Avventure Accademia+Garden

Moderatori: Ruben -.-, Pip :>

Lonelywolf
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lonelywolf »

Poche ore erano passate dall'inconsueta riunione di famiglia. La sera si apprestava a calare, ed il sole riverberava sul vasto manto di neve che li circondava. La chiacchierata che si era tenuta era stata cordiale. I due partecipanti si sforzavano di assumere un atteggiamento più intimo ed aperto, ma le loro parole erano circondate da un surreale alone, una barriera. Imbarazzo, di certo. Tanti anni passati da sconosciuti non si potevano cancellare con un colpo di spugna. Nathan osservava Xavia e Lon, o Lys, come lo chiamava la strega, per osservare i loro comportamenti. Il suo ordine era ben preciso: fornire al Garden le coordinate di Lon. Quando aveva ricevuto l'ordine da Ruben, non sapeva come comportarsi. Certo non avrebbe mai tradito un compagno, men che meno un amico, tuttavia questo era una caso straordinario. Lon avrebbe dovuto pensarci ancora prima di andarsene. Non conosceva quella donna, forse avrebbe potuto traviarlo, o usarlo. C'era poco da fidarsi di una strega, ed era compito di Nathan, in quanto amico, provare a far ripensare il cadetto. Non impiegò molto a convincersi della bontà del piano di Ruben.
Ed ora studiava la mimica dei due interlocutori. La distanza di sicurezza impediva di sentire le loro parole, per cui era difficile interpretare la situazione. Secondo il piano di Ruben, se Lon non fosse tornato al Garden per consegnare Xavia dopo un certo lasso di tempo avrebbero organizzato una squadra per intercettarli. In quel caso, lo scontro sarebbe stato molto probabile. Se avesse indotto l'amico a presentarsi di sua spontanea volontà, ci sarebbero state possibilità di non concludere la vicenda nel sangue. Questa sarebbe stata la cosa più saggia da fare, o almeno così si convinse. Estrasse un foglio di carta, e scrisse di getto un messaggio, cercando di essere breve e di non dare informazioni sulla sua identità.
Sappiamo dove siete. Consegna Xavia ed evita scontri inutili.
Tanto sarebbe bastato a spingerli fino al Garden. Avvolse il foglio attorno ad una pietra e quindi ricoprì il tutto con un lembo della sua divisa, per evitare che la nave bagnasse la carta. Gettò il messaggio verso l'amico e si nascose.

-----------------

"Le hai viste?"
Lon fu richiamato all'attenzione dalle parole della madre. Una scia di orme diversa dalla sua solcava la neve.
"Mi hanno davvero seguito sin dall'inizio..."
Dopo aver letto il messaggio, Lon aveva deciso fin da subito di presentarsi davanti alla preside o al vicepreside. Avrebbe spiegato la sua decisione, avrebbe annunciato il suo ritiro. Non aveva fatto altro che pensare alle parole da pronunciare, camminando silenziosamente nella direzione opposta a quella di partenza. La sagoma del Garden si stagliava all'orizzonte. Gli ultimi raggi di sole disegnavano una sagoma nei pressi dell'imponente struttura. Era Ruben, senza dubbio. Lo stava attendendo, doveva aver ordito lui il suo monitoraggio.
"L'hai convinta a venire da noi con le buone? E' stata la scelta migliore"
Lon inarcò il sopracciglio. Consegnare Xavia? No. Aveva ottenuto di farle dimenticare la sua vendetta, ma non sarebbe giunto a chiederle un simile sacrificio.
"Sono venuto a congedarmi"
"No!" - Nathan si mostrò agli astanti - "Qualunque cosa abbia detto, non crederle! Vuoi davvero inseguire un dubbio e perdere una certezza?"
"Ascolta le sue parole, Lon. Sono le parole di un amico. Non faremo alcun male a Xavia. Verrà imprigionata in via cautelativa, secondo le direttive dell'Ordine" agginse il vicepreside.
Come no, imprigionata. Del resto, anche la sola prigione sarebbe stata insopportabile. Guardò Xavia. Era impassibile, stava rispettando il patto. A quanto pare riponeva la sua completa fiducia nel figlio.
"Ho fatto la mia scelta. E per quanto tu ti diverta a tirare i fili dei tuoi sottoposti, io non la cambierò. Il mio filo è strappato, non sono un burattino. E per quanto tu ti illuda di essere un burattinaio, ti dimostri uno schiavo dell'Ordine. Tu non puoi dire di tenere ai tuoi Seed e cadetti prima di tutto"
Ruben cambiò posa, e invitò vicino a sè Nathan.
"Se è così, credo che dovrò prenderla con la forza"
"Non colpiremo Lon, vero?"
"Cercheremo di lasciarlo incolume"
Ruben iniziò l'assalto. Cercò fin da subito di colpire Xavia: Lon doveva averla convinta a non attaccarli, vista la sua vistosa inoperosità. Voleva farle fare la prima mossa, per incrinare le certezze del cadetto. Nathan fece altrettanto.
Lon non si fece attendere ed erse una barriera. Non voleva arrivare allo scontro.
"Non voglio combattere! Voglio solo vivere in pace, e anche Xavia non vuole altro, non lo capite? Potremmo addirittura finire insieme l'Organizzazione!"
Gli ordini erano precisi, e Xavia andava catturata, in un momento o nell'altro. Ruben non smise di attaccare la barriera, suscitando ancora più indignazione in Lon. E l'indignazione accrebbe quando anche le fiamme di Nathan giunsero a indebolirla.
"Se la barriera non dovesse reggere, attaccali, mamma"
Xavia sospirò.
"Te lo perdoneresti? Se queste persone morissero, te lo perdoneresti? No"
"Forse potrei farlo"
"Penso che sia inutile illudersi oltre. Credo che non potremo mai avere la vita che desideriamo" sorrise amaramente la strega.
"Noi possiamo averla. Possiamo fuggire da qui se usi i tuoi poteri!"
"E se anche fuggissimo? I Seed, i maledetti Seed continuerebbero a cercarci. Sai, non ho mai pensato che potessimo davvero costruirci una vita simile. Volevo conoscerti, conoscere mio figlio, anche se per poco. Sapevo che la mia vita sarebbe giunta al termine, ma speravo che il tempo a noi concesso non fosse tanto limitato..."
"Noi possiamo avere quella vita!" Lon si sforzò di convincerla, ma la logica del discorso precedente era stringente
"Da troppi anni ormai il mio essere coincide con la mia vendetta. Ora che ti ho incontrato, io non esisto solo per vendicarmi, ma anche in quanto madre. Quale lato del mio essere dovrei seguire? Se mi vendicassi, perderei probabilmente te. Per avere una speranza di vivere con mio figlio, dovrei consegnarmi ai Seed. L'unica soluzione è non essere più. Inoltre, se morissi ora potrei esaudire almeno uno dei miei desideri..."
"A cosa ti riferisci, mamma?"
"Addio, mio piccolo Lys. Il tempo a noi concesso su questo mondo è stato tanto, troppo breve, ma una parte di me vivrà con te per sempre"
Lon afferrò il braccio di Xavia per fermarla, ma la strega fu lesta a dissipare la barriera.
"Ruben, vicepreside del Garden di Rinoa, vero? Ho sentito parlare di tua moglie, e del vostro piccolo. Possa la tua famiglia perire nella peggiore delle miserie"
Ruben non attese oltre, e con disgusto diresse un colpo diretto al petto della strega. Ella ricambiò con uno sguardo colmo d'astio, ed il suo corpo fece per accasciarsi. Ruben ritrasse la lama. In quegli attimi convulsi, tutto ciò che Lon potè fare fu disperarsi. Lanciò un urlo stridulo, disumano.
"Cosa? E' ancora viva?" si rimise sull'attenti Nathan, mentre la strega sembrava riprendere i sensi.
Anche Ruben scattò, ma poi capì. Dopo essersi rialzata, Xavia si diresse verso il figlio. Le pupille della strega erano bianche, le sue movenze pesanti. Abbracciò Lon, e con lui cadde nella neve. Nel medesimo istante, qualcosa di nuovo invase il cadetto. Una coscienza, o un potere, non seppe dirlo con certezza. Perse i sensi, e si smarrì in un sogno nero e macabro, ricolmo di terrore.
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Drizzt Do Urden
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Ombre natalizie.

Messaggio da Drizzt Do Urden »

Il nuovo arrivato era un tipo quantomeno inquietante. E, ovviamente, toccava a Drizzt occuparsene.
Dopo averlo seguito fino all'ufficio di Otta (e anche dentro, a dire la verità) su richiesta via codec della stessa preside, il drow finse di incrociarlo casualmente nei corridoi.

Drizzt : Tu devi essere il nuovo arrivato. SeeD Commander Drizzt Do' Urden, piacere.
Ren : Il piacere è tutto mio.

Sarcasmo. Sfacciato sarcasmo.

Drizzt : Non ho afferrato il nome.
Ren : Non l'ho detto. Se ci tieni, comunque, mi chiamo Ren.
Drizzt : Bene Ren. Ti mostro dov'è la tua stanza.

I due si incamminarono, e una volta giunti a destinazione il drow piantò il suo sguardo negli occhi del nuovo compagno.

Drizzt : L'Ordine ti tiene sott'occhio, vero?

Drizzt, con quella domanda, aveva chiaramente fatto capire a Ren che lo stava sorvegliando da quando aveva messo piede nella struttura, e che avrebbe continuato a farlo. L'altro non dette cenno di stupore.
Il drow allungò la mano verso la parte posteriore del collo di Ren, che però lo bloccò e gli voltò le spalle, passandosi poi la mano libera sul collo, per poi fermarla in corrispondenza di una delle vertebre centrali.

Ren : Soddisfatto?

********

Drizzt era pronto ad intervenire al minimo cenno di pericolo concreto. Aveva sintonizzato il codec con le telecamere di sicurezza per posorvegliare Ren, ma in quel momento egli era l'ultimo dei suoi problemi.
Poi, repentinamente come era cominciato, e nella stessa atmosfera surreale, tutto finì.
O almeno, parve finire.

