Le lacrime del lupo- Yuffietine from final fantasy VII

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Nenya-Higurashi
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Le lacrime del lupo- Yuffietine from final fantasy VII

Messaggio da Nenya-Higurashi »

Questa fanfiction è stata scritta in un momento di ordinaria follia... oh.. scritta.. diciamo IDEATA :P
so che scrivo con i piedi e che probabilmente più avanti la trama potrà annoiare i più, ma a me piace scrivere.
la voglia di abbozzare qualcosa me l'ha fatta tornare namine con la sua splendida fanfiction.
se da semplici parole si può essere in grado di far sognare come ha fatto lei, desidero provarci anche io ^_^
ah! questa Fanfiction l'ho scritta pensando che il lupo che si vede in final fantasy VII AC sia Aerith. se così non fosse avvisatemi XD
questo, in quanto prologo, potrebbe apparire molto piatto, ma nonfateci troppo caso, perfavore XD
la vera storia dovrebbe accendersi nei prossimi capitoli ^-^''''
grazie per la pazienza!

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Prologo


Era giusto ciò che facevamo?
Me lo chiedevo da quando avevo sentito narrare dalle labbra di Cloud gli ultimi istanti di Kadaj.

Non era che un ragazzo come me, un bel ragazzo, dominato da un desiderio che avrebbe potuto rivelarsi fatale per noi e per il nostro pianeta.
“pazzo” l’avevo sentito chiamare… “malvagio”, “creatura maligna”…

cosa c’è di maligno nel desiderar ritrovare l’abbraccio della propria madre?
Cosa c’è di più puro e genuino di un affetto profondo ed, a mio parere, incondizionato?

Io, se ne avessi avuta l’opportunità, sarei stata lietissima di ritrovare mia mamma e di poterla stringere a me.
Dunque, con quale diritto noi avevamo deciso che ciò che i tre giovani cercavano fosse il male?

Con quale unità di misura potevamo valutarlo?

L’unico punto di vista era il semplice punto di vista soggettivo dell’entità in noi che chiamavo anima.
Inizio seriamente a dubitare di averne una.

Abbiamo ucciso soldati e soldati per sopravvivere chiamandoli “cattivi”… ma anche noi non eravamo forse assassini?

Abbiamo fatto in modo che persone a noi care soffrissero accusando unicamente colui che consideravamo nemico e scollandoci di dosso le colpe in una falsa autoconvinzione.

Abbiamo lasciato che morissero su questa terra persone che in fondo neppure conoscevamo, ma che di certo avranno lasciato del vuoto nella vita dei loro cari.

Prima di entrare nel gruppo dell’Avalanche non ero che una ragazzina egoista che amava andare in cerca di nuove materia… ora sono rimasta egoista, ma non sono più una ragazzina ed ho una lista di peccati ben più gravi di qualche furtarello.

Certo… ero felice all’inizio. Non avevo mai avuto degli amici veri. Non avevo mai avuto un gruppo di persone da cui sapevo di poter tornare…
Poi erano iniziati gli incubi.

In seguito agli incubi i sensi di colpa mentre mi autoconvincevo che tutto sarebbe finito con la morte dell’angelo con una sola ala.

Castelli di carte che crollavano inesorabilmente innanzi ai miei occhi mentre mi rendevo sempre più conto che non eravamo meglio di coloro che combattevamo e che, oltretutto, non saremmo bastati noi otto a cambiare il mondo…

Avremmo potuto almeno renderlo un posto migliore?


--------------

-pronto Cloud? Sono Yuffie!- esclamò la ninja allegramente sul suo telefono portatile.
La sua gente non amava tali “diavolerie elettroniche”, ma lei ne era rimasta, con il tempo, affascinata.
Oh… certo, non usava molto il telefono, ma di tanto in tanto…
Cloud era il primo della lista che riusciva a rintracciare. Aveva sette numeri e cinque delle persone che aveva provato a cercare sembravano aver formato una coalizione “non rispondiamo a Yuffie”

Chi l’aveva spento o chi non rispondeva. Poteva giusto perdonare nanaki che, senza mani dotate di pollice opponibile, poteva aver avuto qualche serio problema.. ed anche Aerith che in fin dei conti era lievemente impossibilitata alla chiamata...

-Yuffie! Che piacere sentirti!- esclamò il biondo dall’altro capo della cornetta – da quanto tempo non ti fai più viva!- ridacchiò lievemente.

La ninja si lasciò andare ad un dolce sorriso misto a tristezza. Ringraziava Leviathan che nessuno avesse potuto vederla in quel boschetto sperduto vicino a Wutai.

Erano veramente cambiate molte cose in quegli ultimi anni. Tre per la precisione dalla loro ultima riunione.
Quindi cinque da quando aveva conosciuto il bel guerriero… e quattro da quando le era passata l’assurda cotta adolescenziale che aveva avuto.

A ricordare adesso la sua invidia verso Tifa ed Aerith le veniva da ridere.
Non poteva dire di essere una delle ragazze più belle di quel misero mondo.. anzi! In ogni caso la cosa non le dava più fastidio.

Perché invidiare un bel seno se tanto non ci si poteva fare nulla?

Perché invidiare i dieci centimetri in più delle dolci ventenni quando tanto si sapeva di non poter crescere ancora di molto? Ormai stava bene con se stessa… anche perché non cercava da molto tempo ormai di cambiare per “qualcuno”.

sinceramente non era neppure cambiata per se stessa. Forse aveva guadagnato qualche centimetro, ma il viso non aveva perso i delicati lineamenti da sedicenne.
I suoi fianchi non erano formosi e, sinceramente, la tuta scura ed aderente che indossava, per quanto bella, non le sapeva donare quel tocco di femminilità che le era sempre mancata.
Ma, come detto in precedenza, questo non la preoccupava più di tanto.

Non amava più nessuno e nessuno sembrava in grado di amarla per ciò che era veramente.
a malinquore aveva declinato i giovani presentati da suo padre nella disperata ricerca di un buon padre per il futuro erede che tanto desiderava.
certo, avrebbe voluto un uomo al suo fianco, ma solo a patto che questo non le rubasse la libertà.
Non ne aveva mai trovato uno in grado di farla sentire come un volatile che si muoveva nel vento seguendo la corrente.
Nessuno in grado di farla sentire... semplicemente lei.

Chi stava lentamente cambiando per i suoi bambini era Cloud.
Dava veramente il meglio di se per quegli orfanelli e pian piano aveva riniziato ad aprire il suo cuore.

-Yuffie?- il richiamo di Cloud la riportò alla realtà. Da quanto tempo se ne stava in silenzio?

-oh! Scusa! Mi ero incantata a guardare una summon materia che ho trovato oggi!- si scusò ridacchiando.

- sei sempre la solita, possibile che tu ti perda a fissarle anche quando telefoni a qualcuno? Piuttosto.. perché hai chiamato?-

Yuffie Sollevò lo sguardo al cielo con aria lievemente assente. Per quanto fosse un’ottima attrice, al momento non aveva bisogno di mentire almeno con il viso.

- avevo voglia di sentire come stavate.. e Cid aveva il telefono spento…- mormorò con voce estremamente divertita – quella vecchia ciminiera mi sentirà!-

-oh! Yuffie, probabilmente avrà da fare con Shera… comunque io e Tifa stiamo bene. Qui a Nibelheim non succede mai nulla di interessante purtroppo… e li ? sei ancora a Wutai?-

-a Wutai ci morirò Cloud! È casa mia! Per quanto possa essere una prigione vista dall’esterno… viverci con questo clima di pace è meraviglioso…- poi si lasciò prendere dall’entusiasmo – tu e tifa dovreste venire qui una volta per la festa d’estate! Facciamo i fuochi colorati con la polvere da sparo. Poi si balla e si canta tutta la sera! L’anno scorso ho fatto la testa del grande serpente di fuoco nella sfilata, sai?-

Ecco dove voleva arrivare.

Cloud sembrò pensieroso poi acconsentì.

- yatta!- esclamò la Ninja saltando in piedi sul tronco su cui era seduta fino a poco prima – davvero? Oh! Che bello! Non vedo l’ora di riabbracciarvi!-

- potrei chiamare qualcun altro, in fondo siamo stati un gruppo, no?- propose l’ex soldier

"siamo stati". a yuffie faceva male pensare a quel contesto di passato. non avrebbe mai voluto separarsi da loro... e volveva voler loro bene ed essere ricambiata. al momento era ciò che le premeva di più.

il non sentirsi completamente sola in quella città morente e dimenticata.

-eheheh.. tu avvisa solo Tifa… gli altri li inviterò io! Voglio sentire da loro personalmente le scuse che metteranno in piedi per tirarsi indietro!- ghignò lei stringendo i pugni.

Avrebbe convinto anche Cid a venire e finalmente avrebbe potuto conoscere il piccolo Kakeru. Kakeru Highwind… certo che Shera era stata davvero fortunata… ed anche Cid.

Una risata dall’altro capo del telefono la fece sorridere maggiormente.
- cosa minaccerai di fare loro se ti diranno di no?-

- oh… con il conformer ho imparato tante cose divertenti… senti… ti saluto… mi farai sapere quando verrai di preciso? Mi raccomando biondino musone!-

-certo! Stasera ne parlerò a Tiff…poi ti dirò il giorno… mocciosetta egoista-
con un saluto più o meno gentile chiusero entrambi la chiamata, poi Yuffie, con un mezzo sorriso sulle labbra, saltò il numero della sua amica mora.

Cloud avrebbe pensato a tutto.

Si fermò fissando l’ultimo numero sulla sua breve rubrica.

Non poteva negare che quell’uomo, nonostante i suoi tentativi di farselo amico, le avesse sempre messo un po’ di timore.

Cliccò il pulsante per avviare la telefonata e rimase con il cuore in gola.
Quella specie di vampiro dai modi sgarbati non era esattamente ciò che lei amava in una persona.


Non sorrideva, non si emozionava, non si esprimeva mai su nulla se non per sputare terribili sentenze… il suo opposto in tutto e per tutto!

- pronto?-

si inumidì istintivamente le labbra senza accorgersene.

-heilà Vinnie! Come stai?- ridacchiò con lieve nervosismo.

- di cos’hai bisogno Yuffie?-

ecco.. tutti sembravano essere cambiati almeno un poco, ma lui no.
Possibile che fosse ancora tanto legato al passato?
Aveva usato un tono così… così… semplicemente vuoto. Atono.
un tono così piatto e privo di emozioni che le mise addosso una sensazione di tristezza a lei sconosciuta.
- di niente… volevo sentirti e sapere come stavi, e poi avevo una proposta…- disse sollevando l’indice della mano libera come se si fosse trovata innanzi a lui.

- …-

- senti, mister risposta telegrafica, anche io sono felicissima di sentirti, si, sto bene e non ti devi preoccupare, ma non ci mettere tutta questa euforia o potrei anche pensar male!-

silenzio.. era calato uno di quei silenzi imbarazzanti simili a quelli dei film.

-…-

- ok.. parlo io, ho capito… senti, stavo facendo un giro di telefonate per chiedere ai membri dell’Avalanche se erano d’accordo per venire alla festa d’estate. Per ora solo Cloud mi ha dato conferma e poi ho chiamato per sapere se ti andava di venire….-

-…-

- eddaaaaai.. di qualcosa! O devo pensare che mentre io parlo tu ti sei nascosto di nuovo in quella stupida bara?- si sentiva irritata per il modo in cui quel brontolone la stava trattando. In fondo erano amici... no?

- ti farò sapere…- mormorò l’uomo in modo distaccato dall’altro capo della
cornetta per poi riattaccare come se nulla fosse.

La ninja rimase in silenzio per qualche istante fissando il proprio cellulare.
Che diavolo?
Una strana rabbia crebbe in lei!


Già si sentiva sola, già si sentiva tormentata da stupidi pensieri che mettevano in discussione tutta la sua vita, già cercava di accettare il fatto che un giorno sarebbe dovuta diventare signora di Wutai e, di conseguenza, non sarebbe più potuta essere libera… ora anche uno stupido zombie dai capelli neri si permetteva di comportarsi in quel modo con lei?

Si grattò distrattamente una puntura di insetto e rifece il numero di Caith “reeve” Sith. doveva continuare a chiamare tutti fino a quando non avesse avuto la certezza che il suo piccolo raduno non sarebbe rimasto un sogno.

Oh, insomma… farsi venir mal di stomaco per un idiota non era da lei..

Almeno..

Non per la “lei” che ormai si era abituata a mostrare in pubblico</p>
Ultima modifica di Nenya-Higurashi il 26 feb 2006, 16:25, modificato 1 volta in totale.
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
"Proud member of sunshine in winter" Il mio piccolo Blog..
Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

Ecco il primo capitolo... io non ne sono sodisfatta, ma essendo la parte "piatta" della fanfiction non è un granchè :(
no, prima che me lo chiediate, non sarà una storia smielosa dove vinnie-pooh, nel veder vestita yuffie da festa, se ne innamorerà follemente.. la festa è solo una scusa per riunirli in effetti XD
mi vergogno come un cane a pubblicarla XD eppure bisogna allenarsi se si vuole migliorare, giusto? ed ottenre valutazioni dagli altri aiuta a correggere i propri errori.
Namine-sensei! questa fanfiction è ufficialmente dedicata a voi che siete stata la mia guida... e che al momento siete il mio obbiettivo ^^
l'imparare a scrivere come voi mi ha convinto a riprendere in mano carta e penna per buttare giù le bozze da rielaborare a computer...
ancora un grazie... un grazie veramente di cuore da una povera mezzademone che la ammira con tutta se stessa!
*inchino*


<p align="center">Perché? Perché ho sentito questo grande bisogno di richiamare gli altri attorno a me?
Perché una mattina mi sono svegliata rendendomi conto di essere più sola di quanto non avessi mai creduto? E, soprattutto, perché mi pesa in tal modo solamente adesso?
Dai sedici ai ventun’anni non avevo mai provato un tale senso di abbandono.
A risvegliare in me questa sensazione di disagio era stato probabilmente l’ultimo colloquio che avevo avuto telefonicamente con Shera.
Pian piano mi era resa conto che il loro modo di parlare era mutato.
Nomi che non riconoscevo, modi di dire che non mi appartenevano più, luoghi che avevo impressi nella mia memoria sembravano essere stati portati via dal tempo.
Mi ero iniziata a sentire un’estranea.
Oltretutto, per quanto mi sentissi in colpa verso il mondo e verso i suoi abitanti non ero riuscita a divenir più coraggiosa.
Non avrei mai saputo sfidare tutto e tutti, andando anche incontro alla morte, come aveva fatto Aerith….
Non avrei mai avuto il coraggio di rinchiudermi in solitudine per cercar di lenire il mio senso di colpa come aveva fatto Vincent…
Ero così debole?
Probabile.
Eppure la mia solitudine non era diversa da quella di molte altre persone.
Ancora una volta mi tornarono in mente i volti dei miei due ex compagni di ventura.
Aerith era l’ultima ancient…
Quella forma di solitudine doveva essere la più dolorosa
Vincent aveva rinunciato al contatto con qualsiasi persona per più di trent’anni cercando di annegare il proprio dolore.
La solitudine nella disperazione più cupa…
Anche quello doveva essere un dolore straziante.
Non avere nessuno su cui poter contare…
Non lo invidiavo…
Non li invidiavo… e non volevo essere lasciata indietro.
No… dire così era errato…
Io ero già rimasta indietro rispetto a loro.
Se desideravo non perderli completamente dovevo agire in fretta



----


-Hey ragazzina!- disse qualcuno per attirare l’attenzione della giovane ninja – mi passeresti gentilmente quei nastri?-
Yuffie sorrise tra se e se. Mancavano pochi giorni all’apertura della festività e, in quei pochi momenti, il suo villaggio appariva vivo come un tempo.
No.. non erano i turisti… era la sua gente ad essere di nuovo falsamente viva in quei momenti.
Si sentiva così felice nel vedere i suoi concittadini animati dalla gioia dei festeggiamenti.
-non chiamarmi ragazzina Niji!- sbottò lei falsamente arrabbiata lanciandogli le decorazioni che da li a poco avrebbero colorato anche quella casa.

Wutai era un trionfo di colori, decorazioni e musiche. Si festeggiava l’apice della vita della natura, la si ringraziava per quanto aveva dato loro e si inneggiava allo splendore degli anni migliori della gioventù.
Oh… sarebbe stato magnifico per lei festeggiare come facevano tutti… però.. dentro di se sapeva benissimo che una volta raggiunto l’apice della bellezza non poteva che iniziare un triste declino.
Così come dalla primavera adolescenziale si poteva sbocciare in una splendida forma perfetta, quella perfezione non era che un’illusione di pochi secondi prima dell’inizio del lento declino.

Nel suo caso un declino probabilmente solitario all’insegna dell’infelicità. non era bello invecchiare da soli.

- ti considererò grande quando il tuo cervello deciderà di funzionare come deve Yuffie!- rise l’esile signore fissando delle corde in modo di sostenere le decorazioni.
Riportata alla realtà da quella, poco cortese, osservazione, la ninja fece una linguaccia all’altro e corse ridendo senza motivo verso la propria casa.
Aveva deciso di vivere al di fuori della villa di Godo, ma non troppo distante.
La senilità avanzava in fretta nell’uomo a cui doveva la vita e, in un certo senso, sentiva di dover ricambiare il favore di averla allevata.
Certo, aveva dei domestici, ma l’uomo non faceva che ricordarle quanto preferisse la sua presenza a quella di quegli “zoticoni in kimono”.
Notando che suo padre stava beatamente dormendo in giardino su un’amaca, Yuffie si diresse verso il suo appartamento.

Non era una villa troppo lussuosa, ma era carina nel complesso.
Un piccolo giardino rilassante decorato con laghetti e canne di bambù che scandivano aritmicamente il tempo grazie ad un sistema ad acqua… una semplice entrata con tappeti su cui mettersi i sandali da casa… un salottino ben illuminato al centro del quale troneggiava un bonsai… una cucina, un bagno ed una stanza su cui era ancora srotolato un futon.

Ah! Logicamente c’era anche un piccolo scomparto segreto sotto il pavimento dove veniva conservata la materia tanto difficilmente ottenuta dalla giovane ladra.

Gettò distrattamente il conformer sul futon e posò le sue cose sul piccolo armadio a muro. Era tutto così.. perfetto!
Nonostante la sua dose di pessimismo …. Avevano acconsentito quasi tutti a venire da lei per la festa!
Cid sarebbe venuto con la sua famiglia, Cloud e tifa avrebbero portato con loro Denzel e Marlene, Reeve aveva garantito al novanta per cento la sua presenza e Nanaki avrebbe fatto il viaggio da cosmo canyon solo per “ritrovare i suoi amici”.
Purtroppo Barret era impegnato con la ricostruzione della sua cittadina natale e quindi aveva dato disdetta… per quanto riguardava Vincent… non aveva neppure richiamato!

Oh! La cosa non la toccava! In fondo, per quanto le dispiacesse, con Barret non aveva mai instaurato un rapporto e con Vincent, avventure a parte, non aveva mai condiviso nulla.
Se preferivano starsene a casa propria... Erano fatti loro!

Ok… non riusciva realmente a pensarla così. Le dispiaceva che solo cinque sui otto vecchi compagni d’avventura si potessero ritrovare.
Una l’avevano già persa per sempre, sperava di poter riabbracciare almeno gli altri!

- oh! Aerith! Se devo essere sincera preferivo te a Tifa, lo sai?- chiese la fanciulla guardando una vecchia foto di gruppo scattata anni prima.

Non si era neppure resa conto di averla presa in mano mentre si sfilava i pesanti stivaloni in pelle, lasciando così libero il piede indolenzito.

- oh.. si… Tifa era troppo perfetta fisicamente, mi faceva sentire troppo inferiore con quelle enormi sfere che chiamava seno, quindi sarei stata più felice se Cloud avesse sce… Cloud aveva scelto te… bastava guardarlo! E tu sei andata a morirci li!-

Senza pensarci rimproverò l’immagine stampata, fece una smorfia con la
faccia triste e gli stivali scuri vennero gettati dall’altra parte della stanza con poca grazia.

- ti abbiamo cercato tanto a lungo… e tu mi sei morta così… non ti vergogni? Eri la mia migliore amica…- mormorò posando la foto a terra innanzi a se per poterla continuare a guardare mentre le mani slacciavano le cinghie che chiudevano il completo.

-ricordo… di essere scoppiata a piangere come una bambina piccola dopo aver battuto quel mostro enorme che Sephiroth aveva evocato…. Mi manchi da morire….-

Yuffie posò nuovamente la foto nella fessura creata da due assi non incastrate alla perfezione e ci ristese sopra per bene il futon.
La morte era inevitabile, no? Allora tanto valeva vivere al massimo fino all’ultimo come aveva fatto l’ultima ancient.
Di certo non era divertente vivere come stava vivendo lei attualmente.
La tuta da guerriera della notte scivolò lungo il suo corpo liberando le forme ancora non troppo mature.

La pelle mostrava segni di poca cura, lievi cicatrici, calli in alcuni punti in cui era solita appendere le bisacce e, come se ciò non bastasse si era riempita di strani puntini rossi dovuti probabilmente alla scarsa traspirazione che quella dannata cosa “da ufficiale dell’esercito ninja” permetteva.

Non le andava però di criticare suo padre.
L’aveva cresciuta come un maschiaccio andando contro tutte le convenzioni sociali dei Kirasagi… doveva a lui la sua libertà.
Lesse sul cellulare un messaggio di Cloud che le diceva che lui e tifa sarebbero giunti il 19 agosto in modo da poter festeggiare insieme il compleanno del soldier.

Yuffie sorrise felicemente e rispose confermando che per allora avrebbe procurato loro un alloggio.

Oh! In quel momento sentiva di amare cloud! Sarebbe arrivato con due giorni di anticipo solo per fare con lei la sua festa!
Iniziò a tagliarsi le unghie dei piedi canticchiando tra se e se.
Cosa avrebbe potuto regalare al biondino musone?
Di certo non una materia…. In fondo quello li aveva l’unica copia della knight of the rounds… INVIDIAAAAA!

Si erano sbattuti tutti come dei dannati per allevare i chocobo… avevano ottenuto il più prezioso di questi… ed avevano avuto la piacevole sorpresa di scovare, nell’isola in cui era impossibile per Cid atterrare in aeronave, una potentissima materia..
Ed alla fine se l’era tenuta il “capo”.
Sbuffò ripensandoci… Amen sinceramente, lei ne avrebbe trovata una migliore…o nel peggiore dei casi avrebbe alleggerito allegramente il suo compare.

Quindi… opzione materia, scartata!

Un grattaschiena? Era stato un pensiero inconscio mentre si cercava di grattare una puntura sulla schiena… dannati insetti. Forse era meglio uno scacciamosche!

Un completo nuovo? Dato che gli vedeva cambiare vestito una volta ogni due anni circa iniziava a preoccuparsi! Non gli si rovinavano mai i vestiti?
Insomma.. capiva il vampiro che indossava vesti che apparivano inconsistenti quanto lui, ma cloud? Tifa? Barret?

…

insomma, almeno, si lavavano?
Meglio non indagare.

Si sporse dalla finestra per inspirare a pieni polmoni l’aria fresca che spirava quel pomeriggio.
Un gruppo di giovani donne aveva intonato una danza vicino alla sua finestra e, insieme ad esse, danzavano anche dei bambini vestiti con semplici Yukata estivi.
Com’erano belli e…

Un momento! Panico!

Aveva pensato a tutto, meno che a quello! Insomma… lei era originaria del paese e non poteva presentarsi con degli stracci maschili addosso! In tutte le manifestazioni aveva sempre indossato il suo classico Yukata maschile, non poteva però farsi vedere da tutti vestita come una sciattona.
Insomma… finchè era la sua gente a vederla le andava bene… che i suoi amici scoprissero che non aveva neppure l’ombra di un abito da donna nel suo armadio…

Oh! No! Assolutamente!

- daaaaaddy….- disse tra se e se rialzandosi in piedi e indossando una comoda tuta celeste, quasi lui potesse sentirla - è ora che porti la tua bimba a fare speeeeesaaaa!- ghignò andando alla porta ed infilandosi un paio di vecchie scarpe infradito.
Era strano pensare a come la sua femminilità si risvegliasse solo quando sapeva di doverli rivedere.

Durante il loro primo incontro non poteva dire si essere stata un esempio di alta moda.
Un paio di pantaloncini a cui era saltato il bottone, una dolcevita smaniata verde che sinceramente si era fatta troppo corta per lei, dei vecchi stivali marroni consumati ed una fascia per i capelli che aveva indossato per anni.
La cosa in principio non la infastidiva, poi qualcosa era cambiato.
Quando l’avevano chiamata per la lotta contro Kadaj, in cui era stata oltretutto quasi inutile, si era voluta presentare in modo più femminile.
Si era procurata una specie di piccolo completo di battaglia e si era lucidata l’arma…

Che fosse uno strano tipo di malattia?
Mmhhh… di sicuro!

Sospirò prendendo il suo zaino e fece un sorriso a trentadue denti fissandosi allo specchio.
Perfetta! Si sarebbe potuta ingannare da sola!

- andiaaaamo a derubare papiiino, andiam a derubare papiiiino… andiam a derubare papino…. Nessuno mi può fermar!- cantò a voce alta uscendo dalla propria abitazione.
Le note di “perché è un bravo ragazzo” si adattavano perfettamente a quella litania e molti bambini si girarono a fissarla divertiti.
Era divertente passare per un clown spensierato e, ormai, lei si era perfettamente adattata al suo ruolo.
Rubò da una bancarella in preparazione una mela coperta di caramello e si diresse verso l’abitazione che aveva accanto mangiucchiandola pacatamente.
Rise nell’osservare suo padre che si grattava insistentemente la schiena con un cucchiaio di legno.
C’erano moltissime zanzare in quel periodo, poteva solo sperare che non dessero troppo fastidio ai turisti.

- SIGNOR GODO!- urlò con voce improvvisamente allarmata e sorrise nel notare “l’uomo della sua vita” cercare di rialzarsi con preoccupazione scrutandosi attorno e finire miseramente a terra.
- oh! Daddy…- disse avvicinandosi a lui e dandogli una mano a rialzarsi – pensavo avessi imparato a riconoscere la mia voce!-
- oh… piccola furfante… non sapevo neppure che fossi rientrata in città! Vai e vieni senza dire mai nulla! Non mi aspettavo che venissi qui…- seguì un attimo di silenzio – ok… cosa vuoi?-

- voglio un kimono!- disse semplicemente la ninja – un bel kimono!-

il capovillaggio sembrò studiarla per qualche secondo – lo Yukata degli anni scorsi non ti va più?- domandò infine cercando di capire DOVE sua figlia potesse essere cresciuta. Per lui era sempre bassa uguale.
Lo sguardo indugiò prima sulla vita, poi sul seno, ed infine sulla testa. No.. non era cambiata.

Certo, non aveva problemi a comprarle un nuovo abitaccio, ma voleva capire per quale motivo lei non..
- no, non è quello… voglio un kimono con la kappa maiuscola! Da…- oh. Com’era difficile dirlo – da donna…-

vide il vecchio scoppiare a ridere e rimase per qualche istante perplessa. Oh… se solo lui non avesse sempre tenuto tutti i soldi del suo “lavoro”, avrebbe potuto comprarsi il vestito senza dirgli nulla…. Ma ormai il danno era fatto.
Mise il broncio ed attese che suo padre si calmasse.
Questi, notando che sua figlia non aveva ancora assunto un’espressione idiota e non aveva ancora dichiarato che quello era uno scherzo, interruppe improvvisamente la sua risata.
- eri seria?-
- ovviamente!-
lo sbuffo della ninja era offeso… allora non era una battuta.
- chi è lui?-
- cosa?-

Se Yuffie si era aspettata una domanda in merito non era quella. Lui? Non poteva pensare che lei lo facesse per un ragazzo! Come poteva anche solo supporre suo padre una cosa del genere?
Tutti gli uomini che venivano erano impegnati!

Tifa avrebbe potuto liberamente ucciderla se si fosse azzardata a sfiorare cloud… Cid era ufficialmente sposato… e, sinceramente, per quanto fosse carino, Nanaki non era il suo tipo… aveva giusto un paio di zanne di troppo.

- cosa COSA? Mia figlia che difficilmente indossa abiti più femminili di una tuta da operaio- disse indicandola – ora se ne esce a dire che vuole un kimono da donna, nonostante sappia quanto siano scomodi quegli affari…e questo dopo avermi detto che i suoi amici intendevano venire qui a trovarla… è mio “dovere”- sottolineò la parola – pensar male…-
-vecchiaccio…- iniziò lei.
- oh, non ti preoccupare Yuffie! Se è un erede quello che cerchi, sarò ben lieto di fornirti il kimono più bello della città! Per una volta non saranno soldi spesi male!-
gli occhi della Ninja si illuminarono. Lei si aspettava già proteste come le ultime volte in cui aveva chiesto finanziamenti!

Se era per una buona causa, per qualche giorno avrebbe ancora potuto far finta di essere invaghita di Cloud!


-----


- salve vampiro… ero sicuro di trovarti qui… sempre con le tue chiappe da elfo posate su questo pavimento scomodo. Devo presumere che sia rimasto il segno del tuo fondoschiena sulla pietra dopo tutto questo tempo?-

La voce familiare distolse i pensieri dell’ex turk dalla donna amata che giaceva nella bara di cristallo innanzi a lui.
I suoi occhi erano vacui e quella luce innaturale lo rendeva ancora più pallido del solito.
-Cid… anche a me fa piacere rivederti…- mormorò questi nascondendo la propria irritazione.
Odiava quando qualcuno veniva a disturbarlo in quel luogo per lui sacro.

- non è vero, come non fa piacere a me vederti… ma passavo qui sopra con la Sierra e mi sono detto “va a vedere che quel ragazzaccio depresso è qui… chissà se ha bisogno di un passaggio!” e…-
-passaggio per cosa?- chiese Vincent voltandosi a fissare il biondo fumatore
l’altro parve perplesso, indeciso su come continuare…
- Yuffie non ti ha chiamato?-
il vampiro parve riflettere per qualche istante
-credo mi abbia telefonato, ma non ricordo cosa mi ha detto..- disse con voce piatta ed atona.

Cid emise un grugnito di disappunto
- oh, boy! Possibile che tu sia così.. così… oh! – dalle labbra del capitano uscirono tante imprecazioni che perfino il moro si stupì nello scoprire insulti di ventidue lettere – in ogni caso, idiota, verrai si o no? Preferisci rimanere qua a marcire davanti ad una donna morta?-
- ad ognuno i suoi hobby…. -

sinceramente non aveva alcuna voglia di andarsene da quel posto, tantomeno per ritrovare delle coppiette che non avrebbero fatto altro che tubare.
Lo volevano come baby sitter per il bambino? Potevano cercarsi qualcun altro!

Tifa e Cloud avrebbero passato la maggior parte del loro tempo assieme, idem per Cid e Shera… e probabilmente perfino Yuffie e Barret avrebbero avuto modo di mostrare i loro rispettivi partner come premi vinti ad una macchinetta in una sala giochi.

- ma tu sposterai il tuo delicato fondoschiena elfico e verrai con noi…-
- da come ne parli devo desumere che il mio “delicato fondoschiena” ti interessa? L’hai nominato tre volte nel giro di cinque minuti…- borbottò tra se e se.

Cid era rimato pietrificato.

- tu… hai appena fatto un accenno di ironia umana…- gridò mostrandosi falsamente spaventato ed indietreggiando fino alla parete – Vincent! Non mi devi spaventare a questo modo!-
- in ogni caso non verrò…-
- verrai…-
- non verrò…-
- verrai oppure andrò a cercare Rose e te la porterò qui dicendole che, nonostante tu non lo voglia dimostrare, nutri una certa simpatia nei suoi confronti!-

minacciarlo di una cosa del genere non era ciò che tutti osavano fare… purtroppo il vampiro sapeva che Cid non stava scherzando.
Chi era Rose? Oh, semplicemente una locandiera che viveva a Costa del Sol e che ci aveva spudoratamente provato con lui.
Quanto odiava chi non sapeva rispettare il suo sentimento verso Lucretia.
Fissò con malinconia il viso dell’amata.

Così bella… sembrava semplicemente addormentata…

- allora, ti vuoi muovere?- sbottò Cid alle sue spalle – non posso fermarmi qui tutto il giorno! Dobbiamo ancora passare a recuperare Nanaki, voleva farsela a piedi, ma alla fine mi ha chiesto un passaggio…-
l’ex Turk sospirò sperando di poter solo avere un po’ di pace come aveva sempre desiderato.


