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.il Ladro e la Principessa.
[Come sarebbe avvenuto l'incontro fra Gidan e Garnet, se i cattivi della storia non fossero mai esistiti?]
cap.01: Come farsi fregare da una principessa.

Era una notte tranquilla ad Alexandria.
Le lune, alte nel cielo, illuminavano placidamente la città addormentata di una luce rosso-argentea.
Il sole era tramontato ormai da diverse ore e a dominare incontrastato c’era solo il silenzio.
Soltanto una piccola figura si aggirava per le strade deserte...
Senza timore, saltò da un tetto all’altro con grande agilità, raggiungendo in un attimo il maestoso castello.

I soldati di Alexandria, non erano certo da considerarsi tipi dediti al lavoro...
Se ne stavano tranquilli nelle loro postazioni, più intenti a dormire che a garantire la sicurezza del castello.
La misteriosa figura, dall’alto di una torre, osservò le guardie sotto di lui; un sorriso beffardo comparve sul suo viso. “Sarà più facile del previsto!”

Con passo felpato e senza alcuno sforzo, riuscì ad entrare senza essere scoperto.
Si aggirò furtivo per tutto il castello, controllando ogni singola stanza; alla ricerca di oggetti di valore.
Qualsiasi cosa reputasse interessante, la infilava cautamente nel grosso sacco di pelle che si era portato dietro;
attento a non far alcun rumore. Dopo pochi minuti, lo aveva riempito completamente. “Accidenti!”
Pensò, mentre trascinava faticosamente il grosso peso; un particolare, però, sembrò catturare la sua attenzione...
Alzò lo sguardo, fissando il grosso portone in cima alle scale. “Lassù, dovrebbe esserci la camera della principessa Garnet...” Rabbrividì. “Speriamo non sia come la madre!” Un rumore di passi sospetto, lo fece tornare alla realtà.
Si voltò di scatto, pronto a combattere e, all’evenienza, scappare. Di certo, non si aspettava di trovarsi di fronte una ragazza. Abbassò le difese; un sorriso imbarazzato si fece largo sul suo volto.
- Posso spiegare... -
Disse con un filo di voce. “Com’è bella!” Mentre si perdeva in questo pensiero, non si accorse che...
- GUARDIE! -
Al solo sentire quella parola, il povero ladruncolo scappò via in fretta e furia; abbandonando la refurtiva.
Per niente intenzionata a lasciarsi sfuggire il ladro, la giovane gli corse diedro senza esitare.
Conosceva bene i suoi soldati, erano degli scansafatiche...non sarebbero arrivati in tempo.

Il ladro correva a perdifiato, alla disperata ricerca di una qualsiasi via di fuga.
Guardò indietro. “Non demorde!” Pensò stupito; non si aspettava che la ragazza lo avrebbe inseguito.
Tentò di seminarla un ultima volta, ma la giovane sembrava conoscere molto bene il castello; come se fosse casa sua. Il tempo fuggiva inesorabile e il ladruncolo cominciava ad accusare la stanchezza; non avrebbe resistito a lungo. Credeva di essere spacciato...poi, vide la sua salvezza: una minuscola finestra che dava sul grande giardino del castello; aveva ancora qualche speranza. Con le ultime forze che gli restavano, balzò sulla ringhiera della scalinata centrale e con un ultimo, faticoso salto raggiunse il suo obbiettivo. Ormai era al sicuro, in salvo; ma...
“Non penserai di aver vinto?” Senza pensare a quello che stava facendo, la giovane fece un unico, grande salto.
“Ormai ti ho in pugno!” ...Le ultime parole famose.
Per niente attratta dal pensiero di poter finire letteralmente spalmata al suolo, si aggrappò all’unico appiglio disponibile; una...coda. (?!)
Un urlo straziante, echeggiò per tutto il castello; seguito da un tonfo sordo, come di due corpi che cadono rovinosamente a terra. La ragazza, si alzò immediatamente; un po’ frastornata. “Sono viva!”
Guardò il ragazzo ancora steso sul pavimento; mezzo intontito. Ogni tanto, il poveretto si lasciava sfuggire qualche gemito di dolore.
- Principessa! State bene? -
Gridarono le uniche due guardie che si erano decise ad accorrere.
- ...Sì, sto bene. Ora prendete il... -
Si voltò per mostrare loro il ladro, ma questi sembrava essersi dileguato. “Ma dov’è finito?!”

Tirò un sospiro di sollievo.
Era stato fortunato, era riuscito a scappare. Nonostante questo, si sentiva letteralmente a pezzi.
“Quella ragazza è da ammirare...” Pensò, mentre si massaggiava la coda dolorante.“...La mia povera coda!” Sospirò di nuovo; un rumore di passi attirò la sua attenzione.
- Gidan, finalmente! Allora, dov’è la refurtiva? -
Domandò Blank, mentre saltava sul tetto e si sedeva accanto al compare. Gidan si alzò indispettito.
- Lasciamo stare, và...oggi non è giornata! -

Continua...
Ultima modifica di :.Vlachus.: il 07 mar 2009, 17:07, modificato 1 volta in totale.
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cap.02: Due ladri sono meglio di uno?

Il grande castello di Alexandria, troneggiava su tutta la città; la sua stupenda maestosità, poteva essere ammirata anche da molto lontano. Tutto pareva immobile, perfetto...tranne un particolare.
La piccola finestra di una torre, si aprì sul mondo circostante. Le tende, scosse dalla brezza mattutina, si mossero piano...rivelando l’esile figura di una ragazza.La principessa Garnet volse lo sguardo al cielo, immersa totalmente nei suoi pensieri. “Chissà dov’è adesso...?”
Quel ladruncolo le stava simpatico; l’aveva fatta divertire. Doveva ammetterlo, un po’ lo invidiava.
Lui era libero, poteva andare dove voleva...fare quello che voleva. Quanto desiderava poter fare queste cose.
Volare via, lontana dal castello. Invece era lì, prigioniera della sua bellissima gabbia d’orata.