Ruben : Portiamolo in infermeria.

Drizzt aiutò Nathan, il vicepreside e Cek a sollevare il corpo dell'amico. Al contatto, avvertì una forte energia, oscura, provenire dal suo corpo.
Lo adagiarono su un lettino, mentre Paine prendeva in mano la situazione. La dottoressa non degnò di uno sguardo Cek, che si dileguò silenziosamente.
Ruben scambiò qualche parola con Nathan, mentre Drizzt si congedava.
Prima di uscire dalla stanza, però, il drow si soffermò ad osservare il volto di Lonelywolf, illuminato a intermittenza dalla luci che addobbavano l'infermeria.

Il Natale non era mai stato così tetro al Garden di Rinoa.
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Drizzt&Pip / Vincitore della 5° Sagra di Lindblum!

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Alexandra Schwarzlight ha scritto:tu sei un caso a parte, sei la trollface scesa in terra.
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Kary
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Kary »

Natale. Un giorno come altri, per dei militari come noi, giorno di lavoro, giorno di paga. Probabilmente l’unica cosa positiva che l’evento festivo porterà con sé sarà una busta con uno zero in più su un foglio autografato. Non mi toccano le decorazioni e le lucine che alcuni miei colleghi hanno piazzato per i corridoi del Garden senza un minimo rigore estetico, o i sorrisi forzati, gli auguri e altre convenzioni di questo tipo. Un tempo avrei potuto partecipare alla recita, fingermi un membro della grande famiglia, infiocchettare scatole di cartone, ma adesso, se anche avessi la voglia di sforzarmi, non provo niente di niente. Le persone che mi circondano non sono altro che compagni d’armi, persone con cui farsi proteggere le spalle o lanciare un’energira, non ho mai cercato la loro amicizia e non andrò mai oltre la cortesia tra colleghi. Non ho bisogno di compagnia, calore,conforto, ho i miei Eidolon e tanto basta.
È meno facile ferirsi se si sanno riconoscere determinate barriere e ci si impegna per non oltrepassarle: mai una domanda personale, o un celato interessamento, mai mostrarsi compassionevoli o affabili, mai farsi prendere dagli eventi. Negarsi il piacere per negare il dolore: qualcuno potrà giudicarla una scelta sciocca e infantile, per quanto mi riguarda finora ha funzionato.

Nevica. Odio la neve. Finchè resta sulla superficie bidimensionale di una cartolina può apparire una gradevole visione di candore e purezza, ma quando questa piove in faccia interrottamente, annebbia la vista, infradicia gli indumenti e intirizzisce gli arti per ore, beh, fa tutta un’altra impressione. Non invidio i miei compagni che sono partiti alla ricerca di Lonelywolf e della strega, eccetto Nathan, ovviamente. Ho preferito restarmene al sicuro e al calduccio della nostra fortezza. Ma chi me lo faceva fare? Siamo in tanti per un lavoro del genere, che me ne viene dal buttarmi a capofitto nelle situazioni, non sarà certo questo a farmi promuovere. Lon non vuole ascoltarmi e in fondo chi sono io per dirgli quel che deve fare; quanto a Xavia non ho avuto ancora occasione di incontrarla e neanche ci tengo a rimediare. Mi limito a osservare quel che accade intorno a me con una tazza di tè a riscaldarmi le mani,aspettando l’inevitabile.
Passa un tizio particolarmente tamarro scortato da Drizz. Dev’essere uno nuovo, uno ancora entusiasta del mestiere e con tanta voglia di mettersi in mostra. La smorfia che fa mentre parla non mi piace per niente. Lo terrò quanto più possibile a distanza, come ho già fatto con il principe di Belkadan e altre facce poco simpatiche, non ho voglia di fare nuove conoscenze, figurarsi di litigare. Però sembra uno forte, un dragone vista la lancia, può sempre mostrarsi utile in battaglia; come al solito, chi vivrà vedrà.

***
Sono tornati. Il vicepreside e Nathan , li ho visti passare diretti all’infermeria. Portano un fagotto umano ricoperto di sangue, ha la divisa quindi dovrebbe trattarsi di Lon. È morto? Non mi pare dalle loro espressioni, sono tetre ma non funeree. Forse dopo passo a fare una visita, per farmi un’idea dei quadro generale.
Hanno comunicato che la strega, invece, è stata uccisa. La notizia, ancora una volta, non mi dà alcuna emozione particolare. Un’estranea, come tante altre che ostacolano il cammino del nostro ordine, che quindi deve essere eliminata. Vietato cercare di capire il suo punto di vista, si finisce per impietosirsi e perdere il coraggio di eseguire l’ordine fatale. Scoprire che Xavia fosse la madre di Lon non ha modificato il giudizio che con il tempo mi sono fatta di lei, e sono sicura che c’è almeno un’altra persona qua dentro che la pensa esattamente come me. Beh, un nemico, anzi, un assassino psicopatico in meno.
Massì dai, li seguo in infermeria, tanto non ho niente di meglio da fare. Aspetto da bravo cadetto che Ruben finisca di dettare ordini fuori dalla porta.


Ruben: so che avete tutti voglia di aspettare che Babbo Natale scenda dal camino e consegni doni a tutti, in un momento simile, ma non possiamo rilassarci. Finora abbiamo fatto il gioco dell’Organizzazione, ma da adesso in poi potrebbero decidere di riprendere l’attacco da un momento all’altro. Drizz, voglio intensificata la sorveglianza e i congegni di sicurezza, magari qualcosa che eviti il ricorso a portali oscuri, troppe fughe nell’ultimo periodo. Chiama il commander Lavitz se hai bisogno di una mano.
Drizz: non so se prenderà bene la notizia dell’eliminazione di Xavia, ci teneva particolarmente ad occuparsene di persona.
Ruben: te l’ha detto lui?
Drizz: un’intuizione, piuttosto, ma facilmente verificabile.
Ruben: beh, le vendette personali non rientrano nella politica di questo Garden, se ne dovrà fare una ragione. Comunque, fagli le condoglianze da parte mia. Voialtri, se avete bisogno mi trovate in ufficio.

Lo osservo uscire dalla stanza e prendere differenti direzioni. Nathan deve essere rimasto dentro, probabilmente per assicurarsi delle condizioni dell’amico. Pazienza, entro. Lo trovo in compagnia della dottoressa Paine, che guarda dei dati dei macchinari con l’aria di essere incazzata nera. Si stanno scambiando delle informazioni sullo stato di salute di Lonelywolf, disteso incosciente in uno dei lettini. Appena varco la soglia si girano verso di me, probabilmente hanno intuito lo spostamento d’aria.

Kary: Disturbo?
Paine: l’ora delle visite è passata da un pezzo, ma ormai si è instaurata la tradizione di scambiare la sala ospedaliera per una hall di albergo, tanto vale che resti.

Nathan mi guarda come a far cenno a lasciar correre, colgo al volo il suggerimento. Noto ancora pena nei suoi occhi, pensa che mi metterò a piangere per il presunto fidanzato? Quel ragazzo ha l’abitudine di scorgere sui miei occhi lacrime anche quando non ce ne sono. Beh, non intendo certo soddisfare la sua curiosità.

Nathan: Hai saputo quel che è successo e sei venuta a verificare?
Kary: Passavo di qua e vi ho visti arrivare, così ho chiesto in giro. Mi sono fatta un quadro generale.
Nathan: Non ti preoccupare, Lon è solo incosciente, non ha alcun tipo di ferita.

Te l’ho forse chiesto?

Paine: sto controllando il suo encefalogramma, al momento non rilevo alterazioni, anche le altre analisi non mostrano ematomi. È semplicemente svenuto, si riprenderà. Però…
Nathan: Però?
Paine: non so, la sua aura è improvvisamente aumentata, ed è molto sospetta.
Kary: questo però non è un dato medico.
Paine: No, non lo è.
Nathan: comunque sia, sta bene, è quello che conta. Io vado a rinfrescarmi, ci vediamo dopo.

Ammicca e se ne va. Perché, poi? Diamine, devo smetterla di fare battute di spirito, c’è il rischio che inizi a trovarmi simpatica.

Paine: Ovviamente io resto per terminare gli accertamenti.
Kary: non importa, mi fermo solo un attimo

Siediamoci, va. La vita del malato non ti fa certo bello, poi sporco di sangue in questo modo. Non che fossi molto carino prima. Perché mi interesso a te, poi? Non sei migliore o peggiore di altri. Invece sono qui, tendo una mano verso di te. Vorrei odiarti e non ci riesco. Perché non riesco a comportarmi con te come mi sono abituata a fare con il resto del mondo?
Una mano mi afferra il polso prima che riesca a sfiorare il viso tumefatto. È la tua. I tuoi occhi vacui incontrano per un attimo i miei.


Kary: Idiota! Mi hai fatto preoccupare…
Ultima modifica di Kary il 25 dic 2010, 22:51, modificato 2 volte in totale.
Leonheart88
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Leonheart88 »

Il Vicepreside Ruben era appena uscito dall'infermeria, li su un lettino giaceva inerte il cadetto Lonelywolf o la strega Lonelywolf o il mago stregonesco Lonelywolf o dir si voglia.
Trasmissione dei poteri da strega tra consanguinei e per di più da donna a uomo, probabilmente era la prima volta nella storia che ciò accadeva.
Il risultato di tale esperimento si sarebbe rivelato di li a poco, al momento del risveglio di Lon.

Era sceso dalla Sala Comandi per vedere la situazione in Garden dopo lo scontro col la strega, quando vide passare al suo fianco Ruben.

Leonheart88:"Hai fatto bene"
Ruben:"Come scusa?"
Leonheart88:"Ad uccidere Xavia. è stata la soluzione più logica e sicura.."
Ruben:"Anche se si trattava della madre di un nostro compagno, ed un pericolo ormai estinto?"

