Avventure Accademia+Garden

Moderatori: Ruben -.-, Pip :>

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Pip :>
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Pip :> »

Com'è possibile rinunciare al bene, una volta assaporatolo?

Sono simpatici questi ragazzi del "Garden di Rinoa", sì. Anche se fa uno strano effetto rivedere tanti vecchi compagni, compagni abbandonati ormai da parecchio tempo, soprattutto in quest'ottica del tutto nuova.
Quando è arrivata la Strega, spiegandoci quali erano i suoi piani e cosa ci avrebbe aspettato entro un paio d'anni, non ho potuto fare altro che stupirmi: sarebbero arrivati nostri.. Opposti?
Baggianate, pensai.
Niente di più sbagliato.
Ma qualcosa in me era già iniziato a cambiare da qualche tempo: sentivo che tutto quello in cui avevo creduto, o meglio non creduto, non mi apparteneva più. Ogni missione che affrontavo insieme agli altri mi sembrava sempre più sbagliata.
Stavo lentamente diventando il mio Opposto.
Ma inizialmente non ne capii il motivo. Ero convinto che tutto ciò provenisse dal mio cuore, che questo cambiamento fosse autentico. Abbandonai il mio gruppo, uccisi il mio migliore amico.
Sono stato solo per due anni.
Finchè, siete arrivati voi. Ho sognato tante volte, tante dannate volte che ci saremmo potuti ritrovare tutti insieme a servire il Bene, la Giustizia, la Verità.
Ho sognato tante volte di trovarmi insieme a voi come adesso.
Ed in un certo senso, siamo insieme.
Perchè non è vero che questi due mondi sono sullo stesso piano, che uno non è sovraordinato all'altro.
Non è vero.
Noi siamo le ombre, noi siamo gli Opposti. L'ho capito quando ho incontrato Drizzt, non te amico, il Drizzt vero. Quello che mi ha detto che il mio Opposto è diventato malvagio. Esattamente nello stesso momento in cui ho iniziato a cambiare.
Il contrario non sarebbe potuto accadere.
E quindi, cosa siamo? Perchè esistiamo? Perchè ci sentiamo così vivi, perchè le nostre emozioni sono così vere?...se poi siamo solo una fra le lacrime che possono scorrere sul viso dei nostri veri Io? Se siamo come una scintilla nei loro occhi? Uno fra le decine di migliaia dei loro capelli?
Se siamo solo ombre, a loro maledettamente collegate e indissolubili?
Verità che non si possono negare.
Ma non tutto è perduto. Non ogni azione ci è preclusa. Possiamo ancora scegliere.
Ho passato la mia vita a compiere lavori sporchi, ad uccidere uomini, donne, anziani e bambini indiscriminatamente, a pensare solo al denaro compiendo atti indicibili.
Ma il mio Opposto mi ha fatto capire che quella non è la via.
Espiazione.
E' l'unica cosa che mi resta.

E quindi, com'è possibile rinunciare al bene?
Una volta che il Garden di Rinoa avrà vinto, e sono sicuro che vincerà, il mio Opposto tornerà buono, ed io tornerò ad essere ciò che mi compete: il suo contraltare, il suo alter-ego. Tornerò ad essere ciò che la mia natura mi comanda di essere.
Malvagio.
So che tornerà buono, perchè Drizzt non lo abbandonerà. Non farà come ho fatto io con te, Compare, che ti ho ucciso per fuggire. Un'altra delle innumerevoli colpe che mi appesantiscono il cuore.
Espiazione.
Questi ragazzi non meritano di morire. Devono vivere, nessuno deve essere sacrificato.
No, non è possibile riabbracciare la malvagità dopo aver toccato il Bene.
Li aiuterò. Mi sacrificherò io. Espierò le mie colpe, permetterò che si ristabilisca il giusto corso degli eventi.
Ma non per me.

La vita, anche se malvagia, è meglio della morte?

Il folle gesto di un momento che cambia tutto, ti santifica, dà un senso anche alla vita di un Opposto che vita non è.
Lo farò.
Anche se è maledettamente difficile.
Massì...


*******

Si ritrovarono tutti al Garden Supremo. Il balzo era stato veloce, così come il soggiorno nel Mondo degli Opposti. Un soggiorno breve ma intenso, che nessuno avrebbe mai scordato.

Lavitz: Quel ragazzo ci ha salvati...
Drizzt: ...ora, andrò a riprendere Pip.
Lenne
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lenne »

A quelle parole Ruben poggiò una mano sulla spalla del Drow, rivolgendogli uno sguardo che veleggiava tra la comprensione e la fermezza; dopotutto, anche lui era stato testimone di quanto accaduto all'alter ego dell'ex Commander e poteva ben comprendere cosa animasse il ragazzo in quel momento. Scosse tuttavia la testa, attirandosi il suo sguardo confuso e insieme adirato.
«Non ora, dobbiamo innanzitutto riprendere le forze e riorganizzarci; avremo anche sfoltito le fila dell'Organizzazione ma non possiamo negare di essere provati - mentalmente e fisicamente - dai brevi trascorsi in quella dimensione. Il nemico ha invece dalla sua accoliti pronti a scendere in campo anche subito, se volesse; senza contare la Strega, non è perché abbiamo vanificato il suo piano che dobbiamo adagiarci sugli allori. Avrà sicuramente pensato ad alcune alternative» annunciò, quasi senza prendere fiato.
I presenti l'osservarono, stanchi ma consapevoli di quanto avesse ragione; chi annuendo, chi borbottando, tutti si allontanarono prendendo direzioni diverse.
Rimasero solo lui, Cek e Otta, che si fissarono come ad attendere da parte di uno il discorso che l'altro si rifiutava d'iniziare; a interrompere quella sorta di stasi forzata ci pensò un SeeD del Garden Supremo in alta uniforme - molto probabilmente un Commander - che li raggiunse trafelato. Doveva aver fatto una lunga corsa.
«Cerco...» respirò a fondo, poggiando i palmi delle mani sulle ginocchia e chinandosi un istante, prima di riprendere posizione eretta e contegno; fece il saluto militare e ricominciò da capo. «Cerco il SeeD Cek».
Altri secondi di silenzio. Il nuovo arrivato parve trovarsi improvvisamente a disagio: spostò nervosamente il peso del corpo da un piede all'altro, non comprendendo il motivo di tale quiete e desiderando solo che si spezzasse per poter adempiere ai propri doveri.
Alla fine, il responsabile dello Zoolab fece un passo avanti. «Sono io».
L'altro parve sollevato: scattò sull'attenti - forse un eccesso di formalità ma tant'è, nessuno vi avrebbe potuto fare caso in un momento come quello - e si rivolse direttamente a lui guardandolo negli occhi. «Ho ricevuto l'ordine di scortarvi presso gli Anziani, il più velocemente possibile. Se tuttavia prima voleste concedervi un po' di riposo...» aggiunse dubbioso, cogliendo quanto anche il moro non fosse propriamente al massimo della forma.
Ciononostante, egli scosse la testa. «Vi seguo» rispose soltanto, incamminandosi dietro il proprio accompagnatore.
---------------
«Non ho capito bene cosa sia successo» stava dicendo in quel momento Paine, mentre ci spostavamo verso l'infermeria «ma per riassumere: siamo tornati a casa».
«Esattamente» Sirius, che si era dilungato nella spiegazione degli eventi dalla scomparsa della dottoressa nel portale sin quasi al concludersi degli stessi, asserì. «L'attivatore, causa della breve osmosi di cui siamo stati partecipi, è andato distrutto prima delle due ore che - stando a quanto la signorina Lenne mi ha comunicato poco fa - erano diventate il nostro ultimatum; immagino questo abbia comportato l'impedirsi di una totale fusione dei due universi, evitandoci così una convivenza poco gradita» concluse pragmatico, passandosi la mano sul mento.
«Una bella fortuna» commentò la donna, sul cui viso passò rapida una smorfia di dolore.
La colsi ma non diedi segno di voler fare nulla: a breve saremmo potute tornare operative con le attrezzature - si sperava, visto il caos ancora percepibile nei dintorni - necessarie a rimettere in sesto le sue ferite e quelle di altri eventuali SeeD.
«Sirius» esordii invece, rivolgendomi al Principe senza tuttavia guardarlo «quanto può dire siano state efficaci le cure che vi hanno approntato i vostri salvatori?».
«Direi quanto basta perché le mie condizioni non si aggravassero. Sono stati molto celeri e non hanno avuto esitazioni su come agire, non me lo sarei mai aspettato».
«Avete bisogno di cure?».
«Penso di potermela cavare, ringrazio per l'interessamento».
«D'accordo, potreste allora comunicare al posto nostro la notizia che l'infermeria sarà nuovamente in attività» mi concessi un mezzo sorriso per quelle parole «fra pochi minuti?».
Lui annuì. «Non dubiti, provvederò appena possibile».
Chinai il capo in segno di ringraziamento e, assieme a Paine, mi separai dall'uomo per dirigermi verso la struttura; la porta non era stata rimessa ancora al suo posto, mentre per il resto sembrava vigere un ordine sufficiente a poter operare senza troppi problemi. Avremmo provveduto a sistemarla meglio col tempo, l'importante era poter nuovamente usufruire di medicinali e quant'altro, efficacemente sostituiti dopo l'attacco della Strega.
«Vediamo di ricucirti come Yevon comanda, non vorrei che cominciassi a considerare quello squarcio talmente decorativo da volertelo tenere» sospirai stancamente, lasciando accomodare la dottoressa in una stanza a random e preparando l'occorrente per cominciare. «Un taglio netto e pulito» commentai un paio di minuti dopo, osservandolo con attenzione. «Sei stata fortunata: nello stato in cui eri avrebbe potuto farti di peggio e non ti saresti accorta di nulla... che diamine...?».
Conficcato non molto in profondità nella carne, vi era un piccolo frammento di metallo originariamente appartenuto a una lama: l'ascia di Uriel che la donna aveva letteralmente fatto a pezzi a mani nude. Difficilmente avrei potuto dimenticare la scena che da lì in avanti era andata profilandosi, al contrario di lei che pareva non ricordarsi assolutamente nulla.
«Questo complica le cose, devo anestetizzare se non vuoi che ti sentano per mezzo Garden mentre lo estraggo» la informai, prendendo quanto necessario da un armadietto lì accanto; il tutto si risolse abbastanza in fretta, senza complicazioni di sorta.
Ciò non tolse che sudai freddo, forse perché stanca com'ero non avevo la certezza di fare tutto correttamente.
«Vuoi tenerlo come ricordo? L'orsetto purtroppo non posso dartelo» scherzai, mostrandole l'infida scheggia brillare di un cupo rosso sangue fra le mie dita; senza attendere risposta, la posai sul tavolino accanto al letto e ripresi a medicarla.
Pulire la ferita, disinfettarla, applicare punti e bendare dov'era utile fu relativamente semplice.
Una volta finito mi lasciai cadere esausta su una sedia, pregando che i miei compagni non avessero riportato ferite troppo complesse: d'accordo, Aura avrebbe potuto aiutarci ma non sapevo se fosse nelle condizioni per farlo.
Non che noi fossimo messe meglio, a dir la verità.
«Dirti di riposare un po' penso sia inutile, cerca solo di non strafare» si raccomandò Paine. «Concedimi qualche ora, poi torno in carreggiata anche io» assicurò, sdraiandosi lentamente sul giaciglio e portando il braccio sinistro a coprirsi gli occhi.
Annuii, prendendomi ancora qualche minuto prima di rialzarmi per andare ad aprire - gesto simbolico, vista l'assenza momentanea dell'ingresso - nel momento in cui qualcuno bussò, probabilmente picchiando contro lo stipite.
Si comincia...
Non fu tuttavia la figura di uno dei SeeD a mostrarsi sulla soglia, bensì quella di un uomo: alto e ben piazzato, si potevano notare due occhi smeraldini brillare dietro le lenti rettangolari degli occhiali. Alcune ciocche di capelli ramati, legati in una coda lasciata volutamente sfatta, scendevano a circondargli un viso dai lineamenti perfetti; un lieve sorriso pareva aleggiare sempre sulle sue labbra sottili, una lode come un velato scherno per il prossimo.
Lo riconobbi subito: Andrew Byrne, medico - anche se sarebbe stato riduttivo definirlo semplicemente così - dell'Ordine dei Garden, il migliore nel suo campo.
«Prego, se cerchi Paine è nella stanza laggiù» indicai, facendo un cenno col capo; egli ringraziò e, dopo avermi squadrato con un'occhiata atta a valutare se le mie condizioni mi permettessero di svolgere la professione medica senza il timore di scambiare una siringa con un trinciapollo, si spostò verso la camera.
Sospirai. Quella sarebbe stata una lunga giornata
Immagine

Ti ricordi? È proprio lì che siamo diventati amici.
Perché noi siamo amici, vero?

Quando talor frattanto / forse sebben così / Giammai piuttosto
alquanto / come perché bensì; / Ecco repente altronde / Quasi
eziando perciò / anzi altresì laonde / purtroppo invan però /
Ma se per fin mediante / quantunque attesoché / Ahi! Sempre
nonostante / Conciossiacosacché!


