eccomi con il nuovo capitolo. dovevano essere due, ma sono risultati troppo corti e noiosi, quindi li ho fusi insieme... e li ho battuti molti di fretta perchè ho detto che agiornavo, ma un'ata volta mi è mancato il tempo materiale per fare una buona elaborazione.
per ora non ci saranno sviluppi in quanto trama legati alla malattia, ma quando arriveranno a Midgar inizierà a muoversi un po' tutto.
Il pezzo dei capelli di Cloud non è qui, sarà più avanti ^^'''
vi ringrazio ancora per i commenti che sento di non meritare... grazie!
ora vi lascio all'undicesimo capitolo!
Namine Sensei, come sempre dedicata a voi! con affetto un bacio anche a tutti coloro che hano commentato! Kira, Otty, Elena, Aeris92, Rikku, Jin Kazama e namine90...
Grazie anche a coloro che mi hanno sostenuto sempre e comunque, come Riku91, Yue, AmyLerajie...
spero non faccia troppo schifo... purtroppo devo lasciare le parti più interssanti per quando potrò mettere della carne sul fuoco dopo l'arrivo a Midgar.
buona lettura ( se vi sentite male lasciate perdere! O.O)
PS: post numero 100 XD
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CAPITOLO UNDICESIMO
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Yuffie rimase in silenzio per qualche decimo di secondo dopo la strana affermazione del moro, quindi automaticamente scoppiò in una risatina soffocata che irritò non poco il suo interlocutore, benché egli non lo desse a vedere.
- Vincent.. come vorresti passare inosservato per Costa del Sol scusa?-
il grugnito di disappunto e il lieve cipiglio interrogativo vennero colti dalla mora che viaggiava da almeno tre ore sul chocobo appoggiata con la schiena contro il proprio compagno di avventure.
-Vin, ciò che intendo è che tu vesti in modo decisamente troppo pesante… per passare inosservati andrebbero bene abiti come il mio o il suo!- esclamò indicando maleducatamente il biondo con l’indice - un uomo con una trapunta sulle spalle si fa notare con questo caldo mostruoso! Puoi provare a chiedere un paio di bermuda a Cloud!- concluse quindi sollevando l’indice e fissando dal basso verso l’alto il volto inespressivo dell’altro.
Ciò che non capiva era essenzialmente il “perché†Vincent, che non era mai stato un uomo che si faceva scrupoli nell’apparire nei momenti più insensati dai luoghi più insensati, una bara in un sotterraneo per esempio, desiderasse mantenere l’anonimato in una città affollata e festaiola come quella in cui erano diretti.
Non c’erano state troppe discussioni in merito, Cloud aveva semplicemente affermato che non era possibile affaticare troppo i pennuti color oro anche con una traversata oceanica, il che richiedeva oltretutto almeno due giornate di galoppo continuo, e che avrebbero preso il traghetto che univa Junon a quel continente.
Per lei l’unica cosa importante, sinceramente, a quel punto del viaggio era fermarsi in una bella locanda e abbufarsi con le specialità locali che non sfiorava da una vita.
Pane? Che cos’era? Il mitico pescericcio di Costa del Sol in salsa rosa? Un lontano miraggio quasi scomparso nei ricordi.
Non si rese neppure conto di aver emanato un sommesso mugolio soddisfatto riflettendo su quanto si sarebbe divertita a visitare quella città ed il basso commento apatico di Vincent riguardo alla sua precedente affermazione la riportò alla realtà .
-a prescindere da ciò che indosso gradirei non dar troppo spettacolo…-
-Vinnie, sono io a dar spettacolo di norma, ma credimi, con quel vestito.. dai, mi fai venir caldo solo a guardarti!- sbottò infine ad alta voce agitando una mano davanti a se con noncuranza.
I suoi piedi ciondolavano allegramente ai lati del Chocobo, appoggiandosi indietro di tanto in tanto alle gambe di Vincent quando non le andava più di agitarli, e il moro si stava occupando di gestire il viaggio tenendo strette le redini del pennuto giallo.
-allora non guardarmi…-
-fosse facile… - ridacchiò lei dandogli un lieve pugno, per certi versi più simile ad una carezza, sotto il mento. Era una sua brutta abitudine che non era scomparsa nel tempo. Quando uno diceva un’idiozia che perfino lei non condivideva, dava una lieve pacca di ammonimento… sempre meglio di un pugno vero com’era stata abituata da bambina.
Sbadigliò tra se e se, ormai non più abituata ai ritmi di marcia serrati che gli altri due stavano tenendo, socchiudendo gli occhi e rilassandosi maggiormente contro quel caldo cuscino che era il suo compagno…gongolandosi nel pensiero che per lui doveva essere qualcosa di altamente intollerabile.
Vincent, dopo aver riaperto l’occhio che aveva chiuso durante quel breve contatto, sospirò com’era solito fare e, con voce piatta, le rispose semplicemente che se preferiva stare da sola lui non aveva problemi in merito.
