Quel giorno avrei preferito morire.
Perché Yevon mi ancorasse con così tanta rabbia al mondo non potevo saperlo.
Vivere una vita che non sai più se vuoi vivere.
Avere delle certezze che crollano come castelli di sabbia, che si smantellano come un puzzle.
Avrei mai rimesso a posto i pezzi?
Flash back
Distesa su uno dei pochi lettini rimasti intatti nell’infermeria dell’Ordine dei Garden, riposavo.
O almeno, cercavo di riposare. Il corpo era a pezzi, stanco. Non aveva la benché minima intenzione di continuare a ciondolare a destra e a manca senza un dovuto riposo. La mente invece andava per i fatti suoi. Martellava. Incessantemente i pensieri vorticavano nella testa impedendomi di rilassarmi. Impedendomi di riposare. Di vivere. Strinsi forte il lenzuolo nel pugno destro tanto da procurarmi una fitta alla spalla ferita. Il braccio sinistro posto sul volto a coprire l’unico sfogo che il mio corpo poteva concedermi in quel momento. Lacrime. Silenziose lacrime scesero dagli occhi rigando le guance. Lentamente scorrevano lungo il collo per poi cadere deboli sul cuscino. Una voce, fin troppo conosciuta, mi scosse. Rapidamente raccolsi col palmo della mano i fiumiciattoli. Gli occhi gonfi si sarebbero notati, ma a me ben poco importava. Volevo comunque mantenere la mia fierezza. Soprattutto con lui.
Andrew: Come andiamo principessa?
Paine: Sai, mi sento come Sally di Nightmare Bifore Christmas, quindi la risposta vien da se.
Il dottor Byrne prese lo sgabello, prima occupato da Lenne, ed osservò la spalla incriminata.
Andrew: Il bendaggio è già sporco di sangue, immagino non sia piacevole. Comunque non era alla spalla che mi riferivo. Stavi piangendo.
Paine: …Non è un problema tuo.
Andrew: Sempre la solita. Comunque son venuto per portarti i fogli per regolarizzare la SeeD Aura Lundor ad infermiera del Garden di Rinoa. Il mio assistente mi ha detto di te ancor prima che potessi metter piede nel mio ufficio. Necessita di una tua firma. A patto che tu riesca a tener su una penna.
Sorrideva. Strappò un sorriso anche a me. Che fosse falso o meno non potevo ne volevo saperlo. Mi porse il plico che afferrai con la mano sinistra. Strinsi nell’altra la penna facendo scorrere l’inchiostro sul foglio. Buttai successivamente il plico in fondo al lettino e mi rituffai sul cuscino.
Il Commander mi squadrò per bene. Sul viso la solita espressione
“ora ti farò un bell’interrogatorio”.
Andrew: Come te la sei procurata insomma quella ferita?
Paine: Sono andata a sbattere contro un’ascia.
Andrew: Non sapevo facessi il boscaiolo. Seriamente Paine.
Paine: Non ne ho idea. So soltanto che nella ferita c’era una scheggia. Un tizio dell’Organizzazione Omega mi si è parato contro. L’ultima cosa che ricordo è la sua risata di scherno nei miei confronti. Poi i suoi resti ed un abbraccio di Lenne. Il resto lo vedi da te.
Andrew non aveva battuto ciglio. Abbassò lo sguardo fissandosi le mani intrecciate. Si schiarì la voce.
Andrew: Paine quando tu sei stata portata qui da Eden, ho provveduto personalmente ad operarti. Da solo. Sai perché? Perché il tuo gene di Angelo nero fa gola a molti. Il tuo sangue sarebbe prezioso per la scienza. Creare guerrieri in grado di auto rigenerarsi. Guerrieri invincibili. Immortali. Non hai lasciato prove sul posto mi auguro.
Paine: Tranquillo, tra tutto quel macello è difficile distinguere quale sangue sia di chi. Oltre questo ti ringrazio per aver mantenuto fede al patto.
Andrew: Ci mancherebbe, sai che farei questo ed altro per te. E no, senza chiedere niente in cambio.
Il Dottore aveva alzato lo sguardo fissando con le sue iridi verde bottiglia le mie, rosso rubino. Strinse la mia mano tra le sue. Forse quella era la seconda cosa che mi aveva convinto, in quel giorno terribile, assieme all’abbraccio di Lenne, a continuare a vivere. Che fosse giusto così. Che in fondo la mia vita valeva qualcosa. Valeva la pena di esser vissuta.