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Cek
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Località: Ore no kokoro no ryouiki... e dall'istituto Mahora bazzico nel topic Edicola

Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Cek »

-Siete un branco di incompetenti!-
L'ira del Supremo faceva paura. I membri dell'Organizzazione Omega rimasti non osavano aprire bocca per fargli notare la loro completa estraneità sui fatti accaduti, per timore di andare a far compagnia ai loro ex-compagni.
-Avevamo tutto! Avevamo scoperto l'identità del Custode, avevamo recuperato la Chiave e l'Attivatore alla faccia di quella massa di idioti dell'Ordine e delle loro contromisure magiche, avevamo unito i mondi ed eravamo a un passo dal controllarli, come diavolo avete fatto a mandare tutto all'aria e a farvi ammazzare?!-
Un tavolo poco distante fu letteralmente distrutto, colpito da uno sfogo magico del supremo. L'aria attorno lui era densa e carica di scintille, come se potesse esplodere in uno spettacolo di letali fuochi d'artificio da un momento all'altro.
Valdes, il secondo di Nergal, non aveva mai visto il Supremo così furioso: le sembianze di uomo freddo e calcolatore, caratteristica che aveva fatto di Nergal il comandante ambizioso che era, in quel momento erano scomparse, lasciando spazio solo al disappunto, alla rabbia e alla frustrazione.
Ma, seppur titubante, sapeva che doveva essere lui a prendere parola.
-Supremo Nergal, noi...-
Nergal si voltò verso di lui. Se uno sguardo poteva uccidere, Valdes sarebbe già stato cremato e sepolto.
-Voi- puntò il dito contro di lui, come se fosse un coltello. E, considerando il potere che stava concentrandosi su quel dito, forse sarebbe stato meglio per Valdes, un coltello.
-Voi non siete riusciti ad eliminare un branco di soldatini usciti da un cartone animato e a impedire che mandassero all'aria tutto quello per cui IO ho lavorato!-
La rabbia gli stava facendo perdere il lume della ragione: il Supremo non si era ancora completamente ripreso dagli effetti nocivi della falsa Materioscura, e la notizia del fallimento aveva solo peggiorato la situazione; Valdes capì che era l'unico che poteva cercare di rimediarvi, in quanto cofondatore dell'Organizzazione. Avrebbe corso il rischio di morire, ma era la sua unica possibilità.
-Nergal, sei in preda all'ira e non stai capendo più niente-
Sarah spalancò gli occhi per lo stupore, Dart e Odron(una sua proiezione mentale, visto che il corpo si trovava fisicamente nel Garden Supremo) arretrarono per non essere coinvolti dalla reazione di Nergal. Astaroth, creato senza emozioni, non disse nulla, ma nessuno si sarebbe stupito se anche il guerriero di oscurità avesse mostrato una minima espressione di sorpresa.
Il Supremo fu sul punto di trasformare il suo vice in un mucchio di atomi, pronti per essere dispersi nel nulla, quando Valdes parlò:
-Noi non abbiamo colpa. È stata la Strega a non adempiere fino in fondo al suo compito-
Nergal parve riacquistare lucidità, mentre la verità delle parole del suo secondo si insinuava rapidamente nella sua mente, liberandolo dalle nebbie dell'ira lasciando spazio alla ragione. Dopo qualche secondo di tensione, il Supremo fece un respiro.
-Hai ragione, amico mio- disse, dopo aver ripreso il controllo di sè.
Valdes aveva trattenuto il fiato, in attesa della reazione di Nergal; dopo aver compreso che non era più in pericolo di vita, si concesse il privilegio di inspirare un po' di aria. Poi mise un ginocchio al suolo, quasi a chiedere clemenza.
-Quando mi sono accorto che era tutto tornato come prima- disse, -ho dato ordine immediato al Mephidross di allontanarsi senza indugiare dal Garden dell'Ordine. Ho reputato che non fossimo nelle condizioni adatte per affrontare subito i Seed e gli Anziani in un combattimento. Ho fatto questo senza chiedere il vostro consenso, sono pronto a qualsiasi punizione vogliate darmi-.
-Hai operato bene, Valdes- osservò Nergal, appoggiando una mano sulla spalla del suo vice. -Hai mantenuto il controllo in una situazione di crisi, come è giusto che debba fare il mio vice. E ora dimmi: dov'è Xavia?-
-La strega è impazzita, mio signore- annunciò Valdes. -L'ho trovata priva di sensi nella hall, ma quando si è risvegliata e ha realizzato dove si trovasse, si è messa a urlare frasi prive di senso: sono riuscito a cogliere solo "mio figlio" e "maledetti", prima che fuggisse-
-È fuggita?-
-Esattamente. In preda alla follia ha ucciso cinque caulli, convinta che fossero Seed, poi ha distrutto una parete con un incantesimo ed è letteralmente volata via-.
Il Supremo non parve per nulla contento della notizia; tuttavia, anzichè cadere nuovamente in preda all'ira, assunse l'espressione fredda e calcolatrice di chi medita sulla prossima mossa da fare.
-Non tollero insubordinazioni né fallimenti- disse, con voce terribile. -Quella donna però potrebbe servirmi per un ultimo compito. Scoprite dove è andata, e fate in modo che anche l'Ordine lo venga a sapere: quando la troveranno, nessuno di voi dovrà partecipare al combattimento. La Strega deve pagare col sangue il suo fallimento, ma sono convinto che riuscirà a sfoltire le file delle truppe dell'Ordine. E così da morta servirà a qualcosa-.
-Gloria al Supremo- rispose Valdes, approvando il piano con un sorriso malvagio.
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-Il peggio è passato- disse l'Anziana Ingrid, sollevata.
-Siete riusciti a impedire che la congiunzione dei mondi diventasse definitiva, sventando i piani dell'Organizzazione Omega-
-È presto per cantare vittoria- osservò l'Anziano Herman Klein. -La strega è ancora viva, e quella fortezza mostro da cui è provenuto l'attacco nemico è scappata senza essere abbattuta, quindi non sono ancora stati sconfitti.-
-Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare- ribattè Gulcasa. -I seed del Garden di Rinoa sono riusciti ad eliminare molti dei membri dell'Organizzazione Omega, oltre al Cavaliere della Strega. Non abbiamo vinto la guerra, ma abbiamo ottenuto delle vittorie tattiche molto importanti-
Gli altri Anziani fecero cenni d'assenso, dando ragione a Gulcasa, e anche Herman Klein dovette ripiegare sulla sua posizione, complimentandosi con il Custode convocato.
Cek ringraziò secondo l'etichetta militare, e poi chiese loro cosa avrebbero dovuto fare da quel momento in poi per mantenere la distinzione dal mondo degli Opposti.
-I Garden nulla, per ora- rispose Raistlin. -Per evitare altri rischi, nessuno saprà nulla fino a che non sarà necessario. Niente Chiave nè Attivatore, abbiamo trovato una diversa via.-
Poichè il Grandanziano non disse più nulla, Cek preferì non indagare.
-Siamo comunque soddisfatti dell'operato dei Seed del Garden- osservò Rinoa.
-Peccato dover rovinare questo momento di felicità- disse l'Anziana Sauskin, -ma c'è un'altro motivo per cui ti abbiamo convocato, Custode-.
Ad essere onesti, gli era parso strano che avessero convocato lui, e non la Preside, per fare i complimenti ai membri del Garden.
Cek sapeva che l'Anziana Sauskin era una brava persona: ne aveva sentito parlare molto bene in molti ambienti, ed aveva avuto testimonianze dirette sul fatto che non fossero solo voci prive di fondamento.
Però sapeva benissimo che lei lo odiava dal profondo del cuore, senza possibilità d'appello.
-La tua Maschera si è rotta, Custode-.
Cek si bloccò per un istante: notò che le reazioni degli altri Anziani non erano di sorpresa, segno che dovevano saperlo già da un po', mentre lui non si aspettava una cosa del genere.
-La Maschera di un Custode, l'incantesimo che "traccia" il seed scelto per tale compito, si rompe quando almeno cinque persone interne al Garden affidatogli vengono a conoscenza della figura del Custode e della sua identità- disse l'Anziana. -Nonostante abbiamo dato il permesso ai Custodi di Rivelarsi, la tua Preside e il tuo Vicepreside erano già a conoscenza da tempo del tuo ruolo all'interno del Garden, e con Perseo il numero delle persone sale a tre. E ora altre due persone, almeno "spero" siano solo due persone, sono venute a conoscenza di ciò che rappresenti... Immagino tu ti renda conto cosa questo comporti-.
Cek mantenne il contatto visivo con l'Anziana senza sbattere ciglio.
La voce della donna, sebbene traboccasse di odio nei suoi confronti, non mostrava segno della gioia di chi può farla pagare a qualcuno, ma era la pura critica di un superiore che trova imperfetto il lavoro di un subordinato. Era una donna molto professionale, non c'era alcun dubbio.
-Sì, Anziana Sauskin-.
La voce era calma e ferma nel rispondere, la mente era un vulcano pronto a esplodere.
-A mio parere non è il momento adatto per parlare di questo- disse l'Anziano Kingston, interrompendo lo scambio tra Cek ed Hecate e smorzando il clima teso che si era creato.
-Giusto- osservò Raistlin. -Riprenderemo la questione quando la situazione si sarà calmata. E con questo, puoi andare-.
Cek si congedò dagli Anziani, ma le parole dell'Anziana Sauskin rimbombavano ancora nelle sue orecchie, spazzando via dalla sua mente ogni altro pensiero.
La Strega, l'Organizzazione Omega, il Garden...tutto aveva perso significato.
Qualcuno aveva scoperto qualcosa che non doveva: il quarto seed era Sirius, questo gli pareva ovvio, ma il quinto? Chi poteva essere?
Ma a prescindere da ciò, Cek comprese di trovarsi in una situazione estremamente precaria.
Il tempo rimasto a sua disposizione era diminuito notevolmente, e lui non aveva ancora raccolto tutti i tasselli che gli mancavano.
Doveva sbrigarsi.

Offtopic: "Mephidross" è il nome che ho dato alla fortezzamostro apparsa qualche pagina fa in un post di Sirius, visto che non mi pareva avesse un nome di qualche tipo (al limite, Pm). Visto che, a conti fatti, vogliamo eliminare la Strega prima di qualsiasi altra cosa, ho pensato di isolarla dall'Organizzazione Omega in qualche modo. Avanti tutta!
Immagine
Hanno detto di me
Lilin:In verità Cek viene dal futuro :asd: ci puoi dire i numeri del lotto vincenti per domani?? XD
Nataa:Sei riuscito a spiazzare anche lo zio Perseo con la tua apparizione ( :twisted: )
leonida88:orca pupazza sei l'uomo fumetto!!! :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: sei stupefacente!!!
Sabin_mn:Cek, quando fa lo sborone, almeno lo fa con stile
Pip:Tanti auguri, per oggi niente manga e fuori ad ubriacarti :asd:
Master Roxas:Tu mi fai spaventare...Tanto per la cronaca,l'essere immondo(quello che ho quotato sopra XD) ha ragione
Final Night:Dopo Honey & Clover non riuscivo a trovare un anime simile e sono caduto in depressione. QUesto però è quello che cerco.. mi salverà la vita :smt112 Cek, Tu Curi le malattie con gli anime :asd: ?
Hyam:A parte che sei un provocatore comunista e alla peggio anarchico (lol)
Master Roxas:Ma voi ancora a farvi domande su chi è Cek,state? :asd: :asd:
ChocoboMan:Tu, cosa diavolo sei, una specie di manga-postino a domicilio ? :smt104
Nataa:Ci chiedevamo se il Re dei manga sarà presente a questo fumettopoli :-D
Sirius
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Sirius »

Premessa: Questo post è di natura puramente goliardica ma le informazioni inerenti l'Organizzazione Omega sono rilevanti per delineare i loro obbiettivi futuri; l'ispirazione per questi ultimi nasce dal post di Perseo in Fan Fiction. Se vi fosse necessità di modificare qualcosa non avete che da contattarmi; se poi il post dovesse essere considerato inappropriato, non ho problemi a cancellarlo.

Era ormai passato un mese da quando il collegamento fra le due realtà parallele si era interrotto ed ancora non vi era stata traccia ne di Xavia ne dell'Organizzazione Omega; cionondimeno, la routine quotidiana del Garden di Rinoa tornò presto a regnare sovrana, alternando momenti di apatia catatonica a situazioni di ordinaria follia.

“Sferra il tuo colpo migliore!” incitò Nightmare, avanzando con la spada in pugno. Il suo avversario lo squadrò da capo a piede con occhi iniettati di sangue e un'espressione di sforzo sul volto; poi si ricordò di avere nel taschino un paio di occhiali da vista.
“Sono pronto!” rispose infine. Con un movimento rapido e deciso estrasse uno strano marchingegno dotato di cordicella; appena l'ebbe tirata, una piccola trottola schizzò il direzione del Gaio, il quale se ne sbarazzò con un colpo di tallone.
“Il mio Bayblade, nooo!” queste furono le sue ultime parole prima che, con un colpo di spada, Nightmare gli tagliò le gambe all'altezza delle ginocchia per poi conficcargli la spada nel petto, impugnandola al contrario. Improvvisamente comparve un nuovo avversario che attaccò senza indugio.
“Bakugan, cooombatti!” disse, lanciando una piccola biglia in fronte all'ex Seed.
“Cosa? Nessun effetto?” si stupì, prima che un Igniga in pieno volto ponesse fine anche alla sua esistenza.
“Spero siano finiti questi personaggi di serie Z.” esclamò annoiato.
“No, io di serie Z. Io ti spiezzo in due.” rispose un essere alto almeno tre metri.

“E voi chi sareste di grazia?” domandò, allibito.
“Io essere personaggio più forte di Dragonballe Z.” rispose il nuovo venuto.
“Ovvero?” insistette.
“Io no sapere. Sirius non avere mai visto Dragonballe.” spiegò, dispiaciuto.
“Vabbé, sferra il tuo colpo migliore!” lo incitò, assai poco convinto.
“KA-MA-SU-TRA!” ed a queste mistiche parole, una potente onda di-non-sia-sa-bene-cosa si diresse contro l'indifeso Nightmare; questa s'infranse però contro una barriera Reflex e venne rispedita al mittente.
“Questo è Final Fantasy, cretino!” lo denigro, sempre più annoiato. In lontananza vide infine avvicinarsi, avvolte dalla nebbia, quattro misteriose figure, ognuna delle quali emanava una diversa luminescenza. Che fossero i quattro Cavalieri dell'Apocalisse? Più o meno.
Quattro-misteriose-figure: “I Teletubbies ti fanno ciao!”
“STOP!” urlò a questo punto, dirigendosi poi verso la sala di controllo del centro addestramento.