-idiota…in ogni caso sarebbe veramente meglio se ti dessi una cambiata di tanto in tanto… piuttosto, perché vuoi cercar di non farti notare? Non ti sei mai fatto problemi del genere prima…- borbottò con aria improvvisamente sveglia e curiosa che venne accolta con un nuovo sospiro apatico dell’altro.
La ninja storse le labbra in una smorfia cercando di protestare, ma Cloud la interruppe avvicinandosi al duo dopo aver, seguendoli a galoppo, ascoltato buona parte della conversazione.
-Yuff, non mi dire che non lo sai che c’è una pazza invasata che vorrebbe diventare la signora Valentine a Costa del Sol…-
tre emozioni si susseguirono rapidamente nell’animo della ragazza che ora osservava con occhi sbarrati ed aria scettica il biondo.
Sorpresa, compassione e un’irrefrenabile voglia di ridere… quando quest’ultima onda emotiva giunse nel suo cuore travolse ogni buon proposito di mantenere un’aria seria e evitare di umiliare l’ego del proprio compagno.
Ancora beatamente accoccolata contro il torace di Vincent, Yuffie si ritrovò a lasciarsi andare in una risata liberatoria incontrollabile che, nonostante non fosse sua intenzione, irritò di certo l’altro.
Con alcune piccole candide lacrime ai lati degli occhi castani, cercò di ricomporsi minimamente e puntò lo sguardo su Cloud come aspettandosi quasi una smentita, ma così non fu.
La sua mano destra corse tra i capelli neri di lui e gli accarezzò lievemente la nuca dando anche una sonora grattata a quella cascata morbida del color della notte che di sicuro non vedeva una spazzola da anni –e bravo il nostro Vincent!- esclamò quindi.
Lui le scostò la mano con aria nervosa e borbottò qualcosa sul “non voler avere seccature tra i piedi†prima di spronare la propria cavalcatura ad una corsa ancora più rapida di quando non fosse prima, Yuffie si ritrovò troppo impegnata a mantenere l’equilibrio per continuare a fare battute idiote e Cloud, indietro, faticava di suo a tenere il ritmo di un Chocobo più veloce e con un peso minore sulla schiena.
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Nanaki stava discutendo con un gruppo di membri anziani della famiglia dei felini di cui si era ritrovato a far parte.
Al centro del cerchio che si era venuto a formare vi erano numerose prede catturate in quel mondo chiamato semplicemente underdark. Molti animali di quelli che erano li presenti erano addirittura completamente sconosciuti al figlio di Seto che, con sua grande sorpresa, aveva scoperto che pur non salendo ormai più in superficie tutti i membri di quell’enorme famiglia che era la tribù in cui si trovava ora potevano tranquillamente sopravvivere grazie ad un ecosistema sotterraneo composto da boschi di funghi e fiumi scavati nelle rocce... una specie di mondo alternativo in cui non brillava mai la luce del sole, ma perennemente illuminato da organismi fosforescenti e dai cristalli che, fino a quel momento, aveva solo visto nella cava in cui giaceva la femmina dell’ex turk.
si sentiva onorato per il fatto che fosse stata organizzata una festa in suo onore come "fratello ritrovato" ed una parte di se, come quasi fosse costretta da qualcuno più in alto, non si sarebbe mai più mosso da li, ma allo stesso tempo una parte di se gli diceva di correre rapidamente verso l'esterno e cercar di ritrovare Cloud e gli altri per proteggere Cosmo Canyon.
Nihil non partecipava al banchetto per il momento, aveva detto che doveva andare a sistemare due questioni personali, poi l’avrebbe raggiunto più tardi per unirsi alla discussione.
-allora?- chiese ad un felino che appariva come il più anziano del gruppo dopo che questi aveva parlato per un poco ad occhi sognanti di come ricordava la luce del sole. gli altri membri della comunità presenti erano rimasti ammutoliti nel pensare ad un mondo non coperto da alcun soffitto e oltretutto decorato nel vuoto da un enorme palla di fuoco durante un ciclo di dodici ore definito "giorno" e da una lacrima argentea nelle restanti dodici chiamate "notte".
certo, a lui piaceva sentire come il mondo che conosceva perfettamente con i suoi colori e le sue abitudini venisse modificato dai racconti di chi vi aveva trascorso solo alcuni giorni della priopria esistenza e ne serbava un meraviglioso e malinconico ricordo.. ma voleva una risposta alla propria domanda!
-figlio di Seto, la tua domanda sarà accolta unicamente da chi accetterà il rischio di cadere nel vuoto celeste che di notte si tinge di nero avvolgendo la superficie come in un guscio di tenebra…- rispose un altro felino la cui forma era più simile a quella di un puma – questo è quanto…-
Nanaki si guardò attorno, ma nessuno si fece avanti in quel momento in cui era calato un pesante silenzio.
-io, io! Ci vado io!-
una cuccioletta esuberante decisamente più piccola di lui, le avrebbe dato al massimo una ventina di cicli solari, iniziò a saltellare improvvisamente a lato e si portò al centro del banchetto sporcando oltretutto le vivande con le zampe che erano sporche di fango.
