Missioni

Un Gioco di Ruolo Narrativo a più mani, tra SeeD e Cadetti, Garden ed Accademia, Tornei, Missioni, Sagre, e molto altro: questo è il Garden Club! Leggi i topic "Bacheca" e "Spiegazione Topic" prima di postare

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SaKuRaNiMe
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Re: Missioni

Messaggio da SaKuRaNiMe »

Da orribile e spaventoso com'era, vederlo diventare così piccolo mi fa quasi pena. Vederlo correre, cosciente di aver fatto l'errore più grande della sua vita, mi provoca un moto di compassione.
E: Bene, meglio così.
A: Andiamo, siamo in ritardo.
S: Aspettate un attimo, vi prego.

Aiutata dagli altri, raduno i corpi e comincio a concentrarmi. Cerco di ricordare il poco tempo che ho studiato al tempo per diventare invocatrice, prima dell'apparizione dei miei poteri. Cerco di ricordare i gesti che gli invocatori compiono durante il rito del trapasso.
H: Che vuole fare?
E: Il rito del trapasso.
H: Vuole aiutare queste persone, nonostante abbiano cercato di ucciderla?
A: Non solo. Vuole aiutare il mondo. Se le anime non raggiungono l'altra dimensione, Oltremondo o come ti pare, rischiano di cominciare ad odiare i viventi e diventare così mostri.
Apro gli occhi, le varie anime vicino a me. Mi guardano, attendono. Primo passo, giravolta. Comincio a danzare. Fosse stato solo un morto non sarebbe stato necessario, ma fra morti e suicidi si arriva almeno ad una decina.
I miei amici guardano, inermi. Mi osservano mentre ballo e piango. Sanno che è necessario. Sono nata per soffrire, così da alleviare le pene altrui. Ed ho accettato il mio destino.
L'ultimo passo, alzo le braccia in alto e la vedo. Qualcuno dice sia una porta, altri un tunnel, altri ancora una scala. Per me era una luce, immensa, potente. Abbagliante. Le anime l'attraversano, felici. Per un attimo, in quella luce, vedo mio padre. Lo vedo alzare una mano e salutare. Ricambio il saluto con un enorme sorriso, le lacrime che scorrono copiose. E poi, improvvisamemte, tutto scompare. Resto solo io, in ginocchio circondata da vuoti cadaveri, con una platea di cinque persone.
M: È dura, vero. Perchè lo fai, allora?
Ignoro la domanda, non sono nelle condizione di rispondere. Mi limito fare farle io una domanda.
S: Non vuole trovare la pace? Non sono morta, ma posso immaginare la pena dell'essere spiriti.
M: Come te, sto qui perchè c'è chi ha bisogno di me.
Annuisco e mi alzo, un pò a fatica. Il mondo ha davvero bisogno della mia sofferenza? Forse si, forse no. Un giorno lo scoprirò, ma per ora mi limito a fare ciò che credo giusto.
Mi volto verso i ragazzi e sforzo un sorriso il più felice possibile, nonostante le lacrime non smettano di scorrere.
S: Andiamo.

Il nuovo percorso sarebbe stato un pò più lungo. Invece del ponte, come avevo ragionalmente proposto di evitare, avremmo attraversato i monti un po più a nord. Nessuna premonizione, solo buon senso. Il silenzio era tornato nel blindato. Davanti Egil guidava, con Alex al suo fianco, mentee dietro io mi ero coricata, per ricaricare le energie, Xander fissava fuori, pensieroso. Homura sembrava un pò giù, mentre la signora Tsukihime gli accarezzava un braccio. Cosa che lui, naturalmente, non avvertiva.
X: Va meglio?
S: È il lato negativo dei miei poteri... mi affaticano molto...
X:Allora riposati.
S: È un pò scomodo.
Xander mi osserva un'attimo, come se valutasse qualcosa, poi si alza e si siede accanto a me.
X: Appoggiati a me.
In un attimo avverto la mia temperatura corporea salire alle stelle, il mio cuore accellerare.
S:Mememememe... grazie...
Appoggio la testa sulle sue gambe, sento il calore del suo corpo. Il suo profumo. Il mio cuore sembra pompare sempre più sangue, con tanta foga, sembra coprire qualsiasi suono.
Chiudo gli occhi, e dopo un po, scivolo in un dolce sonno.
"Un giardino.
Bello, luminoso, caldo.
Il verde e l'azzurro prevalgono.
Una mano mi porge un fiore. È azzurro così come il cielo e il mio vestito e l'acqua.
Lo raccolgo e lo porto al naso. Ha un buon odore
Odore di fiore e di erba e di vita.
Ma il suo è un odore migliore
Odore d'amore.
Incrocio i suoi occhi verde smeraldo
Mi allungo verso il suo viso
e
Un rumore estraneo
dolore
un urlo
il mio
il suo corpo accasciato a terra
Ora tutto è rosso
La terra il cielo il mio vestito il fiore
rosso sangue
rosso cone i miei occhi"
Mi sveglio urlando. Egil frena di colpo. Xander mi stringe, Homura accorre.
Cerco di divincolarmi, di scappare. Ma le sue braccia mi trattengono.
X: Sh... è tutto finito, tutto finito.
La sua voce mi aiuta, mi calma. Ma l'immagine è ancora nella mia mente, immobile, impressa a fuoco. Il terrore come accompagnamento.
S: Stai bene? È successo qualcosa?
X: Io sto bene, piuttosto tu? Cosa hai sognato?
S: Tu ed io, cioè noi, si, ecco...
Abbasso la testa per nascondere il rossore.
S: Ho sognato che eravamo su un prato e che ci uccidevano.
Il portone si spalanca.
A: Tutto bene?
X: Ho solo fatto un incubo.
E: Devi raccontarci qualcosa, Sakura?
H: Non sogni a caso, l'abbiamo notato ormai. Se ci dici precisamente cosa hai visto forse possiamo evitarlo.
S: Cosa credete? Che sia un mostro? Che non sappia sognare? O fare incubi? Non sono una macchina spara visioni, anche il mio cervello lavora come il vostro.
A: Sicura che possiamo stare tranquilli.
Annuisco e mi nascondo tra le braccia di Xander, che nemmeno immagina quanto piacere mi provocava questo suo fare protettivo.
X: Siamo quasi a metà strada. Resistiamo ancora un pò.

?: Sei sicuro che passeranno di qui?
?2: Certo, idiota. La trasmittente che i nostri polli hanno piazzato funziona benissimo. Sarà qui tra meno di mezz'ora

Sento la mia anima in tumulto. Nella testa, le voci demoniache cominciano a risuonare. Sento di star perdendo il controllo. Solo le braccia di Xander mi tengono al sicuro. Forse solo lui mi potrà aiutare. Chiudo gli occhi, scivolando nell'oblio. Le mie labbra mimano un "Addio". Il nero mi ricompre. Perdo conoscenza. Il pericolo è vicino.

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schwarzlight
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Re: Missioni

Messaggio da schwarzlight »

- Non doveva essere una missione abbastanza semplice?
- È una lamentela, quella che sento, caposquadra?
- Oh, ma piantala!
Egil mise il broncio mentre Alex se la rideva appoggiata al finestrino. Stava diventando un viaggio molto, ma molto noioso. Il senso di inquietudine dato dal dover passare per le montagne, però, rimaneva. Avrebbe preferito rischiare di saltare in aria con il ponte, piuttosto.
- La montagna offre troppi ripari ai banditi. - sentenziò la seed mentre si avvicinavano sempre più a una stretta gola.
- Lo so. Speriamo solo che... speriamo e basta. Dietro come va?
Alex si sporse a guardare dalla finestrella che dava sul retro del furgone,tornando subito ad accasciarsi sullo schienale con un tonfo.
- Sakura dorme.
- ...eh?
Fece spallucce all'espressione allucinata di Egil, che subito dopo si voltò per un'occhiata veloce sbraitando a Homura di svegliarla. Tutti dovevano restare vigili.
La gola era sempre più vicini: pochi metri li separavano dalla strettoia, e fu per puro caso che distraendosi per parlare ai cadetti nel retro, Egil rallentò quel tanto che bastava per evitare che un primo masso cadesse esattamente sul cofano del furgone. Seguì un'inchiodata e altre rocce a ostruire il passaggio di fronte a loro.
- Ma che caz...
- Inversione, veloce!
Il boato di un'esplosione accompagnò la frana, assieme allo stridere delle ruote sotto lo sforzo dell'accelerata improvvisa. Imprecazioni provennero sia dall'interno della vettura che dall'alto della scarpata, dove un paio di banditi maledicevano il cielo per il tempismo sfasato dell'imboscata: dovevano chiudere loro il passaggio alle spalle, per intrappolarli. E invece avevano permesso loro di tornare indietro, sfuggendo al loro assalto.
Ma non era ancora finita. Non del tutto.
Una jeep spunto da dietro l'entrata di una miniera abbandonata ormai da anni. I complici dei banditi, non certo abitanti disperati ridotti alla fame, si lanciarono all'inseguimento.
- Ok, che facciamo? Ponte?
- ...non abbiamo altre scelte. Ponte sia!