Si notava che Ruben non era affatto sicuro della sua scelta, o per meglio dire lo avrebbe rifatto ancora ma dentro di lui qualcosa cozzava violentemente con le sue scelte.

Leonheart88:" Xavia era la madre di Lon, ma anche tutti i 200 Seed di Dollet avevano madri, padri, fratelli, sorelle e figli, erano nostri compagni anche loro ed andavano vendicati"
Ruben:"Ma se voleva vivere solo in pace con il figlio?"
Leonheart88:"Le azioni passate non vanno dimenticate, Xavia era un nemico punto, l'unica cosa che possiamo concederle date le motivazioni è aver cura di suo figlio nient'altro."
Ruben:"Non lo avrei fatto se non lo avessi ritenuto giusto, però non si può dire che ne vada fiero"
Leonheart88:"Se avessi potuto per ridurre al minimo i rischi le avrei sparato un colpo in fronte da lontano, per evitare che qualcuno venisse ferito, non l'ho fatto semplicemente perchè trattandosi di una strega ciò probabilmente non sarebbe stato efficacie, ricordiamoci che l'unico motivo per cui è morta è perchè l'ha voluto lei"
Ruben:"Poi dovro parlare con Lon appena si sveglia, va immediatamente verificato se oltre ai poteri Xavia gli ha passato anche la sua mania omicida, se si tratta di poteri malvagi."
Leonheart88:"E nel caso dovrai agire"
Ruben:"Suppongo di si"
Leonheart88:"Se capitasse a me ammazzami senza pensarci due volte, francamente meglio così che crepare dopo aver ucciso un pò di voi."
Ruben:"Spero non capiti mia l'occasione"
Leonheart88:"Un altra cosa.."
Ruben:"Dimmi"
Leonheart88:"Buon Natale"
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Ruben -.-
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Ruben -.- »

1-1 Palla a centro.

Per un Commander che criticava apertamente le sue scelte, un SeeD pilota che invece lo appoggiava. Il morale certo non si poteva dire alto ma almeno un po più sollevato. Ruben aveva ucciso solo per legittima difesa fino ad allora e mai aveva avuto problemi di coscienza. Uccidere una persona che invece non stava facendo nulla per difendersi..., era la prima volta che gli capitava una cosa del genere.

Aprì il fascicolo con uno sbuffo. Otta aveva preso il suo posto in infermeria accanto al letto di Lon che ancora non dava segni di risveglio. A lui era rimasto l'onere di scrivere il rapporto per l'Ordine.
...
A seguito dell'accertata indisponibilità della strega Xavia all'arresto è avvenuto uno scontro al quale hanno partecipato SeeD e Cadetti. Il suddetto scontro si è concluso con la morte della strega provocata dal sottoscritto. Il decesso è stato accertato dalla dott.ssa Paine e al cadavere della strega è stata data degna sepoltura nella zona nord del villaggio degli Shumi.
Un attimo di pausa. Nessun accenno al tentativo di Lon di difendere la madre. Nessun accenno al trasferimento di poteri da Xavia a Lon. Nessun accenno allo svenimento ne a malessere alcuno.
Un'altra prima volta; la prima volta che Ruben ometteva consapevolmente particolari importati da un rapporto ufficiale. Questa violazione però non gli costava nessun rimorso di coscienza. A Lon aveva già ucciso la madre...non voleva rischiare di rovinargli la vita rivelando all'ordine che aveva ricevuto i poteri della strega, a meno che non si fosse reso necessario. Ovviamente si sarebbe anche adoperato affinché ai testimoni questi particolari non sfuggissero mai di bocca.
Riprese a scrivere...
...
Eliminata la minaccia della strega il Garden muove verso Icicle Inn per qualche giorno di meritato riposo e relax. Comunichiamo con la presente la nostra momentanea indisponibilità a iniziare qualsiasi tipo di missione fino all'anno venturo.

Vicepreside Ruben Shinra.
Kary, puoi editare tranquillamente il post prenotato. Non ci sono stati avvenimenti degni di nota nel in questo ne nel post precedente. Se dovesse risultare necessario postare a seguito di questi due, provvederò a cancellare il tuo post di prenotazione sopra.
Gli altri si sentano liberi di muoversi come gli pare durante questo periodo di pseudo riposo. Potete continuare a sviluppare background e rapporti con gli altri personaggi o di scrivere qualcosa di più leggero nel topic delle vacanze che starà aperto per qualche giorno.
Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi,
è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza.
-
Romano Battaglia
.Zero.
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da .Zero. »

- Soddisfatto? Sai elfo, non credevo che avrei trovato qui uno della tua razza, in fondo siete considerati come noi tiefling ...pericolosi ed infidi. -

Il suo sorriso beffardo, che cercava senza volutamente riuscirci di dargli una parvenza di innocenza, gli si dipinse sul volto, speranzoso di suscitare qualche reazione per nulla positiva nel suo interlocutore, prima di riprendere

- Se proprio ci tieni a scoprirlo, sì mi tengono d'occhio, potrei anche avere qualche rilevatore che la vita non mi cambierebbe: l'Ordine ha dato carta bianca a questo posto sulla mia gestione, anche in caso di ribellione; di sicuro ci sarà in quel mucchio di scartoffie pure quello per la mia immediata esecuzione semmai dovessi sgarrare. -

Ma la cosa non parve turbare troppo Ren, in fondo era abituato all'idea di morire sin da bambino, e di morire giustiziato da quando si era unito alla gilda.

- Se proprio ci tieni comunque, non posso garantire anche se non credo tradirò l'accordo che mi hanno fatto, in fondo sono qui per fare esattamente quello che so fare meglio: uccidere a pagamento. -

Conosceva la storia dei Garden, o almeno conosceva quella in merito al loro essere unità mercenarie di elite; che poi col tempo avessero assunto una funzione più di pacificatori che di guerrieri duri e puri poco gli importava, sempre di soldati si trattava, soldati pagati per uccidere.
Entrò nella stanza senza aggiungere altro, lasciando tornare il drow alle sue faccende. In stanza gli era già stata recapitata la sua vecchia falce, la sua cara vecchia compagna di scorribande: toccarla di nuovo fu inebriante per il tiefling, soprattutto constatando che era ancora in buono stato, nonostante tutti quegli anni di inattività.

- Ci sarà da divertirsi ...-

Si toccò la schiena nella parte della scapola destra: tra tutte le cicatrici in quella zona che aveva accumulato negli anni di prigionia, quella era la più fastidiosa, non solo dal punto di vista fisico.
Si ricordò che era ancora a petto nudo, e benché fosse sempre andato in giro conciato in quel modo, una delle poche cose che gli avevano fatto presente le guardie era che doveva categoricamente indossare le uniformi del Garden.
Sospirando ne prese una, infilandosela mentre cercava di aggiornarsi sulla situazione in cui si trovavano, tutto descritto in un pratico foglio che gli era stato lasciato vista la scarsa vena esplicativa dei suoi aguzzini: per le cose importanti sembravano dei maestri nel perdere la lingua.
Ultima modifica di .Zero. il 12 gen 2011, 03:27, modificato 2 volte in totale.
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Pip :> »

Lavitz: Ci stiamo muovendo?
Leon: Direzione Icicle Inn; sembra che trascorreremo qualche giorno di relax nell'allegro resort dell'area congelata del Continente Settentrionale. Contento?
Lavitz: Sì, sì..

Il pilota si voltò, guardandolo con fare interrogativo.

Leon: Forse non ci siamo ancora presentati.
Lavitz: Può darsi. Piacere, Leon.
Leon: Piacere. C'è qualcosa che ti turba?
Lavitz: Forse ho bisogno di un pò di riposo..
Leon: Rimasto sconvolto dagli ultimi avvenimenti?
Lavitz: Amareggiato forse è la parola adatta. Ti saluto, buon lavoro.

Stretta di mano.

Leon: Un consiglio: cerca di rilassarti in questi giorni. :wink:

Il Commander chiuse la porta dietro di sè. Aveva raggiunto la Sala Comandi dopo aver sentito il Garden iniziare le manovre di partenza, voleva sapere quale sarebbe stata la loro prossima destinazione; in verità, aveva semplicemente voluto staccarsi dalle registrazioni del Centro di Sicurezza, dopo aver rivisto innumerevoli volte l'uccisione della Strega.

La Strega.

Xavia era morta, era solo un ricordo lontano. Nel momento in cui vide la spada di Ruben penetrare, così facilmente, il petto della Strega portandole via la vita, sentì di aver perso l'unico obiettivo che gli era rimasto. Ciò che lo muoveva, ciò che non lo aveva ancora reso preda della disperazione, era questa vendetta così grande, che doveva consumare egli stesso; invece, mentre la Strega finalmente moriva, mentre finalmente il dolore pervadeva il suo corpo, lui era chiuso in una stanza davanti ad uno schermo. E mentre la Strega passava i suoi poteri a Lonelywolf, lui era ancora davanti a quello schermo. Lui voleva ucciderla, lui voleva farla soffrire, lui voleva che sentisse sulla sua pelle un minimo del dolore che aveva provato lui vedendo tutti i suoi amici e l'amore della sua vita morti, uccisi senza pietà. E invece la Strega si era redenta, aveva trovato suo figlio, si era dimenticata del dolore provocato.

Era morta con felicità. Serena. Soddisfatta.

Mentre Lavitz era ancora privo di tutto. Non poteva sopportarlo.

Non si poteva tornare indietro, la Strega divenne solo un brutto ricordo. Ma i suoi poteri erano stati passati a Lonelywolf. Quei poteri malvagi, che avevano portato solo macerie e distruzione, avevano un nuovo contenitore, il Figlio della Strega. E se pure lui fosse diventato malvagio come lei? E se avesse tentato di continuare la sua opera?

Ora, quindi, avrebbe dovuto cercare di uccidere Lon?