I due ladri si incontrarono nell’osteria del borgo, per discutere gli eventi della sera precedente.
Gidan era pigramente seduto ad un tavolo e osservava, distratto, il boccale di birra mezzo vuoto di fronte a lui.
Blank, invece, era appoggiato al bancone con le braccia incrociate; il boccale di birra già completamente vuoto.
L’oste puliva tranquillamente i tavoli, ignorando i due ragazzi che discutevano poco lontani da lei.
- Lo sapevo! -
Sbottò Blank, mentre ordinava un altro boccale di birra.
- Quando c’è di mezzo una ragazza, tu perdi la testa! -
Il biondino tentò di giustificarsi.
- Era così bella... -
Blank dovette fare ricorso a tutta la sua buona volontà, per evitare di dire qualcosa di spiacevole all’amico.
- ...Comunque, ‘sta sera ritenteremo il colpo! -

Appena calate le tenebre, due figure si mossero silenziose nell’oscurità; protette dal buio della notte.
Entrarono nel castello con estrema facilità, evitando le guardie; già sprofondate in un sonno profondo.
Rapidi e silenziosi, si appropriarono di ogni oggetto di valore su cui mettevano le mani. *Dividiamoci!*
Sussurrò Blank al compagno. Pessima idea...

Steiner, non aveva alcuna intenzione di mettersi a dormire.
Sapeva che la scorsa notte dei ladri avevano visitato il castello e aveva tutta l’intenzione di acciuffarli.
“Hanno abbandonato la refurtiva...torneranno sicuramente a riprenderla. Ed io starò qui ad aspettarli!”
Sorrise, soddisfatto del suo piano geniale.
- Comandante, è da tre ore che perlustriamo il castello...e non c’è traccia di alcun ladro! -
Esclamò sfinito, uno dei soldati. Il compagno di fianco a lui, sembrava d’accordo.
- Già! Possiamo andare a dormire...? La prego! -
Steiner rivolse ai due poveretti un’occhiata minacciosa.
- Siete soltanto degli scansafatiche! -
Mentre rimproverava le guardie della loro scarsa attitudine al lavoro, un rumore sospetto lo distrasse.
- Soldati, seguitemi! -

Nella stanza adiacente, Blank stava raccattando il maggior numero di oggetti di valore possibile. “Sta andando tutto liscio come l’olio!” Pensò soddisfatto, mentre si voltava per andarsene. Uno strano uomo in armatura, però, gli bloccò il passaggio.
- Oh-oh... -
Senza aggiungere altro, Blank partì come una scheggia; riuscendo a sfuggire ai due soldati. “Che velocità!” Pensarono all’unisono. Steiner, sembrava molto arrabbiato...
- Che fate lì impalati?! Prendetelo! -
Gridò su tutte le furie, mentre cominciava a saltellare su e giù. (?!)
Le guardie obbedirono e, un po’ impediti dalla stanchezza, si lanciarono all’inseguimento.

“Ho una brutta sensazione...” Pensò Gidan, mentre interrompeva per un attimo il suo lavoro. (??)
Alzò un attimo gli occhi e si guardò intorno, circospetto. Proprio in quel momento, Blank gli passò accanto più veloce di un fulmine... “Ma che succede?!” La risposta, arrivò pochi secondi dopo. Due soldati, uno più impacciato dell’altro, lo superarono in gran fretta. Erano così determinati ad acciuffare Blank, che non si accorsero di Gidan. “Accidenti! C’hanno beccato!”

Garnet si alzò pigramente dal suo comodo letto, strofinandosi gli occhi assonnati.
“Cos’è tutta questa confusione...?” Ancora mezza addormentata, si infilò la lunga camicia da notte; poi, in tutta calma, andò verso la porta ed uscì...diretta verso quegli strani rumori. Appena sotto la rampa di scale, le si presentò una scena a dir poco esilarante.
Steiner era riuscito ad acchiappare Gidan, che cercava in tutti i modi di liberarsi...
- Lascia andare la mia coda!! -
Gridò fra un insulto e l’altro. “Ce l’hanno tutti con la mia povera coda...!” Pensò sconsolato.
- Vile manigoldo! Meriti soltanto la ghigliottina! -
Esclamò Steiner, tutt’altro che intenzionato a mollare la presa.
- Steiner! -
L’uomo di latta, come l’aveva ribattezzato Gidan, alzò lo sguardo verso una ragazza dal viso familiare. “Ma quella è...!” Gidan sapeva di aver già visto quel viso.
- Principessa, mi rincresce disturbarla a quest’ora della notte, ma vede... -
“Principessa?!” Ad un tratto, gli fu tutto chiaro. Il volto di Gidan, mutò in un’espressione terrorizzata. “Sono un uomo morto...”

Continua...
Ultima modifica di :.Vlachus.: il 07 mar 2009, 17:08, modificato 1 volta in totale.
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cap.03: Blank alla riscossa!

