Egil soffiò a denti stretti. Poi fece un profondo respiro e tossì un paio di volte. Il disco freddo dello stetoscopio viaggiò lungo tutta la schiena, passando in rassegna ogni centimetro di pelle con scrupolosità per poter confermare la diagnosi. Qualche minuto dopo la dottoressa fece rivestire il ragazzo, non prima di aver controllato un'ultima volta le bende che giravano intorno alla sua spalla ed al suo costato, lievemente sporche di sangue. Quindi recuperò la cartella clinica e scrisse velocemente un paio di appunti, affermando che oltre alla ferita d'arma da fuoco Egil Snow non presentava altre lesioni nè complicazioni.
Entrami tirarono un lungo sospiro, poi ella guardò fuori dalla finestra.
Il sole era nel pieno del suo ciclo, le nuvole si erano disposte tutte lungo l'orizzonte e verso ovest la terra si assottigliava sempre più fino a diventare una lunga penisola brulla. Il Garden si muoveva rapido e silenzioso oltre le dune, lasciandosi dietro una scia di polvere scarlatta ed una città in ricostruzione. Dopo l'avventura a Guera per inseguire Edith, Selina e lo stesso Egil, Pip aveva fatto inversione di marcia per Agrabah. Il Sultano era sceso insieme ai suoi uomini senza troppi convenevoli, il volto rabbuiato e la bocca storta a nascondere il suo disprezzo. Era comprensibile: il frutto, il prezioso tesoro della famiglia reale custodito da generazioni, era stato rubato proprio da sotto il suo naso ed ora probabilmente si stava dirigendo verso il continente di Florin, un luogo ancora inesplorato e teatro di leggende vecchie quanto l'impero di quell'uomo.
A terra, il popolo non aveva accolto bene il suo ritorno. Nello sguardo della gente ci fu dissenso e qualche parola sussurrata a mezza voce, oltre che una serie di discussioni che però i Seed non rimasero ad ascoltare. Nymeria seguì il padre nella folla e nel vederla allontanarsi ed affrontare i cittadini a testa alta, Aura si chiese se sarebbe riuscita a riappacificare i suoi sudditi. Il fegato ancora le rodeva per l'ultimo discorso avuto in infermeria, ma doveva ammettere che era una donna dai saldi principi ed una volontà di ferro. Forse se non ci fosse stata quella nottata di passione con il preside, avrebbe anche potuto prenderla in simpatia.
Durante quell'ultima sosta ne erano successe, prima fra tutte l'abbandono del Garden da parte di Sanji. Non poteva essere altrimenti ed anche se Aura era molto dispiaciuta per quello che doveva affrontare, in cuor suo sapeva che restando lì non avrebbe ricevuto le giuste cure. Anche se probabilmente lei non era mai andata a genio a lui (ed un po' anche viceversa), era pur sempre un membro di quella famiglia che chiamava Garden di Rinoa ed Aura in fondo voleva bene anche a lui. Ora non poteva fare altro che sperare per il suo bene.
- Devi farmi la ramanzina anche tu? - la voce di Egil la riportò al presente. Lo fissò per un attimo alzarsi dal lettino e portarsi una mano alla nuca, un sorriso a decorargli il volto.
- Come tuo superiore, ne avrei tante da dirti - fece lei spostando il peso su un piede solo - Ma non lo farò semplicemente perchè finirei con l'intenerirmi e non scegliere la giusta punizione. A quello penso ci abbia già pensato Pip.
- Ehm, sì - sconsolato, il ragazzo tornò a sedersi - Mi ha declassato, ora sono solo un semplice Cadetto.
- Come minimo. Il tuo è stato un gesto sconsiderato.
- Lo so e non me ne pento - la sua voce si fece seria - Tu sai meglio di chiunque altro il perchè.
- Sì, ma resta il fatto che hai rubato un oggetto dai poteri sconosciuti. Senza contare che, a tua volta, te lo sei fatto soffiare dall'alchimista.
Egil sbuffò, poi allargò un sorriso per sdrammatizzare - Beccandomi poi una pallottola nella spalla. Sono un pessimo ladro, dovrei prendere lezioni da Elza.
Aura si tolse il camice ed andò a posarlo sull'attaccapanni lì vicino - Non c'è niente da ridere, Egil. Hai messo in pericolo anche Edith.
L'ex Seed si alzò con un piccolo balzo - Non è colpa mia, è lei che ha voluto seguirmi. Poi da che pulpito, non è la prima volta che qualcuno ruba un oggetto magico per salvare una persona cara.
La Commander si bloccò sul posto, fissando un punto imprecisato del pavimento. L'amuleto, Arania ed il ricordo di Ruben che distruggeva la Destiny le tornarono prepotentemente in mente mozzandole il respiro in gola. Ogni volta che andava a visitare la sua tomba si chiedeva se il suo desiderio si sarebbe davvero realizzato, anche se ormai era passato molto tempo e quegli avvenimenti non la scalfivano più con la stessa violenza. Di fronte alla sua espressione, Egil si apprestò a rimediare a ciò che aveva detto.
