Pip ha scritto:Se hai capito che era ironico, perchè hai risposto? Hai solo travisato il contenuto del mio post
Ho risposto perché, a dispetto dell'eventuale ironia, il termine "passatempo" non si addice in alcun modo o accezione alla definizione di questa disciplina. Quindi, ho semplicemente colto l'occasione per chiarire ulteriormente la mia posizione in materia. Non mi sembra una mossa inopportuna.
Pip ha scritto:Il fatto che con i miei amici discutiamo di argomenti filosofici davanti ad una birra in un pub non sminuisce in alcun modo nè ciò che diciamo nè i motivi per cui lo facciamo, non penso sia il luogo che conti nè per quanto tempo la si pratichi.
Capisco che per molti la filosofia sia stato un impegno durato un'intera vita, e per il quale hanno speso molte energie, ma con "passatempo da bar" intendevo sul serio fare una battuta, perchè crediamo in quello che facciamo, crediamo seriamente che ci serva e soprattutto crediamo in quello che diciamo, dando vita a discussioni anche molto accese
Sei tu piuttosto ad aver frainteso completamente il punto della mia replica.
Non mi pare di aver obiettato sul
luogo in cui può sorgere una disamina filosofica e, anzi, se non sbaglio ho anche sparso una nota di spregio nei riguardi dei presunti cenacoli eruditi di turno. Non ho nemmeno parlato di requisiti di tempo impiegato a riflettere, né di chissà quale credenziale debba essere inderogabile per avviare una diatriba autentica e degna di tal nome.
La nozione di
impegno a cui accennavo esibisce strette assonanze al concetto di
studio. Era un contraltare al carattere ludico di un semplice
passatempo.
Inoltre, non ho usato gli aggettivi "arduo e sofferto" in maniera casuale, poiché spesso la riflessione filosofica autentica corrisponde proprio a un ragionamento dolente, capace di scardinare le certezze a cui si era appigliati e dunque a mettere in discussione sé stessi. Tutto fuorché un gioco, in sostanza.
Pip ha scritto:Se poi vogliamo attribuire la filosofia a pochi eletti...Non è un problema mio, non penso di trastullarmi quando discuto seriamente con gli amici, sono convinto di filosofare senza sminuire alcunchè, anche se non sto scrivendo un libro o non sono in un salotto culturale
Mi spiace doverti smentire, ma la filosofia è inevitabilmente per pochi.
Il fatto è che
qualsiasi frangente di studio lo è per sua stessa definizione.
È logico che un determinato ambito di competenza sia strettamente riservato a chi ne conosce rudimenti e pregressi vari. Io non mi metterei mai a disquisire di limiti, algoritmi e funzioni, poiché su questo fronte la mia preparazione è analoga a quella di una pecora belante. Stesso discorso vale per un autore, una poesia, un trattato, un avvenimento storico che non conosco a sufficienza.
Anche questo non mi sembra tanto irragionevole.
Poi, non mi interessa addentrarmi nel tuo caso personale, poiché è ovvio che non possa sapere come e di cosa discuti con gli amici. Io sto parlando su un piano prettamente teorico.
Ciò che desideravo sottolineare è che la filosofia si fonda per sua stessa natura su uno studio continuo, su un repertorio di problemi e di temi
specifici, con i suoi rigorosi canoni, i suoi innumerevoli nodi da sbrogliare ed il suo metodo, ossia proprio l'incessante critica a cui alludevo. Non confondiamola con uno svago.
Perseo ha scritto:gran parte della filosofia "classica" è insita nella nostra cultura, nel nostro modo di pensare, ciò che un tempo si riteneva fuori dagli schemi ed innovativo, sia che fosse a livello etico che pratico, ora fa parte del nostro essere, del nostro vivere.
leggendo alcune conversazioni di Platone ci si domanda cosa ci sia di così particolare in ciò che dice, poi ci si rende conto di quando le ha dette e tutto prende un'altro significato.
perchè dunque la filosofia deve essere esclusivamente aulica se dopotutto gran parte di essa fa già parte del nostro bagaglio sociale?
Infatti, non penso che nessuno abbia sostenuto qui che la filosofia debba essere esclusivamente
aulica. Attenzione ai termini!
In merito all'orizzonte sociale che caratterizza un po' il sostrato del lascito classico, sono certamente d'accordo. Sicuramente il nostro bagaglio sociale costituisce il solo innesco di cui disponiamo per accendere la miccia del pensiero.
Tuttavia, secondo me queste "istanze mondane" dovrebbero costituire esclusivamente un trampolino di lancio, un esordio per la vera riflessione, ma mai e poi mai un traguardo definitivo.
Non ci si può accontentare di rimanere sempre ancorati al senso comune.
Dov'è la tensione verso la "Verità" in una simile resa?
Basti ricordare che la conoscenza è sempre un tentativo di
elevazione, che qualcuno reputa addirittura interminabile...