“Bioparco di un bioparco, Sirius! Quando mi hai accennato ad un addestramento speciale mi aspettavo tenessi fede al tuo nome ed invece mi propini questi qui?”
“Posso comprendere e condividere il vostro attuale stato di frustrazione, anche perché questa non è la mia simulazione; è stato il vostro sosia ivi presente, Mare, a sostituirla.”
“Avrei dovuto immaginarlo... ma non ti chiamavi Nait?”
“La pronuncia era troppo simile, per questa volta ho deciso di optare per Mare; oltre ad evitare fraintendimenti è anche una parola di senso compiuto, al contrario di Night.”
“Night è una parola di senso compiuto!” precisò il proprietario del nome.
“Non nell'italico idioma!” rimbeccò l'altro.
“Cooomunque, non ho ancora capito come avete fatto a passare da questa parte, signor Mare.” domandò Sirius.
“Si tratta di una cosa difficile da spiegare ma in sintesi: la fluttuazione dei flussi tachionici ha generato una distorsione spaziotemporalesca, la quale ha modificato la materia ad un livello quantomeno quantistico...”
“I vostri sproloqui mi inducono a supporre che non abbiate alcuna idea in proposito.” interruppe Sirius.
“Nemmeno la più pallida.” aggiunse Nightmare.

In quel momento le porte del centro addestramento si aprirono ed il Seed Commander Tidus entrò nella stanza.
“Sirius, che cosa ci fai qui? Non eri in convalescenza?” chiese, sorpreso. Contrariamente a quanto aveva originariamente pensato, lo scontro con l'opposto di Perseo aveva lasciato il segno e, ad un successivo esame, aveva scoperto che la spina dorsale aveva riportato danni estesi; l'unica sua possibilità per mantenere l'operatività fu quella sostituirla con l'ennesima protesi biomeccanica. Ormai circa il trentacinque per cento del suo organismo era stato rimpiazzato da protesi; questo perché le cellule Jenova, benché rendessero immuni a qualsiasi malattia e all'invecchiamento, avevano una limite alle ferite che potevano rigenerare. Per questa ragione Sirius aveva appreso come tramutare il proprio corpo in Oscurità; così facendo poteva evitare danni potenzialmente letali.
“Buongiorno, Commander Estheim. Per rispondere alla vostra domanda, ho ricevuto il benestare della dottoressa Paine mentre era intenta a farsi la barba.”
“Dici sul serio?” domandò allibito.
“Ovviamente no, come scritto all'inizio questo è un post goliardico. La verità è che desideravo socializzare un po' e, siccome non ho avuto alcuna visita nelle ultime quattro settimane, ho preso atto che dovevo esser io a fare il primo passo. Come si suol dire: se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto.”
“Non so chi sia questo Maometto ma non dev'essere un genio se si lascia travolgere da una frana.” alle parole di Mare, un breve venticello spinse una balla di fieno tra i quattro individui.
“Non era la stessa balla di fieno che girava per i corridoi del Pandeamonium?” domando Tidus.
“Evidentemente ci ha seguiti.” rispose gaiamente il Gaio. In quello stesso istante Sirius ricevette un forte coppino.
“Per la miseria, mi avete quasi fatto distaccare le cornee!” esclamò, allarmato.
“Mi spiace, la prossima volta colpirò con più forza.” rispose con tono minaccioso la dottoressa Paine per poi aggiungere: “Ti sembra una cosa gentile permettere a Night di combattere i Teltubbies e non invitare anche me?”
“Non immaginavo ci teneste tanto.” cercò di scusarsi Sirius.
“Vuoi scherzare? Sono così fastidiosi da aver spinto Chuck Norriss al suicidio.” ancor prima di aver finito la frase ella si era già fiondata nell'arena, sventolando la propria zanbato a destra e manca; quando ebbe finito, tornò ricoperta dei rimasugli delle pestifere creature.
“Dunque possiedono imbottitura al posto delle viscere...” osservò Nightmare.
“Cosa hanno al posto del cervello?” domandò Estheim.
“Il programma del Partito Democratico.” rispose la Seed, chiarendo così molte cose.

Tempo prima, nel palazzo dell'Organizzazione Omega.

"Mi avete convocato, mio signore?" domandò Valdes.
"Vieni avanti, amico mio. Sono stato informato che avete infine individuato l'ubicazione della strega; immagino che a breve farete in modo ch'ella incappi nei Seed?"
"Sì, mio signore. Se mi posso permettere, mi sembrate in ottima forma quest'oggi."
"Hai ragione. Sono finalmente riuscito a convertire la maledizione di Rastlin a mio vantaggio: osserva!" dal braccio iniziò a secernere una strana sostanza di colore viola scuro; dopo pochi istanti questa assunse le sembianze di un serpente.
"Come puoi vedere, ora posseggo anche il potere di controllare il veleno; a riprova che non è saggio tentare di ostacolare il più grande Assimilatore del multiverso." esclamò soddisfatto, poi aggiunse: "Vi è anche un altro motivo per cui ti ho convocato qui." prese una carta magica e la lanciò in aria; questa s'ingrandì sino ad assumere le dimensione di una porta o, più propriamente, una specie di specchio. Osservando quella superficie, Valdes la vide incresparsi per poi mostrare chiaramente un'immagine.
"M-ma questa..." disse, allibito.
"Sì, amico mio, quella è la Dimensione Oscura: il nostro nuovo obbiettivo." a queste parole Valdes non poté che manifestare sorpresa e preoccupazione.

"Supremo Nergal, la Dimensione Oscura è un luogo estremamente pericoloso e nessuno è mai stato capace di sottomettere il suo potere."
"Sinora." lo corresse Nergal, per poi proseguire dicendo: "Se assimilassi il suo potere sarei invincibile: con il semplice schiocco delle dita potrei fagocitare interi mondi; nessuno oserebbe più opporsi al mio volere e diverrei un dio." mentre pronunciava queste parole, alzò le braccia al cielo e spiegò le sue ampie ali nere; quando poi l'euforia scemò, abbassò lentamente le braccia e le ali si dissolsero in una marea di piume nere che svanirono ancor prima di toccare terra.
"Mio signore, vi prego di prestarmi ascolto; ciò che intendete fare è impossibile!" disse, cercando di dissuaderlo.
"Peccato, devo averti sopravalutato." rispose, mentre una forza invisibile sollevò da terra il suo secondo, minacciandolo di distruggerlo.
"No, aspettate. Farò quanto mi chiedete, Supremo." udite queste parole la forza si dissolse e Valdes fu di nuovo libero d'agire.
"Molto bene. Per raggiungere questo scopo dovete portare al mio cospetto i Tetrarchi, gli ultimi esponenti dell'Ordine dei Maghi; solo assimilando il loro potere sarò in grado di controllare quell'Oscurità." spiegò con tono grave.
"Ma nessuno sa dove essi siano o che aspetto abbiano; molti ritengono siano solamente una leggenda." obiettò insicuro.
"No, non sono una leggenda ma trovarli sarà estremamente difficile ed ancor più catturarli." precisò, prima di sedersi sul suo scranno ed iniziare a spiegare come avrebbero proceduto.
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Recks
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Recks »

Gli ultimi avvenimenti si eranos susseguiti così in fretta da confodere Recks, che non aveva nemmeno partecipato assieme agli altri Gardeniani alle ultime battaglie. Ora però che al Garden la situazione sembrava essersi stabilizzata ( almeno, per un tempo limitato: tutti sapevano che questa quiete sarebbe durata poco) il mago decise di fare un giro per i corridoi. In realtà, questa sua scelta aveva un motivo; aveva bisogno di Calien: la trovò in biblioteca, mentre sfogliava con aria di sufficienza le pagine di un libro che di certo aveva spostato con un Levita, tanto era pesante.

Recks: ciao Calien. Che cosa stai leggendo?
Calien: sto leggendo di un algoritmo chiamato Fortuna.
Recks: non so nemmeno cosa sia un algoritmo, ma non importa.
Calien: in realtà è abbastanza semplice.
Recks: scusami Calien, ma sono venuto qui per un motivo ben preciso. Mi sto preparando per un test ad una scuola di magia e mi servirebbe il tuo aiuto sull'esame teorico. Oggi ho provato a studiare qualcosa sulle magie di status ma non capisco tutto, perciò, sapendo che tu sei ferrata in questo ambito, ho pensato che magari mi potessi dare una mano. Sai, te ne sarei davvero grato. Mi hanno assicurato che se avessi superato i test avrei potuto parlare con il preside della scuola, che secondo alcune voci, è il membro di un potente ordine di maghi. Significherebbe tanto per me.
Calien:mmm.
Recks: ovviamente se mi aiuterai sarò in debito con te. Potrai chiedermi qualsiasi cosa. Qualsiasi!
Calien: si potrebbe fare. Vuoi cominciare adesso?
Recks: magari!

*Codec*

Recks: scusami un attimo.

Codec:
Otta: ciao Recks, scusami, mi servi in Presidenza.
Recks: ok, arrivo.

Recks: scusami, devo andare. Facciamo un'altra volta?

* * *
Quando il mago arrivò in presidenza, vide Otta seduta accanto ad una scrivania. Su di essa si trovava una lettera ed un baule, sul quale era appollaiato un gatto a lui familiare, Faraone.

Otta; mi spiace non averti detto prima che qualcuno aveva lasciato questo baule per te. Purtroppo queste vicende non me lo hanno permesso. Scusami.
Recks;grazie Otta.
Otta: sai chi potrebbe averti lasciato questo forziere?
Recks: lo immagino. Suppongo che appartenga ad un mio caro amico.

Prese un taglierino e aprì la busta. La scrittura era proprio sua, anche se forse sembrava più curata del solito, come se il mittente si fosse impegnato per scrivere quelle righe.
Non è mai stato un metodo a me congeniale l'utilizzo di una lettera per salutare una persona, avrei preferito farne sinceramente a meno, ma le circostanze me l'hanno impedito.
Non ho intenzione di girarci troppo attorno: su Eden ho contratto una malattia, a detta dei medici del posto, incurabile. Ho cercato disperatamente una cura, anche qui, ma nessuno ha saputo aiutarmi seriamente, dicendo che o era a loro sconosciuta la causa o la cura, mentre su Eden il solo sentir parlare di questo morbo spaventava la gente.

Mi spiace non averti potuto salutare come si deve, ma forse sarebbe solo stato più complicato, quindi sappi che mi sei mancato moltissimo, non ho trovato tuoi sosia su Eden.
Salutami Nataa, dalle un abbraccio da parte mia e poi scusati con Paine per gli esami medici, avrei potuto completarli, chissà che lei non conoscesse una cura per me!
Ciao Recks!

Il tuo amico, Balthier.
Adesso era certo che Balthier, il suo collega, il suo amico più fidato, non avrebbe fatto ritorno al Garden. Non riuscì a trattenere una lacrime al pensiero di non avere più vicino una persona che lo conosceva così bene e che sapeva indicargli sempre la cosa giusta da fare. Solo quando Otta gli si avvicinò per confortarlo, il bibliotecario si acquietò.

Recks:grazie.

* * *
Se qualcuno avesse avuto il controllo dei satelliti che fotografavano di continuo il continente, di certo avrebbe notato qualcosa di insolito nelle parti di Trabia. Si sarebbe accorto di una donna che stava camminando senza sosta da diversi minuti verso una grotta, vicino al villaggio degli Shumi. Forse chi manipolava quei satelliti non sapeva che la donna non era altro che una strega a cui mancava il proprio figlio, il quale aveva trascorso la sua infanzia in una località innevata. Xavia sperava che, vivendo nei pressi di Trabia, si potesse ricordare di più di suo figlio Lonelywolf ( sempre che lei fosse davvero sua madre).

Gli Shumi l'avevano notata ma la lasciavano in pace, ritenendola inerme. Solo quando una visitatrice di passaggio nelle terre di Trabia, una certa Sarah, informò loro che quella donna era una strega, tutti si allarmarono. Persino il capo del villaggio aveva subito telefonato a una sua conoscenza del Garden di Trabia, preoccupato. Voleva assolutamente evitare che una strega, in preda alla pazzia, torcesse un solo capello ai membri del villaggio.


Sì, sono tornato. E come al solito, spero di non aver fatto casini. In caso, PM :-D
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Tidusisback
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Tidusisback »

