Re: Zoolab/Stiva
Inviato: 16 dic 2010, 22:02
Nessuno fu testimone di quello che accadde.
Cek aveva provveduto a chiudere lo zoolab, così che nessuno, a parte i contendenti, avrebbe potuto assistere a quel combattimento, nè tantomeno intervenire per fermarli. O per salvarli.
Paine corse rapida contro Cek, decisa a togliere quello sguardo di superiorità che la puntava, senza perderla di vista per un istante; dovette però interrompere la sua furiosa carica saltando di lato, per evitare un proiettile incendiario, esploso là dove un istante prima stavano i suoi piedi, lasciando segni di bruciatura sul terreno arido.
Cek teneva le mani dritte davanti a sè, aperte a ventaglio, i palmi rivolti verso la dottoressa: sulle punte delle sue dita iniziarono a prendere forma sfere crepitanti di fiamme gialle e arancioni, poco più grandi di una biglia; senza attendere un secondo di più, i proiettili schizzarono veloci contro il loro bersaglio, simili al fuoco di una mitragliatrice.
Paine fu costretta a correre secondo un percorso a zig zag, cambiando rapidamente direzione per rendere imprevedibili i suoi movimenti e allo stesso tempo evitare di essere colpita dalla raffica di colpi; purtroppo per lei, anche Cek cambiò strategia, e metà delle palle di fuoco scagliate, anzichè dirigersi direttamente verso di lei, descrissero traiettorie ad arco, così da prenderla di lato.
Era come trovarsi sotto il fuoco incrociato di due mitragliatori, e Paine dovette dare sfoggio di un'agilità sovrumana per evitare di farsi colpire; la differenza tra Cek e i mitraglieri, però, era che lui non aveva bisogno di cambiare caricatori.
Fu allora che Paine si rese conto di trovarsi di fronte a un problema serio: la sua forza sovrumana, capace di spezzare le ossa e lacerare le carni senza trovare la benché minima resistenza, era assolutamente inutile in un combattimento a distanza.
-Avanti- la istigò Cek, aumentando la velocità dell'assalto, -mostrami i poteri di Angelo nero che sei solita vantare, voglio davvero vedere questa "maledizione" che porti e che ti fa diventare paranoica!-
Paine si gettò a terra, rotolando nella polvere, per sfuggire alle fiamme che fendevano l'aria a sciami; una delle sfere, tuttavia, la prese di striscio sul gomito sinistro, abbrustolendo la manica della sua divisa già lacerata. Un istante più tardi, da quelle minuscole scintille di stoffa bruciacchiata si levò una vampata improvvisa, come se vi avessero gettato sopra della benzina; la seed dai capelli argentati, colta per un istante di sorpresa, reagì con decisione, strappandosi la manica con forza e gettandola nella polvere, dove fu divorata in pochi secondi dalle fiamme voraci.
Paine non perse tempo per guardare quello spettacolo, muovendosi rapidamente di lato per evitare un altro di quei colpi che, se fosse stata ferma, avrebbero trovato sicuramente un facile bersaglio.
Colpo che non arrivò.
Cek aveva interrotto l'attacco, e la guardava dall'alto in basso, con gli occhi freddi di chi giudica negativamente il comportamento infantile di un bambino presuntuoso.
-Tutto qui?-
"Infuriati", pensava. "Cadi in preda all'ira, Paine. Mostrami le tue ali, e allora sarà tutto finito".
-Evidentemente sei solo brava a parole e basta-.
Continuava a incalzarla, punzecchiandola senza sosta, alternando il tono snervante di chi prende in giro l'avversario in difficoltà col tono severo da superiore che rimprovera l'allievo arrogante, considerandolo nullità.
E tutto con un unico obiettivo.
Alzò la mano in alto, generando una palla di fiamme scarlatte che prese a crescere, aumentando di dimensioni sempre più velocemente, e divenuta grande come un pallone da blitzball si innalzò in aria, salendo rapidamente verso il finto cielo terso dello zoolab; poi, come una meteora in picchiata, calò al suolo con effetti devastanti, generando un'esplosione turbinante di fuoco e polveri ardenti.
Cek vide con la coda dell'occhio i movimenti felini della dottoressa, i cui riflessi erano stati messi a dura prova dal susseguirsi di colpi dell'avversario: l'onda d'urto dell'esplosione la colse mentre era a mezz'aria.
La mente di Paine, ormai in fibrillazione per cercare una via d'uscita da quella situazione, colse al volo ciò che le stava accadendo, e capì che era l'unica occasione che aveva per avvicinarsi e colpirlo; anzichè porre resistenza, si lasciò guidare dallo spostamento d'aria generato dall'esplosione, che la fece rotolare per terra. Accompagnò il movimento con le braccia, tentando una manovra che le consentì di completare la caduta rialzandosi rapidamente, e con un fluido gioco di gambe scattò in avanti rapida come un fulmine, i pugni stretti pronti a colpire.