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Pup :>
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Re: Missioni

Messaggio da Pup :> »

Inseguimento
Il furgone alle nostre spalle accelerava e la distanza che ci separava diminuiva.
"Egil, ma spegni quella cxxxo di radio!" tuonò Homura sentendo una certa musica aleggiare nell'aria.
"Ma la radio è spenta..." dissi picchiettando col dito sullo schermo (non illuminato) della piccola radio digitale del furgoncino.
"Vi pare il momento? Egil, pensa a guidare!" disse Alex. "E tu, Homura..."
Sbuffai. Anche il cadetto sbuffò.
Nello specchietto laterale potevo vedere la vettura nemica non demordere, mentre il portellone laterale si apriva, ed un omino si affacciava. Un omino con un bazooka.
Non feci in tempo a gridare "BAZOOOOOKA!!!" che un missile partì verso di noi. E ci avrebbe mandato all'altro mondo se non fosse stato per Sakura e la sua barriera psichica. Il secondo grande sforzo della giornata fu troppo per lei, che cadde svenuta tra le braccia di Xander con un sorrisetto sulla faccia.
"Ci serve copertura!" urlai cercando di accelerare.
Il ragazzo, poggiata delicatamente Sakura sulla panca del furgoncino, si sporse dal finestrino tendendo uno dei gunblade verso i nostri nemici e sparando quando il tizio col bazooka faceva capolino.
"Per l'amor del cielo, accelera! Il ponte non si vede nemmeno, sei una lumaca." disse Alex mentre prendeva la pistola di Furio e dando supporto a Xander.
"'Sto coso più veloce di così non va... E comunque eccolo lì il ponte, contenta?"
Un ennesimo tentativo di "bazookarci" fu interrotto da Xander con un colpo di Gunblade che colpì l'uomo armato al braccio, impedendogli di sparare e facendogli cadere l'arma da mano.
Dopo poco l'uomo fu buttato giù dal veicolo in corsa mentre un'altra persona prendeva il suo posto. Con un altro bazooka.
"Egil, a destra!" Con una sterzata all'ultimo momento, il missile mancò il nostro furgone di appena qualche centimetro, andando a esplodere più avanti.
"Basta, fatemi scendere che li ammazzo tutti!"
"Certo, Homura, parlami delle tue abilità di difesa da UN CA**O DI BAZOOKA!" gli risposi mentre i miei occhi fissi sulla "strada" (in realtà un tratto di deserto in cui ci eravamo buttati fuggendo dai banditi) per evitare massi, missili e quant'altro. "Anzi, sai che ti dico? Vieni e guida tu, su su!"
Un momento di silenzio fu rotto dai colpi di proiettile che si infransero sul portellone posteriore (antiproiettile, per fortuna!), quindi il ragazzo passò prima attraverso la finestrella che separava il retro dal posto del guidatore quindi prese il mio posto con al volante. Non sfuggì una risata alla SeeD, "Per giocare a twister vi consiglio altri posti, momenti, whatever..." disse mentre il cadetto cercava di scavalcarmi con una gamba mettendo il suo piede sull'acceleratore al posto mio.
Completata la procedura, mentre Alex scaricava tutte le sue munizioni sui nostri inseguitori, raggiunsi cadetto nel vano posteriore.
"Xander, credi di riuscire a colpire gli pneumatici dell'auto?" chiesi.
"Con un po' di fortuna...". E fortuna sia.
"Bene, basta che colpisci vicino la ruota!"
Elementalismo, Infusione, Blizzaga.
Le canne dei gunblade dirette verso le ruote del furgone nemico. I proiettili incantati furono sparati con mano ferma dal giovane, mentre il furgone sobbalzava per colpa di una roccia poco visibile.
Il primo andò a colpire il terreno un paio di decimetri più avanti ed il secondo mancò il parafango per pochissimo.
"Accidenti..." imprecò a denti stretti il cadetto.
"Non preoccuparti, riprovaci!" dissi evocando di nuovo la magia. Questo però sarebbe stato l'ultima possibilità.
Di nuovo, canne tese, pallottole sparate. La prima volò di poco sopra il tettuccio, mentre la seconda colpì il cofano poco sopra la ruota. La magia si liberò sulla vettura, congelando l'albero motore e la ruota, facendo sbandare ed andare fuori strada gli inseguitori

Il grido di vittoria si interruppe di colpo quando Homura inchiodò il furgone appena prima di imboccare il ponte.
"E adesso? Che si fa?"
Il ponte sembrava deserto, nessuno a presidiarlo. Nessuna minaccia in vista. Ma ovviamente, noi SeeD, preparati a tutto, ci aspettavamo ogni tipo di trappola ed agguato.
Fosse stata sveglia Sakura, avrebbe potuto aiutarci. Avrebbe potuto dirci che il fantasma della madre di Homura ci urlava che il ponte era sicuro, che saremmo potuti andare senza problemi, che i banditi avevano piazzato una ricetrasmittente nel furgone e sentendo del cambiamento del percorso erano andati tutti verso le montagne. Ma la ragazza dormiva ancora, riprendendosi dalle energie spese per evocare l'ultima barriera. E la madre di Homura sbraitava inascoltata. Nemmeno da Yevon e dalla gran quantità di divinità che stava nominando.
Avremmo potuto chiamare il Jumper, ma stava già facendo avanti e indietro per trasportare i prigionieri del precedente agguato (quelli sopravvissuti) in prigione.
E avremmo potuto chiamare direttamente il Garden, se non fosse stato in atto chissà quale agguato (certo, poi ri-promozione SeeD proprio ciaone, ma vabè...).
Invece no.
Da bravi e diligenti SeeD decidemmo di evitare il ponte per prenderne un altro più a sud, a tipo mezza giornata di distanza. Allungando il viaggio di un giorno intero. Complimenti a noi.

Con un giorno di ritardo, un blindato distrutto e due conducenti morti, arrivammo infine a Costa del Sol, dove il committente aspettava preoccupato che il suo carico di soldi arrivasse per intero.

"Allora, finalmente ce l'avete fatta!" disse impaziente l'anziano signore dalla voce troppo acuta. La sedia a rotelle su cui si muoveva cigolò quando l'uomo dietro di lui lo spinse un po' avanti. "Dove sono i miei soldi?" la preoccupazione sul suo volto era lampante.
Indicai il retro del furgone "Ci sono tutti, non si preoccupi. Gli autisti invece..."
"Chi? Aaahhh, ma non mi riguarda." schioccò le dita e due omoni in giacca e cravatta si fiondarono verso il furgone per recuperare il prezioso carico.
"Spero vogliate almeno mandare un compenso alle famiglie. Questi uomini hanno rischiato la vita per il vostro denaro." mentii. Homura mi guardò contrariato, mentre Alex mi guardò e basta. Xander e Sakura sembrarono appoggiare la mia scelta. Quei due ci avevano attaccati, saremmo potuti morire, ma l'avevano fatto solo per sopravvivere alla povertà che attanagliava loro e le loro famiglie. Come si potevano condannare così freddamente persone simili?
"Pfff... e perché dovrebbe essere affar mio? Colpa loro. E ora andate, il vostro lavoro è terminato." disse scacciandoci con un gesto della mano mentre diede istruzioni all'uomo dietro di lui di accompagnarlo a controllare il carico, ormai scaricato dal furgone.
Strinsi forte i pugni. La povertà di quella gente era anche causata dalla politica del Gold Saucer e dai suoi coinvolgimenti con gente così. Don Corneo, riferimento della malavita da fin troppi anni. In quanto SeeD, la nostra missione era stata di scortare del denaro (sporco?) da un mafioso criminale, difendendolo da guerriglieri armati di tutto punto che sfruttavano la popolazione di North Corel come carne da macello da mandare in prima linea per i loro agguati. Furio e Reno erano state le ennesime vittime. Vittime del Gold Saucer, vittime di Don Corneo, vittime dei guerriglieri. E vittime delle loro scelte, che li avevano portati dal lato sbagliato.
"La nostra missione è conclusa, noi prendiamo congedo." dissi mentre il vecchio ci liquidava con scarso interesse, rivolto solo alla merce trasportata.

Il Jumper ci venne a prendere alla spiaggia di Costa del Sol per riportarci al Garden. Avevamo concluso con successo la missione, ma sentivo come se avessimo perso qualcosa di molto più importante...


MISSIONE COMPLETA
Spoiler
Scusatemi per il tempo che ci ho impiegato a concludere, cmq adesso possiamo tutti tornare dalle nostre amate famiglie con una missione in più da mettere sul curriculum! xD
Leonheart88
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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

Per un pugno di dollari per un paio di tette

Partecipanti:
Leon (Cs)
Edith
Shareen
Silphiel

Squadra secondaria (utilizzo a discrezione del caposquadra)
Elza
Paine
Wolf
Ningyou

Regole: Un post a testa, chiude il caposquadra.
Missione veloce, semplice, precisa. Atteniamoci alle disposizioni di Ruben e non complichiamo maggiormente le cose.