Dopo i repentini quanto rapidi avvenimenti degli ultimi tempi, nel Garden veleggiava finalmente un po' di serenità nonostante ci fossero diversi 'rammendi' da fare: escludendo il corso ago-filo-e-unicinetto per il quale Paine si era gentilmente offerta come cavia, il malcelato nervosismo di alcuni membri che, dopo l'incontro con i propri doppi, avevano ricevuto nuove batoste morali, l'ingresso di nuovi elementi ed il loro duro addestramento, tutto sembrava dire 'ehi, finalmente potete tirare un breve respiro di sollievo'.
Ammesso e non concesso che potessero sorgere nuove complicazioni, udienze o qualsiasi altra diavoleria da parte del Garden supremo.
Nel contempo avevo realizzato che avevo bisogno di fare un paio di cosette che, indipendentemente da tutto, non erano procrastinabili: una tra quelle una doccia.
Prima di concedermi un momenti di ristoro decisi di fare un giro nelle cucine a ringraziare ancora una volta Amila; la trovai difatti alle prese con trancio di carne pronto per essere stufato in mezzo ad un mare di deliziose primizie di stagione.
«Solo a sentirne il profumo mi si allarga lo stomaco» commentai socchiudendo gli occhi e leccandomi le labbra che schioccarono in maniera non propriamente educata.
La ragazza si voltò, in parte sorpresa e in parte compiaciuta per il complimento, ed aggiunse con un sorriso spontaneo.
«Beh un buon pranzo aiuta sempre a risollevare il morale delle truppe. Tutto sommato, nonostante la fatica è incoraggiante.»
«C'è una certa soddisfazione nel sapere che il proprio lavoro è apprezzato» le dissi di rimando sedendomi su un sgabello di plastica a poca distanza dal bancale da lavoro.
Per tutta risposta la ragazza annuii, tornando poi a sminuzzare del prezzemolo da gettare poi in padella per insaporire la pietanza che si crogiolava lentamente nel suo sugo.
«E' da sfacciati chiedere un assaggio?» azzardai occhieggiando l'enorme padella dove era stato preparato del risotto al quale mancava solamente la parola; Amila mi rivolse uno sguardo a metà tra l'ammonitore ed il divertito ma, alla vista del luccichio delle mie iridi, si lasciò andare ad un 'non giocarti l'intera razione, Commander Estheim'. A quel punto mi bastò semplicemente agguantare un piatto di plastica a poca distanza ed una forchetta che avevo già addocchiato per l'occasione; tuttavia aspettai che fosse lei a porgermi la razione -anche perché, nota la mia ingordigia, avrei potuto sicuramente esagerare.
Alla prima forchettata, esclusi i colpi di tosse dettati dalla pietanza troppo calda e alla mia troppa fretta, riusciia ricordarmi di quanto bastasse poco per gustare -e in questo frangente, figurato e non- un attimo di tranquillità: non risparmiai nemmeno i complimenti alla cuoca.
«C'è un'altra cosa che vorrei dirti» proseguii, attirando l'attenzione della giovane «Volevo ringraziarti ancora del caffè preparato al volo».
Non era propriamente del caffè che volevo ringraziarla ma cercai di mascherare, in maniera piuttosto goffa ed inefficace, qualcosa che andava al di là del semplice rumore di una moka che bolle.
«Io scommetto invece una cosa» rilanciò lei, dandomi sempre le spalle.
Inclinai la testa di lato, aggiungendo un piccolo verso interrogativo, anche per colpa della bocca piena.
Lei senza scomporsi troppo, mi disse candidamente che quel caffè quasi sicuramente Lenne non ne aveva toccata una goccia: basta poco per capire i gusti di una persona.
Amila era decisamente un detective in piena regola e, non avendola vista mai in combattimento, non potevo immaginare come potesse muoversi su di un campo di battaglia. Tuttavia azzardai un'ipotesi che speravo non fosse troppo lontana dal normale, richiamando alla mente il fatto che come investigatore fossi decisamente negato.
Mi scappò un risolino per il quale lei chiese spiegazioni.
Posai la forchetta accanto al piatto, lasciando freddare un pochino il riso che fumava ancora e trassi un profondo sospiro facendo saettare le pupille da un lato all'altro della stanza forse per evitare di incontrare direttamente gli occhi della giovane.
«E' incredibile come in più di quattro anni, ancora non abbia capito alcuni dei suoi gusti».
«Vorresti perderti tutto il divertimento?» chiese lei di sorpresa.
La domanda mi colse impreparato. Ogni volta riuscivo a rimediare una figura da idiota dopo l'altra...ormai in stanza potevo dire di averne una folta collezione.
«Come scusa?» dissi ingenuamente.
«Beh» riprese lei, posando la paletta dopo averla asciugata nel grembiule che le copriva la parte frontale della divisa «Non ci vuole di certo Horatio per capire che cosa c'è tra voi due ma alla fine...scoprire subito tutto l'uno dell'altra farebbe perdere fascino al divertimento della sorpresa».
«Hai ragione».
Non potei fare altro che essere d'accordo con lei.
«Lei è importante» proseguii, stavolta piantandole gli occhi nei suoi; l'imbarazzo iniziale aveva mutato volto, trasformandosi in quella che potevo definire sicurezza e lei lo capì al volo. Non servirono altre parole se non quelle seguite da un cucchiaio di legno puntato ad altezza degli occhi.
«Non sperare in altri assaggi e sai che hai cose più importanti da fare, piuttosto che ringraziarmi per una stupidaggine del genere» aggiunse poi facendo l'occhiolino.
Il rumore dei piedini dello sgabello che strisciarono sul pavimento accompagnò un sorriso ed un cenno della mano a mo' di saluto.
Tuttavia, il box doccia avrebbe dovuto attendere non appena vidi qualcuno di conosciuto caracollare per una decisa stanchezza post taglia-e-cuci.
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Lenne
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lenne »

«Sai, penso che proseguendo in quella maniera non ci metterai molto a scontrarti contro lo stipite di una porta. Mi spiacerebbe molto… per lo stipite, intendo».
Pur nel mio stato semi-comatoso, riconobbi quella voce e sbiancai nell’udirla.
Sardonica e provocante, eppure controllata e dolce.
Dei brividi scesero dalla nuca lungo tutto il corpo, finché quella sensazione – che in tutti i modi avrei potuto definire tranne spiacevole – non s’intensificò nel momento in cui il ragazzo varcò la soglia della propria stanza per venirmi incontro.
Era lì, a qualche passo da me: i suoi occhi limpidi, lo sguardo fiero, i capelli biondi… serrai le palpebre, quasi volessi trattenere qualcosa dentro di me; un’emozione che oramai non negavo più ma cercavo di frenare in tutti i modi, a dispetto degli scarsi successi.
Perché era quella la cosa giusta da fare.
«Sono costernata nell’averti come spettatore del ben misero spettacolo che offro» risposi a tono, raddrizzando appena le spalle per fronteggiarlo. «È difatti per questo motivo che stavo raggiungendo la mia camera, dove una doccia bollente non attende altri che me».
«Non è l’unica…» lo sentii mormorare a voce bassa, non sufficiente perché le sue parole mi sfuggissero; finsi comunque di non averci fatto caso e lui, per ripristinare il suo fabbisogno testosteronico da macho prontamente ignorato, si profuse in un buffo inchino mentre un sorriso furbo gli si allargava sul viso. «Curiosamente, anche la mia umile dimora è sufficientemente attrezzata per riprendere un aspetto decoroso» esordì, in tono talmente serio da far sì che persino le mie labbra s’incurvassero verso l’alto. «Dunque… che ne diresti per una volta di mettere da parte i tuoi modi scostanti ed esageratamente solipsisti accettando questo implicito invito, che poi tanto implicito non è?».
Scossi la testa, sospirando. «Non cambierai mai, anche se – dopo quattro anni – ormai non dovrei più stupirmi di nulla» commentai leggermente, guardandolo di sottecchi.
«Sono pieno di sorprese, non l’hai ancora capito?».
«Comincio a sospettarlo…» risposi e fui tentata di tenergli il muso, anche solo per la sua onnipresente e incontrollabile mania di comportarsi da stupido, quando il ragazzo – con l’intraprendenza di sempre – strinse la mia mano fra le sue dita forti e calde, facendomi quasi arrossire.
«Mi ci potrei abituare» sussurrò, evidentemente cogliendo quel fugace imbarazzo e, a giudicare dal lampo che intercorse lungo le sue iridi cristalline, rimanendone piacevolmente sorpreso.
Un fiore nato dalla strada, questo era stato il mio istintivo pensiero quando l’avevo conosciuto; non mi ero mai chiesta quanto dovessero essere forti le radici di un fiore, perché spaccassero addirittura l’asfalto riuscendo a fare breccia persino nel mio carattere introverso e – come l’aveva appena definito – assolutamente individualista.
Mi sentivo un po’ presa in contropiede, quasi fossi stata lasciata indietro e in quel momento dovessi allungare il passo… ma quando lo vidi sorridere e stringere appena più forte la mia mano, capii che in fondo era divertente e andava benissimo così.
Malgrado non l’avessi mai ammesso apertamente, ero sempre stata molto legata al giovane sin dal nostro primo incontro: una reazione semplice – dettata dall’istinto che sapevo non avermi tradito in nessuna occasione, neppure una simile – mi era bastato un attimo per affezionarmi al Commander ed ero sicura non sarebbe stata sufficiente un’eternità per dimenticare il suo profumo o la voce calma e profonda, capace d’insinuarsi nei profondi recessi dell’anima per scuoterli con un brivido di puro piacere; tutto di lui sarebbe stato impresso nella mia testa, a maggior ragione nel momento in cui quella genuina e ingenua amicizia da adolescenti appena affacciatisi al mondo degli adulti, era sfociata in qualcosa di ben più complesso e difficile da gestire.
«Ehi, sei ancora su questa Terra?» solo allora mi resi conto della mano che il ragazzo sventolava incessantemente davanti al mio volto, capendo finalmente di essere rimasta imbambolata a fantasticare, persa in chissà quale universo; mi riscossi da quei pensieri e lo guardai perplessa, non ricordando cosa mi avesse appena detto.
«Ehm, dov’è che andiamo?» gli domandai allora, ricevendo un’occhiata divertita da parte del giovane uomo. A ben notare, mi accadeva spesso di non accorgermi quando mi stava parlando.
«Come sempre non mi ascolti… ti ho chiesto se ti andava di fermarti qui – senza stare a raggiungere la tua stanza – e accompagnarmi nel paese vicino più tardi, se ne hai voglia; non manca poi molto a Natale e ammetto di essere piuttosto indietro con i regali» ripeté lui serio, con la voce appena addolcita e sfoggiando il suo languido sguardo degno di un cucciolo smarrito, il classico da ragazzo sfortunato e imbranato; anche se, onestamente, imbranato in realtà non lo era mai stato.
Piuttosto, aveva sempre avuto un’abilità innata a sdrammatizzare nelle situazioni più delicate.
Un bambino… in fondo, non era altro: un bimbo cresciuto troppo in fretta, mai stato bravo a tenersi stretta la propria infanzia per assaporarla sino in fondo; velocemente era diventato una persona forte e determinata. Un ragazzo che viveva alla giornata, maturo nelle scelte importanti, un po’ meno quando sentiva la tensione salire.
Era sempre stato così.
Mi grattai la testa a mo’ di scusa e, afferrato il concetto, rammentando all’istante la quantità di stand che si potevano scorgere guardando il centro abitato dalla terrazza del Garden, assunsi un’espressione indescrivibile che fece scoppiare a ridere Tidus.
«Che cosa c’è? T’infastidisce il mio sguardo?» domandò, fraintendendo – ragionevolmente poiché, in ogni caso, avevo comunque distolto bruscamente l’attenzione dal suo viso – il mio comportamento.
Gli sorrisi cauta, cercando di non cadere nell’oceano.
«No, perché dovrebbe?» risposi semplicemente, riavviandomi una ciocca castana dietro l’orecchio; d’improvviso, qualcosa di piccolo e gelido si posò delicato sulla punta del naso, sciogliendosi all’istante.
Alzai il volto verso il cielo, sussultando nello scorgere – lenta – una miriade di fiocchi scendere per ricoprire il terreno con il loro candore: così come avevo guardato in alto, di colpo mi ritrovai a fissare il suolo quasi con apatia.
«Oggi mi sembri più strana del solito… è la stanchezza, oppure non ti senti bene?» appoggiando il peso sulle ginocchia, il Commander provò a scorgere i miei occhi, abbassati a fissare la terra umida.
Cerchi forse di trasformare le sfumature delle mie iridi in parole? Non ce la potrai mai fare…
«Sto bene» risposi, meccanicamente. Quante menzogne! Quanto coraggio ci volle per mentirgli!
«Sono contento, sai?» il giovane introdusse un nuovo discorso, forse per farmi reagire, forse perché semplicemente aveva ancora qualcosa da dirmi.
«Come mai?» chiesi e lui non parve aspettare altro che quello; prese un lungo respiro e cominciò a parlare, mentre i lineamenti si distendevano donandogli un’espressione rilassata.
«Sono contento perché con il lavoro che facciamo, rischiamo la nostra vita ogni giorno; la morte si trova dietro l’angolo per gente come noi, non puoi mai sapere quando arriverà la fine. Sino a qualche tempo fa pensavo che se quel momento fosse arrivato, dopotutto non avrei avuto particolari rimpianti, sarei morto seguendo la via che ho scelto d’intraprendere». Prese una pausa, fintanto che io lo ascoltavo senza aprire bocca. «Ma sono felice non sia successo, ne sono davvero felice. Vuoi sapere perché?» domandò alla fine, tanto serio da non rispecchiare nulla in sé del solito Tidus che conoscevo e mostrava agli altri; i suoi occhi cobalto erano un mix di emozioni, tutte diverse fra loro.
Li avrei riconosciuti tra mille, in qualsiasi circostanza, ormai sapevo distinguere tutto ciò che li attraversava; avevo imparato a coglierlo prima che si rintanasse dietro le pupille, offuscando il cielo terso delle sue iridi celesti. Riscuotendomi dalle mie riflessioni annuii, pur sapendo già la risposta.
Forse non era esattamente quanto mi aspettavo, l’impatto improvviso con le sue labbra delicate che mi tolse respiro e ragione; mi lasciai andare, trascinata in un turbine di stordenti sensazioni, perdendomi in quel bacio che sapeva di noi.
Istintivamente mi strinsi al suo corpo, circondandogli la vita con le braccia, memorizzando – come sempre – ogni istante per non dimenticarlo… ma sarebbe stato impossibile farlo; lentamente si sciolse quel contatto che pareva essere durato un’eternità e, rimanendo in silenzio, ci guardammo intensamente, sul viso un sorriso appena accennato.
Dopotutto, l’avevamo sempre voluto: non era certo la prima volta, eppure riusciva ad avere un sapore diverso in ogni occasione, come se non l’avessimo mai assaporato prima.
Mi carezzò una guancia. D’istinto gli presi la mano e gli sfilai il guanto scuro, tornando ad appoggiare il palmo finalmente nudo contro la pelle, facendo mia anche la più labile traccia di calore.
«Forza, vieni dentro» sussurrò dopo un tempo che mi parve troppo breve. «Abbiamo entrambi bisogno di riposo, in seguito agli ultimi trascorsi, tu in particolare: per quanto possa sembrarti incredibile, so che cosa è successo laggiù».
Non mi posi nemmeno la questione su come facesse a conoscere l’accaduto; automaticamente annuii e, stringendogli più forte la mano, mi allontanai assieme a lui.
Guardai un’ultima volta alle mie spalle, verso il cielo carico di neve.
I sogni si muovono rapidamente, pensai. La realtà ancora di più.
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Ti ricordi? È proprio lì che siamo diventati amici.
Perché noi siamo amici, vero?

Quando talor frattanto / forse sebben così / Giammai piuttosto
alquanto / come perché bensì; / Ecco repente altronde / Quasi
eziando perciò / anzi altresì laonde / purtroppo invan però /
Ma se per fin mediante / quantunque attesoché / Ahi! Sempre
nonostante / Conciossiacosacché!


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*Paine*
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da *Paine* »

Quel giorno avrei preferito morire.
Perché Yevon mi ancorasse con così tanta rabbia al mondo non potevo saperlo.
Vivere una vita che non sai più se vuoi vivere.
Avere delle certezze che crollano come castelli di sabbia, che si smantellano come un puzzle.
Avrei mai rimesso a posto i pezzi?