L’espressione stupita della principessa, lasciò spazio ad un sorriso malizioso.
Lo sguardo impaurito del ladruncolo, le aveva chiarito ogni dubbio. “Allora, non lo sapeva...!” Doveva ammetterlo, si stava divertendo un mondo. “Vediamo di spaventarlo ancora un pochino!” Mentre Garnet cercava di mettere insieme un piano, si sentì un grido.
- Pista!! -
Gidan e Steiner si voltarono, entrambi desiderosi di sapere cosa stesse succedendo. Gidan si sentì pervaso da un’ondata di sollievo, quando capì che si trattava del suo amico. Miracolosamente ancora nel pieno delle forze, Blank stava correndo a tutta velocità verso Steiner; senza avere la minima intenzione di rallentare. Poco lontani da lui, i poveri soldati, ormai sfiniti, continuavano imperterriti l’inseguimento. Mai disobbedire all’ordine di un superiore. Deciso a mettere fine a quella corsa, il comandante Steiner decise di prendere in mano la situazione.
- Fermo lì! -
Tuonò, mentre si ergeva davanti al ladro; deciso a non abbandonare la sua posizione.
Blank, dal canto suo, non sembrò affatto turbato dal quel gesto. Sapeva fin troppo bene cosa doveva fare.
Con l’agilità degna di un perfetto acrobata, scavalcò un allibito Steiner con un salto da manuale.
Atterrando illeso a pochi passi dall’uomo di latta, il geniale ladruncolo riprese la sua corsa.
“Cosa...?! Come...?!” Il grande Steiner, era a dir poco stupefatto. Quel ladro lo aveva superato in astuzia. (...)
Troppo occupato a maledire il furbo Blank, non percepì in tempo il pericolo alle sue spalle...
Un rumore assordante di spade, elmi e armature che si schiantavano al suolo, rimbombò per tutto il castello.
- Steiner! ...State bene? -
Esclamò Garnet, fingendosi preoccupata, mentre cercava in tutti i modi di non scoppiare a ridere.
Nessuna risposta dai tre uomini ammassati sul pavimento; troppo impegnati a gemere dal dolore.
Gidan scoppiò in una grassa risata; non si era mai divertito tanto.
- Ti sta bene, uomo di latta! -
Mentre si lasciava andare a qualche altra battutina ironica, il suo sguardo andò a posarsi sulla principessa.
Anche lei lo stava osservando; ma, questa volta, sul suo volto non c’era più quel il sorriso di poco fa.
Ma, anzi, un sorriso dolce...felice. Involontariamente, anche lui si ritrovò a risponderle con lo stesso sorriso.
Purtroppo, quel momento magico era destinato a finire.
Il rumore, ancora lontano, dei passi delle guardie in avvicinamento, fece tornare entrambi alla dura realtà.
- Principessa, con il suo permesso io...taglio la corda! -
Esclamò il ladro, facendo un veloce inchino; poi, come un lampo, scomparve fra le mura del castello.
Il sorriso di Garnet, lasciò spazio ad una profonda tristezza. “...Mi mancherà.”

- Accidenti! C’è mancato poco! -
Esclamò Gidan, ormai in salvo, mentre guardava il maestoso castello in lontananza.
- Gidan, ce l’hai fatta! Meno male, stavo cominciando a preoccuparmi! -
Disse Blank, saltando giù da un tetto e raggiungendo il compagno d’avventure. Il biondo ladro sembrò irritarsi.
- Se eri così preoccupato, perché non sei venuto a darmi una mano? -
Il povero Blank, cercò di nascondere l’imbarazzo. “Non posso dirgli che mi ero scordato di lui...” (!!)
- Non fare così! Ti conosco, sapevo che te la saresti cavata! -

Continua...
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cap.04: Il nuovo piano del Boss.

Era proprio una bella giornata, ad Alexandria. Erano le prime ore del pomeriggio e il sole era già alto nel cielo.
Ogni donna e uomo della città, era intento a fare le sue mansioni:
Chi aggiustava un cartello o un tetto mezzo rotto; chi badava al negozio, vendendo armi, pozioni e quant’altro;
chi affittava camere ai viaggiatori o serviva ai tavoli dell’osteria una buona birra.
Soltanto i bambini sembravano potersi divertire. Alcuni giocavano a rincorrersi; altri giocavano a carte,
tentando invano di non litigare; altri ancora, invece, erano semplicemente impegnati a cercare il gatto scappato.

In un vicolo poco illuminato, c’era una stretta scalinata che scendeva verso l’ingresso di un piccolo teatrino.
Due ragazzi, uno biondo con la coda e l’altro castano pieno di cicatrici, si stavano dirigendo proprio laggiù.
La porta si aprì con un debole cigolio. Una bella fanciulla dai capelli d’argento, diede il benvenuto ai ragazzi.
- Hola, chicos! -
Salutò la strana ragazza, con forte accento spagnolo. I due ladri, riconoscendo la loro vecchia amica, sorrisero.
- Ciao, Carmen! -
Esclamarono all’unisono. Poco lontano, c’erano i loro compagni seduti svogliatamente ad un tavolo.
- Er Cina, Marcus... -
I due banditi, uno grasso con un grosso martello appeso alla cintura e uno muscoloso pieno di tatuaggi,
salutarono con un piccolo cenno del capo.
- Er Boss ve vole parlà! -
Aggiunse Er Cina, con forte accento romano, mentre riprendeva a sorseggiare rumorosamente la sua birra.
Gidan e Blank si guardarono negli occhi, timorosi. “Aiuto...!” Il loro unico pensiero. Con ammirevole coraggio, raggiunsero il grande tavolo in fondo alla sala. Un uomo nerboruto (o forse soltanto grasso) e con una folta barba rossiccia, li invitò a sedersi. I poveri ladruncoli, obbedirono diligentemente; prendendo due sedie dai tavoli vicini.
- Allorrra, picciotti...dov’è il malloppo? -
I ragazzi si scambiarono degli sguardi imbarazzati, indecisi sul da farsi. Notando che Blank era nel panico,
Gidan decise di parlare per primo.
- Boss, è stato più difficile di quanto ci aspettassimo... -
Tentò di giustificarsi. “Siamo morti!” Pensò Blank, immaginandosi la probabile reazione di Kalò.
Il Boss, infatti, detestava tornarsene al covo a mani vuote. Dopotutto, aveva una reputazione da difendere. (...)
Anche Gidan era piuttosto teso; si aspettava che, da un momento all’altro, il capo gli avrebbe riempiti di botte.
Invece, reagì in un modo a dir poco insolito, per uno come lui.
- Fa nulla, picciotti! Ho già prrronto un nuovo piano, ah! -
I due ladri, si guardarono di sottecchi. “Ecco perché non si è arrabbiato...”
Il Boss aspettò che tutta l’attenzione della banda fosse focalizzata su di lui, prima di esporre l’astuto piano.
- Reciterrremo l’opera: Sarò Il Tuo Passerotto, ah! -
Esclamò senza inutili giri di parole. Nessuno sapeva cosa rispondere. “COSA?!” Fu il pensiero comune di tutti.
Nonostante questo, comunque, ognuno reagì in modo diverso:
Er Cina, riuscì ad ingozzarsi con la poca birra che gli era rimasta; Blank svenne, cadendo all’indietro e portando con se la sedia; Gidan sembrava in catalessi, con gli occhi completamente fuori dalle orbite; Marcus invece, già superato lo shock, stava tentando in tutti i modi di far rinvenire il compare Blank. Carmen era l’unica che aveva preso bene la notizia. Infatti, gongolava allegramente. Notando la più che legittima reazione della sua banda, Kalò avvertì la necessità di spiegarsi meglio. Il nuovo piano parve a tutti molto semplice ed altrettanto efficace:
Alcuni di loro avrebbero recitato sul palco, mentre gli altri avrebbero derubato gli ignari nobili. In questo modo, pochi si sarebbero accorti delle loro azioni.

