Avventure Accademia+Garden

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Sirius
Guerriero
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Sirius »

Il Garden di Rinoa si stava ormai svuotando di ogni suo membro e un silenzio irreale stava calando su ogni cosa; la notizia dello scioglimento dell'organico della struttura aveva colto tutti di sorpresa. Per alcuni, scoprire di aver poco tempo a disposizione per fare i bagagli e partire o sarebbero stati messi ugualmente alla porta senza troppi complimenti, fu come ricevere una coltellata; per loro il Garden non era una semplice struttura militare, era la loro casa. In nessun altro luogo si erano sentiti accettati ed a propri agio come lì; difatti molti erano diventati amici ed altri qualcosa di più. Mentre uno dopo l'altro lasciavano la struttura, nei loro occhi si poteva leggere una malinconica nostalgia. Nata probabilmente dalla reminiscenza di un tempo passato e destinato a mai più ritornare; ricordi annebbiati di avventure vissute e sensazioni piacevoli. Per Sirius era diverso. Egli non provava alcun sentimento per il Garden o per i suoi membri e benché avesse letto dei libri che spiegavano dettagliatamente ciò che i suoi ormai ex compagni provassero, egli non riusciva a capire. Essi erano Seed, soldati al servizio dell'Ordine dei Garden; ogni giorno mettevano in gioco la propria vita ma mai avevano mostrato tanta riluttanza ad eseguire un ordine come in quel momento.

Incapace di provare la benché minima emozione, Sirius fece l'unica cosa logica: si sedette alla sua scrivania e continuò a lavorare come se niente fosse; dopotutto, la sparizione di Otta e la repentina partenza di Ruben, avevano lasciato un vuoto dirigenziale. Con i Commander impegnati a gestire le operazioni pratiche per lo svuotamento della struttura, a lui non rimaneva che occuparsi della parte burocratica. Però, mentre compilava le ultime scartoffie, non poté far a meno di domandarsi il perché di una simile procedura; sciogliere completamente l'organico di un Garden adducendo come scusante il volerlo rimodernare? Suonava assurdo all'orecchio di chiunque. Più ci pensava e più riteneva che questo non fosse altro che un astuto stratagemma adottato dai loro nemici; non essendo stati in grado di distruggere fisicamente il Garden di Riona, avevano fatto in modo di smantellarlo. Subito alla mete balenò l'immagine di Odron Corvorosso che convinceva il Consiglio degli Anziani ad eseguire misure drastiche. E se quanto stava accadendo non riguardava Nergal ed i suoi piani ma qualcos'altro? Forse un differente nemico. Forse lo stesso Ordine dei Garden stava iniziando a considerare il Garden di Rinoa come una spina nel fianco; alcuni suoi membri avevano molto da nascondere, come Chantal de Garde aveva ben esposto a Sirius.

Le teorie e le supposizioni si accavallavano e rincorrevano nella mente del Cadetto, il quale, esausto, scosse la testa e lasciò che i pensieri si dissipassero. Era inutile avanzare illazioni prive di fondamento; il passato era ormai passato e nulla avrebbe potuto cambiarlo. L'unica cosa che poteva fare era accertarsi di non aver commesso errori e, nel caso, imparare da questi per non reiterarli in futuro. A differenza di molti, a lui venne offerto un incarico sostitutivo al Garden Supremo; senz'alcun dubbio gli Anziani volevano tenerlo sottocchio. Essi però ignoravano ch'egli fosse a conoscenza dei loro sinistri intenti, pertanto si decise ad accettare il posto. Rifiutare significava ammettere implicitamente che non aveva più bisogno d'informazioni e questo li avrebbe messi sull'attenti; accettare l'incarico, invece, significava far credere loro di essere ancora in alto mare e ciò li avrebbe illusi di poterlo controllare a proprio piacimento. Alla fine della giornata, quando ormai ogni pratica burocratica relativa alla chiusura temporanea della struttura era stata correttamente adempiuta, Sirius si preparò anch'egli a lasciare il Garden.

Improvvisamente, però, le porte dell'ufficio si spalancarono ed un elegante ufficiale, in alta uniforme dell'Ordine, si avvicinò al Cadetto.
“Comandante Perseo, il vostro ritorno è un'inaspettata sorpresa. Al contrario, mi rendo perfettamente conto del perché siate qui.” disse, conscio del fatto che, per la fretta, il Vicepreside si era dimenticato di protocollare i documenti relativi al passaggio d'incarico; Perseo non poteva firmarsi da solo l'autorizzazione per ovvi motivi di conflitto d'interesse, pertanto toccava a Sirius sbrigare quell'ultima faccenda.
“Bene, il fatto che tu sia già al corrente mi risparmia la fatica di una spiegazione.” disse, posando sulla scrivania i documenti incriminati.
“Sapete, trovo davvero singolare che voi vi facciate vivo solo ora che la vita di questa struttura volge al termine; ciò mi riporta alla mente la mitologica figura di un angelo della morte.” esclamò, mentre firmava i documenti.

Perseo non rispose alla provocazione e si limitò ad osservare il suo interlocutore senza manifestare alcuna emozione; solo quando i documenti gli furono restituiti decise di proferir parola.
“Voglio sperare abbiate già preparato i vostri bagagli, il Garden dev'essere evacuato il prima possibile.”
“Non temete, ho già tutto pronto... ma non pensiate di esservi liberato di me.” queste parole rimembrarono a Perseo il loro primo incontro in Garden.
“Se non erro, eravate intenzionato ad usare i Seed del Rinoa per i vostri fini personali, Sirius; è un peccato che non siate riuscito nel vostro intento.” disse, in tono atono.
“Affatto... ed ho l'impressione che voi comprendiate anche la portata di ciò che questo comporta, dico bene?” rispose, altrettanto distaccato. Perseo non rispose alla domanda ma si limitò a lanciargli un'occhiata prima di congedarsi.
“Addio, Principe Valantine.” ed eseguì il saluto militare dell'Ordine dei Garden.
“Arrivederci, Comandante Perseo” salutò di rimando con un inchino.
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Archenoid
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Archenoid »

Edit by Ruben: Avevo già avvertito che era concesso un solo post a persona. Te lo sei già giocato. Non si può più postare. Leggi bene tutti i post e soprattutto gli avvisi che vengono lasciati.