Era amore, rabbia, rancore, rammarico, o un misto di tutti questi sentimenti l'emozione che si faceva strada in lei in quel momento, riempiendola della forza necessaria per affrontare quel combattimento?
Una lingua di fuoco sferzò l'aria, una frustata ardente mirata alle sue ginocchia; Paine, non potendo interrompere la corsa, impresse tutta la sua forza sui piedi e si diede una spinta, balzando in avanti, pronta a sferrare il suo attacco contro l'avversario.
Il tempo parve rallentarsi: a mezz'aria, il pugno ancora levato, vide le labbra del Custode scandire le parole "Che idiota", mentre questi chiudeva gli occhi. Ci fu una forte esplosione, e tutto il suo campo visivo divenne illuminato a giorno, mentre, incapace di fermarsi, andava a finire contro un gigantesco muro di fuoco, materializzato da Cek.
Fu come tuffarsi in una pozza di acido rovente.
Farla saltare per poi colpirla quando non poteva evitare i colpi, Paine aveva abboccato all'amo come una principiante.
Ma non sarebbe finita così in fretta, lui lo sapeva bene.
Qualche istante più tardi, scorse una figura stagliarsi tra le fiamme del muro e gettarsi verso di lui; si spostò, indietreggiando di qualche passo, schivando l'assalto della creatura che finì per terra.
La vide rotolare, estinguendo le fiamme che avevano avvolto il vestito e il suo corpo; l'aria fu invasa dalla puzza di carne bruciata, ma Cek sapeva che era solo l'inizio.
Vide le mani artigliate premere contro il terreno, mentre la creatura si rialzava, le gambe divaricate in cerca di mantenere l'equilibrio per non crollare nuovamente a terra; dal suo corpo e dai vestiti laceri si levavano fili di fumo, testimoni degli effetti devastanti dell'ultimo attacco. La testa si alzò lentamente, mostrando un'ustione sulla guancia destra che andava scomparendo, la pelle e la carne rigeneratesi; occhi scarlatti spuntavano sotto i capelli sporchi e bruciati, e lo fissavano, con lo stesso rancore di una pantera ferita che guarda un cacciatore.
Cek si mise in posizione di guardia, mentre i suoi pugni e le sue gambe venivano avvolti da fiamme arancioni e vermiglie.
-Quando vuoi- disse, senza battere ciglio.
Cek aveva provveduto a chiudere lo zoolab, così che nessuno, a parte i contendenti, avrebbe potuto assistere a quel combattimento, nè tantomeno intervenire per fermarli. O per salvarli.
Paine corse rapida contro Cek, decisa a togliere quello sguardo di superiorità che la puntava, senza perderla di vista per un istante; dovette però interrompere la sua furiosa carica saltando di lato, per evitare un proiettile incendiario, esploso là dove un istante prima stavano i suoi piedi, lasciando segni di bruciatura sul terreno arido.
Cek teneva le mani dritte davanti a sè, aperte a ventaglio, i palmi rivolti verso la dottoressa: sulle punte delle sue dita iniziarono a prendere forma sfere crepitanti di fiamme gialle e arancioni, poco più grandi di una biglia; senza attendere un secondo di più, i proiettili schizzarono veloci contro il loro bersaglio, simili al fuoco di una mitragliatrice.
Paine fu costretta a correre secondo un percorso a zig zag, cambiando rapidamente direzione per rendere imprevedibili i suoi movimenti e allo stesso tempo evitare di essere colpita dalla raffica di colpi; purtroppo per lei, anche Cek cambiò strategia, e metà delle palle di fuoco scagliate, anzichè dirigersi direttamente verso di lei, descrissero traiettorie ad arco, così da prenderla di lato.
Era come trovarsi sotto il fuoco incrociato di due mitragliatori, e Paine dovette dare sfoggio di un'agilità sovrumana per evitare di farsi colpire; la differenza tra Cek e i mitraglieri, però, era che lui non aveva bisogno di cambiare caricatori.
Fu allora che Paine si rese conto di trovarsi di fronte a un problema serio: la sua forza sovrumana, capace di spezzare le ossa e lacerare le carni senza trovare la benché minima resistenza, era assolutamente inutile in un combattimento a distanza.
-Avanti- la istigò Cek, aumentando la velocità dell'assalto, -mostrami i poteri di Angelo nero che sei solita vantare, voglio davvero vedere questa "maledizione" che porti e che ti fa diventare paranoica!-
Paine si gettò a terra, rotolando nella polvere, per sfuggire alle fiamme che fendevano l'aria a sciami; una delle sfere, tuttavia, la prese di striscio sul gomito sinistro, abbrustolendo la manica della sua divisa già lacerata. Un istante più tardi, da quelle minuscole scintille di stoffa bruciacchiata si levò una vampata improvvisa, come se vi avessero gettato sopra della benzina; la seed dai capelli argentati, colta per un istante di sorpresa, reagì con decisione, strappandosi la manica con forza e gettandola nella polvere, dove fu divorata in pochi secondi dalle fiamme voraci.