Erano passati due giorni e tutti i preparativi erano quasi ultimati.
I Tantarus avevano addobbato a dovere lo Scenalante; ingaggiando addirittura un’orchestra... (!!)
Fuori dalla città era tutto tranquillo, ma soprattutto non c’erano guardie a controllare il loro operato.
Marcus ed Er Cina erano andati ad affiggere i volantini; lascando a Gidan, Blank e Carmen gli ultimi lavori.
- Ma per chi ci ha preso?! Siamo una banda di ladri, non una compagnia teatrale! -
Esclamò seccato Blank, mentre finiva di appendere il suo ultimo addobbo.
Gidan, inerpicato su una piccola scala, rispose distrattamente; occupato fare gli ultimi piccoli ritocchi.
- Smettila Blank! Che ne sai, magari sarà divertente! -
L’amico sbuffò contrariato, mentre spostava lo sguardo su Carmen che canticchiava tutta felice.
Sembrava essere l’unica un po’ emozionata dall’evento imminente.
- Me gusta recitar! -
Disse, senza smettere di canticchiare. Sul volto di Blank comparve un leggero rossore.
- Anch’io adoro recitare! -
Sbottò all’improvviso, scandendo bene le parole; ma la ragazza parve ignorarlo completamente.
Gidan, lo guardò stranito; interrompendo per un attimo le sue faccende. Da quando erano rimasti soli con Carmen, il suo amico si stava comportando in modo davvero strano.
- Ma hai appena detto che... -
Blank lo fulminò con lo sguardo. Zittendolo all’istante. A quel punto, Gidan capì qualcosa. Un sorriso malizioso increspò le sue labbra. “È cotto di lei!”

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cap.05: Si va in scena!

Il sole era appena calato all’orizzonte, schizzando nel cielo azzurro i suoi ultimi raggi infuocati.
Le lune e le stelle, cominciavano a fare la loro comparsa nell’immenso firmamento notturno.
Il bianco castello di Alexandria, troneggiava maestoso su tutta la città; sembrava una nottata come tante altre...
In realtà, c’era qualcosa di nuovo nell’aria. La gente, nobili e popolani, era in subbuglio fra vicoli e strade;
eccitata dall’imminente evento. Gli aristocratici, non si erano fatti scappare una simile occasione;
anche i meno abbienti, avevano fatto carte false per procurarsi i biglietti. Dopotutto, le occasioni per divertirsi,
ad Alexandria, erano poche e quando ne capitava una come questa, tutti cercavano di godersela a pieno.
La regina, aveva perfino accettato che lo spettacolo si svolgesse nel suo meraviglioso castello.

Intanto, in alto fra le nuvole, lo Scenalante si stava dirigendo lentamente verso la città.

Il castello era gremito di gente di tutte le età in trepidante attesa; l’ora di inizio era sempre più vicina.
I Tantarus, erano già pronti dietro le quinte e aspettavano il segnale del Boss per dare inizio allo spettacolo.
Carmen ripassava le sue battute con enfasi e trasporto; il suo classico accento era completamente sparito.
Al contrario, Markus ed Er Cina, rintanati in un angolo in disparte, rileggevano le loro battute con imbarazzo,
quasi si vergognassero. Blank, invece, camminava avanti e indietro con aria ansiosa; decisamente preoccupato.
“Troppe parsone...troppe! Non sono pronto!” Disse fra sé e sé, stropicciandosi fra le mani il costume di scena.
Gidan, poco lontano da lui, lo squadrò da capo a piedi; incuriosito. “Ma guardalo...!”
Per alleviare la tensione dell’amico, pensò bene di fare una delle sue solite battutine ironiche. (...)
- Che hai Blank? Panico da palcoscenico...? -
Blank gli lanciò un’occhiata omicida; non era assolutamente il momento adatto per fare certi commenti.
- Non dire str...stupidaggini!! -
Esclamò seccato, cercando di mantenere un minimo di autocontrollo. “Se fa un’altra battuta del genere...”
- Picciotti, piantatela di litigare, ah! -
Intervenne Kalò calmando gli animi, poi, sfoggiando il suo bel costume da re Lear (con tanto di mantello),
si avviò con passo sicuro verso il palco; seguito a ruota da Carmen, Markus, Blank ed Er Cina.
- Si va in scena, picciotti! -
Si fermò appena arrivato al sipario (ancora abbassato) e con tono severo, parlò un’ultima volta.
- Gidan, conto su di te, ah! -

Intanto, nel suo immenso castello, anche la regina aspettava con grande eccitazione l’inizio dello spettacolo.
Tutta felice, si sventolava il ventaglio davanti al volto. Il bellissimo vestito e i preziosi gioielli che indossava,
tuttavia, non aiutavano affatto nel renderla più attraente agli occhi di un nuovo futuro marito. (?!)
Ma la cara regina, non sembrava rendersene conto.
- Sono così emozionata! -
Disse, voltandosi verso la principessa Garnet; seduta al suo fianco. La sua bellezza era da mozzare il fiato...
Al contrario della madre. Non ci voleva certo un genio, per capire che Brahne l’aveva adottata.
- Sì, anch’io. -
Sussurrò appena, con voce pacata. Nonostante amasse il teatro, in quel momento non riusciva a concentrarsi.
Pensava al suo simpatico ladro. Da quel giorno che le aveva sorriso, non aveva più smesso di pensare a lui.
“Vorrei tanto incontrarlo ancora una volta...” Non sapeva che il suo desiderio si sarebbe presto avverato.