Andrew: Paine un centro di ricerca è un centro di ricerca. Che si chiami Piramide, Dharma, Ordine dei Garden, gli scienziati rimangono tali e bramano potere. Una scoperta del genere rivoluzionerebbe il campo della scienza. Finché avrò vita giuro che non permetterò a nessuno di fare esperimenti su di te. Tanto più ora che mi è stata proposta ufficialmente la carica di Anziano.
Mi alzai di scatto fissandolo in volto. Qualcuno degli Anziani era morto durante la nostra assenza? Impossibile. Andrew scosse la testa cogliendo al volo la mia preoccupazione riprendendo parola.
Andrew: Vista la buona riuscita della missione speciale, di cui ero Comandante, hanno ritenuto necessario farmi salire ulteriormente di grado. Tanto più che l’Anziana De Garde è stata allontanata dalla cerchia degli anziani per presunti atti illeciti.
Paine: Quindi diventerai un Anziano?
Andrew: Al 90% è possibile. Vista l’abilità particolare nel settore della medicina e della scienza della De Garde, gli altri Anziani hanno ritenuto che non potesse esserci un candidato migliore di me.
Paine: Son contenta per te allora. Sarai il primo anziano che mi sta simpatico.
Andrew: Beh, pensavo di chiederti se vuoi prendere l’attuale posto che ricopro. Qui all’Ordine intendo.
Rimasi di stucco. Non era la prima volta che ricevevo da lui una proposta simile, ma stavolta sembrava davvero serio. Sospirai. Scossi infine la testa.
Paine: Non è il luogo giusto per me, non ancora almeno. Ti toccherà continuare a fare il dottore anche da Anziano.
Andrew: Penso di sì. Sei tremenda. Comunque stai attenta mi raccomando.
Annuì. Ripensai alla Dharma e a ciò che Dragunov stava facendo al suo interno. Dalle parole di Byrne, tutto era collegato. Non faceva differenza il nome del luogo o del centro di ricerca, le attività svolte segretamente all’interno erano le stesse. L’Ordine dei Garden sapeva quindi che Dragunov stava compiendo quello scempio? Ricacciai dentro la rabbia con forza. Salutai il Commander dirigendomi verso il Garden di Rinoa plico alla mano. Rabbrividì nel pensare alla futura richiesta di trasferimento alla Dharma che, ovviamente, Andrew avrebbe dovuto firmare.
Trama attuale
Era passato un mese dagli ultimi eventi nel Mondo degli Opposti. Dell’Organizzazione Omega e della strega nessuna traccia. Magari erano morti nella divisione dei due mondi. Impossibile. Sperarlo però mi portò un po’ di sollievo e mi strappò una risata. Mi buttai nel box doccia presente nel dormitorio adiacente al mio ufficio. Lenne ancora non ne aveva usufruito. Preferiva la sua privacy ed io non volevo imporle per forza di dividerla con me. L’acqua calda lavò via la fatica, ma non il dolore. La ferita, ormai rimarginata da tempo, non creava nessun fastidio. Uscii frizionando i capelli. Davanti allo specchio fissavo la mia figura. Un’altra cicatrice si era aggiunta alle altre. Pazienza. Quella del cuore però si sarebbe mai rimarginata o sarebbe cresciuta ancora? Speravo in quel miracolo che difficilmente sarebbe accaduto. Mi vestii in fretta e mi sedetti sulla poltrona dell’ufficio. Il rumore secco del fax mi fece sorridere nel leggerlo.
Da oggi chiamami Anziano Comandante Commander del Team Medico dell’Ordine dei Garden Andrew Byrne.
Dai in amicizia basta anche soltanto sommo Anziano Byrne.
Aspetto ancora un tuo cambio di idea per la proposta che sai.
Spero che tu ti sia rimessa. Un abbraccio.
Andrew
Scoppiai a ridere. Quel buffone anziano dell’Ordine. La risata passò ad un dolce sorriso. Se l’era meritato ed ero veramente contenta per lui.
Lenne arrivò poco dopo, i capelli ricoperti dai primi fiocchi di neve.
Paine: Ce la siamo spassata a quanto vedo.
