“Dio, se c’è, pensi al suo: non vedo perché dovremmo interessarci uno dell’altro.”
Comincio dalla fine, per quanto bizzarro possa essere il mio modo di iniziare un discorso.
Questa è solo un’opinione personale quindi è tranquillamente non condivisibile; tuttavia, senza offesa, secondo me con quella tua frase hai mandato in fumo metà del valore del meritevole lavoro che hai svolto. Perdonami, ma se Dio ci fosse, di conseguenza sarebbe Lui che ha creato tutto, quindi non vedrei perché dovremmo NON interessarci reciprocamente. Se esistesse, allora tutte quelle “blaterazioni” del clero riguardo al fatto che Dio ci ha creati per amore e così via, sarebbero vere. Di conseguenza agire da menefreghisti è quanto meno da egoisti, tanto più che senza di Lui non esisteremmo neanche. Per esempio, avresti mai il coraggio di trattare così i tuoi genitori? Una volta cresciuta è giusto andarsene di casa e vivere la propria vita, ma non per questo verrebbe a mancare l’interessamento reciproco.
Purtroppo non abbiamo prove assolutamente certe della sua esistenza, quindi ognuno interpreta le informazioni che gli capitano in mano come meglio crede. Restando però con lo stesso esempio, una persona orfana credo che arrivata ad un certo punto della vita inizi a sentire un vuoto, cominci ad avere una grande curiosità di conoscere i propri genitori; a quel punto può fare ricerche accuratissime per scoprire se sono ancora vivi e dove eventualmente abitano, oppure può arrendersi dopo qualche ostacolo per un qualche motivo, o ancora può non cercarli affatto perché ormai ha la sua vita e non le interessa conoscere due persone di cui ha potuto fare a meno fino a quel momento, per quanto importanti avrebbero potuto essere. Ora, tra la ricerca dei genitori e la ricerca di Dio c’è una bella differenza, su questo non c’è dubbio, non fosse altro che per lo meno per il solo fatto di vivere abbiamo la certezza che due persone abbiano avuto un coito. Mentre se pensiamo a Dio, possiamo anche definirci il risultato di un’evoluzione enorme partita da un’esplosione di atomi, e a quel punto (forse) la Mano divina non c’entrerebbe nulla. Però il fatto di non aver avuto dei genitori accanto influenzerà sicuramente in un modo o nell’altro la povera persona orfana. Guardare una mamma per strada che abbraccia il figlioletto non lascerebbe indifferente i suoi sentimenti, se i ricordi di quando era piccolo/a sono di un orfanotrofio o di un vecchio ponte ferroviario. Oppure, è probabile che arrivi ad essere in difficoltà quando dovrà iniziare a fare la mamma o il papà, perché non sa che cosa significa avere i suoi creatori accanto e avere un esempio di come si impone l’educazione ai propri figli. Ma non è questo il punto; In un simil modo, la mancanza di Dio e la non ricerca di un qualcosa al di là porterà a delle difficoltà, prima o dopo. In che modo?
Come dicevo nel primo post, se la tua (ovviamente è un “tu” generico) famiglia venisse a mancare, così come tutto ciò che ti fa vivere “felice senza Dio”, che cosa ti accadrebbe? Dove andresti? Cosa faresti? Senza una casa, un lavoro, persone che ti vogliono bene. In una situazione del genere con che coraggio andresti avanti? Lì entra in gioco il tuo senso della vita. Se il tuo senso di vita era, ipotesi, la tua famiglia, non avresti più motivo di vivere; idem se secondo te la vita non ha senso. Però se hai un qualcosa a cui aggrapparti, se hai la speranza che tutte le tue sofferenze un giorno vengano ripagate, allora riesci a fare la fatica di arrivare al giorno dopo. E l’indomani farai lo stesso. E così fino a che il tuo corpo ma soprattutto la tua mente ce la farà. La speranza è l’ultima a morire. Ci sono state (e ci saranno) tante persone atee che hanno visto perdere tutto e ad un passo da quella sofferenza che ti spinge a morire, hanno trovato nella fede una forza talmente grande che hanno deciso di andare avanti e che ora sono in un certo qual modo più felici di prima. Io non le giudicherei dei poveracci che vista la deplorevole situazione in cui si trovano, si lasciano imbambolare dalla prima cosa che capita, anche perché essendo così vuoti da voler morire, ci deve essere qualcosa di molto più che forte che li sproni ad andare avanti. E la fede è una cosa fortissima.