---


- oh, Yuff! Sei un amore!- disse una donna girandole attorno e dandole una pacca sul fondoschiena

- Grandma Leona!- sbuffò la ninja falsamente irritata verso la anziana donna che tutti nel villaggio chiamavano in quel modo.
In realtà se la rideva sotto i baffi per le grandi attenzioni che stava ricevendo. L’idea di poter avere un erede aveva spinto suo padre a mobilitare mezzo villaggio.

Sul suo tavolo giacevano almeno sei nuovi completi da viaggio, due vesti in stile orientale dall’aspetto raffinato, un sacco di biancheria intima forse un po’ troppo spinta (che lei non avrebbe mai indossato. Le mettevano prurito addosso solo a vederli!) e, addosso a lei, c’era un meraviglioso kimono decorato sulle tonalità del verde.
Non era troppo scomodo, glielo avevano adattato per non renderle difficili i movimenti, quindi era perfetto.

Non avrebbe sfigurato anche se avesse deciso di camminare a fianco di Tifa e Shera.

- dico solo la verità!- rispose Leona ridendo pacata – tuo padre ha chiesto di renderti bella, ma sinceramente c’è stato poco lavoro da fare…-
la giovane ninja fece una risata un pochino più triste… forse mentire a suo padre non era stata un’idea troppo buona. Cosa avrebe potuto dirgli poi? Che era innamorata di un gattone?

Le squillò il telefonino e, spostandosi mentre l’anziana cercava di fissarle un nastro, rispose senza pensarci troppo su.
- salve! Qui la grande ninja Yuffie! Desidera?- domandò scacciando delicatamente con la mancina le mani della “nonna” che stavano indugiando sul suo seno per vedere quanto avrebbe dovuto stringere gli altri abiti in quel punto.

- ci sarò…-

quella voce con il rumore dell’aeronave sullo sfondo la immobilizzò. Oh… quello era veramente un evento da segnare sul calendario.
“ il vampiro è uscito dalla bara!!!” pensò tra se e se prima di scoppiare a ridere.
Il silenzio dall’altro capo della cornetta era pesante, ma non riusciva a farci caso.
- non ci credo vinnie! Chi ti ha convinto?- domandò con entusiasmo senza rendersi conto di avergli nuovamente affibbiato il nomignolo che aveva usato i primi tempi, prima di rendersi conto che era meglio mantenere un tono neutrale con lui.

- Cid…-

la risposta telegrafica non la riuscì a demoralizzare. Oh! Ci sarebbero stati quasi tutti!
-woah! Incredibile… dagli un bacio sulla bocca da parte mia e fagli i complimenti! Non credevo che qualcuno potesse superare la tua nuvoletta di depressione e convincerti! Ero veramente scettica.. e… mi fa veramente piacere sapere che ci sarai…-
fu un vero peccato che nessuno l’avesse vista in viso in quel momento. Leona era troppo impegnata a usare il suo ago per vedere l’espressione della fanciulla.
Non era un sorriso entusiasta, aveva qualcosa di tremendamente dolce e malinconico.
Il sogno di Yuffie di rivedere per almeno un’ultima volta la sua squadra riunita era quasi stato completamente realizzato.
Insomma.. se pure Vincent aveva accettato di venire… voleva dire che allora l’Avalanche era stato qualcosa più che un semplice gruppo di pezzi raccolti a caso…

- ricambio il piacere… a presto…-

non se la prese quella volta per la conversazione interrotta senza quasi avvertire… e non le diede fastidio la piccola bugia che Vincent aveva appena detto per buona creanza.

Rimase semplicemente in silenzio mentre Leona la obbligava ad alzare le braccia per prendere una nuova misura.
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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

ecco il secondo capitolo.
questo chiude la parte di introduzione.
dal terzo vedremo finalmente la riunione di alcuni membri della squadra e lo scatenarsi del problema!
come sempre dedicato alla mia sensei namine *-* mi perdoni se la qualità è scadente rispetto alle vostre opere!!!! :(
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Capitolo due

Il senso della vita qual’è? Esiste forse?

Quella domanda aveva sempre avvolto il cuore del genere umano.
Se esisteva un essere superiore che tirava i fili del destino probabilmente era qualcosa di incomprensibile per noi, così come era incomprensibile, per esempio, per un insetto comprendere la complessità del nostro stile di vita.
Forse il paragone era un po’ assurdo, ma lei la vedeva in quel modo.
Chiunque l’avesse messa in quel posto non le aveva fatto un favore per quanto lei amasse il suo paese.
“Non si può imprigionare il vento” ripeteva sempre sua madre a Godo quando parlava di lei.

Il vento…

Non aveva mai compreso nemmeno quel paragone.
Il vento era completamente libero, sfuggiva al controllo umano e correva ignorando ogni dramma su quel piccolo e triste pianeta..
Lei non era così…
Lei soffriva profondamente per ciò che la circondava.
Non riusciva a capacitarsi della sofferenza che aveva scoperto attorno a lei.
Della sofferenza che ella stessa aveva causato.

Non riusciva a capacitarsi del sangue che ormai copriva le sue mani.

Per quanto le lavasse sotto acqua bollente… per quanto si graffiasse con forza fino a fare arrossare la pelle…
Quelle gocce scarlatte, nella sua mente, erano sempre li.
Macchie indelebili come testimonianza dei suoi peccati.
Esisteva una ragione di vita anche per una come lei?

Avrebbe mai potuto perdonare se stessa?
--------

-yatta!- esclamò la giovane Ninja rimirandosi allo specchio.
Oh! Avrebbe fatto un figurone! Sarebbero caduti tutti ai suoi piedi! Donne comprese!
Si era innamorata a prima vista di quella maglietta nera su cui vi era una semplice scritta rossa.
“Heartless”… senza cuore… chissà per quale motivo si ritrovava tanto in quella semplice parola.
In ogni caso stava sfilando da parecchi minuti cercando di scegliere cos’avrebbe indossato.

No, non erano manie di protagonismo le sue… più che altro noia. Fuori era scoppiato un improvviso temporale estivo e quindi, almeno per il momento, aveva dovuto rinunciare alle sue continue corse per le strade.
Il correre fino a quando si sentiva soffocare, fino a quando i polmoni iniziavano a farle male come ardendo dall’interno e l’equilibrio iniziava a mancarle.
Era il suo miglior modo di sfogarsi.

Le piaceva percepire la sua mente quasi completamente vuota mentre si lasciava cadere sulla morbida erba profumata.

-oh! Che orrore!- mormorò improvvisamente da sola gettando a lato dei pantaloncini rosa dall’aspetto equivoco.
Ultimamente si accorgeva di pensare troppo… e.. dato che si diceva che pensare rendeva vecchi, si preoccupava non poco di ciò.
Insomma! Pensare non era de lei! Cloud era un tipo pensieroso, Nanaki a volte….e di certo il record era detenuto dal moro musone.

Lei era la ragazza svampita e perennemente sorridente! Non poteva assolutamente mostrarsi depressa!
-ne va della mia reputazione!- rise tra se appoggiando ordinatamente nel mobile i pinocchietti neri che aveva scelto.
Avendo deciso cosa indossare non le restava nulla da fare.
Annoiata si lasciò cadere indietro sul futon e, lasciandosi cullare dal rumore insistente della pioggia che scendeva sul tetto in bambù, cadde in un sonno pesante senza sogni.


--------


Cloud stava preparando le valigie per partire. Avevano preso i loro Chocobo color oro e il giorno dopo lui e la sua ragazza sarebbero partiti per la cittadina di Wutai.
Faceva un caldo insopportabile, ma non si poteva lamentare. A dir di Reeve, a Midgar c’era da morire.
Chi stava apparentemente bene era Nanaki. Clima mite ed una buona resistenza al calore.
Mmhhh.. doveva progettare una bella gita a Cosmo Canyon una volta terminata la permanenza a Wutai.
Stringendo una cinghia che aveva trovato allentata, Cloud ghignò tra se e se soddisfatto.

Nonostante Tifa avesse insistito per portarsi dietro metà alloggio, era riuscito a far stare tutto sui chocobo lasciando anche uno spazio per i passeggeri.
-forza cuccioli… vedrete che, una volta consegnati i “regalini”, il viaggio di ritorno sarà più semplice.- aveva sussurrato spinto da compassione verso quelle povere creature caricate all’inverosimile.
Insomma.. Tifa non era mai stata una ragazza superficiale, ma il suo comportamento di recente lo aveva irritato.
Ok che era contenta di riabbracciare gli altri… ok che voleva far bella figura… ok che avevano pronta per gli altri una bella sorpresa… ma il girovagare come anime in pena in cerca di qualcosa che potesse piacere ad ogni ex membro della squadra.. era troppo.

Accarezzò la testa del chocobo più giovane si fermò a fissare il cielo azzurro con un sorriso malinconico.
Ricordava perfettamente quando, cinque anni prima, la luce della meteora rossa illuminava a giorno anche le notti di luna nuova.

Oh… che malinconia per quei tempi! Gli mancava perfino il correre come un disperato dietro Sephiroth.
NO! Non in quel senso. Semplicemente si sentiva frustrato ad impiegare TUTTE le sua abilità nel consegnare pacchi.
Nonostante si fosse illuso, l’impiego di fattorino tuttofare non faceva per lui.
La chiamavano “sindrome del dopoguerra”?
Si diceva che chi avesse vissuto in mezzo al pericolo difficilmente potesse riabituarsi ad una vita monotona come quella di tutti i giorni, ed in effetti era vero.

Vedere i contadini suoi compaesani emozionarsi per un animale più forte della media o per una zucca di dimensioni stratosferiche gli faceva tenerezza, ma allo stesso tempo una parte di se non faceva che urlare incessantemente:” io ho visto la morte in faccia più di una volta e voi vi mettete ad esultare per uno stupido ortaggio? Crescete! Crescete! Crescete!”

Il biondo sospirò sfiorandosi il braccio nudo fino a sfiorare il fiocco rosso che non aveva mai tolto fino a qual momento.

--------

-Yatta! Abbiamo vinto! Siamo grandi ragazzi!- esultava Yuffie con il suo solito entusiasmo mentre saltellava restando aggrappata da una parte al braccio metallico di Vincent e dall’altra a quello muscoloso di Cid.

- avevi qualche dubbio in proposito mocciosetta?- era stato il commento sarcastico del capitano mentre le scompigliava i capelli facendole cadere la fascetta –la mia vittoria finale però sarà quando ti riuscirò a far lavare!- aveva infine concluso indicando la fronte coperta da uno strato di polvere.
- oh! Vecchia ciabatta! Piantala di rompere e goditi questo momento!- aveva risposto lei a tono senza però lasciare la presa sulle braccia dei suoi due amici.
Il vampiro musone come al solito sembrava non curarsene affatto.

Caith Sith si era irrimediabilmente rotto durante la fuga, ma Cloud Sperava che Reeve potesse crearne un nuovo modello. Intanto Nanaki si stava occupando di dare una ripulita per rendere dignitoso quel modellino che era stato il loro compagno di viaggio.

Tifa giaceva esausta in un angolo con la testa appoggiata alle ginocchia. Il respiro irregolare era scosso da singhiozzi di gioia.

Barret si trovava poco più avanti sul ponte con il telefono in mano. Aveva dovuto comunicare immediatamente a sua figlia la buona novella.

- cosa faremo da adesso in poi?-

Tutti i presenti si erano voltati verso il biondo a quella domanda.
Un po’ la temevano, ma tutti erano consci del fatto che fosse inevitabile.
Sentì elencare da ciascuno il proprio progetto per il futuro ed anche lui dovette arrendersi all’evidenza. Avrebbe vissuto nel suo paese natale godendo di quel periodo di pace.

- NO! Io non ci sto a dire addio a tutto questo! Insomma! Siamo un gruppo!-
tutti avevano distolto lo sguardo dalla giovane ninja quando, alla fine, era stato il suo turno di parlare
- io non so minimamente cosa vi passi per la testa, ma io non mi voglio rintanare in un buco per attender di morir di vecchiaia! Non “eravamo” un grande gruppo… lo siamo! Abbiamo salvato il nostro mondo! Non è una cosa che tutti possono dire di aver fatto! Abbiamo combattuto assieme, abbiamo riso, pianto.. vi ho allegramente anche derubato! Non voglio dimenticare tutto- aveva concluso con una risatina nervosa ritirandosi poco dopo nella propria stanza come imbarazzata dal pensiero di esser stata solo lei a provare tali sensazioni di benessere nel tempo condiviso in compagnia.

L’unica vera differenza era stata nel fatto che lei aveva osato dar voce ai pensieri che gli altri membri dell’Avalanche avevano preferito nascondere.
Per buona parte del viaggio la videro restare in silenzio, a Cosmo Canyon però Yuffie sembrava essere tornata alla carica.

- guardate cosa ho trovato nel set di cucito di shera!!!!- aveva esultato impedendo a nanaki di scendere. Gli occhi lucidi, le guance lievemente arrossate. Un lungo nastro rosso stretto tra le dita.
Con insistenza aveva obbligato Nanaki a legarsene un pezzo alla zampa come lei aveva fatto sul braccio, poi era andata da tifa, da barret e da Cloud. Legando ad ognuno il piccolo “ricordo di chi siamo” con un forte nodo.

Fu quando ormai stava finendo di fissare il laccetto rosso attorno al braccio del pupazzetto metallico che il vampiro le mise il polso destro davanti agli occhi.

Era calato un silenzio innaturale tra tutti.
- a me non lo leghi il nastro?-

Non sapeva se fosse stato solo un suo pensiero, ma Cloud era certo di aver sentito qualcuno borbottare un “Ha parlato!” stupefatto.
La giovane Ninja a quella semplice domanda rispondendo con un altrettanto semplice sorriso.

-certo!-

--------

oh. Lui lo portava ancora! E anche Tifa! Quel nastro era il loro simbolo e non se ne sarebbe separato tanto facilmente!
Certo, aveva il suo buon nome di lupo solitario da difendere, ma non poteva negare che si era affezionato al quel gruppo.
Pensando ciò e tenendo la testa tra le nuvole, decise di dare un’ultima controllata ai bagagli.

Due passi e sentì il piede affondare dolcemente mentre veniva circondato da un calore innaturale.
Dannazione.. non poteva essere.
NO!
MERDA!
ERANO I SUOI STIVALI NUOVI!

--------

Yuffie si svegliò che era quasi sera.

Aveva smesso di piovere e si respirava un’aria deliziosa.
Non poteva starsene dentro casa! Giammai! Il villaggio si sarebbe potuto preoccupare!
Un paio di uccellini semiaddormentati su un albero la videro indossare in fretta un vecchio completo verdone e precipitarsi all’aperto cantando a squarciagola.

I bambini ridevano di lei ed i giovani ragazzi scuotevano il capo in segno di disapprovazione.
In fondo cose le importava?
Lei era QUELLA Yuffie per gli altri.. per i suoi amici…

-bisogna tenersi in allenamento!- urlò ad un signore che si era fermato a fissarla.
Entro meno di ventiquattr’ore avrebbe rivisto Cloud “i miei capelli vincono la gravità” Strife e Tifa “sfere magiche” Lockheart.. ne era a dir poco entusiasta
Senza lasciare l’assurdo motivetto composto da parole senza senso ( e dopo aver nuovamente alleggerito la bancarella dei dolciumi) Yuffie si avvicinò all’abitazione del padre.

-vecchio bastone rugoso…- lo chiamò a gran voce dall’esterno mentre in corsa si avvicinava alla porta di ingresso.
-Papino! Tua figlia è quiii!!! Le offri la cena?- chiese sempre a voce alta sorridendo come un idiota mentre spalancava senza grazia l’entrata.
Non ci fu domestica in grado di fermarla mentre correva a perdifiato per i corridoi fino a spalancare la parete mobile che dava sul salotto.

- daddy!-
l’uomo stancamente smise di firmare i foglie e, dalla sua posizione accucciata, si fermò a fissare la propria figlia.
- cosa c’è?-
- ho fame!-

era caduto un profondo silenzio mentre Godo fissava la ragazza con espressione irritata.
La mancina picchiettava insistentemente contro il tavolo di legno chiaro, il sopracciglio sinistro tremava lievemente e la lunga penna intinta nell’inchiostro giaceva senza cura sul foglio.
La fanciulla per qualche istante non comprese quel comportamento, poi gli occhi andarono sui suoi piedi nudi e, successivamente, alla lunga serie di sporche impronte che si era lasciata alle spalle.
Non ci aveva sinceramente pensato!

-oh… ah… ahahahahaha…- ridacchiò nervosa portandosi le braccia dietro la nuca.
-non conquisterai mai il tuo uomo misterioso se continui a comportarti come una zoticona!- sbottò Godo con aria stanca mentre riprendeva in mano la piuma e cercava di asciugare l’inchiostro gocciolato sul documento.
-oh! Daddy! Chi ti dice che io non gli piaccia così come sono!- rise lei prendendo un panno pulito dalle mani di una domestica e dandosi una pulita alle “zampe”. Doveva mantenere la messinscena almeno fino alla festa… ne andava dei suoi stessi vestiti! Voleva far bella figura con la sua compagnia!
-nonostante mi auguri che sia così, spero di non avere un idiota per genero…-
-parla quello che scrive ancora come un vecchietto di secoli fa ed ispira la stessa simpatia di un Ancient Dragon in astinenza!- sbottò lei ridacchiando mentre, una volta posato il panno in un angolo, si avvicinava al tavolino.
Godo non parve intenzionato a controbattere e ciò la sollevò di morale.

Oh! A quanto pare il vecchio aveva già cenato. Che peccato!
Purtroppo, si sa, gli uomini di una certa età tendevano a mangiare molto preso per potersi coricare poco dopo il calar del sole.. e per potersi svegliare prima ad infastidire “vicini a caso”.
Mmhh.. cosa restava? Beh, di sicuro le ossa di pollo non erano una bella prospettiva per una cena… idem per il riso bianco ormai freddo e … oh! Wow! Lei le adorava! Erano..

-ARANCE!-

con un urlo ne prese una guadagnando un sospiro divertito da parte del padre.
Non erano un frutto troppo comune da quelle parti nonostante in altri parti del mondo se ne trovassero in gran quantità.
- oh! Sono meravigliose! Bellissime, mature al punto giusto!- esclamò allungando nuovamente la mano fino ad averne quattro in grembo – grazie papà! Lo sapevo che tu pensi solo e sempre alla tua bella bimba!-
dopo aver dato un veloce bacio a Godo fuggì via ridendo senza motivo e, dopo una lunga corsa con quei frutti in braccio, si fermò in mezzo alla piazza del villaggio.

Quel frutto tra le sue labbra aveva un sapore aspro, ma allo stesso tempo così dolce.
Tenendo la prelibatezza con entrambe le mani proseguì nella degustazione associando ogni morso al ricordo di un suo amico.
Quante volte le aveva mangiate in compagnia.
Di tanto in tanto lei, Tiff e Aerith si riunivano in una stanza d’albergo a sgranocchiare frutta e spettegolare sui ragazzi del gruppo.
Ok.. erano più che altro Aerith e Tifa a parlare di come erano belli i ragazzi, lei si dilettava a rendere divertente la cosa.

Di Cloud era inutile riportare i commenti.
Bello, attraente, carismatico… ok. Non poteva dire nulla in contrario dato che condivideva appieno, ma sinceramente Yuffie cercava ancora ora di capire dove si trovasse il “simpatico” che tanto le altre due avevano osannato.

Su Barret non c’era mai stato troppo da dire.
Un carro armato con un fucile al posto di un braccio non era ciò che loro amavano considerare “un ragazzo ideale”.
Per quanto simpatico, alla buona e forte, non era il tipo perfetto per nessuna di loro.

Nanaki…
Come detto in precedenza, un gran bel felino, ma due zanne di troppo…

I commenti su Cid erano uno spasso unico invece.
Tra mimi, citazioni e messe in scena del suo modo di fare… alla fine tutte e tre si ritrovavano sdraiate a pancia in su cercando di respirare dopo il troppo ridere.

Vincent…
Un'altra incognita per Yuffie. Insomma.. bello, si… affascinante, ok… ma sul “il suo modo di fare così cupo e misterioso è così intrigante” poteva solo dire NO.
Insomma.. lei si divertiva a scherzare con la gente! Aveva provato a trascinarlo nei suoi giochi da bambina per quasi un anno, ma non era servito a nulla.
Sinceramente, oltretutto, non era una di quelle facce che avrebbe voluto trovarsi davanti al mattino appena sveglia!

- mmmhh… stupida…- si autoinsultò quando si morse accidentalmente il pollice.
Ora che la pioggia era cessata una splendida luna iniziava a decorare il cielo rosso sangue, la stessa luna contro cui tante volte, da sola, aveva imprecato maledicendola di non lasciarla dormire bene e, altrettante volte, aveva ringraziato mentre vagava da sola per i boschi deserti che circondavano la sua triste città.</p>
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

capitolo tre ^^
due capitoli in due giorni. mi stupisco da me!!!!
come sempre dedicato alla mia sensei namine che io ammiro con tutta me stessa *-*
poi un ringraziamento speciale a Leanan e a quanti hanno commentato la mia storia qui o in altra sede *-*
grazie! grazie! grazie!
io per ringraziarvi vi propino il terzo capitolo di questo schifo :twisted: come mi sento malvagia! ah! scusatemi se è più corto degli altri ^^'''' necessità di trama!
a domani .. e forse a dopodomani per l'aggiornamento ^^

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Capitolo tre


La ragion d’etre… la ragion di essere.
Ora che ci penso, non è forse possibile trovare questa ragione in qualcuno?
Esiste forse qualcuno che avrebbe potuto aiutarmi nel perdonare me stessa?
No
Sono io a dover imparare a perdonare i miei peccati in solitudine.
Nessuno può sondare l’anima di una persona fino a trovarne le macchie e cancellarle.

Qualcosa scende dal mio viso… sono forse lacrime?
Perché i miei occhi stanno piangendo se il mio animo è così vuoto?
Mi sento come una bambola priva di anima, come un burattino insensibile obbligato a recitare uno spettacolo senza fine.

Guardatemi…
guardate il sorriso indelebile segnato sul mio volto
assaporatee le movenze ridicole compiute per compiacere il pubblico innanzi a me
percepite l’ironia delle frasi prive di senso che l’autore di questa buffonata mi costringe a ripetere, incurante dei miei sentimenti
osservate la splendida maschera che ho saputo erigere innanzi al mio viso per confondere gli altri attori di questo misero spettacolo da strada.

Ammirate Yuffie…

Ammiratemi per come mi mostro, perché colei che sono in realtà potrebbe non piacervi.

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- Yatta!- esclamò la giovane ninja con entusiasmo sistemandosi per bene gli scarponcini neri che aveva deciso di mettere per la giornata.
La maglietta scura con la scritta rossa, Il piccolo seno saldamente stretto in una fascia di cotone, dei pinochietti neri che erano sostenuti da una cintura del medesimo colore, una fascetta rossa tra i capelli.
Perfetto! Tutto perfetto!

Saltellando si recò nel corridoio l’entrata della sua abitazione dove accese degli incensi profumati che erano sorretti da un elegante drago in ferro scuro.
Non stava più nella pelle ed aveva ricontrollato sei volte che tutto fosse perfetto.

Cid, Shera ed il bimbo avrebbero alloggiato in un appartamentino nel centro del villaggio, sperando che a loro non dispiacesse la cosa.

Tifa, Cloud, Denzel e Marlene avrebbero invece diviso un comodo quadrilocale appena fuori dal paese. Sperava solo che non venissero mai a sapere quanto aveva dovuto sborsare per affittarlo e renderlo vivibile.

Purtroppo per Nanaki, Vincent e Reeve si era dovuta arrangiare, ma sperava che dopo tante notti passate a dormire all’agghiaccio sotto il vento non facesse loro così schifo dividere l’appartamento con lei.
Aveva infatti steso un lungo separé color crema nella sua stanza e posizionato i futon in modo che lei e Nanaki ne avessero una metà, i due uomini l’altra.

-oh! Dannazione!- fu l’esclamazione che uscì dalle sue labbra mentre, cercando di spostare degli oggetti, scivolava miseramente per terra tirandosi dietro un grande vaso in terracotta.
Il rumore di ceramica infranta la fece esibire in una splendida esposizione di bestemmie ed imprecazioni che avrebbero fatto arrossire perfino il pilota della Sierra.

Non che ci tenesse particolarmente a quell’articolo patetico comprato ad una fiera artigianale di Corel, ma era uno dei pochi oggetti ornamentali che possedeva.

Continuando ad inveire contro qualsiasi tipo di divinità che le sfiorava la mente, Yuffie gettò irata un giornale contro una grossa zanzara che aveva avuto la sfortuna di trovarsi nei paraggi in quel momento.
Raccogliendo i cocci con una scopa di saggina Yuffie si rese conto improvvisamente che era insensata tutta quella rabbia per un semplice incidente.
Non era la caduta a renderla nervosa.

Aveva paura in realtà.
Paura di rivedere i suoi compagni e scoprire che non c’era più posto per lei in mezzo a quella squadra.

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-Tiff! Per favore!-
Cloud chiamava da mezz’ora circa la sua ragazza. Si erano fermati a Rocket Town per vedere se Cid era ancora in zona, ma sfortunatamente sembrava aver lasciato la cittadina qualche giorno prima.

Risultato?

1:Notte trascorsa in uno stanzino di un albergo grosso quanto il bagno di Barret, con la stessa puzza del bagno di Barret e con una coppia di fidanzatini vicini che avevano strillato per quasi tutta la notte con un linguaggio talmente forbito da essere facilmente paragonato a quello di un duo di pescatori ubriachi.
Marlene aveva cercato di prendere sonno tenendo il capo stretto sotto un cuscino, Denzel era crollato allegramente senza curarsi di nulla ed attirando l’invidia degli altri tre, Tifa aveva provato più volte a prendere a pugni la parete per far tacere gli altri, ma aveva solo guadagnato una buona dose di insulti gratuiti… per quanto riguardava Cloud… non sapeva cosa lo stesse fermando dal prendere la sua ultima weapon e fare irruzione nella stanza a fianco.

2: pagata una cifra infernale per la suddetta stanza

3: furto di un Chocobo d’oro nella stalla non assicurata… sfortunatamente le borse erano rimaste!

Sospirando il biondo finì di legare l’ultima borsa sulle spalle di uno dei loro poveri tre chocobo rimasti. Non li invidiava minimamente, ma cosa ci poteva fare?
- poveri tesorini di papà…-
se si fosse sentito in quel momento si sarebbe probabilmente ucciso.
- Cloud! Dove hai messo gli spazzolini?-
- sono in bagno Tiff!-
-hai preso tutti i pacchi?-
-sono qui legati ai Chocobo… -
-e per quanto..-
- Tiff! Per favore!-

Marlene scese le scale ancora in vestaglia e si avvicinò a Cloud con una tazza di the… bollente… fumante…
Il biondo riprese a sudare solamente guardandola.
- cloud, ne vuoi un sorso?-
-ehm.. no grazie, ho già favorito!-
ok.. la bimba era ancora praticamente in pigiama… ciò voleva dire che anche Denzel non doveva essere messo troppo meglio.
Un’altra mezz’ora da passare sotto quel sole infernale ad attendere? Ma cosa aveva fatto di male?
Le donne erano un’incognita per lui.

Come poteva Tifa passare ORE davanti allo specchio per sistemarsi quando non si truccava nemmeno?
Insomma.. lui per ottenere l’effetto “coda di chocobo” sui capelli ci metteva si e no cinque minuti, invece le ragazze che aveva conosciuto ci mettevano sempre una vita anche solo a lavarsi il viso.
- perché non mi sono fidanzato con Yuffie?- si chiese ironicamente ricordando lo stato di assoluto caos che la circondava.
Perlomeno con lei non avrebbe dovuto litigare per il bagno dato che probabilmente era già un miracolo vederla sotto la doccia.

- guarda che se Tifa ti sente sono casini Cloud…-
altro motivo per odiare le ragazze?
Sempre pronte a spettegolare e dare consigli come fossero persone vissute anche se avevano pochi anni di vita.
-Marlene.. io dicevo così per dire, lo sai che amo Tifa…- mormorò in tono dolce, la stessa modalità vocale utilizzata con i bambini piccoli o con le persone estremamente tonte.
Lui iniziava ad includere Marlene nella seconda categoria
-tutti i ragazzi iniziano così… poi alla fine si scopre che tradiscono…-
il biondo ridacchiò nervoso cercando di non cedere alle provocazioni della piccola ed al suo ghigno.

Come per salvargli la reputazione di freddo e calmo guerriero, la voce acuta di Tifa spezzò il silenzio quasi totale che accerchiava il Villaggio.
Schiacciando una zanzara che aveva osato morderlo in quel momento sul viso, il biondo alzò gli occhi al cielo immaginando cosa la sua bella desiderasse.
- Cloud!-
-Tifa! Ho preso tutto! A partire dal mangime per i chocobo, fino a quelle piccole cose che io e te sappia..-
la mora lo interruppe mostrandosi alla finestra.

- no, cloud! Abbiamo un problema!-

-----

Vincent viaggiava da circa un giorno su quella bagnarola volante di cui Cid tanto si vantava.
Le sue paure si erano rivelate fondate.

- zio vin! Mi fai di nuovo gli occhi da mostro?-

cercando, invano, di staccare dai propri capelli il piccolo Kakeru, l’ex Turk emise un sospiro disperato.
Da quando era salito sulla Sierra non aveva fatto che il baby sitter a tempo quasi pieno.

Che Shera e Cid volessero rilassarsi un poco dal loro ruolo di genitori era accettabile, ma che gli scaricassero il loro bambino di tre anni era qualcosa di tremendamente frustrante per lui.
Cioè.. non erano andati a divertirsi infischiandosene del figlio, ma Cid era impegnato a dirigere l’aeronave e Shera non sembrava star troppo bene, di conseguenza si era ritrovato in quella situazione odiosa.

- se io ti faccio gli occhi da mostro poi farai la nanna da bravo bambino?-
una domanda forzata formulata nella vana speranza di riuscire a fargli fare un sonnellino pomeridiano.

Kakeru, divertito, annuì con serietà.
- e va bene…-
a quel commento il vampiro rigirò indietro gli occhi lasciando scoperta solo la parte bianca. Era un trucco che aveva imparato da piccolo per spaventare le ragazzine e farle correre via in lacrime.
Il fatto che Kakeru sapesse di questa sua dote voleva dir unicamente che Cid non era stato zitto riguardo al loro unico discorso più o meno confidenziale.
- AAAHH!!! ZIO VINNIE FA IL MOSTRO! ZIO VINNIE FA IL MOSTRO!- strillò tra le risa il bambino.
Inutile dire che non fosse esattamente piacevole per il vampiro sentirsi dire quelle cose.

Lui ERA un mostro e , purtroppo, non aveva più molto da dire in merito.
Senza capire bene come, probabilmente la sua stessa mente rifiutava di accettare una situazione simile, riuscì a mettere il dolce pargolo a letto.
Era ancora seduto accanto al lettino quando nella piccola stanza entrò Cid completamente coperto di olio e fuliggine.
Vincent decise che era meglio non sapere dove fosse stato.