Obiettivo extra game: recuperare in qualche modo Rina

Atterrarono col jumper nei pressi della spiaggia a Ovest di Rabanastre, dato la splendida visuale che si disperdeva per centinaia di metri un agguato risultava essere impossibile.
Camminarono con circospezione, in fila indiana, prestando attenzione a dove mettere i piedi. Il rischio di fare BOOM per fin troppo alto.
Un paletto attirò la loro attenzione.
«Quello cosa sarebbe?» Chiese Silphiel
Shareen si avvicinò con attenzione e prelevò la lettera che vi era contenuta.
«Sembra un indizio di De La Croix! Ma io stavolta non ho fatto niente!»
«Eh?» Edith gli toccò la fronte per vedere se scottava.
«No niente. Improvvise botte di meta game derivanti dal caldo torrido... cosa c'è scritto?»
Ragazzi!
Grazie di essere venuti!
Vi aspetto al mio santuario, ehehehe si io ho un santuario personalizzato!
Queste sono le indicazioni per raggiungermi......
ecc ecc
«Che facciamo?» Chiese Shareen
«Beh è ovvio. Era troppo facile sennò, andiamo!»

Penetrarono all'interno del tempio. Era imponenete, gigantesco, austero e tenebroso. E per una volta non si stava descrivendo Berret Montgomery.
Entranrono armi in pugno, pronti a scattare al minimo segnale.
Solo che i nemici furono più furbi di loro.
Fu un lampo improvviso, un'esplosione istantanea, il pavimento cedette di colpo come se fosse fatto di burro. Caddero nel vuoto, cercando ognuno di appigliarsi a qualche sporgenza per non sfracellarsi, per fortuna che non era un vero e proprio strapiombo quanto una forte e pronunciata discesa dove di dipanavano una serie di cunicolo (peccato non ci sia Oushi). Toccarono il suolo quasi in contemporanea. Ma nessuno assieme a qualcun'altro.
Erano soli.
In un labirinto di cunicoli, scavati secoli prima nella roccia. chissà se i dinamitardi lo sapevano o speravano che la caduta fosse loro fatale?
Ora il primo passo era ritrovare gli altri.
E poi Rina. Che sicuramente era estranea a tutto quello.
Ultima modifica di Leonheart88 il 21 lug 2015, 16:00, modificato 1 volta in totale.
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Edith Lance
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Re: Missioni

Messaggio da Edith Lance »

Tamburellò le dita sulla scrivania, il metallo le restituì un rumore acuto ma era troppo concentrata sugli schermi per prestare attenzione a nient’altro al di fuori di quanto accadeva a chilometri di distanza.
Sorrise, la lunga cicatrice sullo zigomo si contrasse dandole un aspetto più ferino e selvaggio: il suo corpo era una mappa di cordoli e ferite, ricordi di una vita donata agli ideali di una giustizia ancora così distante.
Distolse lo sguardo dai monitor solo per posarlo sui fascicoli impilati accanto alla sua sedia, cronache, appunti, cartelle cliniche, storie che aveva studiato prima di sferrare l’attacco che avrebbe messo in luce Imperius. Erano anni che agivano nell’ombra, la notte era una veste che ben si addiceva a dei rivoluzionari, ma era tempo di scoprire le carte perché se il mondo non ti conosce, non esisti. Se non esisti, non ti teme.
Un’equazione così semplice: voleva che finalmente l’Ordine non dormisse più i sonni quieti degli ultimi anni di egemonia.
Prese una cartella fra le dita e la sfogliò con lentezza, lo faceva spesso per ricordare che non erano solo parole al vento quelle che propinava ai suoi soldati, c’erano atti concreti. Erano stati loro a incastrate i Garden nelle vicende di Terra Uno; loro ad appiccare il focolare di rivolta nei villaggi di Costa Phon; ancora loro ad aver salvato la documentazione sulla sparizione di Corona; loro e solo loro.
Strinse i denti tanto da farli scricchiolare.
C’era un ideale da perseguire, ma la via era fatta di compromessi. La domanda a cui fu più difficile rispondere era stata con cosa era disposta a scendere a patti? Alla fine decise che la sua anima non valeva quanto il bene del mondo, perché era questo a cui puntava. Lei voleva le stelle e per averle era disposta a sguazzare nel fango, sporcarsi.
E pochi erano contaminati quanto lei.
Ma d’altronde, come spesso aveva detto: se esistesse un dio a cui rispondere, non servirebbe gente come loro.
Sorseggiò il thè, mentre tornava a cercare con gli occhi la squadra del Garden di Rinoa, inviata a riprendersi la loro compagna.
«Nessuno resta indietro, mh?» mormorò fra se e se; la sua voce era ruvida.
Li aveva divisi e messi davanti ai limiti degli uomini, perché si ricordassero che sotto la pelle di soldati si resta solo bambini spaventati dal mondo. Come tutti loro.
«È andato tutto come previsto.» gracchiò la voce di Selim attraverso l’interfono. Lei si limitò solo a spegnere la comunicazione: si fidava del suo uomo.
Come sarebbe potuto andare diversamente? Manipolare le persone non era mai stato difficile, trovare il loro punto debole e colpire.
Azione e reazione.

È semplice.

Edith trattenne a stento una bestemmia fra i denti. Il cunicolo si inabissava in un nero denso e profondo, si aggrappò alla roccia stringendo con tanta forza da sentire la pelle escoriarsi. Guardò un’ultima volta indietro, la luce che filtrava ancora dalla buca era confortante rispetto all’oscurità che le si parava davanti.
Il codec le si era rotto durante la caduta, era sola e questo la fece rabbrividire. Poteva raccontare molto di se stessa, che era una guerriera, che conosceva il sapore del sangue e della perdita, lei che aveva perso più di quanto non avesse mai avuto, tanto da restare solo un involucro di carne e ossa che si muoveva per quello strano istinto che la portava a vivere, sopravvivere, ma era sola.
Deglutì a vuoto, poi si calò nella grotta.

Tutti hanno paura quando sono soli; cadono le maschere che ci sostengono e restiamo con la carne scoperta, vulnerabile.

Le rocce si restringevano sempre di più attorno a lei, poteva sentire l’ambiente chiudersi e il senso opprimente al petto afferrarle anche la gola. Non riusciva quasi a respirare.
C’era un tamburo lontano e pressante, un suono sordo che scandiva i battiti del cuore – forse solo il rombo del sangue nelle tempie.
Tump. Tump. Tump.
Il rumore dei passi più veloci che sembravano inseguire la propria ombra e il senso di affanno che cresceva al rimpicciolirsi della grotta.
Il cervello smise di riflettere, solo le gambe si muovevano in preda a una paura che di reale non aveva nulla, tranne i fantasmi che lei stessa creava.
Plic. Plic. Plic.
Il sangue iniziò a sgocciolare e camminò sui cadaveri che si era lasciata alle spalle.
Scrollò la testa.

La paura rende ciechi. Impotenti.

Si chinò fino a strisciare a terra, seguendo il restringimento. Fece forza sugli avambracci per trascinarsi lungo il condotto, imprecando quando sentì la pelle bruciare.
Vetri.
Strinse i denti e continuò dritta per la strada a senso unico.

Finchè non distrugge, annienta.

Scivolò giù, una caduta di diversi metri. Atterrò sul morbido e poco più avanti intravide la luce.

Sempre non si sconfigga prima.

«Edith.» Leon si sorresse al metallo di un tubo.
Era bagnato fradicio.
«Cosa vi è successo?» mugugnò la donna mentre osservava la grande stanza in cui si trovavano: ancora due porte, notò.
«Acqua ed elettricità non vanno d’accordo.» sorrise lui a fatica.
«Vi vedo un po’ scosso.»
L’uomo sollevò un sopracciglio. «Questa va nel librone delle battute tristi.»
«Shilpiel e Shareen?»
Scosse la testa, un ringhio trattenuto a stento. «Attendiamole.»

Ma anche allora, lascia spazio solo per un terrore più profondo.

«Siamo proprio sotto la sala principale del tempio. Sono certo ci stiano aspettando, mi chiedo solo quale sarà la loro accoglienza.»
Ultima modifica di Edith Lance il 21 lug 2015, 18:48, modificato 3 volte in totale.
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Starlight Extinction
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Re: Missioni

Messaggio da Starlight Extinction »

Sin dal primo istante in cui il silenzio del tempio li accolse, Shareen capì che c'era qualcosa che non andava. L'aria era immobile, saturata da un'attesa così asfissiante che rendeva difficoltoso respirare. Il suono dei loro passi riverberava fino alle alte volte ammantate di ombre: sarebbe stato difficile non farsi notare, ma forse nemmeno necessario. Camminavano sul silenzio, un terreno fragile e incognito, mascherato da marmo il cui colore era difficilmente identificabile nella fioca luce crepuscolare. La cadenza dei loro passi passò da caotica a regolare, trovando naturalmente il proprio ritmo nella quiete. Nessuno parlava, ma tutti sapevano di essere in attesa, e probabilmente erano anche consci del fatto che anche imbracciando le armi non avrebbero potuto evitare i mille imprevisti che la capricciosa ruota del destino poteva metter loro davanti. Ad un tratto una luce calda ed intensa li avvolse e l'onda d'urto, sospirando, scosse con furiosamente il pavimento che vibrò e si infranse inerme di fronte alla poderosa esplosione, come se fosse fatto di vetro; inesorabilmente, il vuoto li abbracciò.