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cap.06: Shogun Beatrix.

Un silenzio quasi irreale dominava l’intera scena.
La folla era in balìa delle più intense emozioni; tutta intenta a seguire l’opera con grande trasporto.
Nobili e popolani, seduti uno accanto all’altro, non osavano fiatare. Soltanto alle scene più commoventi, si lasciavano sfuggire un commento e dai loro occhi tristi scendeva, silenziosa, una piccola lacrima solitaria.
Quell’atmosfera da favola, sembrava poter coinvolgere anche gli animi meno sensibili.
Tutto questo guazzabuglio di gente piangente e decisamente troppo interessata a quello che accadeva sul palco,
che a ciò che le succedeva intorno; era senz’altro un bel vantaggio per il nostro biondo ladruncolo.
Si aggirava fra i nobili più ricchi, silenzioso e furtivo, arraffando quello che poteva. Guil, soprattutto.
Nessuno pareva accorgersi della sua presenza...o che magicamente gli era sparito il portafogli.
Il piano stava funzionando a meraviglia, ma questo era quello che credeva Gidan.

Accanto al trono della regina, Steiner era preda di una strana ansia. Non faceva altro che andare avanti e indietro, avanti e indietro...senza sosta; poi, ad un tratto, soffocando in tempo uno dei suoi classici commenti in latino, si decise a parlare. Con tono carico di rispetto e devozione, espresse le sue paure alla regina Brahne.
- Sua maestà, ho motivo di credere che quei ladri colpiranno ancora! -
Purtroppo, era già la quinta volta che ripeteva quella frase e la regina cominciava a mostrare evidenti segni di nervosismo. Per colpa di quell’uomo di latta paranoico, che le ronzava intorno come una fastidiosa mosca,
non era ancora riuscita a godersi lo spettacolo come avrebbe voluto. “Se prova a ripeterlo di nuovo...”
- Steiner, rilassati! Beatrix ha tutto sotto controllo. -
Esclamò irritata, tornando a concentrarsi sullo spettacolo; quel nome, ridestò Garnet dai suoi pensieri.
Preoccupata, si voltò di scatto verso la madre; per fortuna, il suo buon senso le impedì di lasciarsi sfuggire qualche parola sospetta. “Se -lui- incontrasse Beatrix, non avrebbe scampo.”

Nel frattempo, nel borgo del castello, la bella e letale shogun stava organizzando le sue truppe.
I suoi passi, lenti e precisi, rimbombavano in quel silenzio tombale. Il suo atteggiamento freddo e distaccato,
era accentuato dalla grossa benda che portava sull’occhio destro; completamente cieco.
Era evidente quanto quella brutta ferita di guerra stonasse su quel viso perfetto, ma Beatrix era fiera di portare quella cicatrice; la faceva sentire più forte di quanto in realtà non fosse...
Le soldatesse erano immobili di fronte a lei, pronte ad obbedire ad ogni suo comando.
Le più coraggiose mantenevano imperterrite la loro posizione; la maggioranza, invece, cercava di nascondersi dietro le compagne, piuttosto intimorita dalla presenza di quella donna tanto affascinante quanto pericolosa.
Con voce molto autoritaria, sguardo fiero e deciso, la shogun Beatrix dispensò gli ultimi ordini.
- Voi resterete al castello; fermate chiunque abbia un comportamento sospetto. Voi altre, venite con me. -
Senza aspettarsi alcun tipo di risposta, cominciò ad avviarsi.
“Se quei ladri vorranno tentare di nuovo il colpo, questa volta dovranno vedersela con me!”
Un piccolo, malefico sorriso, fece la sua fugace comparsa sulle labbra della donna.

Intanto, Gidan si era, ingenuamente, concesso una piccola pausa. In cima ad un tetto rotto e traballante,
insieme ad uno sparuto gruppo di gente che non era riuscita a procurarsi in tempo un biglietto e che si era
accontentata di qualche posto gratis in ultima fila, guardava, tutto contento, l’esibizione dei suoi compagni.
“Il Boss è un genio! Lo spettacolo è ormai finito e nessuno si è accorto di nulla! Ce l’abbiamo fatta!”
Era proprio soddisfatto; convinto che niente potesse ancora andare storto.
- Spostati, cretino! Non vedo niente! -
“Cretino a chi?!” Già pronto ad azzuffarsi, il ladro spostò la sua attenzione al proprietario di quella voce; così stridula ed antipatica, che avrebbe reso nervosa perfino la persona più buona e paziente del mondo.
Rimase shockato nel constatare che era stato soltanto un bambino a parlare...un bambino molto particolare.
Soffocando la rabbia, decise che era necessario inculcare in quella testa calda un minimo di educazione. (...)
Con tono gentile e premuroso, cercò di far comprendere al bambino i suoi errori.
- Ascolta piccolo, non si dicono certe parole! -
Contrariamente a ciò che aveva creduto Gidan, il bambinetto parve innervosirsi molto di più.
- Io sono il principe Puck! E parlo come cavolo mi pare! -
Gidan era senza parole; mai aveva incontrato qualcuno tanto antipatico e maleducato.
- Senti un po’ tu! Ti pare il modo di parlare a chi è più grande di te?! -
- Me ne frego! Non venirmi a fare la predica, ladruncolo da strapazzo! -
Ora ne aveva proprio abbastanza, ci sarebbe andato giù pesante; al diavolo se era soltanto un bambino. (!!)
Ma si bloccò...gli sguardi della gente erano tutti puntati su di lui. Stavano bisbigliando qualcosa.
- Sarà davvero un ladro? -
- Meglio non fidarsi! -
La voce si stava diffondendo in fretta e Gidan cominciò ad agitarsi. “Accidenti! Come fa a sapere che...?”