- oh! Vincent Valentine! Sei un vero amore!- rise l’uomo dandogli una pacca sulla spalla ed ignorando il grugnito di protesta che era nato dalle labbra del moro – se non ci fossi tu sarei impazzito a cercar di star dietro a tutto…-
-tu lo sai che ora mi sei debitore, vero Higwind?-
se il povero Ex Turk cercava di assumere un tono serio, l’altro non sembrava d’accordo.
- non temere VinVin… ti ripagherò appena saremo soli con una notte di passione che non…-
La death penality puntava già verso la fronte del macchinista.
- potresti gentilmente smetterla con discorsi di questo tipo?-
- oh! Suvvia vampiro! Non te la sarai presa così tanto per l’altro giorno?-
-ero in pace con me stesso ed ora mi ritrovo a fare da baby sitter a tuo figlio e mi sto recando assieme a voi dalla più rompiscatole di questo vecchio gruppo… se non hai nulla in contrario sono un tantino alterato…-
l’uomo indietreggiò nuovamente

- Woah! Prima mi stupisci con una mezza battuta quasi ironica! Ora mi fai una frase intera con più di due verbi! Signor Valentine! Lei mi fa paura!-
il moro sospirò sconsolato immaginando cosa lo avrebbe atteso una volta giunti a destinazione.
- ah! Ha chiamato Nanaki. Non lo passeremo a prendere. A quanto pare è scoppiata un’epidemia di influenza a Cosmo Canyon e lui si sta occupando dei malati. Il suo senso di responsabilità finirò con l’ucciderlo…-
la stanza iniziava a venir invasa da un pesante strato di nebbia puzzolente.
- …quindi possiamo far rotta tranquillamente per Wutai, Yuffie non se ne avrà a male se arriveremo un po’ prima…-

Vincent storse in naso notando che, dopo aver spento l’ennesima sigaretta della giornata, Cid stava prendendone una nuova dal pacchetto che teneva infilato a lato nella fascia che aveva sulla fronte.
-… che ne dici musone? Ti unirai a noi per festeggiare o preferisci passare il resto del tuo tempo a rimuginare tra i “se” ed i “ma”?-

il moro si alzò in piedi a quel commento e decise che era ora di uscire.
Strinse lievemente con la mano artigliata il piccolo cono di tabacco che Cid teneva tra le labbra e glielo prese docilmente prima di gettarlo a terra e passarci sopra il piede.
- dico che ormai puoi fare come vuoi… ma non fumare con il bambino in stanza…-
il capitano era rimasto per qualche istante in silenzio osservando la schiena dell’amico che si allontanava in silenzio per cercare, probabilmente, un angolino buio dove appendersi a testa in giù attendendo il calare del sole.

- woah! Moccioso dal fondoschiena d’argento! Non pensavo ti piacessero tanto i bambini! Quando avrò l’onore di vederne uno tuo?- ghignò a voce alta prendendo una nuova sigaretta, ma assicurandosi di essere fuori dalla stanza di Kakeru per accenderla.
Vincent non rallentò mentre si dirigeva nella sua stanza. Una sola parola mormorata sottovoce.

- mai…-


----


Yuffie saltellava da una parte all’altra del suo appartamento in preda ad una fortissima euforia unita ad una sensazione di intenso panico.

- Arrivano! Arrivano! Arrivano! Arrivano!-
continuava a mormorarselo da ore cercando di darsi una calmata, ma, sinceramente, aveva ottenuto solo l’effetto opposto.
Era vestita alla perfezione, casa sua brillava quasi tanto era stata ripulita, le rane gracidavano quiete nel laghetto del giardino e i piccoli coni di bambù la avvisavano periodicamente che il tempo scorreva inesorabile.
Insetti a parte, sembrava tutto pronto.
Perfino suo padre era agitato.
Un pochino si sentiva in colpa per ciò, ma non poteva farci assolutamente nulla.

Avrebbe trascorso quei giorni insieme alla sua compagnia, poi lo avrebbe informato che, purtroppo, Cloud era impegnato.
Oh! Ma lo aveva scoperto solo dopo averli rivisti naturalmente, lei non ne sapeva nulla!
Anzi! Si sentiva perfino offesa per il fatto che non l’avessero avvisata!
- oh, come sono crudeli!- sbuffò tra se e se ridacchiando con aria colpevole mentre tornava a fissarsi allo specchio riprovando la sua serie di espressioni divertite e stupide.

Era perfetta! Nessuno si sarebbe mai accorto che era maturata interiormente in quel periodo.
Sembrava una ragazzina di sedici anni come allora… e, forse purtroppo, anche le forme erano quelle.

Le scappò un urlo entusiasta nello scorgere la sagoma scura della Sierra in lontananza.
C’erano! Erano li! Ommammamia!
Potevano almeno avvisarla Cid e Shera che sarebbero arrivati prima! E di sicuro a bordo c’erano anche tutti gli altri
Vincent, Nanaki, Reeve, Cloud e Tifa!
Pensare che si aspettava di vedere solo quegli ultimi due in giornata!
Inarcò un sopracciglio mentre notava il telefonino vibrare sul tavolo.

In due balzi ripercorse la stanza e prese l’apparecchio portandoselo all’orecchio.
– salve! Qui la grandissima ninja Yuffie, regina del Wutai!- esultò notando che la chiamata proveniva dal suo biondo preferito.
-Yuffie…-
- nonvedol’oradipoterviabbracciarenonsapetequantosonoimpaziente!- disse lei tutto d’un fiato con la mancina che, stretta al cellulare, tremava lievemente.

- Yuffie, è per questo che ti chiamo. Denzel non è stato bene mentre eravamo a Rocket Town e quindi tarderemo di qualche giorno. mi spiace non riuscire ad arrivare per domani...-

Yuffie tacque per qualche istante fissando l'aeronave che, lenta, si avvicinava a Wutai. qualcuno stava arrivando, ma non avrebbe festeggiato il suo compleanno con il suo primo amore.
sorrise tristemente avvicinandosi alla porta per poter andare a dare il benvenuto al gruppo in arrivo.
- non fa nulla cloud... spero solo che Denzel stia meglio. verrete quando riuscirete, sai che io...-
- ho sempre un posto per voi...- concluse Cloud al posto suo con un tono quasi dolce.
-esatto capo!- ridacchiò la giovane osservando attraverso le sottili pareti di tela suo padre che, freneticamente, cercava di vestirsi. probabilmente immaginava di dover incontrare il suo futuro genero.
il cuore le si strinse maggiormente mentre, con tono malinconico, augurava a Denzel una pronta guarigione e chiudeva la chiamata con il suo giovane amico.

- bene Yuffie...-mormorò prendendo un profondo respiro e ripetendosi nella mente alcuni punti chiave indispensabili per la sua recita.
ragazzina spensierata... ragazzina spensierata... ragazzina spensierata...
ok, lo show poteva cominciare.</p>
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

CAPITOLO 4!!!!!
ihihihih...
ormai sono partita XD ma rallenterò da lunedì, anche perchè i capitoli si faranno molto più impegnativi.
per quanto questo sia ancora all'insegna della ca°°ata, dai prossimi inizieranno a gungere parti più serie :roll:
Namine sensei, mia luce, mia stella guida nel buio di questa notte di luna nuova... come sempre dedicato a voi.
questo capitolo come sempre fa schifo, ma ormai ve li beccate XD
penso si inizi ad intuire cosa accada...e a dire il vero COME accade XD
per le musiche fate ancora voi per il momento, però vi consiglio di, quando troverete il link, accedere a radioblog e selezionare la sonata al chiaro di luna di beethoven XD io l'ho scritta ascoltandola *_* è bellerrima!
cliccate solo sul link e apritevi la versione che più vi ispira Xd ( son tutte uguali, ma la completa è l'ultima)
vi dovrebe aiutare a comprendere lo stato d'animo di LUI
<p align="center">
CAPITOLO 4

Ansia… paura..
Stavano avvicinandosi a me ed io avrei dovuto impiegare tutte le mie forze per comportarmi come si aspettavano.
Avrei dovuto riconquistare a forza il posto accanto loro, avrei dovuto osservare come tutto attorno a me era inesorabilmente mutato.
Era come se fossi stata congelata nel tempo in quel luogo fuori dal mondo.
Perché solo io ne soffrivo nel mio villaggio? Perché avevo scoperto cosa volesse dire “vivere”.

Era stata una sensazione magnifica che mi aveva sfiorata per un istante, prima di ritrarsi come una rapida onda.
Ora non mi restava che quella assurda sensazione di vuoto mentre, i miei piedi, sulla spiaggia dell’esistenza, si asciugavano lentamente.

Tutti avevano probabilmente trovato una strada innanzi a loro, tutti tranne me.
Invidiavo Cid che aveva trovato il coraggio di costruirsi la propria felicità
Invidiavo Tifa che con la pazienza era riuscita a plasmarsi il futuro
Invidiavo Red che aveva trovato il suo posto
Invidiavo Reeve che appariva felice nella sua vita
Invidiavo Aerith che era al di sopra di tali preoccupazioni
Invidiavo Cloud che aveva saputo riprendersi dalla morte della donna amata
Invidiavo Vincent perché non doveva portare una maschera per celare le proprie emozioni

E lo compativo perché forse, forse, lui era la persona più simile a me.


-----


Vincent si stava dirigendo con la propria solita flemma all’uscita della Sierra.
Cid aveva deciso di renderla anche idrovolante engli ultimi anni e sarebbero scesi alla spiaggia per evitare di fare troppo casino in un luogo tranquillo come Wutai.

Erano arrivati, erano arrivati, erano arrivati…
Lui non aveva minimamente voglia di trovarsi nuovamente trascinato nel ritmo frenetico della vita della giovane ninja Wutaiana!
La sua mentre era abituata a collegare le cose tra loro secondo schemi assurdi e contorti, ma poche cose gli erano chiare come quella semplice verità.

Yuffie Kirasagi = Vincent Valentine in crisi di nervi

Kakeru riposava ancora, quindi poteva ritenersi fortunato.
Se gli fosse andata bene avrebbe potuto ritirarsi in qualche angolo sperduto a riposare in santa pace.
Cid gli fu a fianco con il suo solito completo di maglietta e pantalone comodo.

- Shera è andata a svegliare il piccolo…- disse il biondo mentre si legava stretto il maglione color crema alla vita – ci raggiungerà appena il bambino sarà pronto… e tu?-
-non capisco cosa tu intenda Higwind…-
- Pronto a provare a dimenticare almeno per i prossimi cinque/ sei giorni, la famosa lista di peccati che continui a dire di voler espiare? Non ti lascerò a marcire, costi quel che costi!-
il tono irrirato del comandante, il lieve cipiglio che ne rovinava l’espressione divertita, la luce lievemente preoccupata nello sguardo e la sigaretta quasi completamente esaurita stretta con più forza del solito tra i denti.

Il viso del moro si distese in una posa lievemente meno plastica mentre le labbra socchiuse si preparavano a porre una semplice domanda che non giunse mai.
Vincent si limitò a distogliere lo sguardo trattenendo dentro di se anche quel dubbio.
Possibile che Cid fosse giunto nella grotta delle cascate.. apposta per lui?
Ne dubitava, poi il capitano stesso aveva affermato che il suo passaggio sulla zona era stato casuale.

Probabilmente il viaggio doveva avergli fatto male se si metteva a rimuginare su quanto potesse essere essere la sua stessa persona importante per coloro che lo circondavano.
Con aria impassibile lasciò che la luce del sole, che ora penetrava nell’aereonave attraverso la porta che si stava aprendo, gli ferisse gli occhi.

Non gli importava nulla di niente o nessuno e a nessuno doveva importare di lui.
Credeva in questo, era il suo stile di vita, e non sarebbe cambiato mai.
Lucretia.. un giorno avrebbe trovato il modo per raggiungerla.
Avrebbe abbracciato la morte che tanto bramava…

Però, purtroppo, era conscio che neppure quella sarebbe stata la giornata del perdono per lui.


-----


-WAAAA!! CID! VINCENT! Siete voi! OmmioLeviathan!-

senza riuscire a mantenere i suoi buoni propositi di comportamento, evitando quindi di mostrare troppo quanto si sentisse entusiasta per il semplice fatto di rivedere i suoi amici, Yuffie si ritrovò a saltellare sul posto davanti alla sierra.
Due dei suoi amici stavano scendendo! Erano li! Erano LI!

Come se il corpo non fosse più suo, si vide lanciare addosso al biondo in un abbraccio disperato e, sempre come guardandosi dall’esterno, si vide coprire di baci le guance sporche di polvere del suo amico.
- Cid! Cid! Vecchia ciabatta! Puzzi di fumo da fare schifo, lo sai? Oh! Quanto mi sei mancato!-
non sapeva bene cosa avesse detto una volta finita la frase, ma di certo si era trattato di melensaggini patetiche… che, oltretutto, erano state inquietantemente ricambiate dal “nonno” su quel ponte sospeso sull’acqua.
Dopo quella scenetta penosa riuscì finalmente a riconquistare il comando dei suoi arti e si esibì in una giravolta piena di vita prima di attaccarsi al braccio sano del moro.

- il grande e perennemente corrucciato Mr. Valentine! Che piacere rivedere anche voi ovviamente!- mormorò sorridendo a trentadue denti con uno strano senso di inquietudine in corpo.
Oh, si… Vincent le dava ancora una lieve sensazione di paura, eppure, prima regola, mostrarsi coraggiose e avventate in ogni situazione… no?
- mhp… -
-evviva la vita…- bofonchiò la giovane con una smorfia ridicola, offesa dal fatto che l’altro si fosse limitato a guardare altrove ignorandola
- oh, Yuffie, non te la prendere sai com’è fatto… è uno stupido … vampiro… che -

oh! Sapeva cosa stava per dire! A dire il vero quel discorso era nato fuori durante una delle sue tante crisi di rabbia contro Vincent ed al suo dannato caratteraccio.
- che non sa far nient’altro che tenere il suo delicato fondoschiena elfico attaccato a terra mentre rimugina brontolando!- conclusero quindi insieme sollevando in contemporanea il pollice destro e facendo un ghigno che sarebbe stato da immortalare.
- devo iniziare a pensare che questa riunione sia stata studiata unicamente per insultarmi?- chiese l’altro con voce atona e sguardo lievemente irritato.
oh! No! Assolutamente! Yuffie era felicissima di aver rincontrato quel ragazzaccio noioso, solo che non era stata trascinata dall’entusiasmo com’era successo per il pilota.

Diciamo che con Vincent.. si sentiva più a disagio. Come se lui potesse divorarla semplicemente con un’occhiataccia.

- nonononono!- mormorò scattando indietro ed agitando innanzi a se le mani – Vinnie! Siamo tutti felicissimi di averti qui! Te lo assicuro! E quanto saranno arrivati tutti quanti qui potremo fare insieme una mega festa!- concluse allargando le braccia e facendo una serie di saltelli.
- Yuff! Se vuoi provarci con Mr Valentine devi usare più grazia e, soprattutto, evitare di farlo dopo aver abbracciato un povero macchinista sporco…-

Vincent parve infastidito da tale osservazione, mentre la ninja faceva una linguaccia a Cid innervosita dal rendersi conto di aver già sporcato il suo completo - parla il vecchio macchinista sporco! Comunque anche nella polvere non posso negar di essere una persona affascinante, carismatica, simpatica, divertente, dolce e… Cid?-

I due giovani si fermarono a fissare il volto del biondo che, con una smorfia di dolore, si stringeva il capo tra le mani. La schiena piegata come sotto sofferenza.
La Ninja, avendo già notato alcuni cittadini del suo villaggio star poco bene e perdere i sensi in modo simile.

- cosa ti succede cid?-

-troppe cose… così poco tempo…-

-cosa? Cid!-

-così tante cazzate, così poco tempo per assimilarle.. il mio cervello non può reggere…-

- SEI UN IDIOTA!- sbottò la fanciulla dandogli un lieve calcio alle caviglie mentre Shera faceva la sua apparizione con il piccolo in braccio.
-Yuf…-

neppure si accorse che il vampiro aveva provato a parlarle mentre scattava in avanti con un urlo isterico allungando le braccia ed afferrando il pargolo terrorizzato.
- mam…-
-ommammamia!ommammamia! questo è il figlio del mio pilota preferito! Kakeruiosonoyuffiechegioiaconoscerti!-
il piccolo, con aria shockata dal modo i fare di quella estranea, lanciò un aiuto silenzioso al padre che, prendendolo dalla custodia di Yuffie, si avvicinò alla moglie sorridente cingendole la vita.
-questo è il frutto della nostra fatica…- mormorò teatralmente Cid con estremo orgoglio ricevendo dalla consorte un chiaro sguardo “come se tu avessi partecipato alla gioia del parto”.

- oh… sicuro… è bellissimo! – mormorò l’altra studiando il marmocchio con un ghigno – noto che non ha però preso da te…-
- oh… io…- iniziò il padre per poi venir interrotto da un gesto teatrale della mora
-sei stato fortunato piccolo!- rise divertita la ragazza accendendo così un colorito battibecco con il suo compagno.

Forse.. forse non aveva perso del tutto il suo ruolo in mezzo a loro.
O forse più probabilmente l’unica persona che aveva ancora il proprio posto in mezzo a loro era la falsa se stessa perennemente sorridente.


-----


Il rumore di un microonde sgangherato in sottofondo e il pigolare continuo di alcune galline a rallegrare l’ambiente.

Cloud prese nuovamente il mano il termometro e con uno sbuffo lo poggiò a lato.
Trentanove e due.
Tra tutti i posti in cui Denzel si poteva ammalare, proprio in quel buco di posto doveva farlo.
Perlomeno si erano affittati un monolocale per poter passare i giorni di degenza del piccolo e, pagando un po’ di più, avevano messo i chocobo al sicuro.

Ora si ritrovava allegramente a fare da infermiera con lui, psicologo con Marlene che continuava a parlare di “ritorno del Geostigma” e confessionale della sua fidanzata che, preoccupata dal fatto che in quella città il medico sembrasse sempre impegnato nonostante l’esiguo numero di abitanti, non faceva che rincorrere il dottore di casa in casa per convincerlo a visitare il bambino prima di passare dagli altri pazienti… aggiornandolo di mezz’ora in mezz’ora sui movimenti di quel poveretto.

- che cosa ho mai fatto di male?- domandò con malinconia fissando Marlene profondamente addormentata con il viso sul lettino sgangherato e la propria mano stretta attorno a quella di Denzel.
Come convincerla che i germi si diffondevano anche per via aerea e per contatto a differenza delle cellule di Jenova?
Cloud la prese con una delicatezza incredibile tra le braccia e la adagiò con dolcezza sul letto.
Si chinò con quasi fare paterno a studiarla da vicino e le accarezzò delicatamente una guancia non appena lei accennò ad un movimento, acquietandola.

Silente si rialzò benedicendo le stelle del firmamento che la mocciosa non si fosse svegliata!
Cinque minuti di pace prima della successiva chiamata di tifa.
Con aria afflitta prese la tazza d’acqua dal forno a microonde.
Aveva tirato fuori la sua tazza preferita, o meglio quella che Tifa gli aveva regalato “con tutto il suo amore” ( un bicchierone in vetro da lei dipinto per farla breve), dal cumulo di valigie apposta.
Aveva deciso di farsi un the, nonostante il clima asfissiante e…

-porco cane!- inveì a voce bassissima rendendosi conto di aver fatto scaldare il liquido più del previsto. Bruciava dannatamente!
In fretta lo gettò nel lavandino ed aprì l’acqua fredda per rinfrescarsi la mano… facendo rigorosamente scendere l’acqua fredda anche sulla tazza sovrariscaldata.
Per un istante fu come se il tempo si fosse fermato. Vide il disegnino stilizzato che lo rappresentava infrangersi lentamente su quello sfondo blu scuro.

Un crack… ed il vetro dipinto fu in frantumi.
Il biondo cercò di recuperare i pezzi che si sgretolavano sempre di più tra le sue mani.
Era bloccato in una cittadina afosa, gli avevano rubato un chocobo d’oro, stava facendo da baby sitter a TRE persone, avrebbe perso una piacevole festa in piacevole compagnia e aveva appena rotto il regalo che la sua fidanzata gli aveva fatto per il loro primo anniversario di fidanzamento.

Peggio di così poteva andare?
Si mise a squillare il telefonino e Marlene nello stesso istante decise che era il momento di risvegliarsi.
Ecco qual’era sempre stato il grande problema di Cloud. Un insensato ottimismo.


-----


Un suono di risate sguaiate si alzò da un ristorante in Wutai.

Cid e Yuffie sembravano far a gara su chi sparasse più idiozie, ed in quel momento sembrava in vantaggio la moretta.
La giovane ninja, con un boccale colmo di liquido color oro, ballava a braccetto con un biondo a caso. Il piccolo Kakeru sgambettava tra di loro cercando di seguire il ritmo… se almeno ce ne fosse stato uno.
La loro stonatissima canzone sembrava in grado di condurre alla follia il più pacato dei saggi.

-come sono pieni di vita…fanno tenerezza- mormorò stancamente Shera con un sorriso dolce suscitando la curiosità, strano a dirsi, del vampiro.

Che fosse anche lei sul punto di dar di testa? Lui li riteneva unicamente due idioti che, se avesse avuto ancora una reputazione da difendere, lo avrebbero unicamente messo in imbarazzo.
Si cercò di concentrare sugli altri abitanti del villaggio che erano presenti a quel triste spettacolino.

Magari se ci fossero stati anche Reeve e nanaki, come Yuffie sembrava essere convinta, si sarebbe potuto defilare con loro trovando una qualche scusa… ma da solo ed in una città che conosceva poco cosa poteva fare?
Le donne ridacchiavano nei loro delicati kimono, i bambini si sgolavano e ridevano indicandoli, i vecchi guardavano i due con sguardo compassionevole e gli uomini sembravano irritati, come se il comportamento della giovane li offendesse in qualche modo.

-salve, è lei l’uomo a cui mia figlia aspira?-

Quella domanda fece sobbalzare il vampiro sul posto. Non tanto per il contenuto in se, bensì per il fatto che non aveva minimamente percepito avvicinarsi quell’uomo in Yukata.
Come diavolo aveva fatto? probabilmente, a suo confronto, Solid Snake era un povero idiota che girava in giro con bermuda muniti di campanellini e zoccoli di legno... tutto questo accompagnato dal suono delicato di un ukulele eltettrico.
Strinse gli occhi cercando di ricordarsi il viso di quel’uomo, ma, non riuscendo minimamente a riconoscerlo, decise di sfruttare la frase che aveva sentito poco prima per non sembrar troppo scortese.
Poteva sperare solo di indovinare
-dubito altamente signor Kirasagi…-
Le parole dell’uomo avevano però risvegliato in lui uno spiacevolissimo dubbio. No, non poteva essere!
- oh… capisco, sono previsti altri arrivi dopo di voi?-
il moro scosse la testa – non in giornata, ma dovrebbero ancora giungere due altri uomini ed una ragazza…-
non mentiva. Reeve, cloud e Tifa sarebbero dovuti venire..

Barret era stato più intelligente di lui ( un evento più unico che raro) e se l’era filata in tempo trovandosi una scusa accettabile.
Possibile che lui, da grande stratega qual’era, non si fosse reso conto del pericolo e si fosse fatto trascinare fino a li a guardare due imbecilli che non avevano nulla di meglio da fare che danzare in modo idiota attirando su di loro le risa di metà città.

Vide l’uomo fermarsi a riflettere studiandolo con attenzione quasi fosse un lupo affamato davanti ad un grosso pezzo di carne.
Il moro volse il capo altrove decidendo che era meglio ignorarlo, ma Godo non sembrava d’accordo con lui.

- lei che ne pensa di mia figlia? Signor.. signor…-

oh! Dannazione….che razza di domanda era? Oltretutto quello li doveva essere assolutamente pazzo se lo vedeva bene come un possibile partito di sua figlia ( e sinceramente anche lui un pazzo per rovinarsi la vita in quel modo)

-Valentine… e sono impegnato…- rispose pacato cercando di troncare la conversazione sul nascere.
A quel punto preferiva assistere alla triste performance di tango del duetto.
Poi, a dirla tutta, non aveva neppure mentito! Sapeva perfettamente chi fosse la sua dolce metà, peccato che essa giacesse senza vita
L’uomo parve profondamente deluso e borbottò qualcos’altro di sconnesso prima di salutare cordialmente e lasciare libero il posto accanto al vampiro.
Vincent si ritrovò dubbioso su ciò che aveva sentito. Possibile che Yuffie avesse detto di essere interessata a qualcuno?
E che quel qualcuno non fosse...?

-povera anima…- mormorò tra se e se a voce bassissima riflettendo sul fatto che con Cloud, purtroppo per lei, non avrebbe potuto mai concludere nulla.


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http://www.radioblogclub.com/search/0/moonlight_sonata


una sinfonia familiare, le note della sonata al chiaro di luna di Ludwig van Beethoven, un pianoforte nero a coda da cui nasceva tale intensa e malinconica melodia.

Dolci dita maschili accarezzavano i tasti dello strumento, alla loro sinistra un’enorme finestra oscurata da pesanti tende color notte da cui filtravano pochissimi raggi di sole, una silhouette in nero dal cui volto cadevano dolci lacrime salate.
Alla destra di lui una scrivania in ciliegio su cui giacevano abbandonati provette e progetti.

Un gigantesco quadro rappresentante una donna sorridente occupava l’intera parete alle spalle dell’anima tormentata, delle rose rosse disposte in numerosi vasi profumavano l’ambiente offuscando i sensi, di candele avevano arso fino a pochi momenti prima, per poi esaurirsi finito il loro breve ciclo vitale.

Solo le più grandi bruciavano ancora alle spalle di lui incorniciando il ritratto.

Luci così tenue, così dolci, così tristi… destinate ad esaurirsi prima di fonti luminose più potenti.
Il sole oltre le tende, come immortale, destinato a vivere oltre le esistenze delle misere creature che popolavano quel mondo.

- fino alla fine…-
dalle labbra dell’uomo in lacrime nacquero quelle tre semplici parole mentre l’armonia continuava a colorare l’aria con le sue note di tristezza.
Un’altra candela si spense ed il dipinto rimase solo lievemente illuminato dall’ultima fioca luce.

La donna rappresentata era bellissima. Capelli color dell’ebano evidenziati da un grazioso cappellino con merletti, occhi come zaffiri, lineamenti dolci…
Nel prato dove appariva seduta stringeva nella mancina con dolcezza un bouquet di gerbere rosa ed, in grembo, un piccolo cane nero che riposava sulla veste gialla.
Nonostante sembrasse un’apoteosi di pace, c’era malinconia in quell’insieme di colori.
Lo sguardo di lei sembrava come oscurato da un velo invisibile, tra i fiori sullo sfondo non vi era alcun bocciolo, solo rigogliose corone colorate come vicine allo sfiorire.

Un sussurro sulle ultime note, quasi un singhiozzo mentre la sonata giungeva al termine.
- Shana…-


-----


-Ecco il vostro appartamento!- esclamava a Cid e alla sua famiglia in quel momento Yuffie da un’altra parte del mondo.
Si sentiva euforica, carica di energia come non lo era stata in quegli ultimi tempi.
Era felice, veramente felice.

Dentro di se avvertiva un dolce calore in grado di rendere la sua perenne malinconia meno dolorosa.
Il suo cuore, per qualche motivo a lei sconosciuto, batteva più velocemente da quando li aveva rivisti.

-woah! Fantastico!- aveva esclamato il biondo studiando l'appartamento stando sulla soglia della porta aperta con il figlio a cavalluccio- ed il vampiro dove dorme?-.
Shera era in piedi vicino a lui con un portacenere in vetro soffiato che avevano acquistato poco prima. da quasi mezz'ora era in silenzio assoluto, ma nel caos generale nessuno sembrava averlo notato.

Yuffie sollevò le braccia dietro la nuca – purtroppo Wutai non è un grande paese e, di conseguenza, dovrà dormire con me, reeve e Nanaki….-
Percependo una dolce sensazione di solletico, la ninja poté sentire la mano di Cid scompigliarle i capelli.
emise una risatina divertita mentre cercava di scansare quella pesante mancina che la aveva "assalita".
- piccola marpiona, cosa vorresti fare tu con vincent ora che siete soli soletti, eh?-
-oh, sapessi Cid...- commentò lei con una boccaccia mentre il moro sembrava sul punto di intervenire per dire la sua.

un rumore di vetro infranto li vece voltare in contenporanea mentre una persona a loro casa, con il viso più pallido della norma e le mani ora insanguinate, si era apoggiata con mani e ginoccchia a terra gemendo sottovoce.

- SHERA!- </p>
Ultima modifica di Nenya-Higurashi il 24 feb 2006, 16:53, modificato 1 volta in totale.
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

:shock: mi stupisco e vergogno di quanto scritto in questo capitolo... comunque iniziamo a fare sul serio.
in questo capitolo non ho potuto fare troppe battute in quanto il contesto me lo vietava abbastanza.
la squadra inizia a disegnarsi e anche i motivi per cui gli altri membri del gruppo sarabbo obbligati a laciare andare solo tre dei sette compagni
NO! non mi sono dimenticata di reeve :roll: diciamo che per il momento la trama mi dice di fare così.
ringrazio quanti hanno commentato.
Riku91, grazie :D .. anche se temo che il mio vincent non sia poi tanto fedele come dici tu =.=
Leanan, grazie :D
namine Sensei :( cercherò di non deluderla troppo. come sempre dedico a voi con tutto il cuore questa storia. :oops:
il Cid di questo capitolo in realtà è il mio sogno segreto dell'uomo perfetto xD
VI PREGO! se vi sembra patetica, ditemelo!!! T....................T vi pregovipregviprego!
voglio capire dove sbaglio per migliorare!

per la musica del capitolo:
http://www.rpgamer.com/games/ff/ff7/sounds/midi/sephbase.mid
non a caso il suo titolo è: the nightmare begins XD
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<p align="center">CAPITOLO QUINTO

Felicità.
Un’illusione basata su sensazioni distorte di ciò che ci circonda?
Un insensato piacere nel vivere di piccoli sogni?
Cos’è la felicità?
Io sono felice?
Mi sento bene adesso, sono euforica, ma sono certa che, una volta ripartiti i miei ex compagni sarò di nuovo assalita dal mio dolore che, come una morsa di ferro, ritornerà a stringere il mio dolorante cuore.
Quindi la mia felicità è solo un’illusione personale?
Cosa mi rende “felice” nel riaverli al mio fianco?
Perché nel mio corpo il cuore batte ad un ritmo tanto insostenibile nel solo percepire, per brevi istanti, il loro calore?
Mi sento così bene in quei brevi istanti…
Anche se fosse un’illusione… vorrei non finisse mai.
Desidero ardentemente questa falsa felicità.



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Le note della sonata al chiaro di luna si erano spente da tempo in quella sala, il sole era calato lasciando il posto al pesante silenzio notturno, le candele erano completamente spente ed avevano lasciato il luogo avvolto nelle tenebre più scura.
Gocce vermiglie scivolavano lentamente a terra nel luogo in cui l’uomo dai capelli color notte.
Le unghie lunghe e sottili di lui conficcate nella tenera carne del viso, macchie asciutte di acqua salata a terra innanzi a lui, i capelli corvini sciolti a coprire il volto chino e il corpo a terra contro il muro dal quale si poteva osservare il magnifico ritratto.
Due rintocchi di campana in lontananza, un lieve movimento.
La creatura dagli occhi rossi che si rialzava lentamente senza curarsi di sistemare il proprio abito da sera ormai stropicciato.
Nella stanza solo un rumore delicato di passi, mani che si posavano su una tela ora invisibile a causa delle profonde ombre, labbra che sfioravano i colori in un casto bacio.
- non temere Shana…-
un delicato sussurro mentre un camice da scienziato scivolava sulla sua pelle coprendo quella figura di bianco.
- il nostro sogno si realizzerà…-
Altri passi vero l’uscita, il cigolio di una porta non oliata di recente, poi solo il nulla.

