Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

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Sirius
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Sirius »

Squadra Adamathart (Lenne - Sirius)


La Sagra della Caccia di Lindblum, un evento di fama interdimensionale; cacciatori di ogni parte del multiverso sono giunti per partecipare alla competizione, nella speranza di diventare i campioni e potersi fregiare del titolo di Gran Cacciatore. Per accontentare gli spettatori, desiderosi di assistere a scontri epici, gli organizzatori della Sagra hanno importato nella ridente città le creature più feroci del multiverso; di rimando, i turisti spendono senza badare a spesi negli esercizi commerciali cittadini, quintuplicandone, se non addirittura decuplicandone, il fatturato. Era su questo che rifletteva Sirius Valantine, osservando il paesaggio cittadino scorrergli d'innanzi agli occhi mentre si dirigeva, a bordo di una delle piccole aeronavi per il trasporto pubblico, verso il prossimo borgo. La struttura delle abitazioni era alquanto insolita: case in pietra, stile medioevale, da cui fuoriuscivano delle macchine a vapore che svolgevano vari compiti quali il riscaldamento; tutto ciò richiamava alla mente l'immagine vagamente nostalgica di una città antica che lottava per resistere al cambiamento mentre, inesorabilmente, veniva fagocitata dalla tecnologia. Lo sguardo si spostò poi verso l'alto, sino ad incontrare il grande cristallo che fluttuava ancorato ad una pedana altamente tecnologica; tale marchingegno generava una barriera protettiva che avvolgeva tutta la città allo scopo di proteggerla dagli eventuali danni collaterali degli scontri. Una simile misura si era resa necessaria a causa delle creature sempre più forti scelte dagli organizzatori e dai partecipanti che, talvolta, si dimostravano assai più pericolosi dei mostri stessi.

Mentre l'aeronave si avvicinava alla stazione, Sirius ricontrollò per sicurezza l'Artemis, una balestra a ripetizione con caricatore cilindrico da trenta colpi; non che avesse realmente bisogno di quel tipo di arma: la sua fidata Sargatanas e la sua padronanza della magia sarebbero stati sufficienti per affrontare pressoché ogni nemico, tuttavia non voleva fare troppo affidamento sui suoi poteri. Invero era proprio per questo che aveva deciso di partecipare a quella competizione, mettere alla prova le proprie abilità di guerriero, anziché di stregone; oltretutto non sarebbe stato ne sportivo, ne appagante fare ricorso ai sui poteri oscuri. Appena le porte del velivolo si aprirono, egli si preparò a discenderne con la balestra spianata ed i sensi all'erta per scovare ogni possibile minaccia; constatato che non v'erano mostri in agguato oltre la soglia, uscì allo scoperto rivolgendo l'attenzione verso l'alto. Questo per scongiurare la possibilità che vi fosse un predatore aggrappato al soffitto, in attesa di un'ignara preda; difatti il suo sospetto non era lontano dal vero: sopra il tetto dell'aeronave vi era appostato un Grat, forse saltatoci sopra durante il tragitto. Prima che Sirius potesse reagire alla minaccia, il mostro allungò i suoi tentacoli ed afferrò il Cadetto per le caviglie, sollevandolo a testa in giù ed avvicinandolo alla propria bocca spalancata; fortuitamente però, il Grat non gli aveva immobilizzato gli arti superiori, cosicché egli poté puntargli la balestra contro e scoccargli una sequenza di frecce dritte in gola. A quell'attacco inaspettato il mostro reagì lasciando la presa e Sirius cadde al suolo, battendo la testa contro il solido marmo che lastricava la stazione; il colpo gli fece offuscare la vista e lo lasciò disorientato, in balia del suo assalitore. Il Grat non ebbe però modo di approfittarne, in quanto le frecce delle balestra ne avevano causato il decesso, trapassandolo da parte a parte ed inchiodandolo al tettuccio dell'aeronave.

Una volta ripresosi, Sirius si portò una mano alla nuca e fece ricorso ai propri poteri per sanare la ferita; contro ogni sua previsione aveva già dovuto far ricorso alla magia. In quel momento un piccolo droide telecamera si avvicinò a lui per constatarne le condizioni fisiche; tale droide aveva molteplici funzioni: in primo luogo registrava gli scontri affinché fosse possibile tenere traccia delle prede sconfitte da ogni singolo partecipante; in secondo luogo trasmetteva gli scontri più esaltanti in differita sui mega schermi sparsi per la città e nei salotti di chi non si era potuto permettere il biglietto per assistervi di persona e, infine, poteva attingere all'energia del grande cristallo per generare una piccola barriera attorno al concorrente per tutelarlo da danni letali. Quest'ultima aggiunta fu fortemente voluta dalle associazioni per i diritti dei senzienti, che ritenevano assurdo lasciare che un concorrente venisse sbranato vivo difronte alle telecamere. Una volta che il sistema diagnostico interno del droide stabilì che non vi era motivo d'interrompere la competizione, esso si allontanò da Sirius. Non appena si sentì di nuovo in forma, il Principe di Belkadan uscì dalla stazione in cerca della sua prossima preda; purtroppo non ebbe molta fortuna. Le uniche fiere che aveva intravisto erano stati una coppia di RubRumDragon in un'area più bassa. I draghi erano creature pericolose d'affrontare, anche facendo affidamento sui propri poteri, pertanto scartò subito l'idea di affrontarne due in combattimento; altrove vide un Anellidus stagliarsi oltre gli edifici, ma era già stato attaccato da altri concorrenti che l'avrebbero senz'altro sistemato prima che potesse raggiungerlo.

Mentre assisteva allo scontro, gli parve d'udire dei passi alle sue spalle; senza indugio, lo stregone si gettò di lato con una capriola, evitando d'un soffio d'essere colpito da una scarica d'energia. A pochi metri da lui si ergeva, fiero, un Master Iaguaro, uno dei felini più pericolosi degli universi conosciuti. Conscio del pericolo, Sirius si trasse subito in piedi e mise mano alla balestra; purtroppo lo Iaguaro non gli diede il tempo d'agire e si getto contro l'uomo inerte. Per evitare d'essere atterrato, cosa che gli avrebbe procurato innumerevoli lacerazioni alla gola, Sirius si gettò nuovamente al suolo, compiendo una capriola in avanti e lasciando che la fiera gli passasse sopra la testa; vista l'agilità del suo avversario, egli decise di non tentare neppure di rialzarsi e, ancora in ginocchio, si volse verso lo Iaguaro, gli puntò contro l'Artemis ed aprì il fuoco. Per suo sommo dispiacere, nessun dardo andò a segno; il felino schivò con disinvoltura i suoi attacchi e si allontanò; approfittando della breve tregua, Sirius si alzò e si preparò allo scontro. Mentre si avvicinava al vicolo verso cui la bestia si era rifugiata, questa fece la sua ricomparsa sopra ad un tetto; come un astuto guerriero, la belva aveva pensato di aggirare il pericoloso nemico per colpirlo ai lati. Quando Sirius si accorse di ciò con la coda dell'occhio, si domandò chi dei due fosse realmente la preda. Prima che lo Iaguaro potesse fare la sua mossa, egli si voltò di scatto e lo bersagliò; un dardo si conficcò nella zampa sinistra anteriore dell'animale che, però, non si diede per vinto e balzò sul tetto accanto, contrattaccando con le sue scariche. Sirius schivò un paio di quelle folgori ma con la terza la belva dimostrò tutta la sua intelligenza; invece di cercare di colpire direttamente la sua preda, mirò dove questa si sarebbe trovata continuando la sua corsa. Colto alla sprovvista non poté che fare appello, ancora una volta, alla sua magia per alzare una barriera d'energia e fermare l'attacco.

A questo punto il quadrupede si preparò per un ultimo balzo verso il suo oppositore, ma Sirius non si fece cogliere impreparato; quando fu a meno di un metro da lui, gli sparò un dardo dritto nelle cervella. Il colpo uccise il mostro all'istante e lo scaraventò al suolo con un tonfo sordo. Mentre osservava il cadavere del suo avversario, un essere d'oscurità si avvicinò a lui da dietro; tale creatura altro non era che un Heartless con le sue stesse sembianze e le sue abilità. Sirius percepì la minaccia e si voltò di scatto, pronto ad attaccare; l'Heartless fu però più rapido e, brandendo una Sargatanas d'ombra, scagliò lontano la balestra del Cadetto. Credendolo disarmato e vulnerabile, il mostro oscuro si avventò su di lui senza esitazione, con l'intento di trafiggerlo; inaspettatamente la sua spada non penetrò la carne dell'uomo ma si scontrò con una lama di metallo. Sirius aveva fatto scattare fuori una delle due lame cibernetiche celate negli avambracci; l'Heartless si scostò e rivolse al suo avversario uno sguardo minaccioso al quale egli rispose con un'occhiata gelida.
“Essere abominevole, vedi d'importunare qualcun'altro.” li suo sosia parve rifletterci su per qualche istante, poi, senza preavviso, si tramutò in un fumo nero e si dileguò. A quanto sembrava, l'Heartless aveva eseguito l'ordine impartitogli; forse perché Sirius era in grado di controllare l'oscurità o forse perché lo riteneva un avversario troppo pericoloso. Ad ogni modo egli non voleva che tale creatura arrecasse danno ad altri per colpa sua, pertanto decise di seguirla. Rintracciarla non era un problema, lui percepiva l'odore dell'oscurità anche a grande distanza; difatti non ci volle molto prima di raggiungerlo. Malauguratamente, il mostro aveva già scelto come nuova vittima la Seed Lenne; tuttavia non sembrava che questa necessitasse di aiuto, pertanto egli preferì non intervenire ed assistere allo scontro.

Al termine del concitato duello, Sirius provò a rivolgerle alcune parole con l'intento di comprendere il perché del suo agire; dopotutto, anche se aveva sembianze umane, quella creatura non era altro che un demone nato dall'oscurità. Le risposte alle sue domande lo sorpresero al punto che si chiese come potesse essere figlia di Chantal De Garde; costei fu capace di sacrificare le proprie figlie per interesse personale, mentre Lenne dava valore persino alla vita di un mostro. Davvero non corrispondeva alla descrizione di guerriera spietata che le si attribuiva; probabilmente perché confondevano la sua atarassia professionale con la spietatezza. Egli però non commetteva tale errore essendo realmente all'oscuro del significato di pietà; forse non poteva definirsi crudele, tuttavia non provava assolutamente alcunché nell'uccidere il prossimo. Che si trattasse di uomini o donne, di vecchi od infanti, per lui non faceva differenza; certo conosceva l'ironia ed era un abile mimo facciale, pertanto poteva far credere agli altri di possedere delle emozioni, ma così non era. In lui vi era solamente il vuoto.
“Posso farvi una domanda?” chiese infine, rivolto alla fanciulla.
“Sempre disponibile a soddisfare, dove è possibile, la vostra curiosità, Principe, tuttavia queste strade non sono le più sicure per fare salotto.” rispose, allontanandosi dal Cadetto, il quale la seguì a poca distanza. D'un tratto un lamento assordante si propagò per le vie della città, probabilmente prodotto da una creatura di notevoli dimensioni; infatti, di fronte ai due comparve un'enorme Adamanthart in fuga. La sua corsa disperata faceva sconquassare il terreno sotto i piedi; di certo, se non si fossero tolti da lì, sarebbero stati travolti.
“Via!” urlò Sirius, ma fu troppo tardi. L'immensa bestia aveva fermato la sua corsa a meno di cento metri da loro; con i suoi quindici metri d'altezza e venti di lunghezza, l'Adamanthart troneggiava sui due cacciatori.

“Solitamente queste creature sono mansuete...” bisbigliò Sirius, con l'intento di rassicurare la sua compagna, ma s'interruppe trovando egli stesso inutile proseguire la frase.
“Ma davvero?” domandò lei, in un tono che sottintendeva quanto fosse errata quella sua affermazione.
“Probabilmente si è scontrata con un altro dei mostri presenti in questa Sagra, vede lo squarcio che ha all’altezza della caviglia posteriore?” aggiunse poi Sirius, dopo aver notato il particolare.
“Suo malgrado, credo proprio che dovrà sopportare la mia presenza ancora per un altro po’, signorina Lenne.” disse mentre sguainava lentamente la Sargatanas, cercando di non innervosire la mastodontica bestia.
“Meno chiacchiere e deferenze. Siamo compagni per il momento, no? ” rispose lei, impugnando la spada al contrario; una posa ch'egli aveva visto raramente ma che sottolineava chiaramente quanto ella fosse esperta nell'uso della spada.
“Dobbiamo riuscire a raggiungere una di quelle strade, eliminarlo in due è un’assurda chimera; cerchiamo di non sprecare troppe energie a vuoto.” aggiunse, guardando per un attimo il compagno, il quale rispose con un cenno di assenso. Non appena i due fecero un passo avanti, l'Adamanthart emise un potente ruggito che li scaraventò a terra, a diversi metri di distanza dal punto in cui si trovavano. Sirius cercò di alzarsi ma era come se una potente bomba stordente gli fosse scoppiata in faccia; accanto a lui, Lenne tentava di fare altrettanto. Il mostro non era però intenzionato ad attendere che i due si riprendessero e si avvicinò con la chiara intenzione di calpestarli; alzata la zampa destra, la fece ricadere proprio sui due combattenti. Sirius fece appello alle sue cellule Jenova e si lanciò addosso alla compagna, scansandola da sotto l'enorme arto; l'urto di questo con il suolo li fece ruzzolare ulteriormente lontani.

“Chiedo venia per i modi rudi, signorina Lenne.” disse il ragazzo, trattenendo una smorfia di dolore.
“Risparmiate il fiato.” rispose lei mentre si traeva in piedi. Fecero appena in tempo ad alzarsi che dovettero schivare un'altra zampata della belva; ora, trovandosi al disotto della colossale fiera, i due cercarono di contrattaccare colpendola simultaneamente alle zampe anteriori. La pelle, spessa e coriacea, non permise alle loro spade di penetrare a fondo ma causò comunque notevole sofferenza all'animale; la reazione all'attacco non tardò a manifestarsi: diversi turbini di sabbia apparvero dal nulla e, vorticando ad una velocità tale da strappare le carni dalle ossa, si mossero in direzione dei due assalitori. Non avendo alternative, questi corsero nuovamente davanti all'animale, il quale cercò di colpirli con le sue grandi zanne sporgenti; il Cadetto riuscì ad evitarle ma la Seed non ebbe altrettanta fortuna. Colpita al ventre, Lenne si tenne aggrappata alla zanna che la sollevò e la lanciò in aria; Sirius assistette impotente alla scena della sua compagna che precipitava verso le fauci spalancate della bestia. Ovviamente Lenne non aveva alcuna intenzione di farsi divorare e, controllando il proprio corpo, riuscì a deviare la caduta; mentre passava a fianco della bocca dell'Adamanthart, gli conficcò la Celebros nell'occhio sinistro. La bestia reagì scuotendo la testa e scagliandola al suolo, ma Sirius si dimostrò pronto ed afferrò la Seed al volo. A seguito della ferita la belva s'inferocì ancora di più, intensificando gli attacchi e spingendoli inesorabilmente verso una terrazza. Sirius ponderò la possibilità di far ricorso al suo teletrasporto oscuro, purtroppo rimembrò subito che alcuni poteri erano inibiti dal dispositivo di sicurezza della città; arrivati al bordo, i due si trovarono, loro malgrado, senza apparente via d'uscita. L'Adamanthart, nonostante la ferita, trovò la forza di ergersi sulle zampe posteriori, assumendo un aspetto ancora più imponente; quando si lasciò ricadere al suolo, l'urto fece inclinare considerevolmente la terrazza verso il basso.

“Un altro colpo del genere e ci farà sfracellare al suolo.” disse Lenne, mentre tentava di mantenere l'equilibrio
“Ritengo assai più probabile che verremo disintegrati dalla barriera che protegge le abitazioni sottostanti.” la corresse il Cadetto, rimanendo fulminato da un suo sguardo. In loro soccorso intervennero due droidi che tentarono d'immobilizzare l'Adamanthart, il quale reagì all'aggressione con violenza: il primo droide venne fatto appezzi dalle possenti mascelle della belva, mentre il secondo venne colpito dalla testa del mostro che lo fece schiantare contro la barriera di una casa, annichilendolo; ciononostante, i due colsero al volo l'opportunità per tentare di allontanarsi dalla bestia inferocita. L'Adamanthart, come mosso da istinto omicida, non pareva intenzionato a lasciarseli sfuggire; mentre fuggivano, Sirius cercò di rallentare l'inseguitore lanciandogli un Flare dritto sul muso. La sfera di fuoco azzurro lo colpì in pieno ma lo fece rallentare solo per pochi istanti; dopodiché tornò alla carica più iracondo che mai. Durante l'inseguimento, la creatura fece ancora ricorso al suo potere per evocare dei turbini di sabbia lungo il loro percorso: alcuni di essi furono abilmente schivati dall'agilità dei due; per altri, invece, fu necessario far ricorso alla magia per proteggersi ed evitare di essere scarnificati vivi.
“Certo che per essere mansueta...” disse la Seed, con un tono chiaramente ironico che sorprese il compagno.
“Vi suggerisco di seguire il vostro consiglio e risparmiare il fiato per la corsa.” le rispose lui, altrettanto ironico. Nonostante la corsa proseguisse da circa novanta secondi, il colossale quadrupede non dava alcun segno di cedimento, al contrario dei due combattenti che faticavano a mantenere il ritmo; nonostante la mole, il mostro procedeva a passo spedito e, con le sue grandi falcate, riusciva a stare dietro alle sue prede.

“Non credo potremo resistere ancora per molto in questo modo.” disse l'uomo, respirando affannosamente “Proviamo a rifugiarci in un'abitazione.” suggerì lei, cambiando improvvisamente direzione.
“La porta è bloccata!” esclamò, dopo aver tentato di aprirne una.
“Lasciate che ci provi io!” le rispose Sirius che, afferrata la maniglia, la scardinò senz'alcuna difficoltà. Ella l'osservò interdetta ed egli aggiunse:
“Se non vi dispiace, rimanderei a dopo le spiegazioni.” I due varcarono la soglia d'ingresso un attimo prima che l'immensa creatura li raggiungesse; l'impatto con la barriera magica fu tale che fece tremare l'intera abitazione e diversi vasi posti sui mobili caddero atterra ma, per loro fortuna, non parve dare segni di cedimento. In quel momento, Sirius si ripromise di raddoppiare lo stipendio ai progettisti della Magitek che, creando quelle protesi così funzionali, gli avevano risparmiato una brutta esperienza.
“Cerchiamo una via d'uscita.” propose la Seed ed il Cadetto annuì, concorde. Ancora una volta la sorte sembrò essere contro di loro: il retro della casa in cui si erano rifugiati si affacciava su uno strapiombo; l'unica via d'uscita era dunque la porta principale, sorvegliata dal feroce mostro. Non avendo alternative, si misero alla ricerca di qualcosa che potesse tornargli utile; purtroppo nemmeno quella ricerca ebbe esito migliore. La casa, benché arredata, era completamente vuota; evidentemente si trattava di una casa di villeggiatura od un'abitazione in affitto.
“Non possiamo restare bloccati qui, dobbiamo escogitare un modo per liberarci da questo molesto bestione.” disse Lenne, poco prima che un altro ruggito del mostro fece tremare i vetri della casa; con grande sollievo dei loro timpani, la barriera attutì anche parte del suono.
“Credo proprio di avere un'idea, signorina Lenne.” disse Sirius, alzando lo sguardo verso il soffitto.