Scoppiò a piangere, in ginocchio, in un corridoio deserto. Pianse, e urlò.

*******

Lavitz: Drizzt.
Drizzt: Ehi, ciao. Stavi venendo a dare un'occhiata al nuovo arrivato?
Lavitz: Sì. Soggetto problematico?
Drizzt: Abbastanza direi. Ho pensato di appiccicargli una copia del Codice dei Garden dietro alla porta, la troverà non appena uscirà. Sarà meglio che se lo impari a memoria, se vuole continuare a rimanere in questa struttura.
Lavitz: Buona idea. In ogni caso, credo sia bene cercare di coinvolgerlo il più possibile. A volte, basta solo un pò di calore umano per scaldare il cuore freddo, congelato, di solitari vendicatori.

Il ragazzo dai capelli argentati abbassò impercettibilmente lo sguardo, movimento che non sfuggì agli occhi del Drow.

Lavitz: Invitatelo a partecipare alle vostre attività, una volta in montagna.
Drizzt: Perchè non lo fai tu?
Lavitz: Ho altro da fare.
Drizzt: No, non è vero; dopotutto, adesso che la Strega non c'è più, devi trovarti un nuovo passatempo.

Il Commander stava dando le spalle a Drizzt, che non potè vedere la smorfia di rabbia dipinta sul suo volto.

Lavitz: ...non capisco di cosa tu stia parlando.
Drizzt: Sto parlando del fatto che, forse, il Codice dei Garden dovresti leggerlo tu.
Lavitz: Conosco a memoria, dal primo all'ultimo, gli articoli del Codice. Fatti mandare qualche relazione dall'Ordine sulla mia persona, rimarrai stupito.
Drizzt: E allora perchè stai pensando a quello che immagino? Sei come un libro aperto.
Lavitz: Ti saluto, ci vediamo dopo.

Lavitz si allontanò. Drizzt scosse la testa; ma aveva capito che il ragazzo aveva bisogno di qualcuno che lo costringesse ad aprirsi. L'aveva capito anche Lavitz, e aveva paura. Quel Drow si stava avvicinando troppo.

Strega, dove sei?

°°°°°°°°°°°°°°
Benvenuto, Zero. :wink:
Se hai bisogno di qualcosa, sai a chi rivolgerti. Complimenti per l'inizio della tua avventura. Divertiti. :D
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Aura
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Dubbi e scelte

Messaggio da Aura »

Xavia morta. Punto. Fine.
Aura ancora faticava a crederlo. Le dita che tenevano una tazza di buon the avevano lasciato la presa non appena la notizia giunse alle sue orecchie. Era accaduto tutto in un attimo: la strega che sorrideva serena, una spada che trapassava il petto di lei, le mani di Ruben che stringevano quella spada.
- Ruben non l'avrebbe fatto - aveva detto poi, mentre puliva il pavimento - Non avrebbe attaccato senza motivo.
Calien le aveva rivolto uno sguardo seccato, come se il suo ragionamento fosse stato disturbato da una frase senza scopo.
- Resta il fatto che Xavia è morta ed ora il Cadetto Lonelywolf potrebbe aver ereditato la magia della strega.
La giovane ragazza si era poi diretta senza troppi convenevoli in biblioteca, lasciando Aura con un dubbio nella testa. Un dubbio che più tardi venne confermato dallo stesso interessato.

- Come sta Lon? - chiese il vicepreside quando la Seed entrò nella stanza. Alcune scartoffie erano presenti sulla scrivania da lavoro, una penna viaggiava senza sosta su di un foglio bianco che, pian piano, raccoglieva le parole che l'uomo tentava di scrivere indisturbato. Gli occhi erano due fessure piene di significato. Aura non seppe comprenderlo al volo.
- Credo bene, non sono ancora stata in infermeria a trovarlo - rispose lei chiudendosi la porta alle spalle.
Ruben finì di scrivere, poggiò la penna e si alzò dalla sedia.
- La prossima destinazione è Icicle Inn, per un po' di riposo prima di avventurarci in un'altra missione.
- Non sono venuta qui per chiederti questo.
La ragazza riuscì a stento a trattenere il tremolio nella voce, cosa che, purtroppo, il vicepreside non si lasciò sfuggire. Si portò quindi una mano ai capelli, tirandoli indietro con un gesto automatico. Ora i suoi occhi avevano una sfumatura diversa.
- Tu che avresti fatto?
Le mani di Aura si strinsero a pugno involontariamente - Avrei trovato un accordo. Non so quanto Xavia volesse bene a Lon, a suo figlio, dal rischiare così tanto. Non posso saperlo, ma il suo desiderio era di stare con lui.
- E per questo ha distrutto un intero Garden.
Si morse un labbro. Era vero, un'azione del genere non si poteva lasciare impunita. La soluzione, però, non andava ricercata in quel modo, non uccidendola con le proprie mani. Un processo sarebbe stato più giusto, una condanna pronunciata da coloro che guardano ai fatti da un punto di vista esterno e impersonale: questa era la cosa giusta da fare.
- Ma non dovevi ucciderla. Non tu.
Ruben si volse verso la finestra. Un paesaggio di ghiaccio rifletteva bene lo stato d'animo del Garden.
- Xavia non avrebbe mai accettato una cosa simile - proseguì lui - Farsi imprigionare e condannare dopo aver finalmente ritrovato suo figlio. Non lo avrebbe accettato, soprattutto noi, la Seed, che siamo il peggior nemico di una strega. Cosa avrei dovuto fare?
Le dita di Aura ora avevano assunto una colorazione biancastra.
- Uccidere non è il modo migliore d'agire.
- Non avevo molta scelta...
- Non è una buona scusa.
L'uomo picchiò un pugno sulla scrivania, facendo traballare i fogli impilati in modo grezzo e avventato. La penna cadde ed il suono che derivò dal suo tocco sul pavimento rabbuiò ancor di più l'atmosfera. Aura sussultò di fronte a quel gesto improvviso, ma d'altra parte se lo aspettava: Ruben aveva tutte le ragioni di arrabbiarsi, ma quel piccolo momento di rabbia inabissò subito sotto uno strato di silenzio, per poi sfociare in un tono più controllato e dispiaciuto.
- Questo è il nostro compito, Aura. Xavia era una minaccia, andava debellata in un modo o nell'altro. Non volevo arrivare allo scontro, ma le circostante si sono dimostrate contrarie alla mia volontà. So bene di aver privato Lon di una vita forse più tranquilla e amorevole e non sarò certo così villano da proseguire oltre. Ho fatto la mia scelta, che fosse giusta o meno non sono io che devo giudicarla.
Aura sciolse le spalle, rigide per via della tensione che si era accumulata in lei. Le mani slegarono le loro dita dalla carne del palmo, solcato dai segni rossi che le unghie avevano lasciato, e le labbra si incurvarono in un'espressione triste. Non sapeva cosa pensare: da una parte voleva credere che l'azione compiuta da Ruben fosse giusta, ma dall'altra avvertiva in sè gridare forte il disappunto e la rabbia.
Così ci si sente ad essere in dubbio? Separata in due metà che combattono fra loro, senza sapere quale è nel torto e quale segue il corretto ideale. Perchè alla fin fine sono gli ideali che muovono i gesti di un uomo, o almeno così diceva la filosofia di Aura: un uomo senza ideale è come un albero senza tronco, che non riesce a crescere fino al cielo instabile com'è. Ed in quel momento l'albero della ragazza doveva decidere se seguire il cuore o la mente.
Alla fine fu il primo a prevalere.

La temperatura fuori stava scendendo sempre più. La neve copriva gran parte del paesaggio, lasciando spazio solo a qualche macchia qua e là. Icicle Inn vista alla finestra pareva il classico villaggio di montagna, le cui tradizioni non lo lasciano morire di nostalgia. Bevendo dalla sua tazza del buon caffè, Ruben ripensò un attimo alle parole di Aura. Era state concise e ferree, senza lasciar spazio a discussioni, cosa che non si aspettava da una ragazza come lei.
- Un giorno un uomo mi disse che giusto e sbagliato non esistono, ma sono le scelte che si fanno ad essere importanti. Questo mi ha aiutato a capire ed io ringrazio molto l'uomo che me lo ha insegnato. Ma uccidere non è una scelta che va considerata senza il giudizio di giusto e sbagliato... Io voglio ancora credere in te, Ruben, io continuo ancora a fidarmi di te, ma questa volta non posso, non posso andar contro al mio cuore... Ho paura a schierarmi dalla tua parte.
Un'altro sorso ed il caffè finì.

Tanto per chiarire, questo non è un post contro Ruben (non vorrei sorgessero incomprensioni), ho solo seguito il carattere del mio pg.
Altra cosa: Benvenuto a Zero! Spero ti divertirai :-D
Lenne
Guerriero
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Iscritto il: 13 mag 2006, 18:02
Località: Garden di Rinoa

Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lenne »

Il cielo sopra Icicle Inn era sereno: seduta sulla mantella che avevo steso per non bagnarmi la divisa, seguivo distrattamente il volo degli uccelli che s'inseguivano instancabili lungo la brezza di quella pigra aurora; non avvertivo più il freddo nelle mani guantate che stringevano a vuoto la neve, seppur di tanto in tanto le pulissi da quella friabile coltre bianca e le sfregassi energicamente in un gesto dettato dall'abitudine, indifferente alla sua natura. Ne traevo, piuttosto, quasi forza.
Mi passai le dita fra i capelli con un sospiro, raccogliendo il libro che giaceva abbandonato accanto a me; non mi ero nemmeno presa il disturbo di segnare il punto in cui avevo interrotto la lettura, sapevo perfettamente dove andare, così lo aprii e sfogliai lentamente fino a raggiungerla.
Presi delicatamente fra le dita una vecchia immagine ormai sbiadita, ritrovata per caso in un cassetto della mia abitazione l'ultima volta che vi ero stata, osservandola a lungo: consideravo le fotografie come piccole pause contro lo scorrere del tempo, preservavano un momento che mai avrebbe potuto ripetersi e, se avevano qualcosa da dire, erano solo parole appartenenti a chi mostravano.
La cosa più difficile da sopportare era la genuina consapevolezza di non ricordare quando e perché fosse stata scattata; i bordi erano irregolari, si poteva persino intravedere una piega incline al bianco esattamente al centro dovuta al fatto di essere stata tirata fuori e riposta innumerevoli volte, mentre in alcuni punti la carta s'increspava leggermente al tocco, quasi si fosse bagnata e poi asciugata.