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Yuffie guardò distrattamente il termometro mentre Cid continuava a camminare avanti ed indietro per la stanza con una sigaretta, stranamente non accesa, tra le labbra.
- trentotto e otto…- mormorò energicamente la ninja agitando un dito davanti ad una Shera sorridente ed imbarazzata –si può sapere per quale motivo non ci hai detto di non sentirti bene? Ragazzaccia! Da quanto tempo lo tenevi nascosto? Eh? Eh? Eh? Se l’avessi saputo non avrei dato spettacolo e ti avrei portata subito a riposare!-
La signora Highwind annuì ridacchiando a bassa voce restando coricata sul futon.
Vincent, mostrando incredibili doti di medico, le aveva fasciato le mani pulendole anche le ferite dai vetri che le si erano conficcati in profondità, Yuffie le aveva preparato un infuso di erbe dal forte aroma di cui però tutti mettevano in dubbio le proprietà medicamentose e Cid si era impegnato a tener buono Kakeru… questo perché era stato, insolitamente, preso dal panico.
- Yuffie… non infastidirla troppo…e…- mormorò il vampiro in quel momento posando una mano sulla spalla della ninja con chiaro desiderio di farle comprendere che in quel momento era meglio non esagerare… soprattutto se non si voleva nuovamente far agitare il bambino che in quel momento giocava con un Videogame portatile –dubito che tu possa evitare di dar spettacolo…- concluse annullando il contatto e restando a fissare la donna.
- Oh, Vincent, non dire così. Yuffie non mi dava fastidio…-
-Ha ragione la mia signora mio caro musone…la piccola oltretutto ha ragione, Shera avrebbe dovuto dircelo prima…- borbottò masticando il filtro del piccolo cilindro in tabacco e dando un buffetto sulla nuca della consorte – ed in fondo la nostra ninja ci piace così com’è…-
Yuffie nascose che la cosa la feriva intimamente.
Se avessero avuto a che fare con la Yuffie triste e malinconica che lei celava ostinatamente all’interno del cuore… come avrebbero potuto reagire?
Non poteva biasimarli, di questo era certa… ma…
- a me sinceramente no…-
Il capitano della Sierra e sua moglie guardarono in malo modo l’autore di tale affermazione, ma la giovane non riuscì a prendersela. Si limitò a fare spallucce con aria divertita.
-oh, in fondo non sto mica cercando di piacere a te, sottospecie di mummia!- borbottò con un ghigno alzandosi in piedi e dando una pacca sulla spalla del moro che si limitò a fissarla con aria di sufficienza.
Insomma.. la sua solita espressione.
Senza darci peso riportò la sua attenzione sulla donna malata
- in ogni caso, Shera…- iniziò aprendo le braccia come per alzarsi in volo – tu ora starai a letto…- la indicò con il dito nonostante più volte fosse stata richiamata per quella sua brutta abitudine -… fino a quando non starai meglio!- concluse con un saltello sul posto e le mani strette a pugno vicino ai fianchi.
-mi perderei la festa- rispose pacata l’altra prima di vedere il viso della ninja a pochi centimetri dal proprio.
L’aria nervosa della ragazzina bloccò Cid che si era già avvicinato per calmare Yuffie.
-nonononono… qui non ci siamo capite! Tu starai tranquilla fino a quando non starai meglio!- aveva mormorato con tono irritato a quel punto la mora agitando furiosamente le mani davanti a se – io ora vado da grandma Leona a chiederle delle erbe salutari… devi pensare solo a rimetterti!- aveva borbottato quindi saltellando fino alla sottile porta in tela – eppoi la vera festa è stare in vostra compagnia!- fu la conclusione del suo piccolo monologo mentre li lasciava nell’alloggio.
Non si era resa conto della frase che le era uscita dalle labbra, ma un po’ di verità non guastava mai. Oltretutto nessuno si era reso conto, in quell’alloggio, del richiamo silenzioso che la ragazza aveva appena fatto.
La strada per l’abitazione dell’anziana signora era lievemente fuori città.
Passando per la strada principale alleggerì nuovamente la bancarella delle mele caramellate e, sgranocchiandola con un falso sorriso infantile, iniziò il proprio percorso lungo il sentiero accidentato che l’avrebbe condotta dalla propria sempai.
Non aveva problemi particolari a camminare in salita, ma di certo si era sempre posta la domanda:” perché una signora come Leona deve farsi ogni volta questa salita infernale?”
In dieci minuti di passeggiata riuscì a giungere innanzi alla modesta casa della donna che, in parte, l’aveva allevata insieme agli altri bambini del villaggio.
Aprì gentilmente la porta chiamando la signora per nome, senza ottenere risposta.
Storse il naso in quella stanza buia. Sapeva di chiuso e di … qualcos’altro di non ben definito, ma non piacevole.
Quasi indispettita nel non trovare il solito confortante profumo di fiori a cui era stata abituata durante le soventi visite della sua infanzia, quando andava a farsi medicare le ferite procurate durante le sue zuffe con gli altri bambini, Yuffie si avvicinò, guidata dall’istinto, alla finestra più vicina all’ingresso.
Non comprendeva appieno la situazione. Leona si era assentata per giorni dal villaggio, lei era solita scomparire per qualche tempo per poi ritornare con le ceste piene di erbe miracolose.
Le mani della ninja fecero scorrere il pannello delicato che bloccava la luce in quella stanza e poi si affacciò a guardare il panorama meraviglioso che era visibile solo da quel particolare punto.
Vedeva perfino la sierra attraccata vicino alla spiaggia.
Il profumo del giardino della sempai la fece sorridere dolcemente, mentre ricordi dolceamari riaffioravano delicatamente alla sua memoria.
Da quanto non saliva fino a li per poi perdersi nella pace che solo quel posto sapeva darle?
Una mosca le passò accanto ronzando vivacemente e lei si voltò con un ghigno per allontanarla… e così rimase… immobile… con la mano alzata… ed il sorriso che si spegneva rapidamente lasciando sul suo viso solo un’espressione sconvolta.
-g…gra…-
fece in tempo solo a mettersi una mano davanti alla bocca e la sentì inumidirsi sotto il getto violento che proveniva dal suo ventre.
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“piccola! Hai di nuovo litigato? Guarda come ti sei conciata!”
“nonna, dovevi vedere come ho conciato io loro!”
“oh! Yuffie! Non dovresti parlare in questo modo, sei una signorina, sai?”
“scusa nonna!”

“Yuffie. Ti piace tanto quel drago?”
“ si nonna leona! È bellissimo! Quando gli incensi bruciano sembra che lui stia per soffiare il fuoco.. così.. pwah… pwah!”
“ ahahah… se ti piace così tanto prendilo.. è tuo…”

“Grandma?”
“si Yuffie?”
“i ragazzi hanno detto che non vogliono più giocare con me perché sono una ragazza… perché?”
“non piangere piccola… potrai sempre giocare con me…”


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mosse dei passi incerti verso il corpo scomposto che giaceva a terra con un’espressione di dolore dipinta sul viso.
Il kimono dalle decorazioni celesti era lievemente aperto, si potevano scorgere sulla pelle rugosa notevoli punture di insetto, ma quello era meno orribile che osservare le piaghe rosse che le deturpavano il busto, parte delle braccia e una piccola porzione del collo.
Yuffie, sotto shock, non riuscì neppure a domandarsi da quanto tempo le avesse tenute nascoste, ma la verità era apparsa nella sua terribile forma sotto la luce delicata del sole prossimo al tramonto.
- gran.. nonna Leona…-
mormorando sottovoce il nome dell’anziana le prese una mano stringendola delicatamente, quasi avesse paura di svegliarla.
era il cadavere conciato peggio che avesse mai visto e, considerando il rigor mortis scomparso e l'odore che aleggiava in quella stanza, era morta da almeno due giorni, se non tre.
Gocce amare iniziarono a decorare il suo volto come una cornice.
Con la mancina allontanò gli insetti che si erano fermati sul corpo esanime di quella donna e, con a destra, portò la pelle della mano di lei a contatto con la sua guancia umida, incurante di poter essere contagiata in quel momento.
- Le… ona… Leona…. Leona!-
l'unica persona che l'avesse mai vista come una "donna" prima che come una ladra di materia destinata a finire la propria esistenza da sola in un qualche luogo sperduto
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"Yuff... trovo che il verde ti doni... mmhhh... che ne dici? prendiamo questa canotta? è smanicata, verde e sopratutto di lana.. ti coprirà bene la pancia!"

"yuffie! oh! lo sai che sei un amore con quella fascetta tra i capelli? perlomeno, anche se ti ostini a tenerli corti non puoi dire che proprio non ci badi! guarda, qui possiamo anche attaccarci due treccine finte."

"dico solo la verità!" rispose Leona ridendo pacata "tuo padre ha chiesto di renderti bella, ma sinceramente c’è stato poco lavoro da fare…"


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rimase così, in silenzio, ad osservare il cadavere poi, come mossa come da pietà, si alzò tenendolo stretto tra le braccia.
Sapeva cosa andava fatto, ma non ce la faceva a nascondere il corpo gettandolo in mare per nascondere il fatto che era giunta quella strana malattia.
A Wutai si dovevano celare le cose brutte dagli occhi della gente venuta dall’esterno, ma il dolore restava sempre… protetto da un robusto guscio piantava le proprie radici nell’animo di ogni cittadino.

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Cloud osservava da tempo il piccolo Denzel.
Questi si svegliava periodicamente come stando bene, poi ricrollava puntualmente addormentato mentre la febbre risaliva.
Il biondo non riusciva a comprendere la situazione e, a quanto sembrava, neppure il medico della città che, dopo varie visite, aveva ammesso che altre persone a Rocket town si erano ammalate in modo simile.
- Cloud.. pensi che Denzel morirà?-
evitando di toccarsi in luoghi inopportuni, l’ex soldier si limitò a rispondere per l’ennesima volta a Marlene in merito a quella domanda.
- no… non morirà… è solo un’influenza particolare. Vedi che anche altre persone l’hanno presa?- domandò pazientemente pregando Shiva di un po’ di pace.
Tifa entrò nella stanza in quel momento portando una bacinella di acqua fredda per inumidire la fronte del piccolo che stava attraversando uno dei momenti di febbre acuta.
- cloud?- lo chiamò notando lo sguardo assente e rassegnato del compagno.
-mh?- fu la risposta piatta dell’altro che si limitò a cercare di godersi quei cinque minuti di pace in cui Marlene si sarebbe limitata a parlottare con Tifa di quanto grave non fosse Denzel.
-Marlene… potresti andare un attimo fuori in giardino?- chiese la mora alla bambina – io e Cloud dovremmo parlare due minuti… sai… quelle cose da “coppia”..- concluse facendole l’occhiolino.
Venendo ricambiata dalla piccola, Tifa attese di essere sola per poi cambiare la pezza al bambino e fermarsi a fissare il proprio fidanzato.
- Cloud…-
- ti ho già detto che per la tazza è stato un incidente!- la interruppe lui sulla difensiva.
- Cloud… voglio fare un discorso serio…-
il biondo ingoiò a forza il commento “se veramente fosse serio penso che potrei segnarmelo in agenda come evento straordinario”.
- ho chiamato Nanaki… a Cosmo Canyon è arrivata una malattia simile a questa…-
il secondo commento, un “e ci risiamo con la solita solfa”, fu trattenuto dietro la maschera apparentemente impassibile.
Di nuovo quella storia del correre ai ripari che Denzel stava per…
- sono morti tre anziani… per ora….-
di colpo la guerriera ottenne tutta l’attenzione del compagno ed il discorso andò avanti ancora a lungo.

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- mph…-
- ti ho chiesto se preferisci magiare con noi o no… mi aspetterei come minimo un si o un no… anche un “non vorrei disturbare” o un “siete sicuri che posso?” andrebbero bene elfo depresso!-
Cid sventolava con noncuranza una scatola di curry davanti al naso del moro con espressione irritata.
La verità era che Vincent non riusciva a parlare perché aveva una gran voglia di ridere… ma veramente una gran voglia di ridere… solo che ne andava del proprio amor personale.
Vedere Cid con il grembiule di shera addosso era quanto di più divertente gli fosse capitato in quegli ultimi trent’anni… e questo diceva molte cose su quanto fosse monotona e deprimente la sua vita.
- mi fermo… basta che la pianti…- mormorò con la sua solita aria impassibile al capitano che indossava quel candido velo pieno di pizzi e fronzoli.
Sigaretta tra le labbra, grembiule bianco attorno al corpo, fazzoletto rosso in testa al posto della classica fascia porta occhiali, Cid prese il riso dall’armadietto ad angolo che si trovava in cucina.
-oh… bene… allora risotto per tutti… anche perché non mi sembra di trovare altro in questo posto. Dici che mangiano qualcos’altro oltre chicchi al curry? Non mi stupisco se le donne qui hanno un davanzale piatto come una tavola da Snowboard… ed io che credevo che Yuffie fosse un caso a parte…-
Vincent neppure ascoltava più il borbottare costante del biondo.
Ignorava quelle parole più simili al rumore di una pentola piena di fagioli che bollivano. Sinceramente non gli importava nulla di tutto ciò che lo circondava.
Doveva restare ancora per qualche giorno…
Se doveva farlo, lo avrebbe fatto, ma la cosa non faceva che renderlo nervoso.
Odiava la compagnia, odiava il sentirsi quasi bene in mezzo a quella gente, sentiva di tradire la sua fiducia.
Lei non avrebbe mai più sorriso… mai più scherzato…mai più amato.
Sarebbe stato felice anche se lei avesse alla fine scelto un altro… lei aveva scelto un altro…
-Lu…-
-AH! No! Non nominare quella donna in mia presenza!- lo precedette il biondo intuendo dall'espressione del moro quale fosse la parola che stava per esser proferita -Vin, parola mia, ti sta rovinando la vita! Oh! Su, vai a cercare quella piantagrane di Yuffie e chiamala, tra mezz’ora avrò pronta la cena! Su! Muovi le tue ormai famose chiappe eliche… su… su…-
Facendo violenza su se stesso si limitò a voltarsi e mettersi alla ricerca di quel tornado su due gambe che era la sua vecchia compagna di squadra.
Dopo aver salutato Kakeru e Shera e seguendo le indicazioni successive degli abitanti di Wutai, giunse davanti alla porta dell’abitazione dell’anziana.
Immaginando che Yuffie, come al solito, si fosse fermata a divagare in discorsi assurdi ed insensati, bussò delicatamente alla porta chiamandola per nome.
Nessuna risposta.
Sospirò annoiato deciso a tornare da Cid anche senza di lei. In fondo non era la sua balia personale, ormai li aveva ventun’anni, non sarebbe morta di fame.
Fu voltandosi che la vide.
Stava compattando della terra in giardino come erigendo un piccolo tumulo. Canticchiava una melodia lenta con voce bassa ed era sporca come una bambina piccola che aveva giocato con il fango.
Preoccupato per la sanità mentale di lei, le si avvicinò silenziosamente restandole alle spalle.
-Yuffie?- chiese sottovoce fissandola ed iniziando ad intuire cosa non fosse quell’ammasso di terra.
- Ciao vincent…- rispose lei pacata iniziando a piantare dei fiori che doveva aver preparato prima.
-hai ucciso qualcuno?- domandò il moro inarcando appena un sopracciglio.
- ahah… no… questa era la nonna… dev’essere stata male in questi giorni, ecco perché non scendeva più in paese…-
il vampiro la fissò senza capire.
-non dovresti avvertire il villaggio? Non dovreste fare una cerimonia funebre tutti insieme?-
- lo sai che a Wutai non esiste un cimitero?-
le palpebre del moro batterono un colpo rapido mentre il suo capo si piegava lievemente verso sinistra. In effetti non aveva notato alcun luogo sacro, ma pensava che gli abitanti di Wutai avessero unicamente un culto nascosto a cui i turisti non potevano accedere.
Quando si era recato in quel luogo durante la guerra, in fondo, egli stesso aveva assistito al profanare di innumerevoli tombe che erano state depredate.
- ma…-
-li gettiamo in mare… dopo la guerra di Wutai, con il declino del paese, fu adottata questa tecnica per evitare che la gente si accorgesse che anche in questo paese esistevano sofferenza e dolore…- rispose pacata la ninja.
Vincent non fece domande, se si stava aprendo con lui per sfogarsi un po’ l’avrebbe lasciata parlare… a lui in fondo la cosa non toccava minimamente, o forse, dato che anche lui aveva partecipato alla strage, un po’ di colpa la percepiva.
Era uno dei suoi grandi peccati in fondo, no?
La vide strofinarsi una guancia con il braccio destro, ma, notando quando non fosse sporca, dubitò che il viso potesse risultare molto più pulito.
- vivere una vita qui, isolati dal mondo, senza conoscere nulla al di fuori di questo piccolo villaggio… e poi diventare pasto dei pesci. Non potevo permettere che anche nonna Leona diventasse mangime nel mare…-
il tono di voce della piccola era tranquillo, forse persino lievemente ironico, e ciò confondeva lievemente l’uomo.
Se mostrava affetto verso una persona, possibile che non piangesse neppure? Che avesse canticchiato tutto il tempo mentre con la terra le erigeva un piccolo tumulo?
No… se fosse mai riuscito a morire, non sarebbe mai morto con lei nei dintorni.
- quindi ho deciso di lasciarla qui in mezzo ai fiori che amava tanto-
quando la vide voltarsi verso di lui con il volto sporco ed un tirato sorriso dipinto sulle labbra, iniziò a comprendere.
Yuffie si alzò in piedi, gli si avvicinò, gli strinse con le mani la parte anteriore della mantella rossa e si appoggiò a lui con gli occhi chiusi.
Il moro non protestò, ma non cercò neppure di consolarla. Lui voleva solo starne fuori.
- anche se ti da fastidio… permettimi di stare due minuti così… e, per favore, non dire nulla a nessuno. Penseranno che sia stata attaccata da un mostro durante i suoi lunghi pellegrinaggi in cerca di erbe mediche…-
Vincent annuì senza proferir parola e, in silenzio, rimase e rimirare il sole morente che si nascondeva lento dietro le montagne.

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Sapeva di essere egoista a chiedere al vampiro una cosa del genere… sapeva benissimo che lui non l’avrebbe considerato che un gesto di routine di fronte ad una ragazza infelice… ma voleva essere egoista per una volta.
Egoista, lasciarsi un poco andare… illudersi di essere compresa e consolata.
Doveva essere proprio rincretinita per essersi avvicinata tanto a Vincent sapendo quanto ad esso desse fastidio ogni contatto fisico. Quando gli stringeva il braccio lo faceva sempre più che altro per irritarlo.
Sorrise schernendo se stessa, il viso nascosto tra le stoffe di quel vestito consunto dal tempo, le mani sporche strette attorno al mantello rosso.
Il suo profumo da uomo adulto che le sembrava improvvisamente inebriante dopo quel fetore di morte che ancora la impregnava.
Un profumo indispensabile per non pensare, in parte simile a quello di suo padre e allo stesso tempo l’opposto.
A ben pensarci non aveva mai avuto modo di abbracciare Godo, ma il suo odore caldo ed avvolgente lo ricordava perfettamente.
“non farmi di nuovo guardare in faccia la realtà.. cullami in questo freddo calore e non permettermi di voltarmi indietro a rivedere ciò che voglio credere una stupida menzogna della mia immaginazione”
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
"Proud member of sunshine in winter" Il mio piccolo Blog..
Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

Mi scuso per l'immenso ridtardo, ma ho avuto non pochi problemi questa settimana.
questo capitolo sinceramente non mi soddisfa troppo, doveva essere pi lungo, chiarire delle cose, mettere in moto la storia... ma alla fine mi sono ritrovata a fare questo.. SCHIFO! :evil:
Namine Sensei, come sempre dedicato a voi...
Otta, Leanan, Riku... GRAZIE *-*
sono profondamente commossa... se avete suggerimenti mi trovate qui in attesa di riceverl :)

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CAPITOLO 6

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Solitudine… debolezza… egoismo…
Tutte queste parole si possono tranquillamente abbinare alla mia persona.
Sono sola perché non ho un posto in cui stare o una persona con cui condividere il mio destino…
Sono debole perché, invece di combattere questa situazione, mi siedo semplicemente in attesa che accada qualcosa…
Sono egoista perché preferisco crogiolarmi nei miei sensi di colpa invece di aiutare chi ha più bisogno di me…
Bellezza… dolcezza… simpatia…
Altre parole, che però con me non hanno nulla a che fare.
Non rispetto i canoni tipici di bellezza con questo corpo infantile e privo di forme…
Non sono dolce perché tendo sempre a ferire chi è al mio fianco…
Non sono simpatica… faccio ridere, è vero, ma non ridono “con me”… ridono “di me”…
Cos’è questa dolce sensazione di tepore che ora mi avvolge dolcemente?
Non la conosco eppure mi è familiare.
Vincent Valentine… è possibile che io in questo momento ti abbia veramente identificato in “lui”?
Come può una persona acida come te darmi la dolce sensazione di un abbraccio paterno?
Come posso stare così bene?


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Ancora notte in quel sotterraneo in cui non si potevano udire i canti mattutini dei primi volatili che inneggiavano al giorno nuovo.
L’uomo dal camice color neve lavorava innanzi ad un triste schermo blu, attorno a lui solo la debole luce verde di quattro lontani cilindri contenenti un liquido verde luminescente.
Gli occhi dalle iridi color sangue, protette dalle sottili lenti degli occhiali, sembravano divorare la sequenza di numeri e parole che comparivano sul computer davanti a lui.
Il volto inespressivo dalla pelle diafana appariva affaticato dalla mancanza di sonno e dal troppo piangere, i polpastrelli delle dita battevano regolarmente sulla tastiera come seguendo un ritmo ben preciso di codici e tempi.
Un rumore come di grata metallica i lontananza che sfregava mentre sullo schermo compariva una colonna orizzontale che andava riempiendosi per segnalare un processo in corso.
L’uomo che si alza sfilandosi gli occhiali da davanti al viso posandoli delicatamente sul tavolo da lavoro.
-i miei figli…-
Un sussurro con voce fiacca.
- ancora così tanto lavoro…-
Per un istante un’ombra di una mano sul vetro del cilindro più vicino a lui poi solo il silenzio più completo.

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“il suo sorriso non ti è sembrato così triste per un istante?”
Vincent, seduto sul tetto dell’alloggio di Cid, stava nuovamente discutendo con una delle altre creature che vivevano con lui in quel corpo mostruoso.
Ultimamente poteva conversare con esse, forse un giorno sarebbe riuscito a controllarsi quando la sua umanità veniva meno.
In quel momento, collegato mentalmente con il moro, Chaos aveva deciso che era l’ora di una nuova predica su quanto non avesse fatto soffrire il prossimo.
Ogni sua frase portava sempre di certo ad un unico punto comune.
“Lucretia aveva la stessa sua espressione quando si è voltata… per rifiutare la tua proposta di matrimonio..”
“non me ne sono accorto….”
Non mentiva, oltretutto lui non osava mai paragonare la sua dolce dea ad un’altra donna… o meglio bambina.
“oh, si che l’hai notato, ma solo a livello inconscio. Io l’ho potuto percepire quel sentimento di malinconia come uno schiaffo in pieno viso…”
Vincent si ritrovò, solitario, ad inarcare perplesso un sopracciglio.
Ora Chaos poteva leggergli anche nel pensiero? Oh, quello gli faceva ancora credere meno alle sue parole.
“cosa c’entra la mocciosa con la mia Lucretia?”
una domanda posta sottovoce al nulla accanto a lui.
Ormai si stava abituando ad usare il possessivo nei confronti della donna defunta.
“nulla in effetti, è che desideravo prendere lentamente la strada per il discorso che volevo fare con te…”
Vincent si sentì irritato dal fatto che il demone volesse perdere così tanto tempo in giri di parole che alla fine avrebbe compreso solo lui, era meglio portarlo al dunque per chiudere quella patetica conversazione.
“vieni al dunque…”
“cosa ne pensi dei cambiamenti?”
il moro non rispose per alcuni secondi. Cosa intendeva quella creatura?
Cambiamenti in che campo? Tutto cambiava in quel mondo, tutto… e prima o poi anche quel manipolo di idioti che affermava di possedere un legame di amicizia con lui.. sarebbero tutti morti lasciando lui nuovamente solo nell’eternità che aveva davanti agli occhi.
“sii più chiaro…”
“pensi davvero che immortale sia sinonimo di immutabile?”
Vincent piegò lievemente il capo di lato osservando i riflessi della candida luna sulla sua mano metallica.
“penso che alcune cose non possano mai cambiare…”
“ma sono solo ricordi quelli per cui tu vivi…”
“per me no…”
Il vampiro potè quasi sentire il sospiro sconsolato della creatura che dimorava in lui.
“cosa intendi fare Valentine? Io sono parte di te ed inizio a temere il pensiero di un’eternità passata a marcire in una grotta…”
Marcire in una grotta? Lui non MARCIVA in una grotta… lui era come un angelo dannato che vegliava le spoglie della dea scesa in terra per redimerlo.
Oh! Quel paragone spontaneo gli piaceva!
“perché? Vedi altre prospettive per un mostro come me?”
una risata dall’interno del suo corpo lasciò perplesso il proprietario di quel guscio apparentemente vuoto, la luce della luna quasi piena si riflesse sulla sua mano color oro.
“si…”
“come scusa?”
gli occhi scarlatti del moro scrutarono attorno a se, dubbiosi.
Come poteva dire una cosa del genere conoscendo la sua situazione?
“per una volta ti darò un consiglio… per chi è immortale come noi non ci si può fermare a vivere in un passato che, per quanto rimpianto, non potrà mai più tornare…”
“la tua frase sa di predica stantia…”
“sarà.. ma dato che il tuo corpo è anche il mio posso immaginare cosa sarà… non vedo l’ora di diventare papà…”
“COS…?”
Vincent era scattato in piedi sulla difensiva, ma il dialogo con la parte oscura di se stesso era stato bruscamente interrotto.
Si lasciò cadere indietro restando supino sulla superficie non troppo in pendenza su cui era posato.
Non amava Chaos ed il sentimento era sempre stato reciproco eppure… in quel momento… sotto il cielo stellato di Wutai da cui si poteva scorgere l’immensità dell’universo senza l’ostacolo delle luci cittadine… per un istante, senza alcun motivo, si era sentito, per meno di un istante, più triste del solito.

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- Yuffie… sei sicura che non sia letale questo…intruglio?-
Cid perplesso guardava in un pentolone una strana bevanda scura che ribolliva e puzzava terribilmente allo stesso tempo.
- oh! vecchia ciabatta! Certo che farà bene! Dallo da bere a Shera e la vedrai saltellare come un grillo!-
-di sicuro almeno fino al bagno…-
Yuffie mise il broncio. Insomma.. lei ce la stava mettendo tutta! Al villaggio ormai le tradizioni stavano perdendosi e solo lei, durante i suoi primi periodi di emarginazione da parte dei coetanei, si era impegnata per memorizzare qualcosa sulle vecchie medicine di Leona.
Prima di venir via dalla casa sul promontorio aveva recuperato il ricettario medico della nonna e, nonostante il cuore le dolesse ancora, si era sforzata di continuare quell’assurdo spettacolo per non far preoccupare nessuno.
Vincent grazie al cielo non aveva proferito parola in merito… a dire il vero non aveva proprio parlato, ma quello era un altro lungo discorso.
- BAKA!-
La ninja colpì violentemente sulla nuca il fumatore con il cucchiaio in legno che aveva preso poco prima dalla credenza.
-baka sarai tu! Lo sai quanto fa male quel coso?-
si ritrovò a sorridere guardando il capitano dell’highwind massaggiarsi il punto colpito imprecando come uno scaricatore di porto.
Yuffie schivò rapidamente la mano che cercò di afferrarla per passare al contrattacco.
-Hey! Cid! Sei pazzo? Qui c’è una pentola calda!- sbottò quindi, offesa, piantando di scatto il famoso cucchiaio nella brodaglia scura.
I due constatarono con terrore che esso, a dispetto di quanto non si sarebbero potuti aspettare, rimaneva verticale nella sostanza imprigionato dalla densità di questa.
-Yuffie… non vorrai davvero darlo da bere a mia moglie? Non voglio restare vedovo così giovane!-
la ninja ridacchiò nervosa guardando lo strumento da cucina che sembrava incombere su di loro al pari di una minaccia mortale.
Insomma.. non si aspettava che il suo primo tentativo di creare una pozione officinale omeopatica finisse per essere un fallimento in quel modo.
In fondo.. glielo doveva a Leona. Per tutto ciò che aveva fatto per lei, per come l’aveva trattata nonostante fosse una mosca bianca nella piccola società di Wutai.
Forse aveva solo bisogno di addestrarsi di più e poi sarebbe riuscita a diventare una specie di pseudo dottore…
Ok, doveva ammetterlo, non faceva per lei.
Yuffie era la grande ninja ladra di Wutai, l’impiego di infermierina le pareva un lavoro deprimente quasi quanto poteva probabilmente, a suo parere, esserlo fare il fattorino per Cloud.
-non ti preoccupare! Di sicuro non è cattivo come sembra!- esclamò sfilando dal pentolone il lungo cucchiaio dal torbido contenuto color cioccolata – e guarda, ora non puzza neppure più…-
La ninja si limitò a ridere dell’espressione di Cid ed entrambi scelsero di evitare, almeno per il momento, di uccidere Shera con quell’intruglio velenoso.
Una musichetta allegra di diffuse nell’aria e Yuffie, saltellando allegramente dopo aver posato il cucchiaio nell’inpasto minaccioso, raggiunse la stanza accanto e prese dal tavolino in cedro il proprio cellulare.
- salve, qui la grande ninja Yuffie!-
una voce familiare la fece trasalire e si perse lievemente in quel dolce tono che aveva ancora il santo potere di rassicurarla.
Oh! Non ne era cotta, questo di sicuro, ma il proprio idolo adolescenziale non poteva non restare il proprio idolo anche se gli anni passavano!
Dandosi un leggero schiaffetto, uccise con una smorfia un insettino che aveva osato morderla. Quanto li odiava!
-Cloud… come sta Denzel? Meglio?-
Cid, passando con in mano un bicchiere di spremuta, decisamente più salutare per la malata, la guardò come per ricordarle che ormai il biondo era ormai impegnato.
L’unica risposta ottenuta fu semplicemente un dito medio alzato in segno di irritazione.
Come se lei non avesse potuto saperlo!
Durò un solo istante.
Annuì alla cornetta stringendosi i lacci della fascia che portava in fronte e, prendendo un foglio, iniziò a stendere velocemente degli appunti.
Improvvisamente l’ansia l’aveva nuovamente travolta come un fiume in piena.
Le iridi corsero alla porta della stanza della signora Highwind e poi sul marito che ne usciva ridendo tranquillamente.
- piaghe rosse?- domandò quindi come in cerca di una conferma ai suoi dubbi.
Annuì nuovamente tra se e se e poi salutò gentilmente garantendo che avrebbe raggiunto subito Rocket town.
- Cid! A me e Vincent serve L’Higwind!-
non una richiesta, una semplice affermazione mentre irrompeva nella stanza della donna.
Kakeru smise di giocare con le costruzioni e, restando seduto sul tappeto in cui si trovava, si mise a fissarla con espressione interrogativa… anche se non era paragonabile al viso truce di Cid che non capiva cosa volesse la ninja.
Senza chiedere nulla la giovane si avvicinò a Shera e, scostando le coperte con un gesto rapido, le alzò la lunga camicia da notte color crema.
- He… Hey!-
Cid le si avvicinò e Shera, imbarazzata, cercò di riabbassarsi il vestito.
- fermi tutti un secondo!- urlò Yuffie scacciando le mani sia di Shera che del capitano – sto controllando una cosa!-
la videro sospirare di sollievo con un mezzo sorriso ed i due coniugi si scambiarono un’occhiata perplessa.
- la tua dev’essere solo influenza… Cid! Tu in ogni caso dovrai restare qui a controllare la situazione e se dovessero comparire delle …-
-Yuffie! Piantala di sparar cavolate e spiegami che diavolo stai farneticando!-
La ninja guardò il foglio che aveva ancora stretto tra le mani e, ripiegandolo, se lo mise in tasca.
- Cloud mi ha avvertito di una cosa… ed è quasi di certo un problema grave dato che è giunto perfino qui in un luogo sperduto come Wutai…-

----

Vincent si ritrovò a sbadigliare silenziosamente con il viso nascosto dietro una mano, aveva finito in quel momento una passeggiata solitaria lungo il perimetro del villaggio.
Aveva una gran voglia di tornare nella sua grotta lontano da quella gente schiamazzante e festosa.
Certo, c’erano persone quiete che stavano pacate a rimirare il paesaggio attorno a loro con aria vacua, ma altrettante correvano e urlavano per il paese sistemando festoni, fuochi d’artificio e fermandosi alle bancarelle che erano già state aperte ai turisti in attesa della grande festa d’estate.
Come potevano comportarsi in quel modo anche di notte? Che senso aveva decorare un paese alla luce della luna?
- a Wutai c’è gente strana…- constatò osservando dei fanciulli che danzavano in cerchio attorno ad una bambina cantando una canzone nel dialetto locale.
Che le stessero facendo la corte o fosse stato un gioco, la cosa appariva tremendamente ridicola ed inutile ai suoi occhi di settantenne.
Forse lui aveva già visto troppe cose dolorose nella vita per potersi commuovere per cose del genere.
Notò che, nonostante oramai fosse notte fonda, le luci nell’alloggio dei suoi compagni, erano ancora accese.
Possibile che avessero fatto festa fino a quell’ora?
Con un grugnito di protesta tra se e se decise di passare a chiedere dove si sarebbe potuto ritirare in pace. In fondo neppure sapeva dove abitasse la giovane ninja, se doveva dividerci l’alloggio sarebbe stato necessario informarsi.
“speriamo che non russi…”
Quella semplice constatazione di Chaos gli fece alzare gli occhi al cielo. Come se lui avesse potuto anche solo pensare di dividere la stanza con Yuffie.
Si sarebbe semplicemente rifiutato di trascorrere la notte con qualcuno che non fosse Cid.
Non perché avesse strane tendenze, che fosse chiaro, semplicemente Cid era stato l’unico con cui era stato obbligato a dividere le camere d’albergo e l’unico con cui ormai iniziava a non stare pi troppo a disagio.
“disagio?”
un secondo grugnito di protesta nacque dalle sue labbra. Perché quella sera il demone era tanto loquace? E soprattutto, come poteva permettersi di invadere la sua privacy leggendogli il pensiero?
Notò la porta dell’abitazione aprirsi ed uscire la coppia più idiota da lui conosciuta fino a quel momento.
Evitando di chiamarli, studiò il loro comportamento per qualche secondo senza poter realmente udire le parole mormorate a voce bassa.
Le sue dita metalliche tintinnarono tra di loro e il mantello prese a svolazzare lievemente sospinto dalla dolce brezza serale che giungeva dal mare non troppo lontano.
Il suo viso si tinse lievemente di perplessità nel vedere il biondo consegnare in mano a Yuffie le chiavi principali della Sierra ed una domanda gli nacque spontanea.
Ma quanto diavolo avevano bevuto?
Iniziò ad avvicinarsi con cautela, preoccupato per le conseguenze di una ninja che pativa il mal d’aria con un veicolo come l’aeronave di Cid a propria completa disposizione.
- e ricordati, fila diritta a Rocket town…-
la raccomandazione del più anziano tra i due lo convinse che era meglio intervenire per evitare troppi casini.
Mandare LEI da sola fino alla cittadina natia di Cid? Shera stava forse così male?
- mph…-
con quello semplice sbuffo fece notare ai due la propria presenza
- vincent! Grazie al cielo sei qui! Devi venire con me!-
-Vincent! Grazie al cielo sei qui! Devi andare con lei!-
Il vampiro inarcò un sopracciglio assimilando le frasi dei due che si erano sovrapposte perfettamente come in un coro ben allenato.
Preso quasi completamente contro piede non potè fare a meno di chiedersi cosa intendessero.
- eh?-
prima che avesse potuto controllarsi quella semplice domanda monosillabica era uscita dalle sue labbra, se sperava un po’ di pace non poteva neppure lontanamente immaginare che quello non sarebbe che stato l’inizio della sua storia.