-Maisha, non dire cose che non hanno senso!- sbottò il più anziano – sei troppo giovane mia cara per affrontare i pericoli del mondo scoperto!-
-si che sono..- Nanaki fece un mezzo sorriso vedendola abbassare improvvisamente le orecchie innanzi allo sguardo severo del gruppo – ok, ok… adulti noiosi…beh, in ogni caso dovrebbe chiedere a Shia di accompagnarlo!-
il commento, apparentemente senza senso per il felino di Cosmo Canyon, venne improvvisamente accolto da una serie di assensi. Tutti confabulavano tra di loro sul fatto che fosse una grande idea chiedere alla fantomatica Shia di andare in superficie a controllare che la situazione non degenerasse fino al punto da intaccare il loro stile di vita.
-shia?- domandò l’eroe del cratere a nord con aria perplessa. Non aveva la più pallida idea di chi fosse e non l’aveva neppure sentita nominare in precedenza mentre parlavano di come si dividevano i gruppi per la sopravvivenza in quel luogo ostile che era diventata la loro casa.
-la vecchia Shia… ovvio, no? Lei è la più adatta a venire con te…- ridacchiò la cuccioletta avvicinandosi e strusciandosi poi contro una sua zampa in cerca di coccole come quasi ogni bambino, anche umano, era solito fare.
La zampa del felino le si posò dolcemente sul capo mentre un sommesso ronfare iniziò ad arrivare alle sue orecchie -dove posso trovare questa Shia?-.
La voce di Nihil alle sue spalle lo sorprese lievemente e per la seconda volta gli fu grato quando la sua mente realizzò quanto gli era stato detto.
-è un po’ difficile da trovare il luogo, non temere, ti ci condurrò io…-
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Vincent Valentine emise un grugnito di disappunto… l’ennesimo della giornata.
Ok, avevano viaggiato per quasi tutto il giorno verso est con l’unica consolazione di due veloci pause per i pasti ed altrettante brevissime soste per necessità fisiologiche che attualmente non lo riguardavano più…
Ok, doveva fare un caldo infernale dato che poteva, pur non percependolo come gli altri esseri umani, accorgersi della temperatura esterna…
Ok, Yuffie tendeva ad annoiarsi quando era obbligata a stare ferma troppo a lungo…
Ok, Cloud viaggiava dietro di loro non potendo partecipare attivamente ai dibattiti che lei proponeva ed egli, quale “bel tenebroso associale†non era esattamente una piacevole compagnia con cui discorrere allegramente…
Ok, Yuffie poteva essersi annoiata a tal punto da addormentarsi come una bambina piccola scambiandolo per un cuscino.. anzi, meglio dato che così non parlava…
Ma perché se l’era presa con una ciocca dei suoi capelli in tal modo? L’aveva stretta tra le dita nel sonno, approfittando del fatto che si erano fermati un istante per decidere da quale strada entrare nella cittadina e farsi notare di meno, ed aveva iniziato a strattonarla ad intervalli periodici inveendo sottovoce con qualche nemico immaginario.
Con cautela, per evitare di ritrovarsi a fare da balia ad una euforica ninja sveglia, strinse i propri capelli poco sopra il punto in cui lei vi si era aggrappata e, aiutandosi con il guanto metallico, tentò di sfilargliela delicatamente.
-aawww… non ho mai visto un baby sitter migliore di te…-
lanciò un’occhiata di ghiaccio al biondo che gli si era accostato mentre, con non poca fatica, toglieva quella povera parte della sua chioma scura che aveva subito violenza.
Lo sapeva che ogni sacrosanta volta in cui decideva, o veniva deciso per lui, di muoversi in gruppo, finiva immancabilmente a dividere il suo tempo con il/la più piccolo/a della combriccola per prendersene cura.
-non fare ironia indesiderata Cloud…- rispose in modo pacato dando alla ninja un peluche di un panda che aveva, con suo lieve shock, trovato nella sacca di lei in cerca di qualcosa che potesse essere facilmente fatto a pezzi senza che lui ci rimettesse nulla.
Sia il moro che Cloud rimasero in silenzio per qualche secondo notando che Yuffie aveva improvvisamente abbandonato la sua furia inconscia per abbracciare quell’oggetto consunto.
-chi la capisce è bravo…- ridacchiò il biondo per poi volgere lo sguardo innanzi a se, conscio del fatto che l’altro non lo avrebbe mai degnato di una risposta – beh, direi che ci siamo… però non mi ricordavo che la Costa del Sol fosse un mortorio simile… possibile che una semplice malattia abbia messo a tappeto una città incasinata come questa?-
l’altro rimase in silenzio per alcuni istanti meditando in merito. L’ultima volta che era stato li, ovviamente per lavoro, aveva dovuto far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non andarsene lasciando i suoi soci da soli senza aver concluso nulla… ora vi era un silenzio innaturale rotto unicamente da alcune risate di bambini che giocavano con una palla gialla in mezzo ad una strada.