"Vieni qui, dannato uccellaccio!" gridava lui mentre il volatile, impassibile, lo fissava dall'alto del suo riparo stringendo saldamente nel becco l'anello in oro bianco indebitamente sottratto.
Accoccolata fra le sue gambe, sentii la risata limpida della ragazza rompere il continuo borbottare del giovane e piegai il collo all'indietro per osservarla - da una posizione comicamente invertita - scuotere la testa ilare.
"Così non ne arriverai mai a una, lo sai vero?" lo informò, senza smettere di sorridere.
"Vieni qua tu allora, visto che fai tanto la saccente!".
"E' una sfida?" domandò lei, gli occhi accesi da un insolito ardore.
Il moro incrociò le braccia al petto, un ghigno beffardo a increspargli le labbra e una luce pericolosamente competitiva a passargli nelle iridi d'argento. "Puoi scommetterci".



Lentamente mi riscossi, lasciando infrangere quello specchio di ricordi e tornando al presente, l'eco di voci disperse nel labirinto del tempo a farmi compagnia; non era insolito che si presentassero, di tanto in tanto, ricomparendo a loro piena discrezione ma non rimanendo abbastanza a lungo da consentirmi di rievocarli con nitida precisione. Non potevo impormelo, sebbene lo avessi molto desiderato.
Molte volte era stato qualcosa di assai semplice che aveva portato quegli eventi a rifarsi vivi nei miei pensieri: un profumo, un rumore o anche solo una parola detta in un certo modo.
Una foto.
Riportarli indietro a poco a poco era una lama a doppio taglio. Positiva perché avevo bisogno di richiamare alla memoria chi aveva sacrificato ogni cosa per me; negativa perché riscoprire schegge di ciò che era successo equivaleva a perderli continuamente. Una volta riacquistati tutti i ricordi avrebbero smesso di rivelarsi solo una storia e sarebbero tornati a essere persone nella mia mente.
Tuttavia era proprio questo il problema.
I pochi che li conoscevano come qualcosa di più che una semplice leggenda erano morti o non potevano parlare; avevo promesso a me stessa che le loro azioni non sarebbero svanite nel nulla ma in quel momento esistevano solo nella mia testa e probabilmente era il posto migliore per la loro memoria. Nonostante quello, i momenti trascorsi con entrambi erano più che reali: il calore delle mani, l'ombra del sorriso, il suono della voce... tutto sapevo essere vero.
Dei sogni.
Credevo di essermeli ormai lasciati alle spalle invece, a distanza di quasi un anno dal quel giorno, erano tornati; proprio come allora mi riportavano a un tempo che stavo dimenticando. Da qualche giorno a quella parte avevo la sensazione che fosse un processo ben diverso dal semplice "recuperare la memoria": ciò che rievocavo non tornava alla mente in maniera "normale" come Lyron, a suo tempo, mi aveva accennato; mi sembrava piuttosto di vivere dentro di essi, ripercorrerli e passare ogni volta, dolorosamente, attraverso ciò che ero stata.
Il peggio è arrivato innumerevoli volte, commentò una parte di me che si era sempre tenuta in disparte dalla cappa di nulla nella quale ero avvolta. Eppure la realtà dovrà bussare ancora una volta alla tua porta, allora sì che piangerai e strillerai tutte le tue ingiustizie finché potrai.
Strinsi i pugni. Ero abituata ad avere voci riecheggiare nella testa, unite ai sogni e ai frammenti d'immagini cui non davo quasi più senso da quando avevo stretto il patto con Bahamut, tempo addietro, mai così chiare né spiacevoli.
Trattenni il respiro con una smorfia: piangere e strillare, che sciocchezza.
La mia coscienza (o autopreservazione, o autoinsulto, oppure vi era anche la remota possibilità potesse trattarsi del Guardiano ma no, non era lui: troppo diretto addirittura per la sua irruenza) si era rivelata talmente ingrata che sentivo di doverle dare torto a prescindere, pur sapendo invece che aveva ragione.
Non si poteva fermare il tempo.
Chiusi gli occhi concentrando l'udito sui più rumorosi abitanti del cielo, quel gruppo di volatili che ancora non sembrava aver trovato pace nelle proprie rincorse; ascoltando attentamente si poteva udirli parlarsi l'un l'altro, in una lingua conosciuta solo alla loro razza.
Se uno di loro emetteva un verso, i restanti rispondevano con altri toni vocali... comunicando.
A volte, quando mi volavano sopra la testa, potevo percepire lo sbattere delle ali e il vento cambiare direzione; una brezza pacifica che soffiava - senza ombra di dubbio - da nord, lo sentivo giocare con i miei capelli diventati più lunghi e ogni tanto una ciocca mi solleticava indisponente il viso.
Il caldo del sole nascente aumentava a mano a mano sul viso stanco: sentendone l'intensità avrei potuto indicare, solo con le sensazioni, dove si trovasse nell'orizzonte mattutino.
Il tutto poteva essere filosoficamente paragonato a un nirvana.
«Ruben» sussurrai il nome dell'uomo perché fosse appena udibile e non disturbasse il pindarico concerto che regnava sovrano in quel piccolo spazio che mi ero ritagliata dalla frenesia delle feste.
«Come hai fatto a capire che ero io?» il suo tono non celava alcun tipo di sorpresa, soltanto la velata attesa di una risposta per prendere infine coscienza dei fatti.
Mi concessi qualche secondo prima di ricominciare a parlare - a prima vista si sarebbe detto per trovare le parole giuste, in realtà non ero particolarmente in vena di conversazioni. «La distanza fra i tuoi passi» chiarii a un certo punto «e il peso che infondi in ciascuno oppure preferisci appoggiare su una gamba o l'altra. Ormai conosco molto bene il modo in cui ti muovi».
«Suppongo dunque di non essere particolarmente portato per le missioni stealth» scherzò senza molta convinzione, scontrandosi però con il mio pesante silenzio; sospirando fece per sedersi nella neve, quando mi scostai un poco per lasciargli spazio sulla mantella stesa a terra. In un tacito ringraziamento si accomodò, sollevando poi lo sguardo a fissare ciò che io avevo scelto di precludere alla vista per osservarlo in altro modo.
«Rischi di prenderti un malanno, se non ti copri» esordì d'un tratto, voltandosi appena.
«E' gentile da parte tua preoccuparti ma credimi se ti dico che non lo soffro per niente» replicai atona. «Se te lo stai chiedendo, sì, è una caratteristica che mi hanno indotto».
«Lo immaginavo...» commentò lui, conservando comunque il giusto tatto per non approfondire un argomento - fra i tanti - del quale non avevo voglia di discutere. «Ad ogni modo, che cosa ti tiene sveglia tanto da portarti a guardare l'alba?».
«Potrei rigirarti la domanda; mi hanno detto che non ti si è visto ai festeggiamenti, hai passato tutto il tempo chiuso nel tuo ufficio».
«Avevo... delle faccende da sistemare».
«Doveri da vicepreside, presumo. Ha a che fare con la Strega, non è così?».
La mancata risposta fu solo una conferma; lo sentii sospirare una seconda volta, in quel caso di frustrazione. «Avrei preferito non arrivare a questo».
«Eppure l'hai fatto». Nessuna condanna, semplice costatazione.
«Non avevo scelta».
«Non direi che sia andata così: avevi due strade da percorrere, hai optato per quella che si dimostrava a prima vista più semplice... e corretta, almeno secondo il tuo senso di giustizia».
«Perché non mi sorprende la tua risposta?».
Sorrisi leggermente. «Forse perché abbiamo entrambi imparato a conoscerci un po' meglio; l'ultima persona con cui mi è capitato d'intrattenere un dialogo particolare è stata lei» aggiunsi a un certo punto, senza sapere bene il perché.
«Parli di Lilith?» domandò il giovane, nel quale colsi una punta di sincero interesse.
Annuii. «Questa volta è il mio turno di stupirmi: non ho potuto fare a meno di notare la totale assenza di provvedimenti - tuoi e, di conseguenza, dell'Ordine - in merito alla questione».
«Potrebbe risultare meno stupefacente di quanto credi, so cosa significa entrare in conflitto con qualcuno cui teniamo e... a dir la verità, sono sempre stato incuriosito dagli ultimi eventi ma ho preferito aspettare fossi tu a parlarne».
«Avresti potuto attendere in eterno, lo sai vero?».
«Ho giocato forte e mi è andata bene, a quanto pare».
«Ho ancora delle faccende in sospeso riguardo questi avvenimenti e altri più vecchi; onestamente, a volte mi ritrovo a chiedermi se non sia capace di fare ciò che vorrei, oppure mi renda effettivamente conto che niente riporterà le cose come prima» mormorai, prima di alzarmi e lanciare uno sguardo a Ruben ancora fermo nella propria posizione. «Lascia stare, dimentica quello che ho detto: sarà questo periodo dell'anno che mi porta a simili considerazioni ma non è certamente il momento per l'autoanalisi o le riflessioni di sorta».
Senza attendere risposta e non sapendo se ce ne sarebbe stata una, mi voltai per tornare verso il centro abitato.
Sirius
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Sirius »

Quella sera, come molte delle ultime sere, Sirius si trovava nel suo ufficio a svolgere il suo incarico di Amministratore Risorse e Tesoreria; le festività avevano generato, oltre ad un clima generale più rilassato, anche un carico extra di lavoro. Era infatti suo compito redigere il rendiconto di spesa del Garden ed apportare le ultime modifiche al prospetto di spesa per l'anno successivo; inoltre gli era stata affidata anche la distribuzione delle buste paga al personale, comprensive delle tredicesime, o quindicesime nel caso di Preside e Vicepreside. Oltre a ciò, Sirius dovette occuparsi della contrattazione con le autorità cittadine di Icicle Inn, le quali pretendevano una tassa speciale per permettere la sosta del loro Garden nelle vicinanze della succitata cittadina di montagna; fortunatamente, per scampare a questa vera e propria tangente, a Sirius bastò 'conversare' con il primo cittadino di Icicle Inn, il quale si dimostrò un uomo senza spina dorsale, e fu sufficiente paventare un controllo fiscale per indurlo a desistere ed ottenere un notevole sconto su tutte le attività che la località di soggiorno offriva normalmente ai turisti. Ovviamente Sirius, detestando gli evasori fiscali, era intenzionato a presentare un esposto alle autorità competenti sulla dubbia trasparenza dell'esecutivo di Icicl Inn, ma solo dopo che i Seed ed i Cadetti del Garden di Rinoa si fossero goduti la loro settimana bianca.