Dopo aver aperto una botola che conduceva in soffitta, Sirius incrociò le dita delle mani e si piegò per aiutarla a salire, ed in un attimo ella raggiunse la soffitta, sparendo dalla vista; con un balzo si afferrò alla botola e, facendo forza sulle protesi, si issò anch'egli oltre la soglia.
“Signorina Lenne?” domandò, non vedendola da nessuna parte. Voltandosi notò una finestra spalancata e decise di affacciarvisi; ad un palmo da lui, un'enorme bocca minacciava di staccargli di netto la tesa. Prima che ciò potesse realizzarsi, però, una scia d'energia azzurra passò in mezzo alle fauci della belva e la costrinse a desistere; fu solo in quell'istante che comprese quanto era avvenuto: Lenne era saltata sul carapace in Adamantio della bestia ed aveva fatto appello alla sua magia. Come un'eccellente elementalista, ella aveva creato una specie di frusta di ghiaccio e, usandola come delle redini, aveva imbrigliato il mastodontico essere. Purtroppo poteva vedere chiaramente l'immane fatica che faceva nel controllare quell'incantesimo; quindi, senza pensarci due volte, Sirius si gettò dalla finestra ed atterrò in strada. L'Adamanthart iniziava a lottare con sempre minor vigore mentre il ghiaccio gli intorpidiva le membra a partire dalla testa. Sirius fece ricorso alla tecnica della Lama Vermiglio per aumentare il potere tagliente della sua Sargatanas e colpì con forza la zampa anteriore sinistra; avendo entrami gli arti sinistri danneggiati, l'animale non riuscì a sostenere il suo immenso peso e precipitò di lato. Sirius corse sotto la creatura prima che questa lo schiacciasse, mentre Lenne sciolse la magia e tornò a terra con un salto mortale.

L'Adamanthart, benché ferito, non voleva arrendersi ai due assalitori e tentava ripetutamente di ridestarsi. Alla vista di ciò, Sirius schioccò le dita e la sua spada apparve sopra l'occhio della belva, roteando lentamente su sé stessa; Lenne allungò il braccio accanto all'uomo e la sua Celebros apparve affianco alla Sargatanas. Dopo un attimo, Sirius schioccò nuovamente le dita e la sua spada precipitò sul bulbo oculare dell'Adamanthart, trapassandolo; anche la spada di Lenne, ad un suo cenno, perforò le carni della bestia che iniziò a gridare dal dolore. In un ultimo gesto d'ira, la creatura si rialzò e si avventò dove credeva fossero i suoi nemici; ormai cieca, non era più in grado d'individuarli e questo induceva un comportamento folle: essa attaccava a destra e manca nella vana speranza di colpire gli odiati umani. Continuando a spostarsi, raggiunse il bordo del dirupo e, senza accorgersene, mise una zampa nel vuoto e precipitò di sotto; durante la caduta impattò più volte contro la parete di roccia per poi incenerirsi contro la barriera cittadina. L'odore delle carni bruciate si propagò e risalì sino alla terrazza da cui osservarono la scena Sirius e Lenne.
“Se la cosa vi è di sollievo, sappiate che lasciarlo in vita avrebbe messo a repentaglio altre persone.” disse il Cadetto, mentre si domandava se tale morte gli avrebbe fruttato dei punti caccia.
“Credo sia meglio proseguire la competizione” aggiunse poi, osservando il proprio orologio da taschino in Mithril e constatando che quella disavventura l'aveva impegnato più tempo di quanto avrebbe voluto.
“Vi auguro una buona caccia, signorina Lenne.” disse infine, a seguito di un leggero inchino. Un lento cenno del capo, in contemporanea con un altrettanto lenta chiusura e riapertura delle palpebre, fu l'unica risposta che ottenne prima che ognuno riprendesse la propria strada.
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Recks
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Lezione n°1: accetta i tuoi limiti.

Messaggio da Recks »

Un calpestio disturbò la quiete di una strada di Lindblum. Il rumore si avvicinò verso la stazione da cui, un'ora fa, era giunto l'ultimo treno, fermandosi in un lungo tunnel. Davanti a quel cunicolo si trovava una piazza, accessibile da una scala, divisa in due parti da una serie di rotaie.

Mi trovavo proprio lì, un'ora dopo l'inizio della sagra. Sebbene la miopia mi impedisse di vedere nel dettaglio, scorsi uno Iaguaro, steso per terra. Facendo meno rumore, forse sarei riuscito a coglierlo di sorpresa. Per evitare l'inconveniente dello scalpitio, i piedi si staccarono lentamente da terra grazie ad un Levita.
Quando mi avvicinai abbastanza, lo sguardo cadde sulla bestia. Era ferma, forse dormiente, ma notavo qualcosa di strano nella sua compostezza. Qualcosa di innaturale. Per accertarmi del suo stato, la esaminai più accuratamente, impugnando il bastone con una mano e toccando la piccola daga nel fodero con l'altra. Temevo che quell'astuta creatura mi stesse tendendo una trappola: avevo già letto di creature che, mostrandosi inermi, attaccavano la preda al momento giusto.

In poco tempo realizzai che non stava affatto dormendo. Era morta. Quando la rigirai, la bestia diede sfoggio del suo aspetto peggiore.
Sembrava fosse dimagrita di colpo, essendo gli arti decisamente sciupati. Sul ventre non c'era più carne ma solo una carcassa formata da poche ossa. Tutto il cranio, tranne i peli dietro la nuca, era scomparso, lasciando il posto ad un teschio così fragile che quando lo toccai si ruppe in mille pezzi. I suoi occhi stavano assistendo a ciò che restava di una carneficina.

" Dubito sia stato un partecipante della sagra ad aver ucciso la tigre, perché è difficile che uno di loro spolpi il ventre del suo nemico. Deve essere stato un mostro. Un mostro così bravo da uscire indenne dallo scontro, dato che il sangue si trova solo dove giace il cadavere. Davvero strano."

Dopo aver rigirato il cadavere, le mie mani si erano macchiate di sangue. No, non era solo sangue. Certo, era rosso, ma era anche viscido. Doveva esserci di più.
Prima che il mio cervello potesse trarre una deduzione, cominciai a sentirmi umido, specialmente sulla testa. Spostai lo sguardo verso l'alto per controllare se stesse piovendo ma non potei scorgere nessuna nuvola. Qualcosa si era frapposto tra me e il cielo.
Improvvisamente capii tutto.
Sapevo cosa avesse ucciso la tigre.
Sapevo anche di cosa erano ricoperte le mie mani e lo Iaguaro vicino a me.
Sapevo cosa colava dalla bocca di quella massa informe.

Bava.

Scacciai un urlo disperato. L'Anellidus iniziò a colpire a destra e a manca con potenti testate. Mi difesi con uno protect, per poi scomparire grazie ad un Vanish. Stavo lentamente indietreggiando, tenendo lo sguardo fisso su quel grosso verme. Lo vidi muovere nervosamente il capo, mentre fiutava delle tracce. Quando il suo muso si fermò, ammisi quanto fosse stato inutile rendermi invisibile. Il verme si spostò verso la preda, lasciandosi dietro una lunga scia di bava.
Inciampai sulle rotaie. Il bastone mi cadde di mano a un metro da me. Non appena mi rialzai per recuperarlo, l'Anellidus era ad un palmo da me. Il suo corpo flaccido mi investì e poi cominciò a stringermi.

Poco potevano fare gli uccelli incantati, giunti in soccorso qualche attimo prima. Le loro beccate infastidivano il mostro, più che scalfirlo. In pochi attimi i loro piccoli corpi furono risucchiati e subito sputati; il verme doveva averli trovati indigesti. Scomparirono lentamente davanti a me, mentre tentavo di divincolarmi dalla presa. Nessuna magia mi avrebbe aiutato se non ero in possesso del bastone. Ciononostante non mi arresi. D'altronde, potevo ancora muovere la mano sinistra. Con un discreto sforzo, presi una sfera magica dalla cintura e la lanciai contro la testa dell'Anellidus. Un gemito confermò che il colpo era andato a segno. La presa finalmente si sciolse.

Cominciai a correre verso la mia arma per recuperarla. Ancora una volta però non tenni conto degli assi nella mancia del mio nemico. Non riuscivo ad accorgermi che non mi spostavo affatto.
Davvero stupido da parte mia non voltarmi. Solo quando mi sollevai in aria maledissi la mia mancanza di buon senso.
Mi ritrovai nel suo stomaco. Brancolai nel buio. Non potevo dire quanto fosse grande quell'antro. Io cercavo di muovermi ad istinto, ma ad ogni passo sbattevo contro una parete fredda e viscida. Pareva impossibile trovare una vista d'uscita.

Imprecai.

"Spacciato, semplicemente spacciato. Senza bastone, senza magia, senza tutto. Un mago senza magia è come un guerriero senza la spada. Non può né attaccare, né proteggere, è semplicemente inerme.
Idiota. Idiota. Solo un povero idiota. Non so accettare i miei limiti, anzi, nemmeno li conosco a quanto pare. " La prudenza caratterizza i maghi" dicono alcuni. Gran bella cazzata, nel mio caso. Cosa mi è passato per la testa quando ho visto quel verme gigantesco? Che forse potevo ridurlo in brandelli? Ma chi volevo prendere in giro?!"


Solo una cosa mi allontanò da quei pensieri. Gli acidi. Il loro arrivo era preannunciato da un rigoglio. Sapevo cosa sarebbe successo nel giro di qualche minuto: quella stanza avrebbero ospitato diversi litri di acido. Mi sarei sciolto gradualmente. Sarebbe stata una morte lenta e dolorosa.
Il mio respiro si affannò improvvisamente. La mente era invasa da milioni di pensieri che in quel momento sarebbero serviti a poco o nulla. Non riuscii a tenere il controllo della situazione. Il panico era diventato il vero padrone del mio corpo. Io potevo solo osservare.

Vidi la mia mano estrarre di getto la daga dal fodero e penetrare ripetutamente le pareti di quello stomaco.
Vidi le mie scarpe consumarsi e gli acidi invadere lentamente la stanza.
Vidi mollare pugni e calci contro le pareti, mentre sentivo urlare la parola "Liberami".
Sentii un urlo.

Poi, la luce.

* * *

Scappammo. Noi tre avremmo voluto aiutarlo, ma fummo colti dalla paura di morire.
Pensavamo che quella piazza fosse un luogo sicuro. Ci sbagliavamo. Quando quella cosa uscì allo scoperto non facemmo in tempo ad accorgercene che già aveva risucchiato con un potente getto d'aria il nostro compagno più vicino al tunnel. Pensammo sarebbe toccata pure a noi la stessa sorte, se non fossimo fuggiti.

Non appena fummo abbastanza lontani ci fermammo.
In noi cominciò ad ardere un desiderio di vendetta. Non potevamo lasciare impunito un simile attacco, pensammo, perciò ci saremmo scagliati su quel verme gigante.
Così, con incedere veloce, ritornammo in piazza.
Il nostro sguardo piombò sul nostro compagno, o meglio, su ciò che ne rimaneva.
La rabbia aumentò tanto quanto la determinazione di eliminare quel bastardo.
Scorgemmo l'assassino. Era dannatamente vicino.
L'attacco cominciò.

Quando il verme si voltò di soprassalto, noi ci eravamo già avventati su di lui, penetrando la pelle flaccida con le zampe. Il verme si scosse, sperando di scrollarci di dosso. La nostra presa però era troppo forte. Cominciammo a mordere con le nostre fauci. Il dolore era così insostenibile per il verme che non poté trattenere un urlo potente.
Prima che l'Anellidus ci facesse sbattere contro un muro, lo vedemmo rigurgitare il corpo di un umano.

***

Dopo essermi tolto la bava di cui ero ricoperto interamente dalla faccia, riaprii gli occhi. Inizialmente, sospettai di ritrovarmi per l'ennesima volta davanti all'Anellidus, pronto per attaccarmi. Invece no: lo vidi giostrarsi con tre Iaguari e sembrava tener loro testa facilmente.

Decisi di non intervenire. Non volevo ancora rischiare. Non desideravo ritrovarmi in quell'antro disgustoso una seconda volta. Presi il bastone e poi fuggii.
Avevo paura, ma non me ne vergognai; non sempre la codardia è un fatto negativo. Spesso può essere accompagnata dalla prudenza, quella qualità che mi aveva abbandonato per tutto lo scontro. Avevo agito d'impulso, senza mai dare ascolto al buonsenso. Solo ora, mentre correvo, potevo trarre una conclusione importante.

"Mai più mi scontrerò contro un Anellidus da solo: è un avversario troppo potente per una persona sola. Forse, è troppo ostico anche per un mago accompagnato da tre Master Iaguari.
Però non penso di aver perso.
D'altronde, riconoscere ed accettare un proprio limite non è forse un traguardo abbastanza impegnativo da superare?
Sì, posso dire di aver vinto, in un certo senso. "
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Kary
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Kary »

Squadra Tsurugi: Kary, Lonelywolf, Nathan, Amila


Kary si muoveva circospetta per le stradine del borgo teatrale. Mentre il suo passo riecheggiava sul freddo lastricato, l’odore ferroso del sangue che già inebriava il suo olfatto, si chiese ancora una volta che diavolo si fosse fumata il giorno che si era iscritta alla sagra…cosa poteva sperare di fare, da sola? Il regolamento vietava il ricorso alle invocazioni, e senza la loro protezione, come già era successo ad Eden, si sentiva nuda, indifesa. Sorrise al pensiero di essersi risposta da sola: si trovava lì proprio per dimostrare di essere in grado di cavarsela con le proprie forze, e se qualche mostro avesse dovuto pagare lo scotto con il sangue, non se ne curava. Sarebbero morti tutti comunque, nel corso di quella lugubre notte.
Guardò laconica la propria arma: un semplice spadino, dalla fattura rozza e dall’esile lama. Sospirò al pensiero di aver lasciato al Garden la sua Kunimitsu, ma nella sua elsa erano incastonate le pietre dell’invocazione e non poteva permettersi di cadere in tentazione.
Ripassò mentalmente il suo equipaggiamento per farsi coraggio. Aveva preso con sé una examagilite, una candela della vita, due sacromagilite, , tre criomagiliti, un lacrimogeno, un paio di granate, una blindo granata,una clessidra d’oro, un’anima di piros e un razzo elettrico; aveva dovuto rinunciare agli oggetti curativi perché nelle capienti tasche della divisa non entrava più neanche uno spillo, e se ne stava già pentendo. Con un arsenale così misero avrebbe potuto affrontare un mostro minore, qualche Epitaph, uno Iaguaro, ma come si sarebbe comportata contro un mostro di livello superiore? Evitò di rimuginarci troppo e si concentrò invece sulla percezione del nemico.
Di colpo avvertì dei passi lievi e cauti alle sue spalle. Finse di non accorgersene, voltò il primo angolo senza tradire il nervosismo e aspettò paziente che lo sconosciuto pedinatore la raggiungesse, la schiena premuta contro il muro. Calcolò fosse un solo mostro e alquanto piccolo, una facile preda per iniziare il suo bottino di punti. Non appena lo sentì abbastanza vicino sfoderò lo spadino e con una mossa inaspettatamente fluida fece partire un fendente nella direzione del respiro della bestia, puntando alla gola. Per sua fortuna, il nemico ebbe abbastanza prontezza di riflessi da inarcare il busto e così schivare il colpo.

“Nervosetta, eh?”la rimproverò una voce a lei assai familiare.
“…Lon?”
“E chi altri? Ti stavo guardando le spalle e tu guarda quanta riconoscenza…”
Kary scosse la testa, le mani poggiate sui fianchi“Veramente mi hai pedinato per poi cogliermi di sorpresa e non mi hai avvisato della tua presenza. Avevo tutto il diritto di difendermi.”
“Ma se mi avessi ucciso anche per sbaglio saresti finita in galera, e per quanto la divisa a strisce ti possa donare,dovresti essermi ugualmente grata per averti risparmiato l’ergastolo.”
“Perché mi stavi tallonando, comunque?”
“In verità stavo inseguendo una preda quando sei entrata nel mio campo visivo, per poco non la facevi scappare. Osserva.”

Il ragazzo indicò qualcosa sulla strada di fronte a loro. Orme di fango piuttosto ampie, un passo lungo e pesante; la vittima prescelta non doveva essere un agnellino.
L’invocatrice si voltò d’impulso a guardarlo accorata“Pensi di farcela da solo?”
“Stavo infatti per chiederti una mano, quando hai avuto la simpatica idea di sgozzarmi.”
“Se non ti ho neppure sfiorato…lasciamo perdere . Direi che una bestia di queste dimensioni possa fruttare un buon punteggio, quindi è aggiudicata. Non intralciarmi e lasciami il colpo di grazia, per favore.”
“Certo, se seguiti con questo caratterino ti lascio volentieri in pasto al bestio…scherzavo, scherzavo!”aggiunse in fretta Lon, notando lo sguardo truce della compagna alla battuta.

Si incamminarono seguendo quell’unico indizio. Non si sentivano tonfi di passi nelle vicinanze, il mostro doveva aver già percorso una discreta distanza, anche se il caos delle altre battaglie impediva di accertarne l’esatta posizione. Giunsero infine in uno spiazzo circolare presso il teatro di Lindblum. Poco oltre trovarono le ultime tracce, interrotte senza logica alcuna; del mostro non c’era neanche l’ombra.

“Ma che diav…ahhh!”

Era stato tutto incredibilmente rapido e doloroso. Di colpo Kary si sentì strappare da terra e volare per qualche metro, fino ad atterrare con un tonfo sordo sul duro lastricato. Fu fortunata ad esser caduta di schiena e non di testa, in caso contrario la sua sagra sarebbe finita in quel preciso istante.
Aprì un occhio e ciò che vide in quello stato di intontimento la terrorizzò. Una mano bestiale premeva contro la sua spalla destra sfruttando l’immensa mole del proprietario, un feroce drago nero. C’era di più…l’anatomia del possente fisico era diversa, quasi antropomorfa,e non riconosceva il piumaggio variopinto delle enormi ali, ma quel muso corazzato , quelle fauci che le alitavano la vittoria in faccia, quegli occhi fieri li avrebbe riconosciuti ovunque.
Si trattava di un Eone, anzi di un Bahamut.
Le labbra della ragazza si contrassero in una smorfia. Ecco la punizione per la sua tracotanza…sarebbe morta nella maniera più stupida, uccisa dalla specie che amava. Aveva le braccia bloccate, non poteva difendersi: decise di aspettare il colpo di grazia, che non giunse. L’invocazione mollò la presa e si mise eretta, a braccia incrociate. Pronunciò una sola parola, che riecheggiò dolorosamente nella sua mente.
“CoMbAtTtI”

A fatica Kary si mise in piedi, scosse la testa. Non poteva. Non aveva il coraggio di ferire un Eone, anche se non era il suo, anche se per lei era un estraneo. Un conto era far fuori delle belve, un altro uccidere un essere che sapeva senziente, dotato di emozioni umane se non ancora più nobili. Per lei un’azione del genere assumeva la stessa gravità di un delitto.