Flash back

Distesa su uno dei pochi lettini rimasti intatti nell’infermeria dell’Ordine dei Garden, riposavo.
O almeno, cercavo di riposare. Il corpo era a pezzi, stanco. Non aveva la benché minima intenzione di continuare a ciondolare a destra e a manca senza un dovuto riposo. La mente invece andava per i fatti suoi. Martellava. Incessantemente i pensieri vorticavano nella testa impedendomi di rilassarmi. Impedendomi di riposare. Di vivere. Strinsi forte il lenzuolo nel pugno destro tanto da procurarmi una fitta alla spalla ferita. Il braccio sinistro posto sul volto a coprire l’unico sfogo che il mio corpo poteva concedermi in quel momento. Lacrime. Silenziose lacrime scesero dagli occhi rigando le guance. Lentamente scorrevano lungo il collo per poi cadere deboli sul cuscino. Una voce, fin troppo conosciuta, mi scosse. Rapidamente raccolsi col palmo della mano i fiumiciattoli. Gli occhi gonfi si sarebbero notati, ma a me ben poco importava. Volevo comunque mantenere la mia fierezza. Soprattutto con lui.

Andrew: Come andiamo principessa?
Paine: Sai, mi sento come Sally di Nightmare Bifore Christmas, quindi la risposta vien da se.

Il dottor Byrne prese lo sgabello, prima occupato da Lenne, ed osservò la spalla incriminata.

Andrew: Il bendaggio è già sporco di sangue, immagino non sia piacevole. Comunque non era alla spalla che mi riferivo. Stavi piangendo.
Paine: …Non è un problema tuo.
Andrew: Sempre la solita. Comunque son venuto per portarti i fogli per regolarizzare la SeeD Aura Lundor ad infermiera del Garden di Rinoa. Il mio assistente mi ha detto di te ancor prima che potessi metter piede nel mio ufficio. Necessita di una tua firma. A patto che tu riesca a tener su una penna.

Sorrideva. Strappò un sorriso anche a me. Che fosse falso o meno non potevo ne volevo saperlo. Mi porse il plico che afferrai con la mano sinistra. Strinsi nell’altra la penna facendo scorrere l’inchiostro sul foglio. Buttai successivamente il plico in fondo al lettino e mi rituffai sul cuscino.
Il Commander mi squadrò per bene. Sul viso la solita espressione “ora ti farò un bell’interrogatorio”.

Andrew: Come te la sei procurata insomma quella ferita?
Paine: Sono andata a sbattere contro un’ascia.
Andrew: Non sapevo facessi il boscaiolo. Seriamente Paine.
Paine: Non ne ho idea. So soltanto che nella ferita c’era una scheggia. Un tizio dell’Organizzazione Omega mi si è parato contro. L’ultima cosa che ricordo è la sua risata di scherno nei miei confronti. Poi i suoi resti ed un abbraccio di Lenne. Il resto lo vedi da te.

Andrew non aveva battuto ciglio. Abbassò lo sguardo fissandosi le mani intrecciate. Si schiarì la voce.

Andrew: Paine quando tu sei stata portata qui da Eden, ho provveduto personalmente ad operarti. Da solo. Sai perché? Perché il tuo gene di Angelo nero fa gola a molti. Il tuo sangue sarebbe prezioso per la scienza. Creare guerrieri in grado di auto rigenerarsi. Guerrieri invincibili. Immortali. Non hai lasciato prove sul posto mi auguro.
Paine: Tranquillo, tra tutto quel macello è difficile distinguere quale sangue sia di chi. Oltre questo ti ringrazio per aver mantenuto fede al patto.
Andrew: Ci mancherebbe, sai che farei questo ed altro per te. E no, senza chiedere niente in cambio.

Il Dottore aveva alzato lo sguardo fissando con le sue iridi verde bottiglia le mie, rosso rubino. Strinse la mia mano tra le sue. Forse quella era la seconda cosa che mi aveva convinto, in quel giorno terribile, assieme all’abbraccio di Lenne, a continuare a vivere. Che fosse giusto così. Che in fondo la mia vita valeva qualcosa. Valeva la pena di esser vissuta.

Andrew: Paine un centro di ricerca è un centro di ricerca. Che si chiami Piramide, Dharma, Ordine dei Garden, gli scienziati rimangono tali e bramano potere. Una scoperta del genere rivoluzionerebbe il campo della scienza. Finché avrò vita giuro che non permetterò a nessuno di fare esperimenti su di te. Tanto più ora che mi è stata proposta ufficialmente la carica di Anziano.

Mi alzai di scatto fissandolo in volto. Qualcuno degli Anziani era morto durante la nostra assenza? Impossibile. Andrew scosse la testa cogliendo al volo la mia preoccupazione riprendendo parola.

Andrew: Vista la buona riuscita della missione speciale, di cui ero Comandante, hanno ritenuto necessario farmi salire ulteriormente di grado. Tanto più che l’Anziana De Garde è stata allontanata dalla cerchia degli anziani per presunti atti illeciti.
Paine: Quindi diventerai un Anziano?
Andrew: Al 90% è possibile. Vista l’abilità particolare nel settore della medicina e della scienza della De Garde, gli altri Anziani hanno ritenuto che non potesse esserci un candidato migliore di me.
Paine: Son contenta per te allora. Sarai il primo anziano che mi sta simpatico.
Andrew: Beh, pensavo di chiederti se vuoi prendere l’attuale posto che ricopro. Qui all’Ordine intendo.

Rimasi di stucco. Non era la prima volta che ricevevo da lui una proposta simile, ma stavolta sembrava davvero serio. Sospirai. Scossi infine la testa.

Paine: Non è il luogo giusto per me, non ancora almeno. Ti toccherà continuare a fare il dottore anche da Anziano.
Andrew: Penso di sì. Sei tremenda. Comunque stai attenta mi raccomando.

Annuì. Ripensai alla Dharma e a ciò che Dragunov stava facendo al suo interno. Dalle parole di Byrne, tutto era collegato. Non faceva differenza il nome del luogo o del centro di ricerca, le attività svolte segretamente all’interno erano le stesse. L’Ordine dei Garden sapeva quindi che Dragunov stava compiendo quello scempio? Ricacciai dentro la rabbia con forza. Salutai il Commander dirigendomi verso il Garden di Rinoa plico alla mano. Rabbrividì nel pensare alla futura richiesta di trasferimento alla Dharma che, ovviamente, Andrew avrebbe dovuto firmare.

Trama attuale

Era passato un mese dagli ultimi eventi nel Mondo degli Opposti. Dell’Organizzazione Omega e della strega nessuna traccia. Magari erano morti nella divisione dei due mondi. Impossibile. Sperarlo però mi portò un po’ di sollievo e mi strappò una risata. Mi buttai nel box doccia presente nel dormitorio adiacente al mio ufficio. Lenne ancora non ne aveva usufruito. Preferiva la sua privacy ed io non volevo imporle per forza di dividerla con me. L’acqua calda lavò via la fatica, ma non il dolore. La ferita, ormai rimarginata da tempo, non creava nessun fastidio. Uscii frizionando i capelli. Davanti allo specchio fissavo la mia figura. Un’altra cicatrice si era aggiunta alle altre. Pazienza. Quella del cuore però si sarebbe mai rimarginata o sarebbe cresciuta ancora? Speravo in quel miracolo che difficilmente sarebbe accaduto. Mi vestii in fretta e mi sedetti sulla poltrona dell’ufficio. Il rumore secco del fax mi fece sorridere nel leggerlo.
Da oggi chiamami Anziano Comandante Commander del Team Medico dell’Ordine dei Garden Andrew Byrne.
Dai in amicizia basta anche soltanto sommo Anziano Byrne.
Aspetto ancora un tuo cambio di idea per la proposta che sai.
Spero che tu ti sia rimessa. Un abbraccio.

Andrew
Scoppiai a ridere. Quel buffone anziano dell’Ordine. La risata passò ad un dolce sorriso. Se l’era meritato ed ero veramente contenta per lui.
Lenne arrivò poco dopo, i capelli ricoperti dai primi fiocchi di neve.

Paine: Ce la siamo spassata a quanto vedo.
Lenne: A volte tocca anche a me. Dopo quel tour de force di taglia e cuci mi son permessa un po’ di svago.. Tu come stai?
Paine: Ottimamente. Tu piuttosto.

Sapeva a cosa mi riferivo. Aveva dovuto uccidere a sangue freddo l’Opposto di Nataa. Tempo prima si era dovuta scontrare con sua sorella Lilith. Poi assistere allo scempio che avevo causato in quella maledettissima arena. Personalmente alla sua domanda avevo risposto con una cazzata. Anche lei avrebbe fatto altrettanto. Ormai la conoscevo abbastanza bene da poterlo intuire.

Lenne: Sto bene tranquilla. L’importante è essere uscite vive ed integre da lì.
Paine: Integre non tanto. Piuttosto, quel sorriso e quell’abbraccio… Non so se fossero realmente per me o se tu volessi trovare in me una degna sostituta di Nataa. Però se vuoi posso sempre darti qualche legnata per conto mio. Vorrei che tu sapessi di poter contare su di me.
Lenne: Lo terrò a mente.

La guardai sorridendo. Che tipa. Ultimamente sembrava molto più aperta e disponibile. La cosa non mi aveva elettrizzato. Il fatto poi che avesse chiesto una visita completa mi aveva fatto preoccupare. Ricordai soltanto in quel momento che dovevo mostrarle una ricerca fatta poco prima del disastro.

Paine: Di quella vecchia visita piuttosto, qualcosa di anomalo l’ho trovato. O per meglio dire di “strano”. Vorrei delucidazioni o pareri anche da te.

La SeeD a quelle parole si impietrì. Mi avvicinai all’archivio estraendo un paio di cartelle. Una delle tre disegnò una smorfia di disgusto sul mio volto.

Paine: Siediti e guarda una cosa. Queste sono le mie analisi complete e come puoi ben vedere hanno valori diversi da quelli di un comune SeeD, ma anche il tuo è differente.
Lenne: E con ciò? Tutti siamo differenti.
Paine: Guarda queste. Sono di… Cek. Le tue sono più simile alle sue che alle mie o di chiunque altro. Ora non so cosa sia successo a te, ma qualcosa vi lega. Sembra quasi che siate stati modificati in un qualche modo. C’ho preso?

*****

In quei 30 giorni trascorsi dal suo colloquio con gli anziani, il Custode aveva più e più volte pensato a chi dei suoi compagni avesse potuto scoprire il suo segreto. La quinta persona che aveva fatto cadere la sua maschera. Molti furono esclusi a priori, altri erano in forse. Ma cosa poteva fare di più? Andare in giro a chiedere “scusa sei mica tu quello che ha scoperto che sono il Custode di questo Garden?”. Certo ormai fatto trenta, poteva anche far trentuno. Ma riteneva già eccessivo il trenta. Smise infine di preoccuparsene, chiunque egli o ella fosse, non aveva sparso la voce. Meglio così.
Quel giorno, come tutti gli altri del resto, si occupò delle creature presenti nello Zoolab. Durante la sua assenza però, molti Piros avevano dato di matto ferendo più o meno gravemente le altre bestie. Col passare dei giorni quindi terminare le Albhedine fu quasi scontato. Sapeva bene dove andarle a recuperare, ma avrebbe non voluto farlo. Evitava l’infermeria come un bambino evita la scuola.
Alla fine però, la scuola vince sempre. Sospirò sperando che la SeeD non fosse così arrabbiata con lui dopo tutte le chiamate non risposte al Codec tempo prima.

******

Lenne non rispose. Si limitò a guardare le tre cartelle. Ne prese un’ altra a casaccio di un tizio qualunque. Non poté che darmi ragione. Probabilmente quel giorno le stavo rovinando l’umore, ma in fondo me l’aveva chiesto lei tempo prima. Di visitarla completamente. Alla fine dalle parole che mi disse Byrne, l’Ordine dei Garden faceva parte segretamente di una delle tante equipe di scienziati. Quindi facendo due più due, non trovavo così difficile che potessero esserci SeeD con poteri non “naturali”. La SeeD fece per rispondere quando qualcuno bussò alla porta.

???: Si può?

Riconobbi la voce all’istante. Mi aggrappai con forza alla sedia. Il sangue si gelò nelle vene, mentre la rabbia saliva poco a poco. Lenne tirò un sospiro di sollievo per aver scampato per un soffio il mio interrogatorio. La guardai di sfuggita come per dirle “non è finita qua”. Un “avanti” a denti stretti uscì più come un ringhio che come un invito. Il SeeD entrò non curante della cosa. Mi alzai in piedi fissandolo negli occhi. Lenne guardò entrambi. Sì, si sentiva evidentemente di troppo.

Lenne: Paine qua è tutto sistemato, vado a fare altre cose di là e a dare delle dritte ad Aura. Se serve chiamami pure.
Paine: Senza dubbio. Chiudi la porta alle tue spalle quando esci. Grazie.

Cek rimase immobile nel centro della stanza. Mi avvicinai a lui quel tanto che bastava per poterlo insultare degnamente. Il SeeD sostenne lo sguardo. C’era tensione nell’aria, ma da ambo le parti le motivazioni erano differenti. Le parole uscirono dalla bocca come veleno.

Paine: Che sei venuto a fare di grazia?
Cek: Mi servirebbero delle Albhedine per lo Zoolab, le ho terminate.

Strinsi forte i pugni lungo i fianchi. Non era venuto a scusarsi? Era venuto a prendersi delle stupide Albhedine? La cinquina arrivò diretta sulla guancia del giovane che istintivamente si portò la mano alla mascella. Se l’aspettava. Per sua fortuna mi ero trattenuta. Un Cek spiaccicato nel muro non era la prerogativa della giornata. Più che altro non avevo voglia di raccoglierne i resti.

Cek: Ok, questa me la sono meritata.
Paine: Dove cxxxo eri quando ti ho ripetutamente chiamato al Codec? Dove cxxxo eri quando quell’ammasso di muscoli m’ha presa in ostaggio? Pensavi non fosse importante quel che dovevo dirti?
Cek: Sinceramente, essendo sotto attacco, il Codec è stato l’ultimo dei miei pensieri. Mi scuso per non essere arrivato in tempo. Non eri comunque la priorità principale della giornata. Non sei speciale Paine. Sei un SeeD come un altro.

Non so cosa mi trattenne dal non mollargli un manrovescio. Probabilmente il fatto che, se avessi perso il controllo, di lui non sarebbe rimasto nulla. Chiusi gli occhi stringendo i pugni fino a perforarne la carne con le unghie. Far partire l’immagine di me che infierivo a colpi di Enja contro il corpo esanime di Uriel non fu facile, ma ci riuscì.