---

Nanaki osservava il disegno meraviglioso delle stelle che si mostravano nel cielo scuro come un fiume di piccole luci argentate.
Che pace in quel luogo, sarebbe stato il primo pensiero di una persona giunta nei pressi della città …
Un gemito ruppe il silenzio e la magia del momento ed il felino si voltò osservando un anziano del villaggio cadere a terra.
In pochi balzi gli fu accanto per aiutarlo a rialzarsi.
Dannazione, la situazione era critica vista dall’interno.
I vecchi erano stati i primi a venir contagiati, poi era stato il momento degli adulti ed ora anche qualche adolescente iniziava a mostrare i primi sintomi di quella che era a tutti gli effetti un’epidemia.
Lui era stato risparmiato probabilmente per il suo sangue non umano, ma ciò non gli impediva di soffrire per i suoi concittadini.
Un raggio di sole gli accarezzò dolcemente il corpo color fuoco.
Mentre a Wutai la notte era ancora profonda, in quel luogo isolato iniziava a sorgere il sole, ma quello spettacolo meraviglioso che era visibile da quel posto incantato non riusciva a rincuorare nessuno.
Avevano provato ad isolare i malati, ma non c’era stato nulla da fare, non era una malattia che si propagava per contatto o per vicinanza ad un malato.
Non era l’acqua, non era il cibo e a quanto aveva potuto apprendere anche in altri luoghi si stava manifestando.
- fatti forza Seneri…- mormorò al vecchio uomo che riprese a camminare diretto alla propria abitazione.
Con le orecchie basse raggiunse uno dei bambini che si occupavano di controllare la situazione.
Loro sembravano stare stranamente bene e quella notizia non poteva che fare del bene al suo cuore.
- Nany! Guarda!- gli indicò Yuli con il piccolo dito paffuto – una nuvola! Sta per venire a piovere!-
il felino sorrise al fanciullo di poco pi di sette anni e si appoggiò al muretto con le zampe anteriori. Magari un po’ di pioggia avrebbe potuto far bene al villaggio pulendo l’aria.
- ma.. non è strana?- intervenne una ragazzina di undici anni – viene controvento…-
Nanaki si rese conto che lei aveva ragione. Andava contro vento ed era decisamente troppo veloce… con la mente altrove non se ne era reso conto.
I suoi occhi color oro si spalancarono con orrore quando si rese conto di cosa stava venendo verso di loro.
- BAMBINI! Portate tutti dentro la casa principale- ruggì riferendosi al posto in cui viveva suo nonno – fate in fretta e sbarrate tutto! Siamo in pericolo!-
finito quell’avvertimento tutte le persone ancora in grado di camminare sulle proprie gambe ed aiutare si mossero rapidamente dando sostegno a chi non poteva ormai più fare affidamento sulle proprie forze.
Lo stesso felino si caricò sulla groppa molte persone e, quando infine la nube minacciosa venne a bussare con prepotenza alle loro porte, tutto il villaggio era sigillato in quella strana abitazione in cui si trovava al sicuro.
Nanaki, osservando la quantità incredibile di piccole creature che battevano furiose contro l’oblò da cui osservava la situazione, iniziò a comprendere la situazione e, con il muso e le orecchie rivolte verso terra, elevò una semplice richiesta di aiuto a Seto che vegliava su Cosmo canyon nella sua prigione di roccia.
Non doveva essere una semplice malattia…
- padre… dammi la forza di superare questa prova ed essere tuo degno figlio… dammi la forza di essere coraggioso come te che sacrificasti te stesso per difendere questa gente…-
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Leanan

Messaggio da Leanan »

^^ Perchè dici che è uno schifo? A me piace molto ^^
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Aerin
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Messaggio da Aerin »

Concordo pienamente con Leanan affermando di condividere a pieno il fatto che il tuo sesto capitolo non sia affatto da definirsi uno schifo, quanto piuttosto un'altra ammirevole prova di immense e invidiabili capacità narrative e espressive che credo che non potrò mai elevare a sufficienza... Mi limito a manifestarti tutto il mio immutabile senso di gioia per lo spettacolo che sai offrirci con un'occhio verso il prossimo capitolo... che prevedo farsi ancor più interessante di quanto già non lo siano stati i precedenti! Mi raccomando, non prendere esempio da me e pubblica presto la settima parte della tua storia! Ciao!
Entra nel mondo di FABULA,
un progetto grafico ispirato ad alcuni dei capitoli più celeberrimi della saga Final Fantasy...


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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

Grazie per i commenti, sono profondamente commossa T.T
eppure a me continua a non piacere.
nel prossimo capitolo faremo più o meno conoscenza con Aurian ed in questo si chiude la parte monotona ( quante volte è che lo dico? O.o).
pensavate che ci fosse solo la malattia, eh? mwahahahah! non sapete ciò che la mia perversissima mente ha pensato XD
ihihih..
Namine, come sempre dedicata con affetto a VOI! *_*


<p align=center>CAPITOLO SETTIMO

Non so se esser in ansia o gioire nella mia disperazione.
Non dovrei essere felice dato che molta gente soffre e la mia stessa badante ha perso la vita…
Non potrei essere triste perché forse sto per ripartire per una nuova avventura…
Cosa sto cercando?
Questa è la domanda più facile che il mio animo poteva scegliere di pormi.
Cerco me stessa, cerco il mio posto, la mia strada.
Non potrò mai star bene così come sono, me ne rendo conto.
Ho amici, ho un padre, ho un amico che sento forse come un padre, avevo un’amica che mi ha fatto da madre… ma non mi basta.
Egoismo il mio, forse… ho un disperato bisogno di ricevere, non lo nego…ma possiedo un altrettanto grande necessità.
Ho un disperato desiderio di dare… di dare me stessa fino alla fine per “qualcuno”… sapere che per qualcuno non sono solo un’amica che un giorno verrà dimenticata, essere il mondo come questa persona per me.
Ho paura.. paura che il tempo mi porti via con se nonostante io ormai abbia perso l’ultimo viaggio che era in programma.
Essere portata via, che il mio ricordo muoia miseramente… non voglio essere una memoria…
Vorrei vivere per sempre…

---
</p>
L’uomo si sfilò con delicatezza il camice per poi posarlo alla sedia sulla quale era appoggiato fino a pochi secondi prima.
Ora la stanza era quasi completamente al buio, i quattro recipienti erano stati svuotati del loro contenuto verdognolo e solo lo schermo blu del computer illuminava fiocamente la sala, aiutato unicamente da un piccolo braciere che ora ardeva alle spalle del moro.
- i miei bambini…-
a quel sussurro privo di sentimenti, come rispondendo ad una chiamata, apparvero quattro sagome nell’ombra. due figure dal corpo maschile ed altrettante dalla fisionomia femminile.
Le si poteva a malapena intravedere con la fiamma che scoppiettava festosa alle loro spalle.
- i cloni perfetti..- esclamò questi abbracciando il corpo nudo di colei che apparentemente era più piccola nel gruppo. Le mani dello scienziato corsero lungo le forme longilinee di lei per poi fermarsi tra i capelli color ebano dal taglio maschile.
- migliori dei geni da cui sono stati creati.…-
un’altra frase mormorata mentre la mancina sfiorava il volto di uno dei ragazzi, i cui occhi azzurri nel buoi riflettevano la poca luce come le iridi di un felino.
- perfetti per la mia vendetta…-
questa volta l’uomo accarezzò una donna dal corpo soave e dalla corta capigliatura castana
- i figli che non ho mai avuto…-
l’ultimo dei quattro emise un lieve ringhio tra i lunghi canini quando lo scienziato gli sfiorò la nuca coperta da una rigogliosa chioma color notte. L’unica a possedere capelli al di sotto delle spalle tra le quattro figure, dotata oltretutto di unghie incredibilmente lunghe e iridi rosse dal taglio felino.
- perfetti…-
la voce dell’uomo si ruppe in una lieve risata isterica mentre la sua schiena si arcuava come guidata dalle braccia rivolte verso l’oscuro soffitto, come in un invocazione estrema di pietà, poi le quattro forme prive di abiti lo superarono abbandonando la sala nel silenzio più assoluto.

---

Vincent si trovava accovacciato sul ponte della Sierra mentre la nave volava rapida verso Est.
L’alba era stata incredibilmente rapida, sembrava quasi che il sole avesse deciso di venir loro incontro specchiandosi sulle acque cristalline del mare per ammaliarli con il suo spettacolo di luci.
Il vampiro socchiuse gli occhi appoggiandosi al vetro che lo separava dall’esterno.
Aveva sperato a lungo di potersi ritirare a meditare sui suoi infiniti peccati ed infine, per l’ennesima volta, il mondo esterno lo aveva trascinato con estrema violenza allo scoperto per impedirgli di stare con la persona che amava.
Agli occhi esterni un tale sentimento d’amore in lui poteva forse perfino apparire strano.
Vincent Valentine, massima espressione dell’apatia e della solitudine, massimo esponente dell’indifferenza e dell’autocommiserazione. Lui innamorato… in controsenso forse, ma era stato l’amore stesso a renderlo ciò che era.
Un mostro.
Per la donna che amava aveva perso sia la vita, portata via da un colpo di pistola del pazzo scienziato che gli aveva rubato anche Lucretia, che l’umanità, stappata a lui dopo la morte dal folle tentativo di riportarlo in vita.
Bloccato in un corpo che invecchiava solo interno a se e che, nell’aspetto esteriore, non sarebbe mai mutato.
Non aveva bisogno di cibo, non necessitava acqua, il suo corpo non percepiva pi gli istinti passionali di un qualsiasi altro maschio.
“un burattino vuoto…”
il capo si chinò lievemente indietro mentre Vincent sospirava nel suo animo, inconsapevole che tale sensazione non era unicamente sua.
Invero ciò non gli pesava, ciò che lo faceva soffrire era il non potersi redimere dal suo peccato più atroce.
-il non averla saputa proteggere…-
nessuno udì quel pensiero involontariamente espresso in un sussurro.
Il giovane al timone continuò a dirigere il veliero del vento nella direzione scelta prima della partenza, l’astro celeste continuava ad illuminare il pianeta devastato dalla mano umana, il mare continuava la sua continua corsa tra correnti calde o gelide ed il suo lento mutare in base alla marea.
Vincent non comprendeva quella situazione, come poteva il mondo continuare ad esistere dopo che Lucretia era morta? Se l’era domandato parecchie volte e, altrettante volte, si era domandato cosa l’avesse spinto a combattere al fianco di quella gente che era venuta a svegliarlo dal suo sonno.
Ricordava perfettamente quel giorno nel sotterraneo della Shinra maison.
Due paia di mani avevano afferrato il coperchio della sua bara ed avevano scostato il coperchio.
Lo strillo acuto della giovane ninja che blaterava cose riguardo al “vampiro che avrebbe bevuto il loro sangue”, il profumo aspro di tabacco che proveniva dal trentaduenne Cid, gli occhi di Cloud che lo osservavano e che lui riconobbe immediatamente come intossicati dall’energia Mako.
Qualcosa lo aveva spinto ad uscire dal suo sicuro rifugio lontano dal caos della vita.
“hey! Vinnie! Perché hai dormito per anni in una bara? Lo sai che non è esattamente il massimo?”
“non avevo di meglio da fare…”

La risposta data a Yuffie, l’unica che lo avesse veramente assillato in quel viaggio, corrispondeva al vero… la sua domanda però era: “ora che cos’ho trovato da fare? Perché non sono tornato nella mia bara? Cosa ho ancora di irrisolto che mi obbliga a restare in questo mondo ad osservarne le pene e le sofferenze?”
L’unica risposta l’aveva trovata nel viso dolce del suo peccato più puro ed al contempo più grave.
I suoi occhi vagarono distrattamente sulla striscia di terra che si poteva intravedere all’orizzonte.
“sei certo che fosse tutto qui? Solo in un viso dolcemente addormentato per l’eternità?”
Il moro sospirò tra se e se. Da quando erano stati a Wutai il suo demone più potente si era fatto improvvisamente desideroso di conversazione.
“non vedo altro motivo per stare in un mondo marcio come quello che è attorno a noi, Chaos…”
“nonostante i tuoi occhi siano più acuti di quelli di un umano, nonostante tu possa scrutare nelle tenebre come in pieno giorno, nonostante la distanza non ti impedisca di scorgere i più insignificanti particolari, non vedi le cose più ovvie…ciò mi rende alquanto depresso..”
Vincent sbuffò irritato senza rispondere. Parlava proprio la creatura che non gli permetteva di ottenere la pace eterna che tanto bramava, la creatura che gli aveva donato una nuova vita eterna all’insegna del dolore e della malinconia.
“qua ti sbagli mio caro guscio falsamente vuoto, sei unicamente tu ad essere la rovina della tua vita… io sono stato unicamente una.. seconda possibilità”
“seconda possibilità per cosa? Cosa mi è rimasto in questo luogo desolato che molti, troppi, chiamano casa? Tutto ciò che era mio mi è stato strappato dalle mani… queste mie stesse dita si sono fatte sfuggire la possibilità di essere felice…”
le iridi color sangue del moro corsero rapide sui suoi arti che ora teneva lievemente sollevati con il palmo rivolto verso l’alto.
“sono.. siamo solo un mostro…”
“il fatto che tu ne sia convinto non vuol dire che gli altri la pensino così…tutti ti trattano come il mostro che tu ritieni di essere?”
Gli occhi di Vincent si strinsero mentre il collare di stoffa rosso, sorretto da una striscia interna in cuoio nero, nascondeva una smorfia addolorata.
Quel particolare del suo abito era stato studiato inconsciamente proprio per nascondere le sue emozioni quelle rare volte in cui sfuggivano al suo controllo.
“come possono vedermi gli altri come un essere umano? Come posso soprattutto vedermi io come una qualsiasi altra persona?”
“invece di pensare cosa proveresti tu vedendo una persona mutarsi in un demone… ricorda cosa percepii il tuo corpo quando tornasti in te la prima volta che presi il tuo controllo dopo tanti anni di prigionia volontaria…”
“dolore…”
Dolore, come ogni volta. Le trasformazioni nelle altre creature erano quanto di più insopportabile dovesse patire.
Peggio delle ferite, peggio dei tagli volontari che sporadicamente si provava per comprendere se la sua condizione era solo un incubo da cui prima o poi si sarebbe finalmente svegliato o la crudele realtà.
“solo quello?”
come se fosse stato la stessa creatura a liberare tali sensazioni e ricordi, una serie di profumi travolse l’uomo e percepii sulla sua pelle il tocco delicato di alcune mani che tentavano di stringerlo a se e tenerlo seduto, altre mani che gli accarezzavano la nuca.
Cloud che lo cullava tra le proprie braccia e il viso della giovane ninja che lo fissava con apprensione.
Il gruppo con cui aveva combattuto fino alla fine.
“solo quello?”
una propria domanda a se stesso e poi una frase detta con scherno risuonò più chiara nella sua mente.
-Hey, Vincent, per Leviathan, che faccia terrificante che hai!-
L’interpellato si riscosse violentemente dai discorsi con la propria altra metà nel notare che uno dei soggetti dei suoi ricordi in quel momento era in piedi innanzi a lui e, con il viso pallido, sembrava studiarlo con fare divertito mentre le iridi color cioccolato lo fissavano.
- mph…-
pur cercando dentro di se, non riuscì a rintracciare Chaos nel suo cuore, quindi tornò a fissare la ninja che si era appoggiata al vetro della finestra della Sierra.
La fronte, coperta dalla fascia rossa, posava delicatamente contro la superficie liscia, gli occhi erano chiusi e le mani posavano i propri palmi contro il vetro.
- mi sembra che sia tu a non star bene…-
la poté veder volarsi con un broncio infantile disegnato sul viso dalla carnagione ora nivea.
- Baka saru… certo che non sto bene! Lo sai benissimo quanto io detesti questo coso volante… ricordami di passare alla chocobo farm a prendere una di quelle allegre bestioline per la prossima volta…-
Vincent inarcò lievemente un sopracciglio nascosto dalla fascia. Stupida scimmia? Da dove usciva quella?
Prima Cid con la storia sull’elfo depresso, ora quel nuovo nomignolo… i più idioti dovevano sempre capitare attorno a lui?
- mph… spero non ci sia una prossima volta!-
meglio essere sempre chiari.
La vide assumere un’espressione indecifrabile mista tra rabbia e delusione, pestare una volta i piedi per terra e fare per ribattere… poi la sua mano correre innanzi alle labbra con aria sconvolta mentre correva sia rapida con la schiena lievemente piegata in avanti.
Il vampiro piegò la testa lievemente di lato domandandosi cosa ci fosse di tanto terribile nell’oscillare della nave nel vento per avere tali reazioni ad un lieve scossone dovuto ad un’entrata lievemente errata in una corrente ascensionale.
Le sue palpebre si fecero improvvisamente pesanti, da quanto non dormiva? Chaos… era colpa sua?
Prima di addormentarsi sentì la voce del demone sussurrargli qualcosa che non giunse alla sua parte razionale, non vide i paesaggi verdi sotto di lui e nemmeno i chocobo che, liberi, correvano liberi lungo la prateria.
“solo quello?”

---

Nanaki si era fatto avvolgere quasi completamente in una pesante coperta ed in uno strato di vestiti.
Non gli interessava cosa sarebbe accaduto. Lui sarebbe uscito allo scoperto, non si sarebbe rintanato a nascondersi mentre la sua gente soffriva. Se poteva trovare un modo per alleviare le loro pene lo avrebbe fatto.
Per il momento acqua e cibo non scarseggiavano, anche perché i malati non si riuscivano a nutrire quanto avrebbero dovuto, ma quanto sarebbe durato? Una settimana? Due? Tre al massimo…
La coda che ardeva incessantemente si abbassò eseguendo l’esempio delle sue orecchie.
Aveva paura, non poteva negarlo… gli avversari troppo piccoli, per lui sprovvisto di braccia, non erano facili da contrastare.
- Seto, padre mio…- sussurrò alzando il muso verso l’alto chiudendo gli occhi mentre la gente ancora in grado di far qualcosa, sistemava dei teloni vicino all’entrata che il felino avrebbe utilizzato, sperando forse di poter arrestare quelle creature che cercavano disperatamente di entrare.
Nanaki si avvicinò al pesante portone e, ad un segnale, si lanciò fuori correndo mentre la porta, rapidamente, veniva richiusa alle sue spalle.
I suoi muscoli si contraevano in modo estremamente rapido sotto lo sforzo che stava compiendo per sfuggire alla nuvola che, dopo essersi in parte disgregata, lo stava seguendo.
Ansimando con forza, analizzò il territorio circostante. Non c’era un fiume per potervisi gettare, lo sapeva perfettamente… eppure la sua parte irrazionale provava panico.
La terra rossa sotto le sue zampe si sollevava in una lieve nuvola di polvere alle sue spalle, la coda infiammata appariva unicamente come una scia rossa, il fiato iniziava a mancargli.
Il terreno, da lui non controllato nella fretta, cedette sotto il suo peso ed il felino rovinò penosamente a terra.
- dannazione!-
non fece in tempo a completare l’esclamazione che lo stormo di insetti dalla forma allungata e dal ventre luminescente perché ricolmo probabilmente di energia mako fu su di lui.
Chiuse l’unico occhio sano in attesa. Maledizione, eppure sapeva benissimo di non essere in grado di muoversi più velocemente di quelle creaturine alate, era una cosa ovvia.. eppure ci aveva voluto provare.
Che situazione miserabile per il figlio di un grande guerriero qual’era stato suo padre.
Nulla..
Riaprì lentamente l’occhio color oro e rimase silente ad osservare le creature che, ora confuse, gli volteggiavano attorno senza avvicinarsi troppo.
Si rese conto che il suo cappuccio era calato lungo la lunga schiena e che quindi ora il suo muso era perfettamente visibile.
Come se agli insetti improvvisamente non importasse più nulla di lui si allontanarono diretti nuovamente a Cosmo Canyon.
Senza riuscire a smettere di fissarli il felino si voltò verso la sua terra natia ora avvolta in quella scura nebbia forse mortale.
- Cloud…-
senza neppure fermarsi a ragionare sui motivi per cui era stato incredibilmente risparmiato, Nanaki riprese a correre in fretta verso Rocket Town, città in cui sperava di poter ancora ritrovare il biondo Ex Soldier. La coperta e le vesti furono recise rapidamente dai suoi artigli e, con il folto pelo color fuoco accarezzato dal vento, il cammino del guardiano di cosmo canyon riprese rapido sotto il sole ormai alto nel cielo.

---

Yuffie, seduta rannicchiata in un angolo della sua stanza, teneva il capo nascosto tra le ginocchia con un’espressione tremendamente affranta sul viso.
Ora che lo stomaco era stato, anche se in malo modo, liberato, si era potuta concentrare sui suoi pensieri.
Se poco prima era entusiasta per il poter intraprendere un nuovo viaggio, si era sentita completamente infrangere il suo mondo immaginario alla constatazione crudele da parte del vampiro.
E se anche per gli altri non fosse stata che una seccatura il tornare a viaggiare insieme?
- mph… spero non ci sia una prossima volta!-
-uff! va a farti mettere quel qualcosa dove dico io!-
sbottando ciò aveva afferrato una pallina colorata a cui era legata shiva ed aveva iniziato a rigirarsela tra le dita.
Quante volte aveva portato a livello master una simile materia? Ormai non ne teneva neppure il conto.
Era nata solo per vivere e morire con le sue materia? Oppure per partorire dei figli inetti da un giovane ragazzo di Wutai abbassandosi a livello di brava mogliettina?
Sospirando si sfilò la fascia tra i capelli posando il capo contro la branda su cui avrebbe dovuto dormire.
Non le piaceva quella vita eppure iniziava ad aver paura della morte.
Ventun’anni… contando che la media di vita umana sfiorava di poco i settanta poteva dire di aver percorso già un terzo della propria vita senza ottenere nulla che la rendesse felice realmente.
Una lacrima le rigò il viso, solitaria, non voleva morire… non prima di aver fatto qualcosa di memorabile.
Era una sensazione probabilmente comune a molte persone il desiderar ardentemente qualcosa di più che una semplice esistenza… il poter dire “io c’ero”… il poter fare qualcosa prima della propria fine.
- un’azione, anche se non memorabile, che mi renda felice ed orgogliosa…-
il sussurro al vento fu udito unicamente dal vecchio panda in pezza da cui la giovane non si era voluta assolutamente separare, così come non lo aveva fatto durante il loro primo viaggio.
Si sentì improvvisamente ridicola... più del solito.
Si comportava come una mocciosa.
Piegandosi in avanti con il viso stretto tra le mani, le gambe piegare e lievemente divaricate per permettere al busto di penetrare tra esse, un’espressione imbarazzata sul viso, si diede della cretina.
Lei ERA una mocciosa per loro in fondo, no?
Risollevò il viso incurante dei raggi di sole che, attraversando l’oblò, le giungevano diretti in viso.
Chissà cos’era stata per Cloud?
Era vero, non lo amava più, ma quei pensieri erano frequenti in lei.
- una marmocchia disperatamente in cerca… di approvazione?-
forse.. quanto avrebbe voluto sentirsi dire da qualcuno un “grazie” sincero per almeno una volta… o anche ricevere un complimento spontaneo non alla se stessa appariscente e rumorosa, ma alla sua parte più nascosta che viveva dentro di lei travolgendola con decine di sensazioni sgradevoli ogni giorno.
Sentì parlare all’esterno e decise di rialzarsi in piedi. Depressione o no, mal d’aria o no, doveva essere in piedi per l’arrivo!
La “solita Yuffie” era di nuovo li, zaino in spalla, capelli al vento e vestiti aderenti che però mostravano molto meno rispetto agli anni passati.
Si affacciò per osservare il panorama mentre metteva anche il suo pupazzo, Ser Pancia, nel suo minuto bagaglio a mano.
Un sorriso le decorò il volto mentre in lontananza poteva scorgere il paese dove risiedeva il razzo che, a dire di Cid, mai sarebbe potuto andare ad esplorare gli abissi oscuri dello spazio infinito.
Anche a lei piaceva l’idea di viaggiare in quel luogo sconosciuto.
Le stelle sembravano tante piccole materia luminose viste dalla terra e, siccome quella sfere di energia purtroppo sarebbero state la sua unica possibile futura fonte di gioia, avrebbe voluto poterne, solo per una volta, stringere una tra le mani ed osservarla mentre brillava…
- solo per me…-
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

mi scuso per l'enorme assenza e per il capitolo estremamente breve, ma ho sei problemi a casa...
come sempre dedicato alla mia sensei, sono profondamente commossa da tutti questi commenti!!! :cry:
GRAZIE!
<p align=center>
---

CAPITOLO OTTAVO

Chiudo gli occhi e penso a cosa accadrà.
Non abbiamo una meta, ma in fondo ne abbiamo mai avuta una durante i nostri viaggi?
Siamo come anime girovaghe senza una destino che si stringono l’una attorno all’altra in cerca di un punto fisso a cui aggrapparsi…
O sono io?
Riderebbero di me se provassi a parlarne con loro?
Eppure pian piano mi sento meno spersa con questa gente… forse perché mi sono abituata alla loro presenza per quanto non facesse parte di me.
Mi sento meglio perché sono del tutto estranei alla mia vita e quindi godo di un loro giudizio imparziale?
Un giudizio per cosa?
È una tra le poche cose chiare, un giudizio per capire se questa mia sceneggiata da buoni frutti o meno.
Cerco conforto nel viaggio alla ricerca di me stessa?
Sono una, chi sono?