Intanto Lonelywolf l’aveva raggiunta, le stava facendo scudo con il corpo e con qualcosa che non riusciva meglio a identificare. Una barriera dorata simile a quella che proteggeva la città li separava dal Bahamut , che era passato a guardarli con profonda ira.

“Kary, riprenditi e lancia qualche bomba, non posso consumare subito le mie energie.”
Vide la schiena del mago di fronte a sé, osservò impotente tutta la determinazione di cui disponeva per difenderla“Non ci riesco…”
“So come ti senti, ho imparato anch’io durante il mio addestramento a vivere in comunione con ogni essere vivente; ma questo Eone ci ucciderà se non interveniamo. Non conosco magie offensive, non posso farcela da solo. Sa..sarebbe stupido morire qui, ti pare?”

Il nemico si contrasse nello sforzo della concentrazione e lanciò delle sfere di energia oscura verso la loro direzione, le quali si infransero contro lo scudo magico con la potenza di un tuono. Comparvero sulla superficie del disco le prime crepe, le braccia di Lon tremarono per il contraccolpo.

“Un Istinto…se ci prende siamo finiti”esclamò sbigottita.
“Tu lo conosci, sai come affrontarlo. Se non vuoi farlo tu ci penserò io, dimmi solo come fare.”
Kary socchiuse le labbra per rispondere, ma non uscì alcun suono.

L’Eone non si fece attendere: con uno scatto rapido si scagliò di nuovo verso la barriera e lanciò una poderosa unghiata. Questa non resse ulteriormente e si spezzò: i due guerrieri rotolarono in direzioni opposte e sfuggirono per un soffio al nemico.
Combatti! Le urlava Lon. Combatti! Ripeteva nella sua mente il Bahamut. D’istinto e controvoglia lanciò la prima cosa che aveva a portata di mano, un razzo elettrico. Riuscì a centrare la bestia, ma l’unico effetto fu di stordirlo qualche secondo, rallentare la carneficina che avrebbe fatto a breve. Lo osservò muoversi a passi pesanti verso di lei persa in uno stato di trance, impossibilitata a muoversi.

“Karyyyy!!”

Il ragazzo, accecato dalla volontà di salvare la compagna, lasciò stare le barriere e corse a impedire un nuovo Istinto, il bastone davanti a sé. Colpì una, due, tre volte sugli stinchi per fiaccare le sue articolazioni, con il risultato di essere sbalzato via tramite una banale codata accompagnato da un grugnito che sapeva di risata. Il Bahamut pensò dunque di abbattere il secondo microbo con un Blizzara. Kary accusò il colpo senza spostarsi, senza protestare, perché era ben altro il gelo che le attanagliava il cuore.
Inutile, inutile, inutile! Sei solo capace di farti proteggere, idiota!
Un urlo disumano, carico di sorpresa e di dolore, la svegliò da quel brutto incubo. Vide il drago guaire e agitare il muso alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Una scia rossa accompagnò uno scatto repentino, e di nuovo due rumori secchi, altro sangue, altre grida. Lon era ancora steso a terra…chi stava attaccando, allora?

”Coraggio” sussurrò una voce neutra alle sue spalle
Un piacevole tepore la liberò dal ghiaccio che le impediva il movimento, poi avvertì una mano adagiarsi dolcemente sulla sua schiena, calda anch’essa. Si voltò indietro e riconobbe al volo il pirocinetico, Nathan Blake.

“Allora non sei solo un’arma umana, mi sorprendi”
Nathan sorrise riconoscente. “Ce la fai ad aiutarci? Non lo terrà a bada ancora a lungo.”
“Chi?”
“Il nostro angelo custode.”

La ragazza seguì il suo sguardo, disorientata. Fu allora che notò una figura esile muoversi da una direzione all’altra con una velocità disumana; posava i piedi contro un muro, saltava, affondava le unghie nei pochi spiragli di carne che le scaglie permettevano di penetrare, tornava indietro e riprendeva,imprevedibile. Faticò a distinguere una lunga chioma opalescente, un motivo di vanto per un cadetto che conosceva bene…Amila…Amila Reith von Rosencreutz
Il dragone invece aveva compreso in breve tempo lo schema di attacco della misteriosa guerriera, intercettò l’ennesimo affondo con un Istinto che la ragazza fu altrettanto abile a schivare, con un’aggraziata carpiatura laterale . La bestia passò a un attacco fisico, ma stavolta incontrò un altro scudo runico di Lon, ripresosi dalla brutta caduta. Nathan intanto si mosse furtivo alle spalle del drago e gli scottò la coda con una fiammata, rendendola momentaneamente inservibile.

Adesso toccava a lei, lo sapeva. Forse non era portata per prima linea, ma era l’unica a conoscere il nemico, a sapere come sconfiggerlo. Scattò in avanti prima che il nemico potesse attaccare nuovamente, urlò rabbiosa per attirare la sua attenzione.

“Allontanatevi e tappatevi le orecchie!”

Stavolta lanciò una granata, non tanto per ferire l’avversario quanto per assordarlo e per accecarlo momentaneamente, mentre con un cenno richiamava i colleghi che erano riusciti a sottrarsi istintivamente alla pericolosa onda d’urto dell’esplosione.

“Abbiamo poco tempo. Sono un’invocatrice, e lui è un Bahamut, un drago leggendario, ma non imbattibile.”
Amila la guardò dando l’impressione di aver perso il filo del discorso “Bahamut? Di che cosa…”
”Perdona la mia scortesia, ti devo interrompere. Avete visto, attacca fisicamente o con Istinto, a volte lancia qualche magia elementale non particolarmente offensiva, ma è lento, possiamo sconfiggerlo in quattro.”
” Non serve ucciderlo: basterà esaurire le sue energie e il contatto con il suo invocatore si interromperà, non è vero?”
Se il frangente non fosse stato drammatico, probabilmente la ragazza avrebbe baciato il mago runico per l’affermazione. “Esatto. Quello di cui ci dobbiamo maggiormente preoccupare è la sua tecnica speciale, Megaflare.”
“Immagino che se gliela lasciamo fare possiamo dire pure addio a questo bel mondo.”commentò ironico Nathan.
“Anche alla ridente Lindblum, se è per questo” ribattè icastica Kary “È una tecnica proibita, perfino egli non può usarla a piacimento, avrà bisogno di perdere tempo per concentrarsi. Se farà qualcosa di insolito, o se deciderà di nascondersi, dovremo affrettarci a sbarazzarcene. “

Gli altri tre annuirono all’unisono, in quel momento la ragazza si convinse che ce la potevano davvero fare. Nel frattempo l’Eone si era ripreso, ruggì la sua sfida a pieni polmoni, quasi con esasperazione.
Il vero combattimento doveva ancora iniziare.
Lonelywolf
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Lonelywolf »

Squadra Tsurugi: Kary, Lonelywolf, Nathan, Amila


Il drago si ergeva maestoso davanti ai quattro cadetti. I nuovi arrivati lo avevano vigliaccamente colpito alle spalle, ma al momento non sembrava ancora spaventato da loro. Lo avevano preso di sorpresa e difficilmente questo sarebbe successo di nuovo. Senza indugiare troppo l'Eone si sporse in avanti ed attaccò il gruppetto per disperderlo.

I combattenti nutrivano nuove speranze di vittoria, ma era ancora difficile trovare un modo efficace per attaccare l'avversario. Per alcuni minuti l'incontro assunse i toni di un mordi e fuggi: sfruttando la relativa lentezza di Bahamut, Amila e Nathan cercavano di colpirlo con attacchi veloci e precisi per poi tirarsi indietro e lasciare a Lon e Kary il compito di esche. Le loro menti erano impegnate a pensare alla prossima mossa, non c'era spazio per i sentimenti. Il nemico subiva di fatto pochi danni ma non ne arrecava alcuno e, col passare dei minuti, diventava sempre più nervoso per la vanità dei suoi tentativi. Distolse quindi lo sguardo dalle esche per puntare uno dei due attaccanti in modo più deciso. Il prescelto fu Nathan.

Il pirocinetico, incitato dai compagni, mise da parte velocemente l'orgoglio e cercò di fuggire in fretta. Il drago era lento, ma vantava una falcata più lunga della sua e seminarlo era un'impresa troppo difficile. Quando Kary e Lon richiamarono la sua attenzione dalle spalle del drago, Nathan invertì bruscamente la sua corsa e, sfruttando lo slancio del drago, riuscì a coglierlo in contropiede slanciandosi in mezzo alle due possenti gambe. L'intervallo che il drago impiegò a fermare la corsa e voltarsi fu sufficiente a Kary per suggerire una sola, espressiva, parola: "Triangolo!". I due compagni annuirono e corsero in direzioni opposte, proprio a costituire i tre vertici di un triangolo.

Il drago colse la nuova iniziativa con un po' di nervosismo, e proprio mentre si voltava dall'una e dall'altra parte preparando un Istinto, Amila uscì allo scoperto sorprendendolo ancora un volta. Concluso l'assalto, la ragazza si voltò; il suo viso corrucciato guardava il punto colpito. Un piccolo fiotto di sangue schizzò dall'articolazione della coda, accompagnato da un ruggito dell'Eone. Fu proprio questo colpo a far riscuotere l'avversario, che si calmò e cercò di ritrovare la lucidità. Continuando così, quei piccoletti avrebbero potuto stancarlo fino ad una situazione di pericolo. Non andava assolutamente bene, serviva una svolta, una variazione sul tema. Il suo volto si alzò verso il cielo e le sue ali si aprirono, in un solenne quanto spaventoso momento. Il drago iniziò ad innalzarsi con la misticità e la potenza di un turpe e nero angelo. Un angelo che si apprestava ad apporre il suo giudizio finale sui mortali che l'avevano sfidato.

I cadetti si accorsero della pericolosità della situazione e cercarono di bloccare l'avversario. Kary lanciò una criomagilite verso le sue ali, nel tentativo di congelarle, ma il drago la intercettò a mezz'aria con una magia per farla esplodere. Nathan provò a ricorrere al suo dono naturale, ma il fuoco giungeva all'Eone con una potenza risibile. Lon dispose il bastone in orizzontale sopra la sua testa ed invitò Amila ad usarlo per saltare. La cadetta raccolse l'invito e, spingendo sulla gamba destra, raggiunse una buona elevazione. L'attacco, però, era prevedibile e Bahamut colpì la ragazza col dorso della mano, rispedendola a terra. Mentre gli umani riflettevano sul da farsi, l'ascesa dell'angelo era compiuta. L'essere non perse tempo e lanciò verso i cadetti un Thundara, a cui Lon rispose con una barriera.

Il cadetto guardò scoraggiato verso l'alto. Non ci voleva, proprio ora che avevano iniziato ad infastidire Bahamut egli si era tolto dal loro raggio d'azione. Kary dissimulava un leggero spavento, ma sentiva nel suo animo un pizzico di sollievo per l'essere nobile che era costretta a combattere. Nathan era fuori di sè, era chiaro ciò che pensava. Dai suoi occhi emergeva una profonda frustrazione, delusione verso se stesso e verso i propri mezzi. Era sfuggito sano e salvo dalla Piramide, ma di fatto l'inutilità del suo potere lo rendeva una persona comune con un buon allenamento, niente più. Quanto avrebbe riso Helena di fronte a quella scena?
"Perchè mi cercano se valgo così poco?" pensò rabbioso tra sè e sè. "Il mio potenziale potrà crescere più di così? E..."
"Calmati".
A prendere la parola era stata Amila. Nathan fece per ribattere, ma lei continuò:
"Tutti quanti, restate concentrati sull'obiettivo. Capite che stiamo facendo il suo gioco? Agendo insieme l'abbiamo messo in difficoltà, ed ora che siamo in difficoltà non possiamo permetterci di vacillare". Kary, Lon e Nathan ascoltarono quelle parole e si stupirono della calma di cui era capace Amila. "Credevo fosse chiaro a tutti, non solo a me... Siamo troppo deboli individualmente di fronte a lui. Non ci resta che sfruttare la superiorità numerica, non credete?". Nathan si alzò, recuperando la sua consueta espressione determinata. Lon, con nuovo coraggio, si fece avanti:
"Con tutto quello che pesa, quanto resisteranno le sue ali? Prima o poi si stancherà...".
"E allora torneremo a combatterlo dove è più debole" concluse Kary.

Non servirono altre parole, e con rinnovato coraggio i quattro ripresero a correre. Per pochi minuti riuscirono ad evitare le magie di Bahamut, ma si trovarono ben presto a fare i conti con le proprie gambe, già stancate dal prolungarsi della lotta. I più allenati, Amila e Nathan, trasportarono Lon e Kary, ma la lucidità venne meno e si accorsero troppo tardi di essere capitati in un vicolo cieco. Bahamut planò verso l'uscita, soddisfatto di come aveva sfruttato il suo vantaggio. Saggiò le difese degli avversari con un Istinto e la barriera che Lon eresse fu appena sufficiente a contrastare un attacco tanto ravvicinato. Tuttavia, il drago non aveva ancora esaurito le proprie carte. Colpì violentemente il terreno con le quattro zampe, come a cercare una posizione salda e stabile, e la ruota dorata che si trovava sulla sua schiena iniziò lentamente a girare. L'aria si fece pesante, e piccole sfere luminose si avvicinarono alla ruota dell'Eone.
"E' come se stesse accumulando energia..."
"Me... Megaflare?" balbettò Kary, con occhi colmi di panico.
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DarkSquall89
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da DarkSquall89 »