Avevano deciso di accedere attraverso la strada più comune, quella che passava sotto un piccolo ponte in pietra, e già da li si intuiva che qualcosa non quadrava.
-Vincent, io vado a prenotare il posto sul prossimo battello e voi due rilassatevi un poco. Ormai è abbastanza tardi
-Yuffie, svegliati…- mormorò obbligandola a raddrizzarsi in modo più composto sulla creatura. Il suono della canottiera sudata che si staccava svogliatamente dalla sua camicia in pelle gli fece storcere il naso con una smorfia e la ninja rabbrividì istintivamente dopo essere stata privata di quella fonte di calore alle sue spalle ormai umide ed esposta alla lievissima brezza serale che aveva iniziato a levarsi.
-mmhh.. – una risposta insensata riferita a qualche specie esotica di pappagallo albino di Corel si levò dalle labbra di lei, quindi il moro la vide sporgersi a lato come cercando qualcosa da premere, forse la sveglia, e si dovette muovere in fretta afferrandola per la cintura poiché ella stava beatamente scivolando giù dal chocobo.
-Yuffie, svegliati…- insistette dandole un lieve strattone e riportandola a sedere in una posizione corretta risistemando oltretutto, con una velocità che non credeva di possedere, il pupazzo prima nominato nella sacca di lei onde evitare piagnistei e lamentele.
-che ore sono?- chiese lei strofinando il dorso della mancina contro l’occhio sinistro e volgendo uno sguardo assonnato a Cloud che le rispose con un sorriso comprensivo simile a quello che le aveva riservato una volta sull’aeronave nel cercare di spiegarle come non stare tanto male.
Prima che qualsiasi parola potesse vanir detta la ninja si raddrizzò a sedere con la schiena retta e puntò l’indice innanzi a se indicando la cittadina ed esultò.
-Siamo arrivati! Siamo arrivati! Grazie Leviathan!-
Vincent, con uno sbuffo infastidito, le abbassò le mani protese verso l’alto e le mormorò sottovoce di non farsi notare troppo.
Fu un breve scambio di sguardi irritati, quindi la giovane smontò dal chocobo imitata rapidamente dal biondo e infine dal terzo membro della compagnia.
-Allora, qual è il piano?- domandò Yuffie stiracchiandosi prima di assumere un’aria a metà tra la complicità ed il teatrale.
-piano?- chisero all’unisono i due ragazzi fissandola mentre recuperava la sacca dei soldi dal proprio bagaglio.
-yep! Piano… come far passare Vincent per una persona senza problemi di sociopatia e soprattutto come non far notare che è vestito in un modo che anche babbo natale troverebbe osceno!- ridacchiò lei saltellando sul posto agitando un logoro borsello in pelle nera che sembrava aver visto tempi decisamente migliori.
-non mi dire che ci stavi ancora pensando!- mormorò Cloud con aria contrariata in parte sorpreso che il primo pensiero dell’esuberante fanciulla fosse andato a quell’insignificante, per lui ovviamente, dettaglio.
-Cloud… sinceramente è stato l’unico argomento un minimo divertente di cui abbiamo discusso oggi oltre che alla vita sentimentale dei tuoi chocobo…-
nessuno dei due fece in tempo a ribattere qualcosa alla faccia arrabbiata di lei che la ninja iniziò a correre verso il centro del paese dopo aver velocemente borbottato qualcosa a velocità incredibile… qualcosa con i mezzo le parole “materia†“caduta†“raccogliereâ€.
- non sai quanto mi pesi, ma…- il moro aveva preso un fazzoletto dalla propria borsa e si stava iniziando ad asciugare il proprio abito che era ancora umido ed emanava un odore sgradevole dal punto in cui l’altra era rimasta appoggiata durante il lungo tragitto –devo darle in parte ragione…- brontolò avvicinandosi con passo lento ad una costruzione il cui tetto appariva estremamente basso- in ogni caso Cloud, avvisami quando sarà ora di partire…-
-Hey, Vincent, aspetta un secondo…-
le parole del biondo si persero nel nulla mentre un certo uomo dal mantello rosso ed una ragazzina esuberante si perdevano tra le vie semioscure di Costa del Sol.
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Yuffie AMAVA Costa del Sol, ma non era così che se la ricordava. L’ultima volta che aveva soggiornato in quel luogo era stato… diverso…
Ora no c’erano più le decine di turisti da cui “prendere in prestito a lungo termine†oggetti che “casualmente cadevano loroâ€.
Bambini… bambini… vedeva solo marmocchi ovunque! Si era anche fermata a giocare a calcio in una piazzetta, ma sembrava come se il tempo si fosse improvvisamente fermato in quel posto.
Le poche persone adulte che aveva visto, una decina in tutto, si erano mogiamente stipate all’interno del bar ed apparivano stanche, le restanti sembravano volersene stare rinchiuse in casa come in prigionia.