- Scusami, non volevo. Solo... Insomma, anche tu avresti fatto la stessa cosa, no?
Aura scosse la testa per cacciar via quei ricordi - Sì, probabilmente sì. In fondo teniamo a Matt alla stessa maniera.
Il ragazzo fissò altrove per qualche secondo, poi ella riprese - C'è sicuramente un modo per salvarlo dalla sua situazione. Solo dobbiamo cercare più accuratamente. Forse hai ragione ed uno di quei frutti potrebbe essere la sua salvezza. Però Egil, la prossima volta non farmi preoccupare così tanto.
Lui allargò un altro sorriso - Ma va, ci vuole ben altro per farmi fuori. Ora, ti va una birra?
- Non dimenticarti che gli alcolici mi sono vietati, ma forse potremmo invitare anche il nuovo arrivato a bere con noi. Se non erro si chiama Killian, gli farà bene un po' di compagnia per cominciare a socializzare.
- Allora offro una birra anche a lui, basta che usciamo di qui. Certe volte non capisco come fai a sopportare questo odore.
- Sei serio?
Pip si passò una mano sulla fronte, stirando i capelli indietro - Purtroppo sì. In un'altra occasione forse avrei anche accettato...
- Non ti facevo così materialista. Mi stupisci ogni giorno di più.
- Ma non posso darle buca così, capisci? Mi serve una mano.
- Che dovrei fare, andare da lei e dirle che sei... "fidanzato" - rimarcò la parola per ben, cosa che non sfuggì al Commander che arrossì vistosamente.
- Perchè non ci vai tu a dirle che non sei interessato?
Lui sospirò - Così rischio che mi salti addosso e basta.
- Non sarebbe la prima volta che vai a letto con una donna
- Che colpa ne ho io se sono bello e piaccio?
- Allora arrangiati.
- No, aspetta - la frenò lo sciamano tornando a darsi un contegno - Per favore, aiutami. Tu sei una donna, sicuramente sai cosa vuole sentirsi dire una come te in una situazione del genere.
- Una come me? - la voce nascondeva una nota acida - Grazie, almeno tu non mi vedi solo come un dottore.
-
Ti prego
Dopo secondi interminabili, Aura sospirò.
- Va bene. Ma mi devi un favore.
La terra aveva lasciato spazio all'acqua. L'oceano rifletteva la luce del sole che si stava pian piano inabissando fra le sue onde, mentre calde nuvole temporalesche si preparavano ad accogliere il Garden in volo. I primi fulmini lambirono il cielo ed un forte vento mise a dura prova le capacità di guida di Leon. Sia lui sia Pip ormai si stavano riprendendo dalle loro ferite e nel giro di qualche giorno sarebbero tornati completamente in forze. Probabilmente il pilota aveva ancora in corpo la voglia di menar le mani dato il suo fermo durante la battaglia contro i Senza Ombra ad Agrabah ed ora si stava sfogando con i comandi per superare le trombe d'aria.
Un lampo improvviso illuminò il paesaggio, una pioggia scrosciante rendeva difficile la visibilità. Un'ombra passò veloce sopra il Garden. Seguì il tuono e con esso un frastuono metallico. Leon perse per un attimo il controllo della struttura, il tempo di raddrizzarla e comunicare al preside ciò che era appena avvenuto. Uno strano ruggito scosse la tempesta, come uno stridio di ali metalliche che sbattevano freneticamente. Qualcosa graffiò il vetro e nel frangente in cui l'ennesimo fulmine squarciò il cielo, Leon potè vedere la creatura.
Un drago dai lunghi baffi d'oro gli ruggì contro e tra le sue fauci sprigionò un guizzo giallo che colpì lo scudo difensivo. Velocemente il ragazzo recuperò il microfono dell'altoparlante.
A quanto pare il viaggio verso Florin non sarebbe stato facile.
---DLIN DLON ---
A tutti i Seed,
un drago sta attaccando il Garden. Ripeto, un drago sta attaccando il Garden.
Prendete in mano i cannoni ed i mitragliatori e reggetevi forte. Ci sarà da ballare, gente!
--- DLIN DLON ---
Bussarono alla porta. Rina si sistemò il vestitino che si era messa per l'occasione e si controllò un'ultima volta allo specchio prima di dirigersi verso la porta. Sfoggiò un sorriso ammiccante e cominciò già a pregustarsi una serata piena di passione mentre girava la chiave nella tocca e poggiava la mano sulla maniglia. Uno scatto, si sistemò contro lo stipite in una posa sexy ed accattivante.
Sulla soglia della camera, Aura alzò una mano in segno di saluto, un sorriso spontaneo sul volto. In fondo una serata in compagnia poteva anche concedersela.