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</p>

L’uomo dai capelli color notte sedeva silente nella stanza in penombra ove era locato il ritratto della donna che sorrideva con tristezza in quel paradiso di fiori.
Accomodato elegantemente sullo sgabello vicino al pianoforte scuro, l’uomo si era voltato per osservare i delicati lineamenti della donna riportata con maestria su quella semplice tela unendo semplici colori ad olio con estrema attenzione per i particolari anche più insignificanti.
La mano corse lentamente lungo la spalla sinistra fino a raggiungere il gomito su cui si strinse con forza.
- è quasi ora, sai? Ho infine portato a termine il primo passo per la nostra vendetta, i nostri bambini sono sotto pronti per partire…-
la veste nera simile ad un lungo kimono emise un fruscio delicato mentre la persona li presente si alzava in piedi fino a raggiungere il dipinto contro sui posò i palmi guantati delle mani e la guancia destra.
- ora io andrò a salutarli, ma non temere.. sarò subito di nuovo con te… certo che ti amo mia dolce Shana…vado solo ad assistere alla loro partenza, dirò ai tuoi bambini che vuoi loro bene, non temere…-
le labbra sottili sfiorarono le delicate tonalità del quadro, quindi l’uomo si allontanò abbandonando la sala lasciando i ceri, ora nuovamente accesi come un una cornice malinconica, ardere in attesa della loro fine.
Dopo un lungo cammino in corridoi deserti ed oscurati da pesanti tende da cui filtravano a malapena alcuni raggi di sole, che non potevano che ferire gli occhi di chi era abituato a tante tenebre, giunse innanzi ad un ricco portone d’ebano.
Questi si aprì innanzi a lui senza che fosse necessario sfiorarlo ed egli entrò in una sala illuminata da quattro differenti luci soffuse.
Vicine a queste luci dalle diverse tonalità vi erano altrettanti divanetti e, per ogni postazione, sembrava esserci qualcuno.
Le quattro creature nate in quello stesso giorno si portarono rapide innanzi a lui disponendosi come una fila di militari.
Il biondo indossava un abito aderente nero decorato con disegni celesti.
Soraiiro, quello era il nome che era stato segnato sulla sua postazione e che aveva illuminato il piccolo monitor celeste sul quale, vicino al grande contenitore mako, venivano elencati i rapporti sul suo stato di salute prima della venuta al mondo.
Al suo orecchio pendeva un elaborato orecchino rappresentante un drago in argento che cingeva a se una bellissima turchese, al suo fianco era legata una katana delle sfumature del cielo.
Secondo alcune pagine del diario del loro padre lui era il “vento”
La mora vestiva una veste della medesima forma e del medesimo aspetto, solo che i disegni sul suo corpo erano di un viola dolce e delicato, quasi rosa.
Aiiro del fuoco i cui occhi verdi privi di pupilla apparivano persi nel nulla.
Un’ametista era tenuta al suo collo da una serpente d’oro e stringeva saldo nella mancina uno shuriken nero e rosso lavorato in modo che le lame riportassero alla mente la forma delle fiamme mosse dal vento.
Colei che più giovane appariva tra i quattro, dai capelli d’ebano, indossava un abito identico, ma dalle verdi sfumature.
Kimidori della terra, la domatrice, quello era il suo nome unito alla parola che la rappresentava.
Tra i capelli portava una fascia nera come per nascondere qualcosa agli occhi altrui, alla vita, saldamente fermo, un fucile a tre canne che portava il simbolo del guardiano a tre teste degli inferi
Ultimo, ma non meno importante, l’uomo dai capelli corvini e dai lineamenti meno umani, vestiva un abito nero e bianco, le sue mani erano guantate con artigli metallici dai riflessi neri.
Shiro la bestia.
Se solo l’uomo avesse prestato poca più attenzione ai piccoli schermi alla base delle colonne verdi si sarebbe accorto della piccola spia rossa accesa alla base della prima dimora di quest’ultimo.
Una spia rossa ed una semplice parola di sei lettere:
FAILED

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Vincent era ancora sul suo letto, nascosto dal mondo esterno dalla sua sicura cabina.
Rigirandosi il calice del rosso succo che il moro prediligeva, Vincent assaporò un altro sorso di vino con disattenzione. Non ne aveva bisogno, ma amava quel sapore agrodolce che gli percorreva le labbra, insaporendo la sua gola e poi adagiarsi nel suo corpo immortale.
“interessante, vero?”
Vincent si domandò a cosa di riferisse il demone che dormiva al suo interno, non c’era nulla di interessante nel rigirarsi un contenitore colmo di vermiglio liquido e null’altro vi era nella stanza al di fuori della sua persona e di una vecchia radio non funzionante.
“lo svegliarsi un giorno e comprendere che non si è mai potuto affermare di aver vissuto”
Percepì I sensi della creatura in lui trasmettergli una strana sensazione come di allarme.
Era come se Chaos si fosse innervosito rendendo noto il proprio pensiero, ma sinceramente al moro non interessava.
Svegliarsi e scoprire che la propria non è vita? La sua era vita, non conosceva altro modo di esistere, se Chaos sperava di fargli rimettere in discussione le sue necessità era fuori strada.
“Eppure, quando meno te lo aspetti, ti si presenta una seconda opportunità con qualcuno di incredibilmente bello e giovane….”
Una nuova sensazione terrificante lo avvolse, come uno svolazzare di farfalle nello stomaco che lo infastidivano portando nel suo cuore un sentimento che non gli apparteneva.
“ verso cui ignoriamo di provare qualcosa…o meglio, preferiamo ignorarlo…”
Vincent fece una smorfia. Dove si stava arrivando a parare?
“ci si apre innanzi la strada per una nuova vita.. vera... ma abbiamo paura…”
il moro storse le labbra posando il calice sull’intabile tavolino accanto a se. Nuova vita… nuova vita… unicamente nei telefilm romanzati accadevano cose simili.
La realtà era ben diversa dal mondo fantasioso in cui tutti ottenevano una seconda possibilità, lui lo aveva sperimentato sulla propria pelle.
Si era innamorato, aveva creduto che l’amore potesse qualcosa contro il fatto che la donna dei suoi sogni fosse impegnata, aveva sperato in quel qualcosa di magico che avrebbe risolto ogni problema… ed era morto per poi rinascere in un corpo abominevole frutto di modifiche genetiche e magie proibite.
Si era ritrovato a stringere un pugno di cenere innanzi ad una tomba che non avrebbe mai fatto altro che ricordargli che il suo peccato più grande era il non averla protetta, si era ritrovato solo, l’illusione che Sephiroth fosse il suo bambino e non di Hojo era stata brutalmente spazzata via e ora non aveva più niente da perdere, ma nulla neppure da guadagnare in quel luogo miserabile che non era che una prigione ai suoi occhi.
“allora perché non provare?”
Provare? A fare cosa? Si domandò se Chaos non avesse qualche progetto, magari per uscire da quel corpo e ridare quello scherzo della natura nelle tenebre della morte o magari progetti a cui lui, essendo comunque una mente umana e limitata, non riusciva a percepire.
Con pacatezza si rialzò in piedi e, sentendo le persone prepararsi per l’aterraggio, comprese che era ora di scendere nelle lande vicino a Rocket town.
La mancina tintinnò lievemente e la destra corse a risistemare il collare misto tra rosso Magenta e scarlatto, era tempo di entrare in scena, una breve comparsa e poi via, nuovamente nelle ombre dietro il sipario.
“non capisco molte cose dell’amore, lo ammetto… ma so che ci si sente come falene attratte dalla luce...”
“ senti, mi stai dicendo che sei innamorato?” chiese esasperato da quegli assurdi pensieri che non gli erano propri.
“io? Oh, io no…”

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Nanaki si lasciò stancamente cadere a terra accanto ad una pozza d’acqua che aveva incrociato lungo il proprio cammino.
Quattro ore di corsa lo avevano distrutto, il suo respiro era irregolare e rapido, i suoi muscoli dolevano e il cuore pulsava con tanta forza che era in grado di udirne chiaramente i battiti mentre, con il muso posato per metà nella pozza, cercava di dissetarsi.
Si deliziò in quella delicata frescura senza dimenticare i propri doveri, ma in fondo doveva pur raggiungere gli altri in qualche modo e, per sua dimenticanza, aveva lasciato il telefono, che in fondo non era in grado di usare, a Cosmo Canyon tra la sua gente.
Tremando lievemente si eresse nuovamente sulle proprie zampe preparandosi a ripartire, fu allora che lo vide.
Un lupo dal pelo niveo e gli occhi verdi lo osservava pacatamente dall’altra riva del laghetto.
Il felino rimase qualche istante a studiare quella creatura a lui sconosciuta per comprendere se avesse intenzioni ostili o meno.
Non avrebbe avuto alcun problema a disfarsene, eppure in un qualche senso non voleva… come se ci fosse un qualcosa di sacro.
-bisogna recarsi dove tutto è cominciato Nanaki...-
non si stupì nell’udirla parlare con quel dolce tono femminile, né del fatto che sapesse il suo nome, piegò la testa di lato come in attesa di qualcosa e si sentì invadere le membra da una strana energia che gli cancellò ogni fatica.
Nanaki osservò silenziosamente a quella creatura che tanto gli trasmetteva pace, poi le sue narici captarono uno strano odore alle proprie spalle, un misto tra umano e demone simile a quello di Vincent, ma allo stesso tempo completamente diverso.
Un solo istante, si voltò per osservare alle sue spalle il luogo da cui giungeva tale aroma portato dalla dolce brezza, quando si volse verso il luogo in cui prima si trovava la lupa non trovò nessuno.
Sentendosi come rattristato dalla mancanza di quel punto fermo innanzi a se, il felino chinò il muso per osservare il proprio riflesso nello specchio d’acqua.
Suo padre era in lui, no? A costo della propria vita avrebbe combattuto se fosse stato necessario, per potersi specchiare e vedervi un vero leone e non un gattino spaurito con un occhio cieco.
Con la forte zampa sinistra infranse il proprio riflesso e, guadando con veloci balzi quella bassa pozza fresca, riprese la sua corsa verso Rocket town.

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- Woaaaah! Stiamo atterrando! Stiamo atterrando!-
Yuffie si sentiva sopraffatta dalla gioia. Finalmente avrebbe rimesso i piedi al sicuro sulla rassicurante terraferma!
- mph…-
Yuffie sbuffò verso il moro, ma non gli prestò molta attenzione. Insomma, a lei non importava se l’altro riteneva unicamente che quella fosse una perdita di tempo per tutti, aveva deciso che la cosa non doveva neppure sfiorarla e, almeno per il momento, stava riuscendo perfettamente nel mantenere il proprio intento.
Si fermò ad osservare Cloud che attendeva due con i chocobo d’oro al suo fianco. Avevano deciso di trovarsi al di fuori del caos cittadino e di fermarsi unicamente per lasciare la Sierra a proseguire su quei particolari pennuti che Yuffie adorava tanto.
- Cloud! Cloooooud!- sbraitò euforica sbracciandosi e dimenticandosi perfino della propria nausea. Si, si poteva veramente affermare che la ninja era una persona lunatica.
- non gridare in questo modo, come credi possa sentirti?-
- taci musone che non sei altro… anzi, lasciati un po’ andare anche tu!- esclamò la fanciulla facendo una piroetta su se stessa e sollevando un pugno allegramente sapendo comunque che la risposta dell’uomo più anziano sarebbe stata inevitabilmente quella che lui utilizzava per quasi tutte le domande che non riteneva degne di nota o le osservazioni inutili.
-mph…-
Yuffie sbuffò e abbassò lo sguardo a fissare il biondo con fare ammaliato.
Oh, all’epoca aveva veramente avuto un ottimo gusto! Peccato che non fosse l’uomo il cui dito era unito al suo dal rosso filo del destino.
Inutile negare che la ninja fosse più che convinta che nemmeno tifa fosse la fanciulla a cui spettava Cloud.
Se non avesse saputo che la cosa era alquanto improbabile, avrebbe sperato di vedere spuntare da qualche parte Aeris per riprenderlo al suo fianco com’era di diritto!
Che Tifa fosse la sua migliore amica sin dall’infanzia.. ok… che Tifa fosse decisamente più Sexy di lei ed aeris messe insieme, ok… però…
- ufffaaaaaa…-
mugolando ciò saltellò alcune volte sul posto facendo una smorfia
- si può sapere cosa c’è adesso?-
la ninja sollevò l’indice della mancina prima di rendersi conto di aver ricevuto una domanda e si voltò fissando il moro al suo fianco
- eh!- Yuffie si rese conto di aver parlato ad alta voce e di non essersi, come spesso accadeva, trattenuta.
Sorrise abbassando il braccio fin dietro la sua testa e ridacchiando con lieve nervosismo.
- pensavo che non è giusto che, una volta tanto che riesco a far quasi radunare il gruppo, buuuum!- fece un salto spalancando le braccia e piroettando su se stessa – patacrash..- allungò le braccia davanti a se portando lievemente indietro il corpo – whooooom!- concluse con un nuovo salto portando le braccia in alto – tutto in fumo! Mi ritrovo a viaggiare con te e Cloud a cercare non so neppure io bene cosa!-
- l’unica verità è che ti infastidisce che lui stia ancora con Tifa, non è così?-
La ninja si stupì dell’ottusità del moro. Quanti ancora la pensavano così?
- hey! Heyheyehey!- iniziò agitandosi davanti al vampiro –io non so cosa ti passi per la nuca, ma mi è passata, ok? Passata!-
notò che l’altro la osservava come per farle comprendere che in ogni caso non ci credeva.
- Senti vinnie… sia chiaro, io l’ho sempre saputo di non avere chance con lui!-
le labbra del moro si aprirono lievemente come in cerca di una risposta, ma lei fu più rapida e vi posò l’intera mano sopra per farlo tacere, scatenando il braccio libero in una danza rapida avanti ed indietro.
-non voglio sentirti parlarne con lui, beninteso? Senti… lo so che io e te abbiamo modi di fare che sono un po’ come.. non so… cane e gatto… penso che sia reciproca la difficoltà a stare insieme… ascolta però queste tre semplici parole.. non vado più dietro a Cloud!-
-e per quale motivo ci tieni tanto a farmelo sapere?- chiese l’altro alzando gli occhi al cielo e sospirando.
Cosa? Osava perfino chiederlo? Era così ovvio!
- se dici a Tifa una cosa del genere come minimo mi becco una costola rotta! Cosa penserà? Che in realtà io sono andata con lui per provarci? Ok che ci sei tu, ma in fin dei conti sei.. beh, tu sei tu!-
Vincent la fissò con aria annoiata
- ammetto che mi piaceva, ma figurati.. quando mi sono unita al gruppo, prima che ti trovassimo in quella stramaledetta bara, non mi hanno neppure chiesto il nome… dovrebbe chiarire quanto gli piacessi, non trovi? Ricordami di rinascere con un corpo da favola la prossima volta!-
scoppiò a ridere mestamente lasciando che il proprio corpo, con le braccia sciolte, si piegasse in avanti e non si stupì quando Vincent sbuffò contrariato come sempre.
La sierra arrestò la propria corsa a pochi metri da terra ed i due ricevettero l’ordine di scendere sfruttando la scaletta laterale che raggiungeva lo spiazzo erboso accanto a Cloud.

---

il biondo alzò il capo per osservare la Sierra avvicinarsi a lui.
Si era sentito con Reeve nonostante le comunicazioni con lui si fossero fatte stranamente difficoltose.
Nel giro di una mezz’ora aveva appreso che l’uomo, che aveva intravisto la prima volta attraverso la grata che dava sulla sala del consiglio della Shinra, aveva fondato una specie di organizzazione per la salvaguardia dell’ordine del pianeta, che sapeva qualcosa su quell’epidemia che definiva “particolare” e che aveva bisogno di loro a Midgar… poi la linea era miseramente caduta e non era più riuscito a ricontattarlo.
Sistemandosi tranquillamente gli occhiali da moto indietro sulla chioma ribelle, restò in silenzio osservando la ninja scivolare rapida lungo la corda per poi corrergli incontro e gettargli le braccia al collo.
Ricambiò la stretta ridacchiando sottovoce e salutandola, travolto dall’energia e dall’entusiasmo della, per lui ancora, bambina.
La vera sorpresa fu nel vedere un’altra figura ammantata di rosso scendere lungo l’instabile uscita.
- Vincent Valentine? TU?-
tra tutte le persone che si aspettava di trovare nel suo gruppo, di sicuro quella era la meno scontata.
Era convinto che si sarebbe astenuto dall’unirsi ad una nuova specie di viaggio in compagnia, invece era lui davanti a lui che lo fissava.
- io…-
- Yuff! Sei un genio! Ma come hai fatto a portarlo… oh!-
andò a dare una pacca sulla spalla del moro e lo fissò per qualche istante prima di venir nuovamente preso d’assalto dalla ninja.
- Cloud! Hai masterato la Knight of the round?-
sorridendo per lo strambo verbo con cui la giovane si era espressa, Cloud dovette, con un po’ di rammarico, dirle di no, infine si rese conto che, avendo lasciato un chocobo a Tifa per i casi di emergenza, erano a corto di mezzi di trasporto e l’aereonave era già lontana.
- Cloud! Sei veramente inaffidabile!-
fece una smorfia quasi infantile al commento della fanciulla che rideva agitando le braccia innanzi a se mentre il moro taceva con stile.
- non vedo il problema Yuff... andrai con Vincent sul cho...-
-hey!- sbottò indietro l'altra rifiutando la proposta - di norma il destriero solitario lo si lascia alla bella fanciulla indifesa mentre gli uomini si prendono il mezzo più scomodo!-
- quale bella fanciulla scusa?- Cloud ridacchiò scompigliandole i capelli - e poi, sono rammaricato, ma il chocobo singolo è mio, ho tutte le mie borse sopra e non mi fido di una piccola ladra... ho le materia dietro, sai com'è!-
gli occhi di lei si illuminarono mentre, saltando in groppa all'enorme pulcino che avrebbe divino con vincent, si sfregava le mani soddisfatta.
il biondo sospirò divertito riavvicinandosi al proprio destriero sellato, il viaggio si preannunciava turbolento come quello della loro prima avventura assieme, ma non credeva che la piccola avrebbe provato a derubarlo quella volta... forse..
Mentre il moro di portava alle spalle di Yuffie Cloud sentì solo un lieve mormorio venire da lei.
-preziosa informazione Cloud!-
Immagine

Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

ah.. ecco.. :oops: io continuo a dire che non è un granchè.. ma mi fa piacere sia apprezzata.
grazie, mi sende molto felice :oops:
Namine sensei, naturalmente dedicato a voi...
purtroppo compare poco il trio protagonista, ma il prossimo capitolo sarà quasi interamente dedicato a loro... e naturalmente Chaos tornerà all'attacco. povero Vinvin, glli voglio veramente male ^^'''
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CAPITOLO NONO

Come mi sento bene… mi sento sempre più proiettata indietro nel tempo…
Questo dimostra forse che io davvero non sono stata in grado di crescere rispetto agli altri.
Percepisco le sensazioni in modo ovattato in questo momento.
Gioia, dolore, rabbia…
Tutto appare meno chiaro all’interno del mio cuore, ma percepisco una ben delineata sensazione di benessere invadere ogni mio singolo muscolo e rendere qualsiasi pensiero deprimente meno doloroso.
Mi basta così.
Cloud…
Che gioia riabbracciarlo, che gioia rivederlo.
Non avevo mai visto un uomo più bello,
non avevo mai visto un uomo così perfetto,
non avevo mai visto un uomo così forte…
per questo mi era piaciuto probabilmente, mi dava sicurezza…
Vincent…
Mi incuteva ancora timore, ma anche rivedere lui è stato magnifico.
Non avevo mai visto un uomo così disgustato dalla propria libertà,
non avevo mai visto un uomo così distante dalla vita..
non avevo mai visto un uomo..

---</p>

Due motociclette sfrecciavano rapide lungo un terreno erboso e quattro figure si muovevano rapide su di esse.
Shiro si trovava sul sedile posteriore di uno dei due automezzi con le mani dagli artigli scuri strette attorno alla vita di Kimidori che guidava con sicurezza seguendo Soraiiro che era di poco innanzi a lei insieme a Aiiro.
Né il moro né la fanciulla dagli occhi verdi potevano guidare, uno perché non era in grado di comprendere tali meccanismi a lui sconosciuti, l’altra perché le iridi smeraldo erano coperte da una benda lilla e non erano, anche se lasciate libere di osservare il mondo attorno a loro, vedere alcunché.
Il biondo, alla luce del sole, appariva il meno docile dei tre, nonostante il moro fosse il più inquietante. Gli occhi, che avevano la classica luminescenza da energia mako, avevano un taglio sottile ed apparivano corrucciati dietro i pesanti occhiali scuri che li riparavano dalla forte brezza.
L’ultima, la ragazza vestita di verde, era colei che, nonostante l’età apparentemente più giovane, aveva l’aria più posata a seria.
L’uomo dai capelli corvini studiava ogni loro spostamento attraverso una telecamera satellitare in grado di riprendere tutto dall’alto.
Si sentiva orgoglioso delle proprie creature, profondamente orgoglioso.
- voi fermerete questa pazzia… perché siete nati dai migliori…-
il sussurro si levò dalla cupa persona che sfogliò rapidamente un rapporto sulla guerra al Cratere a nord.
La mancina fermò le pagine in una scheda che era completamente piena di numeri e formule chimiche, in alto a destra una foto di un giovane biondo ed il nome “Cloud Strife”.
L’uomo lesse qualcosa e poi gettò le carte a lato sul tavolino che aveva a fianco.
Vestiva una semplice veste nera e girava tra le dita un calice di vino rosso senza però averne ancora bevuto un semplice sorso, il suo volto era delicatamente contratto in un sorriso malinconico, la poltrona in cui sprofondava quasi completamente era nera come l’ambiente che lo circondava.
Appariva sempre come un sotterraneo quel loco spazioso in cui ardevano numerosi lumi.
Foto, vecchie foto in elaborate cornici. Centinaia di immagini con un unico soggetto.
In alcune la fanciulla del ritratto appariva giovane e spensierata, mentre coglieva i fiori in un campo, mentre festeggiava con delle amiche i cui volti erano stati cancellati da una riga scura, mentre sedeva in riva al fiume, sempre quel suo sorriso dolce sul viso… altre la mostravano con indosso un camice bianco da ospedale con i lineamenti sempre più sciupati e alcune parti del corpo coperte da bende sempre più numerose, ma l’espressione dolce non scompariva dal suo viso… l’ultima, incorniciata in argento con un fiocco nero a lato, la ritraeva immobile, senza sentimenti, distesa con gli occhi chiusi… morta…
Sul fondo di questa cornice vi era una semplice scritta.
<p align=center>Shana
29/01/1697
29/01/1724
</p>
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Nanaki rallentò la sua corsa notando sfrecciare a valle due pennuti color oro sui quali si muovevano silouette a lui familiari.
Chiamò a gran voce le persone da cui aveva deciso di recarsi, ma essi non parvero udirlo.
Inveendo il felino cercò di lanciarsi al loro seguito, ma i chocobo erano decisamente troppo rapidi per lui ed in poco tempo furono solo una minuscola ombra in lontananza.
I suoi pensieri vagarono veloci elencando una serie numerosa di infamie da riferire ai tre che non si erano fermati.
Egli si fermò chinando il muso verso il basso e sospirando sottovoce, quindi un nuovo profumo a lui sconosciuto gli invase il corpo.
Un aroma di fiori in boccio gli sfiorò dolcemente il naso ed il felino si voltò controvento osservando il punto da cui proveniva tale dolce profumo.
La lupa dagli occhi verdi lo osservava poco distante su una altura.
Nanaki non potè che ammirarne la bellezza innaturale. Nonostante quel corpo fosse quello di un semplice canide il pelo niveo mosso dal vento e il dolce odore che giungeva dalla sua direzione erano qualcosa di ammaliante, come il suo sguardo.
La osservò voltarsi iniziando a camminare lentamente in direzione opposta alla sua ed il felino comprese di doverla seguire per qualche motivo.
Le sue zampe si mossero ancora prima che egli fosse in grado di comandarle e, nonostante avesse corso per quasi un’intera giornata, non riuscì a trovare quel percorso faticoso.
Ella, chiunque essa fosse, a volte correva lievemente, a volta camminava, ma periodicamente si fermava ad aspettarlo controllando la sua posizione.
Lo stava giudando, ma dove? Dove? Non importava, non era rilevante sapere niente su di lei, Nanaki sapeva solo che doveva seguirla, si sentiva come se ne andasse del destino dell’intero universo, doveva tenere il passo.
Si rese vagamente conto del fatto che il sentiero si era fatto impervio e che la salita stava diventando sempre più una scalata nel vero senso della parola.
Quando lei si fermò, anche il felino arrestò il proprio passo.
La lupa dagli occhi verdi si trovava innanzi all’entrata di una piccola grotta che il felino non aveva mai visto prima.
Non riuscì a chiamarla e, nonostante ci avesse provato, non uscì nulla dalle labbra che aveva mosso.
-vieni…-
quel dolce tono melodioso fece compiere ai suoi muscoli l’ultimo sforzo e raggiunse la creatura sulla soglia del buco scuro che si collegava sottoterra.
Si ritrovò ad osservarla percependo un forte calore materno giungere da lei.
- chi sei?- riuscì infine a domandare per poi restare immobile con le zanne socchiuse.
La vide sorridere e fare un passo verso di lui per poi posare la zampa nivea poco sopra il suo naso dandogli una lieve pacca affettuosa.
L’occhio color oro del felino si spalancò improvvisamente con sorpresa riconoscendola improvvisamente, seppur non comprendendo appieno chi fosse… una sorta di dejavù dal sapore agrodolce che lo abbracciò cullandolo in una specie di sogno.
In questa visione circondata da luce bianca vide semplicemente una mano di donna, con dei bracciali metallici al polso, posarsi delicatamente sul suo muso come in un buffetto, poi l’arto ridivenne la zampa della lupa.
“ non mi piace essere considerato un cucciolo, ma mi piacciono comunque le attenzioni…”
quando aveva detto quella frase a Cloud? In che occasione? Non riusciva a ricordarlo forse perché LEI non lo voleva.
Percepì una sensazione di completo abbandono quando la lupa interruppe il contatto per balzare in avanti verso l’entrata oscura.
- aspettami!-
Nanaki si mise a correre attraverso quell’entrata adatta solo ad una creatura delle sue dimensioni.
Non la vedeva più, non riusciva più a scorgere il leggero bagliore della sua candida pelliccia.
Quando la caverna si allargò in una sala alta il doppio di un uomo il felino dovette socchiudere l’occhio sano per riabituarsi alla luce.
Cristalli luminosi simili a quelli che si trovavano nella grotta della donna di Vincent illuminavano la caverna il cui pavimento era coperto di stalagmiti innaturali ed il soffitto pareva levigato da mani sovrannaturali.
Lui si guardò attorno procedendo con cautela. Non conosceva il posto, ma sentiva che il suo punto fermo non era li con lui.
Si iniziò a domandare se la creatura non fosse solo una sua illusione nata dalla spossatezza o un qualche spirito errante che lo cercava di attirare in trappola… eppure era così rassicurante.
Perso nei suoi pensieri non si accorse immediatamente di un’ombra che era balzata verso di lui.
Scostandosi rapidamente, convinto di non doversi preoccupare di una creatura selvatica, cercò di colpirla con una zampa, ma si rese conto che quell’ombra era stata più veloce di lui.
Si sentì spingere a lato e colpì violentemente una roccia . qualunque cosa fosse, era più grande e pesante di lui.
Cercò di riconoscerne l’odore per percepirne le mosse successive, ma l’odore della bestia sembrava non esistere… o forse più probabilmente i suoi sensi erano ancora sopiti dopo quel percorso sfiancante.
Si guardò attorno, dell’aggressore nessuna traccia.
Indietreggiò di qualche passo cercando di comprendere dove la creatura si stesse nascondendo, ma questa lo colse impreparato sbattendolo a terra.
I suoi occhi si spalancarono osservando il volto nero della sua nemica.
-Sasha! Fermati! È solo un cucciolo!-
la femmina decisamente più matura di Nanaki smise di ringhiare e indietreggiò come irritata per l’intromissione del compagno.
- è un intruso…- decretò con aria solenne mentre l’altro, dal manto rosso, si avvicinava ai due.
Il felino si rialzò sorpreso osservando i due adulti. Lui aveva sempre creduto che… e…
Riuscì ad elaborare una sola frase di senso compiuto mentre la gatta più grande si ritirava e l’altro si avvicinava per controllare che stesse bene.
-voi siete… come me…-

---

Tifa era uscita a fare spesa per il villaggio di Rocket Town.
Non aveva mai amato particolarmente quella città… forse perché ci abitava il più antipatico scaricatore di porto che la sua memoria poteva ricordare di aver conosciuto dopo Barret… forse perché era un paese vecchio ed isolato dal resto del mondo.. forse perché Denzel li era stato male… sta di fatto che non gli piaceva.
Osservò la gente del posto che si comportava naturalmente come se nulla fosse e anche lei si chiese cosa sarebbe potuta essere la sua vita se Cloud non fosse mai entrato in essa.
Sarebbe morta insieme alla gente del settore in cui risiedeva la base dell’Avalanche? Si sarebbe mai forse unita all’Avalanche? Sorridendo tra se e se ricordò le dolci carezze del compagno ed il sapore dei suoi baci. Era assente da poco meno di un giorno, eppure si sentiva già sola
- hyo Tifa!-
si voltò si scatto in direzione della voce che aveva spezzato quel silenzio quasi innaturale e sollevò un sopracciglio osservando la persona che si stava avvicinando a lui.
-Reno? Cosa ci fai tu qui?- domandò osservando il ragazzo dai capelli rossi e dai vestiti disordinati che correva in sua direzione. Egli attese di essere innanzi a lei prima di risponderle.
- Mi hanno detto che Cloud è qui…- mormorò con voce affannata piegandosi in avanti e facendo perno con le mani sulle ginocchia per non perdere l’equilibrio.
La pugile scosse il capo domandandosi come potessero sapere della loro permanenza in quel posto sperduto, giungendo alla conclusione che Reeve doveva, come sua abitudine, aver parlato troppo. Il rosso le fece compassione.
- mi spiace, ma non è qui, è partito con Yuffie per andare a Midgar-
la risposta tradì il suo nervosismo nel pensare al suo fidanzato solo con una che aveva chiaramente dimostrato di essere interessata a lui.
- oh, no!-
Reno si lasciò cadere in avanti fino ad inginocchiarsi a terra e, con aria a dir poco sconsolata, mugugnò un numero indefinito di insulti.
La mora si chinò perplessa ad osservare il giovane che per lei era sempre stato un enigma con quel carattere fin troppo espansivo - ehm… ti serviva qualcosa?- chiese con circospezione.
-si… Cloud!- ribatté lui con una smorfia alzando gli occhi verso di lei.
-di grazia… posso sapere perché?- ricambiò lei con il medesimo cipiglio – perché un Turk dovrebbe voler vedere Cloud?-
il viso sconsolato di Reno la colse completamente impreparata. Aveva la medesima espressione di un cane bastonato ed affamato quasi fino alla morte.
-mi hanno riferito che stanno cercando la causa di questa malattia… se c’è una causa deve esistere una cura…- mormorò come se fosse una grande verità.
-beh.. potrebbe essere, ma non credo…- il sussurro al pensiero del piccolo Denzel che era( di nuovo) malato di un male incurabile le strinse il cuore e volse lo sguardo a destra - Reeve ha detto che la malattia non è nata dal pianeta che ha deciso che l’uomo è dannoso per lui, né un’infezione batteriologica… e…-
- deve esistere una cura!- urlò quasi l’altro rialzandosi in piedi ed allungando la destra vero l’esterno.
- perché ti agiti tanto?- domandò Tifa irritata dall’altro
-devo trovare il modo di dar loro una mano, mi sento inutile a stare qui, erano diretti a Midgar, no? Quindi devo fare marcia indietro…-
senza neppure salutarla il rosso si volse indietro verso un’auto parcheggiata poco fuori paese ed iniziò a correre verso essa.
La ragazza si sentì offesa e lo fermò con un braccio in cerca di un minimo di spiegazioni.
-Hey, per favore, che ti succede? Sembri un leone in gabbia…- iniziò cercando di apparire coinvolta, ma non troppo.
- Rude ha contratto il morbo della malattia a cui non è ancora stato dato un nome…al momento sta dormendo in una stanza dell’ospedale principale della Shinra…-iniziò l’altro con decisione– lui è una persona fantastica Tifa, è il mio migliore amico e sono anni che lo conosco… non posso lasciare che se ne vada senza fare nulla! Mi sento un verme…-
Tifa si chiese cosa avrebbe fatto se Cloud si fosse trovato nella medesima situazione. Quando lo aveva visto sulla sedia a rotelle aveva giurato perfino a se stessa di non abbandonarlo in ogni caso, quindi comprendeva in parte la preoccupazione apparentemente esagerata del rosso.