-mmhh..- brontolò tra se e se soppesando il misero borsello pieno d’oro che aveva ancora stretto nella mano destra – e pensare che io speravo di racimolare un po’ di soldini…- mugugnò quindi dirigendosi verso una locanda lievemente più appartata e, almeno all’apparenza, vuota.
Con passo stranamente lento, portato un po’ dalla delusione di non aver trovato nulla ed un po’ dal dubbio che le cose non andassero bene in giro come andavano a Wutai, invero quest’ultimo era un pensiero che raramente si era affacciato nella sua mente, si andò a sedere al bancone ordinando un “piatto degno di questo nome†alla ragazza che, apparentemente annoiata quanto lei, stava dietro al bancone.
Questa le passò il menù, ma la ninja non ci diede che un’occhiata prima di ordinare i piatti meno cari. Non c’era più neppure tutta quella scelta che ricordava.
Rimase a fissare il soffitto decorato con pesci di vetro ingannando l’attesa che si era fatta decisamente noiosa.
Voleva divertirsi lei! Forse era un desiderio un poco egoistico ed infantile… ma dopo tre anni rinchiusa in un villaggio in cui non poteva che vedere le stesse persone tutti i giorni e vivere in una monotona routine di festicciole squallide che suo padre organizzava nella speranza che lei si innamorasse di qualcuno… beh.. si auto perdonava!
-nuova del posto?-
la ninja si voltò verso la cameriera che le stava servendo le pietanze ordinate.
Non era la classica ragazza per bene a prima vista, anzi, oltre che a vestire abiti simili ai suoi, appariva goffa come una tartaruga zoppa. Occhi rossi come quelli di vincent.. stranamente era stata la prima cosa che aveva notato.
-oh, no… sono già stata qui altre volte, ma non mi ricordavo che fosse così… così…- si morse la lingua.
-deprimente? Hai ragione, abbiamo visto giorni migliori…- brontolò l’altra posando con poca grazia la piccola brocca di succo d’arancia che la ninja aveva chiesto per poi passarsi la mano destra tra i capelli color rame tagliati poco sopra le spalle.
-ehm… volevo evitare di dirlo, ma… è così…- ammise l’altra affondando la forchetta in quella specie di frittata che si era fatta portare… aveva un aspetto a dir poco terribile, ma essendo abituata a mangiare ciò che si preparava da sola… buttò giù.
Oh, di norma si dice che un piatto non troppo bello non andava giudicato solo dall’aspetto, ma anche dal sapore perché era quello che contava di più… beh, non era il caso di quelle povere uova che erano state barbaramente trasformate in qualcosa di osceno! Avrebbe rivolto una preghiera al sommo Leviathan per le loro anime, neppure Barret poteva dirsi messo peggio!
Represse una smorfia e fece un sorriso tirato nella speranza di poter almeno dopo alleggerire la signorina che stava tentando di ucciderla.
-ehm… è un po’ troppo salata…- mormorò rendendosi conto che il suo vano tentativo di non far notare il proprio disgusto era fallito miseramente, quindi decise di prendere direttamente il contenitore del liquido che si era presa per quel pasto e inghiottirne a grandi sorsi per coprire il gusto incommentabile. Grazie al cielo almeno le arance erano state risparmiate, anzi, sembravano perfino essere di una delle specie migliori.
-oh, mi spiace…- ribadì l’altra con una convinzione che rasentava lo zero più assoluto – di norma è mio padre che cucina, ma da quando è stato isolato per via della peste rossa mi sono ritrovata a dovermi arrangiare…- borbottò prendendo posto davanti alla ninja.
Yuffie si iniziò a domandare se, anche agli occhi degli altri, il suo modo di fare in parte simile, potesse essere tanto irritante… in ogni caso abbandonò l’idea di finire il proprio pasto e passò all’obbiettivo di raccogliere informazioni.
Cid e Shera non sapevano nulla in merito perché erano stati in viaggio a vicino al tempio degli ancient per tre settimane prima di andare a Wutai, Vincent era mister disinformazione e Cloud ne sapeva poco più di lei.
-dunque… la peste rossa… è così che la chiamate?-
l’altra parve sorpesa per un istante, quindi agitò una mano con noncuranza – certo, dove vivi? Sei per caso un eremita solitario?-
-diciamo che la descrizione in parte mi si avvicina, ma.. di grazia, cosa mi sai dire?- domandò Yuffie insistendo e cercando di non pensare al conformer che aveva, disgraziata lei, abbandonato legato al fianco del chocobo.
-cosa ti posso dire? Bubboni, piaghe… si diffonde anche tra le persone che non vengono a contatto con i malati e nessuno si sa spiegare da dove venga…- la chioma quasi arancione di lei danzò allegramente mentre la terrificante cuoca scuoteva il capo –non c’è molto da dire, qui si è diffusa come olio sull’acqua forse per via del grande turismo e da allora la gente ha preso la brutta abitudine di confinarsi in casa rendendo questo posto un vero e proprio mortorio!-
la ninja annuì tra se e se. Dunque neppure lei era a conoscenza di particolari che erano ancora sconosciuti allo strano trio di viaggiatori.