Paine: Certo la priorità della giornata era spifferare i cazzi nostri agli Anziani presumo. Cek, il Custode del Garden di Rinoa. Ero indecisa da tempo chi tra te e Ruben fosse la spia qui dentro.
Nel profondo del cuore speravo fosse Ruben, mi avrebbe fatto meno male. Avrei voluto saperlo da te, non intuirlo per caso con uno stupido piano nemico.

Cek si portò la mano dalla mascella alla testa. Sembrava aver risolto l’enigma che attanagliava la sua mente da giorni. Poi assunse una strana espressione guardandosi attorno.

Paine: Tranquillo, non le ho fatte mettere neanche ora le telecamere. Gli infrasuoni che producono mi danno fastidio e mi provocano mal di testa. Quattro anni. Vengo a sapere una cosa così importante dopo quattro anni. Chi cxxxo ho avuto davanti fino ad ora?
Cek: Me. Hai sempre avuto me davanti, non un altro. Non so cosa tu sappia sulla figura del Custode, ma non sono un traditore. E penso che ciò che ti abbiano detto non sia del tutto corretto.
Paine: Va bene. Non sarai un traditore. Ma sei un bugiardo. Se mi hai tenuto nascosto questo, tutto ciò che è successo, ogni singolo gesto, ogni singola parola, erano balle? Era la tua recita da perfettino? Tenevi d’occhio Paine la “bestia” per conto di altri? Avrei voglia di picchiarti!

Cek mi prese per i polsi, prima che potessi ancora attaccarlo, stringendoli fortemente. Il suo sguardo non prometteva niente di buono.

Offtopic: Per la scheda di Andrew Byrne, Cek si è offerto disponibile per darmi una mano, quindi arriverà a breve. Se qualcosa non quadra prego di farmelo presente via PM. Grazie mille. :wink:
La sfera è perfettamente isometrica! cit.

"Attenti alla Vecchi Zia *Paine*, se fate gli utenti cattivi potrebbe trucidarvi! :twisted: "

Immagine
Scheda Paine

Oh, oh piccola Paine
Oh, oh piccola Paine
Piccola Paine stanotte hai picchiato
Tutti i nemici che ti hanno sfidato
Tutti i pazienti dell'infermeria
Che tempo e pazienza ti portano via...


[spoiler]
Le perle di zell987 ha scritto:
1: pota.... la fatina malvagia non credo sia mai esistita.... e se è esistita sta pur certa che o l'hanno uccisa o è morta per conto suo;

2: Io non ho una manica, ho un mazzo pieno di assi.

3: Tizio gay: Ma si, dai, bisogna essere aperti...

Zell (non conscio dell'orientamento sessuale del tizio): SI MA NON DA DIETRO!

4: il dialetto è l'arma che dio ha dato alle popolazioni locali per insultare i nemici con stile ed eleganza

5: dio non mi ha donato quella marcia in più, perchè, in quanto uomo, mi ha donato il pomello del cambio :-O

6: Parlando di problemi sentimentali della sottoscritta: Prova a vendergli un aspirapolvere, secondo me fai un affare! Te lo vendo a 10! No, lo voglio comprare a 15! 20! 30! Venduto!
Beh, però devo ammettere che forse 30 euro con un aspirapolvere rotto non glieli prendi
Lì ti ha fregato! :sisi: (una delle mie preferite! xD)

[/spoiler]
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Cek
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Cek »

La maschera si era infranta.
Mantenere il segreto ormai non aveva più senso.
Si sentiva quasi bene, mentre le emozioni che aveva dovuto accantonare, mettere da parte in una scatola del suo io, in attesa di essere recuperate in futuro, si facevano strada dentro di lui con la potenza di un fiume in piena.
Assaporò quasi con piacere quella sensazione, pur sapendo di essere sull'orlo di un baratro: quell'appagamento sarebbe potuto essere il primo sorso dell'elisir di lunga vita o del più letale dei veleni.
-Tu, come al solito, non hai capito niente di niente-.
Poteva leggere la rabbia negli occhi della dottoressa, ma non gliene fregava assolutamente niente.
-Sei un bastardo arrogante-
Mosse le braccia per scrollarselo di dosso, ma con sua sorpresa le mani di Cek rimasero granitiche, mantenendo una salda presa sui suoi polsi. Lo guardò negli occhi, furiosa, ma l'espressione che lui aveva era qualcosa di mai visto prima.
-Innanzitutto, tu non hai capito assolutamente nulla del tuo ruolo qui. I seed sono mercenari che devono seguire il Codice redatto dall'Ordine dei Garden, un'organizzazione MILITARE e, come tale, l'intero sistema è composto da organismi superiori e inferiori. Il Garden di Rinoa, come ogni altro Garden, è una struttura militare che DEVE rendere conto delle proprie azioni al proprio superiore, il Garden Supremo. Pensavi di essere una ragazzina indipendente, che si diverte a fare l'infermiera e a menare ceffoni ai mostri in giro per il mondo? Sei una MILITARE, hai obblighi e doveri a cui sottostare; i cosiddetti cazzi vostri che io spiffererei al Garden supremo sono relazioni su tutto quello che combinate in questo posto. Se un giorno, non so, ti venisse il pallino di far fuori qualche innocente per il gusto di farlo, pensi che saresti giustificata dicendo "è una seed, lei può"? Anzi, già che ci sei perchè non vai a buttare giù uno stato a colpi d'incantesimo, tanto a chi vuoi che freghi?-
Gli occhi di Cek erano braci ardenti che trafiggevano l'infermiera come lance arroventate.
-Ma immagino che tu a tutto questo non abbia mai pensato- proseguì lui, mentre le parole mai dette vedevano infine la luce dopo tanto tempo di oscurità. -La prima cosa che hai pensato quando hai scoperto che c'era qualcuno all'interno del Garden che riferiva agli Anziani è stata "Grandioso, c'è un cazzo di traditore qua dentro". Oddio, qualcuno dice ai miei superiori se faccio qualcosa di storto, che cattivo-.
Dopo aver mimato le proprie parole con tono sbeffeggiatorio le rise in faccia, lasciando la presa sui suoi polsi.
Paine per un attimo non seppe come rispondere. Era come trovarsi di fronte un'altra persona, completamente diversa dal Cek che conosceva; aveva già provato una sensazione del genere in passato, ma ora, mentre sentiva quelle parole, le sembrava di avere davanti un estraneo.
-E risparmiami le tue stronzate del "tenevi d'occhio la bestia Paine"- Cek proseguì, senza darle tempo di reagire, questa volta con un tono più severo. -chi ti credi di essere? Pensi di essere "speciale"? Un angelo nero, bah! Sei solo uno dei tanti fenomeni da baraccone che stanno qui dentro, hai solo una vena di egocentrismo più grande degli altri. Hai una vaga idea di quanti casini siano successi ben prima che tu entrassi in questo posto?-
-Quindi io non sono niente allora?!-
Questa volta la dottoressa riuscì a controbattere alle parole del responsabile Zoolab, mentre cresceva la rabbia dentro di lei ogni istante di più.
-Hai mentito tutto questo tempo vero? Se è così, fingere di provare qualcosa verso di me dovrebbe essere stato facile per te-
Cek la guardò con scherno.
-Può darsi di sì, può darsi di no, chi può dirlo? Chi ti fa credere che io non stia recitando tutt'ora? Se sono così bravo come dici, prova a giungere alle tue conclusioni-.
La rabbia di Paine divampò, e mentre i suoi occhi furiosi andavano sempre più tingendosi di scarlatto la mano destra ormai libera scattò, diretta contro il volto di Cek.
Con somma sorpresa di lei, lui spostò la testa indietro quel tanto che bastava a evitare il colpo, le afferrò il polso e le torse il braccio con una forza che lei non si aspettava, bloccandoglielo dietro la schiena.
-Ora dimmi una cosa.- Cek le sussurrò le parole in un orecchio, mentre la teneva ferma con forza; la dottoressa, furibonda, cercava di divincolarsi, ma la morsa di Cek non le lasciava possibilità alcuna di fuga. Com'era possibile?
-Così come sei non dovresti nemmeno sospettare l'esistenza di qualcosa come i Custodi. Chi te ne ha parlato?-
-Lasciami andare!-
-Non ho tempo da perdere- disse, con un tono che non ammetteva repliche - dimmi chi te ne ha parlato, ora-.
Per qualche istante, la vista di Paine si annebbiò: le sembrava di trovarsi in un sogno, non più padrona di sè stessa, e prima che potesse rendersene conto, sentì la propria voce pronunciare le parole "Marion Flower".
Cek la lasciò andare, spingendola via; solo allora lei iniziò a riprendere il controllo di sè, e si voltò a guardare Cek, ancora sorpresa per quegli attimi di incapacità.
-Uhm, altre rotture di scatole- esclamò lui irritato. -La Dharma a conoscenza di una cosa come i Custodi... mi chiedo davvero chi dia via come il pane informazioni fondamentali sulla struttura dell'Ordine-
-Cosa...- Paine biascicò qualche parola tra i denti. -Che diavolo mi hai fatto?-
-Il sangue non mente- replicò Cek, con un gesto della mano. -Per quanto tu possa aver operato su te stessa per modificare il tuo Dna, sei pur sempre la figlia di Fenice; poiché non hai rinnegato tua madre, una minuscola scintilla di fuoco nella tua anima è rimasta, non a sufficienza perchè io possa sottometterti completamente al mio controllo con i miei poeri, ma quanto basta per obbligarti a rispondere a una mia domanda.-
-Sei...sei...-
-Sono allo zoolab- disse Cek -e come tu mi hai chiesto, tanto tempo fa, sarò pronto a rispondere alle tue domande, se vincerai un combattimento, è ovvio-.
Immagine
Hanno detto di me
Lilin:In verità Cek viene dal futuro :asd: ci puoi dire i numeri del lotto vincenti per domani?? XD
Nataa:Sei riuscito a spiazzare anche lo zio Perseo con la tua apparizione ( :twisted: )
leonida88:orca pupazza sei l'uomo fumetto!!! :shock: :shock: :shock: :shock: :shock: sei stupefacente!!!
Sabin_mn:Cek, quando fa lo sborone, almeno lo fa con stile
Pip:Tanti auguri, per oggi niente manga e fuori ad ubriacarti :asd:
Master Roxas:Tu mi fai spaventare...Tanto per la cronaca,l'essere immondo(quello che ho quotato sopra XD) ha ragione
Final Night:Dopo Honey & Clover non riuscivo a trovare un anime simile e sono caduto in depressione. QUesto però è quello che cerco.. mi salverà la vita :smt112 Cek, Tu Curi le malattie con gli anime :asd: ?
Hyam:A parte che sei un provocatore comunista e alla peggio anarchico (lol)
Master Roxas:Ma voi ancora a farvi domande su chi è Cek,state? :asd: :asd:
ChocoboMan:Tu, cosa diavolo sei, una specie di manga-postino a domicilio ? :smt104
Nataa:Ci chiedevamo se il Re dei manga sarà presente a questo fumettopoli :-D
Lonelywolf
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Lonelywolf »

Nascosto sotto una coperta, si stava quasi bene. Ci si sentiva lontani dal mondo. Lontani da tutti, dal caos. Lon non voleva sentire nessuno, ormai tanto assuefatto dal proprio stato avulso da non provare un immediato desiderio di tornare con gli altri. Voleva riflettere, su tutto. Senza porsi limiti.
Condivideva tanto con la Seed e l'Accademia. Poteva dire in un certo senso, al di là della retorica, che fosse la sua famiglia. Eppure l'entrata in scena di sua madre... Xavia probabilmente non mentiva. L'ostinazione, la sicurezza con cui lo stava cercando ne erano una prova. Se avesse voluto un potente alleato, non avrebbe certamente cercato Lon. E dai pochi ricordi che rimanevano dall'infanzia, soggiungevano alla mente un villaggio in preda al caos, una donna che versava lacrime dai propri profondi occhi rossi. Eppure gli occhi di Xavia erano, almeno ora, freddi come il ghiaccio. Cosa avevano fatto di tanto grave i Seed? Giochi di potere? Non se ne sarebbe sorpreso. Ma in che modo correlarli con Xavia, il cui unico rapporto col potere consisteva nella sorella Adele? E quel rapporto, a quanto era dato sapere, era addirittura stato tormentato. Xavia non appoggiava Adele, e dissentiva con lei. Qualcosa non era ancora chiaro, qualcosa sfuggiva.
Lon si rigirò. Era indeciso, come al solito. Il senso del dovere, la riconoscenza lo spingevano a rimettersi in sesto, a combattere al fianco degli amici Seed, a urlare con quanto fiato avesse in corpo che erano persone buone e giuste. A chiedere a Xavia di rassegnarsi. Quale che fosse il loro legame di sangue, con lei non aveva sviluppato alcun legame affettivo. Dall'altro lato, un'idea, tanto affascinante quanto logicamente erronea lo assillava. Sarebbe stato tanto sbagliato provare a conoscere la madre con cui non aveva mai avuto a che fare, se non nei suoi primi anni? Seguirla avrebbe davvero significato mettersi contro i suoi amici e contro le persone che rispettava? Sembrava davvero difficile che Xavia potesse rinunciare alla sua vendetta. Ma forse avrebbe potuto giungere ad un patto. Trovare un accordo. Offrirle la possibilità di stare insieme, di conoscersi, di diventare il suo Cavaliere, se avesse lasciato stare Seed e Cadetti. Forse questo avrebbe potuto accettarlo.
Sospirò. Temeva che i suoi amici non l'avrebbero accettato. Tuttavia sembrava una buona soluzione. Certamente non la migliore dal punto di vista logico, ma aveva un senso. O almeno questo lo portavano a pensare l'improvviso desiderio di conoscere sua madre e la curiosità di sapere cosa le avessero fatto i Seed. Il codec trillò, interrompendo i suoi pensieri. Ne uscì la voce di Otta.