Squadra Tsurugi: Kary, Lonelywolf, Nathan, Amila


Percepimmo distintamente il cambiamento di atmosfera. L'aria sembrò farsi stagnante, quasi fosse satura di elettricità impossibile da contenere. Persino la temperatura stessa sembrò diminuire. Le minuscole sfere luminose, che si stavano accumulando attorno alla ruota posta sopra la schiena dell'Eone, vorticavano in pigri ed indolenti cerchi concentrici.
Due domande salirono subitanee alla mia mente, aleggiandovi in attesa di risposta. La gola riarsa mi impedì di dar loro voce, mentre il panico si diffondeva strisciante ed insidioso in me. Guardai i miei compagni, e nei loro volti potei leggere lo stesso smarrimento che avvertivo impresso nel mio, pur non potendolo osservare in prima persona.
Mi avvicinai a Kary. I suoi occhi erano spalancati: oltre al riflesso del dragone di fronte a noi, pronto a sferrare il suo attacco finale, vi si intraveda anche la paura. Tremava impercettibilmente.
«In cosa consiste di preciso, questo Megaflare?» chiesi, costringendo finalmente le corde vocali a cooperare e a dar adito al primo interrogativo.
Le poggiai una mano sulla spalla, e quel piccolo gesto sembrò riscuoterla quanto bastava. Ci guardò uno ad uno, come se ci stesse realmente vedendo per la prima volta. Inspirò profondamente, quasi a volersi farsi coraggio da sola, poi rispose: «Come vi ho detto prima, quella che si appresta ad impiegare è una tecnica proibita, e come tale comporta due prerogative. La prima è un tempo di caricamento piuttosto lungo, vista l'enorme quantità di energia che deve essere accumulata e poi rilasciata.»
«E la seconda?» domandò Amila, spostando il peso del corpo da un piede all'altro, evidentemente per combattere il nervosismo che la attanagliava in quel momento.
L'invocatrice scrutò l'essere che ci si parava davanti, così intenzionato ad ucciderci da ricorrere al suo più estremo espediente, pur di raggiungere il suo fine. Non potei impedire alle mie labbra di incurvarsi in un sorriso ironico, nonostante la gravità della situazione: i topi avevano dato più fastidio al gatto di quanto questo avesse ritenuto possibile.
«La seconda,» continuò la ragazza, «è che, per tutto il tempo precedente al rilascio dell'energia, l'Eone diventa vulnerabile, o almeno più del solito, in quanto concentra le sue risorse. Il Megaflare è il rigetto della magia, divenuta così potente da non poter essere più contenuta all'interno dell'organismo del possessore. Non esiste difesa, contro di essa. Dobbiamo bloccarlo prima che possa scagliarla,» concluse in tono lugubre.
Restammo in silenzio per alcuni secondi, dopo che ebbe finito di parlare, ciascuno cercando di assimilare le implicazioni di quell'affermazione. Avvertii piccole gocce di sudore freddo scendere lungo la schiena in traiettorie irregolari.
«Come lo fermiamo?»
Fu Lonelywolf, rimasto zitto fino ad allora, a rompere la bolla ovattata che si era creata attorno a noi e ad esporre l'altra questione che non avevo avuto modo di esternare.
Kary alzò un braccio, puntando un dito in direzione della maestosa creatura che ci fronteggiava. Indicava la ruota. Le piccole particelle avevano iniziato a volteggiare più in fretta, ora, ammucchiandosi alla rinfusa e convergendo verso il centro: risplendevano di luce propria, come miliardi di infinitesimali soli in cerca della propria orbita. La ruota stessa, dal canto suo, si muoveva in senso orario, abbassandosi talvolta a destra, talvolta a manca, ogni minuto che passava sempre con maggiore velocità.
Capimmo.
«Dobbiamo bloccarla. Funge da catalizzatore. Come un orologio ed i suoi ingranaggi: se uno si arrugginisce o si ferma, l'intero complesso cessa di funzionare a dovere.»
Nessuno di noi ebbe altro da aggiungere, le parole divennero futili elementi di disturbo. Sottili fili di comprensione reciproca si intrecciarono tra i nostri io: fu come se fossimo stati percorsi da una leggera ed euforica scarica di corrente.
Sapevamo cosa occorreva fare. Le possibilità che ci si presentavano agli occhi si riducevano alla sola e disperata lotta per la sopravvivenza: costretti in quel vicolo cieco, la nostra unica alternativa era quella di dimostrarci sufficientemente in gamba da scombinare i piani che l'Eone aveva elaborato intrappolandoci.
Osservai Amila scrutare le pareti attorno a noi, che ci avevano inghiottito. In quell'ambiente buio, la luce del sole era un ricordo lontano: eravamo immersi nella semioscurità, ombre tra le ombre. Dovevamo impiegare tale elemento a nostro vantaggio.
La ragazza abbassò lo sguardo, per posarlo su di me. O meglio, su un punto alle mie spalle. Con un cenno del capo, indicò la lancia che portavo appesa alla schiena, e mi sorrise.
Compresi l'idea che le aveva attraversato la mente. Ambiziosa, ovviamente, ma perfettamente realizzabile, con la dovuta strategia.
«Avrai bisogno di un sostegno,» fu tutto ciò che Lonelywolf le disse.
Poi, ebbe inizio.
Ci avvicinammo al dragone, che nel frattempo era rimasto immobile, le enormi zampe artigliate ben salde sul terreno. Il suo sguardo ci invitava a sfidarlo, ad osare provocare una bestia tanto atavica quanto letale. In un'ipotetica catena alimentare, noi poveri moscerini rappresentavamo l'antipasto della giornata. Con un ruggito così potente da darci l'impressione che la nostra stessa essenza stesse tremando, spiegò le ali, fino ad allora mantenute raccolte ai lato dell'enorme e muscoloso corpo, per poi abbassarle, andando a coprire la ruota. Intelligente com'era, doveva aver intuito subito ciò che avevamo in mente.
Ci aprimmo a ventaglio, ciascuno lontano diversi passi dall'altro. Io e Kary ci trovavamo al centro della formazione, Amila e Lonelywolf ai lati: la buona riuscita della strategia dipendeva soprattutto da loro due. Occorreva essere coordinati e precisi come se fossimo una sola entità. Fonderci in un istinto comune. Ne saremmo stati in grado?
Vidi l'invocatrice frugarsi tra le tasche, per poi stringere le mani a pugno, mantenendo una presa salda sugli oggetti che aveva appena prelevato. Il suo sguardo era temprato da una ferrea determinazione.
Da parte mia, estraniai dalla mia mente qualunque pensiero e rumore, calandomi in me stesso più di quanto avessi mai fatto fino ad allora. Necessitavo dell'assoluta concentrazione. Il fuoco sgorgò in risposta alla mia muta preghiera, indomito crepitio di fiamma.
L'acrobata si muoveva silenziosa ed agile come un leopardo a caccia. La muscolatura del suo corpo era tesa, pronta a mettersi in moto al primo segnale. Sapeva di dover puntare sulla rapidità, e che avrebbe dovuto richiedere ai suoi istinti uno sforzo non indifferente.
Il mago runico stringeva il bastone. Il suo viso era una maschera impassibile, non un'emozione ne traspariva. Aveva raggiunto il nucleo di se stesso, attingendovi forza.
Ci guardammo negli occhi per l'ultima volta.
Ora.
Kary lanciò in aria una Sacromagilite, dirigendola verso il capo del nostro avversario, che, scrutandone la traiettoria, aprì le fauci, pronto a distruggerla con un semplice gesto. Prima che lo strumento compisse la sua parabola discendente, tuttavia, feci partire una scia di fiamma dalla mano destra, chiusa a pugno. Il fuoco saettò repentino, cozzandovi contro. L'esplosione che ne seguì rimbombò come l'eco di mille campane impazzite, nel piccolo spazio angusto in cui ci trovavamo.
L'Eone venne investito in pieno, e ruggì a pieni polmoni. Gli colava sangue dai lati del collo e dalla mandibola, le due zone maggiormente affette dall'attacco. L'acre puzzo di carne bruciata investì le nostre narici, ma non ce ne curammo, intenti com'eravamo a far sì che i nostri movimenti risultassero quanto più sincronici possibile.
La creatura reagì immediatamente: vedemmo piccole sfere di luce nera prendere forma ai lati del suo corpo, vorticare impazzite e poi scattare verso di noi, in un arco mortifero. Una barriera argentea ci si materializzò di fronte, faro rilucente nell'oscurità, offrendoci una provvidenziale protezione. L'Istinto vi si infranse contro, dissolvendosi pochi secondi dopo, unica testimonianza delle sue breve esistenza le volute di fumo grigiastro, che ci oscurarono per brevi attimi la visuale.
In quel bailamme temporaneo, Amila sparì, invisibile a chi, come il dragone, non sapeva dove cercarla. Appoggiò il piede destro a una delle pareti, poi, con un slancio felino, si innalzò in aria, eseguendo una carpiatura. La vedemmo emergere dalla foschia che si era creata come una sirena posta sulla prua di una nave. Con un unico, fluido movimento del braccio, lanciò uno dei Pugnali di Agata. La lama compì il suo volo in linea retta, sibilando impercettibilmente. A fermarlo fu la pupilla dell'occhio sinistro dell'Eone, nella quale si conficcò fino all'elsa.
Accadde tutto in così poco tempo che i nostri occhi ebbero appena il tempo di percepire quanto successo. L'urlo che ne seguì - perchè di questo si trattava: la manifestazione contingente della sofferenza di una creatura perfettamente senziente, non un semplice mostro - mi scosse più di quanto avrei ritenuto possibile.
Tuttavia, sapevo che era quello il momento perfetto, l'attimo in cui bisognava insistere.
Vidi Amila correre verso Lonelywolf, che alzò le braccia, pronto a darle un supporto a cui appoggiarsi. Kary scagliò un'Examagilite contro il nostro avversario, colpendolo in pieno petto, ustionandolo ed indebolendolo ulteriormente, per poi frugarsi freneticamente nelle tasche, ed estrarre due Criomagiliti.
Sganciai la lancia dai supporti a cui l'avevo imbrigliata, e la strinsi nella mano destra, mentre la sinistra era già interamente avvolta dal fuoco. Ne raccolsi quanto più ne potevo: l'attacco che dovevo lanciare doveva avere il duplice obiettivo di ferire la creatura e di distrarla quanto bastasse affinché tenesse lo sguardo fisso verso il basso. Su di me.
Le fiamme divamparono in tutta la loro potenza, tingendo l'ambiente di tetri riflessi cremisi, ed investirono il dragone in pieno, martellandolo inclementi. Ottenni l'effetto sperato: cercando convulsamente il responsabile di quell'inferno, incrociò i miei occhi. Rabbrividii impercettibilmente, ma continuai a prolungare l'attacco, il potere che sgorgava da me non dava segni di attenuarsi.
Amila si arrampicò letteralmente su una parete, tutta grazia e potenza, per poi aggrapparsi a uno dei pioli di legno conficcati in essa. Lonelywolf mosse la mano e descrisse un ampio cerchio: poco lontano dall'acrobata, una barriera si formò a mezz'aria. Quando venne colpita da una delle Criomagiliti che Kary aveva provvidenzialmente lanciato, divenne una lastra di ghiaccio omogenea, che la ragazza, dopo essersi staccata dalla trave alla quale era appesa, impiegò come punto d'appoggio e di slancio. Compì un balzo fenomenale.
Mentre era ancora in volo, posi il braccio che stringeva la lancia dietro le mie spalle, poi la scagliai con quanta forza avevo in corpo, diretta verso di lei.
Fu uno di quei momenti in cui il tempo parve dilatarsi all'infinito, e tutti i particolari assumere una chiarezza straordinaria. L'arma descrisse una parabola perfetta e venne afferrata dall'acrobata sospesa in aria, che, con un gesto fulmineo, la scagliò in basso, esattamente verso il dragone che le si trovava sotto. Vedemmo la lancia aprirsi un varco tra le ali, penetrare tra i raggi della ruota e bloccarla. La avvertimmo conficcarsi con violenza tra le squame della schiena della creatura, che urlò nuovamente.
Le piccole particelle che fino a pochi istanti prima impregnavano la ruota smisero di vorticare, per poi dissolversi lentamente. Amila atterrò su un'altra barriera congelata, creata dall'invocatrice e dal mago runico durante l'assalto, e si calò a terra.
Immagine
Danke Fraulin (Lenne xD) per l'avatar, il banner e per Mara. Deh! è.é



Kary's Artbook , ovvero la galleria di disegni e quant'altro della mia sorellina in spirito Diletta, date un'occhiata e lasciate un commento, ne vale la pena ;).




"Vivevano la lenta e invisibile compenetrazione dei loro universi, come due astri che gravitano intorno a un asse comune, in orbite sempre più strette, il cui destino chiaro è quello di coalescere in qualche punto dello spazio e del tempo".
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Amila
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Amila »

Squadra Tsurugi: Kary, Lonelywolf, Nathan, Amila



Amila, ansante, osservò il possente dragone ergersi ancora una volta in tutta la sua ira; il colpo messo a segno da quei quattro insignificanti mortali che osavano sfidarlo - poco più che fastidiose zanzare ai suoi occhi - lo aveva reso folle di rabbia e indignazione.
L'acrobata non potè fare a meno di contemplare fra sè e sè l'Eone; la sua letale bellezza l'aveva convinta a sceglierlo come preda, e non avrebbe potuto trovare avversario più nobile....o più pericoloso. Non c'era da stupirsi che Kary venerasse tanto creature del genere: le grandi ali iridescenti spiegate, la potente muscolatura protetta da scaglie robuste, gli occhi splendenti, specchio di un'intelligenza superiore...quegli stessi occhi che ora roteavano impazziti di dolore e odio, completamente privi di lucidità.
Ancora una volta un ruggito potente proruppe dalle fauci spalancate e sanguinanti facendo vibrare l'aria, mentre l'essere voltava velocemente la fiera testa da una parte e dall'altra, alla ricerca dell'avversario più vicino su cui sfogare la sua frustrazione: Kary e Lon. Il drago si slanciò verso i due, pronto a colpirli con una possente zampata, ma Nathan, sfruttando la sua parziale cecità, gli tagliò la strada dalla sinistra, colpendolo al muso con un potente getto di fuoco e facendogli perdere momentaneamente l'orientamento.
Amila decise di sfruttare l'occasione: in un attimo fu alle spalle dell'immensa bestia, affondando gli artigli a livello della giuntura della zampa destra, dove aveva notato un sottile spiraglio tra le scaglie...un possibile tallone d'Achille.
Il drago si immobilizzò per un istante, facendo temere alla ragazza di aver fallito il colpo...ma la zampa cominciò a cedere, tremando violentemente. Capito subito l'intento della compagna, Kary, coperta dai getti di fiamme che Nathan continuava a spedire verso gli occhi del dragone, raggiunse la zampa sinistra e vi conficcò lo spadino, tranciando i robusti ma vulnerabili tendini. Gli arti feriti non poterono che soccombere sotto il peso dell'Eone, che con un ruggito disperato urlava più che mai la sua rabbia e la sua impotenza verso il cielo, mentre lentamente ma inesorabilmente crollava a terra.

I quattro compagni si guardarono, esausti, le mani sui fianchi a riprendere fiato, un abbozzo di sorriso sui volti affaticati.
<<Bè, ce la siamo cavata bene...>> sbuffò Lon, ansante. Alle loro spalle il dragone giaceva immobile, sconfitto, il respiro spezzato...Kary lo osservava, un misto di amarezza e rimpianto sul volto. Comprendendo il suo stato d'animo, i compagni le rivolsero un sorriso di incoraggiamento, a cui lei non ebbe tempo di rispondere. <<Attenti!!!!>>
<<Ma che diav...?>>
Un forte spostamento d'aria investì il gruppetto: facendo appello alle ultime energie, Bahamut aveva dispiegato le immense ali multicolori, e sbattendole con forza era riuscito a risollevarsi, l'espressione di nuovo feroce e intrisa d'odio. Concentrato al massimo delle sue forze, stava richiamando piccole sfere di luce oscura...un ultimo Istinto incombeva su di loro, imminente.
Poco tempo per agire, poco tempo per pensare...come avrebbero potuto difendersi?
L'attacco è la miglior difesa.
In una frazione di secondo gli sguardi si incrociarono, temprati da una ferrea determinazione, mentre il dragone liberava le sfere di energia con un ruggito assordante...
Ancora una volta il tempo fu dilatato; minuscoli frammenti d'argento volavano tutto attorno, riempiendo l'aria come una polvere sottile, nata dall'impatto dell'energia oscura con la barriera che Lon aveva rapidamente creato intorno a loro...un oggetto sferico attraversò veloce lo spazio che separava Kary dalla testa dell'Eone, raggiunto poco dopo dalla più grande colonna di fiamme che Amila avesse mai visto, mentre, dopo aver spiccato un gran balzo, squarciava l'occhio destro del drago imprimendo tutta la forza possibile negli artigli...
L'esplosione della granata, moltiplicata dalla potenza del fuoco sprigionato da Nathan, investì il muso martoriato della creatura...lo osservarono dissolversi lentamente, mentre un nugolo di lunioli li avvolgeva per poi disperdersi nel cielo luminoso.

<<Davvero niente male...>> disse Nathan, sorridendo soddisfatto ai compagni.
<<Già...>> sospirò Kary, guardando svanire con tristezza gli ultimi lunioli. Una piccola lacrima le sfuggì e rotolò ribelle sulla sua guancia. Lon le si avvicinò, passandole un braccio attorno alle spalle; lei lo lasciò fare, mentre si incamminavano vicini verso l'uscita del vicolo. Un sorriso furtivo increspò le labbra di Nathan e Amila, mentre si scambiavano uno sguardo complice.
<<Complimenti per come ha affrontato la battaglia, signor pirocinetico! :hihi: >> disse quest'ultima, mentre recuperava il Pugnale di Agata con cui aveva accecato Bahamut. <<Il tuo potere è davvero straordinario...>>
Il ragazzo alzò lo sguardo, apparentemente colpito dall'affermazione. <<Anche tu te la cavi bene..>> rispose infine con un sorriso, raccogliendo da terra la lancia.

<<Ragazzi, andiamo? Io ho fame...>>
<<Amila, voglio assaggiare i tuoi biscotti!>>
<<...coraggiosa... :hihi: >>
<<Ehi!>>
<<Ahio!...Scherzavo, scherzavo! :sgamato: >>
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sch3lding
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La debolezza é solo l'acredine della realtà

Messaggio da sch3lding »

Su una lunga cresta tufacea si allungava la città in sparse doppie file di case color ruggine a livelli sfalsati.
La folla sopra le mura e sopra ai balconi sbraitava,esultava.. e,in quell' ambiente di grettezza e superstizione giravano,come in una favola,mostri diversissimi tra loro.
Io ero lontano dalla torma e,seduto su una panchina della stazione,attendevo con stizza il fischio di inizio gara.
Iscritto al torneo per provare la mia forza,per dimostrare di non essere solo un’inutile ragazzino rompiballe..
Volevo vincere.. come tutti del resto.. ma potevo realmente riuscirci?
Ancora altri due minuti e avrei dovuto cimentarmi nella battaglia.. la mia battaglia.. 

Perché mi sento angosciato? Insoddisfatto, confuso e frustrato? Ma soprattutto perché mi sento come chiunque altro?
Sono come un singolo albero in una foresta talmente fitta dove non si può scorgere la fine, ma io voglio apparire, voglio distinguermi dagli altri alberi, voglio spiccare per le mie foglie, i miei colori verdi accesi, per la mia maestosità. Si voglio raggiungere l'alto dei cieli, voglio che quel piccolo albero che sembra uguale agli altri si noti per la sua diversità. Lotterò per far si che questo accada, non mi arrendo perché so di potercela fare, volere è potere giusto? 
Non so al 100% quello che sto cercando, corro alla cieca, inciamperò ma mi rialzerò sempre, userò qualsiasi mezzo se è necessario. Cambierò me stesso e farò cambiare l'idea degli altri di me.


Mi alzai.
Accostandomi alla soglia della porta spalancata,vidi una luce innaturale sovrastare al dì là del cielo sereno,ignara di tutto ciò che stava o poteva succedere a breve.Aspettai altri pochi secondi..
La gara era iniziata.
Già da subito potevo notare benissimo i primi Grat liberati per le strade,e uno dei tanti venire verso di me.Non esitai neanche un secondo a colpire. Il primo cadde a terra senza un suono, poi gli altri mi videro e furono un' onda rabbiosa su di me.Alcuni mi lanciavano piccole frustate, o sferzate, altri rispondevano con degli acidi,che finivano spesso in fallimento danneggiando anche lo stesso utilizzatore.Quando furono a tre metri di distanza mi affidai alle punte dell’arma e mi lanciai al centro dell'orda, come una nave rompighiaccio divisi in due tronconi la folla.Resi cadaveri due mostri con una sola rotazione, e finii gli altri con magie miste.
In poco tempo ne uscii illeso. 
Era iniziata bene. 
Mi allontanai dal luogo di partenza ansante,ma vittorioso.
Non sapevo con certezza dove andare.. volevo solo debellare quanti più mostri possibile.

Stavo camminando già da pochi minuti,eppure,giunto in un vicolo sottostante,l'aria diventò ben presto tetra e velenosa.
Avvertii una forte vibrazione.. una percezione di particelle magiche in abbondanza;salii cauto una rampa di roccia. Niente. 

All'improvviso un calcio sulla schiena mi mandò a sbattere contro un muro e mi fece tagliare la mano destra col mio stesso ventaglio macchiato di sangue.Aspettava, calmo, che qualche preda attraversasse quel tratto di strada, o forse stava aspettando proprio me. Mi misi successivamente a correre.

Correvo.
Correvo senza fermarmi,evitando rigorosamente di guardarmi dietro,in quella città che ignorava le mie grida di aiuto. 
Da quanto tempo stavo fuggendo?Da quanto quella cosa mi stava dando la caccia come un vampiro assetato di sangue?

Un leggero brivido mi percorse la schiena. Era li vicino.

Preso dalla paura,mi nascosi nel primo angolino visibile,in un tratto di strada esente da rocce,dietro ad alcuni cassonetti;cercai di sbirciare fuori,attraverso una fessura la strada,completamente avvolta dal silenzio. Magari se n’era andato,forse aveva rinunciato!
No.. lui era ancora lì che mi cercava;tirai indietro i capelli per vedere meglio. Ancora nulla.
Un altro calcio mi colpì al livello dello stomaco. Caddi.
La sagoma di un glorioso cavallo mi apparve davanti.
Capii in quel momento che avrei dovuto reagire a quel Melissa che ormai aveva adocchiato la sua prossima vittima. 
Girai il corpo di lato,ma il mostro mi pestò la gamba. Gridai.
Si stava divertendo col suo nuovo giocattolo.
Presi la mia arma,ma il mostro con un calcio la fece volare letteralmente via.
Ero indifeso. Altri calci mi assalirono. Due ,tre, quattro, dieci.
Quando la bestia smise di calciare,girò il capo scrutando l’orizzonte.
Forse un'altro nuovo passatempo era giunto per la bestiola..
Se ne andò teletrasportandosi.

Al margine del vicolo, in prossimità del dirupo,inginocchiato nella fanghiglia,contemplavo con sguardo smarrito le mie mani, zuppe del sangue. Il mio pianto si mescolava alla coltre rossastra ed un tremore incontrollabile mi aveva assalito; ero stremato. La vista cominciò a farsi annebbiata, sempre più, le gambe cedettero all'improvviso, facendomi sbattere il petto sul terreno; le forze stavano venendo meno.Quando tastai il sapore acre del terriccio con la lingua, con le ultime forze che mi rimanevano girai con morbosa lentezza il capo,facendo strusciare la fronte nel fango per rivolgere lo sguardo al cielo; piano. 