-capisco…- mormorò versandosi un bicchiere altra polpa del frutto che sopra ogni altro amava -… quindi non avete idea di ciò che la possa provocare… non avete notato nulla di strano?-
-beh.. colpisce gli anziani per prima ed i bambini, per il momento, sembrano non risentire di nulla come pochi altri ragazzi della mia età …-
un sopracciglio scuro si alzò a quell’affermazione. Una malattia “discriminatrice� dove si era mai vista? Fece per rivolgere una nuova domanda alla ragazza che cloud, comparso sulla porta con il fiatone, la interruppe.
-Yuffie, paga che dobbiamo andare!-
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Il moro stava rilassandosi sdraiato sul tetto della locanda di Costa del Sol abbracciato dolcemente dalle ombre che si distendevano uniformemente accanto a lui da quando il sole era scomparso..
Stranamente Chaos non era li per infastidirlo ed egli si godeva appieno quel momento di quiete immergendosi appieno nei suoi ricordi.
Quando era veramente da solo ogni cosa gli ricordava lei.
La fresca brezza che giungeva dal mare gli rammentava l’aria dolce che giungeva a Nibelheim ed il tempo passato a farsi accarezzare dal suono armonioso della voce di Lucretia Crescent.
Il silenzio che lo avvolgeva gli ricordava le lunghe notti insonni passate nella solitudine più disperata e nella disperazione della consapevolezza che non l’avrebbe mai potuta avere.
Il cielo stellato che osservava gli riportava alla mente le lunghe passeggiate al chiaro di luna condivise con lei nel silenzio più assoluto ed allietate dalla sua sola presenza..
Improvvisamente la visuale sul cielo gli fu ostruita da un ammasso informe di pelo rosa. Vincent Automaticamente si raddrizzò seduto per ritrovarsi innanzi ad un bambino sui sei anni con capelli a baschetto neri e occhi rossi che fissava insistentemente una porta che era comparsa come dal nulla.
L’aria di questi era imbronciata e con un velo di tristezza decisamente malcelato, attorno a lui non vi era più l’immenso spazio oscuro al di sopra del tetto della locanda di Costa del Sol, bensì un misero bilocale squallido dai colori tetri.
Il moro con un breve ragionamento giunse alla conclusione che Chaos doveva aver iniziato un nuovo gioco per nulla simpatico… le classiche e patetiche visite nella propria infanzia che dovevano, nella maggior parte dei romanzetti rosa di infima serie, trovare la base di un qualche trauma giovanile e portare il fascinoso protagonista tormentato a trovare una soluzione ai propri complicati problemi emotivi.
Vincent sospirò restando accanto al piccolo se stesso che sembrava non poterlo vedere e, con un nuovo sospiro rassegnato, incrociò le braccia aspettando che quella porta si aprisse.
Sapeva bene che ciò che da piccolo attendeva spesso era che qualcuno venisse a casa sua per aiutarlo a risolvere i problemi che si ponevano quotidianamente e che la sua infanzia non era stata propriamente rose e fiori, ma, analizzando la cosa con il senno di poi, la cosa più traumatizzante che poteva ricordare era proprio il caro “Mr Smithâ€â€¦ quella specie di enorme Moguri più grosso di lui che si era trascinato dietro per almeno dieci anni.
Non c’era nulla di particolare in quella scena, era solo, come sempre… silenzioso come nella maggior parte dei casi…
I suoi genitori raramente tornavano la notte e spesso lui saltava quindi la cena non essendo in grado di raggiungere le provviste di cibo preconfezionato situate in un mobiletto troppo in alto per lui.
Ecco, iniziava il rito serale in cui il bambino che era prendeva a parlare con il proprio unico amico cercando di raccontargli com’era stata la giornata.
Non si ricordava così patetico. La solitudine ormai non era più un problema per lui in fondo…
-già , non sei più solo!-
si voltò di scatto verso quella voce familiare e vide Yuffie, comodamente seduta sul consunto divanetto marrone, che gli sorrideva pacatamente con la schiena piegata lievemente in avanti ed i gomiti a far perno sulle ginocchia in modo di avere un appoggio.
-Chaos, non è divertente…- mugugnò sollevando gli occhi al cielo per ritrovare unicamente lo stinto intonaco beige dell’abitazione dei suoi.
- divertente? Non siamo qui per questo…- brontolò la ninja in sua direzione – volevamo solo sapere quanto tu tenessi realmente a noi…-
-noi?- domandò volgendosi nuovamente verso di lei.
-noi… noi tutti…- era stato ora Cloud a parlare uscendo con un una scatola in mano dal cucinino in cui più volte il moro, durante la sua infanzia, si era quasi ucciso cercando di raggiungere il cibo.