… O così parve, almeno all'inizio. L'improvvisa mancanza del terreno sotto i propri piedi di per sé preannuncia il vuoto, ma quella volta i soldati si trovarono solamente a rotolare giù per una discesa molto ripida. La caduta provocò alla Fae'n delle botte abbastanza dolorose e uno stordimento così pronunciato che non poteva dire con certezza dove finiva la terra e dove iniziava il cielo. Trovandosi seduta per terra con un giramento di testa da record, la ragazza impiegò un minuto abbondante per riprendere possesso di tutti i suoi sensi e non vomitare. La prima cosa che realizzò fu che era completamente sola. Dov'erano finiti tutti? Probabilmente separarli era stata una mossa intenzionale. Ma quella Rina non è una nostra compagna? pensò rialzandosi in piedi e scuotendosi dalla polvere, poi provò a guardare oltre il pulviscolo che lei stessa aveva causato. Non riuscì a vedere nulla oltre le particelle di polvere illuminate dalla luce ambrata di una torcia, del tutto incapace di rischiarare le tenebre, ma non vide nulla. Avrebbe dovuto affidarsi alle sue percezioni psichiche per muoversi lì dentro. Chiudendo gli occhi per percepire l'ambiente circostante, Shareen capì che intorno a lei c'era un dedalo di cunicoli, con ogni probabilità scavati molto tempo prima, che si snodavano sotto e forse anche oltre il tempio: se i loro nemici ne fossero a conoscenza o meno al momento era incerto e non rilevante. La priorità era riunire il gruppo.

La ragazza espanse le sue percezioni il più possibile, trascendendo il mondo materiale e posando le ali sul piano astratto che esisteva parallelamente alla vita mortale. Senza dubbio il labirinto era intricato, quindi come aveva già supposto apparteneva a tempi antichi; qualsiasi fosse stato la necessità che li avesse fatti concepire, adesso erano per lei, e per gli altri, una gabbia. Chissà dov'è Silphiel... Forse dovrei cercarla. fra tutti, la compagna era la più fragile e Shareen temeva per il suo destino. Al contrario, Leon ed Edith avevano una tempra da guerrieri, per cui la preoccupazione che rivolse a loro fu... Semplicemente diversa. I corridoi si snodavano come un intrico pericoloso di serpenti, e la loro età poteva averli resi instabili e pericolanti; potevano esserci botole, trappole per futuri avventori alla ricerca di una antica reliquia di cui qualche leggenda da taverna narra, per la gloria o per il proprio tornaconto, ma che alla fine fa loro realizzare che l'unico vero tesoro è la propria vita... Anche se forse troppo tardi. Dopo aver evocato un piccolo globo di luce luminosa Shareen si rese conto che fra le pietre delle pareti c'erano formazioni minerarie che ad un primo esame sembravano essere giacimenti d'oro, ma quando venivano colpiti dalla luce del globo riflettevano la luce quasi come se fossero specchi. Si trattava di pirite, ne aveva letto in un libro tempo addietro. Subito la sua mente andò alle massime dell'Ordine che avrebbero esatto una pari purezza. La Fae'n sospirò.

L'oro degli stolti.

Le pareti erano incrostate da secoli di polvere e sporco appiccicato alle rocce dall'umidità, e portato in giro dagli aliti di venti fantasma provenienti dal fondo dei labirinto. L'umidità e l'aria viziata rendevano difficoltoso respirare, e vari odori di cui non tutti identificabili dalla ragazza impregnavano qualsiasi cosa, anche a lei. Una goccia di condensa tiepida cadde improvvisamente sulla sua testa, proprio mentre un piede finiva in una pozzanghera profonda almeno cinque centimetri, creatasi dall'incessante cadere delle gocce d'acqua. Faceva fatica a mantenere la concentrazione per la mancanza di ossigeno, divorato dal calore; nonostante fosse sicura di aver macinato almeno un mezzo chilometro, ancora non si vedeva alcuna luce che annunciava la fine del dedalo. Improvvisamente il suo sesto senso la avvertì di alcune presenze dopo la curva a gomito del cunicolo; dopo una più attenta analisi la Fae'n stimò che fossero circa due creature dalla forma lucertoloide, sicuramente diversa da chiunque altro avesse incontrato al Garden. Parlavano concitatamente fra di loro, preoccupati e spaventati da qualcosa. Che sapessero qualcosa di quello che stava accadendo? Proverò a parlargli.

"Come facciamo ad ussscire da qui? Ci hanno tolto le mappe!"
"Non ne verremo fuori vivi, lo ssso..."

Con passo felpato la Fae'n arrivò sul loro fianco sinistro, curandosi di fare almeno un po' di rumore per annunciarsi; la cosa funzionò visto che le due lucertolone si girarono di scatto verso la fonte del suono. Subito scattarono in piedi, sguainando le loro armi.
"Chi sssei tu? Cosssa vuoi?"
La ragazza alzò le mani e assunse un'espressione pacifica, e cercò di trasmettere una sensazione di pace anche a loro. "Non sono qui per farvi del male. Il mio nome è Shareen."
"..." i due abbassarono appena le armi a quelle parole; il suo piano aveva funzionato.
"Sono caduta qui sotto dal tempio... E da qualche parte ci sono anche i miei compagni."
"Quindi... Sssei uno degli obiettivi."
La fronte di Shareen si aggrottò appena. "Come?"
I due abbassarono del tutto le armi. "Io sssono Naamor, e lui è Horvan. Sssiamo due Bangaa. Te lo dico perchè non sssembri di Ivalice." Naamor fece una pausa, e toccò a Horvan prendere la parola. "Ci hanno pagati bene... Dovevamo sistemare degli ordigni per tendere una trappola a quelli del 'Garden' che ssstavano arrivando... Non abbiamo fatto domande... Hanno pagato bene."
"Chi ve lo ha ordinato?"
Naamor si grattò il capo squamoso. "Non lo sssappiamo. Era una tizia incappucciata."
Shareen si prese qualche secondo per pensare alle loro parole. "Non è che si definiva dea?"
"Dea? No, no, affatto! Ci ha abbandonati qui, rubandoci le mappe! Non riusciamo a trovare una via d'ussscita!" disse Horvan con voce disperata. Quelle gallerie dovevano essere davvero intricate.
"Quindi non è stata Rina..."
"Rina? Quella di cui ha parlato con l'altro tizio?"
"Cosa ha detto?" chiese la Fae'n sorpresa.
"Non ho sentito bene... Qualcosssa del tipo 'credono di venire qui per lei'!"
La notizia lasciò la ragazza alquanto perplessa. Non avevano ricevuto un messaggio dalla stessa Rina che li invitava a venire lì? Come poteva non esserci?
"Ha detto anche 'la faccia che ha fatto quella sssgualdrina quando le abbiamo detto che i sssuoi amici non sssarebbero venuti per lei è ssstata impagabile!"
"Le hanno detto che in realtà non saremmo venuti?"
"Crediamo, sssì..." fu la risposta dei due Bangaa, che evidentemente non sapevano di cosa stava parlando quella ragazza dall'aria così ultraterrena. Rina non è qui... Questa è una trappola dell'Imperius...
"Vi ringrazio per le informazioni. Se volete seguirmi tenterò di portarvi fuori da qui."
I Bangaa esultarono abbastanza chiassosamente a quelle parole, profondendosi in ringraziamenti. "Finalmente torneremo a casa!" esclamarono. Di sicuro quel giorno si era fatta degli amici.

Qualche minuto dopo stavano camminando silenziosi in un corridoio, guidati dalla luce evocata dalla Cadetta; i Bangaa sembravano più tranquilli, ma avevano ancora le loro armi in mano. Dovevano temere che qualcuno dei loro aguzzini spuntasse dal nulla per consegnarli all'oblio; in fondo li avevano lasciati lì a morire... Non dovevano esserci testimoni. In fondo nemmeno i metodi dell'Imperium erano migliori di quelli di Montgomery e dell'Ordine. Man mano che procedevano, l'incessante curvare fra tutti quei corridoi stava iniziando a dar loro alla testa, tanto che ormai procedevano più per inerzia che per genuina volontà. I loro respiri erano affannosi, sempre per colpa di quel maledetto ossigeno che scarseggiava... Fino a quando un alito d'aria fresca non carezzò la faccia di Shareen, giocando leggiadramente con i suoi capelli d'argento.
"Ci siamo."
Dietro di lei i due lucertoloni si rincuorarono a sentirla, e i loro passi si fecero più celeri. Poteva ormai percepire le menti di Leon e Edith qualche metro poco più in là, le loro figure avvolte nella luce che nonostante fosse ancora fioca, dal suo punto di vista sembrava addirittura abbagliante.