Oltretutto l'utilizzo del personaggio Perseo non era affatto in armonia col suo carattere.
Cloud_92
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Cloud_92 »

Il cuore deve essere pronto ad una fine... e ad un nuovo inizio.

Il Garden si era sciolto. Oramai era ridotto ad una struttura semivuota, con un crescente abbandono di tutti i SeeD che vi facevano parte. Cloud vi era appena tornato, eppure era già ora di partire nuovamente, andarsene e crearsi una nuova vita. Oppure valeva la pena di attendere e ritornare? Il ragazzo era nella sua stanza, dopo aver passato probabilmente la sua ultima notte lì dentro. Era rimasto shokkato dalla notizia che aveva annunciato Ruben e soprattutto dal progressivo addio di molte persone con la quale, chi più e chi meno, aveva condiviso una grande fetta della sua vita. Era cresciuto nel garden, vi aveva passato il periodo più intenso della sua esistenza. Cloud guardò il letto ancora una volta, le immagini tuttavia erano sfocate: stava cercando di trattenere le lacrime, non voleva piangere, anche se la malinconia gli stava lacerando il cuore come il fendente di una spada.
Cosa ne sarebbe stato del suo futuro? Non avrebbe mai voluto porsi questa domanda, ma le circostanze del momento lo obbligavano. Si alzò dal letto e aprì lentamente le ante dell'armadio lì presente, per poi infilare in un borsone ai suoi piedi tutto ciò che il mobile conteneva. Una volta finito, lo chiuse. Passò delicatamente una mano su entrambi gli occhi per impedire alle lacrime di cadere al suolo, dopodiché prese la sua fidata spada, compagna di molte avventure, per inserirla nel fodero che aveva legato al bacino. Mise infine il borsone sulla spalla destra, per poi dirigersi a passi lenti verso la porta che portava al corridoio, quel corridoio che non avrebbe più rivisto, se non per sempre, almeno per parecchio tempo. Abbassò la testa di fronte a quella porta, dopodiché la rialzò e guardò dietro di sè, per stamparsi una sorta di fotografia nella propria testa e nel proprio cuore. Una fotografia indelebile, da portare dentro per sempre. Si decise finalmente ad aprire la porta della stanza, per poi chiuderla dietro sè.
L'eco del rumore che fece l'uscio nel chiudersi rimbombò nei corridoi del Garden, oramai vuoti e silenziosi, una cosa impensabile solo poco tempo prima. Cloud, camminando a passi lenti, passò di fronte all'infermieria, sbirciò dentro e vide Lonelywolf riposare. Non aveva presenziato in prima persona agli avvenimenti di Xavia, ma ne aveva sentito parlare in quei giorni dopo il suo ritorno. Il ragazzo fece un altro amaro sorriso, come fosse un saluto a Lon, un ultimo saluto probabilmente.
Dopodiché, con la vista sempre annebbiata dalle lacrime che ostruivano gli occhi, si diresse all'uscita. Qui il suo cuore sobbalzò ancora di più, stava tornando al mondo esterno, stava per lasciare quella che era stata la sua casa. Stava per lasciare la vita da guerriero, stava per buttarsi in una nuova vita, almeno finché il Garden fosse stato rinnovato. Si guardò nuovamente dietro di sè. Stava per piangere, seriamente. Ma si era ripromesso di non farlo, quindi strinse gli occhi, per non far cadere alcuna prova bagnata del suo amore.
Ancora qualche secondo, infine si decise. Cloud fece il primo passo fuori dalla struttura, il cielo era oscuro, coperto dalle nuvole, come se anch'egli fosse partecipe dello stato d'animo del biondo. Il ragazzo, con i capelli accarezzati da una dolce brezza, lentamente lasciò il Garden alle sue spalle... sperando in cuore suo che un giorno sarebbe definitivamente ritornato.
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Nataa
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Nataa »

Una calligrafia minuta, le vocali leggermente più arrotondate delle consonanti, un breve spazio tra una parola e l'altra e piccoli errori sintattici sparsi lungo il foglio che tenevo in mano. Conoscevo perfettamente quel modo di scrivere, quel perdersi in disgressioni tanto inutili quanto laboriose, anche per lettere che nulla c'entravano con il lavoro. Uno stile pomposo, ma scarno dal punto di vista emotivo.
Immaginavo l'autore seduto sulla poltrona in pelle del suo maestoso ufficio, intento nello scrivere ricercando termini aulici e fallendo miseramente nel tentativo di risultare più intelligente di quanto non fosse.
Era arrivato al potere, ma non aveva mai smesso di soffrire di quel complesso di inferiorità che provava accanto a coloro come me, il padre che cerca disperatamente di superare in bravura i figli, ma che per questo appare ancor più sciocco di quello che in realtà è.
Lo immaginavo a grattarsi la folta capigliatura nera, nell'usuale gesto di quando era immerso nei suoi pensieri, prendere la penna e soppesare, con cura certosina, le parole da trascrivere sul foglio bianco.
La freddezza che traspariva dalle sue parole era la stessa che mi aveva trasmesso e per la quale mi apprezzava.
Alzai un sopracciglio, finendo di leggere velocemente la lettera, che si concludeva con un "rinnovo i miei più calorosi e sinceri auguri".
Mi sedetti sul letto e vagai con lo sguardo fuori dalla finestra, vedevo delle colline sormontate dai monti profilarsi all'orizzonte, i vari colori si mescolavano assieme, in modo da non poter più distinguere dove finisse il verde e dove iniziasse il grigio, sfumature che nessuno avrebbe mai potuto riprodurre.
Tornai con la mente alla lettera e mi chiesi che valore potessi avere nel cuore di quell'uomo.
Non che avesse importanza, mi era stato insegnato che bisogna contare solo per se stessi, che non c'era bisogno d'altro, eppure osservare i Seed di Rinoa aveva instillato in me una sorta di coscienza affettiva, che fino ad allora non avevo mai considerato.
Li avevo visti battersi, non per loro, ma per gli altri a costo di commettere i più grandi errori della loro vita.
L'illogicità era un concetto difficile da comprendere per me, nata e cresciuta nel mezzo degli schemi più rigidi.
Gli insegnamenti ricevuti mi avevano preparato a vedere la vita come un unico grande diagramma, dal quale si poteva discernere in maniera logica la soluzione più conveniente.

