un’ondata di ottimismo risollevò gli animi. Il passo di ciascuno, chi a piedi chi a cavallo, si fece impaziente e frettoloso. Il rombo di un motore che accelerava ed ecco Aeli schizzare verso il richiamo di acqua e ombra, mentre Oushi le imprecava addosso per averle fatto cadere l’ennesima sigaretta. I cavalli erano troppo presi dalla sete per badare al jumper che gli sfrecciava accanto. Il sole era ormai alto nel cielo e le palme non offrivano grosse zone d’ombra. Ma la pozza d’acqua che costeggiavano era decisamente grossa.

Otta: -Sono una rabdomante professionista! Ohohoho!- La preside era decisamente soddisfatta del loro cammino, lo si capiva dalla risata sguaiata mentre si rinfrescava ai bordi della piscina naturale.

Anche i cavalli avevano bisogno di bere e rinfrescarsi, così si decise di fare turni di guardia per assicurarsi che nessuno cominciasse a vagare al di fuori dell’oasi per i fatti suoi.

Otta: -Di là i bagni per i maschietti, di qua quelli per le donne. Niente guardoni o qualcuno assaggerà il mio bastone…e dalla parte in cui si biforca-

Nella zona adibita a bagno delle pulzelle, che era decisamente più grande e comoda di quella degli ometti per via di ben ovvie necessità (?), Morgana si ritrovò assieme a Oushi, dall’aria decisamente debilitata.

Oushi: -Se non muoio oggi, vuol dire che sono immortale. E’ diventato un problema anche pisciare- borbottava la ragazza, che pur malaticcia che fosse, combatteva il suo malessere con le unghie e con i denti.

Morgana, dopo essersi depurata per essere pulita dentro e bella fuori, si levò la camicetta e prese a sistemarsi il reggiseno, nel mentre Oushi si levava la maglietta, lasciandosi a seno all’aria qualche secondo per far respirare la pelle.

Oushi: -Faresti meglio a toglierlo. Ti risparmierai un sacco di fastidi in seguito-
Morgana: -…Mh-

La pelle sotto al tessuto in effetti cominciava a risentire del calore e i ferretti avevano cominciato a lasciare il segno.

Morgana: -Scusa, potresti…- le chiese, indicando l’attaccatura dei lembi.
Oushi: -Sicuro- le rispose la ragazza, dopo essersi accesa un’altra sigaretta.

Fu in quel momento, mentre Oushi faceva saltare le giunture dell’intimo di Morgana che Night, troppo preso a rinfrescarsi per sentire com’erano state suddivise le zone dei bagni, spuntò fuori dalle grandi foglie di una siepe lì vicino. Guardò le ragazze qualche secondo, mentre scendeva uno strano silenzio imbarazzato. Il ragazzo mantenne la calma, esattamente come se non fosse successo nulla

Oushi: -Ma che caz...-
Night: -Credo di avere sbagliat…-
Oushi: -Passami quel bastone- ringhiò a Morgana mentre si ricopriva il petto.
Night: -Ehi ehi calma-
Otta: -Che succede ragazze?- gli occhi della preside si fermarono prima su Morgana che si ricomponeva in fretta e furia, stranamente rossa in viso, su Oushi, la cui somiglianza con un RubRumDragon era pressappoco spaventosa e Night…
Otta: -E tu che diamine ci fai qui?- gli occhi sgranati
Night: -Sononellammerda- osservò tranquillamente.

La preside prese a picchiettare il bastone rabdomantico sulla mano, avvicinandosi al ragazzo con un sorriso sinistro.

Otta: -Bene Night, ogni promessa è debito- ghignò, prima di essere distratta dalla voce di Macha che chiamava il suo nome. Night approfittò della distrazione generale per svignarsela da quella scomoda situazione.
Macha: -Preside Otta sarà meglio muoversi. Sembra che ci sia una tempesta di sabbia in avvicinamento, diretta verso l’oasi-
Scheda Morgana

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Lord Remiem
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Re: Accademia 4 [cadetti]

Messaggio da Lord Remiem »