"Ma... Shareen!" fu il richiamo di Edith quando la vide spuntare da un corridoio. Leon si girò e sorriso beffardo.
"Allora anche i Cadetti sono buoni a qualcosa." commentò mentre la donna saltò addosso a Shareen, soffocandola in un abbraccio molto stretto. "Ce l'hai fatta! Che bello! Anche tu hai un bel paio di tette eh!"
La Fae'n non fece in tempo a commentare che Leon sguainò un Claymore alla vista dei due Bangaa. "E loro che cxxxo ci fanno qui?" ringhiò pregustando il sapore di una battaglia. I due lucertoloni sibilarono minacciosamente, ma la Cadetta si mise in mezzo a loro.
"Fermi. Loro sono amici. Sono stati incaricati di sistemare le cariche da quelli dell'Imperius. In più... Qui non c'è Rina. Le hanno detto che non saremmo venuti, e a quanto pare ci ha creduto, visto che al suo messaggio non abbiamo risposto. Credo che siamo in trappola."
Quelle parole fecero trattenere a stento una bestemmia ad Edith, mentre il caposquadra inneggiò all'eccessiva generosità di chissà quale dea. "Merda."
Shareen ignorò e scosse la testa. "Dov'è Silphiel?"
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Silphiel
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Re: Missioni

Messaggio da Silphiel »

La caduta era stata un duro colpo da sopportare per il corpo di Silphiel. Nonostante prima dello schianto finale la ragazza fosse riuscita ad attivare su di se “Protect” che aveva attutito il colpo i danni subiti furono comunque evidenti. Restò per qualche minuto in stato di incoscienza e quando riaprì gli occhi era circondata dal buio. Cercò piano piano di rialzarsi ma era ancora stordita e dolorante e dovette ricorrere all’uso di “Energia” prima di riuscire di nuovo a camminare. Si incamminò alla ricerca degli altri compagni, sola e smarrita in quello che sembrava un immenso tunnel buio accompagnata dalla sola luce che emanava il suo piccolo G.F. che aveva prontamente evocato per contrastare la spaventosa solitudine.

-“Non facciamo altro che vagare per immensi corridoi bui ultimamente vero Carby?”-

-“Kiupy!”-

- “Mi chiedo se gli altri stiano tutti bene e chissà dove sarà Rina!” -

-“Kiupy Kiupypyy!!”-

-“Meno male che ci sei tu qui con me amico mio!”-

I dubbi iniziarono ad invadere la sua mente, e se Leon avesse avuto ragione? Se quella missione fosse stata davvero troppo per lei? Ora era sola, non poteva contare su nessuno e si sentiva vulnerabile come non mai. Poi ripensò a Rina, alla sua positività, alle risate insieme nel breve periodo in cui si erano conosciute. Voleva essere d’aiuto per ritrovarla. Doveva fare del suo meglio anche se non era esperta in battaglia come Leon, forte come Edith o saggia come Shareen. Voleva contribuire anche lei.
I due si arrestarono all’improvviso. Carbuncle fece un salto in avanti come se stesse anticipando qualcosa. I suoi piccoli occhi neri fissarono qualcosa nel buio.

-“Cosa c’è? Avverti qualcosa??”-

La ragazza non fece in tempo a finire la frase che un numeroso branco di Alraune apparve dalle buie profondità del tunnel. A quanto pareva, quegli esseri scavando nelle profondità della terra erano arrivati in quel labirinto roccioso e ne avevano fatto la loro tana.

-“Oh mio dio? Cosa sono? Io non conosco bene i mostri che vivono da queste parti! Sembrano tante piccole mandragole! Ed hanno un’ aria molto aggressiva per giunta!!”-

Gli esseri circondarono in pochi secondi il Guardian Force che avanzò per difendere la ragazza e si trovò a dover incassare i loro continui colpi. Nonostante fosse perennemente schermato da “reflex”, la barriera non aveva effetto contro gli attacchi fisici dei mostri che con i loro aculei ferivano il corpo del piccolo essere che avrebbe presto avuto la peggio se Silphiel non avesse attivato prontamente la “Topaz Barrier” su di lui. Il supporto della ragazza gli permise di assumere la sua seconda forma: Topaz Carbuncle, che fu in grado di assorbire i colpi grazie alla notevole resistenza acquisita.

-“Maledette erbacce! Sono troppe … Dobbiamo avanzare Carby!”-
Il G.F. fece un balzo indietro e la ragazza lanciò l’incantesimo…
-“Lux!”-
una piccola sfera lucente si materializzò tra le sue mani per poi andarsi a schiantare in mezzo al gruppo di nemici riuscendo a disperderli.
- “Approfittiamone ora, presto!”–
Fece quasi un kilometro prima di essere certa di non essere inseguita dal branco di mostri. Si fermò all’improvviso e sentì l’aria intorno farsi più pesante. La mancanza d’ossigeno unita alle energie che aveva consumato per l’evocazione e le magie iniziavano a farsi sentire. Poco dopo si accasciò a terra esausta…

****
Solo dopo diversi minuti riaprì gli occhi, trovandosi davanti una figura famigliare…

Shareen: “Hey Silphiel? Tranquilla, và tutto bene, ora sei al sicuro!”

Silph: “Cosa è successo?”

Shareen: “Il piccolo Carbuncle è riuscito ad arrivare da noi e a guidarci da te prima di svanire.”

Silph: “Oh.. Avevi ragione Leon! Non sono ancora pronta per questo, da sola non ce l’ho fatta!” disse con un tono desolato.

Leon: “Non preoccuparti ora, l’importante è che tu stia bene, cerca solo di riprenderti, ci sarà utile il tuo supporto quando verremo attaccati, è solo questione di tempo!

Il gruppo si era riunito finalmente, insieme a loro la ragazza notò anche due strani uomini-lucertola. Shareen le spiegò tutto, della trappola di Imperius, dell’imbroglio di cui era stata vittima Rina. Silphiel non riusciva a crederci, Imperius era davvero così spietata? Si sentì una stupida per aver creduto anche solo per un istante alle parole di Selim, ora voleva solo ritrovare l’amica. Si rivolse al caposquadra…
Cosa facciamo ora?
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RinaYeah
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Re: Missioni

Messaggio da RinaYeah »

Il vento arido riempie lo spazio tra me e quell'essere immondo. I miei capelli lo seguono, quasi desiderosi di fuggire. Ho paura. Dopo secoli, ho paura per la mia vita. Porto una mano dietro le spalle ed estraggo una spada del Patto. La porto davanti al mio volto e ci appoggio la fronte sopra.
-Occuria, datemi la forza.
È inutile, ne sono consapevole. Ma fare ciò mi fa sentire protetta. E questo è più che sufficiente. Il vento cambia orientamento. Sento il pungente e disgustoso odore di putrefazione proveniente da Malik. Trattengo a stento un conato di vomito, poi tento la lama e mi lancio. Un primo scambio di fendenti e mi allontano. Anche se morto, sa come si usa una spada, e pensare che secoli prima non aveva la più pallida idea di come impugnare una lama.
-Sai- passa una mano sul filo della Rina+ -Non sono rimasto con le mani in mano tutto questo tempo. Dark Bolt.
Tende il braccio nella mia direzione ed invoca una folgore oscura, che scoppietta al contatto con lo scudo Occuria.
-Ci sanno fare quegli schifosi.
-Ora vedrai di cosa sono capaci. Firaga.
L'enorme sfera di fiamme lo colpisce in pieno, lasciandolo però illeso.
-Che diamine?
Malik afferra un lembo della veste con la mano libera e lo strofina con le dita.
-Visto? La mia veste non è niente male vero? L'ho rubata del cadavere di un mercante del Pianeta, pochi anni fa. È particolarmente utile... ah, e per la cronaca. L'ho ucciso io quel mercante. Darkga.
Le tenebre mi circondano e attraversano il mio corpo. Dolore ovunque.
-D'accordo. Ora vedrai.
Lancio Fede ed Haste su di me, dopodiche mi lancio all'attacco.
-Non ti sembra un pò impari ciò? Meglio equilibrarci. Slow.
-Holy.
Avverto il tempo rallentare di colpo, riassettando la mia normale velocità. Poi un urlo disumano.
-Come hai osato!
Dove la magia sacra lo aveva colpito, ora c'era un buco fumante.
-Mi sa che ora ci divertiremo.
-So io come fare a distruggerti.
Alza le mani al cielo e invoca una strana tempesta di sabbia. È un incanantesimo di trasporto, non è la prima volta che lo vedo eseguire.
-Cunicolo di sabbia? Dove vuoi portarci.
-Dove il mio potere e il tuo dolore cresceranno a dismisura.
La sabbia ruota intorno a noi, sempre più veloce, sempre più rumorosa. Improvvisamente non è possibile vedere oltre le vorticose mura di sabbia. Poi, così com'era comparsa, la sabbia svanisce, lasciandoci in un buio antro.
Attorno a me solo rocce e buio.
Osservo meglik, cercando un qualsiasi indizio per riconoscere quel luogo immerso nelle tenebre.
-Rina!
Mi voltò di scatto e vedo sei figure. Quattro umani e due Bangaa.
Il solo vederli mi riempie gli occhi di gioia.
-Ragazzi... non ci speravo più...
Ci sono Leon, Silphiel, Edith... e un'altra ragazza che non riconosco.
-Allora siete venuti davvero, ma... perchè siete qui? E dov'è qui?
-Siamo sotto il tempio della Dea Caduta, mia adorata. E questa si suppone sia la tomba della dea.- Malik, seduto su una pietra rettangolare, la accarezza sussurrando qualcosa di incomprensibile. Poi alza lo sguardo e lo punta su di me. -Mi sa proprio che lo diventerà.
Tende il braccio, come per invocare un nuovo incantesimo. Mi preparo al peggio, ma non avviene niente.
-Cosa...?
Lui ride, ed improvvisamente migliaia di risate isteriche si aggiungono alla sua.
Tutto diventa inquietante. Poi un urlo.
-Silphiel!
Un braccio, di un bianco luminoso, afferra la caviglia dell'assistente medico. Leon la aiuta a liberarsene, ma quello non era l'unico problema. Lentamente, dalla terra, fuoriuscono esseri dalle forme più disparate, mentre dai cunicoli provengono stormi di pipistrelli assetati di sangue.
-Lasciali stare! Loro non centrano!
-Oh... invece sì, con loro sarà tutto più divertente. Ora... che ne pensi di un piccolo scontro fra titani?
Delle fiammelle riempiono lo spazio tra di noi. Emerge un enorme piattaforma di pietra e, dopo di essa, quattro colonne. Qualcosa scende dal nulla, una sorta di lampadario. Ed, infine, compare un essere al centro della piattaforma. Completamente ricoperto da una casacca nera, il mostro muove le braccia compulsivante sopra un'enorme calderone bollente.
-Ade, signore degli Inferi, mostra ai nostri amici cos'è la paura.
-D'accordo, se è questo che vuoi.
Raccolgo le energie e rilascio l'oscurità, facendo comparire Zalera.
-Annientalo.
Inizia lo scontro. L'angelo oscuro inizia a tartassare la divinità con Sancta, la quale risponde con status negativi.
-Credo che questo scontro non durerà a lungo.
-Ma nemmeno i tuoi amici.
Infatti i sei si trovavano in difficoltà: nonostante i continui sforzi, ad ogni mostro eliminato ne corrispondevano due che uscivano dal terreno e lo rimpiazzavano. E neanche le GF potevano aiutarli.
-Zalera, più in fretta. Eliminalo.
Allora il Mortifero cambia approccio. Ride, e si getta addosso ad Ade, capovolgendo il calderone. In un esplosione di fumi neri, i due scompaiono, lasciando me e Malik l'una di fronte all'altro.
-Pronta per il secondo round.
-Te ne pentirai! -Respiro ormai a fatica, invocare Zalera mi costa sempre molto, ma devo farcela. Ne va della vita di Leon e gli altri. Ne va del ricordo di Flik. Ne va della mia stessa esistenza. -Ti eliminerò una volta per tutte!