"Cara Calien,
scriverti è sempre un piacere, così come ricevere regolarmente tue relazioni sulle situazioni venutesi a creare all'interno del Garden di Rinoa. Mi sembra superfluo farti gli auguri per lo scorso Natale, ma per una forma di gentilezza provvedo a farteli, prima di passare alla situazione che mi ha spinto a mandarti l'epistola.

Riteniamo che per il momento la struttura debba essere chiusa e modificata nella sua essenza, per questo motivo, sei pregata di tornare al più presto all'Ordine dei Garden, in modo da completare il tuo rapporto e riprendere la formazione.
Trovo sia importante che tu riprenda gli insegnamenti, come ben saprai l'istruzione è alla base di un buon Seed, nonchè di un'ottima persona, oltretutto abbiamo necessità di altri dati sperimentali, che soltanto tu sei in grado di fornirci grazie alla tua esperienza al di fuori dell'area protetta. Bisognerà, inoltre, ridefinire le abilità combattive, che come tu stessa hai sottolineato nei tuoi rapporti, sono scarse, se non inesistenti.
Ci aspetta un grande lavoro, spero che con il tuo buon senso, tu sappia riconoscerne il valore futuro.
Dimenticavo.
Giungerà al Garden un esponente dei Capo Commander e un'equipe specializzata, per riportare la struttura all'Ordine, dove avverrà un riadattamento strutturale.
Tuo cugino Cek verrà sollevato dal suo incarico, quindi arrestato per la strage che compì anni addietro, ti pregherei di venir via prima che questo accada.

Aspettandoti con ansia, ti rinnovo i miei più sinceri augur
Firmato
Tuo Padre !"


Il mio sguardo cadde su Sando, che aveva appena finito di leggere ad alta voce il contenuto della missiva.
"Questo è tuo padre?" la ragazza si sedette accanto a me, sventolando la lettera
"E' il mio tutore, ma ama firmarsi a quel modo"
"Non sembri molto felice di tornare a.. casa"
"Mi è indifferente a dire il vero, a parte la noia che si prova là dentro" soppesai per un momento le prossime parole da rivolgere "credi di voler restare con me?"

* Avevo incontrato Sando poco dopo il suo arrivo al Garden e da allora è sempre stata al mio fianco.
La ricordo sul ponte e il breve dialogo al termine del quale mi aveva chiesto di restarmi accanto.
La squadrai per un secondo, cercando il doppio fine, ma vedendo solo la limpidezza nei suoi profondi occhi non riuscii a dirle di no.
Logicamente la spiegazione era rafforzarmi dal punto di vista del combattimento, in realtà la scelta non era stata dettata da qualche predefinizione intellettuale, ma solo da mero istinto.
Cosa mi portò ad agire così? *

Sando si alzò e cominciò a preparare i nostri bagagli
"Sai che non è una risposta logica? Ma desumo che tu voglia intendere che verrai con me"
La guardiana annui con la testa, mentre continuava il suo lavoro
"Una volta all'Ordine potrei chiederti di allontanarti da me per un periodo imprecisato, se questo dovesse succedere ti chiedo scusa da ora, ma in certi affari è meglio non venire coinvolti" detto questo uscii dalla stanza e andai a schiarirmi le idee tra i corridoi del ex Garden di Rinoa.

------------------------------
Anziano a random: Hai fatto un ottimo lavoro, il tuo rapporto ci sarà molto utile in quello che avverrà prossimamente.

Mi congedai dagli Anziani e mi inoltrai tra i corridoi più interni dell'Ordine.
.Zero.
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da .Zero. »

Il Codice ...una lunga serie di regole, ma alla fine ciò che quei mercenari scelti erano non cambiava, pur agendo contro le ingiustizie, rispettando le minoranze e blablabla; loro erano pagati per uccidere, l'unica differenza per lui ora era che avrebbe ucciso dei "malvagi". Una mera questione di punti di vista tra l'altro poteva essere quella di chi era malvagio e chi no, ma non aveva voglia di pensarci, visto che per lui poco contava alla fine.
Un fischio di apprezzamento irruppe nella sala mentre tutti fissavano le numerose torce umane create da un uomo che aveva la divisa come lui, ma che sembrava essere in fuga.