-non è divertente…- sbuffò per poi rialzarsi in piedi e volgere la propria attenzione ad una nuova entrata. Cid lo guardava con aria di rimprovero masticando il bordo un mozzicone ormai giunto alla fine del suo breve ciclo vitale.
-sei monotono elfetto depresso! L’hai già detto, ma ora devi rispondere tu a noi… cosa siamo per te?-
-gente…-
-gente? Oh, Valentine, potrebbe essere un pochino più delicato nei nostri confronti?- ridacchiò Tifa in sua direzione dopo esser misteriosamente apparsa su una sedia a lato della stanza.
-Chaos, si può sapere cosa vorresti da me? Che mi metta in ginocchio e faccia una dichiarazione di amore incondizionato nei confronti di queste persone?- mormorò Vincent con aria lievemente alterata. Ora che si manipolassero anche i suoi pensieri era troppo!
-potrebbe essere divertente…. Vuoi provare con me?- domandò una voce rozza piuttosto familiare poco prima di affibbiargli un nomignolo non esattamente carino… nonostante probabilmente fosse quella l’intenzione di Barret.
-Chaos…- ringhiò mantenendo però il proprio autocontrollo.
-e chi ti dice che sia coinvolto in questo? Chi ti dice che noi non siamo semplicemente un sogno? Da quanto non sogni Vincent?-
le pupille contornate dalla delicata iride rossa di lui osservarono il felino che ora era comodamente sdraiato accanto alla rumorosa ninja.
-io non sogno, per questo è ovvio che siate solo incubi mandati da Chaos per tormentarmi come lui è solito fare…- ribatté con voce bassa e convinta.
-il fatto che la gente tenga a te è un incubo? Da quando in qua? Vincent, se fossi in te rivaluterei le tue priorità … e proverei a scegliere se è più importante restare bloccati in se stessi o aprirsi nei confronti di chi ti circonda…-
-se mi affezionassi ad altre persone, cosa improbabile, finirei unicamente per perderci, non trovi Chaos?- domandò con ovvietà a Reeve che, per ultimo, si era unito a quella specie di riunione. L’unico che non aveva ancora parlato era il bambino seduto vicino ai suoi piedi.
-però queste persone, come ci definisci, si sono affezionate a te…. … non sarebbe una “relazione unilateraleâ€- ridacchiò Yuffie facendolo di nuovo voltare lentamente –ah!non ti azzardare a chiamarmi Chaos o giuro che ti.. ti.. faccio qualcosa di brutto…- concluse quindi chiudendo le mani e pugno ed agitandole lievemente verso il proprio interlocutore.
-dubito che sia così… ora non sei più solo, hai un sostegno accanto a te, anche se sei il primo a volerlo negare…- borbottò Cloud aprendo il pacchetto che aveva in mano e cominciando a sgranocchiare in silenzio dei biscotti. Fu il piccolo Mr. Valentine che si voltò verso il se stesso del futuro per rivolgergli la parola.
-siamo sicuri di piacerci come siamo ora?-
-ovviamente se ti rispondessi con mezze frasi non saresti soddisfatto, vero Chaos? In fondo tu ormai leggi tranquillamente nei miei pensieri nonostante la cosa mi infastidisca non poco. No, non sono soddisfatto di ciò che sono… e sai anche perché…- mormorò con tono ostile stringendo lievemente i pugni.
-però noi non riusciamo a vedere tutti questi difetti che tu ti dipingi…- iniziò Tifa prima di essere interrotta da Yuffie che bloccò lo schema che si stava tornando a creare nell’ordine in cui rivolgergli la parola.
- e non ti capiamo… è vero che soffri, ce ne rendiamo conto, ma nella vita vi è anche morte e non c’è rimedio ad essa. Lei non tornerà , non sarebbe ora che tu decidessi di andare avanti? Non puoi vivere di se e di ma… non sono la prima a dirtelo e non sarò l’ultima nella tua vita senza fine, ma vorrei che tu capissi che di sicuro in qualche angolo del pianeta esiste di certo una persona per te… che ti possa aiutare a star meglio… perché è per questo che noi ci rattristiamo per te…-
-non voglio sentire assurdi discorsi sull’amore Yuffie!-
-che bello, mi hai chiamata per nome!- esclamò lei sorridendo per poi alzarsi mentre gli altri mantenevano le loro posizioni quasi come statue di cera –in ogni caso non sono qui per rivolgerti discorsi assurdi sull’amore, per quello basta guardare una soap opera di ultima categoria per uscirne rincretiniti a dovere… perché sei così diffidente nei nostri confronti? Ci offendi, lo sai?- sbuffò sollevando il medio in un gesto non troppo carino.
Vincent, sospirando, decise che tantovaleva accontentare la creatura che dimorava in lui cercando di essere breve ed esporsi poco. Anche se era solo un sogno, quelli che aveva innanzi avevano la forma delle persone che si erano tanto intestarditi nell’averlo con loro durante quel viaggio suicida di cinque anni prima.