Il destino però sembrava essere contro di lui e, proprio ad una settimana dalla vigilia di natale, l'oscillatore quantistico, necessario all'apertura dei varchi dimensionali, subì un guasto tale da necessitare una completa sostituzione; come se ciò non bastasse, il contratto con l'impresa che normalmente si occupava di fornire i pezzi di ricambio per il Garden era da poco scaduto e, stando ai regolamenti, era necessario indire un bando di concorso pubblico per trovare un nuovo fornitore. In un altro frangente, la Magitek, leader nel settore, avrebbe potuto partecipare e vincere ma, considerando che l'acquirente e giudice del concorso era lo stesso Sirius, presidente e fondatore della Magitek, sarebbe sorto un lampante conflitto d'interesse; pertanto la Magitek fu costretta a rinunciare alla partecipazione ma, visto il periodo, i partecipanti furono solamente due e, benché tutto fu svolto nel massimo rigore, l'Ordine dei Garden ritenne necessario inviare lo stesso un ispettore per accertare la regolarità del concorso. La prima cosa che saltò agli occhi dell'ispettore fu una strana correlazione nei conti: il consumo di cibarie durante le festività è naturalmente destinato a salire ma, stranamente, si poteva notare un altrettanto esponenziale consumo di farmaci contro l'intossicazione alimentare; questo indusse l'ispettore a supporre che i due fatti fossero tra loro collegati e richiese un ispezione sanitaria.

In realtà i farmaci in questione erano semplicemente scaduti ma un errore della dottoressa Paine, sfuggito anche al controllo di Sirius, li fece figurare come consumati. L'ispettore sanitario incaricato del compito, una volta informato dell'accaduto, si dimostrò particolarmente scrupoloso nel portare avanti l'indagine; plausibilmente si trattò di una sorta di ripicca per averlo costretto agli straordinari durante le festività. Come prima cosa, durante l'ispezione dell'infermeria, non mancò di criticare la pessima gestione amministrativa della dottoressa Paine, notando la mole di documenti mal riposta sulla scrivania della stessa; poi passò al microscopio ogni attrezzo medico ed ogni attrezzatura presente in cerca di qualcosa di non conforme alle regole igenico-sanitarie ma, per sua sfortuna, Paine aveva passato la notte precedente a tirare a lustro l'infermeria, prevedendo ritorsioni da parte dell'ispettore per il disturbo. Purtroppo quest'ultimo, non soddisfatto, chiese di poter visionare tutti i manuali cartacei di medicina che, secondo i regolamenti, ogni infermeria doveva disporre; in sintesi si trattava di circa ottocento volumi dal peso complessivo di due quintali e che andavano dal trattamento dei sintomi influenzali ai più importanti manuali di procedura per il trattamento sicuro di malattie infettive.

Questo costrinse Paine a passare un'altra notte per trovare ed organizzare i manuali e la beffa fu che, il mattino seguente, l'ispettore non si degnò neppure di sfogliarli ma li liquidò con un cenno della mano, adducendo ch'egli era tenuto solo ad accertarsi della presenza di tali manuali; dall'espressione dipinta sul volto della Seed, Sirius temette seriamente per l'incolumità dell'ispettore ma ella preferì saggiamente sfogare la propria rabbia maciullando Teletubbies nel centro addestramento. Alla fine anche quel problema fu superato ed i due ispettori dell'Ordine non poterono che avallare la conformità della struttura ed al Cadetto Valantine toccò solamente redigere, in doppio formato, sia cartaceo che digitale, ed in triplice copia, un rapporto sull'accaduto; una copia andava protocollata ed archiviata nel proprio Garden, la seconda andava inoltrata all'ufficio centrale dell'ispettorato e la terza doveva essere spedita per competenza anche al Garden Supremo. Alla fine di quella giornata, Sirius pensò che chiunque ritenesse il lavoro d'ufficio qualcosa di semplice doveva essere, o ignorante, o incredibilmente idiota.

Compilate le ultime scartoffie, il principe di Belkadan si appoggiò allo schienale della poltrona con un sospiro di sollievo; prese poi in mano una tazzina e, scrutando fuori dalla finestra, iniziò a sorseggiare il tè in essa contenuto. La neve fuori cadeva pian piano e nella stanza si propagava il rilassante suono emesso dal giradischi. Contemplando il notturno candore dell'ambiente innevato, lasciò la mente libera di vagare finché non gli ritornò a memoria che da ormai tre giorni non si allenava; pertanto finì di sorseggiare il tè e, dopo aver riposto la tazzina sul piattino, si apprestò ad uscire per un tonificante allenamento notturno. Prima che ciò avvenisse, però, lo sguardo gli cadde sull'elegante scacchiera in noce cesellato con pezzi d'oro e d'argento posta su di un tavolo lì di fianco; su di essa, i pezzi mostravano una partita già iniziata ma mai finita e decise tra sé che era il momento portarla a compimento. Dopo aver osservato per una decina di secondi la posizione dei pezzi, Sirius mosse l'alfiere nero per poi uscire dalla stanza; una volta fuori, le luci, non rivelando altre persone, si spensero automaticamente. Sopra la scacchiera, una telecamera con sensore di movimento aveva ripreso la mossa e trasferito le informazioni ad una più semplice scacchiera olografica presente negli alloggi della Seed Aura; quando l'indomani questa si fosse svegliata, una spia luminosa le avrebbe indicato che era stata compiuta una nuova mossa.

Sfortunatamente si sarebbe altre sì accorta di aver perso. Difatti l'alfiere non aveva messo sotto scacco il re e, nell'attuale posizione, risultava non protetto ma si era anche portato in posizione per dare scacco matto al turno successivo, pertanto mangiarlo diventava imperativo; questo però non era un errore ma un abile gambetto: offrendo in sacrificio l'alfiere, Sirius costringeva Aura a rompere le sue difese e ciò avrebbe portato allo scacco matto in appena tre mosse. Peccato perché, se gli ultimi avvenimenti non avessero distratto tanto la Seed, questa avrebbe potuto vincere; in effetti fu solo per una mossa errata se il Principe si aggiudicò quella vittoria. Una volta raggiunto l'esterno della struttura, il Cadetto Valantine si preparò per l'allenamento iniziando con la sua meditazione giornaliera; prima ancora, però, accese un fuoco per squarciare l'oscurità che lo avvolgeva. Egli in realtà non aveva bisogno del fuoco per vedere nel buio ma esso svolgeva il duplice fine di scongiurare l'avvicinarsi delle belve notturne e il riscaldare l'ambiente. Terminata la meditazione, si trasse in piedi e diede inizio al riscaldamento. Video di paragone per risparmiare sulla lunghezza.

Terminati gli esercizi preliminari, un uomo fece capolino dall'ombra. "Non hai freddo?" domandò questo, rivolgendosi al Cadetto. "Vicepreside, cosa vi porta ad uscire dal Garden ad un ora così tarda? Qualcosa turba forse il vostro sonno?" chiese di rimando Sirius, voltandosi a guardare il suo interlocutore. Senza rispondere alla domanda, Ruben si avvicinò ulteriormente al fuco per poi dire: "Ho notato il bagliore dalla finestra del mio ufficio ed ho deciso di controllare." "Vi è la sicurezza per quello, Vicepreside." ribatté lui, non contento della risposta. "Come vi trovate con quelle?" domandò, indicando le protesi, nel chiaro tentativo di cambiare discorso. Sirius osservò le sue braccia robotiche per diversi secondo prima di rispondere; erano passati solamente due mesi dall'incidente occorso nel rientro da Eden e sinora solo in pochi erano a conoscenza del cambiamento. "Talvolta ho l'impressione di possedere ancora i miei arti, ma è un'impressione che dura pochi istanti; i sensori posti sull'estremità delle dita mi trasmettono sensazioni molto più dettagliate rispetto ai normali polpastrelli, tuttavia non è la stessa cosa. Non sono certo capiate cosa intendo." "Mi spiace!" esclamò in risposta, Ruben. "Non ne avete motivo, non siete voi il responsabile di quanto accaduto; piuttosto, mi domando se non vi sentiate in colpa per gli ultimi accadimenti?" chiese, riportando la discussione sui giusti binari.