Forse non voglio essere un albero, non cambierebbe nulla, per quanto possa essere rigoglioso, verde, alto, rimarrei comunque un albero. Non posso cambiare il mio DNA, i miei geni, la mia vita. Posso solo cambiare me stesso, il mio carattere e nient’ altro. Una volta entrato al Garden pensavo che tutto sarebbe diventato più facile, che i misteri, le novità sarebbero arrivati da soli e che non mi sarei più annoiato. In parte si,non sono più tanto annoiato,forse questo è già qualcosa. Ma sono contento di aver trovato persone che oltre a sopportarmi, mi sostengono,e posso considerare amici veri. Con loro anche il trauma della normalità scompare.

Svenni.
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SeeD
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Nightmare/dark sephirot »

Squadra Epitaph: Night, Tidusisback
Era quella che si è soliti definirsi una giornata serena e tranquilla, buia e tempestosa, Matilde e Carlotta. L’allegra mosca che si chiamava Venceslao continuava dall’era di Eden a condurre la sua vita da bacchetta, sbrigando a destra e a manca tutti i lavoranti; e mentre svolazzava per le vie di Lindblum alla ricerca dell’Inghilterra da stirare poteva ammirare tutti i vari semini impegnati a farsi malmenare da mostri di varia natura e stazza. Il buon Venceslao si esibiva in numeri di aviazione molto ricercati, quali giri della morte e cadute libere con ripresa di quota a pochi centimetri dal suolo per poi librarsi in aria tra tetti e campanili. In mezzo a questo variopinto panorama spiccava l’ex semino Night, che sfoggiava dei bei baffi a forma di barbetta incolta ed un paio di occhiali da sole per proteggersi dai raggi ultraviolètti.

”canzone di dubbio gusto a random”

Canticchiando passeggiava in cerca di qualche preda sfiziosa da castigare.

”continuo della canzone a random”

Ad un certo punto si trovò di fronte ad uno stretto vicolo chiuso da una porta di pietra con un gargoyle a mo’ di ornamento ed un epitaffio inciso. Prima ancora che Night potesse rendersi conto della situazione in cui s’era andato a cacciare, le palpebre del gargoyle si spalancarono e lentamente si aprì la porta.

activated combat mode
L’OMD dice Paine

Dall’Epitaph uscì una creatura con artigli, maestose ali nere e un corpo femmineo.
Paine-Copia: Feel my pain…

L’assenza di emozioni proprie permetteva alla copia di sfoderare già da subito attacchi potenti senza limitazioni, in virtù dell’unico scopo per cui esisteva: distruggere l’avversario.
Dal canto di Night, la modalità berserk della copia era una manna, poteva permettersi di castare magie difensive/offensive senza che l’avversario avesse tempo o modo di pensare a una strategia più adatta alla situazione. Il risultato fu il blocco completo dell’angelo nero, vittima di una magia stop elaborata dalla fusione di magiliti reiz ed elementari; il braccio destro era stato immobilizzato mentre stava caricando un rasengan senza chakra rendendo la posa della donna molto più plastica e artistica. Con non chalance il semino s’avvicinò al corpo inerte per versare sulle ali una gran quantità di colla vinilica aromatizzata alla mèla.
Night: Questo perché gli angeli neri dovevan essere difficili da abbattere, eh…
Risparmiandosi un facepalm si allontanò di qualche metro per potersi godere l’allegra scenetta della copia di Paine nel tentativo di liberarsi dalla colla a effetto svanito della magia stop. Fu solo quando il suddetto mostro tentò un nuovo attacco, ricorrendo stavolta alla sua pistola, che venne blastata una volta e per sempre da una sequela di aghi blizzara conficcati nei suoi punti vitali.

Nel mentre, l’Epitaph stava già correndo ai ripari.

L’OMD dice….Ruben

Stavolta era il turno di due spade brandite da un giovane alto, dai capelli neri.
Ruben-Copia: You can’t defy God…

Le cose iniziavano a farsi complicate, la copia del vicepreside vantava una notevole velocità, fattore aggravato dalla capacità di teletrasportarsi a comando grazie alle sue spade. Se fosse stato in grado di sferrare fendenti nell’istante stesso in cui ricompariva allora Night sarebbe stato felicemente carne morta ma fortuna volle che ci fosse un lag di pochi decimi di secondo, non sufficienti per evitare completamente il colpo ma almeno per limitare i danni. Era necessaria una nuova magia spaziotemporale, ma il tempo del casting in questo caso era troppo lungo e il cadetto doveva per forza agire su un uno spazio più ampio; la diretta conseguenza fu una sagra del macellaio che vide ruben “affettare” più volte braccia e vestiti del povero semino, che nel giro di pochi secondi era grondante di sangue.
Night: Bimagia- Slow/Haste.
Si formò istantaneamente attorno a night una cupola grigia, di raggio 5 metri, di tempo compresso; contemporaneamente, il metabolismo e tutte le attività cellulari di Night vennero notevolmente velocizzate.
La situazione si era praticamente invertita.
Era come guardare un film a rallentatore, ogni mossa di Ruben formata da decine e decine di fotogrammi; schivare le sue spade a quel punto era quasi divertente. Parò e scansò qualche colpo, giusto per debilitare la copia, dopodiché tentò un esperimento: estrasse la wakizashi di Holden e richiamò dal mondo dei morti il suo spirito.
La lama iniziò a librare e si materializzò in aria un panno nero che si contorse fino a formare l’immagine non ben definita di un ninja. Impugnata la sua vecchia spada, la summon di Holden eseguì un taglio netto, veloce, fulmineo, dividendo in due il simulacro di Ruben.
La vera via della spada.
True Blade.


Quest’ultimo spreco di energia magica gli era costato parecchio, dovette sedersi un attimo per riprendersi; inoltre doveva porre almeno una benda provvisoria sulle ferite, o nel giro di pochi minuti sarebbe svenuto per poi morire dissanguato. Non si accorse che il mostro era già tornato all’opera, cambiando radicalmente strategia.

OMD-Kyactus mode! Night


Troppo tardi il cadetto si accorse che dalla porta si intravedeva una luce verde scura, generata da un simil fucile che puntava contro di lui.

Night-copia: Combatti come una supermucca

Il colpo di mako shotgun venne sparato. In cielo, lontano dal suo bersaglio. Una frusta attorcigliatasi al braccio della copia aveva deviato la cannonata per poi staccare di netto il braccio di quella copia scrausa.

Tid: Serve una mano?
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Messaggio da NobodyXIII »

<Ma porco... doveva piovere proprio oggi?>

Con la chitarra in spalla per l'ennesima volta, a cavallo del mio Phantom, sfreccio per la periferia incurante del pericolo rappresentato dall'asfalto bagnato. La pioggia mi sferza le braccia e la faccia, scoperta nonostante il casco integrale.

<E ora dove si trova questa sala prove?>

Dopo essere passato per il quartiere delle scuole, il quartiere dell'Immacolata, attraverso il ponte che porta alla periferia di Monticelli. Ogni volta che passo per quel ponte butto uno sguardo veloce al fiume, più furioso e fangoso che mai. La pioggia torturava la città da tre giorni, fra ramate e semplici pioggerelline irritanti. Dopo aver percorso nemmeno un chilometro mi fermo vicino ad un edificio, che ospitava un fast food. La cosa mi sembrò sensata, dato che lì vi era veramente una sala prove. Solo non ricordavo che avesse cambiato sede prima.

<Bah, se è questo l'indirizzo...> diedi uno sguardo alla carta dell'utente delle sale prove in cui andavo <... allora credo che non sia una cavolata.>

Un signore incappucciato colloquiava con un giovane che non doveva avere più di 25 anni, in camice. Mi avvicinai aspettando che il contatto che mi aveva dato appuntamento si presentasse. Incurante della pioggia estrassi il mio tabacco e arrotolai una sigaretta sul momento. Il signore incappucciato si avvicinò incuriosito, notando la piegatura della sigaretta.

<A bandiera non è esattamente il massimo per piegare il tabacco, novellino. Tra l'altro tabacco umido, considerando il tempo e...>
Indicando le nuvole.
<Lascia stare Sn... ehm... gli strumenti sono dentro, se vuoi seguirci.> Mi fece l'altro ragazzo.
Tutto mi sembravano, tranne che musicisti.

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Re Cid era pronto ad ammorbare tutti con il suo discorso. Il solito, da parecchi anni a occhio e croce. Tutta roba che avrei preferito evitare. L'azione mi chiamava, sentivo il sangue fremere, la spada pulsare irruente, implacabile.
Misi mano alle pistole, controllando che fossero a posto. Niente era fuori dalla norma. Spade pulite. Caricatori presenti.
Si parte.

Sebbene andassi di corsa, mi fermavo a ogni fine rua o via, cercando nemici con lo sguardo e le pistole pronte.

"Individuati due Melissa. Non mi vedranno nemmeno."

Materializzata la spada la lanciai verso di loro facendola ruotare. Uno perse metà della testa, l'altro si teletrasportò prima che la spada lo decapitasse. Tecnica inutile contro chi la sa usare a sua volta. La pistola terminò la vita dell'altro senza smuovere troppo la situazione. Meno mostri lo cercavano, meglio era. Se per lo meno, voleva trovare il Falke.

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<Spiegatemi almeno che c'entro in tutto questo!> sbottai. La mia classica reazione, quando non capisco la situazione in cui mi trovo. Soprattutto se mi trovo disteso su un lettino fantascientifico attorniato da CPU, computer e processori per la raccolta e l'utilizzo dei dati.
<E' la quarta volta che te lo spiego, signor...> rispose esausto il secondo professore, un uomo barbuto, vecchio e altezzoso, con i capelli corti e degli occhiali.
<Un momento.> Disse il più giovane < Ascolta, ci serve il tuo aiuto. Abbiamo trovato dei piani per un'arma nuova e terrificante che giacciono nella rete. Dovrai infiltrarti con l'utilizzo di questa macchina e trovarle. Per aiutarti abbiamo creato un mondo con i dati contenuti nel posto in cui andrai. Per cui ti sembrerà di vivere in un'altro mondo. Controllando una persona diversa da te stesso, ma non molto dissimile, dovrai abbattere i dati, messi in forma di mostro, e distruggerli.> Mentre mi parlava, notai nello sguardo un dolore, misto ad un'ira implacabile.
<Ma perchè me?> Chiesi ancora, spazientito.
<Perchè, quando ti diedi quel gioco, tu rispondesti bene al personaggio, al suo stile di combattimento e alla sua personalità. Altri non ne sarebbero stati capaci.>
<Capisco...> ammisi con un sospiro <Nome dell'obiettivo?>
<Velorex Falke.> Disse quel giovane scienziato, con un sorriso.
<Bene...> disse il dottore più anziano, guardanto severo tutti i presenti <... Andiamo. Recuperiamo i dati. Si impegni signor...>
Ma non feci in tempo a sentire che ero caduto nel sogno simulato dallo scomodo lettino.

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"Obiettivo... Velorex Falke."
Grindare sul canale dell'Aircap con dietro due Velorex non è esattamente la concezione di obiettivo avvistato. Fortunatamente il percorso era lungo, per cui i Velorex ebbero il tempo di surriscaldare i loro Fucili Gatling. Pregavo con tutto me stesso che i proiettili che s'infrangevano sulla barriera che vegliava sulla città (e sul canale dell'Aircap, ovviamente), non s'infrangessero su di me. Appena vuotate le cariche dei Gatling i Velorex smisero di eruttare piombo a raffica. Estrassi le pistole e mi voltai, ma cascai. Non mi ero accorto che il canale finiva. Dopo qualche capitombolo, mentre i Velorex si schiantavano contro la barriera di una casa, realizzai che i Velorex erano ancora scarichi delle munizioni e che mi trovavo nella piazza dei negozi del quartiere commerciale.
Ripresi le pistole e diedi una "scossa" ai Velorex, impostando la modalità automatica.

"Thunder"

Una selva di proiettili si scatenò contro le due moto, lasciando una scia bluastra e seghettata alle loro spalle. Le moto non sembrarono accusare il colpo.

"Vetri anti proiettili. La Psicom non lascia nulla al caso."

Mentre le moto si preparavano ad investirmi, presi la spada e caricai. Roteando la bilama per deflettere i proiettili riuscii ad avvicinarmi abbastanza da saltare a cavallo della prima, come un rodeo mortale. Imbracciai la bilama e la conficcai con vigore nel vetro, perforando la console di comando. Le ruote, che rilucevano di una strana luce verdastra, si spensero e il Velorex che avevo domato cadde al suolo, infrangendo i restanti vetri. L'altro non aspettò che il nemico lo rottamasse come aveva fatto con l'altro e aprì il fuoco. Con Protect, i proiettili si infransero in schegge di piombo. Come un toro, decise di cambiare tattica e di caricare. Schivando al momento giusto potei evitare di fare la fine dei moscerini sul parabrezza, ma commisi un errore e mi caricò con violenza.

"Datemi la sua targa, vi prego..."

Il problema fu vedere che, mentre ero a terra, il "motorino" aveva caricato i suoi Gatling. Subito gli saltai addosso, per evitare che tutto quel piombo si abbattesse su di me. Fu quando fui a un palmo dalla console, dopo aver spaccato il vetro con la spada, che delle cose del genere... hanno un'accensione! Cercai sotto alla console, freneticamente, il cavo d'accensione. Quel piccolo filo interdentale che connette l'accensione al motore, dove diamine si era cacciato?

-------------------------------------------------------

Mi svegliai normalmente, come se non avessi vissuto niente e avessi dormito per un pomeriggio.
<Ottimo lavoro Xed, sei riuscito a corrompere i dati.>
<Sapevo che il ragazzo ce l'avrebbe fatta...> Disse l'altro, che era rimasto incappucciato, indicandomi con una sigaretta mezza consumata.
<Scusate, ma i dati non sono stati distrutti completamente. Me ne occuperò io.> Affermò lo scienziato più vecchio, prendendo posizione al computer che era sistemato vicino al lettino.

Poi mi cacciarono via, senza tanti complimenti, sempre congratulandosi per la buona riuscita della missione. Il tipo incappucciato, che dalla voce sembrava un vecchio, mi diede anche del tabacco.

---

Guardavo ancora quel lettino tecnologico che avevo creato. Perfetto. Il ragazzo era stato il test. L'Abstergo avrà il contenitore dell'Animus. Mi rimisi apposto gli occhiali, osservando la pioggia che picchiettava sul vetro della finestra.
Premi Sagra...
Premio inventiva!
(Edizione X della Sagra di Caccia a Lindblum)

O.o KING OF THE PENCIL! o.O
Grazie Paine!
Teoskaven
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Teoskaven »

Stava camminando tranquillo, sebbene all'erta nel caso spuntasse qualche mostro da dietro un angolo.
L'annuncio dell'apertura della Sagra era stato fatto con i soliti fronzoli com'è giusto che fosse e poi via a caccia di mostri; con la sua solita fortuna però si era dimenticato chi poteva affrontare.
Svoltò in un vicolo poco illuminato, terreno ideale per trovare mostri forti ma non eccessivamente grossi. Tuttavia non c'era nessuna forma di vita sotto alle case.
Stava per girare i tacchi e tornare alla strada principale quando notò qualcosa. Un lampo giallastro molto veloce e venne spinto addosso a un muro; rialzandosi vide che in mezzo all'ombra delle case si era alzata una figura totalmente identica a lui, se non per l'aria inespressiva e i due tondi gialli al posto degli occhi: un Heartless-ombra.
Maledicendosi per non aver reagito prontamente decise che la cosa migliore era tornare alla luce del sole, ma come anticipandolo, il nemico si era posizionato proprio nella direzione di fuga.
Visto che non aveva scelta e doveva combattere prese i cutlass e il bastone: avvertiva una nota di irrequietezza in Omega ma la calmò mentalmente dicendole che sarebbe andato tutto bene. Quindi si fece avanti, l'inespressivo avversario in posizione di combattimento pure lui.
Un primo colpo andò a vuoto quando passò attraverso a quella che doveva essere una gamba d'ombra, ma lo stesso accadde quando l'Heartless lo colpì a un braccio: il cutlass incorporeo gli passò attraverso senza ferirlo e senza causargli dolore.
Non capiva: se non riusciva a colpirlo e nemmeno lui lo feriva per quale motivo lo aveva attaccato? Sembrava quasi per una rabbia primitiva insensata. la risposta tuttavia gli arrivò qualche scambio di battute dopo.
Il nemico dopo aver tentato qualche colpo sempre agli arti puntò direttamente al cuore; abbassandosi per evitare il colpo capì che probabilmente era quello l'obbiettivo dell'ombra, ma non aveva armature o uno stile che gli permettesse di parare un affondo così diretto, e nemmeno sapeva come contrattaccare per sconfiggere l'ombra.
Mentre provava a rialzarsi l'Heartless velocizzò i suoi movimenti, quasi come se si fosse risvegliato: stavolta fu troppo veloce e le armi d'ombra gli affondarono nel petto. Sebbene non avesse ferite evidenti provò un dolore lancinante, e quando il nemico usò la mano sulla sua coda ombrosa per afferrarlo al collo sprofondò in uno stato più che di sonno o di svenimento ma nemmeno di morte, mentre i suoi occhi diventavano completamente neri.
Si rialzò in un luogo totalmente buio; anche se non vedeva niente si mise a camminare in una direzione precisa, sebbene fosse costantemente attanagliato da emozioni negative: invidia, ira, disperazione, sofferenza,perfidia e altri sentimenti simili.
Non seppe per quanto continuò a vagare in quello stato, ma in fondo a quel pozzo nero vide due minuscoli puntini rossi brillare; un nemico? Prese i cutlass per sicurezza, ma solo in quel momento notò che non aveva coda: cosa gli era successo?
Gli occhi rossi si rivelarono essere quelli di Omega, sebbene fosse il suo spirito: gli venne detto che l'Heartless lo stava consumando e se fosse rimasto lì troppo a lungo sarebbe morto. Poi gli diede un tenero bacio in fronte e gli disse di svegliarsi.
Quando riaprì gli occhi era di nuovo nel vicolo, sospeso a mezz'aria nella mano dell'Heartless-ombra, sebbene Omega fosse già passata al contrattacco: la mano aveva agito di sua spontanea volontà e aveva conficcato due dita nelle orbite gialle della creatura, e sebbene questa non aveva avuto nessun mutamento espressivo si capiva che era stata colpita.
Balzando a terra capì che era la sua unica occasione: corse più che poteva fuori dal vicolo, verso la luce del sole.
L'ombra lo inseguì ed era anche più veloce di lui; la luce era quasi vicina, ma anche il nemico...
Con un gridò risbucò sulla strada principale: incapace di fermarsi per via del trascinamento anche l'Heartless finì in mezzo alla luce del sole dove iniziò a contorcersi fino a ritornae una semplice ombra spiaccicata a terra.
Decise di prendersi qualche minuto per capire cosa gli era successo: se non fosse stato per Omega sarebbe certamente stato consumato dall'Oscurità della sua stessa ombra, ma evidentemente l'Heartless non aveva contato che ci fossero due spiriti in simbiosi nello stesso corpo.
Guardò un ultima volta il vicolo con una punta di leggera paura e poi si rimise in marcia, cercando sempre di stare alla luce del sole.
Leonheart88
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Leonheart88 »

E’ più logico essere un guerriero terribilmente potente o dotato di una mente strategica?

