Agli occhi dello spadaccino sembrava provasse un insano piacere nel sorprendere e nell'aggredire il nemico, alla stregua di un famelico predatore.
Due uomini diversi, con due stili di combattimento diametralmente opposti, eppur più simili di quanto si potesse pensare.
Perché combattevano?
La risposta era semplice: per sentirsi vivi.
Leon esternava tutto sé stesso in un combattimento e Raiden, dal canto suo, non poteva farne a meno. Per questo, nonostante il torneo fosse stato sospeso e concluso con un giudizio di ex aequo, i due, non paghi, si erano dati appuntamento allo Zoolab per disputare quello scontro, ognuno con le proprie motivazioni sul groppone.
E ora erano lì, a fronteggiarsi in un miscuglio di sangue, sudore, acqua e neve gelida nella fedele rappresentazione virtuale delle Rovine di Trabia.
Uomo contro uomo, lama contro lama.
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Raiden non ebbe modo di approfondire le caratteristiche del presente donatogli da Leon nel corso del suo ultimo assalto che Rayearth gli fu subito addosso, brandendo la Claymore gemella con entrambe le mani. Il ragazzo tentò un poderoso fendente che Raiden si trovò costretto a parare incrociando a mezz'aria le due lame in suo possesso. La forza del colpo fu tuttavia così intensa da costringerlo ad arretrare, con i piedi che affondarono di qualche centimetro nella soffice e corposa neve che si estendeva come un elegante manto sotto i piedi dei due contendenti.
Ostacolato nei movimenti, Raiden perse l'equilibrio sotto il violento impatto e si ritrovò privo della Claymore, che fece così ritorno tra le mani del suo legittimo proprietario.
« Questa, se non ti dispiace, la prendo io. » disse Leon in tono marcatamente canzonatorio, riappropriandosi dell'arma.
Trascinati dalla foga del combattimento, i due erano finiti in un punto dell'arena in cui la neve era particolarmente alta. Credendo di avere Raiden alla propria mercé, ingolfato com'era in quell'infido candore, e rientrato in possesso della propria arma, Leon attaccò di nuovo, senza riflettere, allo scopo di finire quell'avversario tanto odiato.
Ma aveva fatto i conti senza l'oste.
La neve sotto i suoi piedi si era trasformata in una vitrea lastra di ghiaccio. Era immobilizzato.
Questa volta non ebbe tempo di imprecare.
Lo spadaccino si rialzò e piombò come un falco sulla sua preda, colpendolo con un violento pugno all'addome, la mano sinistra rivestita da un guanto di ghiaccio che aveva appositamente realizzato per imprimere maggior forza al colpo.
Leon bestemmiò mentalmente; il fiato gli si mozzò in gola, costringendolo a sputacchiare un grumo di saliva misto a gocce di sangue. Ma Raiden non si arrestò: come una falce, sgambettò il suo avversario, mandando in frantumi la coltre di ghiaccio che circondava i suoi piedi e spedendolo, schiena a terra, sul manto nevoso.
Fanc**o ogni tecnicismo, il combattimento era entrato nel vivo ed era l'adrenalina a farla da padrone.
« L'chaim, stro**o » sussurrò Raiden con fare sprezzante, apprestandosi a finire il suo avversario.
Era sdraiato su di un letto di neve, sarebbe bastato poco per imprigionarlo in una gabbia di ghiaccio, ma...
...Leon era un osso duro.
Raiden vide, impotente, le proprie palpebre calare. L'abbraccio di Morfeo fu lento, dolce e suadente come quello di una donna ma venefico e costrittivo come quello di un serpente: lo spadaccino piombò in un sonno profondo che gli impedì qualsiasi tipo di reazione. Leon ebbe così modo di rimettersi in piedi. Asciugò il sangue che gli era precedentemente colato sul mento col dorso della mano e tornò a fissare il suo avversario.
A breve si sarebbe risvegliato, di certo non gli avrebbe fatto mancare un caloroso buongiorno.
Lo colpì con un calcio ben assestato, ricambiandogli il favore. Raiden si risvegliò, ma stordito com'era dal torpore, non riuscì ad evitare un secondo colpo. Era sotto assedio.
Al terzo colpo, svanì.
« Ma che cazz...? » imprecò Leon, vedendosi di punto in bianco sparire il suo avversario da sotto il naso.
Neve.
Cambia la struttura, ma non la sostanza.
Neve, acqua ghiacciata cristallina costituita da una moltitudine di cristalli di ghiaccio con i quali Raiden era diventato tutt'uno.
Con un ennesimo ribaltamento di fronte, il combattimento andava avanti.
Maledetto pezzo di merda acquatico, pensò guardandosi intorno. Dove diavolo si era cacciato?
Tieni gli occhi ben aperti, Leon. Quello spocchioso figlio di pu**ana può essere ovunque. E tu non vorresti trovarti con una stalagmite ficcata su per il culo, eh?
Ma dello spadaccino nessuna traccia, soltanto neve su neve, neve a perdita d'occhio. Leon iniziò ad irritarsi. Un tale approccio al combattimento lo infastidiva; lui, che si gettava anima e corpo in uno scontro, avrebbe preferito combattere senza sosta fino al momento in cui uno dei due sarebbe stramazzato al suolo, evitando simili giochetti.
« Avanti, bastardo! » urlò al vento « Vieni fuori, vigliacco! Cosa aspetti? »
Ad un tratto, una lastra di ghiaccio spuntò dalla coltre di neve a nove, dieci metri dal punto in cui si trovava Leon, accompagnata dalla voce di Raiden che sembrava uscire da ogni fott**o cristallo di neve presente nei paraggi.
...cosa...aspetti? Vieni a prendermi...
Lo stava apertamente provocando. La lastra di ghiaccio, alta almeno quattro metri, venne affiancata da un'altra lastra e da un'altra ancora, fino a costruire un grosso recinto di ghiaccio di forma circolare al cui centro si trovava Leon.
Era nell'occhio del ciclone.
...allora verrò io da te.
Un pugno al volto, l'impatto, il dolore.
Raiden era di nuovo scomparso. Leon si voltò, nel tentativo di colpire con le Claymore l'avversario che supponeva essere alle sue spalle, ma andò a vuoto. Ancora una volta, d'improvviso e da una direzione apparentemente casuale, Raiden emerse, colpì e sparì.
E avrebbe colpito e colpito ancora, incessantemente, fino a quando il suo avversario non avrebbe ceduto, imprigionato in quella grottesca quanto letale prigione. Avrebbe colpito in qualsiasi modo, di persona o attraverso il ghiaccio.
Senza pietà.
« Prova ad uscirne, Leon. Vivo, possibilmente. »
Spoiler
L'chaim è un augurio ebraico, "alla vita", utilizzato in chiave ironica. Libera citazione da True Detective