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Leonheart88
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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

Leon prese il Coden, mentre la battaglia infuriava.

Codec:
«Seconda squadra, seguite il nostro segnale e raggiungeteci. Attenzione alle trappole, vi aspettiamo

Possibilmente una cosa rapida, se qualcuno non riesce a postare in tempi abbastanza brevi non è un problema, la missione si potrà a discrezione chiudere normalmente, sempre con post del caposquadra.
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Re: Missioni

Messaggio da Yuffie the ninja »


Codec:
«Seconda squadra, seguite il nostro segnale e raggiungeteci. Attenzione alle trappole, vi aspettiamo

Pochi minuti dopo, i quattro membri della squadra di supporto si erano già radunati nell'androne principale della Lagunarock, pronti a partire in soccorso della squadra partita ormai da svariate ore.

Non fu troppo difficile individuare il luogo dal quale proveniva il segnale del codec di Leon, nonostante la linea fosse parecchio disturbata: probabilmente la squadra si trovava ad una notevole profondità. Entrarono con fare circospetto nel tempio: a quanto aveva detto il vicepreside, avrebbero dovuto avere mille occhi per stare attenti alle trappole disseminate lungo il percorso. Lungo la strada, un baratro profondo una cinquantina di metri che si diramava in numerosi cunicoli bloccò loro il passaggio.
"Fantastico, come dovremmo passare ora?" sbuffò Elza. Era un bel problema.
"Sicuramente saltarci dentro non sarebbe una buona idea, a meno che non vogliate fare tutti una bella visita in infermeria tornati al Garden" commentò Paine.
"Non penso di essere particolarmente interessata alla visita..." commentò con un pizzico di disappunto Ningyou.
"Anche provare a saltare dell'altra parte mi sembra imprudente, non riusciremo mai ad arrivare dall'altra sponda". Wolf aveva ragione. Quante soluzioni erano rimaste a quel punto? Ningyou cominciò a riflettere: solo una soluzione le balenò in mente.
"Elza, sai usare Blizzard, vero? -la ladra annuì- Potremmo provare a costruire un ponte di ghiaccio. Anche se...". La burattinaia non sembrava convinta: era abbastanza sicura che il ponte non avrebbe retto il peso di una persona; in più, data la lunghezza del baratro, era impossibile costruire un ponte, si sarebbe rotto prima di giungere dall'altra parte a causa dell'eccessiva lunghezza della leva.
"Ningyou, non sai usare la telecinesi?".
"Dottoressa Byrne, non so quanto possa essere sicuro. Non ho mai provato ad usare la Psycho Mind su oggetti delle dimensioni di un essere umano. Tuttavia, se è così interessata a fare un volo di una cinquantina di metri non sarò certo io ad impedirglielo".
"Non abbiamo altra scelta. Se Elza riuscisse ad arrivare dall'altro lato, riuscireste a fare un ponte" osservò Wolf fra le lamentele della chiamata in causa. Seppur riluttante, Ningyou acconsentì. Elza cominciò a fluttuare in aria, Ningyou aveva la tensione alle stelle. Cominciava a sentire un forte dolore alla tempia: lo sforzo che stava facendo era enorme, di solito tutto ciò che spostava con la telecinesi erano i suoi pugnali, al massimo la sua bambola Uta. Elza era a metà tragitto; Ningyou cominciava a barcollare. La burattinaia strinse i denti, doveva continuare nonostante il dolore fosse diventato una tortura. Ancora pochi secondi e ce l'avrebbe fatta. Una nuova fitta, ancora più forte, le fece perdere il controllo sulla telecinesi: fortunatamente, Elza si era prontamente spinta verso la terraferma, ormai abbastanza vicina per atterrarci su. Ningyou era a terra, ansimante, con il viso sofferente. Si fece forza e si alzò a fatica: era solo l'inizio della missione, non poteva certo cedere. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, Elza e Ningyou riuscirono a costruire il ponte di ghiaccio, che contro ogni previsione resse il passaggio dei tre.

Ormai era parecchio che camminavano: Ningyou aveva deciso, nonostante fosse allo stremo, di continuare ad usare la telecinesi per mandare Uta davanti al gruppo. In questo modo, i quattro avevano evitato un paio di trappole sensibili al movimento, mentre dell'Imperius nessuna traccia. Si cominciarono a sentire rumori di metallo: il combattimento era vicino. Sguainarono tutti le armi e si diressero velocemente verso la fonte del rumore; non avrebbero mai immaginato di trovare davanti a loro una tale quantità di nemici. Sembravano perlopiù non-morti, e a giudicare dalla situazione non accennavano a voler diminuire di numero, anzi. Leon ed Edith non sembravano aver particolari problemi eccetto la fatica, Shareen con la sua magia psionica sembrava avere la situazione in mano... mentre Silphiel sembrava decisamente in difficoltà. La ragazza combatteva a fatica, era palesemente in una situazione a cui non era abituata. I quattro della squadra di supporto si scambiarono uno sguardo d'intesa e si fiondarono ad aiutare i compagni.

Una zanna malefica sta per soggiogare l'agnello. La burattinaia ha deciso di recidere i suoi fili. Un pugnale fende l'aria, preciso e veloce, facendo svanire il non-morto in una nube di vapore nero.
"Non ti avevo detto di fare attenzione? Si vede proprio che il campo di battaglia non è cosa per te". Dei passi lenti ma decisi rimbombano nella caverna. La burattinaia si affianca al docile agnellino.
"Ningyou! Che ci fai qui?".
"Il vicepreside Rayearth ha chiamato la squadra di supporto. Scusateci se ci siamo fatti aspettare". Silphiel sorrise, vedere lo sguardo determinato di Ningyou la fece quasi sentire più sicura, sembrava diversa... Si rese poi conto che la ragazza ansimava, era come affaticata.
"Non pensare a me e combatti! Pensa a te stessa per una volta!" le urlò Ningyou lanciando un Thunder sul mostro che stava per attaccare la bionda. La burattinaia era preoccupata, nonostante i mostri venissero uccisi continuavano ad aumentare in numero. Di quel passo, presto non avrebbero avuto scampo. Notò una ragazza bionda dal seno prosperoso che combatteva con un altro non-morto: una battaglia violenta, piena di rabbia e rimorso... Quell'entità sembrava quasi emanare un'aura malefica: con molta probabilità, se quell'essere fosse stato distrutto anche gli altri non-morti si sarebbero ridotti ad un'insignificante nube di fumo. Tuttavia, la ragazza, che a quanto Ningyou dedusse doveva essere la Rina che cercavano, sembrava avere un valido motivo per essere adirata con il capo dei non-morti; sicuramente non voleva che gli altri si intromettessero nella faccenda. L'unica cosa che loro potevano fare, al momento, era contenere gli attacchi: Ningyou però era sfinita. L'unica cosa che poteva fare era lasciar combattere LEI. Si voltò verso Silphiel, chiedendole scusa e dicendole di non spaventarsi di quello che avrebbe visto da quel momento in poi. Strinse in una mano una Butterfly Wing finchè il sangue cominciò a tingerle di scarlatto la mano.