- E dicevano che il cattivo ero io! -

Scoppiò a ridere, di sicuro si sarebbe inimicato un sacco di persone con quel gesto, ma in fin dei conti si considerava una persona trasparente e priva di peli sulla lingua: quello che aveva da dire o fare lo diceva e faceva senza troppi rigiri mentali, alla gente poteva andare bene o meno, lui semplicemente andava avanti. Tuttavia un dubbio si insinuò nella sua mente, nel susseguirsi di gente che andava via "libera" visto lo scioglimento di quella sede dei seed: lui non era libero come loro, di sicuro era monitorato dall'Ordine, se solo avesse provato a tentare la fuga per conto suo sarebbe diventato come il tizio appena volato via. E la cosa non gli andava a genio, ora che non marciva più in una cella costantemente disinfettata e pressurizzata dalle candide pareti bianche ed immacolate ...da diventarci pazzi.
Sospirò, dirigendosi a prendere le sue cose: le due guardie che l'avevano scortato sin li erano proprio davanti alla porta della sua stanza, uno teneva in mano una sacca, l'altro la sua falce. Il suo sguardo si fece torvo, indicando con un cenno del capo la falce: non gli piaceva che venisse toccata da estranei.

- L'Ordine vuole che ti addestri presso una nostra base intanto che il tuo caso viene riassegnato, così da poterti rimettere in forma dopo la lunga prigionia. -

Freddi e professionali come sempre, notò mentre riprendeva tra le sue mani l'arma, facendosi scortare all'esterno della struttura destinata a chissà quale destino. E lui sapeva che la decisione dall'alto era già stata presa ancor prima che il suo caso venisse valutato, che ce lo avevano mandato comunque apposta. Dei veri figli di ...

- Certo potevate accorgervene al cantiere che mi avevate mandato ad un Garden destinato al disarmo! -

Scoppiò a ridere, come spesso faceva, una risata sonora e divertita, che non scosse minimamente i due uomini destinati ad accompagnare Ren al "centro di riabilitazione motoria".

Offtopic: Scusate l'assenza, ma le occasioni di collegamento sono state poche e destinate principalmente al dovere piuttosto che alla piacere; Ren tornerà a rompervi con il suo strano caratteraccio, non preoccupatevi :asd:
Spero che gli utenti selezionati all'ammodernamento del regolamento siano costruttivamente celeri nel loro lavoro, immaginando che se sono stati selezionati tra tutti gli altri dovrebbero essere a norma i più qualificati per tale operazione.
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Tidusisback
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Tidusisback »

Troppe cose a cui pensare e la testa non riusciva a reggerne il peso mentre tutto si sbriciolava sotto le mani, eppure una certa apatia: razionalizzare, ecco cosa avevo imparato in questi anni al Garden.
Razionalizzare.
Eppure sembrava di fare la figura del cinico str***o agli occhi di molti: cosa si aveva da guadagnare? Cosa da perdere?
Detta così sembrava di porre tutto su di una bilancia e, egoisticamente, controllare guadagni e perdite ma scavando più a fondo in quei pensieri, altro non ci trovavo che un abisso che a fatica riuscivo a reggere; un macigno dopo l'altro.
I gesti meccanici con cui riponevo la divisa nel bagaglio che mi sarei portato appresso erano riflesso di quello che ormai mi rimaneva.
Perché te ne sei andata?
Prima o poi sapevo che sarebbe successo ma non così presto e non in quel modo; Puntaspilli mi guardava senza sapere cosa fare e attese un cenno che gli facesse intuire se, in qualche modo, avesse potuto fare qualcosa. Un gesto che non arrivò mai.
Passai più e più volte davanti allo specchio della stanza senza badare troppo alla mia immagine riflessa mentre recuperavo l'essenziale dai cassettoni: non che avessi molto, beninteso, ma erano i ricordi a riempirmi le tasche.
Ricordi di piccoli gesti che riuscivano a scaldare durante le notti più fredde, sorrisi che illuminavano anche le serata più buie, scherzi che accendevano un sorriso anche quando -dannata la mia lingua- forse non ce ne sarebbe stato il bisogno o non ne era decisamente l'occasione. Eppure andava bene così.