“ “Perché ci sono le guerre?” “Fa tutto parte di un grande disegno divino” “
La risposta a quel perché credo la possa dare solo un estremista religioso, non una persona in grado di ragionare oggettivamente. Il perché delle cose che accadono non dipende da Dio, il mondo è in mano dell’uomo. Noi non siamo delle pedine che Dio si diverte a muovere come gli pare e piace, se scoppia una guerra non è perché Lui l’ha voluto. Uno dei principi base della fede è che Dio ha creato l’uomo e l’ha lasciato completamente LIBERO, persino di mettere in dubbio la Sua esistenza. Ciò che accade nel mondo è riconducibile solamente alle mani dell’uomo.
“. Cercare di conoscere un Dio – che esista o meno – non fa che spalancare altre mille porte piene di interrogativi, aumentando l’angosciante sensazione che ci sia sempre qualcosa che, pur avendo un senso, ci sfugge, nonché il timore di un giudizio dopo la morte.”
È naturale che più ci si avvicina alla verità e più la strada si fa dura, però una volta giunti alla meta finale, alla conoscenza suprema, a dire finalmente con certezza “Dio c’è” o “Dio non c’è” porrebbe fine alla stragrande maggioranza delle domande dell’uomo, soprattutto a quelle più travagliate. Quella che tu chiami “angosciante” sensazione, in realtà io la definirei “stimolante” per la mente, perché la ricerca della verità (e qui si parla della Verità suprema) per la curiosità umana è entusiasmante. Ciò a meno che l’uomo non sia menefreghista, ma a questo ho già dedicato più di qualche riga sopra. Come dice Einstein, non io, Einstein:
<<La cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero: esso è la sorgente di tutta l'arte e di tutta la scienza. Colui che non ha mai provato questa emozione, colui che non sa più fermarsi a meditare è come morto, i suoi occhi sono chiusi.>>
[Affermazione di Einstein sul mistero]
Tu parli di “timore” di un giudizio dopo la morte, da una parte giustamente. Però sinceramente credo che il vero timore sarebbe se dopo la morte, invece di un “equo giudizio”, ci fosse il nulla. Credo sia meglio un’eternità nell’inferno che non lasciare alcuna traccia di sé in questo mondo e/o nell’altro. Quest’ultima credo che sia una delle maggiori paure che possa avere un essere umano; per questo durante la vita cerca disperatamente una risposta. Questa ricerca spinge l’essere umano ad andare avanti, perché se un giorno dovesse venire a scoprire che veramente non c’è nulla dopo il momento dell’addio corporale, allora credo che veramente la vita sarebbe inutile, non varrebbe più la pena di proseguire l’evoluzione di una specie che incontrerebbe solo sofferenza, vista l’infame fine che farebbe. Sarebbe molto meglio non procreare più a quel punto: meno vita, meno dolore; altrimenti si inizierebbe ad odiare i propri genitori. La ricerca umana della concretizzazione della speranza che non sia così, lo aiuta voler vivere, almeno fino al raggiungimento della verità.
“Credere semplicemente che sia il caso, la fatalità, a decidere, è molto più semplice e, in un certo senso, confortante”
Sinceramente, se mi venissero a dire che “vivo per caso” credo che mi farebbe sentire quanto meno inutile, se non addirittura di troppo. È un po’ come sentirsi confessare dai genitori che si è nati per un “errore” durante il rapporto sessuale, dove non si intendeva fare un figlio. Così torniamo al discorso di prima, se vivessi per caso avrei forse qualche interesse a continuare a vivere, ma non credo altrettanti per far proseguire la mia specie visto che anche la più bella cosa che rende felici poi andrebbe inevitabilmente a concludersi con l’eterno dolore, l’eterno nulla. Invece la speranza di un Qualcosa di più che un giorno mi aiuterà, mi spinge a continuare a vivere e a far vivere i miei figli; e visto che questa speranza è alimentata da fonti molto più che attendibili, a partire da diversi fatti come stigmate, miracoli e così via, non è una speranza vana, o meglio un’illusione. Altrimenti più di mezzo mondo sarebbe popolato da dementi.