Ruben diede le spalle al fuoco ed a Sirius e, con lo sguardo perso nell'orizzonte stellato, domandò con voce atona: "Pensi avrei dovuto agire diversamente?" la domanda sorprese Sirius, il quale, dal tono di voce inespressivo e non potendolo vedere in volto, non seppe dire se l'aveva posta perché interessato ad una sua opinione o in senso provocatorio, o per chissà quale altra ragione; tuttavia decise di ignorare le motivazioni e si limitò a rispondere: "Non starebbe a me ricordarvelo ma ciò che è accaduto è una chiara violazione del regolamento..." "La strega era una minaccia ed io ho fatto ciò che andava fatto per il bene comune. In nessun caso ciò ha violato il regolamento." rispose, interrompendo il discorso di Sirius. "Credo abbiate frainteso, Vicepreside, io non mi riferivo alla morte di Xavia; la sua fine era prevista da tempo e le vostre azioni sono state perlopiù adeguate alla situazione. Io mi riferivo invece al fatto che abbiate volontariamente omesso dal rapporto il passaggio di poteri fra la strega e suo figlio, Lonelywolf." Ruben parve per un istante spaesato dalla risposta del Cadetto ma poi, ricordando con chi aveva a che fare, si ricompose e tentò di giustificarsi: "Ho agito così per tutelarlo dalle conseguenze. Ho già ucciso sua madre, non voglio doverlo consegnare nelle mani di sconosciuti." "Egli è ora una minaccia per noi tutti." rimbeccò, Sirius; pensando al fatto che se egli avesse saputo di essere al cospetto di uno stregone, per di più Jenova, difficilmente si sarebbe dimostrato tanto compassionevole.

"Il solo fatto che abbia ottenuto i poteri di sua madre lo rende un nostro nemico?" domandò, irritato. "Egli è 'potenzialmente' un nostro nemico perché ha ricevuto in successione i poteri di una strega e voi sapete bene quanto me che, secondo l'Ordine dei Garden, le streghe sono da considerarsi individui ostili; tuttavia comprendo che, vista la vostra situazione personale, abbiate commesso un errore." "QUESTO NON CENTRA NIENTE CON LA MIA FAMIGLIA!" sbraitò, iracondo. "Dalla vostra reazione si direbbe il contrario. Oltretutto, con il vostro agire, avete gettato un'ombra su tutti i membri di questo Garden e, vista l'attuale situazione, non mi sembra un'azione degna del ruolo che voi ricoprite." esplicitò, calmo come suo solito. "Tieni a freno la lingua, Sirius." lo ammonì subito. "Mi scuso se sono sembrato irrispettoso, Vicepreside; desideravo solo mettervi al corrente dei fatti senza controproducenti ipocrisie." precisò, accompagnando il tutto con un leggero inchino; siffatto gesto apparì come una sorta di provocazione agli occhi di Ruben. "Tu saresti capace abbandonare un tuo stesso compagno senza rimorso alcuno?" domandò, in tono chiaramente retorico, ma Sirius volle ugualmente rispondere: "Come vi dissi già una volta su Eden, per me i Seed non sono altro che mercenari pagati per combattere in cambio di denaro; il fatto che essi agiscano ammantandosi di un'aura di libertà e giustizia non nobilita certo i loro massacri, tuttalpiù svilisce i succitati ideali."

"Se hai un'idea così sprezzante dei Seed, per quale ragione sei rimasto tra le nostre fila?" domandò con sincera curiosità. "Nonostante la desolata realtà dei fatti, essi sono posti al servizio di un bene comune e, benché talvolta agiscano errando, almeno non gli si può tacciare di essere rimasti a guardare; perché, nei fatti, affinché il male trionfi è sufficiente che coloro in grado di opporsi restino in disparte." "Questa non è forse una contraddizione di quanto hai appena affermato?" "Affatto, ma tale paradosso è da imputare al codice dei Garden; sono quelle regole a generare il controsenso che caratterizza i Seed. Essi potranno essere degli assassini legalizzati, come ogni altro soldato esistente, ma al contrario di questi, essi non servono un unico paese ma combattono per tutti coloro che sono in difficoltà; ed è questa loro strana natura di guerrieri-pacificatori, che combattono per denaro ma seguendo un rigido codice, ad averli resi così celebri. Molte persone in questo Garden non lo ammetterebbero mai, neppure con se stessi, ma è per questo che hanno scelto di entrare nei Seed; forse combattere è l'unica cosa di cui sono capaci ma hanno scelto di porre le proprie abilità al servizio di una causa che reputavano giusta, altrimenti non si spiegherebbe perché scegliere proprio i Seed fra le tante compagnie di mercenari esistenti. Ucciderne uno per salvarne cento, come si sul dire." Udito ciò, Ruben decise di rientrare al Garden, lasciando Sirius solo con il suo allenamento.
Cloud_92
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Cloud_92 »

(Accidentaccio che mal di testa... lo sapevo che non dovevo fidarmi di quell'invito, dannato pazzoide...)

Erano successe parecchie cose da quando Cloud_92 si era per l'ennesima volta allontanato dall'accademia che lo aveva ospitato per diverso tempo. Nessuno probabilmente aveva sentito la sua mancanza, ultimamente era stato anche poco partecipe alla vita militare. Il ragazzo però voleva ancora riscattarsi, quindi decise di mettersi in viaggio e dopo qualche tempo raggiunse il Garden. Vi entrò. Qui era tutto diverso rispetto all'accademia, ma il modo per orientarsi l'avrebbe trovato come aveva sempre fatto. Notò che anche un altro ragazzo era appena arrivato: Zero, ma di certo non era la migliore opzione per avere gli aggiornamenti su ciò che era successo dalla sua ultima partenza. Ma il motivo per il quale Cloud_92 si era allontanato dall'accademia era tanto semplice quanto "stupido": il ragazzo aveva accettato un invito dell'ex SeeD Commander Tots per andare a bersi una birretta nella sua dimora, salvo poi aver bevuto un po' troppo. Non pago di questo, il destino del biondo volle che egli dovesse affrontare parecchi incidenti di percorso prima di raggiungere la sua destinazione.

(Finalmente sono arrivato. Devo dedicarmi soltanto alla mia vita militare ora, in fondo combattere è tutto ciò che so fare. Innanzitutto dovrei orientarmi e soprattutto ricevere aggiornamenti su quanto successo, altrimenti non me la cavo più. Quindi è meglio andare alla caccia di qualche vecchia conoscenza...)

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Lo so, è la centomilionesimillesima volta che ritorno xD e questa volta spero proprio sia definitiva. Ho voluto aspettare su consiglio di alcuni la fine della storia della Strega e detto ciò rinnovo il buon divertimento a tutti ^^.
Lenne
Guerriero
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lenne »

«Sei sicura di quello che stai facendo?» mi domandò ancora una volta Bahamut, mentre m'incamminavo verso il muro: mi fermai di fronte al fodero della spada e, inginocchiandomi, la tolsi dalla sua posizione contro la parete stendendola a terra. La sguainai con un gesto secco.
«Sono sicura».
Mi alzai, portando la custodia sul letto; l'appoggiai accanto ai due pugnali poi continuai verso l'armadio aperto, tastando in giro per scovare il mantello e staccarlo dalla gruccia. Interruppi un istante lo spietato iter di organizzazione della sacca e mi voltai a guardare seccata la figura maschile alle mie spalle: detestavo quando usava senza preavviso le mie abilità per cercare un confronto diretto. L'espressione seria del Guardiano si convertì in un furbo e fugace sorriso, prima di tornare quella di sempre.
«Potremmo tentare di...» cominciò, subito interrotto.
«Ne abbiamo già parlato e la risposta è no: rischieremmo entrambi ma tu più di tutti. Non penso, in questo momento, di avere la forza necessaria a contenerti - se dovessimo provare - ed è un azzardo che preferisco non correre: potresti diventare qualcosa di diverso, la tua natura potrebbe cambiare. Non è quello che voglio».
Parve sorpreso da quella sincera ammissione di affetto tuttavia non pareva intenzionato a demordere, ciò mi fece presupporre che - nonostante tutto - il sentimento era ricambiato; dopotutto era passato quasi un anno da quella sorta di simbiosi e l'iniziale riluttanza era alla fine svanita per lasciare posto a qualcosa di quanto più simile a un rapporto d'amicizia.
«Cos'hai intenzione di fare?».
Sollevai un sopracciglio al suo indirizzo. «Avvisare il vicepreside e andarmene senza troppi problemi».
«Non era quello che intendevo, lo sai bene» specificò lui.
Misi la cappa sul letto, accanto al fodero di Celebros, un'espressione fosca sul viso; non dissi nulla e andai alla cassettiera, tirando fuori quei pochi vestiti necessari per il viaggio. «Ho almeno un paio di questioni da risolvere, il resto si vedrà».
«Cominciavo a disperare che non volessi fare nulla a riguardo».
«Non sono così stupida».
«Oh, davvero?» si stupì il ragazzo, guadagnandosi un'occhiataccia.
In silenzio – anche se non di cattivo umore com'ero stata un attimo prima – percorsi la stanza, passando oltre Bahamut per avviarmi verso il bagno. Mossi la mano lievemente per colpirlo al lato della testa con il palmo; l'altro evitò il colpo chinandosi sotto il mio braccio e mise fuori un piede per farmi incespicare. Ci passai sopra con scioltezza, come se fosse sempre stato lì.
«Sei un'emerita idiota» sbottò. «Lo sai?».
«Ce ne vuole una per riconoscerne un altro» scimmiottai. «Ne sono consapevole».
Sospirò e si appoggiò al muro, guardandomi pensosamente aprire l'armadietto a specchio e far scorrere le dita su ciò che racchiudeva. «Non puoi saperlo» buttò là dopo due minuti, mentre cercavo uno paio di forbici che al momento mi sfuggiva. I suoi occhi notarono l'oggetto fuggitivo sul pavimento, sotto il lavandino, ma non ne rivelò la posizione. «Sono certamente accadute cose più complicate di questa».
«È tutto da vedere». La punta dello stivale colpì ciò che stavo cercando e lo mandò a sbattere contro la doccia. Sussultando tastai sul pavimento con il piede e, non trovando nulla, borbottai alcune parole scelte che lei non riuscì a capire e che, decise, non le interessavano. Alla fine le individuai, feci una serie di acrobazie piuttosto singolari per raccoglierle e picchiai la testa contro il lavabo nel risollevarmi. Serrando i denti dietro le labbra strette, trattenni sotto una maschera professionale un gran numero di reazioni istantanee: non ultima, quella di scaraventare qualsiasi oggetto a portata di mano contro il Guardiano e quindi punire due cose irritanti in un solo gesto.
Viceversa mi voltai, sempre sostando accovacciata, a fissare di umore tetro la porta lanciando appena le forbici alcuni centimetri nell'aria e riprendendole di nuovo secondo un modello imprudente e pensoso.
«Lo sai anche tu che sto solo ritardando l'inevitabile quindi, sinceramente, perché aspettare ancora?» ripresi, sospirando e alzandomi con cautela per evitare altre ferite alla testa. «Sono stanca, sarei dovuta morire poco dopo l'incidente con Luxord e ho resistito senza sapere nemmeno come; ho cercato il vostro, il tuo aiuto nella speranza di eliminare una volta per tutte il problema, invece si è ripresentato. Capisci, vero, che non esiste soluzione?».
Scossi la testa mentre tornavo all'armadio, tirandone fuori una borsa che sembrava indiscutibilmente troppo piccola perché potesse contenere anche un unico cambio di vestiti; ne aprii la cerniera e vi misi dentro un braccio per allargarla.
«Ti ringrazio per quanto hai fatto ma è ora di chiudere questa storia».
Riposto il necessario nella sacca, recuperai le armi e uscii dalla camera per dirigermi in vicepresidenza; non avevo dubbi sul fatto che Ruben si trovasse per l'ennesima volta lì a compilare scartoffie.
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La conversazione si rivelò meno difficoltosa del previsto: qualcosa l'uomo già sospettava, fu sufficiente metterlo al corrente di quello che ancora nessuno sapeva; non si dimostrò convinto nel volermi lasciare andare ma, spiegandogli a fondo quanto c'era da dire, alla fine si arrese. «Posso contare sul fatto che ci rivedremo?» fu l'ultima domanda che mi pose, prima che varcassi la soglia dell'ufficio.
Strinsi appena più forte la maniglia, rilassando subito dopo la presa e lasciandomi andare a un sorriso. «No, a meno che non ti capiti di passare per l'Oltremondo in uno dei folli viaggi con il Garden; se dovesse succedere, degnati almeno di fare un salto a salutarmi» lo ammonii scherzosamente, chiudendomi la porta alle spalle.