Logicamente mi sarebbe venuto da rispondere la seconda, è ovvio chi di fronte a tale domanda farebbe la figura da scemo dicendo di voler essere un ottuso bestione senza cervello?

E se fossi da solo in un terreno deserto?

Beh.. sicuramente in qualche modo faccio, io sono un essere superiore rispetto all’ipotetico stupido mostro che ho di fronte, quindi in qualche modo vinco.

E allora se pensi di poter risolvere tutto con la testa come mai invece di essere uno scienziato sei un guerriero-mercenario pronto a rischiare la vita con la spada in mano?

Touchè.
Calien come al solito era spiazzante.

……………………………………………….

Per questo mi trovavo da solo in mezzo al borgo industriale munito per una volta della mannaia invece che il Gunblade, forza bruta invece che destrezza e agilità, qualunque stratega mi riderebbe dietro se lo sapesse.
Dovevo dimostrare a Calien che si sbagliava, anche se ciò mi sarebbe potuto costare la vita.
Masochismo mode On, Yeah.

Mi accingo a svoltare un angolo quando qualcosa dall’altro lato della strada rapisce la mia attenzione, mi avvicino per scoprire che si tratta del cadavere bruciacchiato di un Grat.

La mia prima ipotesi, elementare Dottor Watson, è che qualcuno abbia sboroneggiato un po’ troppo, d’altro canto è pur sempre la moda del momento, una lacerazione profonda e larga all’altezza della giugulare però richiede la mia attenzione alla regia.

Ok.. questa dubito che qualcuno di noi possa averlo fatto…Maledizion..
Non ho ancora finito di imprecare che una fiammata mi colpisce di striscio alla spalla, il carnefice del Grat è ancora nei paraggi.

Primo mostro della sagra: Rubrumdragon, certo che a volte non so se sono sfigato o me le vado a cercare.

Attaccare o Difendere?
Ovviamente attacco.
Mi lancio in avanti con la mannaia in mano, schivo una zampata del mostro diretta alla mia preziosissima faccia e mi dirigo sulla gamba ormai scoperta con l’obiettivo di reciderla totalmente.
Una vampata mi costringe a bloccarmi improvvisamente, mi faccio scudo con la lama della mia arma per evitare di finire abbrustolito.
Ormai però ho perso troppo tempo, l’ennesima zampata del mostro mi colpisce in pieno petto e finisco ruzzolando contro un vecchio ed impolverato muro alle mie spalle..
Un colpo di reni e mi rialzo prontamente, giusto in tempo per schivare un assalto frontale del dragone.
Ecco un mostro che fa uso solo delle sua forza, così devo diventare?
No.

Nella mia mano carico con noncuranza una magia, povera bestia ignorante, sarai presto sconfitta dall’intelletto umano.
Lancio come se fosse un'estrema unzione una Trimagia Blizzaga contro di lui, fra pochi istanti lo scontro sarà finito, al massimo dovrò dargli il colpo di grazia.
Leon misericordioso.

Come a sfatare i miei pensieri di vittoria un lampo di luce gialla brilla per un istante dinnanzi a me, subito dopo le stalattiti di ghiaccio appena lanciate mi si ritorcono contro come in una sorta di punizione ancestrale per non aver rispettato il mio avversario, oppure più semplicemente ho lanciato una magia su un avversario con Reflex attivo.
Leon gigantesco idiota.

Quindi in definitiva posso desumere che la bestia dello scontro sono io.
Io che ho attaccato frontalmente senza tener conto delle conseguente.
Io che sono finito spalle al muro.
Io che mi sono fatto fregare come un principiante.

Mi levo le schegge rimaste sui vestiti, il sangue inizia a colare al suolo ma niente di preoccupante per ora, basta non finire un'altra volta in questa situazione, altrimenti li si che son dolori.

La mannaia inizia a pesarmi maledettamente nel braccio, non sono abituato a tenere un simile peso in tensione per così tanto a lungo.
Avrei dovuto portarmi il Gunblade, giocare di fino, magari tendere qualche trappola a questo bestione.

Ma sarebbe servito a qualcosa?
No.
Sarebbe stato come cacciare un rinoceronte con un revolver, al massimo gli avrei fatto il solletico.

Per grandi pareti ci vuole un pennello grande o un grande pennello?
Per sconfiggere un Rubrum Dragon ci vuole un arma grande o una grande arma?

E perché non tutte e due?
Il dragone che ho di fronte è il perfetto connubio fra potenza fisica ed intelligenza.
Un corpo mastodontico, zanne potenti, riflessi ottimi.
Una mente sveglia, ottima capacità magica, Reflex sempre attivo.

Il mostro perfetto.

Ed allora io devo essere non perfetto, di più. La mannaia mi aiuta a risolvere in parte il problema della fisicità, ora devo dimostrare di essere più furbo.

Scatto nuovamente contro di lui, a pochi metri lancio la mannaia in mezzo alle sue gigantesche gambe, non è stupidità anche se può sembrarlo,semplicemente è l’unico modo che ho per poter arrivare intatto dalla parte opposta senza essere stritolato.
Senza il peso dell’arma schivo agilmente i suoi colpi, fletto il corpo verso destra ed evito la prima zampata, la seconda spazzata è più difficile da schivare ma gettandomi a terra riesco a farcela. Continuo a seguire il percorso aperto dalla tagliateste pochi istanti prima, ovviamente una fiammata mi rende le cose più difficili.
Faccio comparire dal nulla Shell, mi spiace non sei l’unico a saper usare le magie di Status, e qualche secondo dopo mi ritrovo alle tue spalle con solo qualche ulteriore scottatura.
Riprendo in mano la mannaia.
Meteor.

Una pioggia di meteoriti ti cade in testa, mi dispiace ma purtroppo per te è inbloccabile.
La tua difesa non era perfetta.
Leon lo stratega.

Posso sentire il tuo respiro affannato mentre tenti di rialzarti, o forse me lo sto solo immaginando ma comunque rende bene l’idea della situazione, vedo che mi guardi con occhi carichi d’odio, rispetto a te sono solo un minuscolo insetto ma come vedi sono capace di far male anche io.

E all’improvviso accade.
Il tuo corpo si irrigidisce.
La tua bocca inizia a gonfiarsi.
Le fauci si aprono.
Respiro di Drago.

Un soffio infuocato sembra bruciare l’aria circostante, o chimicamente parlando è solo la reazione dell’ossigeno, mi lancio dietro ad un muretto di pietra alla mia destra giusto in tempo per evitare di finire arrosto, che poi alla fine sarei venuto troppo cotto quindi immangiabile.
Piccoli brandelli di vestito cadono a terra, prima il gelo, poi il fuoco, poveretti hanno dovuto davvero sopportare la furia degli elementi oggi.
Mi rialzo in piedi facendo perno sulla mannaia, l’avversario mi si pone di fronte con respiro ansante, anche lui ormai è arrivato al limite, l’ultimo colpo non deve essere stato una sciocchezza neanche per lui.

Ma non c’è tempo per riposare.
Porto la tagliateste sul fianco destro tenendola con l’omonimo braccio ed in contemporanea con la sinistra mi casto una magia Haste; Corro verso di lui.
Per la terza volta mi trovo dinnanzi al suo brutto muso, ma stavolta invece che alle gambe si mira al bersaglio da cento punti.
Levita.
Spicco un salto verticale, mentre cerca di afferrarmi con gli artigli mi trovo a pochi centimetri dai suoi occhi, scruto le sue pupille che in un istante assumono tutte le emozioni dall’odio alla paura.

E agisco.

Un fiotto di sangue mi investe mentre con taglio netto squarcio la sua carotide.
Cade a terra e con un ultimo rantolio muore.

Un pennello grande non è meglio di un grande pennello.
La cosa migliore è avere un buon pennello e saperlo usare bene.

Modificato per ortografia (Papille <.<)
Ultima modifica di Leonheart88 il 13 set 2010, 00:35, modificato 1 volta in totale.
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Tidusisback »

Squadra Epitaph: Night & Tidus
La copia di Night sembrava non aver gradito la ferita grave ed inattesa ma fortunatamente non era più in grado di nuocere in quanto, il braccio che reggeva il Mako shotgun, era stato divelto da me poco prima.
«Ti devo una mèla» ringraziò l'ex SeeD dopo essersi profuso in un inchino di saluto, inclinando di quei percettibilissimi quindici gradi verso destra il capo.
«Grazie ma penso che ne farò a meno almeno fino al termine della competizione» risposi richiamando a me la Tears of Sorrow che prese nuovamente le fattezze di una spada.
Night mi indicò l'enorme statua di roccia scura che si stagliava a poca distanza da dove sembrava essere appena sparita una ulteriore copia di un altro SeeD non meglio identificato.
«Come la mettiamo con quel flan di calcestruzzo?» chiese, sempre puntando col pollice l'Epitaph; nel contempo, le porte dimensionali di questo si erano aperte lasciando filtrare una bagliore accecante, diretta proprio verso i nostri occhi: dovemmo alzare le braccia per ripararci dal fascio di luce perdendo alcuni secondi preziosi.
Per una frazione di secondo sentii una forte pressione sul fianco che mi fece finire al suolo, assaporando polvere, asfalto e saliva: l'Epitaph aveva riproposto una copia di Night che con maggiore precisione e rapidità, non aveva esitato a sparare un ennesimo colpo Mako.
Mi appoggiai su di un fianco riprendendo fiato ed equilibrio prima di rendermi conto di che cosa fosse appena accaduto: le costole dolevano perché, nello schianto, avevo involontariamente distrutto una tra le tante casse di legno poste a poca distanza da noi. Sembrava che il mio petto avesse particolarmente a cuore gli urti e le percosse, viste le ultime avventure passate su Eden.
Feci in tempo a raccogliere idee e pensieri prima di volgere lo sguardo verso l'altro ragazzo: era lui che mi aveva spintonato a lato e, sebbene Night fosse più propenso a lasciar schiantare chi non fosse stato direttamente collegato ai suoi interessi o semplicemente ad ignorarlo, aveva rischiato grosso, procurandosi una notevole ferita al braccio che ancora sembrava sfrigolare.
Fortunatamente di bruciato c'era stata solamente la stoffa di una maglia che Night aveva deciso di indossare per l'occasione.
«Spero che tu intendessi una mano» dissi sputacchiando terriccio e un paio di sassolini.
«...in realtà volevo riservarmela per la festa o per il dopo-Sagra per qualche»
«povera e ignara SeeD che potesse essere edibile o facilmente abbordabile?»
«Come sei drastico: prova ad allargare i tuoi orizzonti piuttosto che focalizzarti su di una singola f...»
«Ho capito, ho capito»
«...figliola, malizioso d'un biondino».
Una mano tesa mi aiutò ad alzarmi in piedi e, solo dopo essermi spazzolato la polvere dai pantaloni, notai un particolare che mi sorprese: un anello argentato con le spire di un serpente d'oro attorcigliate alla doppia base battuta a mano.
«Certo che voi due siete davvero irrecuperabili» disse una voce fin troppo conosciuta.
«Mi ritengo fortunato ad avere sempre qualcuno disposto a prestarmi supporto in caso di necessità» risposi con lo stesso tono acceso di scherno della ragazza.
«Lenne» disse il Gaio ripetendo lo stesso saluto che aveva porto a me pochi istanti prima. La SeeD osservò il mostro che si apprestava ad aprire nuovamente le ante per produrre una nuova copia nemica.
«Quindi è questa la causa di tutti i vostri problemi» osservò atona, incrociando le braccia «Direi che è una bella gatta da pelare, specialmente se contate di affrontarlo con una ferita del genere» proseguì, indicando il mio fianco su cui si era allargato un piccolo taglio ed il gonfiore che si era venuto formandosi sul braccio dell'altro ragazzo.
Lenne ci approntò cure rapide ma efficaci per far sì che il taglio si rimarginasse in fretta ed il gonfiore sparisse in poco tempo. Il Gaio ringraziò, tornando poi a squadrare l'enorme statua scura: doveva pure avere qualche punto debole.
Scalfirla con attacchi fisici non ci avrebbe portato da nessuna parte; forse un attacco magico avrebbe sortito gli effetti desiderati. Oltretutto, Night preferiva di gran lunga attaccare dalla distanza che con armi a corto raggio.
«Onde per cui, è chiaro che dovremo fare in modo di colpirlo ripetutamente con attacchi elementali e non e, in tale e siffatta maniera, potrebbe avitare di contrattaccare creando altre insulse copie in quanto, eliminando alla radice il problema, è chiaro che le sue insulse protesi farebbero la sua medesima ed identica fine».
«Contorto ma corretto» annuii la SeeD che nel contempo aveva sfoderato la Celebros.
«Biondino, sei pronto a martellare? Oppure si?» mi chiese con il solito tono divertito ma non volutamente canzonatorio.
«Pronto per quando sei pronto» risposi sorridendo deciso.
in meno di un istante, Night si era fiondato addosso a Lenne che si era prontamente difesa con la spada, sostenendo la pressione esercitata dal ragazzo flettendosi sulle gambe; nel contempo scattai sul fianco, cercando di colpirla con una gomitata all'altezza delle costole. Accusò il colpo, piegandosi di lato ma non lasciò ne la presa ne si perse d'animo: colpì decisa la caviglia del ragazzo dai capelli argentati, roteò su se stessa, facendo piede perno sulla sinistra, cercando di colpirmi con l'elsa della sua arma.
«Un tentativo bizzarro e da quattro soldi da parte di un mostro che dovrebbe risultare decisamente più impegnativo» osservò Night riprendendo possesso del suo equilibrio.
La superficialità con cui era stata ricreata la copia di Lenne avrebbe potuto ingannare chi non l'avesse conosciuta a fondo: era chiaro che non sarebbe corsa in aiuto contro un mostro del genere e mai e poi mai avrebbe apportato cure mediche per delle ferite così superficiali; l'errore di estrarre Celebros in attesa di un nemico fisico era stata la firma della sua condanna ad essere attaccata.
«E' ora di finirla» sibilai divertito in direzione della finta Lenne.

Cosa è la fattezza esteriore se non un puro e semplice insieme di tratti somatici?
Non è quello di cui una persona si innamora.
Sono i dettagli, a volte i più insignificanti che ci portano ad apprezzare l'essenza di qualcuno e cosa potevano avere quegli occhi privi di qualunque profondità?
Dov'era l'oceano in cui mi perdevo ogni volta che li osservavo?
Dov'era il tono con cui si rendeva riconoscibile?


Con un rapido movimento di polso, la spada-frusta legò la caviglia della copia che cadde a terra: caricai Elthar e, dopo aver girato su me stesso mi accinsi a colpire al volto.
Un clangore metallico interruppe qualunque tentativo d'attacco: solo allora mi accorsi di quanto fossimo finiti nel guano fino alle narici e una voce tagliente, graffiante eppure melliflua, mi lacerò i timpani. Solo quella persona poteva presentarsi con una frase del genere.
«Non siamo un po' insolenti? Questo sarà divertente» aggiunse Ivy con un ghigno sinistro.
«E questa contadinotta popputa chi sarebbe?» chiese Night osservando il davanzale sul quale sarebbero potuti rimanere appese due piante di edera, quattro vasi di gerani ed un Ficus Benjamin.
La copia della mia maestra di spada, la copia della grande Alchimista che aveva infuso la propria anima in un'arma, la creatrice della spada-frusta per eccellenza che ora portava il suo stesso nome, la Valentine.
Isabelle Valentine.
«Quanto credi di riuscire a tenerla impegnata?»
«Beh, dipende quanto è disponibile e single»
«Hai tre secondi di tempo per pensare a qualcosa» dissi mentre un tacco si conficcava con decisione del colle del mio piede, costringendomi a perdere presa.
«Uno....». Isabelle calò l'elsa della Valentine verso la mia fronte; evitai il colpo rotolando di lato e rimettendomi prontamente sulle gambe, flesse e pronte a schivare un più che probabile attacco successivo.
Night si grattò il mento.
«Due...». Ivy roteò su se stessa, allungando l'arma affinché mi raggiungesse il mio volto: riuscii a deviare solo all'ultimo grazie ad Elthar, sentendo l'aria vibrare vicino agli occhi e il fischio del filo metallico che passava a pochi centimetri dalle gote.
Night si passò una mano nella chioma.
«Tre!».
Questa volta fui io a portare un attacco deciso contro la donna: preciso e mirato al petto. Questo la costrinse ad indietreggiare di qualche passo, quel tanto che bastava per farmi gridare all'altro ragazzo ora sono cazzi tuoi e fiondarmi in corsa verso l'Epitaph.
Night comprese di non essere finito in una situazione felice: era lui il bersaglio più vicino ed il bersaglio più debole, di conseguenza fu scelto come facile preda dalla Dama Danzante che non attese preamboli prima di sferzare l'aria.
Dopo aver lasciato il Gaio a divertirsi con la donna -sebbene fosse solo una copia e sebbene quello non rientrasse nei canoni di divertimento che passavano per la mente perversa di Night- corsi a perdifiato verso la statua e, sotto l'effetto della magia spazio temporale, colpii più rapidamente possibile le pareti di questa a mani nude.
«Invece di giocare a Battimano con quel granitico amico, un aiuto sarebbe gradito» gracchiò il Cadetto mentre la frusta della donna stringeva le sue spire attorno al suo esile collo; dopo aver voltato di scatto la testa e vedendo le condizioni in cui versava l'improvvisato compagno di squadra, scattai nuovamente verso Isabelle che, come previsto, lasciò la presa e tornò ad impegnarsi in un confronto diretto lama-contro-lama.
«Se non ti dispiace» gridai mentre le spade cantarono all'unisono «Ti direi di caricare qualche magia, così, giusto per gradire».
Ancora la punta dell'arma sfiorò il mio volto lasciando tuttavia tempo sufficiente a Night di concentrarsi, pronto a castare senza sosta le magie più potenti che aveva appreso in tutti gli anni di allenamento e battaglie.
Nel vedere il giovane caricare un attacco magico così potente, la copia di Ivy abbandonò lo scontro per correre in pronta difesa della statua che l'aveva creata.
«Non così in fretta».
Con un pronto gesto delle mani, attivai dei pentacoli di fuoco sul terreno e, mentre la donna cercava di avanzare tra le fiamme, sentii la voce del ragazzo gridare un comando ben preciso: solo allora attivai gli altri circoli magici impressi sui lati dell'Epitaph.
Un'esplosione magica lo travolse senza che potesse avere scampo di sorta, lasciando al suo posto un piccolo cumulo di macerie e ciottoli informi mentre una nebbiolina di pulviscolo si diradava ed un ultimo squarcio di quella che era la sagoma della donna ormai destinata a svanire in una nuvola di fumo.
Tentò un disperato attacco correndo verso di noi e facendo schioccare nell'aria la Valentine che si dissolse in una scia di vapore che si infranse contro il mio viso immobile.
«Beh, direi che è stato un piacere» concluse il Gaio abbassandosi gli occhialini.
«Toglimi una curiosità» lo interruppi, trattenendolo per un braccio «Per quale motivo mi avresti salvato dal secondo sparo del Mako Shotgun?».
Sul volte di Night si delineò un conosciuto sorriso che non faceva presagire nulla di buono.
«Vedrai biondino, vedrai. Ora mi perdonerai ma sono alquanto di fretta» concluse abbassandosi la maglia che aveva raggiunto un gran poco tornito petto.
«Per quale motivo scusa?»
«Devo ancora trovare l'Inghilterra da stirare»

Offtopic: Post modificato dopo aver avvisato Nataa: correzione di un paio di errori di battitura sfuggiti alla rilettura
Ultima modifica di Tidusisback il 13 set 2010, 00:23, modificato 2 volte in totale.
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Aeli »

Un abisso invisibile.
Clamore e strepiti che dagli spalti rotolavano fino all’esile figura che stazionava ben piantata in mezzo alla strada, ma attorno a lei solo il silenzio. E un’impalpabile solco che divideva questi due mondi.
Aeli avvertiva unicamente il proprio respiro affannoso e il sangue che le pulsava nelle vene, le orecchie ronzanti, lo sguardo che saettava in ogni direzione.
I sensi all’erta, quasi fosse una lepre nascosta tra sterpaglie e fossati. Un alito di vento caldo serpeggiò sulla sua pelle come un soffio infuocato, mentre fremiti di paura mista ad eccitazione percorrevano le braccia e la schiena.
Mosse qualche passo incerto sull’acciottolato; il rumore sordo e spezzato delle foglie secche sotto i propri piedi rimbombò nel vuoto assoluto come un’esplosione. La quiete era insopportabile.