“ “per favore, cerca di sopravvivere”, rivolto alla vittima dell’incidente, ha sostanzialmente lo stesso significato di “Ti prego, fai in modo che…” “
E’ vero, ma non nel modo che hai inteso tu: l’inflessione dialettale non c’entra, non così tanto. Se una persona cara è sull’orlo della morte e si pensa a “per favore, cerca di sopravvivere”, non ci si rivolge alla persona moribonda, per quanto la forma grammaticale della frase faccia pensare al contrario. Questo perché si sa benissimo che il destino di noi stessi non dipende dalla nostra volontà, quindi neanche il destino di chi forse sta per morire non dipende da ciò che vuole (entro determinati limiti). Quindi se si pensa ad una frase del genere ci si rende conto subito dopo che poverina, non dipende da lei se forse se ne andrà. Però intanto si è pensato a quella frase. Questo perché, e fa parte della filosofia umana, il desiderio non è rivolto a se stessi ma a quel qualcosa che può essere tanto più forte dell’uomo da poter cambiare le cose. E come ho già detto nel primo post, può essere tanto Dio quanto il caso (che tuttavia non sappiamo da chi sia manipolato, da se stesso o da una Mano invisibile). Perché anche un individuo a cui non hanno inculcato nessun tipo di nozione religiosa, se avesse di fronte una persona cara che la sta per abbandonare, chiederebbe istintivamente a qualcuno invisibile più forte di lui che ella possa vivere. Perché? Non può essere solo mero augurio che la persona possa vivere; perché sarebbe così. Senza la ricerca di un aiuto invisibile sarebbe solo un augurio, perché la speranza è un concetto che è partito dalla religione; e personalmente non avrei mai il coraggio di “augurare” ad una persona cara di vivere.
“Non è improbabile che una persona che, ipoteticamente, nasce su un’isola deserta e lì passa tutta la sua vita, non sia mai sfiorata dall’idea che ci sia qualcosa sopra di lui.”
Non lo è, però è un’ipotesi molto lontana. Il concetto di un potere superiore però è trascendente, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che il 95% delle tribù, anche quelle isolate dal mondo, venerino qualche cosa. Un animale, un evento naturale, un pezzo di legno, il primo uomo diverso da loro che vedono, qualsiasi cosa. L’idea è trascendente, però è solo un vago concetto per l’uomo, che poverino inizia a venerare solo quello che le sue conoscenze permettono di venerare. Nella citazione che hai fatto, dove non è stata rinvenuta apparentemente traccia di religione, non vuol dire che tali popoli non abbiano mai venerato qualcosa. Non è solo attraverso la religione che si venera. Io sono quasi completamente sicuro che tali popoli abbiano riposto la loro idolatria al cibo; “Oh, abbiamo trovato del cibo, anche oggi potremo mangiare” è una sorta di adorazione, perché reputano che il cibo sia un qualcosa la cui presenza non dipende dalla loro volontà e che quindi è più forte dell’uomo. L’uomo sente per natura il bisogno di ringraziare. Come si spiega?
“Basti pensare al fanatismo, che è una visione distorta della religiosità che porta alla violenza; o alle religioni che legittimano, o hanno legittimato in passato, massacri e barbarie d’ogni tipo.”
Beh ma qui si va fuori tema. Tante religioni esistono perché in passato a qualcuno è convenuto che la gente credesse ad una certa cosa. Il fatto che una religione imponga di dare la vita per la patria o per qualsiasi altra cosa senza preoccuparsi di stroncare altre esistenze, deriva solo dal fatto che nel momento in cui è stata creata tale norma religiosa, ciò che contava era avere terre e arrivare ad essere una popolazione forte e incontrastata. È un po’ come se si dicesse che la morale non è di Dio perché il clero ha fatto passare per etico, tempo fa, donare i propri averi alla Chiesa prima di morire. Suvvia.
È invece etico dare la vita per salvare una persona amata PUNTO. Perché è un concetto che non deriva da qualcun altro, è trascendente, è nato con l’uomo. Qual è la madre che non morirebbe per proteggere il proprio figlio? Non c’è bisogno mica di avere delle nozioni religiose per possedere un simile istinto.
“Vorreste forse dirmi che gli atei sono persone prive di moralità?”
Nessuno ha mai detto una cosa del genere. Ma il solo fatto che la morale sia trascendente non vuol dire che sia legata alla convinzione che Dio esista o meno. Se Dio ha fornito all’uomo la morale e poi lui non la usa, sono decisioni sue; ma l’uomo può anche usare un concetto divino non credendo a Dio, se reputa che Egli non esista e rinnegando il fatto che la morale sia nata con lui. Come ho già detto, l’uomo è stato lasciato assolutamente libero.
“Non è la religione con l’idea di Dio che crea la morale, ma la morale stessa deve controllare la religione e farsi giudice di essa.”
Esatto, la morale ha anche il potere di tenere a bada una religione, se questa inizia a diventare corrotta. Non è la religione che detta la morale, spero nessuno mai arrivi a pensare a questo.
“la comune morale impedisce di fare esperimenti sui bambini, ma se qualcuno ci provasse, non verrebbe mica fulminato.”
Forse vado OT, però vorrei porgere una domanda, sia a te che al lettore. Supponiamo che un scienziato scopra per caso la medicina contro il cancro. Sviluppandola, arriva a ottenerne circa per 100 persone. I ricercatori gli domandano se vuole brevettarla, dicendogli che per farlo occorrono, vista la complessità della medicina, almeno una decina d’anni. Lo scienziato, non capace di ricrearla, prende una decisione: non la brevetta, ma chiede ai ricercatori di darla alla comunità, per salvare i bambini che attualmente sono malati ci cancro. Il giorno dopo muore. Eroe o stupido?