«In questo periodo di stasi che pensi di fare, Commander Estheim?» mi chiese Perseo dopo la prima breve conversazione tenutasi nel suo ufficio.
Al momento tergiversai ma senza troppo successo anzi, a dirla tutta credo che persi più tempo senza saper cosa dire. Strano ma vero.
Il Comandante sapeva che, in un modo o nell'altro, una risposta l'avrei tirata fuori e aspettò paziente fino a quando non mi decisi a parlare.
«Ho ancora qualcosa da sbrigare qua e la».
Attese ulteriori spiegazioni, in parte incuriosito e in parte consapevole che la Pecora Nera non avrebbe tardato a saltare fuori, magari in qualche momento poco opportuno.
Raccatai fiato e coraggio oltre che ad un enorme respiro e sentii, forse per la prima volta, la giacca tirarmi sulle spalle costringendomi a far scrocchiare le vertebre e mettere in tensione i pettorali.
«Sono diverse le persone a cui debbo molto ma ce ne sono almeno quattro che non possono essere dimenticate: la prima è lei Comandante».
La cosa sembrò interessargli. Dopo tutte le schermaglie e i colpi che ci eravamo scambiati in tutti quegli anni, era in un certo senso inevitabile che glielo dovessi e la Percora Nera aveva fatto la sua comparsa prima del previsto.
«Nonostante i trascorsi, ammetto di non sentirmi in debito ma sicuramente non mollo il colpo così facilmente. Se di filo da torcere ce ne è stato in passato, non vorrei venire meno alla tradizione, non le pare?».
«Assolutamente» fu la risposta schietta e sardonica dell'uomo che ascoltava paziente seduto alla cattedra.
«L'altro è mio fratello, Hope» e quel nome mi uscì a fatica dalle labbra. Mi sentivo in torto marcio e, come fratello maggiore, potevo dire di non essere praticamente esistito; per di più, erano stati gli sforzi di quel ragazzino, ormai quasi diciottenne a farci riavvicinare. Quella breve apparizione nel mondo degli opposti dove, ironia della sorte, le età erano state di parecchio invertite, mi aveva aperto una breccia nel cuore che doveva venire in qualche modo ripagata e medicata.
«Non ho mai capito e non mi è mai capitata una cosa del genere: dopo diversi anni, ritrovarsi un fratello minore. Eppure gli devo tanto e non voglio lasciare un conto in sospeso così grande».
Il Comandante annuì, conscio della situazione.
Probabilmente non sarebbe nemmeno servito quell'elenco eppure mi invitò silenziosamente ad andare avanti.
Il terzo pensiero fu per la Dama Danzante, Isabelle Valentine: il duro addestramento al quale mi aveva sottoposto e le legne che mi aveva tirato erano sintomo che da lei avrei potuto ancora imparare molto; probabilmente una capatina da quelle parti sarebbe stata d'obbligo e altrettanto d'obbligo sarebbe stato trovare qualcuno che ricucisse i pezzi nel poi.
Intuì ancora prima che lo dicessi chi era la quarta persona e mi fermò.
«Può bastare» mi interruppe notando il repentino cambio di voce e di espressione.
Il mare che gonfiava di ceruleo i miei occhi si era in qualche modo incupito, lasciando un amaro che difficilmente sarebbe svanito.
«La SeeD ha bisogno di persone forti» iniziò lui ad un tratto «E per quanto riguarda queste questioni, evidentemente ha voluto concedere a tutti una tregua momentanea per poterle sistemare. Posso contare su di te al ritorno?».
Era una domanda troppo difficile per poter dare una riposta su due piedi.
La SeeD.
Ormai ci credevo ben poco in quel corpo di militanti da strapazzo e, in un modo o nell'altro, avevo cercato di dare il mio apporto personale facendo sì che non fosse mai direttamente legato a quell'organizzazione, sebbene i gradi dicessero altro.
Ciò che avevo imparato dalla SeeD era: non farti coinvolgere dalla SeeD, se vogliamo dirla tutta.
«Non posso promettere nulla» dissi con una certa risolutezza «Ad ogni modo...»
«Bene. Puoi andare pure a preparare le valigie e salutare chi devi. Dovrete lasciare il Garden da un momento all'altro».
Sapevo che Perseo non era tipo da convenevoli o discorsi.
«Signore».
Un saluto militare da entrambi i soldati, fu l'ultimo scambio prima che la porta si chiudesse alle spalle.


Con un sonoro TLACK, la valigia si chiuse e ricordi al suo interno cessarono di pulsare, lasciandomi un attimo di tregua: mi sedetti sul letto ormai spoglio e solo allora mi concessi di osservare più attentamente il mio riflesso in cui notai mancare qualcosa.
Mi manchi.
Mi morsi la lingua e serrai la mascella e non riuscii a controllarmi: tirai un pugno alla parete, facendo sanguinare le nocche.
Sangue e lacrime era ciò che lasciavo in quel posto, assieme ad un grido che perforò la mia stessa testa che scossi a più non posso, come a voler cacciare un pensiero che si era aggrappato con le sue zampe da ragno e non voleva andarsene in alcuna maniera.
Non sei qui.

La notte era tranquilla.
Non si muoveva nulla se non un alito di vento che passava dalla finestra lasciata semiaperta mentre le tapparelle abbassate, facevano penetrare la poca luce della Luna. Lenne accanto a me.
Sentivo il profumo dei suoi capelli -sapevano di miele- e della sua pelle calda mentre si stringeva placida al mio torace nudo; le passai il braccio attorno alla spalla, stringendola ancora un poco a me e per tutta risposta, lei si accoccolò poggiando la testa sul mio petto.
Sarei rimasto così, senza cambiare nulla.


Eppure le cose cambiano, devono e vogliono cambiare: te lo sbattono in faccia senza remore, come una sberla tirata senza troppi complimenti; si divertono a colpirti alla bocca dello stomaco, a farti sputare sangue e a fartelo gustare come se fosse una prelibatezza mentre si divertono ad osservarti in quello stato pietoso in cui versi.

«A che pensi?» disse lei ad un tratto.
Mi voltai per guardarla dopo essere stato in fissa sul soffitto per qualche minuto.
«Probabilmente a nulla. Lasciavo andare...»
«Che cosa?».
Mi voltai, facendo strusciare le lenzuola, fino a guardarla negli occhi: anche nella penombra il suo profilo era inconfondibile: la curva docile delle spalle, la morbidezza dell'incavo dei fianchi, la delicatezza di un volto che era sempre apparso in maniera completamente diversa a quelli che non erano riusciti a guardare oltre -o a cui lei non aveva dato tale permesso.
«Sei curiosa!» la canzonai poggiando la mia fronte alla sua.
«Perché? Non posso?» domandò lei di rimando «Dopotutto sei sempre stato tu a farmi questa domanda, quindi è lecito che sia io a fartela per una buona volta....Commander Estheim».
Eddai.
«Odio quando mi chiami così» le sibilai tra i denti, mugugnandolo.
Per tutta risposta, lei si mise cavalcioni sopra di me, lasciandomi sorpreso.
«Lo so» sussurrò lei avvicinandosi quanto più possibile alle mie labbra.
Sentire il suo fiato tiepido così vicino, il suo corpo caldo, mi costrinse ad afferrarla dolcemente per la nuca e avvicinarla ancora un po' a me.
«Allora sai anche che stavolta non sarò io a rispondere...» aggiunsi con un occhiolino prima di rituffarmi in quell'oceano che erano i suoi occhi ed affondare ancora una volta in un bacio, passando la mia mano tra i suoi capelli.
Sembrava quasi inutile ripeterlo ma fu l'unica cosa che riuscii a dirle una volta che si staccò dalle mie labbra.