Lenne: A volte tocca anche a me. Dopo quel tour de force di taglia e cuci mi son permessa un po’ di svago.. Tu come stai?
Paine: Ottimamente. Tu piuttosto.
Sapeva a cosa mi riferivo. Aveva dovuto uccidere a sangue freddo l’Opposto di Nataa. Tempo prima si era dovuta scontrare con sua sorella Lilith. Poi assistere allo scempio che avevo causato in quella maledettissima arena. Personalmente alla sua domanda avevo risposto con una cazzata. Anche lei avrebbe fatto altrettanto. Ormai la conoscevo abbastanza bene da poterlo intuire.
Lenne: Sto bene tranquilla. L’importante è essere uscite vive ed integre da lì.
Paine: Integre non tanto. Piuttosto, quel sorriso e quell’abbraccio… Non so se fossero realmente per me o se tu volessi trovare in me una degna sostituta di Nataa. Però se vuoi posso sempre darti qualche legnata per conto mio. Vorrei che tu sapessi di poter contare su di me.
Lenne: Lo terrò a mente.
La guardai sorridendo. Che tipa. Ultimamente sembrava molto più aperta e disponibile. La cosa non mi aveva elettrizzato. Il fatto poi che avesse chiesto una visita completa mi aveva fatto preoccupare. Ricordai soltanto in quel momento che dovevo mostrarle una ricerca fatta poco prima del disastro.
Paine: Di quella vecchia visita piuttosto, qualcosa di anomalo l’ho trovato. O per meglio dire di “strano”. Vorrei delucidazioni o pareri anche da te.
La SeeD a quelle parole si impietrì. Mi avvicinai all’archivio estraendo un paio di cartelle. Una delle tre disegnò una smorfia di disgusto sul mio volto.
Paine: Siediti e guarda una cosa. Queste sono le mie analisi complete e come puoi ben vedere hanno valori diversi da quelli di un comune SeeD, ma anche il tuo è differente.
Lenne: E con ciò? Tutti siamo differenti.
Paine: Guarda queste. Sono di… Cek. Le tue sono più simile alle sue che alle mie o di chiunque altro. Ora non so cosa sia successo a te, ma qualcosa vi lega. Sembra quasi che siate stati modificati in un qualche modo. C’ho preso?
*****
In quei 30 giorni trascorsi dal suo colloquio con gli anziani, il Custode aveva più e più volte pensato a chi dei suoi compagni avesse potuto scoprire il suo segreto. La quinta persona che aveva fatto cadere la sua maschera. Molti furono esclusi a priori, altri erano in forse. Ma cosa poteva fare di più? Andare in giro a chiedere
“scusa sei mica tu quello che ha scoperto che sono il Custode di questo Garden?”. Certo ormai fatto trenta, poteva anche far trentuno. Ma riteneva già eccessivo il trenta. Smise infine di preoccuparsene, chiunque egli o ella fosse, non aveva sparso la voce. Meglio così.
Quel giorno, come tutti gli altri del resto, si occupò delle creature presenti nello Zoolab. Durante la sua assenza però, molti Piros avevano dato di matto ferendo più o meno gravemente le altre bestie. Col passare dei giorni quindi terminare le Albhedine fu quasi scontato. Sapeva bene dove andarle a recuperare, ma avrebbe non voluto farlo. Evitava l’infermeria come un bambino evita la scuola.
Alla fine però, la scuola vince sempre. Sospirò sperando che la SeeD non fosse così arrabbiata con lui dopo tutte le chiamate non risposte al Codec tempo prima.
******
Lenne non rispose. Si limitò a guardare le tre cartelle. Ne prese un’ altra a casaccio di un tizio qualunque. Non poté che darmi ragione. Probabilmente quel giorno le stavo rovinando l’umore, ma in fondo me l’aveva chiesto lei tempo prima. Di visitarla completamente. Alla fine dalle parole che mi disse Byrne, l’Ordine dei Garden faceva parte segretamente di una delle tante equipe di scienziati. Quindi facendo due più due, non trovavo così difficile che potessero esserci SeeD con poteri non “naturali”. La SeeD fece per rispondere quando qualcuno bussò alla porta.
???: Si può?