Tutto ad un tratto, il silenzio cristallino venne perforato da un acuto strillo di bambino. Alzò lo sguardo solo per accorgersi che la stava indicando, il ditino proteso oltre la ringhiera della terrazza, gli occhi spalancati e pieni di curiosità.
Si voltò allarmata, col cuore in gola.
Nulla.
Un sibilo. Leggero, quasi inudibile.
Lingue di una scura sostanza impalpabile si sollevavano danzanti dalla propria ombra, attorcigliandosi su sé stesse, avvolgendosi con ipnotizzanti movimenti elicoidali, avviluppandosi come volute di nero e denso fumo.
Aeli arretrò, portando istintivamente una mano alla cintola, da cui pendeva una frusta.
Non appena poggiò a terra la pianta del piede che aveva sollevato, il cangiante agglomerato di nastri d’ombra si contrasse collassando in un piccolo globo e in un battito di ciglia si allungò, stirando gli arti come un gatto.
Sollevò la testa, con una lentezza esasperante, e spalancò gli occhi gialli, lucidi, brillanti, quasi acquosi, fluttuando col busto verso la ragazza di cui sembrava una statua vivente di china.

L’ombra schiuse le palpebre quel tanto che bastava per risultare quasi sorniona ed inoffensiva, e i muscoli tesi di Aeli si rilassarono quando i nasi si sfiorarono…
Un colpo secco alla bocca dello stomaco le tolse il fiato e la costrinse ad inginocchiarsi. Quel manichino di pece deambulante aveva giocato sporco.
La giovane indugiò brevemente sul fatto che probabilmente anche lei avrebbe fatto altrettanto in battaglia, ma scacciò il fastidioso pensiero.
Staccò una delle due fruste dal passante della cintura e con un deciso colpo di polso la fece saettare verso una gamba della shadow, che però schivò il tiro grazie ad un salto a piè pari.
Quasi senza aspettare di toccar terra, questa afferrò entrambe le proprie armi, che sembravano sgorgare dalle palme delle mani come zampilli d’inchiostro, e le mulinò sopra la testa dirigendo poi un attacco incrociato all’avversaria. Evitare di essere ferita non fu semplice; Aeli dovette parare i colpi con un ampia sferzata del proprio nerbo mentre tentava di scivolare all’indietro per mantenere le distanze.
L’ombra approfittò dello spostamento del suo baricentro, che la sbilanciò e rese il suo equilibrio estremamente precario, per scattare in avanti e afferrare la frusta della ragazza; con un violento strattone la fece cadere a terra, sovrastandola poi col suo peso e bloccandole un polso.
Aeli si lasciò sfuggire un gemito di dolore quando la sua testa cozzò contro il selciato, stordendola con un momentaneo capogiro.
La sua avversaria le sferrò un diretto alla mandibola, stingendole il braccio premuto al suolo tanto da provocarle un fastidioso formicolio alla mano. Un rivolo di sangue iniziò a colare dal labbro tagliato.
Col braccio libero la Cadetta tentò di rispondere al colpo, ma le sue dita attraversarono l’ombra senza alcun risultato, impedendole anzi di ripararsi dal manrovescio che le arrivò dritto sulla tempia.
Al terzo colpo la giovane ebbe un’idea, una reazione istintiva scaturita per istinto di sopravvivenza: afferrata una manciata di aghi senbon dalla tasca, vi infilzò la delicata mano della shadow, che sobbalzò per la sorpresa.
Proprio nel momento in cui questa attaccava, aveva in un certo senso abbassato la guardia, rendendosi corporea per poter infliggere un certo danno alla propria nemica umana. Strinse gli occhi, riducendoli a due fessure giallastre, e afferrò una delle proprie fruste. Lo stesso gesto era stato eseguito da Aeli, ed ora le combattenti si trovavano in una posizione quasi simmetrica.
Entrambe portarono una mano all’impugnatura e l’altra a metà dello scudiscio intrecciato, castando Aero senza togliere il contatto visivo.
I nerbi iniziarono a ondeggiare come serpi, assumendo un moto rotatorio via via più veloce e sostenuto. I lunghi aculei metallici alle estremità rendevano l’arma simile ad una girandola di lame rotanti spaventosamente grande.
Le ragazze spinsero con i piedi quasi contemporaneamente, scagliandosi con ferocia l’una contro l’altra.
Aeli si piegò verso il basso mirando al ventre e tirando un fendente con un ampio movimento del braccio. L’ombra si scansò a fatica dalla traiettoria, rimanendo ferita di striscio, mentre cercava di riparare piazzando un colpo a ghigliottina. Con la mano libera, Aeli castò un altro Aero, troppo debole per riuscire a deviare il colpo. Le sembrò che una lama di ghiaccio le lacerasse la spalla, mentre il sangue sgorgava bollente dal taglio.

Neppure il tempo di studiare la mossa successiva.
Di respirare.
Di pensare.
Scorreva tutto troppo veloce, un’indistinta scia di immagini e suoni, una cacofonia di clangori. Aero funzionava sul corpo dell’ombra, ma questa aveva una resistenza senza pari e ormai Aeli era ricoperta di sangue. I graffi erano numerosi e bruciavano.
Sudore e polvere invadevano senza pudore le piaghe e sembravano coltelli, cristalli di sale e fuoco.
Nel tentativo di sottrarsi ad un attacco, Aeli inciampò, imprecando sottovoce e cercando di evitare l’impatto col suolo duro. Quella svista le offrì paradossalmente la giusta angolazione per un colpo perfetto, che fu parzialmente intercettato dalla nemica. Cercando di proteggersi, le rivolse contro l’arma gemella alla sua, che si attorcigliò attorno ad essa.
Nessuna delle due voleva darla vinta all’altra, ed entrambe strattonarono violentemente le impugnature. La shadow incespicò e rovinò addosso ad Aeli.
Infuriata, rabbiosa, le assestò una gomitata tra le costole, ricevendo una sberla d’aria a livello dello sterno. Sbalzata all’indietro, l’ombra afferrò le braccia della ragazza per non cadere e facendo forza sugli addominali strinse la presa e le mollò una testata. Alla cieca, colpiva con pugni e graffi, i bicipiti contratti, facendo schizzare sangue attorno a loro. La bocca di Aeli si riempì di sangue, il labbro martoriato pulsava. Digrignò i denti, bianchi e macchiati di rosso, e sputò in faccia all’altra, ansimante, specchiando la propria espressione rabbiosa nei suoi grandi bulbi giallo-dorati.
Con un colpo di reni ribaltò le posizioni, concentrando un Aero nel pugno e colpendola senza badare realmente al suo bersaglio. Questa chiuse sul viso le braccia, lasciando scoperto il ventre.
Aeli colpì una seconda volta, poi una terza, una quarta, una quinta, i movimenti rallentati dalla maglia ormai zuppa del suo stesso sangue.
Le stava facendo male, ma sentiva che non sarebbe durato per molto. Era stanca, provata, ogni muscolo le doleva come se avesse dovuto strapparsi da un momento all’altro, le ossa parevano schegge che trafiggevano la carne già martirizzata.
Fu con un’indicibile pesantezza che tentò di assestarle un ennesimo pungo, calcando col ginocchio sull’addome per non lasciarla scappare.
La spossatezza la vinse.
Il braccio alzato ricadde inerte lungo il fianco, la testa cozzò contro la spalla improvvisamente solida della shadow.
Ansimante, volse uno sguardo alle proprie armi, abbandonate sull’acciottolato, inutili e morte, impossibili da raggiungere o da richiamare a sé.
L’ombra si alzò a sedere, trascinando nel proprio movimento la Cadetta che le si aggrappò tentando di non finire a terra. La guardò: la propria immagine scura si rifletteva negli occhi verdi e gonfi, la luce che veniva assorbita dall’oscurità, annullandosi in essa.
Afferrò la donna per i capelli della nuca, costringendola a gettare il capo all’indietro. Sorrise di nuovo, assottigliando gli occhi, in uno sguardo bieco e freddamente crudele.
Si sollevò da terra e prese in braccio l’altra, in un gesto quasi affettuoso. Mosse qualche passo, non degnando neppure di uno sguardo gli spettatori che, con il fiato sospeso, si interrogavano sulle sorti della ragazza che ora giaceva inerte sostenuta solo dal supporto della sua oppositrice.
Raggiunsero il centro della piazzola nella quale aveva avuto luogo il combattimento, pochi passi che parvero un’eternità.
Arrestò la sua lenta camminata.
Abbassò lo sguardo su quello della giovane che teneva tra le braccia, allungando poi gli arti. La supplica nelle iridi smeraldine non fu accolta. La fissò a lungo, con quello sguardo citrino così severo e glaciale.
Mantenendo il legame, il contatto, l’unione degli occhi, così simili e così distanti, lasciò la presa.
Aeli cadde a terra a peso morto, accumulando e scaricando l’intero carico della propria massa su poche articolazioni, nelle quali il dolore esplose lancinante in miliardi di luci bianche che si frammentarono nelle sue pupille, senza avere neppure la forza di urlare.
Tutto ciò che il suo fisico le concesse si ridusse a qualche spasmo rantolante, mente rigurgitava ancora alcune gocce di sangue che, scarlatto, macchiò la lucida pietra antracitica.

La shadow si accucciò accanto a lei, avvicinando le carnose labbra d’ossidiana al suo orecchio, lambendo il lobo con la lingua.

« …Hai perso. » sibilò, sensualmente cinica.

E dopo averle spinto con ferocia il tallone nello stomaco, si dissolse nell’aria limpida e trasparente.
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*Paine*
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Mini missione:Paine e Nataa alla scoperta della quercia seco

Messaggio da *Paine* »

Trascorrevano lente le ore all’Ordine dei Garden aspettando la navetta che ci avrebbe portato a Lindblum.
Quest’anno il Re Cid si era occupato personalmente del trasferimento dei giudici mettendo a disposizione una delle navette più lussuose per brevi spostamenti. Non solo, al nostro arrivo avremmo avuto a disposizione una costosissima stanza anch’essa offerta dal gentilissimo sovrano.
In raccolta nella Hall, Io, Nataa
e Cek, aspettavamo quindi soltanto l’arrivo del nostro mezzo.

Nataa: Ho la netta sensazione di dimenticare qualcosa. Avrò preso tutto? :mmh:
Cek: Dovrebbero esserci dei negozi semmai. :sisi:
Paine: A volte è bene ripeterlo ad alta voce, a me aiuta. :hihi:

Aprimmo anco
ra la borsa di medie dimensioni offertaci dall’Ordine giusto per l’occasione.
Rovistando all’interno quindi controllammo in ognuna se realmente tutti gli effetti personali di prima, seconda o a volte anche terza necessità fossero presenti.

Nataa: Mmmmh le ciabatte ci sono, anche il pigiama…
Cek: …pettine, dentifricio…
Paine: ….spaz
zolino, cacciavite…
Nataa: Cacciavite? o.O
Paine: Ahem…:sgamato: Volevo dire Calzascarpe! u.u
Nataa: E cosa te ne faresti? O.o
Paine: Calzascarpe, di sicuro non ci uccido gli scarafaggi! :nono:
Cek: In entrambi i casi a volte la tua mente contorta mi fa paura.
Paine: Ne sono lusingata! :supercool:
Nataa: Penso che non fosse propriamente un c
omplimen…

Il rumore dell’interfono interruppe Nataa. Da ogni angolo poteva sentirsi la voce chiara e suadente della donna addetta alle comunicazioni.

I SeeD Cek, Nataa e Paine sono pregati di recarsi all’esterno della struttura, dove una navetta li sta aspettando per accompagnarli a Lindblum.
Ripeto…


Paine: E’ la mia impressione o quando ha fatto il nome di Cekkuccio my
love, sembrava ansimasse? è.é
Nataa: Ho avuto la stessa impressione. Andiamo a domandarglielo. 8=)
Cek: Ma anche no. Andiamo via… :roll:

Così ci dirigemmo verso l’uscita, con Nataa che mi spingeva e Cek che chiudeva l
a fila per evitare fughe improvvise.

************

La navetta atterrò in una piazzola poco distante dal nostro alloggio. Il via vai aereo era impressionante, sicuramente non eravamo stati gli unici invitati dal Re per quell’occasione. Scendemmo diretti alla reception. Cek si parò davanti ad entrambe previdente.

Cek: Vediamo di non farci riconoscere anche
stavolta. Lasciate parlare me.
Paine: Che cattivo! :smt010
Nataa: Ed io che ho fatto stavolta? :-(
Cek: Nulla, ma è meglio non darti l’opportunità di fare di
sastri. Poi io sono il più anziano! :-D
Nataa: Il più vecchio semmai! u.u
Paine: Nonnino mio!!!! *ç*

Mi tuffa
i alla schiena di Cek mentre stava aprendo la porta, il SeeD però allungò la falcata. Il tonfo sarebbe stato inevitabile se non mi fossi aggrappata miracolosamente alle gambe di quest’ultimo calandogli i pantaloni e lasciandolo quindi in mutande davanti ai vari ospiti, inservienti, portieri e Direttore dell’albergo compreso. Li mollai di scatto appena raggiungo il pavimento. Cek arrossì violentemente conscio di aver fatto una figura assai poco rispettosa, sospirando si ritirò su i pantaloni. Nataa nel frattempo stava rotolando a terra sopraffatta da convulsi e pianti a causa delle grasse risate.

Nataa: :smt043 :smt043 :smt043 :smt043 :smt043
Paine: Scusa,scusa,scusa! :smt005
Cek: Tu! Ad almeno dieci metri! :grr:
Paine: Ma
il corridoio sarà al massimo di sette non voglio andare fuori…. :smt010
Nataa: :smt043 :smt043 :smt043 :smt043 :smt043
Cek: E tu smettila se non vuoi diventare carbonella. :dry
Nataa: Cof, cof… Ok sono seria! :-) :smt043 :smt043 :smt043 :smt043 :smt043
Paine: Non voglio andare fuori…

Il SeeD si avvicinò sconsolato al banco, il Direttore in lacrime cercò di darsi un contegno.

Cek: Siamo i SeeD del Rinoa’s Garden, ospiti del Re Cid.
Direttore: Vi stavamo aspettando. E’ sorto un pic
colo problema. Siccome le spese sono state molte, Cacciamostri, sistemi di sicurezza, bla bla bla…
Cek: Venga al dunque… :roll:
Direttore: Insomma, c’è da pagare una piccola differenza.
A chi lo intesto il conto?
Cek: Ruben Shinra! :supercool:
Paine: Perché non all’ordine? :3
Nataa: Perché non allo zietto Persy? :3
Cek: Perché abbiamo un conto in sospeso ed è ora che paghi! :supercool:

Il direttore ci guardo preoccupato. Quei
tre pazzi nel suo albergo. Sarebbe finita bene?
Ci porse le chiavi delle due stanze, una singola per Cek e una doppia per me e Nataa, indicandoci il piano e salutando cordialmente.

**********

Il SeeD girò la chiave nella t
oppa voltandosi verso di noi. Con voce autoritaria parlò più per darci un ordine che una possibilità di scelta.

Cek: Perfetto siamo arrivati a destinazione. Sono le 23 e 30, andremo a dormire e domani alle 11 in punto ci ritroveremo nella hall. Fino a quel momento non voglio che facciate alcunché d’accordo?

Nataa: Un piccolo party? :smt113
Paine: E il nostro incontro romantico? *v*
Cek: … :roll: Vado a dormire. Non fate niente che un normale SeeD non farebbe. Buonanotte.

Entrammo nella nostra stanza in silenzio. Quando fummo dentro sbottai.

Paine: Gne, gne, gne. Sempre a comandarci a bacchetta. :tots:
Nataa: Povero vecchietto, l’età avanza e gli acciacchi si fanno sentire. u.u
Paine: E adesso cosa facciamo noi due da sole? :mmh:
Nataa: Non so, qualche idea ci verrà poi. :agent

Un’ora dopo avevamo finito di sistemarci per la notte. Il sonno tardava ad arrivare e la noia aveva ormai fatto da regina alla serata. Le idee erano molte,
i piani anche, ma ancora non trovavo il nesso che unisse l’utile al dilettevole. Mi guardai attorno.

Paine: Secondo te che sta facendo?
Nataa: Starà dormendo il vecchietto. Al massimo guarderà i documentari sulla fauna dei boschi di Lindblum. :sisi:
Paine: O qualche porno! :asd:
Nataa: Dici? Sarebbe svelato tutto quel mistero. Forse ha qualche donnina del posto che
gli fa compagnia. :twisted:
Paine: Potrei ucciderti dopo questa affermazione… =.=
Nataa: Dai scherzavo! :smt005
Paine: Comunque quella sarà la nostra via verso la verità.
Nataa: Dovremmo entrare lì dentro? :shock:

Indicò quello che sembrava l’impianto di aerazione. Annuì col capo decisa. Sarebbe stato il modo perfetto di sbirciare senza farsi vedere.