Guardai la struttura da lontano che nella sua imponenza si stagliava all'orizzonte: non mi ricordo se salutai qualcuno in particolare e non volevo dire a nessuno addio o arrivederci perché erano cose ancora non sapevo; probabilmente non lo feci ma l'ultima cosa che quel luogo mi strappò fu un sorriso, prima che gli dessi le spalle, puntando verso est.


«Ti amo»
«Si. Tanto»


Offtopic: Al momento Tidus si ritira a vita privata. Non so ancora se tornerà lui o qualcuno di nuovo in sua vece...si vedrà. Dopotutto, mai lasciarsi sfuggire l'occasione di una sorpresa, no? =P
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Ruben -.-
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Ruben -.- »

.zero. ha scritto:Offtopic: Scusate l'assenza, ma le occasioni di collegamento sono state poche e destinate principalmente al dovere piuttosto che alla piacere; Ren tornerà a rompervi con il suo strano caratteraccio, non preoccupatevi
Spero che gli utenti selezionati all'ammodernamento del regolamento siano costruttivamente celeri nel loro lavoro, immaginando che se sono stati selezionati tra tutti gli altri dovrebbero essere a norma i più qualificati per tale operazione.
Non hai motivo di dubitare di ciò, considerato il fatto che tali utenti tu non li conosci ne hai le cognizioni adatte a giudicare le loro capacità (oppure si? :mmh: ).
Comunque sia, ci tengo a tranquillizzarti. Siamo tutta gente matura, capace e con tanta esperienza. Stiamo faticando non poco per assicurarci ad esempio che personaggi con il tuo "strano caratteraccio" si comportino comunque in maniera consona ad una struttura militare dove si esige rispetto per i superiori ad esempio. :wink:

Facciamo il prima possibile. Ma davvero non siamo in grado di dirvi quando riapriremo battenti, considerato il fatto che effettivamente ancora non li abbiamo neanche chiusi completamente. :smt005
Lonelywolf
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lonelywolf »

Un sogno bellissimo, e all'improvviso un incubo. Un tunnel, infinito. Dov'è l'uscita?
Lon si svegliò, col respiro affannato. Aprì gli occhi, sgranandoli. Nessun soffitto. Uno spazio nero si stagliava sopra di lui. Era tanto vasto da apparire incombente. Quando recuperò coscienza dei suoi sensi, il ragazzo percepì improvvisamente un freddo pungente. Strinse le braccia al petto e scoprì di essere nudo. Un ulteriore brivido lo percorse. Dov’era? L’Ordine aveva deciso di detenerlo? Non poteva sapere nulla, il suo ultimo ricordo era il viso pallido e inanimato di Xavia.

Non aver paura

Lon si mise a sedere, e cercò la persona che aveva parlato. Non vide nessuno. Che fosse un altoparlante?

Questo mondo è scevro dei tuoi ordinari assilli. Questo mondo è il tuo mondo
- Io non capisco… Dove sei?-
Questo è il mondo primigenio. Questo è il mondo dell’ego, da cui i rapporti esterni ti allontanano. Questo mondo è la tua casa più intima, dove trovano albergo i tuoi impulsi razionali e istintivi. In questo mondo ci sei tu soltanto, e gli altri individui non sono che un’esperienza, una traccia inerte. L’unica vita, qui, è la tua
- Ma allora, tu chi sei? -
Io sono l’essere che ti è più vicino, ma il primo a sfuggire alla tua comprensione. Io sono te. Tutto questo mondo è fatto di te

Dall’ombra uscì un essere che Lon avrebbe difficilmente dimenticato. Era un ragazzo bellissimo, i cui lunghi e lisci capelli argentei raggiungevano le ginocchia. I suoi lineamenti erano dolci, quasi femminili. Gli tese una mano e lo aiutò a rialzarsi.

- Comprendo il tuo spaesamento. Del resto, l’aspetto di te stesso che coincide con l’essere a cui mi rivolgo non è altro che l’interfaccia verso gli altri della tua persona -
Lon non riusciva ad aprir bocca, concentrato a comprendere appieno quelle parole. Tutto era avvenuto in modo tanto violento da stordirlo. Stava affrontando l’annoso problema che nel mondo reale era noto come “conoscenza di sé”?
- Io sono l’interfaccia di me stesso? Allora, perché non ho mai avuto rapporti con te, col resto del mio io? -
- Proprio perché sei un’interfaccia, non sei tenuto a conoscere in modo troppo approfondito tutti i singoli aspetti del tuo io. Quello che hai sempre pensato di te è una conoscenza superficiale, una sintesi dei tuoi principali stati d’animo attraverso un filtro. E tutto questo perché con una conoscenza troppo approfondita rischieresti di perdere il senso del tuo ruolo, cioè delle relazioni col mondo esterno. Del resto, le persone la cui interfaccia si perde nel proprio io si rendono delle scatole chiuse, il cui ambiente interno è incapace di evolvere. Un essere immobile e chiuso in se stesso non può che giungere alla più grande delle infelicità -
Il cadetto soppesò le parole del ragazzo, lisciandosi distrattamente i capelli.
- Se quello che dici è vero, cosa faccio qui dentro? Non rischio di perdere il senso degli altri, rintanandomi nella mia mente? -
L’interlocutore sorrise.
- Noto con sommo piacere che stai iniziando a capire. Il tuo posto in effetti non è questo, e ritrovarti qui può causare gravi conseguenze. Tuttavia, è successo qualcosa che ha richiesto la tua presenza in questo luogo. Vedi, tutto ciò che ci giunge dall’esterno arriva in questo luogo attraverso un filtro -
- Che sarei io? -
- E’ esatto. L’interfaccia ha il ruolo di mediatore con l’esterno anche in questo senso. Qualcosa, però, ha minato questo equilibrio negli ultimi tempi -
- Forse la tensione che ho accumulato? La scoperta di avere una madre? Il distacco dalla SeeD? Ciò che Ruben ha fatto? -
- No. Tutte le esperienze che hai accumulato possono essere mediate. Non sottovalutarti, – il ragazzo sorrise – quelle che hai citato sono immagini che, in un certo senso, puoi superare senza alcun trauma. Sto parlando di una vera e propria intrusione, un accesso non controllato dall’esterno. Un flusso magico ha sfondato le tue barriere e si è introdotto qui. Secondo le ultime immagini che ci hai trasmesso, sembra che provenga da tua madre. E’ plausibile che ti abbia ceduto i propri poteri -
Incredibile. Lon non riuscì a capire da subito il peso di quelle parole. Era questa la sua eredità? Sua madre sarebbe rimasta con lui in quel modo?
- Abbiamo bisogno di te. Tu, che sei il nostro unico accesso all’esterno, sei anche l’unico a poter trovare una collocazione a questo potere. Devi aiutare gli strati più profondi del tuo ego ad accettare questo grande cambiamento -
- E se lo rifiutassi? -
- Moriresti, e questo potere passerebbe a qualcun altro, così come da Xavia è stato tramandato a te -
- La morte potrebbe non essere tanto abominevole rispetto ad una vita anomala. Di fatto, l’unico stregone che io ricordi è Hyne. Cosa penseranno di me là fuori? -
- Non essere infantile. La morte, come ti dicevo, è chiusura dell’animo, e in quanto tale porta alla peggiore delle infelicità. Qualunque vita è meglio della morte -
Qualunque vita è meglio della morte. Lon riflettè; che quello strano ragazzo avesse ragione?