La testa pulsò di nuovo. Uno. Due. Tre. Il sipario sanguigno si apre. Non c'è più morale, si può solo uccidere per la sopravvivenza. Sangue. Sangue. Tutto ciò che lei desidera vedere è il sangue che scorre sulle sue mani, il sangue che le ha portato via tutto. Il sangue non si può lavare, il sangue macchia solo di peccati. Una risata psicopatica echeggia. Il valzer scarlatto comincia. Sui suoi tempi, tutto ciò che si udirà sono le grida di dolore. Perché, in fondo, è sempre stata così la sua vita. La spada viene sguainata, i nemici cadono uno ad uno. Continuano ad arrivare, ma per gli assassini non c'è tregua.
Per un'assassina, nella vita o uccidi, o perisci.
Perire non è ammesso.
L'unica opzione è... uccidere.
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14ma Sagra della Caccia di Lindblum: Premio Miglior Squadra
Scheda Ningyou, maneggiare con cura

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CrisAntoine
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Re: Missioni

Messaggio da CrisAntoine »

<È ora di entrare in scena>
Urlo e mi butto nella mischia.
<Hai fretta di finire tra le mie mani?>
La dottoressa fa schiocchiare la frusta.
<Aiutiamoli>
Dei coltelli si librarono in aria. Ningyou, nonostante la fatica, è ancora disposta a combattere.
<Che situazione pessima. È non c'è nemmeno un tesoro da recuperare>

Ningyou si precipità da Silphiel, la più debole del gruppo principale, che stava incontrando numerose difficoltà. Paine, invece, raggiunge Edith, felicitandosi nel vederla tutta intera e minacciando Leon che, poco lontano, viene raggiunto da Elza, pronta a dare manforte al vice.
Ed io? Be, vado dall'ultima rimasta saltando da uno scheletro all'altro.
<Tutto a posto?>
Shareen, questo è il nome dell'ultima, non sembrava particolarmente in difficoltà, nonostante l'aumento convulsivo dei nemici e i suoi movimenti non proprio... naturali?
<Ho passato giorni migliori>
<Nah, cosa c'è di meglio di una bella guerra contro nemici che in teoria non potrebbero nemmeno morire?>
Con un calcio alto faccio volare la testa di uno scheletro e lancio un sorriso ammiccante alla ragazza, che risponde lanciandomi telecineticamente la testa appena staccata dello scheletro. Evito il colpo con una ruota all'indietro, che invece sostituisce il cranio distrutto di uno zombie.
<Non volevi colpirmi, vero?>
Montante e un'altra testa viene distrutta.
<Sei qui per aiutarmi, no? Quindi perchè dovrei farti del male?>
Alzo le spalle prendo al volo uno scheletro, facendolo schiantare al volo.
<Attento>
Un'elmo fischia a pochi centrimetri della mia testa, abbattendo un pipistrello che si stava preparando a gustarmi.
<Grazie>
Estraggo la Glock e sparo qualche colpo in aria, centrando per puro caso qualcuna di quelle bestiaccie volanti.
<Sembra tutto inutile>
<Non lo è, se vuoi sopravvivere!>
<Mi piace come ragioni, sorella! Comunque non ci siamo ancora presentati> incasso un osso ("È un ulna? O un radio? Bah, e chi ci capisce qualcosa, non sono mica medico, io") al posto della ragazza, mi giro e le offro la mano.
<Aaron Arthur Wolf, piacere>
Un pò riluttante, la ragazza mi stringe la mano.
<Shareen Jinn>
<Lo so>
Calcio all'indietro e allontano uno di quei esseri.
<Spero che Rina faccia presto>
<Rina? È qui?>
<Sì> Shareen raccoglie le energie e lancia dei dischi. La osservo con ammirazione. <Wow>
<Sta affrontando il capo di questi esseri e sembra abbastanza adirata. A quanto pare si conoscona da abbastanza tempo>
<Bene... questi cosi erano umani, un tempo?>
Non ho bisogno di guardare la sua reazione: è confusa. Ed è comprensibile.
<Sì...>
<Allora vediamo se funziona. Io attiro la loro attenzione, così tu puoi concentrarti sull'attacco. Dovrebbero essere abbastanza idioti da cascarci>
<Ma sono troppi>
<Non sottovalutarmi... Co****ni, venite da paparino! Vi aspetto, pu******le!>
Alcuni non morti alzarono la teste si avvicinarono a me, mentre continuo ad urlare insulti piuttosto pesanti.
Shareen mi lancia Haste e Protect per aiutarmi e finalmente inizia ad attaccare.
<Spero solo Rina faccia presto>
"In a world full of eggplants and peaches, I'm a tomato!"

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*Paine*
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Re: Missioni

Messaggio da *Paine* »

La battaglia imperversava.
Rina schivava i colpi di Malik come poteva, e quando non poteva li bloccava con l'aiuto di Omega.
Menava fendenti a destra e a manca con l'aiuto di una delle due spade del patto, mentre alternativamente si castava addosso Haste ed Energia quando non era impegnata a scagliare magie elementali contro il proprio nemico.
Paine si avvicinò ad Edith preoccupata da quanto aveva detto il cadetto Drake al preside.
Pensava di trovarsi davanti un cumulo di resti, invece, per sua fortuna, la compagnia era viva e vegeta ed all'apparenza illesa.

Paine: Quindi si era soltanto rotto il codec?
Edith: Già, purtroppo è successo quando sono caduta nel cunicolo.

La dottoressa cercava di accertarsi che stesse bene, mentre scagliava frustate violente ai branchi di scheletri che dal nulla piombavano verso di loro.
Ad ogni frustata, pezzi di rotule, tibie, peroni e femori volavano in mille direzioni.
A quanto sembrava erano il cadetto Wolf assieme alla collega Shareen ad occuparsi di teste e braccia, quindi a lei rimanevano le gambe.
Edith sembrava affaticata, la squadra due aveva impiegato non poco tempo ad arrivare in soccorso alla uno.
Menava fendenti sempre meno efficaci, fu quando uno scheletro si avvicinò troppo che Paine le si parò davanti a mo di muro di cinta.

Paine: Non si toccano le prede degli altri puzzle viventi!
Edith: Preda?
Paine: Pardon... Flirt?
Edith: Salvata in corner.

La dottoressa estrasse l'elsa della Masamune e quando la lama comparì di piatto davanti all'orda di scheletri, essi si frantumarono schiantandosi contro il metallo.
Edith si poggiò all'elsa della sua spada per riprendere fiato, mentre Paine la prese di peso e la adagiò in un angolo affianco a Silphiel.
La cadetta medico era visibilmente stanca, aveva ragione quando diceva che quella missione molto probabilmente non era cucita su misura per lei, ma chi si aspettava un'orda di non morti del genere?
Si erano preparati ad una scampagnata per discutere con Rina della Imperius infondo.
Ningyou approfittò al volo della presenza di qualcun altro affianco alla cadetta per fiondarsi sanguinolenta verso i nemici in arrivo.
Elza dava manforte a Leon sguainando le Unghie di gatto all'impatto con i nemici che il Commander non riusciva a respingere, la prima veloce come un felino, il secondo mortale e saldo.
Stranamente formavano un'ottima coppia d'attacco.
Wolf sembrava posseduto da uno scaricatore di porto Barese, lanciava insulti verso i non morti che evidentemente anche senza orecchi riuscivano a sentirlo dato che dietro di lui aveva una colonna di “persone” che neanche davanti a Madjugorie si era mai vista.
Shareen nel frattempo stava accumulando la carica psichica per farne un frappè di ossa umane.
Edith fece per rialzarsi, ma Paine la inchiodò al suolo.

Edith: Per quanto la tua compagnia non mi dispiaccia, non sono una bambina, non ho bisogno della balia.
Paine: Della balia no, ma di un tonico energetico sì, non amo avere intorno pesi morti.

La dottoressa fece l'occhiolino ad Edith che di buon grado accettò il tonico pronta a tuffarsi nuovamente all'attacco.
Purtroppo non potevano bloccare la fuoriuscita degli scheletri dal terreno, ma speravano vivamente che Rina concludesse al più presto il suo combattimento contro Malik.
Seppur diventato un non morto, questo non significava che fosse realmente immortale ed imbattibile.
L'ex SeeD si perse così nel pensiero che effettivamente i non morti un punto debole l'avevano ed era molto più scontato di quanto si pensasse.
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Leon Feather
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Re: Missioni

Messaggio da Leon Feather »

Schiena contro schiena, Elza e Leon respingevano i nemici meglio che potevano, ma la stanchezza cominciava ad avere la meglio su di loro. La ladra sparò contro uno scheletro facendogli saltare via un braccio, ma quello continuò ad avanzare nella sua direzione. Quando fu vicino, gli fece saltare via la testa con un colpo del manico della spada, poi un calcio al bacino mandò in pezzi quel che ne rimaneva. Elza cadde in ginocchio, il respiro affannoso.
- Così non va bene - disse Leon asciugandosi il sudore dalla fronte. - D'accordo, qui ci penso io. Vai ad aiutare Rina.
- Sicuro?
- Vai! - esclamò.
Elza si sollevò da terra estraendo il coltello dal fodero dietro la schiena. Aveva avuto modo di osservare lo scontro fra Rina e quell'essere, aveva quindi una mezza idea su cosa fare. Utilizzò le poche energie che le rimanevano per usare Vanish e applicare la magia Novox all'arma.