---

-Farro, farro, farro… - la ninja sbuffò osservando la ciotola che stringeva tra le mani con aria contrariata – Cloud… non mi vorrai far nutrire a legumi tutti i giorni come ai vecchi tempi con la scusa che è un cibo veloce da preparare, completo e facile da trasportare… vero?- concluse con aria da cerbiatto ferito e speranzoso.
il biondo guerriero ridacchiò nervoso rimescolando la zuppa che aveva preparato in quell’accampamento provvisorio che avevano eretto per la notte.
La tenda verde in cui avrebbero alloggiato era lievemente mossa dalla brezza notturna, il cielo stellato era particolarmente bello in quel lato del pianeta non contaminato da luci artificiali e la luna irradiava pacatamente luce intorno a loro mostrando il cammino che avrebbero dovuto intraprendere l’indomani.
Il fuoco su cui Cloud stava cucinando scoppiettava allegro e attorno a loro un aroma dolciastro si levava nell’aria mentre la zuppa ribolliva nel pentolone.
Vincent si era accomodato su un sasso poco distante dal luogo in cui si era letteralmente buttata a terra la più giovane del gruppo, Cloud invece stava finendo di versare la pietanza nel proprio piatto prima di passare al moro.
- Yuff, se hai qualche idea migliore per cenare, rendici partecipi dei tuoi pensieri....-
la ninja sorrise tra se e se e sollevò l’indice della mancina con aria superiore mentre metteva rudemente la propria cena tra le mani di Vincent che si ritrovò a doverla afferrare con difficoltà prima che gli sfuggisse a terra.
- andiamo a cercare della frutta?-
- a caccia no?- azzardò il moro contrariato leccandosi dal pollice qualche goccia ribelle che era fuoriuscita. Dannata mocciosa mormorò tra se e se.
- Vinnie! Io sono vegetariana! Come puoi propormi una cosa simile?- rispose lei apparendo scandalizzata e portando le mani ai fianchi come per fronteggiare l’altro.
I due uomini alzarono simultaneamente lo sguardo verso di lei inarcando un sopracciglio con aria dubbiosa, quindi il biondo emise una risatina soffocata mentre l’altro si limitò a piegare lievemente il labbro verso sinistra in un ghigno impercettibile.
- ma davvero?-
- ovviamente no Cloud, ma non credo ci siano animali commestibili in zona, a meno che tu non voglia mangiare i chocobo o vincent…-
- mh, i Chocobo sono miei e non si toccano, ma se vuoi assaggiare Vincent fai pure…- mormorò il biondo evitando di fare ulteriori commenti.
Anche Yuffie evitò di fare commenti del tipo “oh, se mi stai dicendo che ha un buon sapore non voglio sapere come lo sai…” … si sporse lievemente passando una mano tra i capelli del moro ed annusandoli, ignorando semplicemente il grugnito di protesta nato da questi - sa di cibo in scatola, a me piace il cibo fresco!- sentenziò quindi con aria solenne fissando cloud.
- scusami se non ho un buon sapore..- rispose Vincent con aria irritata per la confidenza che si era concessa Yuffie – ma in ogni caso io preferisco il cibo a lunga conservazione ai frutti acerbi…-
La ninja si voltò con una smorfia verso di lui e Cloud soffocò nuovamente una risatina.
- cosa intende dire LEI, mister Valentine? Guarda che IO ho già ventun’anni!-
-ma la testa resta la stessa di una bambina di nove anni…-
- infame vegliardo che ha la grande fortuna di non invecchiare, come osi giudicarmi?- ghignò lei dandogli una lieve pacca sulla nuca mentre il moro allungava la mancina per prendere la propria parte di cena.
- giudico solo ciò che vedo…-
“ idiota…” fu una voce sconsolata nella mente dell’uomo, ma lui non rispose a quel commento depresso.
- senti Vincent… sai di essere un idiota? Ma di quelli DoC…- chiese Yuffie riprendendosi la cena dalle mani dell’ex turk
- visite una denominazione origine controllata anche per gli idioti?- ridacchiò Cloud porgendo la zuppa a Vincent.
- certo, prendono lui come metro di valutazione… - bisbigliò l’altra indicando il moro
-mph…-
-Vincent, a questo punto dovresti ribattere con una battuta sarcastica o arrabbiarti…- gli suggerì la ninja abbassando la voce e portandosi una mano a sinistra della bocca mimando un sussurro.
- pensa a mangiare ragazzina!- mormorò l’altro iniziando a mangiare controvoglia. Purtroppo, anche se non l’avrebbe mai ammesso, doveva dar ragione alla mocciosa, anche lui non avrebbe retto all’idea di un nuovo viaggio all’insegna del farro, però aveva la fortuna di non essere obbligato a nutrirsi.
-si capitano dall’aspetto gotico ed inquietante…- ribattè lei sedendosi nuovamente e prendendo il cucchiaio nella destra mentre Cloud, nel suo reverendo silenzio, aveva quasi finito di cenare.
- e tu che ci fai qui con un uomo dall’espetto inquietante? Non dovresti fuggire come le brave bambine di fronte al lupo cattivo?- sussurrò a bassa voce questi chiudendo gli occhi e portandosi il primo boccone alle labbra.
- magari a cappuccetto rosso questa volta il lupo piace…-
Immagine

Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

Decimo capitolo... anche se in ritardo tremendo.
ringrazio tutti coloro che hanno commentato e devo avvisare che non riesco ad accedere a MSN.. non so perchè :shock: se mi vedete online è mio padre di sera con il portatile =.=
ho tolto i pensieri di Yuffie ad inizio capitolo perchè d'ora in poi, di tanto in tanto, avrà modo di sfogarsi di persona... dieci punti a chi indovina chi è l'ombra che incontrerà! :D
Lilin, Riku, sorellona di piede, GRAZIE! sono commossa dai commenti che mi lasciate!
Sensei... un grazie speciale a voi che siete come sempre la mia musa ispiratrice, un grazie andhe ad amy che mi sta dando tante preziose informazioni!
ringrazio ancora la sensei Namine, Leanan e Amy semplicemente perchè esistono ed allietano con ciò la mia vita! GRAZIE!
come sempre dedicato alla mia sensei adorata, Namine, ecco a voi:

<p align=center> CAPITOLO DECIMO </p>
La luna baciava delicatamente la terra scura su cui migliaia di persone ogni giorno conducevano la loro esistenza, che fosse una monotona routine o un susseguirsi continuo di eventi eccezionali.
Al di sotto di quel manto stellato giaceva senza protezione alcuna un uomo dai capelli neri stretto in un mantello rosso che attendeva l’alba non troppo distante..
Adagiato su un robusto ramo di un albero dalle ricche fronde, Vincent Valentine stava nuovamente intrattenendo un monologo con se stesso, o meglio, rifletteva tra se e se com’era solito fare.
Lo sguardo perso nel vuoto, la mancina lasciata libera di scivolare lungo il fianco fino a poter dondolare libera alla sua sinistra, i capelli portati a danzare dalla lieve brezza.
Con un sospiro delicato l’uomo distolse lo sguardo dall’astro notturno e lo volse alla tenda verde in cui, da più di un’ora, riposavano silenti i due giovani che viaggiavano con lui.
Si era ritrovato a ragionare a lungo sui motivi che potevano averlo spinto a comportarsi in modo tanto cordiale qualche ora prima ed era giunto alla conclusione che era stata la stanchezza portata da ore di viaggio seduto alle spalle di una bambina che non aveva fatto altro che pronunciare frasi incomprensibili e blaterare storie prive di alcun fondamento logico.
Il moro assaporò con gioia un fresco profumo di fiori che era giunto sino a lui trasportato dal vento e rammentò con una dolce malinconia il felice periodo trascorso con la donna che amava… anche lei aveva un aroma simile.
Non avrebbe mai scordato le loro passeggiate nel grande prato in fiore e le ore trascorse a parlare sotto il grande albero che era un po’ il loro angolo di paradiso, non avrebbe mai dimenticato le piacevoli sensazioni provate nel crogiolarsi in un’illusione di serenità ed infine, per sua sfortuna, non avrebbe mai potuto cancellare dal suo cuore il dolore del suo rifiuto.
Piegò lievemente il capo di lato rimembrando i suoi ultimi istanti di “vita”… tutto era sfumato, ogni singola cosa era stata portata via dal tempo come un campo di fieno veniva inghiottito dalle fiamme in un giorno d’estate.
Non ricordava l’ultima volta in cui aveva visto un vero campo di fiori, sul pianeta non ve ne erano molti… forse per quello il suo piccolo giardino privato era stato un quadro ancora più bello in cui inserire i ricordi di Lucretia.
Quando il proiettile aveva perforato il suo corpo, quando si era reso conto che tutto era finito, prima di scoprire che gli era stata legata una terribile maledizione che non avrebbe mai posto fine al suo tormento… in quel momento aveva capito cos’era realmente la vita…
“can sin be forgiven?”
ad interrompere il suo filo di pensieri fu la voce ormai familiare della creatura che viveva in lui. Un sospiro stanco affiorò dalle sue labbra ed il viso diafano si nascose lievemente dietro il collare rosso.
“I’ve never tried it…” rispose al demone con lo stesso tono usato con Cloud anni addietro mentre, con noncuranza, la mano sana si portava sulla gamba destra che aveva appena piegato verso di se.
“di quale persona però non hai mai provato a perdonarli?”
“i miei peccati non sono degni di clemenza, mi pare ovvio Chaos…” concluse il moro con un lieve ghigno autoderisorio.
“perché hai aggiunto alla lista di peccati anche lei?”
“lei è il mio peccato più grande, lo sai benissimo…”
“beh, in un certo senso non ti posso dare torto, ma è pur sempre un peccato meraviglioso, non trovi?”
Vincent annuì senza rendersene conto. Lucretia era stato un errore di cui non si pentiva minimamente… e se avesse potuto tornare indietro avrebbe corretto i propri sbagli senza però avere la forza di rinunciare a lei.
“ma si può sapere per quale motivo non capisci mai nulla?” sbottò l’altro con voce irritata portando il moro a sollevare un sopracciglio con fare pensieroso.
“cosa intendi dire?”
“Yuffie”
Vincent abbassò istintivamente lo sguardo verso la tenda e notò che in effetti vi erano movimenti sospetti all’interno… la giovane ninja stava cercando di uscire in modo estremamente silenzioso e stringeva nella mancina il conformer, mentre nella destra una piccola borsa in tela.
“grazie per avermi avvisato…” sospirò mettendosi a sedere in modo più composto sul ramo facendo si che fosse più facile tenerla d’occhio.
“ma…” provò a controbattere il demone, ma per una volta il moro lo precedette.
- che stai facendo?-
il fatto che Yuffie uscisse in quel modo dalla tenda stringendo l’arma in mano e con l’aria da ladra dipinta sul viso non gli piaceva troppo, così come non aveva gradito il sussulto che l’aveva colta nel trovarsi colta in flagrante.
Dopo il loro inconveniente di Wutai aveva iniziato a prestare molta attenzione ai suoi comportamenti sospetti.
-oh! Vinnie! Sei tu! Mi hai fatto paura!-
“a chi non faccio paura?”
il moro accavallò le gambe con pacatezza e rimase silente per qualche istante prima di riproporre il quesito precedentemente posto.
-vado a fare la pipì! Qualcosa in contrario?!-
Vincent sollevò gli occhi al cielo scuro per poi emettere un nuovo basso sospiro. Con un balzo la raggiunse a terra e si fermò a studiare la fanciulla – e quello?- domandò quindi indicando il sacchetto che la giovane stringeva ancora con forza.
-vestiti?- ridacchiò lei incrociando le braccia con aria quasi di sfida.
Senza troppe cerimonie il moro le prese la sacca di mano e, ignorando le vive proteste di lei, la aprì per poi fare una smorfia fissando i panni accatastati senza ordine al suo interno.
-Hey, vinnie, rida..-
-Vero, vestiti, ma ti pare il caso di rubare la biancheria di Cloud?- domandò lui sollevando con la mano sana un paio di boxer maschili, avendo cura di afferrarli da un angolo e non sfiorare punti che potevano, casomai, essere stati precedentemente a contatto con Cloud nonostante l’indumento potesse apparire ancora pulito.
- cosa?- inveì quasi la ragazzina avendo cura di non alzare troppo la voce per non destare Cloud – guarda, signorino “io non mi fido mai di nessuno” che quelle sono mie! Volevo approfittare della mia uscita notturna per cambiarmi- concluse saltellando sul posto con aria imbronciata provando a riprendere l’intimo del colore della notte che l’altro aveva alzato al di fuori della sua portata.
-indossi boxer da uomo di una taglia più grandi della tua?- chiese vincent portando lo sguardo sull’oggetto in questione con aria vagamente perplessa e decisamente scettica.
- non hai il minimo diritto di criticare il mio intimo!- sbottò lei cessando i suoi vani tentativi di recuperare la propria proprietà e indietreggiando di un passo per poi puntare l’indice della mancina verso il proprio interlocutore – se io sto più comoda con quelli che con le fasce femminili che vendono in Wutai saranno affari miei, no? No? Eppoi se proprio vuoi saperlo Cloud indossa solo biancheria perfettamente bianca… ma questo non chiedermi come mai lo so…- concluse arrossendo e volgendo lo sguardo a destra mentre il dito accusatore si accostava alla gota imporporata del viso di lei e ne fregava lievemente la superficie.
- allora hai già veramente rovistato tra la sua biancheria…- mormorò l’altro allontanando istintivamente dal proprio corpo il pezzo di stoffa che ancora teneva stretto tra l’indice ed il pollice. Si sentiva doppiamente un idiota in quel momento. Si era accostato alla ragazzina con l’intento di farle una ramanzina per interrompere il dialogo con Chaos e liquidarla in fretta, invece si era ritrovato con in mano ciò che forse era un paio di boxer usati da lei ed il discorso era degenerato miseramente.
- ecco… non… hey.. non sono affari tuoi, va bene?- sbottò lei pestando un piede a terra – eppoi anche se sopra ho iniziato a cercare abiti un po’ più femminili, non vuol dire che io abbia bisogno di reggiseni in pizzo o mutandine provocanti! Se uso i boxer, ribadisco, sono affari miei!-
Chaos avrebbe volentieri immortalato l’espressione del proprio coinquilino e trattenne in se la voglia di commentare il pensiero di lui…
Dopo un istante di silenzio Vincent rispose pacatamente con la propria caratteristica flemma.
- non credo che tu vesta in modo esattamente femminile, ma si nota che hai più cura del tuo corpo… presto o tardi diventerai anche tu parte della grande schiera di ragazzine che cercano di farsi notare ad ogni costo… o lo fai già cercando di distaccarti dal gruppo e fingendoti una persona che non sei?-
-co…- lei rimase basita per un istante come valutando la veridicità di una parte della frase e, allo stesso tempo, essendo shockata dall’altra parte di essa – guarda che, se non l’hai ancora capito, ormai sono una donna, non più una bambina mentalmente condizionabile! Capito? D.O.N.N.A.- scandì perfettamente lei per poi fare una linguaccia –e credo che tutte le persone in questo mondo cerchino un modo per non essere un “tipo”, ma un “individuo”!-
- va bene, una donna..- rispose Vincent scettico per evitare un nuovo inutile discorso –in ogni caso sono poco portato a pensare che esistano effettivi “individui” a tra gli esseri umani… -
-hey, se stai per vantarti della tua natura non propriamente umana sappi che anche tu rientri negli schemi!- lo interruppe lei obbligandolo ad inarcare un sopracciglio – appartieni alla categoria “ bel tenebroso associale”… per quanto siano in pochi gli appartenenti a questo gruppo esistono, quindi sei anche tu un “tipo” seguendo il tuo ragionamento…-
-bel tenebroso associale?- domandò lui esponendo più o meno chiaramente la questione che si erano poste tutte le creature in quel corpo.
- Vincent, non dirmi che non hai mai notato di piacere alle donne…- borbottò l’altra facendo spallucce con una mezza smorfia – sull’associale non mi pronuncio, anche se ammetto che sono piacevolmente stupita dalla quantità assurda di parole che hai detto nell’arco degli ultimi cinque minuti, e sul tenebroso non credo ci sia da dare molte spiegazioni… eppoi dai, lo sanno tutti che per i “bei tenebrosi associali”- ghignò con aria quasi cattivella disegnando le virgolette per aria con le dita – il mantello svolazzante fa figo!-
il moro, non comprendendo se quello fosse un modo originale per provarci o se fosse semplicemente l’unione di una serie di pensieri altamente incoerenti dal suo punto di vista, rimase in silenzio fissando la ragazzina che si stava pulendo il naso strofinandolo contro l’avambraccio destro. Per quanto lei dicesse in merito era una bambina sotto troppi punti di vista.
“però è stato spettacolare quell’istante brevissimo in cui te la sei immaginata in lingerie provocante che ci provava con Cloud!” ridacchiò Chaos nella sua mente commentando infine ciò che aveva represso per più di un minuto e mezzo… uno sforzo terrificante per lui!
“taci, non è stato un bel pensiero!”
“concordo…”
Vincent si mise in guardia, fino a quel momento il demone non lo aveva mai assecondato dandogli ragione in qualcosa.
“…sarebbe stato più carino se ci fossi stato tu al posto di Cloud!”
“Chaos, ma tu non dovresti essere uno spirito maligno ed unicamente interessato al sangue?!” sbraitò l’altro mentalmente prima di venir interrotto da un mormorio nella tenda proveniente probabilmente dal biondo che aveva ridestato dai propri pensieri anche la sua precedente interlocutrice.
-argh! Cloud è sveglio, vuol dire che è già tardi, su, il sole sta per sorgere!- borbottò Yuffie volgendosi verso est ed osservando l’orizzonte che iniziava delicatamente a sfumarsi di un celeste più chiaro- vado a cambiarmi!- disse quindi in tutta fretta correndo verso la boscaglia.
L’uomo scosse il capo avvicinandosi alla tenda. La ragazzina aveva fatto un viaggio di più di un mese con lo stesso abito sformato ogni giorno ed ora si voleva cambiare dopo appena due giorni che teneva gli stessi straccetti, per lui le donne sarebbero state per sempre un enigma.
-dimenticavo!- lo strillo lo fece voltare di scatto alle sue spalle giusto in tempo per notare un’ombra avventarsi su di se e strappargli dalla mano destra i boxer che si era scordato di tenere ancora con se.
Senza guardarla reimmergersi nel verde si pulì distrattamente il guanto in pelle su un asciugamano che si era chinato per raccogliere, quasi come se avesse toccato qualcosa di sporco e si volesse liberare dalle macchie che aveva lasciato su di lui.
“mmhh… simpatica!”
“Chaos, non è simpatia quella, è stupidità!” rispose con un tono infastidito l’uomo rialzandosi e fissando il biondo che, con aria distrutta, usciva dal riparo provvisorio come se fosse appena giunto da un’interminabile battaglia.
“mi piace proprio perché non la divinizzi come fai con Lucretia!”
“ io non divinizzo Lucretia, è se…”
“In nome dei quattro arcidiavoli supremi… umano, quello che fai tu è divinizzare!”
“taci!” Cloud si fermò, mentre si versava in una ciotola una tazza di caffè freddo, ad osservare il volto di Vincent contratto in una smorfia.
“no, non sto zitto!” il demone quindi, qui, si lasciò sfuggire delle espressioni tipiche di Cid “è dura anche per me la convivenza con uno che non fa che ripetersi *il mio peccato di qua, il mio peccato di la…*… ascoltami bene, peccare non è una cosa demoniaca e bestiale come pensi tu! Il peccato è ciò che fa di un uomo un umano! È parte integrante della vita di tutte le creature, se tu provassi a convivere con i tuoi peccati come fanno tutti senza metterli su un piedistallo, di sicuro staresti meglio… e di certo pure noi! Lucretia la vedi come una dea… allora dimmi, se è la pura espressione della donna angelicata dantesca, perché quando l’hai ritrovata nella grotta, nonostante lei sapesse della tua sofferenza, non ha saputo che interpretare il ruolo della vittima? Non una parola gentile per te, solo autocompassione e lamentele e…”
“Chaos, chi può avere delle parole buone per un mostro come noi?”
“perché hai così dannatamente paura?”
le labbra del moro si contrassero lievemente, ma il discorso interno venne interrotto da Cloud che riportò alla realtà il moro posandogli una mano sulla spalla e domandandogli se andasse tutto bene.
Dopo una breve rassicurazione il biondo lo lasciò in pace e tornò ad occuparsi della propria colazione e di quella dei pennuti color oro che viaggiavano con loro.
“io non ho paura di nulla…”

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Yuffie,dopo aver finito di sistemarsi i comodi pantaloni neri lunghi fino alle caviglie, si appoggiò ad una roccia in una piccola radura di quel boschetto per infilarsi gli anfibi da viaggio. Non era esattamente un buon posto per una ragazza, ma aveva alcuni metri di visuale libera e l’arma al suo fianco destro.
Non si sentiva in imbarazzo per il discorso avuto precedentemente con il compagno, ma si sentiva irritata per essere stata nuovamente definita al pari di un infante.
Eppure lei ce la stava mettendo tutta… davvero! Cercava di essere la solita Yuffie per non destare problemi nella compagnia…ed oltretutto a suo parere, con due ragazzi che spesso rasentavano la depressione, serviva un Clown per smorzare la tensione che si sarebbe certamente accumulata senza il suo comportamento ridicolo.
Cosa ne sapevano di ciò che lei pensava in realtà? Come potevano immaginare che anche lei si sentisse triste e sconsolata talvolta?
Nascose il viso tra le mani mentre gli occhi le bruciavano. Voleva essere considerata, certo, ma non in quel modo…
-perché piangi?-
con uno scatto la ninja si riportò in piedi sulla difensiva, stringendo il conformer… eppure non aveva sentito avvicinarsi nessuno.
-chi sei?-
-uno qualunque… perché piangi?-
si sentì stranamente rassicurata da quella dolce voce maschile gruttuale che però le era anche tremendamente familiare. Abbassò l’arma tenendola sempre stretta tra le dita. Non vedeva nessuno, non riusciva a capire da dove venisse la voce, ma non poteva essere un nemico.. ne era certa.
-perché mi sento triste?- domandò lei retoricamente continuando a guardarsi attorno.
- non è bello essere tristi…-
Yuffie si fece scappare un lieve sorriso malinconico di fronte all’ovvietà di tale affermazione.
-no, credo di no…tu non sei mai triste?-
-non lo so… tu perché sei triste?-
-perché sono una bambina…- rispose la giovane meccanicamente ripensando nuovamente ai discorsi dei giorni precedenti.
-io non vedo bambine qui… solo una ragazza che profuma di acqua salata… quando nascono le lacrime… uno piange… e quindi è triste, giusto? Una ragazza triste…-
Yuffie si riaccomodò sulla roccia fissando le fronde che le coprivano la visuale del cielo che iniziava a rischiararsi. Quella creatura, chiunque fosse, appariva tremendamente ingenua. La stentatezza dei suoi ragionamenti, il modo insicuro con cui esponeva le proprie frasi, la dolcezza nel tono che stava tenendo con lei.
- forse sono triste perché nessuno mi vede come ragazza, ma solo come bambina…- si lasciò andare lei per poi emettere un sospiro liberatorio.
- non è bello forse essere sempre considerati dei cuccioli? Mi hanno detto che è bello essere … bambini… in ogni caso penso che una ragazza dagli occhi tanto dolci non possa in ogni caso venir considerata un cucciolo per sempre… non con tanti pensieri dolorosi dentro… -
-come fai a dire che io ho tanti pensieri che mi rattristano?- domandò lei socchiudendo gli occhi.
-perché avevi le lacrime… anche mio padre ne ha avute tante per quel poco tempo in cui ho potuto vederlo ed è stata mia sorella a spiegarmi perché aveva tante lacrime…-
la ragazza piegò lievemente il capo di lato intuendo infine che la voce proveniva da un cespuglio al limitare della piccola radura. Non le dava fastidio che potesse averla osservata mentre si vestiva, non c’era nulla da vedere in lei… e non era neppure certa che fosse un umano -perché tuo padre era tanto triste?- chiese infine.
-per mia madre, ma non so perché…-
-anche mio padre è sempre stato triste a causa di mia madre, ed io sono stata per lui un’ennesima delusione… non sono nata come il maschio che tanto desiderava…-
-perché avrebbe dovuto desiderare un maschio?- le domandò la voce con tono estremamente curioso.
Con quest’affermazione l’ignoto interlocutore si guadagnò una porzione di simpatia da parte dell’altra.
-perché certi uomini desiderano dei bambini che prendano il loro cognome e che proseguano la loro linea di sangue donando il nome della famiglia agli eredi… una specie di gioco di prestigio nobiliare…-
-non capisco, sono cose difficili, io non capisco le cose difficili…-
Yuffie ridacchiò lievemente – diciamo che il maschio vale di più…-
-io non credo di valere più di te…-
-ciò mi fa piacere…-
- non dirai a mia sorella che ho parlato con te, vero?-
la ninja piegò il capo di lato perplessa. Neppure conosceva la sorella di lui.
-non temere, sarò muta come un pesce…-
-oh, ma i pesci parlano… dicono tante cose interessanti e che io capisco bene…-
-capisco…- mormorò lei perplessa prima di avvertire il richiamo dei due uomini che erano con lei in quel viaggio –temo di dover andare…-
-posso chiederti qual’è il tuo tuo codice di identificazione?-
perplessa per il modo in cui si era probabilmente riferito al nome, la ninja rispose dichiarando la sua identità e domandando quindi il nominativo di lui.
- oh, io sono una bestia…-
- come scusa?-
-si, tu sei bella, molto bella… tu sei la bella, ed io sono la bestia…-
-hey…-
non fece in tempo a controbattere che l’ombra dell’uomo, perché la fisionomia era decisamente umanoide, comparve dal cespuglio allontanandosi in fretta e furia a quattro zampe per la boscaglia. In quelle tenebre non era riuscita a vederlo bene, ma un brivido aveva percorso la sua spina dorsale mentre il suo inconscio doveva aver catturato qualcosa che alla sua parte razionale era sfuggito.
L’aveva chiamata… bella.. era la prima volta in cui una persona, per quanto sconosciuta, si riferiva a lei in quel termine. Arrossì lievemente senza volerlo mentre, con passo rapido e sicuro, raggiungeva nuovamente Cloud e Vincent.
Non si era più messa la maglia nera, bensì una semplice canotta verde militare a cui aveva abbinato la fascia per fronte che aveva usato anni prima durante la rimpatriata per la lotta contro Kadaj.
-buongiorno Yuffie, come stai?- domandò il biondo sistemando gli ultimi bagagli sul chocobo che avrebbe montato egli stesso, Vincent l’attendeva vicino al loro mezzo di trasposto.
Si erano imbarcati in una nuova avventura senza sapere nulla in merito se non che una qualche entità stava probabilmente diffondendo sul pianeta un morbo letale e esteso a tutta la razza umana.
Come si sentiva? Sorrise in un modo lievemente diverso dal solito e espresse con una sola parola ciò che provava.
-meglio…-

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Nanaki procedeva silente accanto al felino della sua medesima razza. Il maschio di quella coppia, Nihil, si era gentilmente proposto di fargli da guida fino alla città sotterranea dove, a suo dire, vi era una numerosa colonia di esemplari della loro specie.
Sfuggiti agli umani che davano loro la caccia non avevano avuto altra soluzione che nascondersi nel ventre della terra madre.
Voleva trovare Cloud e gli altri per chiedere loro aiuto… ma sapeva anche di dover seguire ciò che era stato programmato per lui.
Se la lupa bianca l’aveva condotto in quel luogo doveva esserci un motivo.
Erano almeno passate dieci ore di viaggio in quei stretti cunicoli illuminati dalla tenue luce candida dei cristalli tanto simili a diamanti finemente lavorati ed aveva scoperto un mondo completamente nuovo.
La coppia di felini che faceva da guardia all’unica entrata viveva tanto distante dalla cittadella perché shana era di un colore proibito all’interno della società e, essendo necessario proteggere quel luogo, i due avevano accettato di erigere la loro piccola tana in un posto in cui poter sorvegliare l’ingresso.
La femmina era scostante e feroce, fortemente legata a proprio ruolo. A prescindere dalla razza dell’invasore era convinta di dover uccidere… il maschio era più tranquillo e più giovane.
La differenza sostanziale tra lui e Nihil era nella criniera. Se Seto e Nanaki ne avevano a malapena una traccia, lui possedeva un manto che lo rendeva ancora più simile ai leoni che aveva talvolta visto su alcuni vecchi libri che parlavano di animali estinti.
Conversando del più e del meno aveva anche scoperto che l’esilio dei suoi genitori era stato volontario. Si erano allontanati per restare a vivere con gli umani di Cosmo Canyon che, stranamente, amavano tanto.
Si sentiva profondamente insignificante accanto ad un felino tanto più maturo e grande di lui. Trentasei anni della loro razza, ossia centotto cicli solari.
Un profumo familiare ed al contempo sconosciuto giunse alle sue narici portandogli nel corpo un’eccezionale stato di tensione.
- siamo arrivati…- mormorò Nihil balzando su una roccia che dava l’accesso ad un cunicolo ancora più stretto, quindi l’attraversò senza attenderlo.
Nanaki lo seguì rapidamente e, una volta giunto alla fine del tunnel, rimase immobile, paralizzato.
In una enorme grotta sotterranea perennemente illuminata vi erano decine e decine di caverne più piccole scavate sia nelle pareti laterali che nell’immensa stalagmite centrale che appariva un po’ come il palazzo di lusso della comunità.
Creature come lui passeggiavano tranquille lungo passerelle naturali di pietra che collegavano questi posti, numerosi cuccioli più piccoli o della sua età giocavano vicino al laghetto interno che circondava la struttura centrale, alcuni probabilmente avanti con l’età, riposavano pacati nei luoghi più disparati.
-sorpreso?- gli domandò il maschio vicino a lui con un mezzo sorriso tra la malizia e il divertito.
Il più giovane deglutì nervoso guardandosi attorno come vedendo il paradiso attorno a se per la prima volta. Nonostante il suo luogo natale fosse tutto per lui, una frase uscì spontanea dalle sue labbra mentre, ribelle, una lacrima solitaria inumidiva il suo pelo sfuggendo al sano occhio color dell’oro.
-sono a casa…-
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
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Nenya-Higurashi
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Messaggio da Nenya-Higurashi »

eccomi con il nuovo capitolo. dovevano essere due, ma sono risultati troppo corti e noiosi, quindi li ho fusi insieme... e li ho battuti molti di fretta perchè ho detto che agiornavo, ma un'ata volta mi è mancato il tempo materiale per fare una buona elaborazione.
per ora non ci saranno sviluppi in quanto trama legati alla malattia, ma quando arriveranno a Midgar inizierà a muoversi un po' tutto.
Il pezzo dei capelli di Cloud non è qui, sarà più avanti ^^'''
vi ringrazio ancora per i commenti che sento di non meritare... grazie!
ora vi lascio all'undicesimo capitolo!
Namine Sensei, come sempre dedicata a voi! con affetto un bacio anche a tutti coloro che hano commentato! Kira, Otty, Elena, Aeris92, Rikku, Jin Kazama e namine90...
Grazie anche a coloro che mi hanno sostenuto sempre e comunque, come Riku91, Yue, AmyLerajie...
spero non faccia troppo schifo... purtroppo devo lasciare le parti più interssanti per quando potrò mettere della carne sul fuoco dopo l'arrivo a Midgar.
buona lettura ( se vi sentite male lasciate perdere! O.O)

PS: post numero 100 XD

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CAPITOLO UNDICESIMO
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Yuffie rimase in silenzio per qualche decimo di secondo dopo la strana affermazione del moro, quindi automaticamente scoppiò in una risatina soffocata che irritò non poco il suo interlocutore, benché egli non lo desse a vedere.
- Vincent.. come vorresti passare inosservato per Costa del Sol scusa?-
il grugnito di disappunto e il lieve cipiglio interrogativo vennero colti dalla mora che viaggiava da almeno tre ore sul chocobo appoggiata con la schiena contro il proprio compagno di avventure.
-Vin, ciò che intendo è che tu vesti in modo decisamente troppo pesante… per passare inosservati andrebbero bene abiti come il mio o il suo!- esclamò indicando maleducatamente il biondo con l’indice - un uomo con una trapunta sulle spalle si fa notare con questo caldo mostruoso! Puoi provare a chiedere un paio di bermuda a Cloud!- concluse quindi sollevando l’indice e fissando dal basso verso l’alto il volto inespressivo dell’altro.
Ciò che non capiva era essenzialmente il “perché” Vincent, che non era mai stato un uomo che si faceva scrupoli nell’apparire nei momenti più insensati dai luoghi più insensati, una bara in un sotterraneo per esempio, desiderasse mantenere l’anonimato in una città affollata e festaiola come quella in cui erano diretti.
Non c’erano state troppe discussioni in merito, Cloud aveva semplicemente affermato che non era possibile affaticare troppo i pennuti color oro anche con una traversata oceanica, il che richiedeva oltretutto almeno due giornate di galoppo continuo, e che avrebbero preso il traghetto che univa Junon a quel continente.
Per lei l’unica cosa importante, sinceramente, a quel punto del viaggio era fermarsi in una bella locanda e abbufarsi con le specialità locali che non sfiorava da una vita.
Pane? Che cos’era? Il mitico pescericcio di Costa del Sol in salsa rosa? Un lontano miraggio quasi scomparso nei ricordi.
Non si rese neppure conto di aver emanato un sommesso mugolio soddisfatto riflettendo su quanto si sarebbe divertita a visitare quella città ed il basso commento apatico di Vincent riguardo alla sua precedente affermazione la riportò alla realtà.
-a prescindere da ciò che indosso gradirei non dar troppo spettacolo…-
-Vinnie, sono io a dar spettacolo di norma, ma credimi, con quel vestito.. dai, mi fai venir caldo solo a guardarti!- sbottò infine ad alta voce agitando una mano davanti a se con noncuranza.
I suoi piedi ciondolavano allegramente ai lati del Chocobo, appoggiandosi indietro di tanto in tanto alle gambe di Vincent quando non le andava più di agitarli, e il moro si stava occupando di gestire il viaggio tenendo strette le redini del pennuto giallo.
-allora non guardarmi…-
-fosse facile… - ridacchiò lei dandogli un lieve pugno, per certi versi più simile ad una carezza, sotto il mento. Era una sua brutta abitudine che non era scomparsa nel tempo. Quando uno diceva un’idiozia che perfino lei non condivideva, dava una lieve pacca di ammonimento… sempre meglio di un pugno vero com’era stata abituata da bambina.
Sbadigliò tra se e se, ormai non più abituata ai ritmi di marcia serrati che gli altri due stavano tenendo, socchiudendo gli occhi e rilassandosi maggiormente contro quel caldo cuscino che era il suo compagno…gongolandosi nel pensiero che per lui doveva essere qualcosa di altamente intollerabile.
Vincent, dopo aver riaperto l’occhio che aveva chiuso durante quel breve contatto, sospirò com’era solito fare e, con voce piatta, le rispose semplicemente che se preferiva stare da sola lui non aveva problemi in merito.
-idiota…in ogni caso sarebbe veramente meglio se ti dessi una cambiata di tanto in tanto… piuttosto, perché vuoi cercar di non farti notare? Non ti sei mai fatto problemi del genere prima…- borbottò con aria improvvisamente sveglia e curiosa che venne accolta con un nuovo sospiro apatico dell’altro.
La ninja storse le labbra in una smorfia cercando di protestare, ma Cloud la interruppe avvicinandosi al duo dopo aver, seguendoli a galoppo, ascoltato buona parte della conversazione.
-Yuff, non mi dire che non lo sai che c’è una pazza invasata che vorrebbe diventare la signora Valentine a Costa del Sol…-
tre emozioni si susseguirono rapidamente nell’animo della ragazza che ora osservava con occhi sbarrati ed aria scettica il biondo.
Sorpresa, compassione e un’irrefrenabile voglia di ridere… quando quest’ultima onda emotiva giunse nel suo cuore travolse ogni buon proposito di mantenere un’aria seria e evitare di umiliare l’ego del proprio compagno.
Ancora beatamente accoccolata contro il torace di Vincent, Yuffie si ritrovò a lasciarsi andare in una risata liberatoria incontrollabile che, nonostante non fosse sua intenzione, irritò di certo l’altro.
Con alcune piccole candide lacrime ai lati degli occhi castani, cercò di ricomporsi minimamente e puntò lo sguardo su Cloud come aspettandosi quasi una smentita, ma così non fu.
La sua mano destra corse tra i capelli neri di lui e gli accarezzò lievemente la nuca dando anche una sonora grattata a quella cascata morbida del color della notte che di sicuro non vedeva una spazzola da anni –e bravo il nostro Vincent!- esclamò quindi.
Lui le scostò la mano con aria nervosa e borbottò qualcosa sul “non voler avere seccature tra i piedi” prima di spronare la propria cavalcatura ad una corsa ancora più rapida di quando non fosse prima, Yuffie si ritrovò troppo impegnata a mantenere l’equilibrio per continuare a fare battute idiote e Cloud, indietro, faticava di suo a tenere il ritmo di un Chocobo più veloce e con un peso minore sulla schiena.