Blank era al settimo cielo, tutto era filato liscio e quella tortura che si era trovato costretto a subire stava,
fortunatamente, per finire. Si preparò a dire le sue ultime battute; Carmen, di fronte a lui, bella come non mai,
aveva già sulle labbra la controbattuta. Concentrandosi al meglio, iniziò a recitare...
Ma dalla sua bocca non uscì un fiato; degli strani movimenti in fondo alla platea avevano attirato la sua attenzione. Socchiuse gli occhi per focalizzare meglio e... “Gidan?! Ma che sta combinando?” Carmen cominciò a preoccuparsi, non era affatto il momento adatto per dimenticarsi una battuta.
*Blank!* Sussurrò la ragazza, cercando di farlo rinsavire; non riusciva a capire cosa gli fosse preso.
La gente cominciava a protestare; Blank sapeva che doveva continuare con lo spettacolo, ma doveva aiutare il suo amico. “Se continua così, attirerà l’attenzione dei soldati! Devo inventarmi qualcosa!”
In quel momento, il suo sguardo si spostò automaticamente verso una Carmen in preda al panico... “Idea!”

Il povero Gidan, era ancora nel bel mezzo della discussione con Puck. “Non demorde, maledizione!”
- Senti moccioso, non capisci che se fai così le guardie... -
Ma le sue parole furono bruscamente interrotte da un irrefrenabile e rumorosissimo coro di - Ooh!! -
Voltandosi verso il palcoscenico, fu testimone di una scena sconvolgente anche per un tipo come lui:
Blank e Carmen si stavano...baciando. (?!)
- Miseria nera! Blank, sei un genio! Sappi che ti ammiro! -
Lanciando un ultimo sguardo ai due piccioncini, tagliò la corda; abbandonando Puck ai suoi insulti.

Ormai al sicuro e con la refurtiva, arrampicato su una piccola torre, Gidan, finalmente, riuscì a rilassarsi.
- Quassù, non mi troveranno mai! Quei soldati sono troppo stupidi. -
In quel preciso momento, una sottile lama gelida e perfettamente affilata si posò delicatamente sulla sua spalla,
brillando sotto la luce della luna d’argento.
- Ma guarda chi si vede! Il comandante Steiner mi ha parlato molto di te. -
Lo sfortunato ladruncolo iniziò a sudare freddo; paralizzato dalla paura. “Beatrix! Ok...sono morto.”

Continua...
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cap.07: Chi la fa...

Il buio regnava sovrano sulla grande città.
Solo le lune, donavano generosamente un poco della loro luce; rischiarando le tenebre della notte.
Una stana figura vestita di rosso varcò, silenziosa, le porte della maestosa Alexandria;
si mosse rapida fra i vicoli e le strade, cercando di non dare nell’occhio... ma le vie erano deserte.
In pochi e veloci balzi, raggiunse il castello illuminato a giorno e addobbato come ad un dì di festa;
con un ultimo salto, raggiunse gli spalti pullulanti di gente. Si guardò in giro preoccupata; stava cercando qualcuno.

Intanto, il piccolo topolino Puck se la rideva sotto i baffi. “Ben gli sta! Quel ladro se l’è proprio cercata!”
Pensò soddisfatto, continuando a godersi lo spettacolo; sicuro che nessuno avrebbe più interrotto il suo meritato svago... si sbagliava.
La sagoma indistinta di una persona, si frappose fra lui e il palco, impedendogli la visione dello spettacolo.
“Adesso ne ho davvero abbastanza! Chi è questa volta?!” Si chiese irritato; la sua pazienza si stava esaurendo.
A dir la verità, bastava poco per farlo arrabbiare.
- Levati di mezzo! Non vedo... -
Si bloccò; aveva già visto quel viso. Scattò i piedi con le gambe che gli tremavano; aveva una brutta sensazione.
- Freya! C-che ci fai qui?! -
La domanda gli uscì simile ad un sospiro e la voce gli tremava. “Sono in guai grossi!” Pensò disperato.
La draghiera gli rivolse un sorriso beffardo. “Ti ho trovato, piccola peste!”
- Ciao, Puck. -
Al finissimo udito del piccolo topino, quel - Ciao - parve più un rimprovero che un semplice saluto.
“E ora che faccio?” Fece qualche passo indietro, preparandosi a scappare.
- Tuo padre è molto preoccupato, lo sai? -
Esclamò Freya mentre si chinava verso di lui, mettendosi alla sua stessa altezza; il suo tono di voce era
cambiato, era più materno. Tuttavia, Puck non aveva la minima intenzione di ascoltarla;
veloce come un fulmine, si buttò giù dal tetto. (!!)
Fortunatamente, non si trovava ad una grossa altezza e non si fece alcun graffio, ma il gesto fu più che
sufficiente per spaventare a morte la povera Freya. In preda all’angoscia, si sporse dal tetto e guardò sotto;
aspettandosi il peggio. “Razza di...!”
Si disse quando lo vide sbucare, illeso, da un viottolo; senza esitare, si lanciò all’inseguimento.
Per quanto fosse agile, Puck non aveva alcuna possibilità di seminarla; Freya era un’esperta guerriera e lui solo
un bambino indifeso; furbo, ma pur sempre un bambino come tanti.
- Mettimi giù... SUBITO! -
Urlò il piccoletto, scalciando come un ossesso; ma la draghiera era del tutto indifferente alle sue proteste.
Caricandoselo ben bene sulle spalle, cominciò ad avviarsi verso il borgo; dove l’attendeva il grande portone che
l’avrebbe condotta fuori dalla città.
- Sta calmo e non farmi perdere altro tempo! Fra pochi giorni, a Lindblum, inizierà la Sagra della Caccia...
e sappi che non ho alcuna intenzione di perdermela! -
Sconfitto e umiliato, Puck non aveva possibilità; a parte quella di sopportare in silenzio.