Codec:
Buona giornata, miei cari Semi e Semini! E' per me un piacere annunciarvi che, in seguito all'allontanamento di Lady De Garde, il posto di Anziano del Garden di Rinoa è stato assegnato al dottor Andrew Byrne. Ed ora un annuncio non meno importante. In seguito ad una segnalazione di locali, ci stiamo dirigendo nell'area del Villaggio degli Shumi. Pare che la Strega si sia recata lì, e sia sola. Riceverete ordini più precisi in prossimità dello sbarco. E' la nostra occasione!

Sospirò di nuovo. Lon sperò che i suoi compagni non se la prendessero con lui.
Sceso dal letto, si affacciò. Ora sapeva anche dove dirigersi: Xavia doveva averlo fatto di proposito, per dare un segnale. "Sai dove trovarmi". Si sporse, ed iniziò a vedere la neve profilarsi oltre il mare. Il continente nord-orientale era vicino, e con esso il primo, vero "colpo di testa" della sua carriera da Cadetto e Seed. Si compiacque almeno di essersi levato addosso quello stato di straniamento. Si fece piccolo nel suo nascondiglio, e quando il codec trillò non volle nemmeno ascoltare. Forse Otta dava indicazioni su come organizzare la battuta di ricerca, su come prepararsi. Il Garden atterrava, ormai prossima all'insolita, gigante struttura del Villaggio degli Shumi. Lon aspettò il termine dell'avvicinamento e balzò sulla neve. Chissà se gli altri si erano accorti della sua assenza. Chissà se le avevano dato un peso, conoscendo il suo turbamento.
"Sei arrivato"
Lon si guardò attorno, prima di accorgersi che Xavia aveva aperto un canale di comunicazione con lui per mezzo della mente.
"Ti sto aspettando. Torna da me, mio piccolo Lys"
Lon si riscosse. "il mio nome non è Lys. Io sono Lonelywolf"
Una risata risuonò nella sua testa, mentre prendeva a correre ed allontanarsi dal Villaggio, senza una meta esatta.
"E' proprio da lui, non c'è dubbio"
"Da lui?"
"Vieni, tutto ti sarà più chiaro. Ti sto aspettando qui, dove tutto è iniziato"
"Non farti strane idee. Ho una proposta da farti"
"E a tempo debito la ascolterò"
Lon continuò la sua corsa a perdifiato, finchè arrivò in vista di una sagoma, che lo attendeva su un'anonima lastra di roccia coperta dalla neve.
- Bentornato a casa -
- Aspetta. Voglio... -
Un'altra risata lo interruppe, irritandolo.
- Voglio chiederti anch'io un accordo. Puoi ascoltare quel che ho da dirti prima di chiedermi quello che vuoi? -
Lon si irritò ancora di più, ma diede il suo consenso.
- Perchè odi i Seed, dunque? -
- Perchè loro ci hanno separati. "La strega è malvagia. La strega può ucciderci!" Intere leggende narrano della malvagità delle streghe - Lon trasalì, ricordando le parole che Nathan aveva detto in proposito molto tempo prima - Quando mia sorella Adele, quella sciocca, morì, feci di tutto per garantire la mia neutralità. Mi allontanai, decisi di vivere in un villaggio. Si trovava proprio qui, dove in questo momento ci parliamo di nuovo. Non volevo essere la strega buona, nè la strega malvagia. Volevo condurre un'esistenza normale, e la gente del posto parve comprenderlo. Ma la vittoria dei Seed su Adele svegliò gli istinti umani più bassi. Ad Esthar si inizò a sospettare della sorella di Adele. I Seed ne avevano ucciso il tiranno, certamente potevano liberarli anche la sorella! Chissà che pensava, certamente escogitava la vendetta per Adele! I Seed invitarono tutti alla calma, ma a quanto sembra qualcuno di loro la pensava diversamente. Un giorno, proprio in questo villaggio, giunsero otto visitatori. Non destarono molto scalpore; capitava, del resto, di offrire ospitalità a persone in viaggio verso il Villaggio degli Shumi. Quella notte irruppero in casa mia, in casa nostra. Il capo del villaggio si scusò con me, non era riuscito a tenermi nascosta. Ma non provavo risentimento nei suoi confronti. Fuggi dalla finestra, portandoti in braccio. Ti affidai ad uno dei maghi del villaggio, Blodulv. Era una persona affidabile. Era schivo, ma rispettoso e di parola. Quell'addio mi gettò nello sconforto. Come tu scomparisti dalla mia vista, i Seed mi trovarono. Non ci pensai a lungo, e ricorsi ai miei poteri. Questo è ciò che rimane del villaggio - concluse, indicando la neve ai suoi piedi.
Lon deglutì, di fronte alla verità. Doveva essere la verità, perchè combaciava coi pochi ricordi che gli erano rimasti. Tuttavia non cambiò il suo giudizio nei confronti dei compagni. Le persone che aveva conosciuto si sarebbero fermate. Quelle otto persone erano probabilmente un piccolo commando, una missione segreta iniziata dai ranghi alti. Partita in segreto e conclusa in segreto.
- Io - cominciò stavolta Lon - penso di capire. Voglio provare a stare con te, madre. Ma voglio altrettanto che lasci perdere i Seed -
Xavia distorse la bocca. La rabbia verso i Seed doveva essere pari all'amore per il figlio. Dopo un lungo silenzio, rispose:
- Lo farò. Ma c'è una cosa che dobbiamo fare insieme, piccolo mio. L'Organizzazione, o quel che resta, mi sta cercando. Per riprendere la nostra esistenza, dobbiamo ucciderli -
Lon assentì. Cercare di eliminare l'Organizzazione avrebbe aiutato anche i suoi amici. Xavia, di rimando, sforzò un sorriso sincero. Le riuscì male, ma chissà da quanto tempo non le capitava.
- Bentornato -

Preciso solamente che questo non vuole essere un tentativo di prolungare la vita di Xavia. Come già stabilito, è giusto che il personaggio muoia anche nel giro di pochi post(mi sembra che sia la volontà della maggioranza, e non voglio assolutamente oppormi). Il mio personaggio, in circostanze ancora da verificare, tornerà tra le file dei Cadetti (se Presidotta e Ruben non lo sbraneranno XD), ma ci tenevo a questa "uscita dalle righe", per molti versi egoistica. Mi scuso in anticipo se qualcuno non la gradisce. Ovviamente, eventuali episodi inerenti alla permanenza con Xavia e non strettamente alla trama saranno approfonditi in Fan Fiction. Grazie dell'attenzione ^^
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Ruben -.- »

"Ha funzionato?"
"Ha funzionato. Ha agito esattamente come ti aspettavi."
"Sappiamo dov'è?"
"Abbiamo la sua posizione sullo schermo."
"Ci siamo risparmiati ore e forse giorni intere di ricerche."

Otta però non sembrava soddisfatta quanto Ruben della riuscita del piano. Il vicepreside aveva avuto un'idea brillante, certo! monitorare i movimenti di Lonely consapevole che appena giunti abbastanza vicini alla strega, il desiderio di incontrarsi avrebbe spinto Lon direttamente dalla madre e i SeeD direttamente dalla strega. Pur se ingegnoso, il piano però mancava di quella lealtà che Ruben non aveva mai mancato di mostrare ai SeeD e ai Cadetti.

"Qualcosa non va?"
"Diciamo che non mi piace il modo in cui abbiamo preso in giro Lon."
"Non lo abbiamo affatto -preso in giro-. Io non gli ho mentito ne imbrogliato in alcun modo. Abbiamo solo <sfrurttato> il suo legame con la strega per risparmiarci un bel po di lavoro!"
"E non è la stessa cosa? Certe volte mi sembri Perseo!"

La discussione, che stava inevitabilmente prendendo una brutta piega, fu interrotta da Tidus che annunciava:

"Leon mi comunica che le fasi di atterraggio sono terminate. Siamo pronti per lo sbarco. Se mi permettete, vorrei occuparmi in prima persona dell'organizzazione delle squadre per la ricerca di..."
"Grazie Tid, ma non servirà." lo interruppe Ruben. "Sappiamo già dove trovare Xavia." continuò lasciando Tid interdetto.
"Oh! Ehm...bene. C'è qualcosa che posso fare allora?"
"Metti tutti in allerta." intervenne Otta. "Vi faremo sapere via codec le nostre prossime mosse."

Tidus si congedò con un cenno della testa e lasciò di nuovo i due da soli. C'era il rischio che riprendessero la discussione interrotta poco prima ma ... questo non avvenne.

"Come credi che ci dovremo comportare con Lon quando attaccheremo la strega?" chiese Otta dubbiosa e preoccupata.
"Non credo che dovremmo attaccare, almeno per il momento."
"No??"
"Lon è stato sicuramente spinto ad andare da Xavia a causa del rapporto di parentela che li lega. Dubito comunque che si sia fiondato dalla dalla madre senza avere un piano in mente."
"Una mediazione?"
"Può darsi. Quello che so per certo è che lo scontro aperto terminerebbe con la fine di una delle due fazioni in lotta. Se Lon riuscisse a far ravvedere Xavia non vedo perchè far finire questa storia con uno scontro diretto che potrebbe potenzialmente costarci vite umane."
"Ru, stiamo parlando di Xavia!! Ti sei forse scordato che ha cancellato in un colpo un intero Garden e tutti i SeeD e i cadetti che vi militavano ?"
"No, non l'ho dimenticato. E non sto suggerendo di condonare le sue malefatte. E' chiaro che la resa della strega, un processo e il suo imprigionamento sarebbero parte essenziale di un'unica eventuale mediazione. In caso contrario, non vedo alternative allo scontro."

Otta sospirò consapevole delle difficoltà che il percorso pronosticato da Ruben avrebbe comportato. Lavitz nutriva un odio profondo verso la strega la quale gli aveva tolto casa, amici e affetti. Lon, come avrebbe reagito sapendo che sua madre avrebbe passato il resto della sua vita in prigione? E l'Ordine avrebbe visto di buon occhio la possibilità di lasciar in vita, seppur in prigione, una delle minacce più grandi per i SeeD e i Garden?

"Aspettiamo notizie di Lon allora?" riprese la preside per essere sicura di aver capito il consiglio di Ruben.
"Possiamo permetterci il lusso di qualche ora di attesa sperando che Lon si faccia vivo subito. In caso contrario manderemo una squadra in avanscoperta per cercare di capirne di più sulle intenzioni della strega...sempre se per te va bene."
"Bè...sembra che tu sia più lucido di me in circostanze come queste. Quindi...ok." fece la preside accasciandosi sulla poltrona. Poi continuò... "E dell'Organizzazione OMEGA che mi dici? Pensi che ci possano essere d'intralcio?"
"L'organizzazione non si intrometterà nella questione, almeno credo. Danno per scontato il fatto che lo scontro terminerà con l'eliminazione di Xavia. E in fondo questo è ciò che vogliono."
Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi,
è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza.
-
Romano Battaglia
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Tidusisback
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Tidusisback »

In un modo o nell'altro, anche se un vetro è appannato a causa della condensa creatasi per la reazione freddo-caldo, è comunque possibile vederci attraverso così come farci i disegnini sopra con le dita e divertirsi creando forme strane. Fermo restando che sarà poi divertimento di chi segue pulire le orme e le fantasiose piroette delle dita sulle superficie liscia -mutate in sozzi aloni unticci, il che fa perdere gran parte del loro fascino primitivo...-, era più che lapalissiano ciò che stava succedendo e, come usuale, ll lordume ci avrebbe pensato qualcun altro a pulirlo.
Insomma, la solita vecchia storia trita e ritrita, già sentita da diverse bocche a seguito di eventi più o meno disastrosi.
Mi appoggiati alla parete con la schiena e le braccia conserte, aspettando il magico suono di una maniglia che scatta: per quanto ben progettata e per quanto l'ordine fosse giunto più o meno dall'alto (il che non era del tutto vero o rilevante al momento, ma tant'è), quella sarebbe stata una mossa, non tanto avventata ma quanto l'ennesimo fallimentare tentativo di rispolverare una gloria che sapeva ormai di stantio. Per come la vedevo, l'ennesimo filo tirato per far muovere un teatrino di imbecilli.
Strano a dirsi, era uno spettacolo ben fornito.
La porta si aprì di lì a breve con uno scatto secco ed il vicepreside oltrepassò la soglia mentre, dall'altra parte, un rumore strano di scartoffie faceva presagire che Otta fosse alle prese con qualche cosa di burocratico, lasciando al momento Eri libera di vagolare nella struttura probabilmente sapendo che sarebbe andata a ficcanasare un po' qua e là ma senza arrecare danno alcuno. O almeno così sperava.
Sembrò forse un filo sorpreso nel vedermi in attesa o magari semplicemente se lo aspettava.
«Tidus» iniziò «Che cosa stai facendo qui?».
Non alzai la schiena dal muro né sciolsi le braccia: mantenni gli occhi chiusi in direzione del pavimento lasciando che le parole permeassero da sole come del resto avevano sempre fatto senza troppa fatica.
«Non smetterai mai di sorprendermi» constatai con un finto tono divertito.
Lui attese qualche istante per ragionare su quella frase gettata lì, apparentemente senza senso; mantenne ancora per qualche istante il suo contegno e la mano sulla maniglia della porta di legno massiccio prima di richiuderla con energia e fu solo allora che aprii le palpebre, inchiodando lo sguardo alle piastrelle squadrate del pavimento.
«A che cosa ti riferisci?» chiese lui candido.
«Lo sai, di tutte le azioni di bassa lega che ti ho visto compiere negli ultimi trascorsi, questa potrebbe annoverarsi tra le più formidabili» mi scivolò assieme ad un mezzo sorriso che per nulla si addiceva al contenuto di quelle parole.
«Sia ben chiara una cosa Commander Estheim, non tollero che si origlino conversazioni private» dichiarò secco il ragazzo dai capelli color dell'ebano.
Solo allora staccai le spalle dal muro, poggiando anche la destra al pavimento e riprendendo una posizione meno arrogante.
«Sia ben chiara una cosa Commander ShinRa che è frutto di mera osservazione».
La bile stava salendo pian piano ed era evidente dall'aria tesa che intercorreva tra due sguardi in cagnesco: ovviamente nessuno aveva intenzione di cedere ma era una cosa che si era già vista e rivista, niente di cui allarmarsi.
«E' piuttosto palese e scontato il modo subdolo che stiamo mettendo in atto per raggiungere uno scopo che, detto in tutta franchezza, uno scopo non è».
«Non capisco a cosa tu ti stia riferendo» preferì Ruben.
«Andiamo, vuoi proprio che te lo dica senza mezzi termini?».
Il silenzio che seguì fu eloquente e, non appena terminata una lunga e significativa pausa -lunga tanto quanto potesse bastare per riprendere fiato e il toro per le balle- il sospiro anticipò una verità fin troppo scomoda.
«L'ultima volta che ho visto usare qualcuno in maniera così plateale e spudorata era forse ai tempi del Comandante ma il ciò aveva una sua logica» iniziai riversando odio puro in quelle parole.
«Avresti qualcosa da ridire? Sentiamo!» ribatté lui, saltando sulla difensiva, pronto a resistere ad ogni attacco. Non che fosse mia intenzione compromettere la riuscita o no di quella missione ne tantomento tentare di cambiare il corso degli eventi che stava inesorabilmente scivolando lungo un pendio senza fine.
«Che senso ha inseguire una donna sola, ormai inerme e chiusa nella sua follia, esiliata da un mondo che ormai le si è ritorto contro, aggrappata all'unica speranza di rivedere l'unica persona a lui cara per eliminarla?».
Erano parole che pesavano più di macigni lanciati a tutta forza sul cuore da una lingua che non poteva sopportare un'ingiustizia di quel calibro; per di più era stata mobilitata una intera struttura come se il bersaglio avesse chissà quale arsenale nascosto.
Ciò che le era rimasto era una manciata di sogni ridotti in frantumi.
«Probabilmente Xavia è un nemico che non può essere lasciato in vita».
«Chi sei tu per decidere quale vita può essere risparmiata?» gli sibilai contro senza alcun timore. «E' di Lon la scelta, non tua».
«E' una scelta che facciamo perché ne siamo obbligati e forse per un qualcosa di superiore».
«Fammi il piacere -dissi accompagnando il tutto con un gesto eloquente della mano - risparmiami queste belle parole. E' un ordine? Allora va eseguito ma c'è modo e modo per portare a termine un incarico».
Il Vice stringeva le labbra, contratte in un impeto di rabbia trattenuto a stento e, malgrado ci fosse possibilità e avesse le facoltà per vendicare un pugno ricevuto in una precedente occasione, non agì in alcun modo: avanzò di qualche passo e concluse la sua inesistente arringa con poche e semplici parole.
«Fintanto che si è sotto giurisdizione militare, bisogna obbedire. Se questo è quello che è stato chiesto, allora i SeeD lo eseguono ed i Commander alla loro testa».
Voltai il capo facendo schioccare la lingua tra i denti, prima di incrociare i suoi occhi ancora una volta.
«Chi si getta nella mischia senza idee o strategie non è considerabile Commander. E' solo un idiota che infanga la reputazione della divisa che indossa».
Fu l'ultima frase che mi sentì dire prima che girassi i tacchi e tornassi nel corridoio diretto verso la Hall centrale.