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Nanaki stava discutendo con un gruppo di membri anziani della famiglia dei felini di cui si era ritrovato a far parte.
Al centro del cerchio che si era venuto a formare vi erano numerose prede catturate in quel mondo chiamato semplicemente underdark. Molti animali di quelli che erano li presenti erano addirittura completamente sconosciuti al figlio di Seto che, con sua grande sorpresa, aveva scoperto che pur non salendo ormai più in superficie tutti i membri di quell’enorme famiglia che era la tribù in cui si trovava ora potevano tranquillamente sopravvivere grazie ad un ecosistema sotterraneo composto da boschi di funghi e fiumi scavati nelle rocce... una specie di mondo alternativo in cui non brillava mai la luce del sole, ma perennemente illuminato da organismi fosforescenti e dai cristalli che, fino a quel momento, aveva solo visto nella cava in cui giaceva la femmina dell’ex turk.
si sentiva onorato per il fatto che fosse stata organizzata una festa in suo onore come "fratello ritrovato" ed una parte di se, come quasi fosse costretta da qualcuno più in alto, non si sarebbe mai più mosso da li, ma allo stesso tempo una parte di se gli diceva di correre rapidamente verso l'esterno e cercar di ritrovare Cloud e gli altri per proteggere Cosmo Canyon.
Nihil non partecipava al banchetto per il momento, aveva detto che doveva andare a sistemare due questioni personali, poi l’avrebbe raggiunto più tardi per unirsi alla discussione.
-allora?- chiese ad un felino che appariva come il più anziano del gruppo dopo che questi aveva parlato per un poco ad occhi sognanti di come ricordava la luce del sole. gli altri membri della comunità presenti erano rimasti ammutoliti nel pensare ad un mondo non coperto da alcun soffitto e oltretutto decorato nel vuoto da un enorme palla di fuoco durante un ciclo di dodici ore definito "giorno" e da una lacrima argentea nelle restanti dodici chiamate "notte".
certo, a lui piaceva sentire come il mondo che conosceva perfettamente con i suoi colori e le sue abitudini venisse modificato dai racconti di chi vi aveva trascorso solo alcuni giorni della priopria esistenza e ne serbava un meraviglioso e malinconico ricordo.. ma voleva una risposta alla propria domanda!
-figlio di Seto, la tua domanda sarà accolta unicamente da chi accetterà il rischio di cadere nel vuoto celeste che di notte si tinge di nero avvolgendo la superficie come in un guscio di tenebra…- rispose un altro felino la cui forma era più simile a quella di un puma – questo è quanto…-
Nanaki si guardò attorno, ma nessuno si fece avanti in quel momento in cui era calato un pesante silenzio.
-io, io! Ci vado io!-
una cuccioletta esuberante decisamente più piccola di lui, le avrebbe dato al massimo una ventina di cicli solari, iniziò a saltellare improvvisamente a lato e si portò al centro del banchetto sporcando oltretutto le vivande con le zampe che erano sporche di fango.
-Maisha, non dire cose che non hanno senso!- sbottò il più anziano – sei troppo giovane mia cara per affrontare i pericoli del mondo scoperto!-
-si che sono..- Nanaki fece un mezzo sorriso vedendola abbassare improvvisamente le orecchie innanzi allo sguardo severo del gruppo – ok, ok… adulti noiosi…beh, in ogni caso dovrebbe chiedere a Shia di accompagnarlo!-
il commento, apparentemente senza senso per il felino di Cosmo Canyon, venne improvvisamente accolto da una serie di assensi. Tutti confabulavano tra di loro sul fatto che fosse una grande idea chiedere alla fantomatica Shia di andare in superficie a controllare che la situazione non degenerasse fino al punto da intaccare il loro stile di vita.
-shia?- domandò l’eroe del cratere a nord con aria perplessa. Non aveva la più pallida idea di chi fosse e non l’aveva neppure sentita nominare in precedenza mentre parlavano di come si dividevano i gruppi per la sopravvivenza in quel luogo ostile che era diventata la loro casa.
-la vecchia Shia… ovvio, no? Lei è la più adatta a venire con te…- ridacchiò la cuccioletta avvicinandosi e strusciandosi poi contro una sua zampa in cerca di coccole come quasi ogni bambino, anche umano, era solito fare.
La zampa del felino le si posò dolcemente sul capo mentre un sommesso ronfare iniziò ad arrivare alle sue orecchie -dove posso trovare questa Shia?-.
La voce di Nihil alle sue spalle lo sorprese lievemente e per la seconda volta gli fu grato quando la sua mente realizzò quanto gli era stato detto.
-è un po’ difficile da trovare il luogo, non temere, ti ci condurrò io…-

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Vincent Valentine emise un grugnito di disappunto… l’ennesimo della giornata.
Ok, avevano viaggiato per quasi tutto il giorno verso est con l’unica consolazione di due veloci pause per i pasti ed altrettante brevissime soste per necessità fisiologiche che attualmente non lo riguardavano più…
Ok, doveva fare un caldo infernale dato che poteva, pur non percependolo come gli altri esseri umani, accorgersi della temperatura esterna…
Ok, Yuffie tendeva ad annoiarsi quando era obbligata a stare ferma troppo a lungo…
Ok, Cloud viaggiava dietro di loro non potendo partecipare attivamente ai dibattiti che lei proponeva ed egli, quale “bel tenebroso associale” non era esattamente una piacevole compagnia con cui discorrere allegramente…
Ok, Yuffie poteva essersi annoiata a tal punto da addormentarsi come una bambina piccola scambiandolo per un cuscino.. anzi, meglio dato che così non parlava…
Ma perché se l’era presa con una ciocca dei suoi capelli in tal modo? L’aveva stretta tra le dita nel sonno, approfittando del fatto che si erano fermati un istante per decidere da quale strada entrare nella cittadina e farsi notare di meno, ed aveva iniziato a strattonarla ad intervalli periodici inveendo sottovoce con qualche nemico immaginario.
Con cautela, per evitare di ritrovarsi a fare da balia ad una euforica ninja sveglia, strinse i propri capelli poco sopra il punto in cui lei vi si era aggrappata e, aiutandosi con il guanto metallico, tentò di sfilargliela delicatamente.
-aawww… non ho mai visto un baby sitter migliore di te…-
lanciò un’occhiata di ghiaccio al biondo che gli si era accostato mentre, con non poca fatica, toglieva quella povera parte della sua chioma scura che aveva subito violenza.
Lo sapeva che ogni sacrosanta volta in cui decideva, o veniva deciso per lui, di muoversi in gruppo, finiva immancabilmente a dividere il suo tempo con il/la più piccolo/a della combriccola per prendersene cura.
-non fare ironia indesiderata Cloud…- rispose in modo pacato dando alla ninja un peluche di un panda che aveva, con suo lieve shock, trovato nella sacca di lei in cerca di qualcosa che potesse essere facilmente fatto a pezzi senza che lui ci rimettesse nulla.
Sia il moro che Cloud rimasero in silenzio per qualche secondo notando che Yuffie aveva improvvisamente abbandonato la sua furia inconscia per abbracciare quell’oggetto consunto.
-chi la capisce è bravo…- ridacchiò il biondo per poi volgere lo sguardo innanzi a se, conscio del fatto che l’altro non lo avrebbe mai degnato di una risposta – beh, direi che ci siamo… però non mi ricordavo che la Costa del Sol fosse un mortorio simile… possibile che una semplice malattia abbia messo a tappeto una città incasinata come questa?-
l’altro rimase in silenzio per alcuni istanti meditando in merito. L’ultima volta che era stato li, ovviamente per lavoro, aveva dovuto far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non andarsene lasciando i suoi soci da soli senza aver concluso nulla… ora vi era un silenzio innaturale rotto unicamente da alcune risate di bambini che giocavano con una palla gialla in mezzo ad una strada.
Avevano deciso di accedere attraverso la strada più comune, quella che passava sotto un piccolo ponte in pietra, e già da li si intuiva che qualcosa non quadrava.
-Vincent, io vado a prenotare il posto sul prossimo battello e voi due rilassatevi un poco. Ormai è abbastanza tardi
-Yuffie, svegliati…- mormorò obbligandola a raddrizzarsi in modo più composto sulla creatura. Il suono della canottiera sudata che si staccava svogliatamente dalla sua camicia in pelle gli fece storcere il naso con una smorfia e la ninja rabbrividì istintivamente dopo essere stata privata di quella fonte di calore alle sue spalle ormai umide ed esposta alla lievissima brezza serale che aveva iniziato a levarsi.
-mmhh.. – una risposta insensata riferita a qualche specie esotica di pappagallo albino di Corel si levò dalle labbra di lei, quindi il moro la vide sporgersi a lato come cercando qualcosa da premere, forse la sveglia, e si dovette muovere in fretta afferrandola per la cintura poiché ella stava beatamente scivolando giù dal chocobo.
-Yuffie, svegliati…- insistette dandole un lieve strattone e riportandola a sedere in una posizione corretta risistemando oltretutto, con una velocità che non credeva di possedere, il pupazzo prima nominato nella sacca di lei onde evitare piagnistei e lamentele.
-che ore sono?- chiese lei strofinando il dorso della mancina contro l’occhio sinistro e volgendo uno sguardo assonnato a Cloud che le rispose con un sorriso comprensivo simile a quello che le aveva riservato una volta sull’aeronave nel cercare di spiegarle come non stare tanto male.
Prima che qualsiasi parola potesse vanir detta la ninja si raddrizzò a sedere con la schiena retta e puntò l’indice innanzi a se indicando la cittadina ed esultò.
-Siamo arrivati! Siamo arrivati! Grazie Leviathan!-
Vincent, con uno sbuffo infastidito, le abbassò le mani protese verso l’alto e le mormorò sottovoce di non farsi notare troppo.
Fu un breve scambio di sguardi irritati, quindi la giovane smontò dal chocobo imitata rapidamente dal biondo e infine dal terzo membro della compagnia.
-Allora, qual è il piano?- domandò Yuffie stiracchiandosi prima di assumere un’aria a metà tra la complicità ed il teatrale.
-piano?- chisero all’unisono i due ragazzi fissandola mentre recuperava la sacca dei soldi dal proprio bagaglio.
-yep! Piano… come far passare Vincent per una persona senza problemi di sociopatia e soprattutto come non far notare che è vestito in un modo che anche babbo natale troverebbe osceno!- ridacchiò lei saltellando sul posto agitando un logoro borsello in pelle nera che sembrava aver visto tempi decisamente migliori.
-non mi dire che ci stavi ancora pensando!- mormorò Cloud con aria contrariata in parte sorpreso che il primo pensiero dell’esuberante fanciulla fosse andato a quell’insignificante, per lui ovviamente, dettaglio.
-Cloud… sinceramente è stato l’unico argomento un minimo divertente di cui abbiamo discusso oggi oltre che alla vita sentimentale dei tuoi chocobo…-
nessuno dei due fece in tempo a ribattere qualcosa alla faccia arrabbiata di lei che la ninja iniziò a correre verso il centro del paese dopo aver velocemente borbottato qualcosa a velocità incredibile… qualcosa con i mezzo le parole “materia” “caduta” “raccogliere”.
- non sai quanto mi pesi, ma…- il moro aveva preso un fazzoletto dalla propria borsa e si stava iniziando ad asciugare il proprio abito che era ancora umido ed emanava un odore sgradevole dal punto in cui l’altra era rimasta appoggiata durante il lungo tragitto –devo darle in parte ragione…- brontolò avvicinandosi con passo lento ad una costruzione il cui tetto appariva estremamente basso- in ogni caso Cloud, avvisami quando sarà ora di partire…-
-Hey, Vincent, aspetta un secondo…-
le parole del biondo si persero nel nulla mentre un certo uomo dal mantello rosso ed una ragazzina esuberante si perdevano tra le vie semioscure di Costa del Sol.

---

Yuffie AMAVA Costa del Sol, ma non era così che se la ricordava. L’ultima volta che aveva soggiornato in quel luogo era stato… diverso…
Ora no c’erano più le decine di turisti da cui “prendere in prestito a lungo termine” oggetti che “casualmente cadevano loro”.
Bambini… bambini… vedeva solo marmocchi ovunque! Si era anche fermata a giocare a calcio in una piazzetta, ma sembrava come se il tempo si fosse improvvisamente fermato in quel posto.
Le poche persone adulte che aveva visto, una decina in tutto, si erano mogiamente stipate all’interno del bar ed apparivano stanche, le restanti sembravano volersene stare rinchiuse in casa come in prigionia.
-mmhh..- brontolò tra se e se soppesando il misero borsello pieno d’oro che aveva ancora stretto nella mano destra – e pensare che io speravo di racimolare un po’ di soldini…- mugugnò quindi dirigendosi verso una locanda lievemente più appartata e, almeno all’apparenza, vuota.
Con passo stranamente lento, portato un po’ dalla delusione di non aver trovato nulla ed un po’ dal dubbio che le cose non andassero bene in giro come andavano a Wutai, invero quest’ultimo era un pensiero che raramente si era affacciato nella sua mente, si andò a sedere al bancone ordinando un “piatto degno di questo nome” alla ragazza che, apparentemente annoiata quanto lei, stava dietro al bancone.
Questa le passò il menù, ma la ninja non ci diede che un’occhiata prima di ordinare i piatti meno cari. Non c’era più neppure tutta quella scelta che ricordava.
Rimase a fissare il soffitto decorato con pesci di vetro ingannando l’attesa che si era fatta decisamente noiosa.
Voleva divertirsi lei! Forse era un desiderio un poco egoistico ed infantile… ma dopo tre anni rinchiusa in un villaggio in cui non poteva che vedere le stesse persone tutti i giorni e vivere in una monotona routine di festicciole squallide che suo padre organizzava nella speranza che lei si innamorasse di qualcuno… beh.. si auto perdonava!
-nuova del posto?-
la ninja si voltò verso la cameriera che le stava servendo le pietanze ordinate.
Non era la classica ragazza per bene a prima vista, anzi, oltre che a vestire abiti simili ai suoi, appariva goffa come una tartaruga zoppa. Occhi rossi come quelli di vincent.. stranamente era stata la prima cosa che aveva notato.
-oh, no… sono già stata qui altre volte, ma non mi ricordavo che fosse così… così…- si morse la lingua.
-deprimente? Hai ragione, abbiamo visto giorni migliori…- brontolò l’altra posando con poca grazia la piccola brocca di succo d’arancia che la ninja aveva chiesto per poi passarsi la mano destra tra i capelli color rame tagliati poco sopra le spalle.
-ehm… volevo evitare di dirlo, ma… è così…- ammise l’altra affondando la forchetta in quella specie di frittata che si era fatta portare… aveva un aspetto a dir poco terribile, ma essendo abituata a mangiare ciò che si preparava da sola… buttò giù.
Oh, di norma si dice che un piatto non troppo bello non andava giudicato solo dall’aspetto, ma anche dal sapore perché era quello che contava di più… beh, non era il caso di quelle povere uova che erano state barbaramente trasformate in qualcosa di osceno! Avrebbe rivolto una preghiera al sommo Leviathan per le loro anime, neppure Barret poteva dirsi messo peggio!
Represse una smorfia e fece un sorriso tirato nella speranza di poter almeno dopo alleggerire la signorina che stava tentando di ucciderla.
-ehm… è un po’ troppo salata…- mormorò rendendosi conto che il suo vano tentativo di non far notare il proprio disgusto era fallito miseramente, quindi decise di prendere direttamente il contenitore del liquido che si era presa per quel pasto e inghiottirne a grandi sorsi per coprire il gusto incommentabile. Grazie al cielo almeno le arance erano state risparmiate, anzi, sembravano perfino essere di una delle specie migliori.
-oh, mi spiace…- ribadì l’altra con una convinzione che rasentava lo zero più assoluto – di norma è mio padre che cucina, ma da quando è stato isolato per via della peste rossa mi sono ritrovata a dovermi arrangiare…- borbottò prendendo posto davanti alla ninja.
Yuffie si iniziò a domandare se, anche agli occhi degli altri, il suo modo di fare in parte simile, potesse essere tanto irritante… in ogni caso abbandonò l’idea di finire il proprio pasto e passò all’obbiettivo di raccogliere informazioni.
Cid e Shera non sapevano nulla in merito perché erano stati in viaggio a vicino al tempio degli ancient per tre settimane prima di andare a Wutai, Vincent era mister disinformazione e Cloud ne sapeva poco più di lei.
-dunque… la peste rossa… è così che la chiamate?-
l’altra parve sorpesa per un istante, quindi agitò una mano con noncuranza – certo, dove vivi? Sei per caso un eremita solitario?-
-diciamo che la descrizione in parte mi si avvicina, ma.. di grazia, cosa mi sai dire?- domandò Yuffie insistendo e cercando di non pensare al conformer che aveva, disgraziata lei, abbandonato legato al fianco del chocobo.
-cosa ti posso dire? Bubboni, piaghe… si diffonde anche tra le persone che non vengono a contatto con i malati e nessuno si sa spiegare da dove venga…- la chioma quasi arancione di lei danzò allegramente mentre la terrificante cuoca scuoteva il capo –non c’è molto da dire, qui si è diffusa come olio sull’acqua forse per via del grande turismo e da allora la gente ha preso la brutta abitudine di confinarsi in casa rendendo questo posto un vero e proprio mortorio!-
la ninja annuì tra se e se. Dunque neppure lei era a conoscenza di particolari che erano ancora sconosciuti allo strano trio di viaggiatori.
-capisco…- mormorò versandosi un bicchiere altra polpa del frutto che sopra ogni altro amava -… quindi non avete idea di ciò che la possa provocare… non avete notato nulla di strano?-
-beh.. colpisce gli anziani per prima ed i bambini, per il momento, sembrano non risentire di nulla come pochi altri ragazzi della mia età…-
un sopracciglio scuro si alzò a quell’affermazione. Una malattia “discriminatrice”? dove si era mai vista? Fece per rivolgere una nuova domanda alla ragazza che cloud, comparso sulla porta con il fiatone, la interruppe.
-Yuffie, paga che dobbiamo andare!-

---

Il moro stava rilassandosi sdraiato sul tetto della locanda di Costa del Sol abbracciato dolcemente dalle ombre che si distendevano uniformemente accanto a lui da quando il sole era scomparso..
Stranamente Chaos non era li per infastidirlo ed egli si godeva appieno quel momento di quiete immergendosi appieno nei suoi ricordi.
Quando era veramente da solo ogni cosa gli ricordava lei.
La fresca brezza che giungeva dal mare gli rammentava l’aria dolce che giungeva a Nibelheim ed il tempo passato a farsi accarezzare dal suono armonioso della voce di Lucretia Crescent.
Il silenzio che lo avvolgeva gli ricordava le lunghe notti insonni passate nella solitudine più disperata e nella disperazione della consapevolezza che non l’avrebbe mai potuta avere.
Il cielo stellato che osservava gli riportava alla mente le lunghe passeggiate al chiaro di luna condivise con lei nel silenzio più assoluto ed allietate dalla sua sola presenza..
Improvvisamente la visuale sul cielo gli fu ostruita da un ammasso informe di pelo rosa. Vincent Automaticamente si raddrizzò seduto per ritrovarsi innanzi ad un bambino sui sei anni con capelli a baschetto neri e occhi rossi che fissava insistentemente una porta che era comparsa come dal nulla.
L’aria di questi era imbronciata e con un velo di tristezza decisamente malcelato, attorno a lui non vi era più l’immenso spazio oscuro al di sopra del tetto della locanda di Costa del Sol, bensì un misero bilocale squallido dai colori tetri.
Il moro con un breve ragionamento giunse alla conclusione che Chaos doveva aver iniziato un nuovo gioco per nulla simpatico… le classiche e patetiche visite nella propria infanzia che dovevano, nella maggior parte dei romanzetti rosa di infima serie, trovare la base di un qualche trauma giovanile e portare il fascinoso protagonista tormentato a trovare una soluzione ai propri complicati problemi emotivi.
Vincent sospirò restando accanto al piccolo se stesso che sembrava non poterlo vedere e, con un nuovo sospiro rassegnato, incrociò le braccia aspettando che quella porta si aprisse.
Sapeva bene che ciò che da piccolo attendeva spesso era che qualcuno venisse a casa sua per aiutarlo a risolvere i problemi che si ponevano quotidianamente e che la sua infanzia non era stata propriamente rose e fiori, ma, analizzando la cosa con il senno di poi, la cosa più traumatizzante che poteva ricordare era proprio il caro “Mr Smith”… quella specie di enorme Moguri più grosso di lui che si era trascinato dietro per almeno dieci anni.
Non c’era nulla di particolare in quella scena, era solo, come sempre… silenzioso come nella maggior parte dei casi…
I suoi genitori raramente tornavano la notte e spesso lui saltava quindi la cena non essendo in grado di raggiungere le provviste di cibo preconfezionato situate in un mobiletto troppo in alto per lui.
Ecco, iniziava il rito serale in cui il bambino che era prendeva a parlare con il proprio unico amico cercando di raccontargli com’era stata la giornata.
Non si ricordava così patetico. La solitudine ormai non era più un problema per lui in fondo…
-già, non sei più solo!-
si voltò di scatto verso quella voce familiare e vide Yuffie, comodamente seduta sul consunto divanetto marrone, che gli sorrideva pacatamente con la schiena piegata lievemente in avanti ed i gomiti a far perno sulle ginocchia in modo di avere un appoggio.
-Chaos, non è divertente…- mugugnò sollevando gli occhi al cielo per ritrovare unicamente lo stinto intonaco beige dell’abitazione dei suoi.
- divertente? Non siamo qui per questo…- brontolò la ninja in sua direzione – volevamo solo sapere quanto tu tenessi realmente a noi…-
-noi?- domandò volgendosi nuovamente verso di lei.
-noi… noi tutti…- era stato ora Cloud a parlare uscendo con un una scatola in mano dal cucinino in cui più volte il moro, durante la sua infanzia, si era quasi ucciso cercando di raggiungere il cibo.
-non è divertente…- sbuffò per poi rialzarsi in piedi e volgere la propria attenzione ad una nuova entrata. Cid lo guardava con aria di rimprovero masticando il bordo un mozzicone ormai giunto alla fine del suo breve ciclo vitale.
-sei monotono elfetto depresso! L’hai già detto, ma ora devi rispondere tu a noi… cosa siamo per te?-
-gente…-
-gente? Oh, Valentine, potrebbe essere un pochino più delicato nei nostri confronti?- ridacchiò Tifa in sua direzione dopo esser misteriosamente apparsa su una sedia a lato della stanza.
-Chaos, si può sapere cosa vorresti da me? Che mi metta in ginocchio e faccia una dichiarazione di amore incondizionato nei confronti di queste persone?- mormorò Vincent con aria lievemente alterata. Ora che si manipolassero anche i suoi pensieri era troppo!
-potrebbe essere divertente…. Vuoi provare con me?- domandò una voce rozza piuttosto familiare poco prima di affibbiargli un nomignolo non esattamente carino… nonostante probabilmente fosse quella l’intenzione di Barret.
-Chaos…- ringhiò mantenendo però il proprio autocontrollo.
-e chi ti dice che sia coinvolto in questo? Chi ti dice che noi non siamo semplicemente un sogno? Da quanto non sogni Vincent?-
le pupille contornate dalla delicata iride rossa di lui osservarono il felino che ora era comodamente sdraiato accanto alla rumorosa ninja.
-io non sogno, per questo è ovvio che siate solo incubi mandati da Chaos per tormentarmi come lui è solito fare…- ribatté con voce bassa e convinta.
-il fatto che la gente tenga a te è un incubo? Da quando in qua? Vincent, se fossi in te rivaluterei le tue priorità… e proverei a scegliere se è più importante restare bloccati in se stessi o aprirsi nei confronti di chi ti circonda…-
-se mi affezionassi ad altre persone, cosa improbabile, finirei unicamente per perderci, non trovi Chaos?- domandò con ovvietà a Reeve che, per ultimo, si era unito a quella specie di riunione. L’unico che non aveva ancora parlato era il bambino seduto vicino ai suoi piedi.
-però queste persone, come ci definisci, si sono affezionate a te…. … non sarebbe una “relazione unilaterale”- ridacchiò Yuffie facendolo di nuovo voltare lentamente –ah!non ti azzardare a chiamarmi Chaos o giuro che ti.. ti.. faccio qualcosa di brutto…- concluse quindi chiudendo le mani e pugno ed agitandole lievemente verso il proprio interlocutore.
-dubito che sia così… ora non sei più solo, hai un sostegno accanto a te, anche se sei il primo a volerlo negare…- borbottò Cloud aprendo il pacchetto che aveva in mano e cominciando a sgranocchiare in silenzio dei biscotti. Fu il piccolo Mr. Valentine che si voltò verso il se stesso del futuro per rivolgergli la parola.
-siamo sicuri di piacerci come siamo ora?-
-ovviamente se ti rispondessi con mezze frasi non saresti soddisfatto, vero Chaos? In fondo tu ormai leggi tranquillamente nei miei pensieri nonostante la cosa mi infastidisca non poco. No, non sono soddisfatto di ciò che sono… e sai anche perché…- mormorò con tono ostile stringendo lievemente i pugni.
-però noi non riusciamo a vedere tutti questi difetti che tu ti dipingi…- iniziò Tifa prima di essere interrotta da Yuffie che bloccò lo schema che si stava tornando a creare nell’ordine in cui rivolgergli la parola.
- e non ti capiamo… è vero che soffri, ce ne rendiamo conto, ma nella vita vi è anche morte e non c’è rimedio ad essa. Lei non tornerà, non sarebbe ora che tu decidessi di andare avanti? Non puoi vivere di se e di ma… non sono la prima a dirtelo e non sarò l’ultima nella tua vita senza fine, ma vorrei che tu capissi che di sicuro in qualche angolo del pianeta esiste di certo una persona per te… che ti possa aiutare a star meglio… perché è per questo che noi ci rattristiamo per te…-
-non voglio sentire assurdi discorsi sull’amore Yuffie!-
-che bello, mi hai chiamata per nome!- esclamò lei sorridendo per poi alzarsi mentre gli altri mantenevano le loro posizioni quasi come statue di cera –in ogni caso non sono qui per rivolgerti discorsi assurdi sull’amore, per quello basta guardare una soap opera di ultima categoria per uscirne rincretiniti a dovere… perché sei così diffidente nei nostri confronti? Ci offendi, lo sai?- sbuffò sollevando il medio in un gesto non troppo carino.
Vincent, sospirando, decise che tantovaleva accontentare la creatura che dimorava in lui cercando di essere breve ed esporsi poco. Anche se era solo un sogno, quelli che aveva innanzi avevano la forma delle persone che si erano tanto intestarditi nell’averlo con loro durante quel viaggio suicida di cinque anni prima.
- istinto di autoconservazione. Voi non ferite me, io non ferisco voi… per questo è utile tenere le distanze. Oltretutto stringere i rapporti con un anima dannata come la mia sarebbe pericoloso sia per voi che per me. Così come voi tenete le distanze da me, io cerco di tenerle da voi, è ovvio…-
-Vincent Valentine!- sbottò la ragazzina dai capelli neri assumendo un’espressione arrabbiata – come *osi*- marcò la parola con enfasi – dire una cosa del genere. Tenere le distanze.. baaahhh- una nuova smorfia mentre lei levava le mani verso l’altro –ma se ti sono sempre tra i piedi! Insomma, un po’ di buon senso quando parli!- mugugnò quindi avvicinandosi a lui e dandogli una pacca delicata sulla nuca con il palmo della mano – devo pensare che qui ci siano solo capelli e fasce rosse?-
- ah… allora potrei sapere di grazia, Yuffie- mormorò marcando il nome cercando di far comprendere a Chaos che non si stava affatto divertendo -perché non mi state alla larga come farebbe una qualsiasi persona assennata?-.
-hey!- sbottò lei un’altra volta puntandogli l’indice contro –cosa vuoi che ne sappia io qui ora? Sono solo un sogno, ricordi? Dovresi chiedercelo una volta sveglio… ah! A proposito… svegliati Vincent…- aggiunse quindi dandogli due lievissimi colpetti sulla guancia sinistra.
Il moro fece una lieve smorfia in sua direzione rispondendole svogliatamente che, se ne fosse stato in grado, sarebbe volentieri già uscito da quel sogno inconcludente e tedioso, ma la ninja gli diede altri due buffetti sulla guancia chiedendogli di aprire gli occhi.
-piantala ragazzina o demone, come preferisci essere chiamato…-
-hey, ma io ti ho detto di svegliarti!- sbottò lei dandogli nuovamente una spinta sulla gota destra.
In un istante divenne tutto nero e l’uomo portò la destra sulla propria arma puntandola in avanti spalancando gli occhi e precependo un tonfo alla sua destra.
Si rimise a sedere constatando di essere nuovamente sul tetto della locanda di Costa del Sol… la luna si era spostata di qualche centimetro nel disegno delle costellazioni la città era silenziosa e…
-baka!-
un colpo sulla nuca dato con non troppo vigore lo colse di sorpresa mentre si voltava verso la ragazza che era al suo fianco –mi hai spaventato agitando quell’arma impropria che chiami fucile!-
come diavolo aveva fatto ad avvicinarsi senza che lui fosse in grado di percepirla? Possibile che il sogno in cui si era ritrovato si fosse trovato in un sonno così profondo?
Allungò la mano sana verso Yuffie e, stringendole da sopra la mancina, la obbligò ad abbassare il medio che la fanciulla aveva alzato in sua direzione.
-cosa c’è?- le chiese quindi notando che la ragazza se ne stava in silenzio con il broncio ancora inginocchiata accanto a lui… eppure doveva aver imparato in mesi di viaggi insieme che non era consigliabile avvicinarsi a lui mentre non era attento.
Una volta aveva perfino sparato a Cloud, ma quello era un altro discorso.
Lasciò la presa sulla ninja che si trovava alla sua sinistra e si mise a sedere con un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa.
-Cloud ha detto che dobbiamo partire stanotte… a quanto pare…- abbassò la voce come se qualcun altro potesse udirli e, come dimenticandosi immediatamente l’arrabbiatura, gli si avvicinò lievemente al viso coprendosi una parte del volto con la destra come a fare da scudo per eventuali osservatori – hanno bloccato i trasporti d’ordinanza perché da quando è iniziata l’epidemia Costa Del Sol è stata una delle prime città a venir contagiate in massa.. probabilmente per il troppo turismo. Ci faranno una visita medica e, se risulteremo sani… e su questo non ho dubbi, io sono sana come un pesce – ridacchiò quindi Yuffie facendo una linguaccia ed un occhiolino rapido – ci daranno modo di viaggiare su una nave di trasporto che parte circa cinque chilometri più a nord rispetto a dove siamo ora… allora, vieni?-
Il moro rimase immobile per qualche istante, quindi sospirò. Si stavano troppo abituando alle sue usanze, ora avevano probabilmente capito che il posto migliore per cercarlo era sui tetti, doveva forse cambiare rifugio?
-Vinnie! Dai! Ho bisogno di qualcuno su cui sfogare i miei istinti di rompiscatole dopo che ho dovuto subire una cena terrificante a base di uova mummificate!- sbottò l’altra alzandosi in piedi ed agguantandolo per il braccio meccanico che si trovava vicino a lei cercando di obbligarlo ad alzarsi.
Lui sospirò e chiuse gli occhi per un istante, quindi, risvegliato da uno strattone più forte, si alzò e, sempre tenuto da Yuffie fu obbligato a seguirla mentre Chaos, forse non desideroso di parlare dopo essersi divertito con lui, si limitò a mormorargli un’unica frase.
“l’incubo sta per avere fine”
Ultima modifica di Nenya-Higurashi il 20 apr 2006, 08:19, modificato 1 volta in totale.
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Yuffie: While scouting Nibelheim, I found you lying like a corpse in the Shin-Ra Mansion. I got so worried, and that's why I helped you. (Dirge of Cerberus)
"Proud member of sunshine in winter" Il mio piccolo Blog..
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