L’opera era terminata da diversi minuti e la gente, stanca e assonnata, era ansiosa di tornare a casa e farsi una
bella dormita. Nessuno si accorto di nulla o aveva sospettato qualcosa; tutti credevano di aver assistito ad un
comunissimo spettacolo teatrale. Solo i nobili, il giorno seguente, si sarebbero resi conto della verità...

Nonostante l’atmosfera di calma e quiete che aleggiava su tutto il regno, il castello di Alexandria era
letteralmente in subbuglio. Strano a dirsi, ma tutto quello scompiglio era causato da una sola persona: Brahne.
La povera regina, infatti, aveva appena saputo da Beatrix che i sospetti di Steiner si erano rivelati fondati.
E questo, proprio non lo sopportava. “Non riuscirò mai a licenziarlo...” Pensò sconsolata.
- Dove si trova? -
Chiese, senza troppi mezzi termini; desiderava porre fine a quella faccenda il più presto possibile.
- Nella cella in cima alla torre est. -
Rispose Beatrix tutta impettita; ma Steiner sembrava ancora preoccupato. Insicuro sulla reazione di sua maestà,
decise comunque di prendere la parola.
- Ha dei complici, ne sono sicuro... -
Disse mestamente, con tono timoroso; Brahne lo guardò interrogativa. “Cosa vuole ancora?”
Beatrix, contrariamente alla regina, parve d’accordo con il comandante e con fare deciso, parlò in sua vece.
- Se è come dice, potrebbero tornare per liberarlo. -
A quel punto, Brahne sembrò convincersi e terminò la discussione in un modo decisamente troppo frettoloso.
- Capisco. Allora, aumentate la sorveglianza. -
Non ci voleva molto, per capire che non era affatto interessata alla questione; la ragione era semplice:
non era stata derubata lei, bensì i nobili e gli aristocratici; la maggioranza, poi, non era nemmeno di Alexandria.
Il problema, di cui continuavano a parlare i suoi sottoposti, non la riguardava.

Per somma fortuna di Gidan, la conversazione non era sfuggita all’attenzione della principessa Garnet.
- Hanno preso un ladro. Che si tratti di...? -
La paura si fece strada nel suo cuore. “Che sia proprio quel ladro?” Doveva assolutamente accertarsene.

Continua...
Ultima modifica di :.Vlachus.: il 18 mag 2009, 20:00, modificato 1 volta in totale.
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cap.08: Nella vecchia torre.

Mancavano poche ore al sorgere del sole e il popolo di Alexandria era ancora sotto le coperte a sognare;
ignaro di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Solo un’anima solitaria era rimasta sveglia a vagare nella notte...
Barcollando e con la bottiglia di vino mezza vuota nella mano tremante, tentava invano di smaltire la sua
ultima sbronza. (ennesima; secondo la moglie.)
- Viino, vinelloo!! ... hic! -

Intanto, al castello, i Tantarus erano pronti a partire per il grande regno di Lindblum; sede del loro covo.
Kalò sapeva di aver sfidato fin troppo la sorte e, per evitare spiacevoli sorprese,
aveva deciso di lasciare la città la sera stessa.
Tenendo ben salde le mani sul raffinato timone di legno intarsiato, prese parola senza un briciolo di esitazione.
- Bene, picciotti. Si parrrte, ah! -
Fortunatamente, il resto dell’equipaggio non era altrettanto distratto...
Uno strano figuro dalla corporatura vagamente simile ad un minotauro, ma dall’aspetto tutt’altro che minaccioso, si fece avanti; pronto a scombussolare i piani del suo capo.
- Boss! Gidan e Blank non trovvo! -
Esclamò Puddu, con il classico accento sardo tipico della sua famiglia.
Kalò si voltò di scatto, guardandosi intorno spaesato, come se si fosse accorto solo in quel momento
dell’assenza dei suoi più fedeli compagni di scorribande.
- E dove sono, ah?! -

Lo sfortunato Blank, correva a perdifiato lungo il borgo del castello; in preda all’ansia come un povero moguri inseguito da un behemoth inferocito... “Siamo nella m---a!”

Appostato sulla prua dello Scenalante, Poddu (gemello di Puddu), aspettava speranzoso l’arrivo dei suoi compagni, scrutando con la massima attenzione il borgo alla ricerca del più piccolo indizio sulla loro presenza.
- Blank arrivatto è! -
Esclamò, appena il suo acuto sguardo (?!) notò una strana ombra dirigersi a tutta birra verso il Primavista,
con le braccia che si dimenavano freneticamente in aria; come in un improvviso attacco di pazzia. (...)

Gli abbracci amichevoli del Boss erano capaci di stritolare chiunque; letteralmente.
- Picciotto! Mi ero prrreoccupato, ah! -
Blank si sentiva soffocare. Se il capo non lo mollava in quell’istante, era sicuro che ci avrebbe lasciato le penne.
Come se non ne avesse già passate abbastanza, quella sera...
- Dov’è Gidan, ah? -
Chiese Kalò, tenendolo ancora ben stretto nella sua morsa. Che si fosse dimenticato di lasciarlo andare?
“Ora basta!” La pazienza di Blank, era ormai agli sgoccioli; con le ultime forze che gli rimanevano, riuscì a liberarsi da quella stretta mortale; poi, mettendosi ad una distanza di sicurezza e prendendo più volte fiato, iniziò a parlare, cercando di mantenere la calma.
- Beatrix l’ha preso! L’hanno rinchiuso nella torre est! -