Offtopic: Per uno che torna, un altro se ne va :sisi: ; scusate per i due post a distanza ravvicinata ma almeno qualcosa dovevo buttarlo giù xD Come spero sia chiaro, il personaggio di Lenne scompare definitivamente dalle scene del Garden: per il momento mi prenderò il mio momento sabbatico ma non è escluso possa tornare con un nuovo personaggio.
Buon proseguimento in game e buone vacanze a tutti (per quelle che sono rimaste) :wink:
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Archenoid
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Archenoid »

Era una fredda sera di inizio gennaio quando arrivò a cavallo di una moto volante un ragazzo avvolto in un mantello che gli copriva l'occhio sinistro. Aveva i capelli scuri, due occhi di un verde penetrante. Quelli che lo vedevano si allontanavano o cambiavano direzione impauriti.
Aveva con se una sacca marrone e un po vecchiotta (probabilmente contenente provviste),una strana fondina dove teneva la sua arma una spada con una strana forma difficile da descrivere.
Si sedette su una panchina della hall come stesse aspettando qualcuno...
Passò un'oretta ed era sempre seduto li poi all'improvviso si alzo.
Passava di li in quel momento Ruben e lo strano ragazzo avvolto nel mantello cominciò a parlargli:

Raga Misterioso:Tu devi essere Ruben giusto?
Ruben:Si sono io tu chi sei?

RM:Lieto di conoscerti io sono Archenoid vorrei entrare a far parte di questo Garden
Ru:Si ok posso chiederti solo quanti anni hai e perché vuoi entrare nel Garden?

Archenoid:Sono venuto qui per mettermi alla prova e per imparare cose nuove.In quanto a gli anni ne ho 19 ma sappi che anche se sono giovane ho vissuto tante avventure.
Ru:Ok.Benvenuto a bordo Archenoid

Dopo Ruben gli diede il numero e le chiavi della sua stanza e gli disse di mettere la sua moto volante nel garage

Ciao raga sono nuovo e spero di non avere sbagliato niente o aver sballato niente col mio arrivo
Teoskaven
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Teoskaven »

Finito. Punto. Xavia morta, Organizzazione salaminchiosa temporaneamente sedata e un agognato momento di calma finalmente giunto per tutto il Garden. Teoskaven decise dunque che era il momento di riposare leggermente anche per lui, pertanto come primo obbiettivo puntò al bar: aveva bisogno di qualcosa da bere e di fare quattro chiacchere con Remiem. Anche solo per fluidificare l'assorbimento dell'alcool.
Mentre stava passeggiando per i corridoi notò di sfuggita Lenne; l'alchimista non aveva mai interagito molto con lei, e per motivi fondati: era come se la presenza di lui potesse danneggiarla. Sensazione stupida ovviamente, ma non poteva fare a meno di provare tensione ogni volta che la vedeva. Il che non era esattamente qualcosa di positivo.
"Geez, ho davvero bisogno di quel drink."
Riprese a camminare solo per rivedere qualcuno che aveva perso di vista da parecchio tempo.

Tsk: Cloud_92, che piacere; se non erro l'ultima volta ti avevo visto a Cornelia, giusto?
Cloud_92: Ah, Teos! Sì, in effetti... tu ti tenevi appeso come un salame quel novizio, Darktrain... almeno ha fatto progressi?
Tsk: ...
-sterpaglia vagante-
Tsk: Ehm... non vedo nemmeno lui da allora adesso che ci penso :tots:
Cloud_92: Ahah, capisco: beh, almeno spero di ritrovare qualcun'altro di cui mi ricordo XD
Tsk: Guarda, se hai bisogno o altro mi trovi al bar con Remiem.
Cloud_92: Ok, grazie mille :D

Lo lasciò per la propria strada, ma non fece in tempo a fare qualche altro passo che gli arrivò di fianco un tipo misterioso, a passo spedito.
"Un nuovo arrivato?"
Il tipo quasi non lo notò neanche, procedendo sempre a velocità di marcia.
"Bah, che strano."
Dopo qualche minuto arrivò finalmente al bar, dove Remiem lo stava aspettando.

Remiem: Ah, Teos: vuoi qualcosa?
Tsk: Vodka liscia, con ghiaccio, thnx.
Remiem: Ssssubito.

Dopo aver lasciato che l'alcolico gli infiammasse l'apparato gastro-intestinale Teoskaven si concesse un rilassante scrocchiamento di collo.

Tsk: E così adesso siamo di nuovo in fase di bonaccia.
Remiem: Già, ed è anche un bene a parer mio: quest'ultima impresa ci ha impegnato non poco.
Tsk: Già, già... assieme anche ad Eden credo sia stata fonte di grandi cambiamenti qui.
Remiem: Direi che allora un po' di pausa ce la siamo meritata tutti, no? XD
Tsk: ...
Remiem: Che c'è?
Tsk: Remiem, tu ci pensi mai a quelli che vengono e vanno via da qui in continuazione?
Remiem: Intendi Cadetti e Seed? Molti sono solo fuochi di paglia, non so se vale la pena ricordarli per forza.
Tsk: Sì, ma... credo che sia una sorta di forma di rispetto per loro: Dargor, Axel, Xifrid, Annapelera, Wolf, Macha, Oushi, Sanji, Asten...
Remiem: ...
Tsk: Sai, quando se ne è andata lei perchè era divenuta Seed ci sono rimasto un po' male; immaginati quando ricongiunti con il Garden non ho avuto notizie di lei; mi manca tanto...
Remiem: Eddai, non fare il depresso: vedrai che forse un giorno tornerà.
Tsk: Lo spero: mi manca il suo spirito allegro.

Appoggiò la testa sulle braccia conserte sul bancone: così tanti esseri, così tanti spiriti che andavano e venivano per quel Garden, anime i cui multiversi avevano deciso destini differenti per un totale di combinazioni infinite.
"Se ci penso sento solo quanto sono infinitamente piccolo in tutto questo: un topo in un mondo di giganti."

Tsk: Cià, dammi il bis. E ricordati che noi due abbiamo una sfida in sospeso.
Remiem: Arrivano: il bis ora e la sfida... beh, te lo dirò io XD

Benvenuto Archenoid, spero ti troverai bene qui ^_^
Bentornato invece a Cloud_92 :D
E adieu Lenne: per quanto potessi lamentarmi e polemizzare mi mancheranno i post del tuo pg :oops:
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Archenoid »

Archenoid era un tipo solitario, questa mattina a colazione si e seduto ad un tavolo da solo, con l'occhio sinistro coperto dai capelli e leggendo un giornale.
Rimase in mensa un quarto d'ora circa poi andò in garage per controllare la sua moto.
Era tutto in ordine:nessun graffio o ammaccature e niente che non funzionasse nei meccanismi.
Uscì a passo di marcia con le mani in tasca e ,proprio come ieri, si scostavano tutti al solo vederlo come se avessero qualcosa contro forse per via del suo aspetto inquietante,eppure nessuno lo conosceva come potevano pensare cose brutte sul suo conto solo dall'aspetto.
mentre camminava vide Ruben con un aria ad di poco pessima lo fermò e parlarono per qualche istante:

Arch:Buongiorno.Dormito male?
Rub:Si molto anche. Ho fatto un sogno orribile...

Arch:Su era solo un sogno comunque apparte volevo solo dirti buona Epifania.
Rub:Grz sei altrettanto a te.Comunque ora devo andare ci si rivede in giro.Ciao!
Arch:Ciao a presto!

Poi dopo questa breve conversazione tornò in camera e si mise al pc...
Doveva controllare alcuni file importanti.
Bloccato

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