- ~ - ~ - ~ - ~ - ~ -

Baralai si avvicinò a Kary in modo cauto. La ragazza era assorta nei propri pensieri e contemplava Lon, disteso e senza sensi.
- Dobbiamo andare, il Garden sarà chiuso a breve e Perseo vuole che anche l’infermeria sia evacuata –
- E dove avresti intenzione di portare Lon? –
Baralai portò la mano destra all’altezza del mento, per riflettere.
- L’alternativa migliore è probabilmente il Villaggio degli Shumi. Se il capovillaggio ci accordasse la sua ospitalità, troverebbe un ambiente in cui riposare. Prima, però, devo trovare la mia sottoposta. Come si chiamava? A… Aurelia? –
- Aura. Andiamo a cercarla –
Kary si alzò ed invocò Fenrir. Dopo aver sistemato il cadetto in groppa all’Eidolon, raggiunse Baralai all’ingresso dell’infermeria.
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Kary »

Kary guardò laconicamente i pochi bagagli stesi sulla propria branda consistenti di poco oltre l'indispensabile per sopravvivere un paio di settimane. Sentiva il Garden farsi meno rumoroso man mano che i suoi inquilini abbandonavano definitivamente la struttura, ma lei era rimasta lì in piedi, senza riuscire a muovere il fatidico passo oltre la soglia, a lasciarsi tutto alle spalle. Era successo tutto così all’improvviso che non aveva avuto il tempo di abituarsi all’idea.
Prima si era congedato il preside, lasciando qualche riga affrettata come unica dichiarazione, poi il vicepreside, partito per una missione personale. Di colpo un’istituzione militare tanto prestigiosa, privata dei vertici, aveva perso ogni facoltà di essere e i suoi membri erano stati lasciati liberi di decidere del loro futuro, come un bambino rimasto improvvisamente orfano. Curiosamente erano stati i militari più esperti a cedere per primi: l’ex-custode dello zoolab Cek era evaso dopo aver sterminato i propri carcerieri riducendosi al rango di ricercato, Lenne era partita annunciando di non voler far più ritorno, Tidus poco dopo si era preso una licenza, Paine aveva deciso di passare all’Ordine. Gli altri non avevano potuto far altro che agire di conseguenza. Tutti in sostanza, erano partiti con una meta precisa in mente, fossero affari lasciati in sospeso o una tranquilla sistemazione.
Ma lei dove poteva dirigersi?Tornare al suo paese era fuori discussione, l’avrebbero arrestata appena varcata la frontiera, e non rammentava nessun altro posto dove potesse rifugiarsi.
Perché non lo ammetti?

Era stato Carbuncle , adesso comodamente accoccolato ai suoi piedi, a parlare nella sua testa. Doveva averlo invocato senza neanche pensarci.

Ammettere cosa, sentiamo?
Oh, andiamo, ne sei perfettamente consapevole: che consideri il Garden la tua casa, e che ti spiace abbandonarla. È tanto difficile?


Come al solito il batuffolo azzurro aveva ragione. Si era convinta che il suo soccorso ad Eden fosse stato frutto del caso e il rientro all’Accademia una scelta obbligata, quando se ne sarebbe potuta andare molto prima. E se vi aveva rinunciato, era solo perché entro quelle pareti verniciate di fresco, entro quegli ambienti ampi e luminosi aveva provato sensazioni che credeva aver deposto per sempre sulle macerie della sua casa, sui resti carbonizzati dei suoi parenti. Più che alle singole persone che persistevano ad andare e tornare nel corso della sua vita, si era affezionata a un singolo luogo fino ad allora conosciuto con il nome di Garden di Rinoa. Infine, ironia del destino, era stata costretta ancora una volta a gettare via le proprie radici alla volta dell’infinito, misterioso, opprimente ignoto.

So che è difficile ma dobbiamo andare o ci chiuderanno dentro.
Un attimo, se devo lasciare questa casa devo almeno salutare la famiglia, ti pare?