Gidan intanto, confinato nella sua minuscola, sporca, buia e fredda cella in cima ad una torre traballante,
guardava, sconsolato, un punto indefinito di quel rozzo pavimento mezzo rotto.
- Accidenti... -
Disse ad alta voce, lanciando uno sguardo alle robuste catene che gli imprigionavano i polsi doloranti.
- ... erano davvero necessarie? -
I suoi tristi pensieri furono interrotti da delle voci. Alzò la testa, puntando gli occhi azzurri sul grosso e
robusto portone di legno che lo teneva bloccato dentro quel posto angusto.
- Lo voglio vedere in faccia... quel miserabile! -
“E dicono che i ladri sono maleducati!” Pensò irritato, mentre buttava uno sguardo fuori dalla stretta feritoia
che lasciava passare solo un minimo di luce, perfino nelle giornate in cui il sole spaccava le pietre.
Il vecchio portone, si aprì con un cigolio sinistro e una sinuosa e minuta figura entrò nella tetra cella.
- Ti prego, perdona le mie parole. -
“La sua voce è così dolce... e stranamente familiare.” Gli occhi del ladro si ridussero a due fessure,
tentando di mettere a fuoco chi gli stava di fronte. La fanciulla, a quel punto, si avvicinò di più,
fermandosi all’altezza della sottile feritoia; solo allora, illuminata dalla fioca luce delle stelle, Gidan la riconobbe.

- Principessa?! -

Continua...
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Non sono nemmeno sicurissimo che siano richiesti commenti, ma in caso contrario credo basti chiedere a un Mod di cancellare il misfatto :sgamato:
Comunque il livello mi sembra più che discreto, e ci sono tutte le premesse per realizzare qualcosa di veramente meritevole.

Se mi permetti però una perplessità è che mi sembra che al momento non si colga ancora che strada tu abbia deciso di intraprendere. La narrazione fino a questo punto somiglia in certi casi moltissimo all'incipit dello stesso Final Fantasy IX, seppur con elementi originali e di tua invenzione. Diciamo che mi piacerebbe vedere la storia evolversi in modo completamente diverso, distaccandosi dalla matrice di FFIX e costruendo attorno ai personaggi una nuova trama, senza richiami all'originali. A meno naturalmente che il tuo intento sia quello di fermarti alle dinamiche dell'incontro tra Garnet e Gidan, ma aspetto ben volentieri di leggere il seguito.
La seconda annotazione che mi permetto è sulla caratterizzazione dei personaggi; Una delle forze di FFIX è di avere un cast dalla personalità molto ben delineata, con ogni personaggio dotato di uno specifico linguaggio e di vari "tics" linguistici e comportamentali che li rendono a tratti si caricaturali ma anche molto distinguibili pur nella complessità delle loro sfaccettature. Ho l'impressione che da questo punto di vista tu non abbia ancora osato abbastanza. Hai si colto i tratti distintivi di ognuno di essi, ma fossi in te "esagererei" da quel punto di vista, lavorando ancor di più sulle loro battute e sul loro comportamento in modo tale da renderne bene l'unicità e le peculiarità, sopratutto per quanto riguarda quelli principali. Credo che un lavoro del genere non solo aggiungerebbe fascino e interesse alla narrazione, ma permetterebbe anche di arricchire il tuo racconto da tutti i punti di vista.

Comunque sia, sperando che tu non abbia preso a male le osservazioni che mi sono sentito di fare, rinnovo i complimenti e aspetto il seguito.
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Holden ha scritto:Non sono nemmeno sicurissimo che siano richiesti commenti, ma in caso contrario credo basti chiedere a un Mod di cancellare il misfatto :sgamato:
Comunque il livello mi sembra più che discreto, e ci sono tutte le premesse per realizzare qualcosa di veramente meritevole.

Se mi permetti però una perplessità è che mi sembra che al momento non si colga ancora che strada tu abbia deciso di intraprendere. La narrazione fino a questo punto somiglia in certi casi moltissimo all'incipit dello stesso Final Fantasy IX, seppur con elementi originali e di tua invenzione. Diciamo che mi piacerebbe vedere la storia evolversi in modo completamente diverso, distaccandosi dalla matrice di FFIX e costruendo attorno ai personaggi una nuova trama, senza richiami all'originali. A meno naturalmente che il tuo intento sia quello di fermarti alle dinamiche dell'incontro tra Garnet e Gidan, ma aspetto ben volentieri di leggere il seguito.
La seconda annotazione che mi permetto è sulla caratterizzazione dei personaggi; Una delle forze di FFIX è di avere un cast dalla personalità molto ben delineata, con ogni personaggio dotato di uno specifico linguaggio e di vari "tics" linguistici e comportamentali che li rendono a tratti si caricaturali ma anche molto distinguibili pur nella complessità delle loro sfaccettature. Ho l'impressione che da questo punto di vista tu non abbia ancora osato abbastanza. Hai si colto i tratti distintivi di ognuno di essi, ma fossi in te "esagererei" da quel punto di vista, lavorando ancor di più sulle loro battute e sul loro comportamento in modo tale da renderne bene l'unicità e le peculiarità, sopratutto per quanto riguarda quelli principali. Credo che un lavoro del genere non solo aggiungerebbe fascino e interesse alla narrazione, ma permetterebbe anche di arricchire il tuo racconto da tutti i punti di vista.

Comunque sia, sperando che tu non abbia preso a male le osservazioni che mi sono sentito di fare, rinnovo i complimenti e aspetto il seguito.
Non preoccuparti, ogni tipo di commento/critica (se costruttiva) è ben accetto! :D
Ora, vediamo di chiarire i tuoi dubbi...

Allora, la somiglianza con FFIX è voluta; volevo provare a sviluppare una trama originale partendo dal classico inizio del gioco. Più avanti, la storia si discosterà completamente da quella del IX.
Ovviamente, dato il genere romantico-comico, gli eventi della storia saranno incentrati sul rapporto fra Gidan e Garnet; senza trascurare, però, il resto dei personaggi.
Riguardo alla caratterizzazione dei personaggi, non posso darti torto; la fic. la scrivo per puro divertimento e non è esente da errori, purtroppo. Cercherò di seguire il tuo consiglio e grazie per i complimenti. :-)
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