- istinto di autoconservazione. Voi non ferite me, io non ferisco voi… per questo è utile tenere le distanze. Oltretutto stringere i rapporti con un anima dannata come la mia sarebbe pericoloso sia per voi che per me. Così come voi tenete le distanze da me, io cerco di tenerle da voi, è ovvio…-
-Vincent Valentine!- sbottò la ragazzina dai capelli neri assumendo un’espressione arrabbiata – come *osi*- marcò la parola con enfasi – dire una cosa del genere. Tenere le distanze.. baaahhh- una nuova smorfia mentre lei levava le mani verso l’altro –ma se ti sono sempre tra i piedi! Insomma, un po’ di buon senso quando parli!- mugugnò quindi avvicinandosi a lui e dandogli una pacca delicata sulla nuca con il palmo della mano – devo pensare che qui ci siano solo capelli e fasce rosse?-
- ah… allora potrei sapere di grazia, Yuffie- mormorò marcando il nome cercando di far comprendere a Chaos che non si stava affatto divertendo -perché non mi state alla larga come farebbe una qualsiasi persona assennata?-.
-hey!- sbottò lei un’altra volta puntandogli l’indice contro –cosa vuoi che ne sappia io qui ora? Sono solo un sogno, ricordi? Dovresi chiedercelo una volta sveglio… ah! A proposito… svegliati Vincent…- aggiunse quindi dandogli due lievissimi colpetti sulla guancia sinistra.
Il moro fece una lieve smorfia in sua direzione rispondendole svogliatamente che, se ne fosse stato in grado, sarebbe volentieri già uscito da quel sogno inconcludente e tedioso, ma la ninja gli diede altri due buffetti sulla guancia chiedendogli di aprire gli occhi.
-piantala ragazzina o demone, come preferisci essere chiamato…-
-hey, ma io ti ho detto di svegliarti!- sbottò lei dandogli nuovamente una spinta sulla gota destra.
In un istante divenne tutto nero e l’uomo portò la destra sulla propria arma puntandola in avanti spalancando gli occhi e precependo un tonfo alla sua destra.
Si rimise a sedere constatando di essere nuovamente sul tetto della locanda di Costa del Sol… la luna si era spostata di qualche centimetro nel disegno delle costellazioni la città era silenziosa e…
-baka!-
un colpo sulla nuca dato con non troppo vigore lo colse di sorpresa mentre si voltava verso la ragazza che era al suo fianco –mi hai spaventato agitando quell’arma impropria che chiami fucile!-
come diavolo aveva fatto ad avvicinarsi senza che lui fosse in grado di percepirla? Possibile che il sogno in cui si era ritrovato si fosse trovato in un sonno così profondo?
Allungò la mano sana verso Yuffie e, stringendole da sopra la mancina, la obbligò ad abbassare il medio che la fanciulla aveva alzato in sua direzione.
-cosa c’è?- le chiese quindi notando che la ragazza se ne stava in silenzio con il broncio ancora inginocchiata accanto a lui… eppure doveva aver imparato in mesi di viaggi insieme che non era consigliabile avvicinarsi a lui mentre non era attento.
Una volta aveva perfino sparato a Cloud, ma quello era un altro discorso.
Lasciò la presa sulla ninja che si trovava alla sua sinistra e si mise a sedere con un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa.
-Cloud ha detto che dobbiamo partire stanotte… a quanto pare…- abbassò la voce come se qualcun altro potesse udirli e, come dimenticandosi immediatamente l’arrabbiatura, gli si avvicinò lievemente al viso coprendosi una parte del volto con la destra come a fare da scudo per eventuali osservatori – hanno bloccato i trasporti d’ordinanza perché da quando è iniziata l’epidemia Costa Del Sol è stata una delle prime città a venir contagiate in massa.. probabilmente per il troppo turismo. Ci faranno una visita medica e, se risulteremo sani… e su questo non ho dubbi, io sono sana come un pesce – ridacchiò quindi Yuffie facendo una linguaccia ed un occhiolino rapido – ci daranno modo di viaggiare su una nave di trasporto che parte circa cinque chilometri più a nord rispetto a dove siamo ora… allora, vieni?-
Il moro rimase immobile per qualche istante, quindi sospirò. Si stavano troppo abituando alle sue usanze, ora avevano probabilmente capito che il posto migliore per cercarlo era sui tetti, doveva forse cambiare rifugio?
-Vinnie! Dai! Ho bisogno di qualcuno su cui sfogare i miei istinti di rompiscatole dopo che ho dovuto subire una cena terrificante a base di uova mummificate!- sbottò l’altra alzandosi in piedi ed agguantandolo per il braccio meccanico che si trovava vicino a lei cercando di obbligarlo ad alzarsi.
Lui sospirò e chiuse gli occhi per un istante, quindi, risvegliato da uno strattone più forte, si alzò e, sempre tenuto da Yuffie fu obbligato a seguirla mentre Chaos, forse non desideroso di parlare dopo essersi divertito con lui, si limitò a mormorargli un’unica frase.
“l’incubo sta per avere fineâ€