Rina era allo stremo delle forze, ma lo stesso non si poteva dire di Malik.
- Ti sei decisa ad arrenderti?
- Mai!
Elza comparve di fronte al non-morto, piantantogli la daga sul collo. L'uomo afferrò la Seed per il collo, sollevandola da terra.
- Bel tentativo, ma il mio corpo non può morire così facilmente - si preparò a colpirla con la magia, sotto gli occhi impotenti di Rina, quando si accorse che non riusciva più a concentrare l'energia magica. Inoltre, l'incantesimo lanciato in precedenza sul gruppo dei Seed si era spezzato: i mostri avevano smesso di comparire e i pochi rimasti stavano pian piano venendo massacrati. Estrasse la daga dal collo, furibondo.
- Cosa hai fatto?! - esclamò, stringendo la presa sul collo di Elza. - Ti ucciderò con la tua stessa arma avvelenata!
La Dea strinse i denti. Con Malik incapacitato all'uso della magia, non c'era momento migliore per attaccare. Prima che potesse fare del male ad Elza, lo colpì con una magia Holy, costringendolo così a lasciare la presa sulla giovane. Poi si lanciò all'attacco, spade sguainate. Malik era un ottimo mago, ma uno spadaccino a malapena discreto. Subì l'assalto di Rina senza che riuscisse a rispondere ad un singolo attacco.
Indietreggiò. L'effetto della magia subito dalla daga era sparito, tuttavia si trovava in una situazione per niente favorevole. Per quanto fossero stanchi, non poteva tenere a bada due squadre di Seed e Rina. Non aveva più energie per evocare incantesimi tanto potenti. Digrignò i denti e puntò un dito in direzione della dea.
- Non è finita qui!
Sparì in una nuvola di fumo nero, lasciandosi dietro solo un fragore.
Elza raccolse da terra il suo Glimmerfang. Si massaggiò il collò, anche se il bruciore che sentiva non era nulla a confronto della sensazione di disgusto all'idea di essere stata toccata da quel cadavere putrefatto. Shareen la raggiunse per assicurarsi che stesse bene, mentre Silphiel e Paine si occupavano degli altri.
- Sto bene - la tranquillizzò la ladra. - Tre medici in una squadra?
- Direi che fanno comodo, considerata la situazione.
Elza annuì sorridendo, poi si lasciò andare ad un lungo sospiro. C'era ancora una questione da sistemare prima di lasciare quel posto: estrasse la pistola e la puntò contro la dea Rina, affranta. Per la seconda volta si ritrovava a dover puntare un'arma contro un compagno. - Adesso vieni con noi, Rina.
Rina non si mosse. Era troppo stanca per opporre resistenza, ma anche se avesse voluto sarebbe stato inutile: il resto del gruppo li aveva raggiunti e sembravano della stessa idea della ladra. Ciò che però la avviliva maggiormente era sapere che Imperius l'aveva ingannata. Così come stavano le cose, non sarebbe andata da nessuna parte.
- Immagino di non avere altra scelta - si limitò a dire.
- Bene - disse Leon. - Usciamo di qui.
Can you feel my, can you feel my, can you feel my tears?
They won't dry
Can you feel my tear drops of the loneliest girl?
The loneliest girl


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Re: Missioni

Messaggio da Leonheart88 »

Uscirono a riveder le stelle.

Missione conclusa
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Aenima
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In missione a Celet

Messaggio da Aenima »

Il nemico del mio nemico ...
Partecipanti:
Ten. Lange (CS in game)
Raiden (CS extra-game)
Egil Snow
Xander Rainer
Aaron Arthur Wolf

Regolamento: Un post a testa. Chiude il caposquadra.
Come disposto da Pip, la missione NON terminerà con la sconfitta della strega e non è detto debba esserci necessariamente uno scontro diretto. Nostro obiettivo primario sarà quello di indagare su movente e responsabili di questo "attentato" e collaborare alla loro neutralizzazione, gettando le basi per questa nuova storia.

Guidati da Lange, atterrarono con i jumper nei pressi della cittadina di Celet, a circa 30 km dal perimetro di Esthar.
Il paese di Celet nasceva come un piccolo villaggio atto ad ospitare operai, minatori e dipendenti delle diverse cave situate all'esterno della città ma nel tempo si era evoluto ed organizzato in una vera e propria area cittadina che poteva contare all'incirca su settemila abitanti. Celet era sotto la giurisdizione di Esthar, dunque Lange e i militari del Rinoa avrebbero dovuto relazionarsi con i militari esthariani i quali avevano preso in carico la gestione del caso e richiesto, sotto esplicita richiesta dei vertici, il supporto di Berret Montgomery e del Garden di Rinoa.
Il gruppo venne subito raggiunto da un piccolo drappello di soldati esthariani guidati da un uomo sulla cinquantina, alto, ben piazzato, capelli brizzolati acconciati nel più tipico dei tagli militari e barba incolta. A Lange bastò dare un'occhiata alla mostrina che quell'uomo esibiva al bavero per riconoscere il suo grado di Capitano.
« Ben arrivati. Lei deve essere il tenente Lange. » disse il capitano, squadrando Lange da capo a piedi. « Io sono il capitano Jordan Marsalis, lieto di collaborare con voi. Seguitemi, vi condurrò sulla scena del crimine. »
Con Marsalis in testa, il gruppo di soldati si mise in movimento. Camminarono per circa cinquecento metri lungo la via principale di Celet e giunsero infine dinanzi al Complesso Municipale di Calet, nel cuore della cittadina.
O a ciò che ne restava.
La facciata principale dell'edificio era stata in buona parte divelta da una potente esplosione, i frammenti di roccia e vetro erano sparsi ovunque e c'era un continuo andirivieni di ambulanze e forze dell'ordine per il soccorso dei feriti ed il recupero dei dispersi. Il segmento anteriore della struttura era stato dunque sventrato da una deflagrazione di notevole energia avvenuta per di più in orario di punta. Il conteggio delle vittime era elevato e destinato a salire nelle prossime ore, profilandosi un quadro piuttosto drammatico.
« Si contano almeno 30 vittime e 15 dispersi. » disse in tono grave il capitano « Il prefetto di Calet è però fortunatamente salvo ed è stato subito messo in sicurezza. Riteniamo possa essere ancora in pericolo in quanto possibile obiettivo dei terroristi. »
Raiden si avvicinò al punto in cui verosimilmente era stato collocato l'ordigno e prese a guardarsi intorno con attenzione. Da quella posizione era difficile, per quanto potente potesse essere la bomba, che l'esplosione potesse arrecare danni così ingenti ad interni ed esterni della struttura. Dunque o i terroristi avevano posizionato più di una bomba, oppure ...
« Stai pensando a ciò che penso io? » Lo spadaccino aveva notato che anche ad Egil qualcosa non tornava e certe cose ad un mago esperto non possono sfuggire. « Credo proprio di sì, Raiden. » annuì il mago dai capelli verdi « Non si tratta di un comune esplosivo. Qui è entrata in gioco la magia. Una magia molto potente, per giunta. » commentò in tono amaro contemplando la devastazione prodotta dai terroristi. Poco più in là, Xander e Aaron stavano circoscrivendo la zona. Fu proprio quest'ultimo a trovare un altro possibile indizio: un pendente con una piccola W intarsiata, abbandonato a pochi metri dal punto in cui era stato posizionata la "bomba".
« Piuttosto ricercato ... » commentò Raiden osservando minuziosamente il pendente tra le mani di Aaron « Potrebbe appartenere ai terroristi tanto quanto ad una delle vittime, non possiamo saperlo. Eppure ha qualcosa di strano ... »
I quattro non ebbero modo di rifletterci ulteriormente: Lange aveva terminato il suo colloquio con Marsalis ed aveva richiamato a sé la squadra per comunicare loro gli obiettivi.
« Non si è trattato di kamikaze, gli attentatori sono ancora vivi. » disse il tenente con una nota di sdegno « I militari ritengono possano essersi rifugiati in una delle cave nei dintorni di Celet ed è lì che andremo a cercarli. »
Raiden e gli altri annuirono e comunicarono a Lange le loro ipotesi circa l'origine dell'esplosione, con il tenente che si mostrava parecchio interessato alla questione. Aaron mostrò il pendente a Lange, che lo scrutò attentamente. Un lampo attraversò la mente del tenente che rimase immobile per qualche secondo, come ipnotizzato. Che davvero Lei fosse lì?
« Tenente, tutto bene? » chiese preoccupato Xander, ma Lange si era già ripreso ed aveva restituito il pendente ad Aaron. « Non si preoccupi, Cadetto. » rispose con durezza Lange liquidando Wolf « Con ogni probabilità apparteneva ad una delle vittime. Adesso andiamo. Non c'è tempo da perdere, dobbiamo prendere questi criminali. »
Detto fatto, il gruppo si accodò a Marsalis e ai suoi, in direzione delle cave all'esterno della città.
La missione aveva inizio.
« The world needs bad men. We keep the other bad men from the door. »

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