Riconobbi la voce all’istante. Mi aggrappai con forza alla sedia. Il sangue si gelò nelle vene, mentre la rabbia saliva poco a poco. Lenne tirò un sospiro di sollievo per aver scampato per un soffio il mio interrogatorio. La guardai di sfuggita come per dirle
“non è finita qua”. Un “avanti” a denti stretti uscì più come un ringhio che come un invito. Il SeeD entrò non curante della cosa. Mi alzai in piedi fissandolo negli occhi. Lenne guardò entrambi. Sì, si sentiva evidentemente di troppo.
Lenne: Paine qua è tutto sistemato, vado a fare altre cose di là e a dare delle dritte ad Aura. Se serve chiamami pure.
Paine: Senza dubbio. Chiudi la porta alle tue spalle quando esci. Grazie.
Cek rimase immobile nel centro della stanza. Mi avvicinai a lui quel tanto che bastava per poterlo insultare degnamente. Il SeeD sostenne lo sguardo. C’era tensione nell’aria, ma da ambo le parti le motivazioni erano differenti. Le parole uscirono dalla bocca come veleno.
Paine: Che sei venuto a fare di grazia?
Cek: Mi servirebbero delle Albhedine per lo Zoolab, le ho terminate.
Strinsi forte i pugni lungo i fianchi. Non era venuto a scusarsi? Era venuto a prendersi delle stupide Albhedine? La cinquina arrivò diretta sulla guancia del giovane che istintivamente si portò la mano alla mascella. Se l’aspettava. Per sua fortuna mi ero trattenuta. Un Cek spiaccicato nel muro non era la prerogativa della giornata. Più che altro non avevo voglia di raccoglierne i resti.
Cek: Ok, questa me la sono meritata.
Paine: Dove cxxxo eri quando ti ho ripetutamente chiamato al Codec? Dove cxxxo eri quando quell’ammasso di muscoli m’ha presa in ostaggio? Pensavi non fosse importante quel che dovevo dirti?
Cek: Sinceramente, essendo sotto attacco, il Codec è stato l’ultimo dei miei pensieri. Mi scuso per non essere arrivato in tempo. Non eri comunque la priorità principale della giornata. Non sei speciale Paine. Sei un SeeD come un altro.
Non so cosa mi trattenne dal non mollargli un manrovescio. Probabilmente il fatto che, se avessi perso il controllo, di lui non sarebbe rimasto nulla. Chiusi gli occhi stringendo i pugni fino a perforarne la carne con le unghie. Far partire l’immagine di me che infierivo a colpi di Enja contro il corpo esanime di Uriel non fu facile, ma ci riuscì.
Paine: Certo la priorità della giornata era spifferare i cazzi nostri agli Anziani presumo. Cek, il Custode del Garden di Rinoa. Ero indecisa da tempo chi tra te e Ruben fosse la spia qui dentro.
Nel profondo del cuore speravo fosse Ruben, mi avrebbe fatto meno male. Avrei voluto saperlo da te, non intuirlo per caso con uno stupido piano nemico.
Cek si portò la mano dalla mascella alla testa. Sembrava aver risolto l’enigma che attanagliava la sua mente da giorni. Poi assunse una strana espressione guardandosi attorno.
Paine: Tranquillo, non le ho fatte mettere neanche ora le telecamere. Gli infrasuoni che producono mi danno fastidio e mi provocano mal di testa. Quattro anni. Vengo a sapere una cosa così importante dopo quattro anni. Chi cxxxo ho avuto davanti fino ad ora?
Cek: Me. Hai sempre avuto me davanti, non un altro. Non so cosa tu sappia sulla figura del Custode, ma non sono un traditore. E penso che ciò che ti abbiano detto non sia del tutto corretto.
Paine: Va bene. Non sarai un traditore. Ma sei un bugiardo. Se mi hai tenuto nascosto questo, tutto ciò che è successo, ogni singolo gesto, ogni singola parola, erano balle? Era la tua recita da perfettino? Tenevi d’occhio Paine la “bestia” per conto di altri? Avrei voglia di picchiarti!
Cek mi prese per i polsi, prima che potessi ancora attaccarlo, stringendoli fortemente. Il suo sguardo non prometteva niente di buono.
Offtopic: Per la scheda di Andrew Byrne, Cek si è offerto disponibile per darmi una mano, quindi arriverà a breve. Se qualcosa non quadra prego di farmelo presente via PM. Grazie mille.