«Perché non avete acceso ancora le candele?»
«Per quello stiamo aspettando Nathan ma non si fa vivo!» asserì Kary con decisione «Il bello è che non sappiamo nemmeno dove sia».
«E questa roba che sarebbe?» chiese Eri, scioccata e schifata dal quello strano spettacolo che le si parava davanti: un abete era stato portato al centro della Hall e, con l'aiuto della Angel era stato quasi completamente addobbato per le feste natalizie.
«Beh, questo è un albero di Natale» spiegò Recks cercando di essere esaustivo. Si prodigò in una piccola descrizione di quelle che erano le feste e le tradizioni del Garden alle quali Eri rispose con un momentaneo sbadiglio e un «Aha» non troppo convinto.
«Nel contempo» aggiunse Aura «Potremmo cercare di organizzare qualcosa per ravvivare l'ambiente, che ne dite?» concluse poi con il suo distintivo sorriso schietto.
Una breve pausa natalizia era quello che ci voleva per rilassarsi un momento dalle interminabili vicende ai quali i piccoli soldati ancora non sembravano del tutto abituati...
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Ruben -.- »

Mai il periodo natalizio era giunto in un momento meno consono. Per fortuna qualcun altro si stava prendendo cura degli addobbi. Ruben non ne avrebbe avuto ne tempo ne voglia. L'umore adatto era andato a farsi friggere alla comunicazione dell'Ordine di affrontare la "minaccia" Xavia, era sceso ai minimi storici quando aveva suo malgrado deciso di lasciare che Lon contattasse la madre e infine si era affossato dopo l'ultima conversazione con Tidus.
Che costui una volta avesse stima di Ruben era risaputo. Che nel corso del tempo questa stima fosse scesa era più che evidente. Che adesso questa stima fosse sparita era una eventualità piuttosto probabile o, forse e più fortunatamente, Tidus aveva imparato ad usare le parole invece che i cazzotti per far capire a Ruben dove pensava che stesse sbagliando.

Su una cosa Ruben concordava: in altri tempi avrebbe agito sicuramente in modo diverso. Ma le esperienze e le cantonate avevano sicuramente reso il vicepreside più smaliziato e pratico rispetto al passato. Tuttavia sentirsi paragonato a Perseo per due volte nel giro di pochi minuti era stato un duro colpo. Avrebbe preferito prendere un altro cazzotto da Tid. Ma ormai la scelta era stata fatta; calcolata, ragionata, applicata in modo da raggiungere lo scopo senza eccessivi rischi che qualcosa andasse storto. Preferiva di gran lunga rischiare il minimo con l'incontro tra Lon e la madre, piuttosto che molto di più presentandosi da Xavia con un gruppo di SeeD armati.

Più che altro, Tidus sembrava mettere in dubbio la necessità di infierire su quella che ormai praticamente da nessuno era considerata una minaccia. Ma era veramente così? Se anche Xavia si fosse pentita delle sue azioni che, Ruben non riusciva a scordare, comprendevano lo sterminio di un intero garden e dei suoi SeeD più omicidi vari ed eventuali, il comune senso della giustizia richiedeva che fosse quantomeno giudicata in processo ed incarcerata.

L'Ordine era stato chiaro: la galera o la morte. Per quanto Ruben sperasse in una terza eventualità che includesse la felicità di Lon e la soddisfazione dell'Ordine, questa semplicemente non c'era. La responsabilità di prendere una decisione tanto scontata quanto impopolare era toccata a lui, a Ruben. Ciò che Ruben chiedeva in fondo era soltanto la comprensione di coloro che considerava amici.

Il corridoio per il quale Ruben vagava risultò non essere abbastanza lungo per ulteriori pensieri. Un velo di polvere ricopriva la maniglia della porta del suo appartamento sopra il motodromo. Ruben non potè che sorprendersi del tempo che era trascorso dalla sua ultima notte in quella camera. Ormai dormiva praticamente in ufficio, un po come faceva... ... ...Perseo.

Anche l'acqua sembrava far fatica ad uscire dalla cornetta della doccia che invece gorgogliava come lo stomaco di Otta quando ha fame.
Le coperte invece risultarono essere talmente comode che poco più di un'ora dopo che Ruben si era addormentato, il suono del codec sembrò provenire dall'altro capo del mondo e a Ruben parve di aver dormito per un buon quarto di secolo. Il messaggio era di Drizzt.


Codec:
"Rileviamo movimento all'esterno del Garden. Umano. Non sembra armato. L'immagine non mi permette di essere più chiaro. La mia vista da elfo dice: cadetto Lonelywolf."
"Allora probabilmente è lui. Avvisate Otta e massima cautela. Non eccedete con l'aggressività ne con la cautela. Finché non gli parlerò, Lon è da considerarsi un elemento neutro."
"Ricevuto."

Chiedere scusa è un gesto che rafforza l'amicizia, chiarisce i dubbi,
è un rimedio contro l'odio, non è mai un segno di debolezza.
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Romano Battaglia
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da .Zero. »

Nel frattempo, in presidenza ...

Un carico "speciale" era arrivato dal Garden Supremo: esso non conteneva cibo, attrezzature o le tanto agognate tredicesime, ma bensì un essere vivente, un uomo per la precisione. Un uomo alto, dalla muscolatura sviluppata ma asciutta, con lunghi capelli bianchi ed il volto deformato in un ghigno spettralmente inquietante, il tutto coronato da un enorme tatuaggio raffigurante un dragone che gli partiva dalla base del collo per arrivargli sino ai polpacci [+]. I suoi polsi erano legati da robuste catene di impattite, così come le sue caviglie, per evitare possibili fughe.
Sì, il soggetto in questione era un prigioniero speciale dell'Ordine dei Garden, catturato con le accuse di pluri e tentato omicidio nel lontano regno di Eblan. Apparteneva ad una gilda di assassini a pagamento, poco importava loro chi fossero i soggetti, se venivano pagati il giusto un giorno potevano liberare un regno, quello dopo potevano proteggere un contrabbandiere di schiavi; a lui nemmeno i soldi importavano, ma solamente combattere e versare sangue, sopravvivendo o perendo nel duello.
Il suo destino sembrava segnato ad una certa condanna a morte, al massimo attuabile come ergastolo, ma tuttavia le sue potenzialità non erano passate inosservate: fu integrato in una specie di "programma riabilitativo", con davanti due opzioni: divenire una recluta dell'Ordine o morire: inutile dire cosa accettò.
Questa bene o male era la situazione presentata (ed imposta dall'alto) alla preside, mentre Ren, questo era il suo nome, veniva liberato e mandato in presidenza per il colloquio di presentazione.

Era scortato da due guardie armate di bastoni stordenti, e camminava a torso nudo, così come l'avevano catturato, con la parte superiore del tatuaggio ben visibile sulla sua schiena, il sorriso tetro reso ancora più sinistro dal suo tentativo di apparire amichevole: in realtà lo stava facendo apposta per spaventare coloro che l'avessero incrociato, giusto per il gusto di farlo. Entrò proprio mentre la preside stava firmando le ultime scartoffie relative al suo caso, e le prospettive non sembravano le migliori, almeno per la donna.

- Quindi tu saresti Ren ... -
- Così pare ...signora preside. -


Sorrise sadicamente, giusto per saggiare le reazioni della preside, che però parve non scomporsi più di tanto.

- Ho già letto abbastanza su di te per oggi, mi basta sapere come combatti e come intendi guadagnarti il pane qui con noi. -
- Ma come, non hanno scritto come combatto gli archivisti dell'Ordine? Sono davvero deluso ...-


Scosse la testa con falsa faccia ed aria dispiaciuta e disapprovante, il tutto coronato da un profondo sospiro.

- Per ovviare a questa dimenticanza, le posso dire che sono un Tiefling Dragone: combatto con il mio corpo possibilmente accompagnato dalla mia falce, che credo e spero per i "postini" sia stata spedita qui con me. -

Lasciò del tempo per vedere le reazioni delle guardie, che prontamente tirarono fuori un pacco dalla forma allungata, consegnandolo alla preside, senza dare segni di una qualsiasi emozione, con suo disappunto.

- Per quanto riguarda il discorso paga, non so lei, ma io ho firmato per combattere ed uccidere coloro che mi saranno indicati dai nostri datori di lavoro. -

Un'altra risata, stavolta controllata, irruppe nell'ufficio, per placarsi vedendo che era il solo a farlo, assumendo una finta faccia stupita del fatto che nessuno avesse capito la sua battuta.

- Se ciò non bastasse, dove lavoravo prima se c'era da riparare qualcosa era me che chiamavano. -
- Ho capito, puoi andare; ti farò recapitare questo nella tua stanza. -


Ren uscì a testa alta, l'espressione nuovamente mutata in una sadico - omicida, sempre scortato dalle due guardie impassibili. Una volta arrivato ai suoi alloggi tuttavia, la preside sapeva benissimo che sarebbe rimasto solo nella struttura, e che sarebbero stati lei e gli altri dirigenti responsabili dell'operato di quel pazzo omicida. L'Ordine le aveva fatto proprio un bel regalo di Natale quell'anno!

Offtopic: Grazie ancora a tutti coloro che hanno avuto pazienza nell'ascoltarmi e delucidarmi sul funzionamento di questo GDN; spero di aver esordito senza commettere troppi errori!
Ultima modifica di .Zero. il 25 dic 2010, 22:51, modificato 1 volta in totale.
.Behold the Great Red Dragon.
Zero scrive (21:44): Hanno definito più volte Ren tamarro =O ma perché? T_T
S e p h i r a h scrive (21:45): Perchè è un Tamarrosaurus Ren! =D
Zero scrive (21:46): Oddio stupenda questa, me la segno xD
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Re: Avventure Accademia+Garden

Messaggio da Ruben -.- »

Ruben arrivò in ufficio ancora con gli occhi impastati dal sonno. C'era ancora tempo prima di doversi occupare di Lonely ma preferiva essere in anticipo anziché no.
Otta aveva una faccia da funerale, difficile dire se questa fosse dovuta all'enorme mole di scartoffie sul suo tavolo, dalla situazione che da li a poco avrebbe dovuto affrontare o all'uomo con sulla faccia un sorriso falso come bigiotteria che Ruben aveva intravisto uscire scortato dalla presidenza.

"Quello era il nuovo membro dell'organico?"
Otta assentì con un mugugno indistinguibile.
"E che tipo di cadetto è?"
"Uno di quelli che da problemi. Parola mia, a volte non capisco perché continuino a scambiare il Rinoa's come un centro di recupero per casi disperati." si espresse la preside con la esasperazione nella voce.
"Gli hai già messo qualcuno allo costole?"
"Drizzt lo segue come un'ombra...e non è solo un modo di dire. Si è presentato come un -tuttofare tuttoaggiusto-. Manutenzione?"
"Spero che non gli farai manutenere nulla finché non sapremo quanto potremo fidarci di lui!"
"Secondo te quanto potremo mai fidarci di un mercenario pluriomicida?"

Ruben sbuffò sonoramente. Si costrinse a pensare ad altro ma tutto quello che gli veniva in mente puzzava di guai a distanza. Si sedette in attesa di novità.


Benvenuto .zero.! Quasi tutto giusto. Diciamo che difficilmente l?ordine avrebbe mandato un omicida a scontare la pena ai servizi sociali in un Garden. Ma non voglio costringerti a rivedere il tuo post di presentazione. Benvenuto e divertiti! :wink:
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