Eccolì là. Finalmente un luogo dove espletare al naturale e fisiologico bisogno dell'essere umano. In altre parole, oasi.
Da quando era arrivato in quello stupido deserto Remiem non si era dato pace. Non riusciva a togliersi dalla testa che era colpa sua. Non gli interessava più di tanto che Oushi stesse malissimo, che Teo era messo così cosà e che la gente si era data da fare per cercare delle cavalcature. Lui era arrabbiato, ecco tutto.
Fino a quando un certo Lonely wolf lo avvicinò e lo sfidò a una battaglia a bastonate.
Regnava il caos nella mente di Remiem...colpiva a caso, con rabbia e furia. Tranne per...gli capitò di guardare quel cadetto negli occhi. Non era arrabbiato con Remiem, non aveva la minima traccia di biasimo nè odio.
Lì il mago capì. Lo aveva già capito. Ma ora ne era convinto. La gente non lo odiava. Otta era preoccupata per lui, voleva insegnargli l'autocontrollo in un modo sicuramente efficace.
I suoi amici non l'avevano abbandonato. Erano lì con lui, e ancora non lo avevano linciato.
Nonostante tutto gli volevano ancora bene.

Remiem: Grazie...
Sarachan: SVEGLIAAAAA! Dormi?

Remiem si diede uno scossone e le immagini nella sua mente svanirono come nebbia. Si ritrovò su un cavallo, fermo davanti a un'oasi, con Oushi e Morgana imbarazzatei per aver avvistato una parte di Night (che si era trovato nel luogo sbagliato al momento sbagliato, evidentemente) molto personale, e Otta che voleva castrare il medesimo Night.

Remiem: Scusa, ero pensieroso...
Sara: Basta pensare! Suvvia!
R: Lo so...
S: Shuuuu >.<

Remiem posò lo sguardo sul suo cavallo. Un esemplare giovane, dal pelo grigio e lucido. Ora rammentava.
Lo aveva scelto perchè in quel momento gli rassomigliava. Taciturno, un po' distaccato, grigio di pelle e di umore.

R: Hai ragione, ecchediamine.
S: Oh, alleluia :asd: Allora? Scendi?

I due cadetti scesero dalle cavalcature, che intanto stavano soddisfando la loro sete, e si recarono vicino al laghetto, per poi sedersi con i piedi a mollo. Fino all'arrivo di qualcuno.

Otta: Alura? Che fate qui assieme? Maschi di qua, fimmene di là! Su, scattare!
Remiem: U.U" un momento di privacy...
O: Qui non esiste privacy! Schnell! Schnell! Scattare!
Sara: ç___ç
O: Eddai, scherzavo XD Dicevo, abbiamo diviso il lago in due per permettere che i qui presenti si diano una lavata. Vi consiglio di farlo, puzzate di sudore. Sara, il bagno femminile è di qua =3

Indi Sara salutò Remiem con la manina e si recò, accompaganta dalla preside, verso una zona di lago ben precisa. Remiem, con un sospiro, decise quindi di lasciare a terra il suo bastone, accanto al cavallo, e tuffarsi nelle chiare, fresche e dolci acque dell'oasi. E lì vide il Gaio allenarsi per i mondiali di nuoto.

Night: Quale onore, Terminator in persona XD
Remiem: U.U"
N: Eddai XD
Holden: Suvvia, Remiem, non ce l'abbiamo con te. Vorremmo solo che tu imparassi a controllarti.

Holden stava in piedi, appoggiato a una palma.

Remiem: Avete ragione, cacchio...perdonate il mio carattere...
Night: Senti, bello mio, non hai fatto una cosa buona, vero, ma la pena di morte non è ancora in vigore. Siamo ancora amici e colleghi, no?
R: Eh già...

Remiem si distese a "morto" sul pelo dell'acqua. Gli altri cadetti stavano decidendo se tuffarsi o meno, qualcuno aveva già ceduto alla tentazione.

Remiem: Alle volte mi ucciderei da solo...grazie della vostra comprensione.
Holden: Piantala lì, ok? Questo posto, a parte il caldo, non è poi così male. E poi potrebbe essere un bel banco di prova per imparare a non usare certe capacità U.U

Ridacchiando e ringraziando il cielo per il fatto di avere amici così, Remiem uscì e si sedette sulla sabbia a pancia in su, per asciugarsi, rilassarsi e prendere un po' di sole. Gli piaceva, nonostante la sua pelle dalla melanina mutante gli impedisse di abbronzarsi come tutti i cristiani di questo mondo.
Ormai assopito, si rialzò di scatto udendo un urlo proveniente da Sara...

Sara: ARGH! IL SOLLETICO NOOOOOOOOO... :smt100

Con una risatina, il mago si riassopì.
Bloccato

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