Con questo volevo dire che non è tanto la morale che ferma l’uomo quanto la natura (o la Natura). Se non si possono, adesso, effettuare esperimenti sui bambini, non significa che un giorno si potrà, perché probabilmente scopriremo un modo per effettuare gli stessi esperimenti senza usare degli innocenti bambini. Quando la natura lo vorrà.
Le scoperte fatte dall’uomo sono state nella stragrande maggioranza dei casi l’evoluzione di una casualità. La morale non ci azzecca un’acca. Non è lei che limita la scienza umana. Se adesso scoprissimo la medicina contro il cancro probabilmente verrebbe usata in modo sbagliato: accessibile solo a persone più che facoltose per esempio, oppure non verrebbe diffusa anche fra le popolazioni più povere, la userebbero solo i paesi sviluppati. Con tutta probabilità la natura ci permetterà di raggiungere quel traguardo quando finalmente saremo in grado di usare tale cosa per lo scopo giusto.
“L’esempio del martello regge poco, trattandosi di un’invenzione umana che l’uomo ha concepito per necessità”
Hai ragione, ma ho parlato di martello perché è stato il primo oggetto banale che mi è venuto in mente; se vuoi un esempio più azzeccato posso parlarti del bazooka. È un oggetto che serve a distruggere ed è di utilità tanto adesso (per quanto ridicolo sia dover usare un bazooka per necessità) quanto all’uomo primitivo. Solo che adesso c’è la speranza che tale strumento venga usato solo in caso di stretta necessità e soprattutto per difesa. Nelle mani di un cavernicolo avrebbe solo portato sterminio, perché sarebbe stato solo uno strumento per arrivare a dominare. Un disastro.
“l’uomo ha mille diversi ambiti in cui esercitare la propria ragione”
E qui finisco di citare. Intendi a parte la ricerca dei perché? E quali sarebbero?
Che cosa farò domani? Devo uscire prima a compare il pane o ci passo più tardi visto che devo accompagnare mio figlio a scuola? Che cosa faccio stasera da mangiare? Chi vincerà il mondiale? Uscirà il tal decreto dal tal governo?
Sono queste le domande che si pone l’uomo per sentirsi la ragione realizzata? Ma parliamo di vita o di esistenza?
Se all’uomo bastasse esistere allora sì, quelle domande sarebbero sicuramente sufficienti. A quel punto, l’uomo si porrebbe solo questioni che influenzino solo la propria sopravvivenza e nient’altro, ma a quel punto la vita sarebbe vuota, proprio a causa del troppo che vive. Nessuno obbliga l’uomo a correre.
Il solo fatto che la durata dell’esistenza dell’uomo paragonata all’eternità sia il nulla, non vuol dire che l’uomo ha a disposizione troppo poco tempo per cercare la verità. Perché dopo di lui ci sono le generazioni successive e così via. Il ragionamento “non ho tempo di pensare a perché vivo, perché devo correre al supermercato” è lo stesso che potrebbe fare un animale pensando “non ho tempo di pensare a perché vivo, perché ho una sete da lupi e devo correre al fiume”. Il problema è che l’animale è giustificato a correre, perché non è abbastanza intelligente da porsi la domanda sul perché della sua esistenza. Ma l’uomo fortunatamente lo è. Ed è per questo che si deve soffermare, deve rallentare. Non può correre sempre, deve avere il buon senso di prendere il respiro e di cessare di esistere per trovare la forza di iniziare a vivere. Di smettere di comportarsi da animale e farsi quelle domande che lo fanno diventare uomo. Quelle domande ispirate solo dall’Ignoto. Senza di Esso, che esista o no, l’uomo esiste, non vive.
OT
Questo è il mio ultimo post per il contest, se mi è permesso vorrei congratularmi con tutti i partecipanti per la bellissima gara che è nata. Forse è stato più che crudele ridurre così tanto i partecipanti durante la seconda fase, però questo non significa che non siano stati tutti lavori meritevoli ed interessanti
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In particolar modo vorrei ringraziare Kana per la splendida finale che mi ha regalato, mi sono divertito davvero tanto. In tutto quello che ho scritto nel post, nulla di personale eh! Chiedo scusa se in qualche modo posso averti offesa
![:angel:](./images/smilies/smiley16.gif)
Beh, vinca il migliore, aspetto con ansia la risposta di Kana e il verdetto finale
![Wink :wink:](./images/smilies/icon_wink.gif)