Paine non perse tempo per guardare quello spettacolo, muovendosi rapidamente di lato per evitare un altro di quei colpi che, se fosse stata ferma, avrebbero trovato sicuramente un facile bersaglio.
Colpo che non arrivò.
Cek aveva interrotto l'attacco, e la guardava dall'alto in basso, con gli occhi freddi di chi giudica negativamente il comportamento infantile di un bambino presuntuoso.
-Tutto qui?-
"Infuriati", pensava. "Cadi in preda all'ira, Paine. Mostrami le tue ali, e allora sarà tutto finito".
-Evidentemente sei solo brava a parole e basta-.
Continuava a incalzarla, punzecchiandola senza sosta, alternando il tono snervante di chi prende in giro l'avversario in difficoltà col tono severo da superiore che rimprovera l'allievo arrogante, considerandolo nullità.
E tutto con un unico obiettivo.
Alzò la mano in alto, generando una palla di fiamme scarlatte che prese a crescere, aumentando di dimensioni sempre più velocemente, e divenuta grande come un pallone da blitzball si innalzò in aria, salendo rapidamente verso il finto cielo terso dello zoolab; poi, come una meteora in picchiata, calò al suolo con effetti devastanti, generando un'esplosione turbinante di fuoco e polveri ardenti.
Cek vide con la coda dell'occhio i movimenti felini della dottoressa, i cui riflessi erano stati messi a dura prova dal susseguirsi di colpi dell'avversario: l'onda d'urto dell'esplosione la colse mentre era a mezz'aria.
La mente di Paine, ormai in fibrillazione per cercare una via d'uscita da quella situazione, colse al volo ciò che le stava accadendo, e capì che era l'unica occasione che aveva per avvicinarsi e colpirlo; anzichè porre resistenza, si lasciò guidare dallo spostamento d'aria generato dall'esplosione, che la fece rotolare per terra. Accompagnò il movimento con le braccia, tentando una manovra che le consentì di completare la caduta rialzandosi rapidamente, e con un fluido gioco di gambe scattò in avanti rapida come un fulmine, i pugni stretti pronti a colpire.
Era amore, rabbia, rancore, rammarico, o un misto di tutti questi sentimenti l'emozione che si faceva strada in lei in quel momento, riempiendola della forza necessaria per affrontare quel combattimento?
Una lingua di fuoco sferzò l'aria, una frustata ardente mirata alle sue ginocchia; Paine, non potendo interrompere la corsa, impresse tutta la sua forza sui piedi e si diede una spinta, balzando in avanti, pronta a sferrare il suo attacco contro l'avversario.
Il tempo parve rallentarsi: a mezz'aria, il pugno ancora levato, vide le labbra del Custode scandire le parole "Che idiota", mentre questi chiudeva gli occhi. Ci fu una forte esplosione, e tutto il suo campo visivo divenne illuminato a giorno, mentre, incapace di fermarsi, andava a finire contro un gigantesco muro di fuoco, materializzato da Cek.
Fu come tuffarsi in una pozza di acido rovente.
Farla saltare per poi colpirla quando non poteva evitare i colpi, Paine aveva abboccato all'amo come una principiante.
Ma non sarebbe finita così in fretta, lui lo sapeva bene.
Qualche istante più tardi, scorse una figura stagliarsi tra le fiamme del muro e gettarsi verso di lui; si spostò, indietreggiando di qualche passo, schivando l'assalto della creatura che finì per terra.
La vide rotolare, estinguendo le fiamme che avevano avvolto il vestito e il suo corpo; l'aria fu invasa dalla puzza di carne bruciata, ma Cek sapeva che era solo l'inizio.
Vide le mani artigliate premere contro il terreno, mentre la creatura si rialzava, le gambe divaricate in cerca di mantenere l'equilibrio per non crollare nuovamente a terra; dal suo corpo e dai vestiti laceri si levavano fili di fumo, testimoni degli effetti devastanti dell'ultimo attacco. La testa si alzò lentamente, mostrando un'ustione sulla guancia destra che andava scomparendo, la pelle e la carne rigeneratesi; occhi scarlatti spuntavano sotto i capelli sporchi e bruciati, e lo fissavano, con lo stesso rancore di una pantera ferita che guarda un cacciatore.
Cek si mise in posizione di guardia, mentre i suoi pugni e le sue gambe venivano avvolti da fiamme arancioni e vermiglie.
-Quando vuoi- disse, senza battere ciglio.