Paine: Fai conto che questa è una missione ed io sono il caposquadra, quindi ti ordino di seguirmi! :supercool:
Nataa: Ti avrei seguito anche senza che tu me lo ordinassi! u.u Perché però proprio tu il capo? è.é
Paine: Sono la più anziana! u.u
Nataa: La più vecchia! :asd:
Paine: =.= Andiamo và.

Smontare il pannello fu più semplice del previsto, entrare dentro risultò più complicato. Il cunicolo era buio, stretto ed impolverato. Stranamente dopo una mezz’ora ancora non eravamo giunte al traguardo.

Nataa: Fammi capire ma non doveva essere un tragitto da cinque minuti e via?
Paine: Forse ci siamo perse! :smt005 A
h no, vedo una luce!

Sbirciai all’interno di sfuggita. Obiettivo raggiunto! Nataa si fece spazio vicino a me. Quello che vide smorzò all’istante l’entusiasmo accumulato fino a quel momento. Cek si trovava disteso a letto, indossava un graziosissimo pigiama con su disegnato un motivo a Piros. Beato sorseggiava pensieroso un the caldo guardando il soffitto. Accanto al letto un fusto di vernice bianca, un mega rullo, un secchiello con vernice nera e un lunghissimo pennello a punta fina. Anche se posta in modo scomodissimo cercò di guardare il soffitto. Un mega sudoku si ergeva in tu
tta la sua imponenza (Scena nata nella mente perversa di Cindy, alias –Tifa90-). Un rumore metallico di Robottoni in fase di assemblamento echeggiò nell’aria distogliendo l’attenzione di Cek dal Sudoku, ora la sua concetrazione era tutta rivolta alla tv. Estrasse degli occhialini squadrati rossi e gridò.

Cek: Gurren Lagann! Sfonda i cieli con la tua trivella!

Nataa, sempre più sbigottita e delusa, speranzosa di trovare al
meno una donnina o qualcosa di altamente eccitante in quella stanza, perse la speranza dopo aver captato la sigla dell’ anime ed aver visto manga sparsi qua e là. Si voltò verso di me.

Nataa: Cioè sta facendo un mega Sudoku sul soffitto mentre beve il the? :tots:
Paine: Non è stupendo? *v*
Nataa: E sta guardando anime a quest’ora? E legge manga? :tots: :tots:
Paine: Che tenerello! Non lo trovi tenero anche tu? :smt060
Nataa: Sincera? Tutto ciò ha smosciato ogni fant
asia. :tots: Torniamo in camera và.
Paine: Ma se è così puccio! :3
Nataa: Spero di non sognarmelo stanotte… :tots:

***********

La mattina dopo ci svegliammo abbastanza presto. Il programma femminile prevedeva colazione, una buona doccia, visto il sentiero impervio percorso la notte prima, e
raduno al punto accordato con Cek. La prima ad entrare in doccia fui io. L’acqua calda rilassava ogni muscolo del corpo e lavava via dalla mente i pensieri negativi portando alla mente quelli positivi. O le idee malefiche.
Uscii rapidamente dalla doccia asciugandomi alla meglio. In intimo mi tuffai alla borsa.

Paine: La doccia è tutta tua! :agent
Nataa: Tutto ok? O.o
Paine: Sisi, ho dimenticato di pr
endere delle vitamine, sai mai nella vita… :asd:
Nataa: Ok, se lo dici tu. Torno tra dieci minuti. :sisi:

Infilai la divisa. I capelli ancora umidi probabilmente avrebbero bagnato collo
/spalle di quest’ultima, ma alla fine ciò che avrei visto era molto più importante di un possibile male al collo.
Tutto ciò che mi serviva era un cacciavite a stella, scotch da pacchi, una manovella e lo stetoscopio. Mi diressi malefica verso la parete che mi divideva dalla mia preda. Appoggiai lo stetoscopio alla parete ascoltando quale fosse la parte del muro più debole, una volta trovati i
due punti esatti, feci due segni a breve distanza tra loro. Poi arrivò il turno della manovella, del cacciavite e dello scotch da pacchi. Presi la prima e fissai il cacciavite all’estremità inferiore con l’aiuto dello scotch, pian piano quindi cominciai a girare permettendo al cacciavite di trapassare il muro con il suo moto circolare. Ad opera finita mi spiaccicai col viso al muro. Ciò che vidi mi piacque molto, Cek aveva avuto la nostra stessa idea e pian piano si stava sbottonando il pigiama a Piros che avevamo visto la sera prima. Fu in quel preciso istante che Nataa uscì perfettamente asciutta e vestita dal bagno. Osservando la polvere a terra, lo strano oggetto di manufatto artigianale e la bava che pian piano stava creando poltiglia assieme alla polvere che capì cosa era appena successo. Si fiondò su di me lanciandomi una potente testata. Caddi a terra.

Paine: Ti sei bevuta il cervello? :smt095
Nataa: Vedere
kuletten! u.u
Paine: Hai la sindrome di Odine? :eh?:
Nataa: No, ma quello che voglio vedere, lo voglio vedere e basta! U.u
Paine: Un buco a testa! :supercool:
Nataa: Ci sto! :supercool:

Pian piano la giacca scivolava via strusciando lievemente sulla schiena perfetta del SeeD. Nonostante aves
simo scoperto il suo tremendo segreto la sera prima, sembrava tutt’altro che un tipo poco allenato. La mano scivolò giù fino all’elastico dei pantaloni, la tensione dall’altra parte del muro poteva tagliarsi col coltello mentre pian piano anch’essi lasciavano aria alla pelle rivelando un culetto bello sodo.

Paine: Butto giù il muro! *ç*
Nataa: Sai ch
e non ti fermerei! *ç*
Paine: Hey è il mio uomo! è.é
Nataa: Solo una palpatina! u.u

Nel frattempo Cek slegò i capelli muovendoli
pian piano per districarli. Si accucciò a terra raccogliendo il pigiama caduto pericolosamente verso i due buchi. Ci aveva visto? Impossibile.

Cek: Basta far le guardone! Si diventa cieche! :twisted:

Gli indici di Cek fecero centro con facilità. Sia io che la SeeD ci portammo la mano all’occhio colpito, il dolore era lancinante. Dopo qualche minuto a sbatter le ciglia, riprendemmo sensibilità. Inca***ta come un’ape o semplicemente desiderosa di vedere uno pseudo spogliarello totale, uscì dalla stanza con cacciavite alla mano.

Paine: Non mi arrendo così! Sta andando in doccia e a costo di smontare la porta cardine a cardine, vedrò il paese proibito! :twisted:
Nataa: E se non ci fosse la quercia secolare? ToT
Paine: Fidati che c’è!

Nataa non si addentrò nei particolari, anche se la sua mente, forse più perversa della mia, aveva già creato il suo passionale film. Sbavando ovviamente mi seguì. Col cacciavite cercai di scassinare la porta facendo il meno rumore possibile. Dopo innumerevoli tentativi la porta scattò e si aprì.

Paine: Yuppie! Ce l’ho fatta! :smt101
Nataa: :nono: io ce l’ho fatta! Passpartou! 8=)
Paine: Darmelo prima? :dry
Nataa: Poi non ci sarebbe stato gusto no? :-D
Paine: Ti odio! =.=

Senza perderci in altre chiacchiere entrammo. Con passo felino percorremmo il corridoietto buio c
he ci avrebbe portato al luogo delle meraviglie proibite.

*Nel frattempo nel bagno*

Una canzoncina, nota a pochi, veniva canticchiata dal
responsabile dello zoolab.

Cek: Ruben, Ruben combin… Acc mi è caduta la saponetta!

*Nella stanza adiacente*

Mancavano pochi metri e saremmo arrivate. Deglutii rumorosamente, i passi si facevano più decisi e la tensione insopportabile. Nataa dietro di me calcava come un t
oro spingendomi ad accelerare il passo. Vuoi per il buio, vuoi per gli spintoni, non notai il rullo messo per traverso nel corridoio, inciampai quindi seguita da Nataa, ormai sopra di me. Cercando di riprendermi finì con il piede nel secchio della vernice posto a qualche millimetro dalla porta del bagno. Cademmo a peso morto sopra la porta che si spalancò. Col piede libero tentai una lunga falcata. Errore fatale. Il piede finì direttamente sulla saponetta facendomi scivolare lungo tutto il bagno. Prima di cadere però ultimai la mia missione. Nei pochi secondi che mi separavano dalla caduta afferrai la tendina che ci divideva dalla visione celestiale e tirai forte. Venne via facilmente. Chissà cosa avremmo trovato là dietro.
La sfera è perfettamente isometrica! cit.

"Attenti alla Vecchi Zia *Paine*, se fate gli utenti cattivi potrebbe trucidarvi! :twisted: "

Immagine
Scheda Paine

Oh, oh piccola Paine
Oh, oh piccola Paine
Piccola Paine stanotte hai picchiato
Tutti i nemici che ti hanno sfidato
Tutti i pazienti dell'infermeria
Che tempo e pazienza ti portano via...


[spoiler]
Le perle di zell987 ha scritto:
1: pota.... la fatina malvagia non credo sia mai esistita.... e se è esistita sta pur certa che o l'hanno uccisa o è morta per conto suo;

2: Io non ho una manica, ho un mazzo pieno di assi.

3: Tizio gay: Ma si, dai, bisogna essere aperti...

Zell (non conscio dell'orientamento sessuale del tizio): SI MA NON DA DIETRO!

4: il dialetto è l'arma che dio ha dato alle popolazioni locali per insultare i nemici con stile ed eleganza

5: dio non mi ha donato quella marcia in più, perchè, in quanto uomo, mi ha donato il pomello del cambio :-O

6: Parlando di problemi sentimentali della sottoscritta: Prova a vendergli un aspirapolvere, secondo me fai un affare! Te lo vendo a 10! No, lo voglio comprare a 15! 20! 30! Venduto!
Beh, però devo ammettere che forse 30 euro con un aspirapolvere rotto non glieli prendi
Lì ti ha fregato! :sisi: (una delle mie preferite! xD)

[/spoiler]
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Nataa
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Località: Garden.. finalmente XD!!
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Re: Sagra di caccia di Lindblum [Tornei]

Messaggio da Nataa »

Saltata la tendina del bagno e sbattuta la testa l'una contro la capoccia dell'altra, alzammo gli occhi verso uno spaventatissimo Cek.

Paine: Ma..ma..ma
Cek: Che diamine ci fate voi due qui dentro??
Paine:
E tu cosa diamine ci fai con costume e paperalle???
Nataa: Non sembri molto.. virile, anzi per nulla
Cek: E a voi cosa importa? >_>
Paine: A due ragazze come noi, nel pieno della gioventù..
Cek: Due vecchia
cce

Un doppio pugno coordinato testa/pancia stese l'accendisigari per eccellenza del Garden mandandolo a sbattere contro il bordo della doccia.

Nataa:Tiè così impari
Paine: Cafone, ma così fig
o *o* ! Quasi, quasi...
Nataa: No! Paine un pò di dignità, niente bava! No! Non puoi toccarlo.. neanche disegnargli i baffi sul didietro!
Paine: Ma così posso dirgli che ha dei bei baffi u.u
Nataa: Si e magari provi a cercare
Narnia dall'entrata posteriore >_>

Trascinai la ragazza fuori dalla stanza, lasciando Cek disteso lungo la vasca e per non correre il pericolo che Paine stuprasse l'accendino, durante la notte le legai le braccia al letto.
La mattina
dopo Cek venne a svegliarci

Cek: Siete pronte?
Nataa: Quasi.. Non è che puoi darmi un mano?
Cek*entrando*: Che succede?
Nataa: Non riesc
o a slegare Paine ^^""
Cek*arrossendo violentemente*: Cosa avete combinato voi due stanotte?? Potevate chiamarmi!
Paine: Glielo avevo detto che poteva chiamarti, ma non ha voluto *o*
Nataa: La sua idea era legare te nudo ad una sedia e suonare la vuvuzela.. per tutta la notte!
Cek: Devo ringraziarti, quindi?
Paine:
Certo che no!

Una magia ben piazzata risolse il problema del legaccio, così potemmo dirigerci alle nostre postazioni da giudici.

Cek: Paine, monta su
Paine: Cos..Ma.. qui? Così? Ma..
Nataa: Ti pare il caso di fare certe proposte? In pubblico?
Cek: In macchina! S-A-
L-I-I-N-M-A-C-C-H-I-N-A !!!
Paine: Okok, certo che sei malvagio T_T! Illudermi così

Scossi l
a testa e salii anche io sulla vettura.

Nataa: Ma cosa stavi canticchiando ieri sera?
Cek: Ieri sera?
Paine: Ma
ssì, quando abbiamo fatto irruzione nel tuo bagno e stavi giocando con le paperelle!
Cek: Ah.. Ieri sera.. Niente di che una canzoncina inventata sul momento

Ruben, ruben combina guai
teletra
sporto e felice tu vai
il vicepreside di tutti noi sei tu (uohuohuoh)
Ruben, ruben combina guai,
in presidenza felice tu sta
i,
Con Persy e Otta comandi quaggiù (quaggiù)

Nataa: la trovo orecchiabile, quasi quanto l'analPip o.O
Paine: Prima che la tua graziosa voce possa rompere tutti i vetri di Lindblum, scendiamo che siamo arrivati

L'odore di sagra si sentiva ovunque, i mostri puzzavano, i concorrenti puzzavano, i giudici puzzavano.. tutto a Lindblum puzzava durante la sagra.
Sentii una voce conosciuta tra la
folla che diceva
"Lindblum, Lindblum.. Che città di merda!"
Evitai di indagare, anche perchè la guardia
imperiale ci stava trascinando verso i seggi.


La parata che ogni anno precedeva la consueta Sagra di Lindblum doveva concludersi alla gran piazza del castello, facendo sfilare davanti a Re Cid e all’ospite d’onore – la Regina Garnet Alexandros – soldati, sacerdoti e artisti di ogni genere in semplici e veloci esibizioni programmate.
I Tantarus, per esempio, visto l’affetto
che il popolo ormai nutriva verso quel piccolo gruppo di ladri gentiluomini, a ogni occasione del genere impostavano un discorso che coinvolgesse gli spettatori ed era Gidan Tribal in persona a interpretarlo, spesso cambiandolo o improvvisandolo.
Finalmente era giunto il gr
an giorno: da fuori città venivano carrozze, nuove vetture a quattro ruote e i classici idrovolanti di Lindblum, alcuni erano giunti persino via mare.
Tutti i partecipanti si ripassavano nervosamente i movimenti di marcia e saluto; i nobili di
Toleno, che non aspettavano altro se non l’inizio della parata, facevano un gran rumore muovendosi senza sosta per cercare un posto a sedere privilegiato; chi non aveva così tanti soldi per le prime file, circa i due terzi degli spettatori, si accontentava dei sedili più in fondo sugli altissimi spalti di legno, il che avrebbe comunque garantito una visione spettacolare della parata e infine della Sagra stessa.
Al termine della cerimonia, un rapido squillo di trombe fece il silenzio sulla piazza.
Poco dopo la voce tonante del cavaliere Steiner, che certo non aveva bisogno di un megafono, proclamò: «Cittadine e cittadini di
Lindblum e dintorni! Siamo oggi qui riuniti di fronte all’onorevole Re Cid e alla nostra amatissima Regina Garnet Til Alexandros per festeggiare l’inizio della Dodicesima Sagra di Caccia di Linblum! Dopo la parata che ci ha mostrato la gloria dei vincitori e ricordato i valorosi caduti durante l’ormai passato conflitto contro la regina Brahne, ora vedrete combattere i prodi partecipanti che tenteranno di fregiarsi del titolo di Gran…».
Dagli spalti si udì una voce rispondere: «Cavali
é, e scorcia un po’!» seguito da un coro di risa.
Evidentemente tutti pensavano lo stesso.
Steiner si fece pa
onazzo per la rabbia e la vergogna: in mente gli venne un enorme miscuglio d’improperi e bestemmie con una padronanza del lessico blasfemo che solo una persona allevata alla religione poteva possedere, quando una bianca mano guantata si posò sulla sua spalla. L’uomo si girò e vide la regina che, con un bel sorriso, si portava il megafono alla bocca e, quasi spuntando dall’imponente sagoma della sua guardia del corpo, esclamò divertita: «Quello che il buon Steiner voleva dire, è che vi sarà presentato uno spettacolo emozionante, forse poche volte visto in precedenza: che la Sagra cominci!» terminò ridendo, accolta da un urlo di gioia del pubblico.


Paine: Ma che pall
e 'ste introduzioni! Le facesse almeno un gran figo u.u
Nataa: Lascia stare e cominciamo a prendere appunti
....
....
....
Nataa: 'Ndrocchi
a!
Paine: Si.. tua sorella!
Cek: SpiderLenne, SpiderLenne ogni chocobo tu spenn, se uno shadow t
roverai, certa lo congelerai, lindblum!
Nataa: Cosa diamine ti sei fumato stanotte?

I combattimen
ti si susseguivano e di volta in volta prendevamo appunti

Cek:
8 per il salto
Nataa: 0 per la caduta
Paine: 10 per le tette :smt007
Nataa&Cek: Facepalm

Immersi come eravamo nell'accesa discussione ( Cek: 5 per il rigurgito Paine: Ma stai dando i voti all'anellidus?? Cek: poverino, mica perchè è un te magno e te risputo, va discriminato!) non ci accorgemmo dell'imminente disastro.
Un Epitaph aveva creato una copia di Paine e l'aveva dotata di una sega circolare.
Da buona copia di Paine si era fiondata sulla preda più succulenta, Cek, e aveva aperto un f
oro sotto la sua sedia, nel quale il ragazzo era caduto.

Cek: Ma che schifezza è??
Nataa: Visto il tipo di mostro e vista la consistenza di quella robaccia direi...
Paine: Bava u.u
Cek: Ma che schifo! E perchè puzza di Camembert vivo??
Nataa: Avrà mangiato pesan
te o.O
Cek: Si ma che schifezza!
Paine: Beh devo dire che la mia copia ha buoni gusti
Nataa: Ma se una ha appena affrontato Night ???
Paine: Dettagli u.u

Nel mentre discutevamo sui DISCU
TIBILI gusti delle copie di Paine, Cek era stato trascinato via .

Nataa: Ma che diamine...
Paine: Essendo una mia copia.. immagino che..
Nataa: ..l'avrà portato nelle tana..
Paine: Spero non in quel sens
o è.é!
Nataa: Dai non c'è tempo, andiamo !

Ci fiondammo alla ricerca dell'uomo del trio.
Bloccato

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