Inforcò la borsa sulle spalle, sfiorò il rubino incastonato nell’elsa della sua spada per porre fine al contatto telepatico e finalmente uscì dalla stanza. Mosse un passo avanti l’altro, meccanicamente evitando di soffermare lo sguardo sulle figure degli sconosciuti, probabilmente gli ultimi arrivati, che invadevano il suo campo visivo. Le piaceva passare inosservata, senza nessun dito puntato contro o ingiurie a farle desiderare di perdere il senso dell’udito. Purtroppo a breve avrebbe dovuto rinunciare anche a questo privilegio.
Non si stupì di trovare l’infermeria vuota eccetto il corpo di Lonelywolf dimenticato su un letto. Dopo quella prima volta in cui aveva riaperto gli occhi non aveva dato altri segni di reattività, nonostante fisicamente potesse considerarsi guarito. I medici avevano già detto di rassegnarsi e attendere una sua spontanea presa di coscienza sul mondo.
Addio, lupastro. Mi sarebbe piaciuto viaggiare con te, ma temo sarà impossibile.
Sfiorò una mano per accettarsi l’ultima volta che restasse fredda e inerte, quando una voce maschile alle sue spalle la fece sobbalzare.
Baralai si avvicinò a Kary in modo cauto. La ragazza era assorta nei propri pensieri e contemplava Lon, disteso e senza sensi.
- Dobbiamo andare, il Garden sarà chiuso a breve e Perseo vuole che anche l’infermeria sia evacuata –
- E dove avresti intenzione di portare Lon? –
Baralai portò la mano destra all’altezza del mento, per riflettere.
- L’alternativa migliore è probabilmente il Villaggio degli Shumi. Se il capovillaggio ci accordasse la sua ospitalità, troverebbe un ambiente in cui riposare. Prima, però, devo trovare la mia sottoposta. Come si chiamava? A… Aurelia? –
- Aura. Andiamo a cercarla –
Kary si voltò a esaminare lo sconosciuto. Era giovane e di aspetto gradevole, dato di cui sembrava essere perfettamente consapevole visto le smorfie da macho latino con cui sottolineava la fine di ogni frase. Portava la divisa del garden, ovviamente, e una tessera d’identificazione appuntata sul taschino.

Kary: aspetta un attimo, ma tu chi saresti? E perché adoperi la prima persona plurale?
Baralai: ogni tuo desiderio è un ordine, chèrie. Sono il dott. Baralai e sono stato incaricato dalla dottoressa Paine di sostituirla. Quanto alla seconda domanda, la risposta mi sembra ovvia: tu verrai con me.
Kary: i-io? Ma non ho alcuna competenza in campo medico!Sono un semplice cadetto, un’invocatrice anzi, non conosco neanche la magia bianca!
Baralai: Intendiamoci, finchè non rintracciamo Aorta non ho nessun compagno di avventure ed è terribilmente noioso viaggiare da soli, per non parlare del fatto che mi sembri preoccupata per le sorti del tuo compagno, o sbaglio? Non mi dire che hai di meglio da fare perché non ci credo.
Kary: Ma…veramente…
Baralai: andiamo, non fare la difficile, tanto è già deciso. Partenza tra due minuti esatti, il tempo di caricare il cadetto su una lettiga o qualcosa del genere.

E questo sarebbe l’uomo scelto da Paine? :smt104

Durante quel breve scambio di battute lo sguardo del piacione raramente si era posato sul viso dell’interlocutrice e ciò non si poteva definire certo un sintomo di timidezza. In più sembrava il tipo da non ammettere discussioni, così si rassegnò all’inevitabile. Evocò Fenril e non senza qualche lamentela lo convinse a trasportare in groppa Lonelywolf fino all’uscita principale del Garden; si trattava di un breve tragitto, ma il fiume di chiacchiere con cui venne sommersa per tutto il tempo lo fecero sembrare interminabile

Kary: e adesso che si fa?
Baralai: io avrei un’idea…guarda laggiù.

Più o meno percorrendo con lo sguardo la direzione suggerita dall’indice del dottore la ragazza individuò uno strano mezzo di trasporto, a metà tra una piccola imbarcazione e un elicottero, reso vistoso da una sorta di decorazioni fiammanti verniciate sopra.
Baralai: è tramite questo che sono venuto a fare visita al Garden oggi, sostiene comodamente fino a quattro persone e volendo possiamo imbragare il cadetto lungo i sedili posteriori. Allora, che ne pensi? :supercool:

Kary pensò che fosse più saggio frenare la propria onestà e limitarsi a un diplomatico “carino” che tuttavia al medico parve bastare. Sistemarono in fretta baracca e burattini sul mezzo più che altro per liberarsi in fretta del mormorio che la scena naturalmente generava e dopo qualche cenno di saluto Baralai accese il motore. Il cadetto guardò impotente il Garden farsi sempre più piccolo intanto che prendevano quota finchè quello sparì alla vista.

Baralai: Prima di tutto cerchiamo questa Eureka…
Kary:…Aura…
Baralai:…Aura, giusto, poi dritti al Villaggio degli Shumi, ok? Intanto potresti darmi delle informazioni su di lei per consentirmi di identificarla.
Kary: sì, penso di poterlo fare, anche se non avevo rapporti molto stretti con lei.
Baralai: Benissimo. Per esempio, che taglia di reggiseno porta?

Abbi fiducia in Paine, abbi fiducia in Paine, abbi fiducia…

Offtopic: se non si fosse capito, rientrerò con il solito pg, eventualmente scortata dai tre sopracitati:asd:
Lon riferisce che quanto scritto nel suo post verrà approfondito in una fanfiction, quindi non occorre scervellarsi troppo =3 Ci si ritrova (non tutti purtroppo, ma in molti) nel "nuovo" Garden :smt109
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